Benvenuto nel nostro blog sull'intelligenza artificiale! Leggi i nostri articoli se vuoi rimanere aggiornato sulle novità dell' A.I.
Don't wanna be here? Send us removal request.
Text
L’ influenza dell’I.A. sulla società del futuro
Negli ultimi anni quasi tutti gli aspetti del nostro modo di vivere e di lavorare sono diventati sempre più digitalizzati ed in questo scenario l’intelligenza artificiale ha dimostrato il suo potenziale nei più diversi ambiti. L’intelligenza artificiale tocca quasi ogni aspetto della nostra vita quotidiana e pare inevitabile in quest’ epoca di tecno-determinismo; tuttavia questo processo è solo all’inizio perciò bisognerebbe chiedersi quali effetti potrebbe avere un’invasione così massiccia della tecnologia sulla nostra società ed in che modo l’ I.A. potrebbe influenzare le nostre vite.

Immagine simbolo dell’influenza dell’ A.I. sull’uomo. Fonte: Pixabay
La principale preoccupazione è che i sistemi intelligenti possano portare, in futuro, ad un alto tasso di disoccupazione conseguente all’automazione dei vari settori lavorativi. Tuttavia non è la prima volta che nella storia ha luogo un fenomeno analogo, basti pensare al XVIII secolo ed alla rivoluzione industriale, allora, così come oggi, il punto interrogativo inerente all’occupazione umana è stato e può essere tutt’ora risolto con l’introduzione di nuove figure professionali, fondamentali nel nuovo panorama lavorativo creato dall’automazione. Ray Kurzwail, ignegnere capo di google, afferma:
“Will robots takes our jobs in the future? Probably, but that’s really no big deals, we’ll just make new ones.“
“I robot ci ruberanno il lavoro? E’ probabile, si. Ma non è questo un gran problema, ce ne inventeremo degli altri.“
L’ automazione innescata dall’intelligenza artificiale renderà il lavoro più preciso ed apporterà profondi cambiamenti nel nostro stile di vita. I settori lavorativi maggiormente influenzati dall’ I.A. saranno quelli più suscettibili all’automazione e all’analisi dei loro processi operativi: vendite, produzione, logistica e trasporti. La guida autonoma ad esempio potrebbe ridurre del 90% la percentuale degli incidenti stradali ed il settore produttivo potrebbe vedere una maggiore efficienza. L’intelligenza artificiale potrebbe anche migliorare le nostre condizioni ambientali, Elon Musk e colossi come Google stanno investendo in nuove tecnologie per ripristinare la salute del pianeta. L’I.A. potrebbe anche dar vita ad un nuovo tipo di capitalismo, infatti, sfrutterà i dati digitali di persone ed oggetti per creare prodotti e servizi personalizzati (Internet of Things). La rivoluzione dei consumi innescata dall’ A.I. si baserà su una migliore capacità di attingere alle preferenze dei consumatori, soddisfando le richieste individuali e catturando così una fetta più ampia di mercato.

Immagine di robot intelligenti al lavoro. Fonte: Pixabay
Oltre ai possibili risvolti sopra citati questa nuova potente tecnologia, se usata in modo sbagliato, potrebbe diventare molto pericolosa. Il primo pericolo a cui bisogna prestare attenzione è la salvaguardia della privacy, sarà fondamentale custodire con maggiore attenzione i nostri dati personali poichè l’accesso ad essi sarà facilitato. Il controllo politico delle innovazioni tecnologiche diventerà quindi di cruciale importanza come afferma il sociologo francese Jacques Eull. In ultima analisi come afferma lo storico Kranzemberg: “La tecnologia non è nè buona nè cattiva dipende dall’uso che se ne fa”. Quindi bisognerà regolamentare mediante principi etici i sistemi dotati di A.I. poichè avranno capacità decisionale autonoma.
Michele Catena Cardillo
0 notes
Text
Saremo curati da robot?
L’ intelligenza artificiale, fin dalla sua nascita, ha sempre trovato importanti applicazioni in campo medico e porterà a grandi trasformazioni nel sistema sanitario.
Le applicazioni già in uso spaziano dalla telemedicina al controllo e dosaggio di farmaci, dalla chirurgia robot-assistita all’assistenza infermieristica virtuale, arrivando perfino alla radiologia e alla diagnosi di condizioni di insufficienza cardiaca.
