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Il Ruggito della Moda
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Il camouflage non è un tipo di cavolo, l'animalier non è un cacciatore francese e il tank pop non è un'arma di distruzione di massa. La moda sì. Ed è un piatto che va servito freddo.
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give-a-roar · 6 years ago
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Chloé
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Quadretti, nodi, righe e maxi accessori dal sapore etnico. Questo l’autunno/inverno 2019-2020 secondo Chloé.
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La stilista ha deciso di usare le forme geometriche come fil rouge della sua sfilata, facendo in modo di giocare non solo con le stampe ed i tessuti, ma anche con tagli, lavorazioni e sovrapposizioni.
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Ecco quindi apparire in passerella il classico maglione a losanghe, il gessato rivisitato e la camicetta con collo a costine.
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La storica maison francese si è sempre fatta riconoscere per l’eleganza senza tempo dei suoi capi. Ma questa volta, ha deciso di osare di più, pescando a piene mani negli anni Settanta e contando su di una palette più decisa.
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Il marchio abbandona i suoi amati pastello e nude, per tuffarsi in un mondo di marroni e verdi; una connessione con la terra, che la desiger esplica molto bene anche nella scelta di faux fur e stampe paesaggistiche.
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Ma è il capospalla a rubare il centro della scena, soprattutto perché preso a prestito dall’outerwear. Assieme al trench c’è infatti la giacca sahariana con maxi tasche imbottite, il bomber con cappuccio e il cappotto con revers in pelo.
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E poi i pants. Pantaloni scampanati e aderenti, abbinati ad un calzino in stampe grafiche, leggero ma importante, come un tatuaggio.
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Un altro elemento centrale sono infatti gli accessori, che la donna by Chloé associa con coraggio, unicità ed eleganza, sapendo ben mescolare il femminile con il maschile e tutto ciò che è evergreen con ciò che la rende invece se stessa.
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Ecco quindi apparire, tra fiori, pieghe morbide e ricami, lamé e pantaloni alla turca ed il velveteen con il lumberjack style.
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Natacha Ramsay-Levi punta poi alle asimmetrie che, talvolta, lasciano scoperta la pelle e talaltra creano un gioco tra gli strati che non serve solo a provocare movimento ma anche a svelare le mille sfaccettature di una donna.
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give-a-roar · 6 years ago
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Andreas Kronthaler for Vivienne Westwood
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Vivienne Westwood sfila ancora a Parigi quest’anno, tramite l’estro di Andreas Kronthaler, ex tiratore austriaco nonché compagno della nota designer inglese dal 1992, ed ora anche a capo della griffe.
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La moda proposta dal neo direttore creativo riflette in pieno entrambi gli spiriti: da una parte la provocatoria e anticonfornista Vivienne, dall’altra il raffinato collezionista di tessuti Andreas.
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Quindi sì alle giustapposizioni punk, che mescolano texture e colori come se la cosa più importante della moda fosse, poi, come dice Vivienne Westwood, ritrovarsi nudi.
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Sì anche ai capi classici, magari rivisitati grazie alla mescolanza con tradizioni e stili e culture diverse, come sottolineano turbante e chador.
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Come sempre in scena un modo per parlare del futuro, della Babilonia di colori e riti che il mondo sta diventando, senza dimenticarne le problematiche e le controversie politiche, care alla stilista.
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E quindi sì anche alla fluidità di genere; concetto sempre celebre per il marchio, che per l’autunno/inverno 2019-2020 propone in passerella il tailleur per uomo. Con la gonna.
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E poi il trench anni Settanta, carico di fibbie, la gonna a fazzoletto, il velluto a coste e il cardigan anni Novanta con tutto il suo carico di suoi volumi over.
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La collezione di Andreas Kronthaler è sicuramente un’omaggio alla sua musa e fondatrice, ma anche, ancora una volta, un modo per parlare del mondo in cui ci troviamo e che sta cambiando.
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Come testimoniano i capispalla in bloom, che sembrano proprio dei boccioli di fiore già sul punto di dischiudersi, lasciando intravedere fiori in diverse texture.
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Sullo sfondo sembra già di intravedere groupies sfegatate di musica rock. Ma anche viaggiatori senza frontiere, millennial speranzosi che coltivano spiritualità e levità, regine-guerriere con l’armata al seguito, spose e dive del futuro.
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Un mix di colori e stampe grafiche, anche tradizionali, che insieme ai capi sportivi, come il cappotto con tasche multiple e la tuta, la lingerie in vista e i tessuti tecnici, ripercorrono in un’istante tutto l’heritage firmato Westwood.
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Ma anche la storia di un Paese, del mondo, della Madre Terra. Grazie a tessuti dipinti a mano in Burkina Faso.
