Tumgik
bitmusicrd · 10 years
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Il futuro è streaming
L’acquisto di brani scaricabili tramite servizi come I-Tunes sembrava essere la nuova frontiera per il mondo musicale. Tuttavia, il 2013 è stato il primo anno in cui negli Stati Uniti sono diminuite le vendite digitali di album e canzoni, e ad inizio 2014 questo calo si è accentuato.
Grazie alla vasta diffusione degli smartphone e dei tablet, provvisti di internet ad alta velocità, l’interesse si è spostato verso la musica in streaming, ovvero l’ascolto di brani direttamente in Rete.
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Fonte: Corriere.it
Sicuramente lo streaming offre molti vantaggi, infatti grazie ad esso possiamo ascoltare la nostra musica preferita quando e dove vogliamo (l’unico requisito è avere accesso a internet);
Inoltre, al contrario del download, la riproduzione è immediata, non si ha bisogno di spazio in memoria per salvare i contenuti ed è possibile saltare da una parte all’altra del brano senza attese.
Unica pecca è forse la qualità: i file audio sono solitamente riprodotti con bitrate compreso tra i 160 e i 320 kbps.
In Francia però esiste un servizio chiamato Qobuz che offre agli utenti un abbonamento per poter usufruire di musica in streaming di alta qualità (16 bit /44.1 KHz).
 Negli ultimi anni si sono sviluppati molte piattaforme che consentono di ascoltare la propria musica in streaming, alcune completamente gratuite, con le quali l'utente può ascoltare musica per un certo tempo ( ad esempio 2 ore al mese), altre con formule Unlimited o Premium , abbonamenti grazie ai quali l'utente può accedere a tutti i contenuti del servizio. 
La piattaforma più conosciuta e utilizzata è sicuramente Spotify, che ha raggiunto i 50 milioni di utenti attivi.
Anche altre note aziende si sono messe all’opera creando servizi per stream music;
Ne è un esempio Samsung con la sua nuova app per smartphone: Milk Music, completamente gratuita e utilizzabile previa registrazione.
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Fonte: AggiornamentoGalaxy.it
Apple non rimane certamente indietro e sviluppa I-Tunes radio; inoltre,  solo qualche settimana fa, il colosso statunitense ha reso ufficiale la proposta d’acquisto di Beats Music per una cifra di tre miliardi di dollari.
Gianmarco Floro 
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bitmusicrd · 10 years
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Per chi suona il vinile
Devo ammetterlo, nonostante l'iPod sia un mezzo piccolo, comodo e con elevate capacità di memoria, nonostante iTunes ci dia accesso ad una quantità sbalorditiva di musica, io continuo ad adorare i dischi in vinile.
La rivincita degli ultimi anni del disco in vinile, dal punto di vista commerciale, è imputabile ad una moda, ed al tentativo, da parte delle case discografiche, di offrire ai potenziali acquirenti una nostalgica alternativa al mercato digitale. L'idea di possesso è correlata, in ambito economico, al concetto di rivalità ed esclusività e, in quanto tale, si adegua perfettamente al caso dell'LP. Spesso, infatti, si rivolgono al vinile particolari cure e attenzioni, tanto da far nascere nei confronti del disco una particolare valenza affettiva. Tale oggetto, in questa chiave di lettura, racchiude in sé una memoria, non solo musicale, da poter trasmettere a chiunque per noi di speciale.
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Fonte : immagini.4ever
E allora sorrido, speranzoso, nel vedere che le vendite di vinili, dopo il minimo storico del 2006, sono in netta risalita. Ciò è avvenuto anche grazie a trovate di mercato di gruppi musicali come, ad esempio, Daft Punk, Radiohead e Coldplay, i quali, rivolgendosi in particolare ad un pubblico giovane, hanno attuato un riavvicinamento all'LP.
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Il duo francese dei Daft Punk. Fonte: mixmag
Il Sole 24 Ore riporta i dati relativi alle vendite di Random Access Memories dei Daft Punk:
Tante le cause di questo nuovo amore [per il vinile, ndr]. Si può citare Random Access Memories dei Daft Punk, il duo francese che dopo anni di sperimentazioni elettroniche ha pensato di riportare in auge le sonorità degli anni 70 e 80 e il supporto per eccellenza di quegli anni. Già nella prima settimana di vendite, nel maggio 2013, il 6 per cento degli utenti aveva scelto il vinile, 19mila copie contro le 339mila totali. Amazon nel settembre di quell'anno quasi gridava al miracolo notando come i dischi fossero il mezzo musicale che aveva subito la crescita maggiore di sempre: più 745 per cento in cinque anni.   (da Il Sole 24 Ore)
Questa gif animata mostra come sia cambiata la spartizione del mercato musicale tra i diversi supporti dal 1980 al 2010. Come si può notare, la fetta di mercato dell'EP/LP passa dall'80% degli anni '80 a circa lo 0,1% dei primi Duemila. Solo dal 2006-2007 inizia una ripresa che attesta nel 2010 il livello all'1,3%, cifre che possono far gridare al "miracolo" se si considera che questi dispositivi sono stati ritenuti "estinti" per molto tempo.
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Fonte : MashKulture
Tuttavia facciamo un breve distinguo: il giradischi, ovviamente, non può essere ascoltato fuori di casa, non è portatile. Di conseguenza, mezzi come l’iPod e, ancor prima, il walkman (ve lo ricordate?) hanno una loro utilità e un loro fascino. Eppure, il piacere di sedersi, mettere sul giradischi un LP, sentirne il fruscio ed il graffiante scorrere della puntina (che ad ogni solco ci ricorda col suo rumore la caducità del mezzo in polivinilcloruro) è qualcosa, a mio parere, di insostituibile.
                                             Dario Chaifouroosh - @dariochai
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bitmusicrd · 10 years
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Effetto musica: miglioramenti in campo medico e intellettuale?
A inizio corso, dovendo indicare gli argomenti nel video di presentazione, avevo pensato a  come possibile terzo tema dei miei blog-post  gli eventi musicali in tv.
In questi giorni, però, un mio amico, sul Facebook ,ha scritto uno stato su un argomento che, devo ammetterlo, mi ha molto interessato e così ho deciso di cambiare e dedicare il mio terzo post alla musicoterapia.
Che cos'è?
La musicoterapia è l'uso della musica e/o degli elementi musicali (suono, ritmo, melodia e armonia) da parte di un musicoterapeuta qualificato, con un utente o un gruppo, in un processo atto a facilitare e favorire la comunicazione, la relazione, l'apprendimento, la motricità, l'espressione, l'organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive.
La musicoterapia mira a sviluppare le funzioni potenziali e/o residue dell'individuo in modo tale che questi possa meglio realizzare l'integrazione intra- e interpersonale e consequenzialmente possa migliorare la qualità della vita grazie a un processo preventivo, riabilitativo o terapeutico (fonte Wikipedia)
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(fonte: Wikipedia)
E’ questa la definizione data nel 1996 dalla WFMT (World Federation of Music Therapy), organizzazione internazionale no-profit fondata nel 1985 a Genoa. 
La nascita di questo metodo risale però alla fine della prima guerra mondiale quando, all’interno dei “Veteran Hospitals” americani, i reduci che soffrivano di traumi fisici e psicologici post bellici, iniziarono a riscontrare dei miglioramenti grazie alla visita di alcuni musicisti.