I settori sanitari coinvolti in questo tipo di studi sono in aumento, infatti, sono sempre di più i big della tecnologia che puntano a sfruttare l’intelligenza artificiale in questo campo. Il ramo di google che si occupa di scienza della vita, ad esempio, ha lanciato il progetto Deepmind Health che è in grado di processare milioni di informazioni a carattere medico in pochi minuti, velocizzando processi sanitari come l’archiviazione di cartelle cliniche. Lo stesso dipartimento di google sta lavorando al progetto Baseline Study che sfrutta sofisticati algoritmi i quali utilizzano i dati genetici raccolti tramite tecnologie per il monitoraggio delle malattie per studiare lo stato di salute delle persone. I due colossi statiunitensi Intel e Ibm non sono rimasti indietro rispetto a questo nuovo impiego dell’ I.A., Intel infatti ha recentemente lanciato un concorso per sviluppare un algoritmo capace di leggere le radiografie e altri dati medici di un paziente per prevedere la crescita del tumore, confrontando sintomi e storia clinica del paziente con quelle di altri. Ibm invece ha consentito all’intelligenza artificiale di entrare nei reparti degli ospedali, grazie al progetto Waston infatti l’azienda sembra essere riuscita a fornire con due anni di anticipo, rispetto ai metodi tradizionali, le diagnosi di insufficienza cardiaca.
Immagine simbolo della simbiosi tra computer e medicina. Fonte: Pixabay
Nonostante l’ I.A. sia già un valido aiuto per la medicina c’è ancora molto lavoro da fare; le simulazioni basate sull’intelligenza artificiale potrebbero risolvere alcuni dilemmi della medicina tradizionale, come ad esempio fornire a persone paralitiche la possibilità di controllare nuovamente i loro movimenti. Intel ha messo a disposizione i propri chip nel progetto Intelligence Spine Interface per ripristinare, almeno in parte, (grazie all’I.A.) l’utilizzo di arti paralizzati da lesioni spinali. L’ I.A. potrebbe aiutare i chirurghi e gli operatori sanitari a facilitare il loro mestiere diminuendo i rischi per i pazienti oppure potrebbe essere impiegata per prevenire gli effetti collaterali di un farmaco o ancora, come dimostra la Stenford University, potrebbe diagnosticare il cancro della pelle usando delle semplici immagini scattate da uno smarthphone.

Immagine simbolo del legame tra robotica e medicina. Fonte: piqsels.
I risvolti positivi che ne possono derivare sono indubbiamente molteplici, tuttavia c’è bisogno anche di tenere in considerazione diversi aspetti negativi derivabili dall’ utilizzo dell’I.A. Quando si parla di I.A. il primo elemento che va tenuto a mente è la salvaguardia della privacy: i dati raccolti sui pazienti potrebbero circolare liberamente. Inoltre, si pone un’ulteriore questione etica: se la terapia prescritta dovesse fallire di chi sarebbe la colpa, del medico o dell’algoritmo? La risposta a questa domanda è fondamentale, sancisce infatti i limiti dell’I.A. in un settore così delicato. Bisogna sempre ricordare che sta agli uomini gestire l’innovazione tecnologica in modo virtuoso ed etico, come ricorda anche lo storico della tecnologia Melvin Kranzeberg, l’I.A. non potrà mai sostituire del tutto il lavoro dell’uomo ma deve essere utilizzata solo come strumento di ausilio alla medicina tradizionale.
Michele Catena Cardillo
0 notes
Text
La scoperta di un nuovo mondo
La mia prima esperienza nel mondo della rete risale a quando avevo dieci anni quando vidi per la prima volta mio padre usare il computer.
Io, che ero ancora un bambino, non capivo come questa grande scatola grigia potesse aprirmi le porte del mondo digitale, allora mio padre mi presentò internet descrivendomelo come una rete di collegamenti che ricopriva l’intero pianeta e alla quale era possibile accedere tramite il computer, l’oggetto ignoto che mi trovavo ad osservare, con cui era possibile svolgere altre mille attività.
La prima volta che mio padre mi permise di navigare sulla rete fu quando mi consentì di parlare con dei miei cugini australiani tramite una pagina chiamata Facebook, fui profondamente affascinato dal riuscire a parlare con delle persone dall’altra parte del pianeta. A partire da quel momento, di tanto in tanto, iniziai ad usare anch’io il computer, partendo inizialmente con la sua supervisione in modo tale da poter imparare a navigare sul web nel modo corretto. Da quel giorno si aprì per me un nuovo mondo; per i primi tempi, come insegnatomi da mio padre, mi intrattenevo sulla home page di facebook trascorrendo gran parte del tempo a parlare con i miei amici e parenti, poco dopo capii che era possibile aprire anche altre finestre che mi permettevano di cercare su un qualsiasi motore di ricerca ogni tipo di informazione, iniziai così a trascorrere al computer gran parte del tempo libero appassionandomi sempre di più a quella scatola misteriosa.