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Questa sfilata, però, non vuole soltanto celebrare una casa di moda storica e la sua Dama, bensì anche stabilire un legame tra diversi elementi di una stessa realtà.
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Come quando lo stilista usa le frange su di un intero outfit, propone il kimono a modo suo, o come quando sono proprio delle maxi sciarpe a fare il look.
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give-a-roar · 6 years ago
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Haider Ackermann
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Haider Ackermann vede l’autunno/inverno 2019-2020 in rosso, bianco e nero, con brevissime incursioni nel blu.
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La donna dello stilista di Bogotà è una guerriera androgina che sfila insieme all’uomo con passo fiero verso il futuro, ma senza dimenticare le sue origini.
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Origini che sono ben espresse dai pattern geometrici che richiamano alla mente le civiltà Azteca e Maya, accanto ai cappotti spina di pesce e a pois e a tessuti moderni come faux leather e duvet.
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Particolare attenzione viene data infatti ai dettagli, che colorano gli outfit total look o si uniscono a fantasie a contrasto.
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A questo proposito, tessuti sostenuti e lucidi, nodi, tagli asimmetrici, colour-blocking e applicazioni di strass hanno l’obiettivo di dare e sottolineare movimento e fluidità.
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Haider Ackermann non lavora solo con le consistenze, ma anche con le lunghezze, con i tessuti, e con i capi stessi, talvolta mutuati all’athleisure.
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Mescolare il maschile con il femminile, come nel caso del bolero con la coda di un frac, vuole essere molto più di un semplice statement di stile, bensì un modo di riorganizzarlo e reinventarlo.
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give-a-roar · 6 years ago
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Stella Jean
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Stella Jean, a Milano, non smentisce le sue origini, puntando ad una collezione autunno/inverno 2019-2020 che è un tripudio di stampe e colori.
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La stilista nata a Milano, ma di origini haitiane, utilizza la sua nuova collezione per dare ampio respiro a tutte le sue sfumature, accostate con audacia.
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I capi di gusto preppy oppure ispirati agli anni Quaranta, Cinquanta, Sessanta e Settanta, si ammantano così di dipinti che ritraggono scene di vita quotidiana ai Caraibi, oppure di righe regimental, e di pattern african style.
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I capi della designer sono perfetti per la globetrotter moderna che altro non è che un melting pot di culture e visioni.
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Accanto a lana e maglia appare anche la pelle reptile, che viene resa morbida tramite l’uso di arricciature e plissettature.
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La tavolozza è unica: oltre ai toni del rosa, tra i colori principe della Milano Fashion Week 2019 by Stella Jean, ci sono soprattutto il nero, ma anche il verde bosco, il grigio e l’azzurro cielo, che si arricchiscono di rouches, tagli asimmetrici e balze.
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give-a-roar · 6 years ago
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Annakiki
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Creato dalla designer cinese Anna Yang, Annakiki ha debuttato lo scorso anno a Milano, e questa volta, per il prossimo autunno/inverno 2019-2020, propone spalle imbottite e margini arrotondati con un tripudio di colori e fantasie.
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La sfilata presentata quest’anno alla Milano Fashion Week s’intitola “Embrace Imperfection”.
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Perché la designer sfilaccia i blazer, arriccia i top in velveteen, annoda i trench in vita e aggiunge maxi trecce sulle giacche e applicazioni 3D come specchi e frange.
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I tagli e le lunghezze ricordano molto da vicino gli anni Ottanta, ma anche i colori, a partire da oro, verde fluo e rosa shock, che si uniscono a pitonato, ecofur e finta pelle glitterata.
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La collezione, pensata sia per uomo che per donna, strizza anche l’occhio a quelli che sono i guru di Anna Yang, come Comme De Garçon e John Galliano.
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Il primo è riflesso soprattutto nel cappotto lungo con balze verticali, nei capi double-face e nell’accostamento di tessiture differenti.
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Il secondo, invece, si trova soprattutto negli outfit rock a cui la designer unisce stoffe iridescenti e fluide e felpe arricchite da statement ispirazionali.
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Questi ultimi vengono talvolta accostati a capi che rappresentano la tipica eleganza classica, come l’abito lungo.
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Altre ancora, campeggiano su capi sorprendenti, per parlare di novità, unicità ed innovazione.
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Oltre alle lunghezze midi, un altro aspetto fondamentale delle nuove creazioni firmate Annakiki sono gli ampi volumi e i colori abbinati a contrasto, per dare una spinta anche al little black dress.
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give-a-roar · 6 years ago
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Luisa Beccaria
La donna autunno/inverno 2019-2020 di Luisa beccaria presentata alla Milano Fashion Week, è bohemienne e romantica.
