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Jamison Dwayne H. Forbes
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  ❪ ᴊᴀᴍɪsᴏɴ ❫ • class of 1989, american boy, biology professor, pizza lover, luxury life addicted, sports, sex & books are my life ╱╱ tenacious, endearing && sexy, he is the king — he is a dooddrear ❪ ᴅᴡᴀʏɴᴇ ❫ • ❛❛ Un guerriero non può abbassare la testa, altrimenti perde di vista l’orizzonte dei suoi sogni. ❜❜   
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jamisondwayneuniverse · 4 years ago
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☠️ New Role!                           Braiden & Jamison                         20/06/2021 ; Casa Forbes.                                #Ravenfire « Sai che potrei ricattarti con tutte le fotografie compromettenti che ho trovato? » È la voce di Braiden che sovrasta la tenue musica di sottofondo che tiene compagnia ai due cugini in quella soleggiata domenica di giugno. Il più giovane dei Forbes abbassa leggermente gli occhiali da sole che indossa, l’acqua fresca della piscina viene schizzata per qualche seconda in direzione del più grande, esattamente come succedeva quando erano piccoli e riuscivano a ritagliare un po’ di tempo libero dai duri allenamenti del nonno. « Ma dimmi, questo vino scadente dove lo hai acquistato? In una bancarella dell’usato? » Con una smorfia fintamente disgustata posa il calice sul bordo della piscina e sa bene di dar fastidio a Jamison ma è l’unico con il quale è davvero se stesso senza paure, senza maschere e senza alcuna limitazione.
Jamison Dwayne H. Forbes
Una voce roboante si sentì mentre il dooddrear versava due calici di vino bianco e frizzante per sé e il cugino. Era il membro della famiglia con cui andava più d'accordo, un legame fondato su quella fiducia che Jamison non concedeva così tanto benevolmente. Aveva fatto di quel rapporto uno dei più importanti, tante erano state le occasioni in cui erano stati protagonisti, e quelle foto di cui accennava Braiden erano reperti che sarebbe stato meglio non dissotterrare. « Forse non ricordi che nelle stesse foto ci sei anche tu... E se vado a fondo io, tu porti il tuo culo con me, mio caro... E per la cronaca questo vino è ottimo, sei tu che non riconosceresti uno champagne da un vino in cartone. » Replicò con quel tono goliardico che era un poco la sua firma. S'erano sempre presi in giro, fin da quando erano piccoli, ma sapeva che avrebbe sempre potuto contare su di lui. Dopo il primo sorso di vino, Jamison si sedette sul bordo rivolgendo tutta l'attenzione al cugino. « Allora, come stai? »
Braiden Forbes
« Per tua sfortuna, io, sono quello bello e fotogenico in qualsiasi fotografia. Mi spiace metterti di fronte a questa dura realtà ma, mio caro cugino, andresti a fondo solo tu perché io sono perfetto in qualsiasi immagine. » Un ghigno compare di nuovo sulle labbra del minore del Forbes, non vi è cattiveria nella parole di Braiden ma semplicemente spicca quella complicità che i due sono riusciti ad instaurare nel corso degli anni. Più che cugino vedo in Jamison quel fratello che non ha mai avuto e di questo gli sarà sempre grato, perché è grazie a lui ed al loro rapporto che si è sentito davvero parte della famiglia. « E qui devo fare un altro appunto: non riconoscerei uno champagne da un vino in cartone se avessi continuato ad ascoltare i tuoi finti pareri da esperto. Dovresti passare a degustare del buon vino a casa mia, la mia cantina ne è piena. » Risponde con lo stesso tono giocoso del più grande, schizzando ancora una volta nella sua direzione un po’ di acqua della piscina. « Sto molto bene, il lavoro è fin troppo piatto ultimamente ma sto seguendo delle nuove piste sul traffico di droga. Tu come stai, invece? »
Jamison Dwayne H. Forbes
Riuscire a parlare con qualcuno della sua famiglia che non fosse sua sorella non era cosa da poco, ma con Braiden era diventato tutto estremamente semplice, fin da quando erano bambini. Sapeva di poter contare totalmente sul suo appoggio, e nonostante potessero apparire come cane e gatto, erano da sempre un punto di riferimento per l'altro. Ridacchiò il dooddrear quando lo sentì punzecchiarlo. « Ma smettila, se non fosse per me, saresti ancora un lattante, e non un detective. E poi vogliamo davvero parlare di tutte le donne che ti corrono dietro? » Era divertito il proprio tono di voce ma non appena il cugino toccò argomenti più seri, il volto del Forbes divenne a poco a poco più serio. Era un giocherellone, sapeva di non dover prendere troppo seriamente tutta la sua vita, ma non per questo non sapeva affrontare argomenti più delicati. « Sembrerebbe roba grossa, mh? Io sto bene, di certo non posso lamentarmi... Nonostante negli ultimi periodi la fortuna non sia esattamente girata a mio favore. Avrai sentito ciò che è successo qualche mese fa con il terremoto e prima ancora la festa di Halloween dell'anno scorso. »
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jamisondwayneuniverse · 4 years ago