  Alla domanda “ In quali casi secondo te la musicoterapia ottiene i maggiori risultati?”, in un’intervista fatta da Domenico De Felice al dottore e musicista Fulvio Muzio, quest’ultimo risponde così:
 “La maggior parte degli studi effettuati attesta l’efficacia di questa metodica su svariati disturbi: stress, disturbi cognitivi, ansia, depressione, dolore, cefalea, ecc.  Inoltre è stato messo in luce l’effetto positivo di stimolo su stati mentali come l’attenzione, la concentrazione, la meditazione, la creatività”.
(fonte : Il Fatto Quotidiano )
                                                               E continua : 
“I risultati hanno evidenziato come vi siano due gruppi di soggetti che hanno una diversa risposta agli stimoli psicoacustici. Mentre un gruppo di volontari è sensibile a questi stimoli e la loro mente viene progressivamente trascinata verso stati di rilassamento sempre più profondi, l’altro gruppo non ha una risposta di uguale efficacia: sebbene l’holter metabolico ha rilevato, in questi ultimi, proprio l’incapacità di riuscire a rilassarsi, di abbandonarsi ai suoni conservando invece fin dall’inizio una tensione muscolare superiore al gruppo dei responders.
(fonte : Il Fatto Quotidiano )
Vere e proprie ricerche sono state potate avanti anche da Alfred Tomatis sull’Effetto Mozart (secondo il quale la musica di Mozart favorirebbe le attività celebrali complesse). 
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(fonte: Wikipedia)
Secondo un articolo di TgCom24, Glenn Schnellenberg ricondusse l'Effetto Mozart a
"un potere più generico della musica, che è capace di rilassare e di migliorare umore e performance a patto che sia quella preferita. ...[...]... Lo stimolo uditivo gradevole, aumenta il benessere. E quando uno si sente bene e rilassato, assolve meglio i suoi compiti. ...[...]... resta da capire se si tratta di un effetto specifico della musica o di un'azione più generale degli stimoli intellettuali",
Eleonora
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bitmusicrd · 10 years
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LINE 6 AMPLIFi FX100: TUTTI GLI EFFETTI SUL TUO SMARTPHONE
Avete mai pensato ad un pedale multieffetto che si possa settare con un cellulare e che vi offra un’ illimitata gamma di effetti? Da oggi potete smettere di farlo perché c’è chi già ha reso realtà questo pensiero.
Dal 1 maggio 2014 infatti Line 6 ha lanciato sul mercato AMPLIFi FX100, la nuova frontiera per i chitarristi stufi di valigie  piene di pedali.
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fonte: Line 6.com
Ecco alcune specifiche:
8 effetti simultanei da usare immediatamente.
Oltre 200 amplificatori, effetti e coni diversi.
Accesso diretto a 100 presets e a illimitati presets attraverso l’applicazione iOS di AMPLIFi.
Cambio dei preset e dei canali attraverso 4 pedali integrati in alluminio.
Un sistema audio Bluetooth per suonare insieme alle canzoni presenti nella tua playlist musicale.
1/4” input chitarra.
1/4” output cuffie, 1/4” output stereo e 1/4” output amplificatore.
Uno switch per settare il tempo delay o per inserire l’accordatore.
Un pedale volume/wahwah.
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  fonte: Line 6.com
  AMPLIFi FX100 ha tutte le entrate e le uscite di cui hai bisogno.
Collegalo al tuo amplificatore o a uno stereo, oppure mettiti le cuffie e improvvisa silenziosamente.
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  fonte: Line 6.com
  AMPLIFi FX100 offre un accesso remoto ai parametri dell’amplificatore e degli effetti, oltre alla possibilità di programmare ogni canale, comodamente da un’applicazione iOS chiamata AMPLIFi Remote.
Se pensate che l’App abbia un’interfaccia complicata vi sbagliate, è assolutamente intuitiva e permette di scaricare gli effetti desiderati con una facilità estrema.
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  fonte: Line 6.com
  Purtroppo Line 6 ha deciso di rendere AMPLIFi Remote un’esclusiva iOS e non sembra ci siano buoni propositi a renderla disponibile anche per Android.
Questo rende il prodotto di nicchia poiché bisogna possedere un iPhone o un iPad per poterlo utilizzare.
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    fonte: Line 6.com
  AMPLIFi FX100 porta l’improvvisazione ad un livello totalmente diverso. Offre la possibilità di suonare sopra le canzoni presenti sul tuo dispositivo iOS mandandole in riproduzione via Bluetooth.
Addirittura, attraverso un riconoscimento dei toni del brano in riproduzione, ti suggerisce alcuni effetti da utilizzare per quella canzone!
Avere il suono del tuo chitarrista preferito non è mai stato così semplice!
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fonte: Line 6.com
  Crea i tuoi effetti e mettili in condivisione con una cloud community di chitarristi i quali potranno liberamente scaricarseli e goderseli e tu ovviamente potrai fare lo stesso con i loro.
AMPLIFi FX100 è quindi una soluzione comoda per i chitarristi in continuo movimento e va oltre le normali pedaliere multieffetto con le quali è difficile ottenere il suono che si vuole.
Il prezzo d’uscita di listino è di US $419,99 un prezzo abbordabile (viene a costare sicuramente meno che comprare 5/6 pedali con un singolo effetto e non costa più di altre pedaliere multieffetto!), ma se non si è già possessori di un dispositivo iOS, doversi comprare un iPad solo per poterlo utilizzare diventa una spesa ingente, forse in tal caso conviene aspettare o rimanere sulle pedaliere tradizionali.
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fonte: Line 6.com
Daniel Levis @dani_levis
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bitmusicrd · 10 years
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LA RIVOLUZIONE DIGITALE, IL FUTURO È GIÀ ARRIVATO
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fonte: Hoy Digital
Articolo tradotto da: Hoy Digital
L’avanzamento tecnologico nel mondo, come fonte insaziabile di salvataggio e uso efficiente di informazione, ha fatto passi da gigante negli ultimi 15 anni.
Allo stesso modo, l’aumento del traffico sul web e il suo uso per la comunicazione nel mondo attuale non può essere considerato in un’altra forma se non quella rivoluzionaria.
 -       solo negli ultimi 6 anni,  la  capacità di salvataggio di dati digitali aumentò da 0.30 a 1.2 zettabytes (1 zettabyte = 1,000,000,000,000,000,000,000 bytes), una crescita del 300%.
-       Secondo la International Telecommunication Union, il numero di utilizzatori attivi in banda larga (internet ad alta velocità) portatile crebbe di un 40% tra il 2010 e il 2011, creando una vera e propria rivoluzione, provocata, in parte, dall’aumento dei tablet e degli smartphones a prezzi, relativamente, modesti.
Vent’anni fa, Gordon Moore, co-fondatore della Intel, fece un progetto (denominato Legge di Moore) dove affermava che la velocità di risposta (quantità di transistor per unità di superficie) si sarebbe duplicata ogni due anni. I grandi tecnologi dell’epoca credettero che questo era impossibile, e così è successo: l’efficienza degli apparati tecnologici fece cadere drasticamente i costi associati alla fabbricazione degli stessi, riducendo grandemente i cicli di produzione. Questo produsse che il rapporto prezzo/GB consumati fosse sceso drasticamente da 10$ ad appena 0.10$ in dieci anni.