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Lo dicono i tessuti: floreali e leggeri; lo dicono i colori: pastello e sfumati. Lo dicono anche i fiocchi, le arricciature e i ricami fatti a mano.
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Cappotti e abiti sono come campi di fiori, alleggeriti da seta e lavorazione jacquard in filo d’oro.
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Luisa e Lucilla Beccaria ci portano in un universo romanzato, quello dei giardini segreti e incantati, quello di metà Ottocento, quello di Jane Austin.
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Lo dicono i tartan sulla sfumature del verde e del blu, ma anche la pelliccia ecologica, lavorata in colour-block.
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Plissettature, velluto, broccato e inserti iridescenti contribuiscono a creare movimento e a costruire l’atmosfera da sogno.
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E quando i tessuti non sono vaporosi e scivolati, i volumi diventano ampi ma regolati da tagli sagomati, per dare sottolineare le curve.
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La loro è sì una donna sognatrice, ma con un vibe aristocratico. Lo dicono i capi, come il cappotto-veste da camera; lo dicono le lunghezze, a 3/4.
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Le due stiliste lavorano poi con maglia e trasparenze, per far risaltare non soltanto i ricami a sfondo naturalistico ma anche il lavoro geometrico composto da righe e rombi.
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Oltre che sui toni del rosa e del blu, la nuova sfilata autunno/inverno 2019-2020 by Luisa Beccaria, utilizza l’off-white e punta ad offrire una femminilità morbida, quasi rinascimentale, sia nei volumi che nello spirito.
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give-a-roar · 6 years ago
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United Colors of Benetton
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È stato il primo brand Made In Italy di moda giovane e low cost. United Colors of Benetton debutta alla Fashion Week di Milano, con una collezione che rappresenta il suo heritage.
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Ed è forse proprio per questa ragione che apre le danze, mostrandoci come sarà l’abbigliamento femminile e maschile per il prossimo autunno/inverno 2019-2020.
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Il marchio, nato nel 1965, è famoso per il suo look sportivo e casual. Con capi colour-block, stampe di Topolino o con lettering macro, questa sfilata riporta in auge gli anni Novanta, gli anni d’oro di UCB.
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Ecco anche perché in passerella appaiono leggings a losanghe, cappotti montgomery con gli alamari al posto delle asole, denim e piumini-bomber.
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E poi ancora trench, gonne mini a portafoglio, twin-set, felpe e tute.
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I tagli sono ampi, come nel caso del jeans a zampa o della mantella corta, il che rende i capi comfy, specialmente quando realizzati in duvet e tessuti tecnici.
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E non potevano mancare gli accessori, come lo zaino a sacca, le bretelle,la shopper (in versione magnificata) e il borsello-marsupio; ma anche capi all-purpose, come il gilet con maxi tasche.
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Uomo e donna Benetton sono divertiti e pronti per partire, ma sono anche giovani che vivono il momento presente, consci del mondo che li circonda.
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La collezione realizzata da Jean-Charles de Castelbajac non è infatti solo una ‘rainbow machine’ in sfumature sia sgargianti che calde, ma un insieme di suggestioni e simboli che arrivano anche da lontano.
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Come ben descritto dal poncho sfrangiato o dal pullover camouflage.
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Essendo pensati per i cittadini del mondo, i capi vengono spesso accostati in strati. Ne sono un esempio l’abito abbinato alla giacca-camicia, maglione più felpa e polo, e la felpa con hoodie e giaccone imbottito.
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Per questa stessa ragione, anche i pattern e le texture vengono unite in maniera non convenzionale.
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Ne è un esempio la camicia in tartan su lana con pantaloni in velluto, e il maglione logato con bottoms a quadretti.
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Alcuni elementi, vengono anche usati come inserti, abbinati a frange e a stampe che reinterpretano fantasie tradizionali, utilizzando il linguaggio dell’arte grafica e del mondo internet.
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Ma la sfilata si chiude con alcuni capi volti a celebrare la tradizione artigianale italiana, tramite gomitoli di lana coloratissima e pecorelle scaldacollo.
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give-a-roar · 6 years ago
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Halpern
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Raso, colori sgargianti e paillettes: Michael Halpern non gioca mai in difesa. I suoi volumi sono esagerati e l’eleganza è quella tipica delle glam nights.
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Lo stilista inglese non gioca, dunque, in casa, preferisce pescare nel mondo dell’immaginario, dando ampio spazio a pattern e nuance che appartengono alla tradizione africana e sudamericana e che vengono talvolta abbinati a righe e pois quasi optical.
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In poco tempo, il suo marchio, semplicemente Halpern, ha già conquistato l’interesse della critica e del pubblico, grazie a long cocktail dress e maxi balze.