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               │❖ 29.𝟶𝟻.𝟸𝟶𝟸𝟷                    │❖ ᴄᴜʙᴀ ʟɪʙʀᴇ.                │❖ #Ravenfirerpg Le ultime due settimane per la veggente non erano di certo state una camminata su un tappeto di velluto, anzi, tutt'altro, visto che maggio era quel mese in cui il proprio buon umore finiva sempre con l'essere macchiato dai ricordi dell'anniversario della morte del padre, ma sapeva anche che per uscirne, doveva combattere quel malessere mentale l'attanagliava ogni anno in quel periodo. Poche cose distraevano Darleen nel vero senso della parola, e ballare era una di queste, se non forse l'unica. Il proprio corpo diveniva un tutt'uno con la melodia, e si muoveva da sé, come se le venisse così naturale, quasi le radicate origini latine, prendessero il sopravvento. E' solo grazie al ballo che la veggente riesce a ritrovare la leggerezza e la spensieratezza che la contraddistinguono, ed è per questo che l'unico locale in città a farle tornare davvero è il Cuba Libre. Adora quel posto come se fosse una seconda casa, e adora i Grier, uno per uno, quasi fossero di famiglia. Mentre la musica latina sovrasta ogni singolo rumore nella pista da ballo, che altri non è che il ristorante con i tavoli ammassati ordinatamente dove non possano essere d'intralcio, il corpo di Darleensi muove sinuoso e sensuale a ritmo della musica, leggiadra come una farfalla, a riprova che quello era il proprio habitat naturale. La presa di Jamison su di lei è salda, a riprova del fatto che per quella serata aveva scelto il partner di ballo giusto, e prima che il proprio respiro chiedesse pietà, la veggente rallentò i propri movimenti, fino a ritrovarsi con la schiena contro il petto del dood ed il suo braccio che la manteneva in quella posizione, in modo che i loro corpi fossero letteralmente uno sorretto dall'altro. Respirò più profondamente, in modo da ritrovare una parvenza di fiato, mentre si lasciò andare completamente contro il corpo di Jamison, voltandosi quel poco che le basò per nascondere una parte del proprio volto nell'incavo del suo collo, sorridendo divertita. « Grazie per avermi portata qui. Ne avevo bisogno. » Così vicini e a stretto contatto per il ballo e momentaneamente bloccati in quella posizione, potevano avere ben poco di lasciato all'immaginazione, perchè un ballo del genere, come quello che avevano appena ballato, poteva portare in un'unica direzione, quella di avvincere due corpi in un solo, e per Darleen era stata una chiara risposta non verbale quel modo di danzare. « Ho come l'impressione che domani non avrò la facoltà di reggermi in piedi. »
Jamison Dwayne H. Forbes
Erano trascorse settimane da quel terremoto che aveva sconvolto tutta la città e la voglia di riprendersi, di ritornare alla vita di tutti i giorni, semplicemente si avvertiva. Jamison era il primo a volersi riprendere i suoi spazi, le sue abitudini, sentiva il bisogno di fare ciò che sempre lo aveva fatto stare bene, ovvero divertirsi. Musica latina entrava nelle ossa, note così rapide che era impossibile non seguire, soprattutto se la donna dai capelli corvini si muoveva in modo così suadente. Era un prolungamento di se stesso, tendeva la mano per farle compiere le sue mosse prima averla nuovamente a sé. Aderì completamente al proprio petto, così piccola ma allo stesso tempo così tonica che sembrava disegnata su di sé, concedendosi di portare il volto nell'incavo del di lei collo per assaporarne il profumo fresco e fruttato. Egli s'avvicinò prepotentemente tenendola stretta a sé, il braccio che le circondava la vita, i loro volti non era più che a un soffio l'uno dall'altro, lasciando che per una volta fosse il suo corpo a parlare per sé. Nonostante la mole mastodontica del dooddrear, Jamison s'era mosso egregiamente, non come un ballerino professionista certo, ma nemmeno come uno scapestrato, ma soprattutto non vi era alcun bisogno di nascondere la propria natura. Inspirò a lungo prima di rispondere alla veggente con un leggero ghigno che aleggiava sul bel volto angelico. « Potresti non doverlo fare... E siamo ancora all'inizio. E mi viene straordinariamente bene questa posizione. » Replicò a voce bassa, roca quanto il desiderio e l'eccitazione che correvano in lui. Spinse il bacino contro quello della Find per mostrare la sua mascolinità e di certo non se ne vergognò.
Darleen Maeve Find
Il respiro lentamente si stava nuovamente regolarizzando, e Darleen poteva cercare di recuperare le forze per riprendere a ballare. Quella scarica di adrenalina e di energia, per lei era stata fondamentale per riscotersi dal torpore nella quale viveva dopo l'anniversario della morte del padre, per ritornare in carreggiata. Per quanto si fosse concentrata unicamente nel ballo, Darleen non era di certo impassibile di fronte alla prestanza e alla bellezza hollywoodiana di Jamison, ecco perchè nonostante tutto, le diveniva complicato poter restare lucida per affrontare quella conversazione, che trasudava una miriade di doppi sensi. Aveva la certezza di essere una donna sensuale quando era lontano dalle piste da ballo, ma quando si parlava di ballare, tale sensualità aumentava in modo esponenziale, ed il modo in cui si era mossa ed aveva ballato, aveva reso la tensione sessuale che scorreva tra di loro, ancora più palpabile e tangibile. La veggente sorrise languida nel sentire la prestanza del corpo del dooddrear contro di sè, e con un rapido e fluido gesto, si voltò, in modo da trovarsi di fronte a lui e si alzò in punta di piedi, in modo da arrivare ad un'altezza accettabile. « Solo quella ti viene straordinariamente bene? Non ne hai altre per caso? Perchè sono fortemente convinta di volerle paragonare una con l'altra, per scoprire davvero quale ti riesce straordinariamente bene. » Ormai Darleen aveva perso ogni tipo di freno mentale che potesse essersi fatta verso un uomo, ma in particolar modo verso di lui, visto che ormai, non sapevano far altro che alzare la provocazione a tal punto da renderla quasi soffocante. La sottile stoffa del vestito che indossava, lasciava trasparire ed immaginare ogni cosa, ecco perchè, il proprio corpo stava reagendo nella maniera più naturale e fisica possibile. « Forse, e potrei sbagliarmi, ma direi che la nostra presenza qui dentro, può considerarsi conclusa. O se continuiamo così, rischiamo una denuncia per atti osceni in luogo pubblico. »
Jamison Dwayne H. Forbes