Per farsi un’idea, nel 1975 il supercomputer più veloce costava attorno ai 5 milioni di dollari (l’equivalente di 32 milioni di dollari di oggi), e aveva lo stesso rendimento di un iPhone 4, disponibile sul mercato a soli 400$.
Un modo di provare a capire quello che sta succedendo nel mondo di oggi e come influenza, enti sociali ed economici, lo troviamo nei due processi tecnologici più rilevanti tra gli intenditori della materia: Big Data e Cloud Computing.
Il Big Data sono immense riserve di informazione digitale che è catturata e salvata per essere utilizzata per istituzioni, aziende governi ecc. in tempo reale con fini investigativi e per analizzare ogni tipo di informazione (ciò che mette in pericolo la privacy dei cittadini).
Come ci dice il sito web ufficiale di IBM, ogni giorni creiamo 2.5 trilioni di bytes di dati. Questi dati provengono da ogni dove: ricerche, foto, video digitali, registrazioni di acquisti online, ecc.
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fonte: flickr.com
Il Cloud Computing, invece, è l’uso di internet per la prestazione di servizi a livello mondiale che comprende l’uso del software. In questo modo le aziende non devono investire per esempio nell’acquisto di grandi servizi ma semplicemente affittare il servizio allo stesso prezzo delle grandi aziende. Questo aumenta molto la produttività e permette che le piccole aziende possano ottenere innovazioni accelerando esponenzialmente la creazione di tecnologia.
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fonte: commons.wikimedia.org
Il profondo studio di Cisco (compagnia dominante nella fabbricazione di routers) stimò che l’universo digitale nel 2005 era di 0.13 zettabytes (mille trilioni di bytes) e conforme alla legge di Moore, sarebbe stato nel 2020 di 40 zettabytes, aumentando la capacità di salvataggio di 308 volte in solo 15 anni.
Cosa sta succedendo? Gli enormi cambiamenti tecnologici hanno creato una differenza crescente tra  ciò che richiede il mercato e l’offerta lavorativa, tra gli operai e i laureati universitari. Vediamo quindi una disoccupazione molto alta nella Euro Zona che comprende un livello alto di laureati che pensano all’emigrazione.  In accordo con uno studio recente di McKinsey, negli Stati Uniti quattro laureati su dieci delle migliori 100 università della nazione non riescono a trovare lavoro nelle vicinanze della città in cui hanno conseguito la laurea.
La Germania ha avuto un risultato spaventoso nel fronteggiare questa sfida. Uno (forse il più importante) dei fattori è stato il suo sistema di educazione duale, con una grande enfasi per l’educazione alle proprie vocazioni politecniche e una dedicazione maggiore per l’educazione tecnica negli istituti superiori.
Daniel Levis  @dani_levis
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bitmusicrd · 10 years
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A Caccia della prossima Rivoluzione Musicale
Articolo tradotto da El Pais
Daniel Ek ha tutto chiaro vedendo le statistiche che gli passano tra le mani. La chiave risiede, spiega il cofondatore di Spotify, nel facilitare l’accesso agli utenti e il modo di scoprire musica. Nell’ultimo anno, la sua piattaforma ha registrato 4.500 milioni di ore di riproduzione via streaming. Con questo metodo la musica non si può scaricare, ma solo ascoltare. Non è nemmeno un mezzo equivalente alla radio, perché le canzoni che si ascoltano sono dirette a una sola persona, che può selezionarle, mentre in un broadcast normale queste arrivano a migliaia di ascoltatori alla volta. Ma musica e tecnologia sono sempre state legate alla vita del creatore di Spotify: a quattro anni gli regalarono una chitarra, a cinque un computer. Il suo sogno non è che la gente ascolti musica, ma far sì che la gente crei la musica a proprio modo. Alla ricerca, come lui stesso dice, di un cambiamento culturale.
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Il logo di Spotify, fonte commons.wikimedia
Daniel Ek riceve El Pais Semanal nel suo fiammante quartier generale a New York. “Mi hanno consigliato di spostare tutto nella Silicon Valley, però qui c’è un gran movimento e c’è molto talento nascosto da tirare fuori”, commenta. L’ufficio tipo loft occupa tutto un piano di un antico edificio nel quartiere Chelsea, a pochi isolati da dove Google manteneva la sua precedente sede newyorkese.
Lo spazio è il riflesso dell’ ambizione di questo imprenditore svedese che creò la sua prima compagnia a 14 anni. Adesso che gli anni sono 30, è a capo di una delle più grandi rivoluzioni nell’industria musicale dall’introduzione del vinile. Google non sembra essere un problema per questo giovane dai capelli rasati. Nemmeno Apple o Amazon, nonostante la mole di utili che accumulano in bilancio. Come successe con Groupon, pioniera nel portare la frenesia del social verso le offerte locali, la minaccia risiede nelle società che emergono all’improvviso.
Di fronte a questo panorama, qual è la chiave per sopravvivere? “Il trucco sta nel combattere costantemente per migliorarci, per innovare”, afferma Daniel Ek. “Se l’utilizzatore sa che il servizio migliora, rimarrà con te. Importante è ugualmente essere il primo ad arrivare sul mercato con un modello. Per qualsiasi compagnia su Internet, il modo per vincere è offrire in modo costante un’esperienza migliore”.
- Essere più piccoli aiuta?
- Non facciamo navi speciali o invii con droni. Quello che facciamo è assicurarci che la gente abbia la migliore musica per qualsiasi momento della sua vita, questo è il motivo per il quale esistiamo. Abbiamo più tempo per respirare e dormirci sopra alle nostre idee.
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Daniel Ek, Ceo di Spotify. Fonte: soundctrl.com
Daniel Ek si impegna ad evitare comparazioni tra il suo servizio e quello che fa Pandora, la società che vuole ridefinire la radio in un mondo connesso grazie ad Internet. Pandora è leader negli Stati Uniti, dove 240 milioni di persone ascoltano la radio al volante, in casa o a lavoro. Ha 72 milioni di users attivi, rapportati ai 24 milioni di Spotify. Il suo forte è il settore mobile. L’ 80% delle 1500 ore di musica riprodotte in questo paese via streaming sono consumate attraverso i dispositivi wireless. E in questo supera Youtube. Solo Google e Facebook ricavano di più con la pubblicità su mobile rispetto a Pandora. Spotify, che sbarcò negli USA nel luglio 2011, rimane un po’ indietro. Il lancio di iTunes Radio da parte di Apple non sta arrestano però la crescita del suo business. Dominic Paschel, vicepresidente di Pandora, crede che siano servizi complementari.
Il consumatore, come ricorda Daniel Ek, è quello che sceglie alla fine. Il modello di commercio di queste nuove aziende digitali è semplice. Cercano di aggregare quanta più gente possibile all’ecosistema e far sì che si colleghino per tutto il giorno al servizio, perché così la pubblicità si diriga verso di loro a discapito di televisione e radio tradizionali. Così spiega il fenomeno Mike Lazerow, uno degli imprenditori più famosi del mondo tecnologico, conosciuto per aver creato Buddy Media.