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Parole d’ordine della London Fashion Week sono, da sempre, mix & match e mismatch e il giovane designer risponde a questa tradizione, mutuando i capi dagli anni Venti, giocando con le luci e le ombre, scegliendo stoffe cangianti.
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La tavolozza è varia ed eventuale: pesca nel giallo limone, nel fucsia, nel blu ma si sofferma soprattutto sui rossi, partendo dal vinaccia per raggiungere l’ultraviolet.
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Ma è l’oro il gran protagonista, che campeggia anche, in scaglie, sulle palpebre delle modelle.
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Vengono poi abbinati in strati che, molto spesso, rispondono alla logica del colour-blocking, anche quando vengono usati i lustrini, le stampe grafiche, stoffe trasparenti e dégradé. 
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Al centro della sfilata, oltre ai top stretti in vita, agli abiti lunghi e ai pantaloni dritti e stretti, ci sono lo short dress e la tuta elegante, tipicamente anni Settanta.
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I tessuti sono carnosi oppure scivolati e leggeri e i tagli morbidi, per accarezzare e definire, sensualmente, le forme. 
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Ma alcuni capi sanno essere perfino unisex, come nel caso della gonna a ¾ con blazer scivolato, del pantalone a zampa e dell’abito kaftano. 
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give-a-roar · 6 years ago
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Ports 1961
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La sfilata di Ports 1961 a Londra rivede il vestir borghese, accostando tra loro, a mò di patchwork, tessuti, colori e fantasie a contrasto.
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Il marchio canadese gioca con gli inserti e con gli strati per dare vita ad uno stile casual, che è anche, al tempo stesso: minimale, sofisticato ed innovativo.
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In primo piano, troviamo dunque fiori tapestry, principe di Galles e quadretti. Ma, a prendere il centro della scena è soprattutto la tinta unita.
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Volumi, ampi, si abbinano alla perfezione a tagli dritti e tessuti che talvolta sono sostenuti, come la pelle, talatra scivolati e morbidi, come la lana.
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Ma per dare movimento, la direttrice creativa usa anche spacchi, tagli, frange (metalliche e tricot), arricciature e pieghe, nonché l’accostamento tra texture diverse.
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Stesso discorso per i tagli asimmetrici, che ben si abbinano a stoffe double-face o utilizzate a mò di accessori, come nel caso dell’abito con sciarpa incorporata.
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Le lunghezze sono rigorosamente midi e la palette è neutra, con brevi incursioni nel verde bosco, nell’azzurro polvere e nel grigio scuro.
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A fare la parte del leone sono infatti, soprattutto, cammello, nero e bianco. Questi utilimi, vengono utilizzati dalla stilista per dare vita sia a colour-block decisi, quasi optical, che a delicati tromp l’oeil, su stoffe trasparenti e vaporose.
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Anche se il tessuto principe dell’intera sfilata è sicuramente la maglia, righe e blocchi di colore costituiscono la parte più interessante e divertente dell’intero show.
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La nuova collezione donna presentata da Ports 1961 alla London Fashion Week 2019, presenta un’ampia varietà di capi ispirati al look anni Settanta, soprattutto abiti e capispalla. Ma anche abiti da cocktail e scamiciati pensati per il lavoro, esaltati da scollature asimmetriche o bordi arrotondati.
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Lavorazioni hanno il compito di accarezzare, indisturbati, la silhouette, per suggerire una generale sensazione di morbidezza, di effortless elegance.
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Anche quando i tessuti sono leggeri e sottili.
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La nuova collezione ideata da Natasa Cagalj per lo storico brand con sede a Toronto, riesce quindi ad offrire eleganza senza tempo, unita a vibe futuristici.
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give-a-roar · 6 years ago
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Victoria Beckham
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Stoffe fluide, outifit chic, colori caldi: gli elementi con cui si distingue la nuova sfilata autunno/inverno 2019-2020 a firma Victoria Beckham.
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Quest’anno, a Londra, la stilista inglese ha messo da parte i colori nude per pescare a piene mani nel rosso, nel cammello, nel grigio e nelle stampe grafiche, come l’animalier. 
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Come sempre, però, le linee sono semplici ma femminili, anche nel caso del cappotto-poncho sfrangiato. 
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Le lunghezze sono midi, i volumi morbidi: ma nella sua London Fashion Week 2019, accanto ai tailleur conformi appaiono anche abiti lunghi decorati da nodi celtici, gonne con paillettes e blazer ampi anni Ottanta con décolleté a contrasto.
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Mentre i pullover maxi in stile anni Novanta vengono accostati al pantalone chino o alla camicia elegante, per creare un mix & match sorprendente, che riesce ad essere posh pur utilizzando capi casual. 