Un ghigno s'era formato sulle labbra del dooddrear, il quale non aveva perso tempo nel mostrarsi ben più che interessato. Sentiva il corpo della donna aderire perfettamente al proprio e quella posizione era l'ideale per far sì che potesse esercitare la propria forza su Darleen. Aveva lasciando che fosse la mano dominante, la destra, a sfiorare il basso ventre della mora prima che in un attimo questa si voltasse ritrovandosela esattamente di fronte. Lasciò che le mani accarezzassero questa volta i di lei fianchi, così minuta da sentirsi ancor più grosso vicino a lei. « In realtà potresti stupirti su molti fronti... » Replicò guardandola negli occhi prima di far scorrere gli stessi lungo il suo viso e successivamente su quel corpo minuto ma formoso, con quelle curve che erano sempre state il suo tallone d'Achille. Inspirò il di lei profumo prima di sorreggere la sua compagna e premendola contro di lei mentre il ghigno si ampliava sempre di più. Erano davvero giunti al termine di quella prima parte di serata, ma solamente in quel momento l'uomo s'avvicinò al suo orecchio per sussurrarle qualcosa di decisamente più sconveniente. « Non ti sbagli... Ho in mente un posto che è decisamente più intimo, e possiamo goderci tutta la notte, ma soprattutto potrò mostrarti tutte le posizioni che mi vengono incredibilmente bene... La lista è molto lunga, sai? »
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jamisondwayneuniverse · 4 years ago
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 ‍  ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌         🍁 𝑀𝑖𝑘𝑒&𝐽𝑎𝑚𝑖𝑠𝑜𝑛 ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌         𝐑𝐚𝐯𝐞𝐧𝐟𝐢𝐫𝐞, 𝟐𝟐.𝟎𝟓.𝟐𝟎𝟐𝟏 ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌       #Ravenfirerpg #minirole 🍁 Per fortuna il Blue Moon non aveva subito gravi danni a causa del terremoto. C'era stata qualche crepa superficiale, qualche vetro rotto, ma niente che non si potesse sistemare in un paio di giorno. Il locale fu infatti uno dei primi a riaprire senza problemi. Certo non c'erano stati molti clienti all'inizio, ma ormai, dopo un mese dall'accaduto, la gente iniziava ad essere più presente nei locali, tendeva ad uscire di più, probabilmente perchè aveva voglia di dimenticare ciò che era successo. In fin dei conti bisognava recuperare un po' di normalità, sebbene ci fosse molta gente che per trovare un po' di normalità ci avrebbe messo molto tempo. "Oh il prof di biologia al Blue Moon, quale onore." Disse scherzoso Mike vedendo Jamison accomodarsi al bancone del locale. "Cosa ti porto?"
Jamison Dwayne H. Forbes
Tornare alla vita di tutti i giorni non era semplice, soprattutto per il fatto che il terremoto aveva sconvolto ogni singolo abitante di Ravenfire, seppur con conseguenze più o meno gravi. Sapeva di essere stato fortunato, così almeno si giudicava il dooddrear dopo essere uscito dal Circle Eight. Era stato uno strano caso del destino quello che aveva vissuto il Forbes quando avvenne il terremoto. L'illusione di allagamento lo aveva fatto quasi impazzire, le sensazioni di soffocamento lo avevano fatto diventare irascibile, facendolo diventare violento con il risultato di avere non poche contusione, eppure stava bene. Sentiva il bisogno di tornare alla via di tutti i giorni, di dividersi tra il college e l'Aquarium, mentre lentamente anche la sua vita personale riprendeva la sua strada. Si sedette lentamente il Forbes al bancone del Blue Moon, uno dei locali che era stato colpito da quell'evento sismico. Si voltò in direzione dell'amico prima di abbozzare un mezzo sorriso mentre passò una mano sulla barba incolta. « Ti lascio carta bianca, amico... A patto che sia qualcosa di forte. Come stai? »
Mike Christian Bradshaw
"Ahia se hai bisogno di qualcosa di forte deve essere grave!" Esclamò Mike. Di solito quando si diceva quel genere di cose, era perchè effettivamente era successo qualcosa. Non conosceva così a fondo la persona davanti a sè, ma immaginava che avesse qualche pensiero per la testa. "Io sto bene per fortuna. Mi sono ripreso.. il terremoto è stata una botta per tutti" Si limitò semplicemente a dire. In effetti, aveva ancora strascichi, ma ormai il peggio era passato.
Jamison Dwayne H. Forbes
Un mezzo ghigno cominciò a formarsi sulle labbra del dooddrear che osservò con attenzione l'amico muoversi completamente a suo agio dietro il bancone. Non si conoscevano da chissà quanto, ma s'era formato un bel legame, nonostante non si conoscessero ancora così tanto approfonditamente da confidarsi l'un l'altro. « Nah, nulla di grave a dire il vero... » Commentò con una rapida scrollata di spalle che, sulla sua figura mastodontica, appariva quasi buffa. Sentiva sulle spalle il peso che la sua famiglia spesso gli affibbiava ma non era nemmeno questo il motivo che lo spingeva a chiedere qualcosa di forte. Staccare la mente per un solo momento sarebbe stata semplicemente una benedizione. « Credo che abbia segnato tutti in un modo o nell'altro... Tu hai avuto conseguenze? »
Mike Christian Bradshaw
"Bere per il gusto di farlo è un buon motivo lo stesso" Delle volte la gente aveva solo bisogno di bere qualcosa di forte per staccarsi dalla routine di tutti i giorni e Mike poteva capirlo. Da quando lavorava al Blue Moon poi ne aveva visti di tutti i colori, per quel che riguardava i clienti, quindi ormai non si sorprendeva più di nulla, anche se era sempre stato difficile che qualcosa lo sorprendesse. "Uhm sì, mi sono ferito, ma per fortuna è tutto passato." In effetti Mike aveva avuto un bell'incidente, ma si era curato autonomamente. Non aveva alcuna voglia di andare in ospedale e in Asia aveva imparato molto sull'autocurarsi dopo le sue sessioni di tortura. Ovviamente questo però non era un buon argomento di conversazione. Per questo non aggiunse altro. "Tu?"