Dietro ogni ascolto c’è una persona. Per questo la chiave passa attraverso il porre il consumatore al centro del servizio e creare connessioni tra gli utenti, per poi raccogliere tutti quei dati e unificarli per generare più entrate. In altre parole, più che compagnie sono piattaforme che aggregano centinaia di milioni di persone attaccate ai loro dispositivi. Comunque, come segnala Eric Sheridan, analista tecnologico di UBS, la competenza in Internet è caratterizzata da cicli di vita.
“La questione della scoperta di nuova musica non è ancora ben risolta”, secondo Daniel Ek. “In Spotify abbiamo fatto un grande sforzo durante l’ultimo anno nell’ambito di entrate e ricerca di mercato. In funzione della musica che ascolti, possiamo ricordarti quali concerti ci saranno. Stiamo anche creando vie per facilitare agli artisti il caricamento di immagini, perché crediamo che debba essere un’esperienza audiovisiva”.
Allora ci saranno video su questa piattaforma? “L’esperienza della musica è sempre stata veicolata dal suo formato”, risponde Daniel Erk. “Nella concezione originale del vinile dovevano esserci solo due canzoni. Con le audiocassette si passò a sei, e nei primi CD, una quindicina. Con Internet è diverso, perché non è un’esperienza basata solo sull’audio. E’ un mezzo interattivo e visivo. Ma non so ancora quale sia il formato giusto. Ci sono momenti in cui vuoi ascoltare musica senza distrazioni. E’ anche certo che quando offriamo musica dal vivo è molto meglio se si può vedere. Quel tipo di video già lo registriamo. E’ il primo passo”.
L’idea di emulare la radio su internet non è nuova, anche se ora come ora Apple e Google ne sono i principali titolari. AOL e Yahoo! fecero un primo tentativo, però fu con Napster che il mondo della musica diventò digitale. La torta è succulenta. Insieme a Spotify e Pandora ci sono Slacker Radio, Rhapsody, Turntable.fm, MOG o Rdio.
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Fonte: moleskine.com
La radio ha sempre convissuto in parallelo con gli altri supporti. Adesso vogliono rompere questa barriera. Il potere di queste società è in una formula matematica che è quella che aiuta a scoprire nuova musica. Daniel Ek pensa che sia senza dubbio il miglior momento per i fans. Nel cafè, seduti in banchi multicolore, un gruppo di editori guarda Twitter e naviga per la comunità di Spotify, cercando idee per creare nuove liste con cui saziare questa passione. La spinta di piattaforme come Spotify spiega anche come le vendite di musica digitale siano potute diminuire del 6% nel 2013 negli Stati Uniti, secondo dati di Nielsen SoundScan, fino alle 1.260 milioni di unità (canzoni uniche). E’ la prima volta che succede in un decennio, dalla creazione di iTunes. Nel caso degli album, si è mantenuto stabile sui 118 milioni di download in meno. In quanto ai servizi di musica streaming, questi registravano lo scorso inverno una crescita del 24% comparato col primo semestre del 2012. Come segnalano dalla Music Business Association,questi dati evidenziano che l’industria deve cambiare il suo modo di produrre, pubblicizzare e distribuire la musica.
Daniel Ek crede che la competenza sia buona, perché dà visibilità al business. Questo potenziale è quello che portò fondi come Technology Crossover Ventures a investire su Spotify come fece su Netflix, la compagnia che sta cambiando negli USA il modo di trattare la televisione. E’ uno dei fondi con più visione nella Silicon Balley. Il valore di Spotify si calcola che si aggiri sui 4000 milioni di dollari. Il suo direttivo non ha intenzione in questo momento di far cassa né vendere la compagnia a una più potente.
- Lei è riuscito a tenere vivo l’interesse degli investitori, ma ad un certo punto vorranno risultati …
- Stiamo crescendo rapidamente e siamo in una buona posizione per continuare a farlo. Quando diciamo che abbiamo pagato mille milioni di dollari agli autori, questo significa che l’ingresso è maggiore. Tutto ciò attrae la gente verso la compagnia. Se non ci fossimo espansi ad altri paesi, adesso cercheremmo solo la rendita. Non è solo raggiungere benefici. Quando hai un’opportunità, come adesso con il telefono cellulare, devi investire. Questa è la nuova rivoluzione industriale.
Un momento, in ogni caso, in cui il consumatore si ritrova disperso, utilizza diverse piattaforme e non vi presta molta attenzione. “Sono d’accordo circa il fatto che la lealtà del consumatore è una cosa diversa”, interviene Daniel Ek. “Per questo bisogna lottare per guadagnarsela, ed è difficile. La gente non solo consumerà qualcosa perché è il miglior prodotto, ma perché crede di comprare il futuro”.
- Non crede che siamo troppo abituati al tutto gratis?
- Sì, è una vera sfida. Quando dicevo creando Spotify che sarebbe andata a offrire musica gratis e che dopo una parte avrebbe pagato, non mi credevano. Mi ci volle molto tempo a convincere le case discografiche.  Abbiamo provato che è un mercato che è richiesto dal consumatore. La gente paga quando il servizio le piace e quando sa che lo andremo a migliorare.
Tutte le compagnie in Internet si trovano con il dubbio di trovare un equilibrio tra innovazione, entrate e margine di profitto. Spotify spende quasi la tre quarti delle sue entrate con le case discografiche per la riproduzione dei contenuti. Sono accordi come quelli che Netflix firma con gli studi cinematografici. Solo iTunes genera più profitti.
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Fonte: theracquette.com
E questo aspetto del mercato è anche frutto di controversie, nonostante Daniel Ek insista che il modello benefici gli artisti. Non si dichiara sorpreso per il fatto che alcuni artisti lo accusino di pagare poco. Ma nemmeno accetta le loro argomentazioni. Spotify, spiega, vende l’ accesso alla musica, non la proprietà. Ossia, un milione di ascolti non significa milioni di download.
Lo scorso Giugno, David Lowery, cantante e chitarrista dei Cracker Camper Van Beethoven, pubblicava un post sul suo blog The Trichordist in cui rivelava che la sua canzone Low gli aveva fruttato 12 dollari per 116.300 ascolti. Invece per le 18.800 riproduzioni via radio tradizionale, aveva ricevuto 1.375 dollari. Con questi prezzi, artisti come Thom Yorke, leader dei Radiohead, o Peter Gabriel dicono basta, mentre Black Keys e Aimee Mann prendono le distanze per timore che queste piattaforme si mangino le vendite dei nuovi dischi.
- Alla fine, senza il prodotto non sei nessuno. Come trovare un equilibrio?
- Il  70% che paghiamo agli artisti è un giusto compenso. Pensiamo che la maggioranza del denaro che riceviamo debba andare a loro. Ma noi non li paghiamo direttamente, facciamo tutto tramite le case discografiche. Mantenerci con il 30% del ricavato mi pare anche giusto.
Se i conti non quadrano per gli artisti consacrati, per i debuttanti è ancora più complicato. Il collasso che vive oggi l’industria discografica, con le vendite ai minimi, fa che tutto ciò sembri molto più drammatico. Come dice Jay-Z, siamo nel “selvaggio west”. Ma come scrivono dalla Future of Music Coalition, una cosa è il mercato della musica, un’altra è quello delle case discografiche. Solo il 6% delle entrate che generano gli artisti arriva da vendita di dischi. E’ con i live che si fa cassa.