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Ma a fare la parte del leone sono soprattutto pois, quadretti e rombi, coordinati in pieno stile British oppure abbinati a contrasto, anche per capi double-face, e abiti lunghi in maglia colour-block.
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Le lavorazioni sono, anche stavolta, minimal ma d’effetto: i tagli dritti, si abbinano infatti a pieghe morbide o semichiuse, spacchi, arricciature, che ben si accordano a tessuti cosy e cangianti come lana, pelle e seta.
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Victoria Beckham gioca dunque con gli strati, anche tono su tono, anche trasparenti, che però non sono mai sfacciati.
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give-a-roar · 6 years ago
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REDValentino
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Fiori micro e macro su pizzi e stampe grafiche, accompagnate da voile e trasparenze: queste le parole d’ordine della nuova collezione RED Valentino, presentata durante la New York Fashion Week.
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La seconda linea della nota casa di moda italiana, ha scelto modelle capaci di posare come ballerine, avviluppate in fantasie e colori romantici come l’immancabile rosso ed il rosa, ma soprattutto il nero. 
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Ma Pierpaolo Piccioli usa anche il tweed, nonostante preferisca lavorare con tessuti leggeri e sottili con cui creare, in qualche caso, anche interessanti contrasti, a mò di country-patchwork e colour-blocking tra pieghe e doppi strati. 
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E da abbinare, assieme alle sneaker da basket, con lupetti, leggings e tute seconda pelle di colore nero, in perfetto stile anni Novanta. 
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E poi plissettature, balze, inserti con ricami 3D e rouches. Le lunghezze vanno sempre oltre il ginocchio, le stoffe sono fluide ed i tagli non costrittivi, per facilitare e rendere più aggraziati i movimenti. 
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Molti anche gli outfit total black che vengono accompagnati a brevi incursioni nel grigio e nel cammello, attraverso linee semplici ma ampie, anche grazie all’uso di tessuti come pelliccia, maglia e tulle. 
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Oltre ai volumi, sono le stampe a richiamare l’attenzione: pescando a piene mani nel Rococò e nell’Art Decò e, più in generale, nel gusto vintage. 
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A dare ulteriori tocchi di femminilità ci hanno pensato le scollature profonde, i fiocchi, e materiali morbidi come lana e pelle.
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give-a-roar · 6 years ago
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BOSS
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Soprattutto colori caldi sulla passerella di BOSS, che per il nuovo autunno/inverno 2019-2020, propone una donna ed un uomo attenti allo stile e alla ricercatezza.
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I tessuti utilizzati dal designer Ingo Wiltz sono infatti premium quality: dallo stivale in pelle dégradé al cappotto in shearling fino all’abito in seta.
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Il marchio tedesco, ormai appartenente a Valentino Fashion Group, non tradisce però la sua anima: quella sportiva ed unisex, legata al mondo dei motori, ed in particolare ai motociclisti.
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Lo vediamo nei pantaloni taglio dritto e nel cappotto lungo con maxitasche. ma anche, e soprattutto nel bomber rivisitato con felpa e joggers e nel piumino lungo abbinato al pullover rasato con zip. 
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Il fascino un po’ anni Quaranta è rappresentato anche da cappa e gonna midi, che si mescolano con item dei primi anni Novanta, come la mini a portafoglio e la felpa con cappuccio. 
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Oltre al cappotto ultralungo, vero protagonista della sfilata è l’abito a pieghe, talvolta lavorato tono su tono, talvolta su colori a contrasto come il bianco panna ed il nero. 
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A completare la palette per la sfilata, ci sono anche il borgogna ed il rosa, soprattutto in versione marmorizzata, sui vestiti, sui pantaloni e sulle giacche. 
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E poi una piccola manciata di pennellate fucsia, grigio, giallo paglierino, blu notte e nude, utilizzati sia in total look che sui dettagli. 
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Ma a farla da padrona sono soprattutto sfumature e stampe, che campeggiano quasi ovunque sugli outfit: dalle giacche doppiopetto alle calzature. 
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Ad insistere con un colour-blocking più deciso, è invece il knitwear, che gioca con le cromie attraverso righe micro e macro. 
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give-a-roar · 6 years ago
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Jeremy Scott
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Irriverente, folle, esagerata, come sempre. È un autunno poco rincuorante, quello 2019-2020 di Jeremy Scott. 
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Sarà per questo che la sua sfilata, questa volta, gioca sul contrasto tra bianco e nero, in un contesto molto anni Novanta, che ricorda i graffiti, l’estetica goth ed i fumetti. 
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Ne sono una conferma la t-shirt a mò di abito, il giaccone imbottito e la minigonna con zip, ma anche gli stivali laced-up sotto il ginocchio, il denim strappato la salopette e la felpa. 