Jamison Dwayne H. Forbes
Un accenno di sorriso si dipinse sulle labbra del dooddrear che in quel momento non aveva alcuna intenzione di ricordare come la perdita dei propri poteri fosse stato un colpo così duro. S'era sentito perso in quel momento, poteri su cui faceva affidamento dalla nascita e che facevano semplicemente parte di lui da sempre. Era stata una sensazione che non voleva in alcun modo più provare, ed era anche uno dei motivi che l'aveva spinto fin lì. Mike non era sceso nei dettagli, probabilmente come il Forbes necessitava solamente di andare avanti. « Diciamo che poteva andare decisamente peggio. Un paio di giorni di ospedale, ma sai che ho la pelle dura. Che si dice invece da queste parti? » Cambiò repentinamente discorso Jamison prima di prendere un sorso del drink che nel frattempo gli aveva servito. Era forte al punto giusto ed era ciò che gli serviva.
Mike Christian Bradshaw
"Capisco" A nessuno faceva piacere ricordare quello che era successo in quel terremoto e il repentino cambiamento di argomento da parte di Jamison ne fu decisamente una prova. Ovviamente Mike non aveva intenzione di indagare oltre, non era nel suo stile. "Beh qui tutto bene alla fine, anche il locale è stato fortunato. Vogliamo anche cercare un modo per spostarci all'aperto in estate, speriamo di riuscirci." Mike aveva fiducia in quel progetto, ci teneva molto, ormai il locale era diventato per lui importante e stava facendo del suo meglio per dare un contributo importante ad esso.
Jamison Dwayne H. Forbes
Cambiare argomento era diventato straordinariamente facile al dooddrear che, fin da quando era giovane, amava far parlare di sé ma non quando si toccavano nervi scoperti come in quel caso. Si limitò così ad una leggera scrollata di spalle prima di attendere la replica dell'amico che non tardò ad arrivare. Si guardò attorno per osservare se ci potessero essere danni visibili alla struttura eppure il lavoro che avevano fatto era stato ben più che veloce. « Beh sarebbe ottimo, soprattutto quando il caldo sembra attanagliare ogni essere vivente. » Gli strizzò l'occhiolino Jamison, prima di prendere in un sol sorso il suo drink finendolo. Abbassò il bicchiere con vigore prima di alzarsi. « Fammi sapere quando aprirai, perché una di queste sere voglio senz'altro venire a bere un paio di drink... Ma per stasera è meglio fermarsi qui. Grazie del drink, e non sparire! » Commentò il dooddrear prima di salutarlo e avviarsi verso casa. Ciò che era successo nelle settimane precedenti era ancora un mistero, ma una cosa era certa, avrebbe indagato.
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
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jamisondwayneuniverse · 4 years ago
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     👑☠️     —      𝐍𝐄𝐖 𝐑𝐎𝐋𝐄      𝐣𝐚𝐦𝐢𝐬𝐨𝐧 𝐝𝐰𝐚𝐲𝐧𝐞 & 𝐢𝐦𝐨𝐠𝐞𝐧 𝐛𝐥𝐚𝐤𝐞      ❪    ↷↷     mini role ❫      h  o  s  p  i  t  a  l       09.04.2021  —  #ravenfirerpg
Aria frizzante era quella che si avvertiva ogni volta che il vento faceva capolino in quella prima decade di aprile che aveva il gusto di una nuova primavera. In natura sapeva che gli animali erano pronti ad uscire dal letargo, trovavano nuova vita, così come il dooddrear in quella parte dell'anno sceglieva di costeggiare di corsa la sponda del lago. Era un percorso lungo, soprattutto quando s'addentrava anche all'interno del bosco per poter poi rispuntare nella radura successiva, ma il piacere di avere i muscoli indolenziti era impagabile. Aveva perso il conto di quanti chilometri avesse già fatto, aveva cominciato la mattina presto ed ora il sole era già alto nel cielo quando si ritrovò di fronte all'ospedale. Era stupido essere giunto fin lì, era da tutt'altra parte, ma quando vide spuntata una testa mora che dannava la sua mente, si bloccò. Dovette riflettere almeno un paio di minuti prima di decidere che cosa fare, ma quando lo fece le sue gambe erano già partite. Accelerò il passò fino a raggiungerla, affiancandola e subito dopo superandola per posizionarsi così di fronte a lei, rimanendo comunque a una distanza tale che non potesse recriminargliela.
« Ti prego, non scappare. »
Imogen Blake Sullivan
Imogen aveva appena finito la pausa pranzo trascorrendola nel cafè più vicino quando di ritorno, non poco distante dall'ingresso dell'ospedale, distratta e forse leggermente assonnata come spesso capitava a quell'ora del pomeriggio quando la lunga mattinata lavorativa sembrava piombarle addosso tutta in una volta, si ritrovò a sbattere contro qualcuno. 《 Jamison? 》 Un muro di persona su cui la giovane si sentì letteralmente rimbalzare contro, costretta a prendere qualche passo indietro per riacquistare l'equilibrio, delle scuse pronte sulla punta della lingua, la bocca già arricciata finendo tuttavia per pronunciare invece il nome del "muro" in questione, con tono sorpreso, quasi smarrito sebbene meno di quanto lo fosse stata durante il loro incontro al Circle mesi fa. 《 Anche volendo non potrei scappare chissà dove... 》 Disse successivamente, guardando con più attenzione l'altro ora che erano ad una distanza ragionevole perché Imogen potesse osservarlo meglio, a maggior ragione ora che lo vedeva per la prima volta sotto le luci del giorno e constatando che sì, la vita era un po' giusta se esisteva gente così palesemente perfetta anche dopo quella che sembrava dover essere stata una corsa con i fiocchi a giudicare dallo stato della maglietta indossata dall'altro. 《 Uhm, che ne dici di un caffè? 》 Senza troppi giri di parole, anche perché la giovane Sullivan sapeva bene - o almeno poteva immaginare - ciò di cui Jamison avrebbe voluto parlarle, un argomento rimandato fin troppo da quell'ultimo "ci rivedremo" scambiato di fretta, con Imogen ad un passo da una crisi di nervi. E aveva rimandato finché aveva potuto, questo era innegabile, perfino ora che lo aveva davanti, con il sole che pareva baciarsi i capelli biondi quasi a dirle che no, neanche chiudendo gli occhi avrebbe potuto evitarlo perché qualcosa le diceva che non avrebbe potuto. Così, prendendo un profondo sospiro, con un cenno del capo indicò al biondo la direzione, la donna una figura scura nella divisa blu navi da paramedico a precederlo. 《 Non è molto lontano da qui. 》
Jamison Dwayne H. Forbes
Era un rischio presentarsi senza alcun preavviso, soprattutto di fronte all'unica persona che adorava metterlo in difficoltà pur senza volerlo. Ricordava esattamente ogni momento di quella storia passata, ma era il presente ora a fare paura. Sapeva che Imogen era diversa, era cambiata nel corso di quegli anni, lo sapevano entrambi, ma riuscire a parlare senza dover affrontare una crisi di nervi era una conquista. La osservò lasciando che fossero gli occhi a memorizzare nuovi dettagli che prima non aveva notato. Gli occhi cerulei erano ancora lì, incorniciati da una cascata di capelli scuri che cozzavano con il ricordo che aveva di lei. Si ritrovò così ad annuire l'uomo, alzò lo sguardo in direzione della caffetteria che aveva menzionato poc'anzi prima di fare un lieve cenno della mano per cederle il passo.