Come conclude Daniel Ek, che l’ascoltatore scopra un nuovo lavoro è un fattore chiave per il successo dell’artista emergente. I grandi non devono più convincere i fans perché vadano a vederli in concerto. Tuttavia, come Pandora, Spotify ne ha bisogno per attrarre nuovi utenti.
Dario Chaifouroosh - @dariochai
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bitmusicrd · 10 years
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I migliori software per l'edit e la creazione di tracce musicali
Vi sono molti software in circolazione sul web ed è difficile scegliere quale usare, soprattutto se bisogna spendere dei soldi per averli. Cercherò quindi di presentare i più famosi programmi (free e non) divisi per categoria. 
  Sequencer
Il Sequencer è un software che raccoglie strumenti in grado di registrare, mixare ed esportare musica. In base al budget a disposizione si può optare per programmi come Pro Tools e Logic Pro, di cui  esiste anche la versione lite Logic Express, o, se non vogliamo spendere soldi per programmi freeware come Darkwave Studio, che permette l’aggiunta di numerosi plugin. Gli utenti Mac possono invece usare il famoso Garage Band , già installato nei loro Pc
  interfaccia di Garage Band                                                                                                                                                          fonte: http://audacitymac.com/audacity-vs-garageband/
Audio Editor
Per quanto riguarda la modifica di tracce audio esistono molti programmi freeware di cui sono un esempio Wavepad Sound Editor, wavosaur e il più famoso Audacity. Quest’ultimo in particolare è il più scaricato , ha un’interfaccia semplice e possiede al suo interno una vasta gamma di effetti. Per chi desidera un software più professionale si può puntare su Acid Pro e Adobe Audition.
  Logo Audacity                                                                                                                                                                                         fonte: http://blog.bm-valence.fr/index.php/2011/09/numeriser-ses-vinyles-et-cassettes-audio-avec-audacity/audacity/
Amp Simulator
Negli ultimi anni si sono sviluppati programmi in grado di emulare le funzioni di un amplificatore per chitarra o basso. I pro di questi software sono il riuscire a ricreare (più o meno bene) gli effetti di uno strumento collegato all’amplificatore ad un prezzo molto più accessibile rispetto all’acquisto della strumentazione reale e la comodità di poter modificare la propria musica dopo l’esecuzione sulla stessa piattaforma ( PC o Mac) . In contrapposizione si può dire che gli effetti ricreati non sono paragonabili a quelli reali e che solitamente si genera un ritardo audio se non si ha una buona scheda audio e un buon computer. Tra i più usati (e costosi)  troviamo Amplitube e GTR3. Il migliore rimane , a detta degli utenti, Guitar Rig, che comprende un pacchetto vastissimo di effetti.
  DJ
Per i Dj esistono software specifici, che andrebbero usati con appositi controller per essere gestiti al meglio. Ai meno pratici si consiglia l’uso di Virtual DJ, disponibile freeware o a pagamento (con più accessori), mentre per i più esperti è quasi d’obbligo l’uso di Traktor. 
interfaccia Virtual Dj                                                                                                                                                           fonte: http://www.freedivx.it/download/audio-tools/virtual-dj-free-home-edition/
Gianmarco Floro @GianmarcoFloro
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bitmusicrd · 10 years
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Mai più senza uno strumento a portata di mano
Pensate per un secondo alla vostra canzone preferita. Se doveste farne una cover, che arrangiamento scegliereste? Manterreste quello originale oppure provereste a studiarne uno nuovo per dare una diversa sfumatura al brano?
Partendo dal fatto che il lavoro globale di arrangiamento è molto complesso e quindi può prevedere varie categorie di processi , io nel porvi queste domande vorrei  che vi focalizzaste sul tipo di strumenti  a vostra disposizione e che potreste usare per rendere la canzone più vicino al vostro gusto musicale.
Di quanti e quali strumenti  avreste bisogno? Pianoforte, chitarra elettrica, chitarra acustica, violini, bassi, contrabbassi, tromba, o magari qualcosa di elettronico come mixer, campionatore o sintetizzatore?
Ora provo io a proporvi qualcosa. Che ne direste di utilizzare direttamente il vostro smartphone?
Proprio così. Da un po’ di tempo a questa parte, alcune persone hanno abbandonato i classici strumenti musicali per passare a quelli, se mi passate il termine, della nuova generazione.
Sempre a portata di mano e comodi da portare sempre con sé, l’Iphone e l’Ipad adesso ci permettono anche di suonare, tramite alcune applicazioni.
Tra le più famose troviamo : 
OttO-The Amazing Live Voice Reversal and FX Gizmo di Yonac Inc.
Pianist Pro
DigiDrummer
Drum Beats
GarageBand
Non solo molti di noi si divertono a provare a riprodurre melodie semplicemente sfiorando lo schermo senza esserne minimamente capaci o quasi. Ma in questi anni si è assistito alla nascita di vere e proprie band e orchestra, i cui componenti ( o almeno parte di essi) suonano attraverso i loro cellulari-tablet, tramite programmi simili a quelli elencati qua sopra.
Alcuni esempi?? Eccoli riportati qua sotto :
A NewYork gli Atomic Tom  si esibiscono in metro sulle note di  “Take me out” grazie a cinque I-phone :
Londra dove il rapper Tinchy Stryder si è esibito in un negozio,  accompagnato da diversi ragazzi e rispettivi Ipad del negozio stesso:
Fino ad arrivare ad Antonella Ruggiero con gli DigiEnsable Berlin a Sanremo 2014 durante la serata dei duetti. .
Eleonora
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bitmusicrd · 10 years
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2014: l'anno di transizione e di cambiamento
Vi segnalo un interessantissimo video che riassume un po' il Digital Music Forum avvenuto a Napoli il 9 maggio scorso. Si inizia con un'intervista a Enzo Mazza ( Presidente della F.I.M.I. - Federazione Industria Musicale Italiana) che ci da la sua opinione sull'attuale cambiamento nel panorama musicale, per poi passare allo streaming con Claudia Lisa, finendo con la Bit Generation con Lello Savonardo (coordinatore dell’Osservatorio Giovani e docente di Comunicazione e Culture Giovanili).
Eleonora
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bitmusicrd · 10 years
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COME E PERCHÈ CARICARE LE VOSTRE CANZONI SU SPOTIFY E ITUNES
Sei un artista e hai appena finito di registrare una prima demo con la tua band o come solista?
Il mondo della musica ormai è online! Cosa aspetti a pubblicare le tue canzoni su iTunes, Spotify  e tutte le piattaforme che permettono la condivisione e il download di brani musicali? In questo post spiegherò come fare a caricare le tue canzoni e i vantaggi che ne puoi trarre, sia a livello economico sia a livello di visibilità. Sei un artista indipendente? Allora sei nel posto giusto!
TUNECORE - La rampa di lancio
Parto con il dire che mettere le tue canzoni su una piattaforma quale iTunes o Spotify (che ti permettono anche di guadagnare insomma) non è gratis e se pensi di trovare un modo di aggirare il sistema ti sbagli.