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Oltre alle stampe grafiche ed al tulle, lo stilista americano usa cristalli Swarovski, faux fur, paillettes e finta pelle. 
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Ma non fatevi ingannare dai corpetti a cuore, dai maxi fiocchi che ornano la testa e dalle gonne anni Cinquanta e dai capispalla anni Ottanta, perché le scritte che campeggiano sui vestiti, servono, come sempre, a mandare un messaggio. 
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La sua collaborazione con l’artista Aleksandra Mir è stata la giusta occasione per parlare di news, fake news, per la precisione, e clickbait; per, insomma, fare luce su quello che è il caos mediatico dei nostri tempi. 
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Un caos che si trova persino sulle cinture e sulle sciarpe da collo, sui baschi e sui colletti delle camicie, in dimensioni variabili, sia per gli outfit da donna che da uomo, abbinati in maniere inusuali, come nel caso dell’abito corto con gonna a ruota e bomber. 
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E poi tessuto tecnico lucido, per il trench, PVC trasparente per realizzare l’impermeabile. I supporti utilizzati sono moltissimi, tra cui anche tricot e lana. 
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give-a-roar · 6 years ago
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Amesh Wijesekera
La Berlin Fashion Week 2019 è Amesh Wijesekera, il designer cingalese che celebra la vita con stoffe iridescenti e colori vibranti.
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La sua collezione unisex vede come protagonisti stoffe dégradé e t-shirt, che sono perfetti o per il California Livin’ o per un party in piscina. Merito anche di gonne-pareo a fiori e di bermuda shorts.
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Ma il giovane designer punta soprattutto a creare una fusione tra le sue origini e la sua vita presente, a Londra.
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Lo si nota proprio nella scelta dei capi; esempio smaccato i maglioncini leggeri arricchiti con (finte) frange in knitwear, utilizzate come fossero dei ricami ed associati a pantaloni o cappotti in cerata/faux leather rilucente, condita con arricciature e fiocchi.
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Assieme ai tessuti iridescenti, appaiono in passerella anche accostamenti in stile colour-block che ricordano, molto da vicino il patchwork.
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E poi righe, nodi, tessuti mélange: volti a rappresentare l’unione tra l’innovazione europea e l’artigianalità dello Sri Lanka.
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give-a-roar · 7 years ago
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Per la primavera/estate 2019, Comme des Garçons non rinuncia ai volumi over a cui ci ha abituati, realizzando una sorta di collezione inclusiva che vuole giocare con le forme. In tutti i sensi.
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Protagonista della sfilata è il nero assoluto, talvolta arricchito da lustrini talaltra dalla lavorazione jacquard.
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Come sempre, nel caso del brand giapponese di Rei Kawakubo, i capi ricreano la silhouette, la costruiscono o la destrutturano, come testimonia il due pezzi furry a mò di uovo.
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Le poche pennellate di colore sono rappresentate dal bianco e dal grigio fumo, e da un’overalls tatuata pensata per (ri)scrivere anche la pelle delle modelle.
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Stampe grafiche, sfilacciature, catene e maxi nodi accompagnano tessuti lucidi e più sportivi, come il cappotto in matelassé che forma un alveare.
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La donna Comme des Garçons è un bocciolo o un frutto che si apre, lasciando intravedere i suoi strati sottostanti, o per meglio dire, i suoi bagagli.
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Protagonista della sfilata è il capospalla, che ancora una volta viene rivisto e rimaneggiato per trasformarsi da solo in un outfit, autonomo e completo.
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Anche Joseph preferisce agire sulle forme, tramite una galleria di immagini che mira a valorizzare la materia prima, grazie a linee semplici e giochi di luce e ombra.
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L’azienda by Joseph Ettedgui di stanza a Londra, predilige dunque materiali dal feel morbido e dal look lucente, come la seta e la pelle.
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La tavolozza rimane anch’essa semplice, tant’è che si articola sulle nuance della natura. A costruire le curve ci pensano balze, finti doppi strati, tessuti fascianti, plissettature ed arricciature.
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Chanel fa sfilare le sue donne a piedi nudi su una spiaggia da effetto ottico proprio nel Grand Palais: nessun altro miglior contrasto con i tailleurini delle rich bitch.
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Ma questa volta, per appetere le Millennials, la nota casa di moda francese non usa solo il maxi lettering verticale sulle collane e i mini marsupi. Decide, infatti, anche di abbinare il pantalone capri ed il crop top alla giacca lunga e ai guanti da amante della velocità.