« So che non avrei dovuto piombare così, ma non volevo rischiare che tu scappassi di nuovo. »
Confessò l'uomo con un tono di voce che tradiva un'emozione di fatto non gli apparteneva. Diverse volte aveva cercato di ragionare su che cosa fosse successo alla ragazza, ma ad ogni dubbio si presentavano ancor più quesiti a cui non sapeva dare risposta.
« Un caffè è perfetto... Ti sta bene la divisa da paramedico. »
Imogen Blake Sullivan
Imogen precedette l'uomo lungo la strada per il cafè, trovando poi il modo di accostarlo in quei pochi minuti di passeggiata, vuoi per buona educazione, vuoi per pure praticità, o magari per il semplice fatto che dargli le spalle l'avrebbe messa più a disagio di quanto già non si sentisse al suo fianco; un salto nel passato per la giovane Sullivan, come quando in quelle poche occasioni in cui era capitato di camminare insieme a lui nel campus universitario, disperata nel poter passare del tempo con l'uomo, la scusa pronta di chiedergli informazioni riguardanti il corso e poi la paura che qualcuno vedendoli avesse potuto sapere ciò che accadeva tra di loro, a porte chiuse, sotto le coperte del solito hotel di lusso che Jamison pagava sempre troppo caro per il loro silenzio. Inutile ripetere che le cose erano ormai doverse, o meglio, Imogen doveva ripeterselo per scrollarsi di dosso quella sensazione, un'occasione che le diede l'uomo stesso senza neppure saperlo. 《 Uhm grazie... anche se con l'arrivo del caldo diventerà presto insopportabile. Ma credo di non potermi lamentare - sicuramente ci è andata meglio del personale di ostetricia: sembrano tanti maialini. 》 Un pensiero che non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire, la propria indole più forte di tutto il disagio che avrebbe potuto provare in compagnia dell'uomo e, per tanto, chiacchierona, naturalmente ironica, ma poi subito silenziosa, un nuovo rossore a colorarle il pallore delle guance mentre riprendeva compostezza e cercava di dissimulare l'improvviso 'scivolata', una familiarità con l'uomo che doveva tenere a bada per quanto possibile. 《 Fanno delle frittelle buonissime.. 》 Aggiunse, spingendo in avanti la porta d'entrata al bar in cui erano infine arrivati, un colpetto di tosse intanto che i piedi la portavano nel posto in cui era solita sedersi ogni qual volta che si concedeva una pausa e una tazza di tè dal lavoro.
Jamison Dwayne H. Forbes
Era strano ritrovarsi a parlare del più e del meno con una persona che aveva occupato parte della sua vita senza nemmeno saperlo consciamente. Ricordava il suo modo di fare gentile, i suoi lunghi capelli biondi che le accarezzavano la schiena quando l'aveva su di sé ma ricordava anche quell'ironia che giungeva ogni volta che sembrava essercene bisogno. Sapeva di dover essere cauto nell'affrontare quel discorso con Imogen, ma presto o tardi avrebbero dovuto farlo, e sperava che questa volta le cose andassero diversamente. Seguì la giovane ridacchiando all'immagine di quegli infermieri con la divisa di un colore decisamente poco maschile prima di addentrarsi in quella caffetteria. « Okay, colore decisamente poco virile, ma a te starebbe dicerto bene. » Le strizzò l'occhiolino prima di avanzare e superare la ragazza e far sì che fosse lui a fare gli onori del momento. Le tenne così la porta aperta, la osservò lanciandole un'occhiata diversa e presero posto in un tavolino che garantiva loro la giusta riservatezza. Gli sembrava di ripercorrere attimi del passato con quell'atteggiamento così protettivo nei suoi confronti, così decisamente inusuali per l'uomo che era diventato eppure si sentiva bene con Imogen. « E frittelle siano, allora. Caffè? »
Imogen Blake Sullivan
《 Beh, fino a qualche secolo fa il rosa era un colore maschile mentre il blu un colore femminile... è curioso come si siano inverti i ruoli, o la percezione delle persone... 》 Commentò, piuttosto senza un motivo apparente, ancora una volta vittima delle proprie abitudini, della propria lingua, o del silenzio che non voleva fra di loro soprattutto quando presero posto al tavolo, nonostante poi il vociare sommesso tutto intorno, i rumori della cucina proveniente da dietro la parete a finestra, o quello della cameriera che prendeva l'ennesimo ordine della prima giornata. A questa, che Imogen rivolse poi la parola come si avvicinò con il solito blocchetto tra le unghie coperte di smalto e la penna recuperata da un taschino del tipico grembiule a scacchi anni '50. Un posto volutamente intrappolato nel tempo, ma non meno delizioso certo. 《 Uhm, un americano senza zucchero, un tè zenzero e limone, e un piatto di frittelle per favore. 》 Disse, per guardare poi successivamente verso l'uomo seduto davanti a lei, un vaga espressione sul volto a cuore della donna ad indagarne la reazione; vagamente - se così si poteva dire, ricordava i gusti dell'altro in fatto di caffè, che sommati ai propri, o meglio alla propria repulsione per esso, l'ordine appena fatto le era sembrato la scelta più adatta. 《 Non ci metteranno molto... quindi - di cosa vogliamo parlare, mh? 》 Nonostante la domanda potesse sembrare quasi sbrigativa, chiedendo così l'argomento che meglio avrebbe fatto al caso loro, la voce e le sguardo di Imogen non tradivano simili sentimenti, al contrario sincera, l'indaco degli occhi cristallino, sgargiante forse quasi quanto lo smalto che aveva intravisto poc'anzi sulle unghie della cameriera. E chissà cosa avrebbe risposto Jamison, cosa mai si muovesse nella mente dell'uomo dal trasmettere il bisogno così evidente di parlarle, di qualcosa nello specifico - questo era chiaro, e la giovane Sullivan aveva già i suoi sospetti.