Immagine di Facebook. Fonte: flickr
Man mano che crescevo il funzionamento di questa macchina mi incuriosiva sempre di più; iniziai perciò ad utilizzare il web per informarmi sul complesso funzionamento del personal computer e ad allargare la mia conoscenza del mondo dell’informatica finendo per appassionarmi allo studio dell’ hardware e del software del pc e dei nuovi dispositivi elettronici, come gli smartphone, che stavano sempre più prendendo piede. Iniziai facendo ricerche su Google affidandomi principalmente a Wikipedia e diversi altri siti non curandomi della loro affidabilità e della veridicità dei contenuti; al tempo ero ancora totalmente ignaro dei pericoli e delle falsità che popolavano il mondo di internet.
Successivamente iniziai a documentarmi meglio per comprendere in maniera più precisa il funzionamento del computer (finendo così per appassionarmi allo studio della programmazione in html e java) e soprattutto di internet poichè mi resi conto che in rete è fondamentale saper distinguere le informazioni vere da quelle false.
Michele Catena Cardillo
1 note
·
View note
Video
youtube
Ciao questo è il mio video di presentazione per il corso di Rivoluzione Digitale. Sei curioso di scoprire le intelligenze artificiali che stanno cambiando il mondo? Leggi i nostri post! 😝👍
0 notes
Video
youtube
Ciao! questo è il video di presentazione al blog che ho caricato sul mio canale
2 notes
·
View notes
Video
youtube
Ciao, questo è il mio video di presentazione dove parlo del blog, spero che vi piaccia
0 notes
Video
youtube
Questo è il mio video di presentazione per il nostro blog di Intelligenza Artificiale.
Se sei curioso di scoprire le intelligenze artificiali che stanno cambiando il mondo non perderti i nostri post. Il futuro è alle porte non vorrai rimanere nella Preistoria, sei pronto per il cambiamento ??? 🤩🤙🏻
0 notes
Text
OpenAI conferenza di aprile, di cosa si è parlato?
Il 27 aprile di quest’anno l’azienda OpenAI ha tenuto il primo simposio sull’intelligenza arrtificiale, cercherò di spiegare il più possibile chiaramente di cosa si è parlato, ci tengo a sottolineare che io non sono un esperto, spero di non fare grossolani errori nel riportare i discorsi di persone molto più ferrate nel campo e vi invito a guardare la conferenza, disponibile su Youtube
Gli ospiti e gli argomenti che si sono succeduti sul palco sono:
Learning Dexterity Relatore: Wojciech Zaremba, OpenAI
Learning From Play Relatore: Pierre Sermanet, Google Brain
Doing for Our Robots What Nature Did for Us Relatore: Leslie Kaelbling, MIT
Treating People as Optimizers in Human-Robot Interaction Anca Relatore: Dragan, UC Berkeley
Social-Emotional Intelligence in Human-Robot Interactions Relatore: Jin Joo Lee, MIT / Amazon
What Should Be Learned Relatore: Chris Atkeson, CMU
Robots That Adapt Like Natural Animals Relatore: Jeff Clune, Uber AI / University of Wyoming
Come possiamo vedere le organizzazioni coinvolte sono aziende o università molto importanti nel settore.
Proverò ad approfondire uno di questi che mi ha particolarmente colpito per i temi trattati, la chiarezza con cui vengono espressi concetti molto complessi e le soluzioni che vengono proposte.
Doing for our robots what nature did for us
Leslie Kaelbling, professoressa del MIT (Massachusetts Institute of Technology), sale sul palco per proporre un modo di dare ai nostri robot quello che la natura ha dato a noi.
Inizia proponendo un problema apparentemente semplice: preparare il tè in una casa che non si conosce, una cosa del genere, nonostante sembri facile involve molte azioni: versare, prendere l’acqua, farsi spazio sul tavolo per servirlo e molto altro.
Il risultato della preparazione di una tazza di tè da parte di un robot inadatto, Fonte: Slide della professoressa Kaelbling
Per risolvere un problema del genere secondo la professoressa la macchina ha bisogno di una funzione che, prendendo in input tutte le cose successe al robot fino ad allora, restituisca in output una risposta al problem che sta affrontando.
Per costruire questo algoritmo viene proposta una combinazione tra
Scrittura della funzione da 0
Fare ingegneria inversa sulla mente umana
Implementare una sorta di evoluzione come quella che c’è stata per l’umanità per l’algoritmo
Una combinazione di queste tre vie è necessaria in quanto ognuna da sola presenta dei problemi non da poco
La scrittura della funzione da 0 da parte di un team di ingegneri risulterebbe lunga e onerosa.