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Accorcia loro la gonna, offrendo un secondo strato sotto lo spacco, allarga ed accorcia i pantaloni rendendoli coulotte, trasforma il famigerato bouclé in una tunica, in un gilet-life vest, (da abbinare alla camicia oversize a quadri), e persino in un prendisole.
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E infine dice a tutti che, per l’anno prossimo, le borse da portare saranno due. Incrociate. Un po’ come quando si è in aeroporto e tocca caricare solo il bagaglio a mano.
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Perché la donna di Karl Lagerfeld sarà anche la classica borghese degli anni Novanta, ma ricordate che è giovane e punta alla vita da spiaggia pratica e intelligente.
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Infatti tra un puntatina sotto l’ombrellone con i sabot trasparenti e un bagno a mare con la clutch imbottita, il direttore creativo della doppia ci, destruttura il tessuto più famoso al mondo creando righe sottili, mélange e micrografiche anni Settanta, come il taglio di alcuni capi.
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Con il colour-blocking ci abbina la micro-mini in finta pelle e il denim ricamato. Ma anche il knitwear e l’abito da sera con lustrini e trasparenze.
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Kenzo non si smentisce, infatti anche quest’anno vira sul colore, che si esplica soprattutto in micrografiche e grafiche animalier. 
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La maison francese si libera però delle misure XXL, per avvicinarsi, con garbo e sensualità, a tessuti fascianti ed avvolgenti, come il pizzo e la maglia.
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Eppure, guardando più da vicino, utilizzando stoffe rilucenti, trasparenze e pattern a contrasto, gioca ancora una volta sulla logica degli strati.
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In più con tagli asimmetrici, rouches, maniche a sbuffo, guanti lunghi ipercolorati e sovrapposizioni reinterpreta il concetto di classe ma non di genere.
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Infatti è con gli stessi principi che ammoderna anche il daywear per l’uomo, che sfila immediatamente dopo la collezione femminile.
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Pur utilizzando quasi gli stessi motivi e quasi la stessa palette di colori fluo e basic, in questo caso, la parola d’ordine è morbidezza.
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give-a-roar · 7 years ago
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Rivelazione della Paris Fashion Week 2018 è sicuramente Ellery, marchio dell’australiana Kym Ellery, laureata alla Central Saint Martins.
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La stilista gioca infatti con i volumi e le forme, utilizzando tessuti che si trovano a metà tra passato, presente e futuro. È il caso del trench metallico, del completo in maglia seconda pelle, e del crop top con maniche strutturate.
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Ma anche di stampe e intagli che decorano, di trasparenze, balze, finti strati e tagli costruiti ad arte per modificare le forme.
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Capi fascianti ed al tempo stesso leggeri, che vengono costruiti proprio con quegli elementi, come sciarpe e lacci, che sembrano decostruirli.
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È stata una sorpresa anche Ètoile, la seconda linea di Isabel Marant. Per la primavera/estate 2019, la designer parigina mescola athleisure e frange, denim patchwork e balze romantiche, per dare vita ad una collezione che si ispira all’America dei cowboy.
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Oltre al cotone, utilizzato anche per produrre i jeans, le stoffe di punta sono la felpa e il pile ma anche il duvet, che vengono utilizzati in modi non convenzionali, insieme ai capi-simbolo dei Millennials, come l’overalls e il bomber, il knitwear e i leggings tecnici.
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Ma a fare la parte del leone sono anche le fantasie: prima tra tutte la riga, (offerta anche in formato colour-blocking), i fiori tapestry e gli scacchi in stile lumberjack.
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Lo stilista inglese (di origini spagnole) John Galliano attinge al mondo amish o alla società giovane di primo Novecento che viene rappresentata in Picnic at Hanging Rock di Peter Weir (o meglio, nell’omonimo romanzo di Joan Lindsay), per cambiare il modo che abbiamo di abbinare i capi, o, per meglio dire, di vedere lo stile.
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Lo fa unendo tessuti ricamati ed impalpabili a capi più sostenuti, che trasforma in joggers con bretelle e tute. Sarà anche per questa ragione che gli uomini sfilano insieme alle donne, e che la giacca elegante da uomo si ammanta di stampe grafiche.
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Infatti, accanto a colori pastello e frills vittoriani, svettano anche strati dal look maschile, stampe geometriche e bicolor.
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Quella del designer nato a Gibilterra è una rivisitazione, che unisce gusto casual anni Novanta, capi della classe operaia e tessuti e accessori più attuali, come il mesh e le frange, per rendere la collezione irriverente e divertente.
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Lavora invece con le pieghe Givenchy, lo storico marchio di moda francese guidato, dal 2017, dall’inglese Clare Waight Keller.
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Senza Riccardo Tisci, la maison torna agli albori, puntando tutto sulle forme over e le stoffe lucenti.