Jamison Dwayne H. Forbes
Ridacchiò al pensiero del passato, a come la concezione e il pensiero altrui potessero così tanto influenzare ciò che li circondasse, e in fondo era ancora così. Quante volte s'era ritrovato ad essere argomento di discussione, facendo sorgere negli altri il bisogno di giudicare? Stava tutto nella percezione che gli altri avevano di sé e degli altri. Era piuttosto semplice. Lasciò scorrere lo sguardo dapprima sull'ambiente circostante e successivamente lo portò nuovamente sulla sua compagna che appariva decisamente diversa rispetto al passato che li aveva visti protagonisti. Sentiva ancora il bisogno di proteggerla, il bisogno di sapere che stava bene, eppure le cose erano cambiate, inevitabilmente. Rimase colpito dal fatto che ricordasse i suoi gusti in fatto di caffè, ma era certo che alcune cose non sarebbero mai cambiate. Dedicò un rapido sorriso alla cameriera che in fretta se ne andò prima di concentrarsi su Imogen, su quel colore di capelli che cozzava rispetto a quelli che ricordava. « Dritta al sodo, mh? » Commentò quasi come se si fosse aspettato qualcosa di diverso. Imogen era diversa rispetto alla ragazza con cui il dooddrear si intratteneva ogni volta che ne aveva occasione. Ricordava tutto così perfettamente che era quasi un peso comprendere che la vita era andata avanti. « Non ci girerò molto attorno, credo però di doverti delle scuse. Vederti in quel luogo, il colore di capelli, sono rimasto sconvolto, lo devo ammettere... So che non ne vuoi parlare, ma non cambia ciò che siamo. So anche che non vuoi parlare di come tu sia diventata come sei, ma mi aiuterebbe a capire... E' possibile che si siano manifestati così tardi i poteri? So che probabilmente hai una nuova vita, ma avevo bisogno di vederti. »
Imogen Blake Sullivan
Una volta rimasti soli ad Imogen sembrò inutile continuare ad ignorare il cosiddetto elefante nella stanza, o sul tavolo, o ancora ovunque tra lei e l'uomo quasi a ricordarle che quello non era di certo un normale incontro tra due persone che non si vedono da anni e vogliono parlare del tempo perduto - un incontro ingenuo, casuale, certo, tuttavia a parte la natura improvvisa l'argomento era tutt'altro che spontaneo, tanto quanto impossibile da rimandare sì. 《 Sappiamo entrambi di cosa dobbiamo parlare, dunque perché girarci intorno, no? 》 Si concesse tuttavia un sorriso bonario perché in fondo quelle parole non nascondevano alcun tono pungente, anzi, tutt'altro, aveva fatto da tempo pace con sé stessa e con l'eventualità che Jamison prima o poi avrebbe voluto sapere di più da lei. E di cose l'uomo sembrava averne notate in abbondanza, senza alcun dubbio, dal dettaglio più superficiale quanto evidente come il colore nettamente diverso di capelli, all'elefante in questione: la propria presenza al Circle. Ma occorreva procedere per gradi, soprattutto quando Imogen stessa non aveva idea di cosa le fosse accaduto quella notte, quella fatidica notte alla festa. 《 Mi ero stancata del biondo. Avevo bisogno di cambiare, di fare qualcosa e dopo che... il nostro accordo si è concluso, ne ho avuto ancora più bisogno immagino. Per me stessa, per dimostrare a me stessa qualcosa.》 "Qualcosa" che l'altro non era stato in grado di dimostrarle forse, anzi, senz'altro, e forse nonostante Imogen non l'avesse specificato non gli sarebbe stato troppo difficile leggere tra le righe, non quando entrambi - o per lo meno la donna, era ancora vivido il modo in cui si erano allontanati quella mattina d'estate di molti anni prima. Si, Imogen si era dovuta dimostrare qualcosa e tingersi i capelli era stata un'ulteriore chiusura alla loro relazione, o qualunque fosse stato il nome del loro... accordo? In qualunque caso un cambiamento si era ritenuto necessario a quei tempi, e se Jamison lo aveva ritenuto abbastanza evidente da farlo presente, allora Imogen era riuscita nel suo intento. 《 Per quanto riguarda l'altra questione inve- oh... qui, grazie -... 》 Ironico come un argomento così tanto spinoso sarebbe stato a quanto pare affrontato tra l'aroma di caffè, zenzero e la dolcezza delle frittelle ancora fumanti. Non proprio un dispiacere, a pensarci bene, non quando per Imogen, nonostante l'apparenza calma e pacata, le si agitasse nel profondo un'inquietudine non indifferente a toccare l'argomento, soprattutto con Jamison e le sue teorie che purtroppo, come gli avrebbe spiegato, non avevano nulla a che vedere con la realtà, o almeno la realtà che Imogen conoscesse. E così iniziò a raccontare, a parlargli di quella notte di anni rpima, della nebbia, della confusione, e poi della realizzazione di essere profondamente cambiata senza riuscire a comprendere il come. Ma nulla di più, non i pensieri più profondi, lo smarrimento costantemente provato, o il disprezzo maturato per sé stessa e contro cui ancora combatteva. 《 E questo è quanto. Ero al Circle per incontrare qualcuno e ho trovato te. Un dooddrear niente di meno. Immagino che anni fa tu abbia volutamente deciso di non accennarmelo... certo, non che avessi alcun dovere nei miei confronti. 》
Jamison Dwayne H. Forbes