La mente umana è ancora troppo complessa per un opera del genere
L’evoluzione impiegherebbe fin troppo tempo a portare risultati concreti
La relatrice propone quindi di insegnare un robot delle azioni di base come spingere, tirare, versare e così via, e di insegnare al robot a combinare queste azioni per svolgere i compiti a cui viene assegnato.
Guglielmo Borzone
0 notes
Text
Siamo o saremo cyborg.
Stephen Hawking temeva che un giorno potesse sopraggiungere la singolarità tecnologica e la conseguente estinzione dell’uomo. Le parole dell’astrofisico sono un avvertimento per vigilare al meglio sulle I.A. e prepararsi alle possibili conseguenze negative. Spende anche buone parole riguardo la nuova tecnologia:
“Forse, con questi nuovi strumenti, riusciremo a rimediare ai danni che stiamo infliggendo alla natura e forse potremo essere in grado di sradicare povertà e malattie.”
La capacità di auto aggiornarsi, auto evolversi, progredire, supererebbe il genere umano incapace di reggere il passo. I film di fantascienza si sono sbizzarriti in questo campo. In “AVENGERS Age of Ultron” il protagonista Ultron un’intelligenza artificiale creata da Tony Stark (Ironman) si crea un corpo ed è pronto a distruggere la razza umana.
Ultron intelligenza artificiale protagonista del film “Avengers Age of Ultron”. Fonte: flickr
Elon Musk probabilmente intimorito dalla visione del film, ma soprattutto dalla possibilità reale che possa accadere, nel luglio 2016 fonda la start-up Neuralink.” Neuralink sta sviluppando interfacce cervello-macchina a banda ultraelevata per connettere umani e computer. “
Logo Neuralink start-up di Elon Musk. Fonte: Wikipedia
Può intimorire il fatto di implementare nella propria corteccia celebrale strumentazioni tech. Ma tutto questo in realtà sta già accadendo perché come sostiene Elon ci troviamo davanti a un terzo stadio digitale. Questo stadio ci vede come protagonisti. Ognuno di noi possiede sul proprio cellulare un sacco di applicazioni che usa quotidianamente. Con questi dispositivi abbiamo la possibilità di accedere a qualsiasi libro o qualsiasi canzone, possiamo svolgere calcoli complicatissimi con un semplice foglio di calcolo.
“Le persone, secondo me, non si rendono conto che di fatto sono già dei cyborg. Siamo creature diverse rispetto a quelli che eravamo venti o dieci anni fa. [...] La gente è un tutt'uno con i propri cellulari e il proprio computer e le proprie applicazioni.”
Il miliardario ritiene che nella nostra società il telefono, come qualsiasi altra tecnologia, sia diventato una prolunga del nostro braccio e ne abbiamo bisogno nel quotidiano. Non possiamo reggere il passo con tecnologie che risolvono milioni di calcoli in tempi infinitesimali.
La tecnologia di Neuralink è ancora agli albori, ma vorrebbe inserire nel nostro cervello i nostri dispositivi tecnologici e vorrebbe arrivare alle telefonate telepatiche e non solo. Un miglioramento vero e proprio della nostra persona, transumanesimo, che ci permetterà di risolvere problemi che a noi ora risultano impossibili. Perché da un lato ci aiuterà nelle operazioni più semplici, come accendere la televisione con la mente, ma ci porterà a un livello superiore di conoscenza, per esempio con la possibilità di espandere la nostra memoria. Ma siamo davvero pronti per questo cambiamento ?
Federico Cavallo
0 notes
Text
Intelligenza artificiale: da Turing ad A.L.I.C.E e oltre
Nel 1950, Alan Turing inizia una sua pubblicazione con la frase:
I propose to consider the question, "Can machines think?”.
Propongo di considerare la seguente domanda, “Possono le macchine pensare?“.
Dopodiché ci spiega la sua idea per dare una risposta a questa domanda: un test, anche abbastanza semplice in realtà.
Due interlocutori (A e B) sono dietro una parete, separati da un terzo interlocutore (C), a questo punto C inizia a porre delle domande, a cui sia A che B rispondono scrivendo su carta, dopo alcune domande C deve tentare di indovinare quale tra A e B sia la macchina e quale l’uomo.
Una schematizzazione del test di Turing. Fonte: Wikipedia
Nel 1990 un inventore americano, Hugh Loebner, decide di istituire un premio per chiunque fosse riuscito a costruire una macchina in grado di superare il test di Turing, appena cinque anni dopo A.L.I.C.E. (Artificial Linguistic Internet Computer Entity) riesce a vincere la sfida.