Detto questo il metodo più semplice ed economico è quello di affidarsi a siti web quali Conspiracy, Emubands, Zimbalam, Tunecore, IndigoBoom, FUGA, SongCast, RouteNote e tanti altri.
Personalmente consiglio Tunecore che è facile, affidabile e ti permette di caricare le tue canzoni o il tuo album nei principali store pagando lo stesso prezzo. Le tariffe si aggirano attorno ai 9-10€ per un singolo e ai 25-30€ per un album con la durata di un anno. Su Tunecore la registrazione è facile e gratuita. Attraverso semplici passi guidati la vostra musica sarà ovunque preservando tutti i vostri diritti d’autore.
SPOTIFY - La tua musica in streaming
Ormai affermato re dello streaming musicale Spotify permette ai tuoi brani una visibilità mondiale. L’intento di Spotify è quello di rendere la musica il più facilmente accessibile e a basso costo, non gratis, perché questo danneggia il mercato musicale e i singoli artisti.
It all used to be so simple. People would hear a tune they liked on the radio, then go to a shop and buy the physical recording of it. Over the past few decades, this simple standard has fragmented into a diversity of consumption activities, from piracy and iTunes downloading to on-demand streaming from YouTube and others. Unfortunately, the majority of music consumption today generates little to no money for artists. We are working hard to fix this, and are proud to offer music fans a legal and paid service capable of generating for artists the royalties that they deserve.
fonte: Spotify Explained
Utilizzando Tunecore hai gratuitamente un servizio chiamato “Spotify Trend Reports” grazie al quale puoi controllare giornalmente l’evolversi dei tuoi brani sullo store. Visualizzazioni, likes, commenti, followers e condivisioni che ti permetteranno di fare le scelte giuste per commercializzare la tua musica. 
Spotify ha un metodo di pagamento chiamato “Paid Stream”, cioè paga l’artista per ogni visualizzazione streaming di una traccia. L’ammontare della somma dipende da quanta pubblicità e da quanti utenti Premium ci sono nel tuo paese.
Il grafico mostra le royalties pagate a vari tipi di album a luglio 2013 e quelle stimate se Spotify dovesse raggiungere 40 milioni di utenti premium.
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fonte: Spotify: specific payment figures
ITUNES - La tua musica in download
Il funzionamento di iTunes è leggermente diverso. La musica non è a disposizione dell’utente in streaming, ma in download e il prezzo di ogni singola traccia sotto i 10 minuti è di $0.99, mentre per gli album di $9.99. L’artista di questi soldi ricava solo una percentuale che dipende dal proprio paese di appartenenza. Per esempio negli USA e in Canada all’artista vanno $0.70 per ogni brano scaricato, mentre $7.00 per ogni download dell’album, in UK invece rispettivamente £0.49 e £4.69.
Ora iTunes si sta avvicinando al modello di Spotify grazie ad iTunes Radio. Nel momento in cui si distribuiscono le proprie canzoni su iTunes esse vengono rese disponibili su iTunes Radio, servizio per ora presente solo negli USA, che si sta preparando a fronteggiare il colosso Spotify, il funzionamento è infatti molto simile.
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fonte: cloudsider.com
Daniel Levis @dani_levis
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bitmusicrd · 10 years
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Mp3 in pensione… una nuova rivoluzione musicale?
La creazione dell’mp3, ideato dall’ Istituto tedesco Fraunhofer di Erlangen e promosso nel 1994 dalla MPEG Foundation ha cambiato il modo in cui vediamo la musica.
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Fonte: commons.wikimedia.org
Notizia degli ultimi giorni, ripresa qui da Repubblica.it, è di una nuova codifica audio che rimpiazzi l’mp3 e i limiti che tutti conosciamo (altrimenti leggi qui). L’mpeg-H,che inizierà a girare solo nel 2016, nasce dalla necessità di un formato di migliore qualità per rimanere al passo coi tempi, nell’ottica di un’espansione globale di internet, anche in mobilità, che sta facendo progressi rapidissimi sulla velocità di connessione e download. 
Il nuovo MPEG-H si compone di diversi codec: quello video denominato "HEVC (High Efficency Video Coding), e quello audio che dovrebbe chiamarsi "MPEG-H3D".  Il sistema HEVC, già ultimato e pubblicato, rappresenta un passo avanti importante in termini di efficienza dell'algoritmo di decompressione, migliora la qualità video e raddoppia il rapporto della compressione  dei dati rispetto a H.264, supporta l'ultra definizione a 8K e risoluzioni maggiori fino a 8192x4320. Per quanto riguarda invece l'MPEG-H audio 3D è stata completata la fase di standardizzazione, e la relativa pubblicazione è attesa per gennaio 2015.                                   (Fonte Repubblica.it)
Parlando di digitalizzazione della musica in realtà analizziamo un processo assai lungo e che ha dato vita a moltissime codifiche audio, che hanno avuto più o meno fortuna: .aac, .wmp, .flac, ecc. Ma ciò che ha decretato il successo dell’mp3 è la sua compattezza e il suo basso peso in termini di byte, nonché il suo utilizzo pressoché universale.
Questo si traduce in facilità di download e quindi in un nuovo modo di concepire il mercato musicale: iTunes, Napster, il più recente Spotify, diventano punti di accesso privilegiati e un modo per far salire i sempre più agonizzanti profitti delle etichette.
Già, perché oltre al mercato “ufficiale” dell’mp3 esiste, ovviamente, tutto il dato sul traffico peer-to-peer che ammonta, secondo hightech.blogosfere.it, a percentuali tra il 49 e l’85% dello scambio dati su internet, con punte del 95% nelle ore notturne.
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Fonte: hightech.blogsfere.it
Ma come si muovono i gruppi e le etichette discografiche in questo caos che è il superamento del supporto fisico –vinile o cd che sia? Un caso eclatante è quello dei Radiohead, che nel 2007 si inventano una fortunatissima campagna marketing alternativa per pubblicare il loro album In Rainbows: tramite un sito dedicato si ha la possibilità di scaricare l’intero album versando una quota a scelta dell’utente. Anche pochi centesimi, anche nulla. I principi del Pay-what-you-want.
Non si sa con certezza a quanto siano ammontati i ricavi: riporta Wikipedia che i download sarebbero stati 1.2 milioni, più 3 milioni di prenotazioni. Ma ovviamente l'impatto maggiore è avvenuto a livello di pubblicità e promozione dell'album e del brand Radiohead. 
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Fonte: TKOLpart2
E' chiaro che lo stesso mercato della musica sta vivendo una trasformazione radicale, ma gli artisti e gli addetti ai lavori sapranno mantenersi al passo coi tempi?
                                                                          Dario Chaifouroosh @dariochai
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bitmusicrd · 10 years
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Patatap is a portable animation and sound kit. With the touch of a finger create melodies charged with moving shapes.
Patatap è un semplice sito la cui funzione principale è quella di associare ad ogni tasto della tastiera del vostro pc un suono (tipicamente beat) ed una sequenza di immagini dall'aspetto evocativo. Ideato da Jono Brandel e Lullatone, questo progetto si basa su giochi di sinestesie tra musica e arte visiva: ma soprattutto prende un casino.
Voi che ne pensate?