Dire quelle parole per il dooddrear fu come togliersi un peso eppure nel momento esatto in cui le pronunciò qualcosa in tutto quel contesto sembrava stonare. Inspirava ed espirava come se fosse la cosa mi normale del mondo, eppure qualcosa era diverso. Osservava la giovane di fronte a sé, scrutandola, studiandola perfino ed in lei non vedeva più la ragazzina di un tempo. Vedeva una donna, negli occhi intravedeva il dolore e il cinismo di chi aveva sofferto in passato, e per un solo istante si chiese se non fosse tutta colpa sua. Inspirò quando la vide liquidare così velocemente ciò che c'era stato, per non parlare del fatto che avesse definito la loro precedente relazione un semplice accordo. Si ritrovò così ad assottigliare lo sguardo, sbuffando mentre fece un piccolo cenno nei confronti della persona che portò loro le ordinazioni. « Il nostro accordo?! » Ripeté come se avesse capito male, anche se in realtà aveva capito perfettamente. La osservò ancora cercando di comprendere come potesse liquidare tutto così velocemente, ma in cuor suo sapeva che non era stato esattamente il migliore tra i due. Si ritrovò a scuotere il capo per un momento prima di prendere un sorso della sua bevanda scura. « Quando ci siamo conosciuti non eri altro che una semplice umana, lo so perché non saresti venuta a letto con me se avessi saputo chi ero in realtà. E non provare a negare. Ho visto la tua reazione quado hai capito, vedo i tuoi occhi scrutarmi come se potessi trasformarmi da un momento all'altro... Ma cazzo, fa male vedere che per te sono stato semplicemente qualcuno con cui negoziare del sesso. Dunque comprenderai anche il motivo per cui non te l'ho detto... »
Imogen Blake Sullivan
Imogen non si scompose più di tanto davanti la reazione dell'uomo. Continuava a girare lo zucchero nella tazza del tè mentre percepiva quasi il tavolo tremare, scosso dall'evidente malcontento del Forbes, forse difficile da nascondere dietro un corpo che a malapena nascondeva qualcosa, e la scelta di certe parole da parte della donna la scintilla scatenante - senza alcun dubbio. E chiaramente Imogen non intendeva rimangarsele data la compostezza - forse un po' troppo forzata - con cui si limitò ad osservare l'altro con uno sguardo che valeva più delle possibili parole non dette, più di quanto la bocca della giovane Sullivan provasse a fare, piuttosto contratta in una linea serrata, dritta come raramente accadeva ai lineamenti morbidi della mora. Labbra rosate che si schiusero attorno alla forchetta. 《 Non si trattava di un accordo in fin dei conti? Io mi facevo trovare in qualsiasi hotel tu decidessi e poi la mattina dopo sparivi, ognuno per la sua strada come se tra le lenzuola si fosse consumato un crimine. 》 Ma neppure lei poteva fingere così tanto disinteresse, e sebbene il dolce delle frittelle a sciogliersi contro il palato, un sapore più acido e pungente sembrava risalirle dalla bocca dello stomaco. Quello del rancore troppo a lungo covato, impossibile da nascondere, a sé stessa, a Jamison - tuttavia per la prima vera volta nessun bisogno di nascondersi; nessuno studente che potesse fare la spia, nessun altro professore che potesse sorprenderli, e se da una parte avrebbe anche potuto comprendere la segretezza adottata dall'uomo ad ogni loro incontro, dall'altra non riusciva a perdonarsi di aver permesso una cosa simile per sé stessa sapendo ora che la spensieratezza di quei tempi non sarebbe più tornata indietro per ovvi motivi. Uno tra questi il delicato argomento che Forbes con fervore non stava di certo trattando con mezzi termini. 《 Mio fratello è un dooddrear, Jamison. Pensi che mi sarebbe importato qualcosa se lo avessi scoperto?! 》 Ah dannazione, niente frittelle, niente tè, non sarebbe riuscita a mandar giù non un solo boccone o sorso a giudicare dal blocco di cemento che poteva sentire pesarle sullo stomaco. Posò la forchetta, e allontanò da sé la tazzina ancora fumante per portare davanti a sé le braccia conserte al petto, la schiena appoggiata alla sedia dietro di sé mentre metteva qualche altro centimetro tra lei e Forbes. E che fosse stato un gesto consapevole o meno non era di certo questo il punto, anzi, non quando ormai la voce tratteneva a stento quello che il corpo cercava cosi tanto di tenere a bada. 《 Per questo motivo non comprendo, non comprendo affatto. Dovevi sapere chi fosse mio fratello, e adesso reagisci in questo modo come... se te ne fosse mai importato nulla di noi! Come se ci fosse mai stato un noi! 》
Jamison Dwayne H. Forbes
Era impossibile non vedere come gli occhi del doodrear fossero ora ancor più concentrati sulla donna di fronte a sé. Sentiva le sue spiegazioni, i suoi ragionamenti, perfino il riferimento a suo fratello, ma come poteva Jamison dire che non sapeva nemmeno chi fosse? Si ritrovò a scuotere il capo, un ghigno che sembrava più uno sbuffo che lo portò a passare una mano tra i capelli biondi folti. Avrebbe voluto tirarseli, ma a cosa sarebbe servito? Aveva già ceduto nell'affermare che faceva male sentirsi etichettare, ma in fondo non era ciò che meritava? Lui stesso aveva messo in atto lo stesso comportamento con altre donne, eppure ora aveva ben presente come ci si sentisse. Insomma, chi la fa, l'aspetti. « Eravamo giovani, Imogen. Poteva essere un accordo inizialmente, ma sai perfettamente che non sei mai stata la ragazza di una botta e via. E' vero, la mattina successiva me ne andavo, ma se non fosse importato non sarei qui adesso. E no, non conosco tuo fratello, non è detto che tutti i dooddrear si conoscano. » Leggeva in lei l'esasperazione, le emozioni prendere il sopravvento e non era mai stata più bella. Puntò ugualmente lo sguardo su di lei, e solamente alla fine si ritrovò ad alzare la voce. « C'è sempre sempre stato un noi! Ma non era il tempo giusto... » A poco a poco s'era avvicinato con il busto, aveva posato i palmi delle mani sul tavolo che li divideva ma osservando i suoi occhi, dovette fermarsi. Che altro poteva fare? E che altro poteva dire? « Non è così che doveva andare, non così... »