Alice è un chatbot, un programma informatico che simula una conversazione con un umano, un enorme albero di strutture condizionali dove ad ogni domanda corrisponde una risposta, programmato da un informatico di nome Richard Wallace, che è tra i creatori del AIML, un dialetto del XML costruito appositamente per le intelligenze artificiali
Dai primi anni 2000 fino a oggi si sono fatti enormi passi avanti nel campo delle intelligenze artificiali, anche grazie al avanzamento tecnologico che si è sviluppato nello stesso periodo; ad oggi l’intelligenza artificiale permette di effettuare previsioni di vario genere, di riconoscere il volto di una persona e addirittura effettuare diagnosi.
Eppure ci possiamo ancora chiedere quello che Turing si chiedeva nel 1950, nel 1980 John Searle, un professore di filosofia alla Berkeley (California) convinto che il test di Turing non fosse abbastanza per definire la capacità di pensare e portò una confutazione: la stanza cinese.
La macchina che viene esaminata è programmata per conversare in cinese, riesce a superare brillantemente il test di Turing, a questo punto diremmo che la macchina abbia la capacità di pensare e di capire il cinese, ma Searle immagina questo: lui ha il codice della macchina (scritto in inglese), molta carta e tanta, tanta pazienza; a questo punto lui potrebbe, seguendo dettagliatamente ogni istruzione del programma, riprodurre il comportamento del pc, senza però effettivamente capire il cinese, dimostrando così che la macchina non capisce cosa gli viene detto ma risponde solamente a dei segnali di input.
La domanda rimane quindi, dopo quasi 70, ancora senza risposta.
Guglielmo Borzone
0 notes
Text
Deep Blue il primo computer ad essere un campione di scacchi
Dalla nascita dell'intelligenza artificiale si è sempre trovata la necessità di mettere a confronto l'uomo e macchina e un modo per testare le capacità di calcolo di un computer è il gioco degli scacchi in quanto esso presenta delle semplici regole ma numerosi rompicapi logici.
Feng-hsiung Hsu uno studente della Carnegie Mellon University, per il progetto della sua tesi costruì il chipTest un computer scacchistico capace di ricercare circa cinquantamila mosse al secondo. Hsu dopo aver conseguito il Dottorato di ricerca venne assunto dalla IBM Research per lavorare sui computer scacchistici, in particolare al progetto "Deep blue".
Dopo la realizzazione del progetto, nel 1996 la versione primordiale del Deep Blue vene sconfitta dal campione del mondo di scacchi Garry Kasparov. In seguito alla sconfitta il Deep Blue fu rivisitato aggiungendo in memoria altre librerie di aperture e chiusure rendendolo temibile soprattutto all'inizio e alla fine in una partita, il computer era in grado di calcolare duecento milioni di posizioni al secondo.

Foto del Deep Blue. Fonte: wikipedia
Nel maggio del 1997 il super computer Deep Blue e il campione Kasparov si risfidarono nel grattacielo Equitable Center di New York; la prima partita fu vinta da Kasparov ma alla fine delle sei partite disputate vinse Deep Blue. Dopo aver perso Kasparov iniziò a sospettare che Deep Blue fu aiutato da parte di un abile giocatore umano in quanto la macchina non si trovava fisicamente nella stanza in cui si stava disputando la partita.

Immagine che ritrae la partita disputata tra Kasparov e Deep Blue a Equitable Center. Fonte: flickr
Kasparov chiese alla IBM la rivincita, ma non gli fu mai concessa e ne meno gli furono consegnati tabulati riguardanti la partita finale che aveva richiesto, ciò è dovuto al fatto che IBM aveva raggiunto il suo obbiettivo cioè ottenere maggiore visibilità e aumentare il valore delle loro azioni a Wall Street, e dimostrare che sono in grado di costruire dei computer che riescono a superare l'uomo grazie alla loro intelligenza artificiale e al enorme potenza calcolo.
Antonino Di Gregorio
0 notes
Text
Primi passi nel mondo della rete
Come per molte cose della mia infanzia, del mio primo contatto con il mondo di internet ho un ricordo offuscato, ho iniziato a usare il computer di casa insieme a mio padre all’età di 8 anni: avevo alcuni giochi educativi da usare al pc , tra questi uno dei miei preferiti era ‘Imperium le grandi battaglie di Roma’, dotato di componente online.
Avevo provato più volte a giocare online per sfidare persone in tutto il mondo, ma senza successo, non so se per un problema o perché mio padre avesse deciso di disabilitare le funzionalità online.