                                                                                                Dario   @dariochai
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bitmusicrd · 10 years
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La riscoperta del Vinile
Qualche giorno fa scrivevo prioprio in questo blog, nel mio primo post, che il mercato della musica si sta dirigendo verso una sempre più diffusa immaterialità.
Bene, oggi andando su twitter noto che Enzo Mazza (Presidente della F.I.M.I. - Federazione Industria Musicale Italiana) ha twittato un articolo de La Stampa che riporta che nonostante la digitalizzazione, anche le vendite del caro e vecchio Vinile sono in aumento.
Collezionisti, appassionati di musica o semplicemente malinconici di un suono gracchiante che scaldava l’anima ad ogni giro, stanno riportando alla luce e facendo riscoprire l’emozione di possedere un vero cd fisico.
Non posso che essere dalla loro parte. Forse sono di parte ma, per quanto mi riguarda,anche solo il tener in mano quel tanto atteso cd, poter sfogliare il libretto e fra qualche anno, poter riguardare la collezione di cd del proprio artista preferito, è un qualcosa a cui non voglio e non posso rinunciare.
E voi cosa preferite?
Eleonora
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bitmusicrd · 10 years
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copyright vs copyleft
Secondo la legge 22/04/1941 n. 633 (cosiddetta "legge sul diritto d’autore" o anche semplicemente l.d.a.) sono protette dal diritto d’autore “le opere dell'ingegno di carattere creativo che appartengono alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, all'architettura, al teatro ed alla cinematografia, qualunque ne sia il modo o la forma di espressione” (articolo 1).
fonte: http://bargiomba.altervista.org/wp-content/uploads/2011/10/Diritto-autore.jpg
 Il Copyright viene concesso a un autore dal momento stesso della creazione di un’opera,  infatti i diritti d’autore tutelano la forma espressiva e non l’idea come i brevetti.  In Italia ci si può rivolgere alla SIAE  (Società Italiana degli Autori ed Editori) per quanto riguarda l’intermediazione per la gestione dei diritti, ma l’adesione non è obbligatoria.
La SIAE è strutturata in cinque sezioni: MUSICA, LIRICA, DOR (Drammatica, Operette e Riviste), OLAF (Opere Letterarie e Arti Figurative) e CINEMA. Per quanto riguarda la musica, i testi delle canzoni possono essere riprodotti ma non integralmente,  le musiche e i filmati invece essendo molto spesso opere collettive perdono la loro tutela settant’anni dopo la morte dell’ultimo dei coautori.
 Tramite diritto d’autore si è tutelati sia sul piano economico sia su quello morale.
I diritti morali si pongono a difesa della personalità dell’autore e non hanno una durata, continuano a valere anche dopo la morte dell’autore.  Essi sono il diritto di paternità dell’opera, il diritto di integrità ovvero di opporsi a qualsiasi modifica dell’opera che danneggi la reputazione dell’autore, e il diritto di pubblicazione.
I diritti di utilizzazione economica , come quello di porre in commercio l’opera,  di modificare l’opera o di diffonderla a distanza tramite radio o televisione, invece, durano fino a settant’ anni dopo la morte dell’autore dopodiché il prodotto artistico diventa di dominio pubblico.
  Al giorno d’oggi però con lo sviluppo della Rete e quindi l’avvento del file sharing, lo scambio p2p e lo streaming molti sono gli artisti che vogliono condividere e distribuire liberamente le proprie opere .
Questo è reso possibile dal cosiddetto Copyleft o “permesso d’autore” secondo cui tramite alcune licenze l’autore può permettere la diffusione e anche la modifica dell’opera. Le più comunemente usate sono le Creative Commons.
                                                                                         Simbolo del Copyright                                                             Simbolo del Copyleft
fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Copyleft
Tramite queste licenze (CC) l’autore può scegliere di quali diritti avvalersi e di quali no. Le quattro clausole che regolano queste licenze sono:
Attribuzione: si deve riportare il nome dell'autore dell'opera in modo da conferire diritto di paternità;
Non uso commerciale: non si può usare il materiale a scopo di lucro;
Non opere derivate: se si trasforma o modifica il materiale non lo si può distribuire;
Condividi allo stesso modo: si può modificare l'opera ma questa deve essere distribuita secondo le condizioni dell'autore 
E dalla combinazione di queste quattro clausole nascono i sei tipi di licenze:
Attribuzione
Attribuzione - Non opere derivate
Attribuzione - Non Commerciale
Attribuzione - Condividi allo stesso modo
Attribuzione - Non opere derivate, Non commerciale
Attribuzione - Non commerciale, Condividi allo stesso modo
In conclusione, il copyleft usa le leggi del diritto d'autore capovolgendole per far sì che l'opera sia libera e non privatizzata e questo in epoca odierna è un grande vantaggio, soprattutto per i nuovi artisti che vogliono promuovere la loro musica in modo rapido.
Gianmarco Floro @GianmarcoFloro
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bitmusicrd · 10 years
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L'evoluzione della semplicità: breve storia del supporto musicale
Al termine degli anni ’90 Jacques Derrida, filosofo francese, vedeva nella appena nata chiavetta Usb la sintesi del suo lavoro e il punto cui facevano riferimento gran parte dei suoi studi e delle sue ricerche. La ricerca filosofica di Derrida era rivolta a tutto ciò che non era parola, come i gesti e le immagini. In questo caso Derrida parla di “un pensiero della scrittura”, che si contrappone al privilegio tradizionale della parola, dell’oralità, dove scrittura disegna tutti quegli aspetti della comunicazione che sono esclusi dalla concezione tradizionale di quest’ultima. La chiavetta Usb assume, in questa chiave di lettura, un ruolo importante e non trascurabile: un oggetto piccolo, perfetto contenitore di memoria, testo e parola.
La tecnologia alla base della memoria portatile è, infatti, uno dei principali motori che hanno portato all’evoluzione della musica.
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Fonte: www.jaketeng.com E’ da ricordare che i primi strumenti di diffusione musicale di massa furono i vinili, insieme alla radio. Due piattaforme totalmente differenti. I primi modelli di vinile, creati sul finire del ‘800, sono i famosi 78 giri, stampati con tecnologia meccanica e successivamente elettrica. Tuttavia è dagli anni ’60 del secolo breve che i 33 e 45 giri in PVC (appunto poli-vinil-cloruro) riempiono negozi e grandi magazzini, facendo da traino al diffondersi della nascente pop music.
Nel 1980 Philips e Sony iniziano a commercializzare i primi CD audio. A confronto con il vinile, il CD presenta notevoli vantaggi: il costo (soprattutto di produzione) notevolmente minore, maggiore qualità di riproduzione– in particolare si elimina il fruscio caratteristico dei giradischi - la scelta da parte dell’ascoltatore di una traccia singola in maniera più semplice e intuitiva, e, infine, il supporto mantiene una durata maggiore nel tempo.
Come funziona un CD? Da un punto di vista strutturale i bit sono incisi sul disco in un'unica traccia lunga oltre 5 km sotto forma di zone (pits e lands) più o meno riflettenti la luce, con una testina ottica che non tocca il disco (riducendo le possibilità di usura) e ne legge il contenuto.