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Ma anche offrendo una nuova interpretazione dell’eleganza, unendo il chiodo in similpelle ai pants anni Ottanta a vita alta, e il blazer elegante ai pantaloni cargo.
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E poi abiti bicolor, top che rimandano al mondo del BDSM, stampe dagli effetti ottici e tagli asimmetrici.
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Uomini e donne sfilano insieme, per assottigliare sempre di più le distanze, anche grazie a strass e plissé.
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Importante anche il gioco di arricciature e panneggi, accompagnati da una palette di netti contrasti, che aggiungono, alla tipica eleganza glamour un po’ anni Cinquanta del brand, un tocco aerodinamico di gusto futurista.
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give-a-roar · 7 years ago
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È un cammino in solitaria che non sembra più includere il ricordo di Alexander McQueen, lo stilista inglese morto nel 2010 e dal quale Sarah Burton ha raccolto il testimone.
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Quella che ha sfilato a Parigi quest’anno, sembrava portare infatti la firma di D&G durante la sua collezione Viva La Mamma! Tutta colpa di fiori rossi e foglie.
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Eppure, seppur in misura molto minore rispetto agli anni passati, Alexander è più vivo che mai, e lo si vede nei frills, nelle balze, nelle arricciature e negli abiti fascianti.
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Ma anche nei tagli, nelle stoffe marmorizzate e nei trafori, dove si trova, con il supporto del beauty (che ci regala trecce boxer) e della pelle, quello stile punk che tanto aveva stregato sia l’establishment del fashion che il mondo dell’arte.
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La collezione è scarna ma arricchita da una festa, che è anche un mix&match, di tessuti e decorazioni. Tra cui pizzo sangallo e macramé, paillettes e seta, e le storiche armature-corpetto con le maniche a sbuffo.
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Anche Emanuel Ungaro, nella figura del direttore creativo siciliano Marco Colagrossi, si affida a tessiture e tessuti luccicanti, per creare capi semplici ma di forte impatto, come la giacca double-face, l’abito a portafoglio patchwork e il minidress a sacco in tessuto metal, dorato e stropicciato.
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I materiali vengono infatti utilizzati a sorpresa, per sdrammatizzare gli outfit. Com’è anche nel caso del pantalone trasparente e dell’abito a tubino arricchito da un doppio strato che ricorda la tessitura della canapa.
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Gioca con i materiali anche Cédric Charlier. La griffe belga propone, per la primavera/estate 2019, top di cotone decorati con ganci ad anello.
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Ma anche camicie crop che lasciano intravedere il bikini, trench bicolor e pantaloni jacquard.
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Il giovane stilista, entrato nel sistema moda nel 2012 con il brand che porta il suo nome, si prende gioco delle regole in maniera elegante, delicata e divertente.
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Un po’ quello che accade anche da Chloé, la casa di prêt-à-porter di lusso fondata nel 1952 proprio a Parigi e la cui direzione creativa è oggi nelle mani di Natacha Ramsay-Levi, già donna di Balenciaga e Louis Vuitton.
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Tagli asimmetrici, tessuti scivolati e cinture morbide in vita ci parlano di una collezione che strizza l’occhio agli anni Settanta.
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Volendo giocare anche con stampe patchwork dove campeggiano fiori geometrici e stilizzati, greche e micrografiche, che si uniscono, a sorpresa, a stampe pop ed arabeschi, bicromatismi netti e crochet.
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Rispolvera la tradizione anche Courrèges, marchio ora appartenente ad Artemis.
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Attraverso i tessuti tecnici ed una palette neutra, la storica firma francese della moda propone i suoi capi futuristici mescolando le texture, gli stili e i tagli, facendo anche leva sulle trasparenze.
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Gioco di tessiture e tagli anche sulla passerella di Dundas, dove il camouflage acquisisce una sua eleganza, grazie a pizzo e paillettes.
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Norvegese, formato alla Parsons The New School For Design, Peter Dundas è affezionato al glamour sensuale degli anni Settanta e Ottanta.
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Come testimoniano anche pieghe, nodi ed arricciature, frange, spalle armate, top halter, stoffe animalier, lunghezze mini-micro e lurex.
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Novità invece da Elie Saab. Lo stilista israeliano mette infatti, parzialmente da parte, la sua tavolozza candida e i suoi ricami delicati, quelli che hanno costruito il successo dei suoi abiti da sposa, per giocare con scelte più bold.
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Come nel caso dei decori sbrilluccicanti e dei trafori laser e delle tonalità scure utilizzate sui layer, dove la camicia è un mini abito abbinato a stivaloni e micro shorts e i maxi abiti si uniscono alle t-shirt. Un’eleganza resa rock anche da fiori sensuali e trasparenze bon-ton.
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