Qualche anno dopo, ero probabilmente in prima media o giù di lì, mio fratello mi mostrò che aveva scaricato un gioco sul computer, totalmente gratuito e soprattutto totalmente online.
il gioco era Metin2: un MMORPG (massive multiplayer online roleplaying game), creato da una casa koreana. Il gioco ti permetteva di creare un personaggio e combattere nel mondo di gioco per salire di livello e potenziare il proprio eroe.

Il personaggio di un giocatore di Metin2, sulla destra possiamo vedere l’inventario. Fonte: Flickr
Molto popolare all’epoca, il gioco aveva un gran numero di utenti e la componente multiplayer era fortemente presente, migliaia di giocatori interagivano tra di loro in quest’ambientazione orientale.
Rimasi estasiato da tutto ciò, l’idea che dalla mia stanzetta controllando il mio personaggio potevo parlare con persone provenienti da tutta Europa (il gioco era diviso in macro zone) era semplicemente incredibile.
In breve tempo la rete divenne parte integrante del mio mondo, la usavo per trovare nuovi giochi da provare o vedere video su Youtube, passavo molto tempo su di essa a scoprire le cose più disparate.
Ho l’abitudine di controllare Wikipedia ogni volta che non conosco qualcosa, a volte mi fermo a pensare come avrei dovuto fare se non avessi internet: enciclopedia, giornali, passaparola, per avere quell’informazione avrei dovuto seguire una via molto più tortuosa che semplicemente mettere la mano in tasca e sbloccare il telefono.
Spesso non ce ne rendiamo conto ma in tasca abbiamo una delle invenzioni che più di tutte hanno cambiato la vita dell’uomo, ci permette di scoprire cose nuove ogni giorno e di accrescere così le nostre competenze
Guglielmo Borzone
0 notes
Text
Guida autonoma, a che punto siamo ?
Chi non vorrebbe guidare Kitt, una Pontiac Firebird Trans Am, protagonista della serie Supercar. Guida autonoma, controllo remoto, assistente vocale, turbo boost, rampino, resistente sotto acqua, e con altri infiniti gadjet.

Kitt, macchina protagonista della serie Supercar. Fonte: Pixabay
Oggi nel 2019 siamo tuttavia ancora molto lontani dal livello di automazione della futuristica auto degli anni ottanta.
L’Istituto Federale di Ricerca per i Trasporti e la Mobilità tedesco, il Bundesanstalt für Straßenwesen, ha elencato i cinque livelli di automazione che le automobili posso implementare:
1. Alert acustici o visivi
2. Possibilità di lasciare il volante
3. Possibilità di distogliere gli occhi
4. Possibilità di distogliere l’attenzione
5. Assenza di pedali e volante
Per adesso le maggiori tecnologie adoperate sulle auto permettono di arrivare fino al secondo livello. Nella auto Tesla infatti è possibile utilizzare l’autopilot. Infatti, in determinati tratti stradali (dove la carreggiata è sufficientemente larga e delimitata dalle strisce) è possibile attivare questa modalità che consente di rilasciare le mani dal volante e lasciarsi portare dalla macchina, senza distogliere lo sguardo.

Tesla Model S (a sinistra) e Tesla Model X (a destra). Fonte: Wikipedia
Il computer utilizzato sui modelli della Tesla è stato definito dal suo fondatore Elon Musk come : ”il miglior chip al mondo” (durante l’Autonomy day event di Tesla a Palo Alto). La nuova tecnologia chiamata Full Self-Driving (FSD) ha sostituito la precedente NVIDIA Drive Xavier molto meno efficiente. FSD consumava di più rispetto al precedente (72W invece di 57W) ma il nuovo computer garantisce 144 trilioni di operazioni per secondo contro i 21 Drive Xavier.
L’obiettivo principe del sistema è quello di gestire un enorme quantità di dati e minimizzare l’errore a zero per evitare incidenti stradali.
“Otto videocamere forniscono una visibilità a 360 gradi attorno all'auto in un raggio di 250 metri. Dodici sensori a ultrasuoni completano questo sistema di visione, consentendo il rilevamento di oggetti duri e morbidi a una distanza e con un'accuratezza quasi doppia rispetto al sistema precedente. Un sistema radar rivolto in avanti con capacità di elaborazione migliorate fornisce ulteriori dati sull'ambiente circostante su una lunghezza d'onda ridondante in grado di vedere attraverso la pioggia forte, la nebbia, la polvere e persino al di là delle auto precedenti. “
Tutti i dati acquisiti vengono gestiti da due reti neurali diffferenti. I calcoli per questo vengo effettuati due volte e poi messi a confronto, prima di operare una sterzata del volante. "La probabilità che questo computer fallisca è inferiore alla probabilità che a un essere umano sopraggiunga un mancamento" ha detto Musk durante l'evento .