Nel 1994 nasce il supporto MPEG-2, da cui poi deriverà l’ MP3, creato inizialmente per digitalizzare musiche e dialoghi di film: questo tipo di codifica si basa su algoritmi in grado di riconoscere sequenze di campionamento musicale, trasformate in bit, e tramite una compressione di scegliere solo i binari più significativi.
Tutto questo cosa comporta? Innanzitutto, ne viene meno la qualità musicale, proprio per ricercare una maggior compattezza a livello di memoria: generalmente un file in codifica .mp3 presenta un bit-rate di 64kbps, ma si può anche arrivare a 32kbps (che indica una qualità assai scadente, il cosiddetto Lo-Fi), o a 256kbps (il minimo per poter parlare di Hi-Fi).
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Fonte: https://www.flickr.com/photos/dimenticato
Penso che sia possibile affermare che la ricerca e lo sviluppo tecnologico in ambito musicale sono stati portati avanti nell’ottica della semplicità e della sintesi. Questo significa ancora una maggior ricercatezza del suono? Probabilmente no: la quantità, in questo senso, viene a rimpiazzare la qualità.
Il mio augurio è quello che, di pari passo con il perfezionamento delle memorie di massa, possa avere seguito un aspetto altrettanto importante: poter godere di buona musica.
                                             Dario Chaifouroosh - @dariochai
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bitmusicrd · 10 years
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UN MUSICISTA NON PUÒ FARE SOLO PIÙ MUSICA
Con l’avvento dell’era digitale e in particolare del web le possibilità per i musicisti di promuovere i propri brani sono moltiplicate notevolmente.
In questo post analizzerò tre tra le più importanti piattaforme digitali che permettono un’ottima visibilità: Youtube, Google e Facebook.
1) YOUTUBE- Realizza un video accattivante per promuovere la tua musica
Da quando YouTube si è prepotentemente intrufolato nel web instaurando la propria monarchia per quanto riguarda il “video-uploading”, ogni cosa ha il dovere di passare da lui per ricevere un’ampia visibilità a livello mondiale. Per questo motivo è importante che il primo passo sia quello di realizzare un video musicale e di caricarlo sul “tubo”.
YouTube permette inoltre una facile condivisione dei suoi contenuti sui principali social grazie ad un semplice click. La condivisione avviene nel momento in cui il fruitore viene catturato dal video sentendo il bisogno di pubblicarlo sulla sua bacheca di Facebook per taggarci un amico al quale è sicuro che piacerà. Si instaura quindi una reazione a catena di continue condivisioni.
Ovviamente non tutti i video che vengono caricati su YouTube ricevono milioni di visualizzazioni e condivisioni, il segreto sta infatti nel realizzare un video potenzialmente virale, accattivante, studiando bene la sceneggiatura e l’armonia con la musica.
Ecco qualche simpatico consiglio per la realizzazione di un buon video: 
fonte: The Creative Advisor  @TCA_Gregory
2) GOOGLE- Facilita chi ti vuole trovare
Ormai quando si viene a conoscenza di qualcosa della quale si vogliono avere più informazioni la prima cosa che facciamo è digitarne il nome su Google e cercare tutte le notizie di cui abbiamo bisogno. È quindi fondamentale essere rintracciabili sul web.
Se un ipotetico produttore o giornalista mostrando interesse verso di voi o la vostra band, cercasse sul web qualche informazione, non trovando foto, attività, comunicati stampa recenti, capisce che non state investendo in pubblicità e preferirà sicuramente indirizzarsi verso qualcun altro, magari meno bravo, ma che curi maggiormente la propria immagine musicale.
  3)FACEBOOK- Il posto giusto dove investire
Avete presente quei piccoli quadratini che intasano la parte destra della vostra pagina quando siete su Facebook? 
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Ecco, quelli sono i Facebook Ads (Inserzioni) ed è proprio lì che conviene investire se si dispone di un budget limitato, tra i 300 e i 1500 euro per intenderci.
È in assoluto il servizio pubblicitario migliore in termini di qualità/prezzo.
Promuovendo il tuo sito web, il canale youtube o perché no, la tua pagina Facebook ti garantirai nuovi fan che ti seguiranno nel tuo percorso e guarderanno i tuoi video. 
    Seguendo questi piccoli consigli non è garantito che diventiate artisti di fama mondiale e forse non vi chiameranno neanche a suonare alle feste di paese della vostra città, ma se riservate ancora nel cassetto il sogno di sentire la vostra musica in radio e non volete partecipare ad un talent show, questi sono i primi passi per riuscire a realizzarlo.
Daniel Levis @dani_levis
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bitmusicrd · 10 years
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La musica si fa streaming
Viene quasi da sorridere se si pensa  come i supporti  usati per la registrazione e riproduzione musicale siano cambiati nel corso di questi sessanta/settant’anni . Basti pensare, per esempio, ai dischi a 78 giri o  ai dischi in vinile da 45 o 33 giri (prendono il nome dal  numero di giri che compievano al minuto) incisi su entrambi i lati e che ebbero un successo straordinario fino alle fine degli ’70. Con l’inizio del decennio successivo si arrivò alle musicassette, per passare poi definitivamente negli anni ’90 al Compact-disc.
Eppure anche l’era dei cd sembra essere quasi in dirittura d’arrivo a causa delle nuove tecnologie usate in campo musicale.
Una musica sempre più  immateriale che ha come caratteristiche predominanti l’immediatezza e la comodità. L’aver a disposizione quando e dove si vuole gli album o semplicemente  il singolo appena uscito del proprio cantante preferito comodamente dal divano di casa propria, senza per forza dover uscire per andare da un rivenditore autorizzato. Come ? Ad esempio, effettuando il download da uno store digitale come Itunes, Google Play e CuboMusica.
Secondo una ricerca si calcola che : 
“ solo nel 2012 i download musicali a pagamento sono aumentati del 12% rispetto all’anno precedente, conquistando il 70% dei ricavi digitali complessivi.  […] Anche in Italia, si è assistito a una crescita dell’offerta digitale. Secondo i dati rilasciati da Deloitte per FIMI, nell’ultimo il fatturato di download musicali è cresciuto del 25%, con 23 milioni di download di singoli digitali e 2,3 milioni di album”
(fonte Hagakure.it ) 
Ma, nonostante tutto, anche l’acquisto online della “file-music” ( come piace chiamarla a me ) sembra non riuscire a decollare come si poteva pensare fino a poco fa.
E allora quale sarà la prossima tappa ?  La musica streaming . Già. Sviluppatasi  in larga scala proprio di recente, è destinata  già ad occupare il ruolo di protagonista nel mondo della musica mondiale del futuro.
  “Tra tutte le nuove offerte sembra che il vero e proprio boom lo abbiano avuto i servizi di ascolto in streaming, capitanati da Spotify. Uscito a febbraio in Italia, solo nella prima settimana ha realizzato 11 milioni di visualizzazioni e attualmente conta oltre 24 milioni di abbonati(di cui 6 milioni quelli di tipo PRO) nei 28 stati in cui è presente. Leggermente meno conosciuto Deezer che, già presente dal 2012, ha una distribuzione molto più capillare: 26 milioni di utenti ( 4 milioni quello PRO) sparsi per oltre 182 paesi.”
(fonte Hagakure.it )
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  Fonte: Ipsos Mediact. Il dato è calcolato in percentuale sugli utenti internet attivi.
Eleonora
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