Federico Cavallo
0 notes
Text
Machine Learning
Ultimamente non si fa altro che parlare d'intelligenza artificiale, in particolare del machine learning ciò e dovuto al fato che negli ultimi anni sono state sviluppate componenti hardware(soprattutto GPU e CPU) sempre meno costosi e sempre più efficienti che danno la possibilità di poter eseguire velocemente algoritmi con costo computazionale elevato, anche attraverso la diffusione di librerie OpenSource che agevolano lo sviluppo di software basati sull'apprendimento automatico.
Cos'è il machine learning?
Machine learning(termine coniato da Arthur Samuel nel 1959) chiamato anche apprendimento automatico è una branca dell'intelligenza artificiale che permette attraverso lo sviluppo di algoritmi di autoapprendimento di acquisire conoscenze dai dati(che possono essere strutturati cioè organizzati secondo degli schemi o non strutturati) sviluppando così una propria logica, con lo scopo di poter fare delle previsioni guidate da essi.
La conoscenza utilizzata non è più quindi quella umana trasferita nella macchina ma è appresa in maniera autonoma. Il ruolo del programmatore quindi è quello di definire come il programma dovrà apprendere, gli esempi e le informazioni da cui dovrà apprendere e una volta che l’apprendimento sarà stato soddisfacente, utilizzare questa conoscenza per prendere decisioni, automatizzando attività che solitamente richiedono l’intervento umano.
Nel machine learning possiamo distinguere tre principali tipi di approcci:
apprendimento con supervisione: consiste nel trarre un modello a partire dai dati di addestramento ovvero degli esempi dove sono noti i dati di input ed output, i quali ci consentirano di creare una funzione in grado di fare previsioni sui valori di uscita di un sistema rispetto ad un input.
apprendimento di rafforzamento: il sistema miglioria le proprie prestazioni sulla base delle interazioni con l'ambiente. Le informazioni relative allo stato corrente dell'ambiente includono anche un segnale di “feedback” detta anche ricompenza. Questo segnale è una misura della qualità con cui l'azione è stata misurata da una funzione di ricompensa.Tramite l'interazione con l'ambiente, il sistema può quindi utilizzare l'apprendimento di rafforzamento per imparare una serie di azioni che massimizzano questa ricompensa tramite un approccio esplorativo del tipo trial-and-error.
apprendimento senza supervisione: al sitema vengono forniti dati non etichettati o dati dalla struttura ignota. Utilizzando le tecniche di tale apprendimento siamo in grado di osservare la struttura dei nostri da dati, per estrarre da essi informazioni cariche di significato senza però poter contare sulla guida ne di una variabile nota relativa al risultato, nè una funzione di ricompensa.

Schema riassuntivo delle varie tecniche di apprendimento automatico (Fonte:vas3k’sblog)
Infine al contrario di quanto si possa pensare il machine learning presenta moltissime applicazioni nell'uso quotidiano, come il motore di ricerca Google (apprendimento senza spervisione), i filtri in grado di riconoscere ed eliminare lo spam dalla nostra posta elettronica(apprendimento con supervisione), software per il riconoscimento vocale si pensi al dispositivo Alexa sviluppato da Amazon e alla sua controparte Google Home che rispondono alle nostre necessità imparando dai dati che gli forniamo e appoggiandosi a molti altri servizi interconnessi fra loro, le piattaforme di streaming come Youtube, Spotify e Netflix che sono in grado di presentarci contenuti più in linea con le nostre esigenze imparando dalle nostre ricerche precedenti.
Antonino Di Gregorio
0 notes
Text
L’inizio...
La mia prima esperienza su Internet è stata illuminante, fantastica, travolgente, ma forse troppo tardiva, e per questo penso sia stato un vantaggio che mi ha permesso di assaporare al meglio tutte le possibilità del mondo digitale. Tutto questo per merito dei miei genitori.
Mi spiego meglio. All’età di otto entrai in casa di ritorno da scuola e vidi una grossa scatola grigia che occupava gran parte del tavolo posto nell’ingresso. Forte della mia grande curiosità volevo scoprire cosa si nascondesse dietro quel mostro grigio… ma mi fu impedito. Si chiamava computer e poteva usarlo solo papà.
La sera spesso mi capitava di osservare mio padre mentre pigiava i tasti di quella macchina. Il suo sguardo era rapito dalla luce del monitor che gli inondava il volto. In certe occasioni non riusciva a staccare gli occhi dalla “scatola”, cosi la chiamavo da bambino.
L’utilizzo del computer mi fu fortunatamente vietato per molto tempo. Usando quel nostro primo computer fatto di tante scritte, poco colore, poco divertimento mi sarei stancato dopo cinque minuti. E per questo in futuro avrei rifiutato ogni apparecchiatura elettronica simile al computer, memore di quel incontro che fortunatamente non avvenne. Avevo bisogno di gioco, divertimento; il computer a quel tempo non mi interessava.
Il giorno della svolta fu però il 28 novembre 2011 perché nel giorno della mia cresima mi venne regalato l’iPod touch della Apple di seconda generazione.

IPod touch Apple seconda generazione (Fonte: Pixabay)
Prima di quel giorno la mia vita online era completamente piatta, ma da quel giorno in avanti ebbe un’imponente impennata e tutto ebbe inizio da quel piccolo schermo di 3,5 pollici.
Mi creai una mail, un account Google e il gioco era fatto.
Inizialmente lo presi come un gioco infatti scaricai tutti i giochi presenti sull’App Store. Riempi in meno di una settimana tutti gli 8 GB di memoria. Il mio preferito era Jetpack Joryride. Con i miei amici ci sfidavamo a raggiungere il record più alto e una maggiore personalizzazione del personaggio. Inoltre, scoprii la piattaforma di Youtube per ascoltare musica. Ora mi sentivo libero di poter giocare, ascoltare e chiamare chi volessi. Perché nonostante non avessi un telefonino grazie all’app Viber era possibile effettuare chiamate con altri utenti in possesso dell’applicazione. L’audio era pessimo, ma per quanto mi riguarda sentivo benissimo tanto ero gasato.
L’utilizzo dell’iPod mi aprì la mente perché grazie alla grafica semplice e accattivante ero pronto per i nuovi telefoni e computer che sarebbero arrivati in futuro.
Federico Cavallo
0 notes
Text
Quella volta che divenni un “internaunta”
Ricordo che avevo dodici anni quando per la prima volta navigai su internet (diventando così ufficialmente un internauta) e la prima cosa che cercai era l’esistenza di cheats per i miei giochi del Game Boy Advance, in particolare per il mio gioco pokemon verde foglia (non altro che un remake del primo gioco uscito nel 1996 solamente in Giappone per Game Boy) in quanto volevo catturare tutti i mostriciattoli tascabili esistenti ed essere il miglior allenatore di tutti i tempi.
Breve parentesi doverosa per un gioco che ha segnato la storia dei videogiochi e anche per chi non conosce i pokemon(dai chi non ne ha mai sentito parlare?); i videogiochi pokemon vengono sviluppati dall’azienda informatica chiamata GameFreak, pubblicati dalla casa videoludica Nipponica Nintendo, ideati da Satoshi Tajiri ispirandosi alla sua passione per il collezionismo d'insetti e inoltre la parola pokemon deriva dalla contrazione delle parole Pocket Monster.
Logo del gioco Pokemon (Fonte: Wikipedia)
Da quella prima ricerca scoprì l'incredibile mondo del rom hacking che dava la possibilità attraverso l'utilizzo di editor di modificare i livelli, personaggi e dialoghi del proprio gioco preferito. Da qui nacque la mia passione per l'informatica.
Iniziai a utilizzare internet per delle ricerche scolastiche scoprendo però di non prendere tutte le informazioni presenti su di esso come oro colato in quanto chiunque può creare disinformazione ad esempio scrivendo dei falsi articoli di giornale(Fake news).
Convinto dai miei amici approdai nel mondo dei social network iscrivendomi su Facebook così da rimanere in contatto con loro anche dopo la scuola, ero stupito dalla possibilità di poter comunicare con i miei amici in tempo reale a distanza di chilometri e poter giocare online inseme a loro ai vari brower game offerti dalla piattaforma stessa, ricordo in particolar modo che giocavamo al famoso gioco FarmVille che dava la possibilità di simulare la vita di un agricoltore coltivando piante e allevando animali.
Più tempo passavo su internet più iniziavo a chiedermi come funzionasse una pagina web, quindi feci delle ricerche scoprendo così lo strepitoso linguaggio di markup HTML( HyperText Markup Language ) che permette di creare pagine web statiche attraverso dei semplici tag. Dopo aver imparato HTML iniziai a interessarmi ai linguaggi di programmazione e il primo linguaggio che imparai fu il C e dopo settimane di studio riuscì a creare il mio primo gioco, non altro che la digitalizzazione su console del classico tic tac toe e vederlo funzionare mi riempi di gioia.
Questa è in breve la mia prima esperienza internettiana e tutt'oggi rimango affascinato dall’idea che su internet ogni domanda trova una risposta e ogni curiosità viene soddisfatta.
Antonino Di Gregorio
0 notes