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jamisondwayneuniverse · 4 years ago
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            ✵ 02/04/2021             ✵ Raven's Cafè             ✵#ravenfirerpg             (✦🏹✦) Lasciare l'atelier nelle mani delle sue dipendenti, non era così raro per Amelie, almeno ultimamente. Vi erano molte cose che la cacciatrice ultimamente lasciava da parte, perchè aveva bisogno di ricostruire quei legami che alle volte si lasciava alle spalle, inclusa la sua famiglia. Ma se per la sua famiglia, dopo quanto accaduto con Joseph anni prima, sapevano esattamente come lei fosse, gli altri amici non lo sapevano, eccetto Daniel. Ecco perchè quel giorno ha dato appuntamento a Jamison, una delle poche persone non umane ad essere sua amica e non aver ancora ricevuto una freccia in pieno petto, almeno per il momento. Seduta in uno dei tavolini fuori dal cafè, Amelie si guardava in giro, nonostante indossasse ancora gli occhiali da sole, sperando di incrociare la testa bionda di Jamison. Passare del tempo con qualcuno che non le mettesse pressioni di nessun genere, era l'unica cosa della quale avesse bisogno in quel momento. Congedò il cameriere trovando scortese l'idea di ordinare prima dell'arrivo del dood, motivo per cui era quasi tentata di chiamarlo, ma si limitò nel vederlo arrivare da lontano, cosa che gli evitò di prendere il cellulare e chiamarlo. " Alla buon ora! Pensavo di chiamare la polizia e chiedere dove fossi finito! "
Jamison Dwayne H. Forbes
Nonostante Pasqua fosse ormai alle porte, gli impegni del dooddrear continuavano a essere sempre più fitti, dividendosi tra impegni al college e all'Aquarium, senza tuttavia dimenticare quella vita mondava che ormai sembrava essergli cucita addosso. Era dell'idea che tutti prima o poi avrebbero avuto il suo nome sulle labbra almeno una volta nella vita, che lo conoscessero o no, ed era divertente poter ascoltare opinioni così tanto contrastanti. Certo, era ben diversa l'opinione che aveva la di lui famiglia su quel giovane che giudicavano semplicemente uno scapestrato per non aver seguito i loro stessi percorsi. Ma al Forbes non era mai interessato molto l'opinione altrui. In quel momento, tuttavia, nell'osservare il suo riflesso allo specchio, egli si passò una mano tra i folti capelli biondi decidendo che presto o tardi avrebbe dovuto dar loro anche una sistemata. Era decisamente in ritardo per i suoi canoni, e certamente Amelie non avrebbe perso occasione per rinfacciarglielo. Già sentiva con quel suo tono di voce pungente, pronta a puntualizzare anche l'ovvio. Un ghigno però cominciò a sorgere su quelle labbra d'angelo. Prese così il proprio tempo, indossò una camicia di jeans abbinato ad un paio di pantaloni chiari, e portò con sé un giubbino in pelle. Sembrava uscito da una di quelle riviste di moda, ma la verità era che a Jamison piaceva eccome prendersi cura di sé. Giunse al luogo del suo appuntamento con Amelie come almeno una decina di minuti di ritardo, sogghignò nell'udire le sue parole e prese postò di fronte a lei, incrociando le dita della mano al petto rivolgendole così la sua totale attenzione. « Sentivi forse la mia mancanza? La prossima volta ti faccio avere una mia foto così mi hai sempre con te, anche se non ti facevo così tanto sentimentale. »
Amelie Nora Ferguson
Amelie era famosa per essere tale e quale ad uno svizzero : sempre puntuale e mai in ritardo, dal momento che il ritardo non l'aveva mai colta in nessun modo. Le dava fastidio che gli altri abusassero della propria pazienza, ecco perchè molte volte, scattava, arrabbiandosi. Ma non oggi, con Jamison sapeva come comportarsi, arrivare ad orario quasi giusto, senza farsi fregare dalla propria mania di essere sempre puntuale come il rintocco delle campane della chiesa, e se la prese comoda, facendosi i fatti suoi. Almeno per un po', fino a quando lui non apparve da lontano, come i divi di Hollywood, con tutti gli occhi puntati addosso, e sicuramente, visto che lui fesso non era, se ne era sicuramente reso conto. « Una tua foto che poi metterò debitamente nel portafoglio, come le anziane che si mettono il santino di Gesù Cristo e della Madonna, io lo farò con la tua foto! Direi che, siamo d'accordo, no? » Si lasciò sfuggire una risata nell'immaginare la foto di Jamison nel proprio portafoglio, magari in un fotomontaggio con gli abiti religiosi di Cristo. Un esperimento che avrebbe dovuto fare, per forza. Mettendosi più comoda sulla sedia, ignorò il menù, sapendo esattamente che cos'avrebbe preso, concentrandosi di più su di lui. « Quindi, a parte tirartela come un divo di Hollywood, che hai fatto ultimamente? Escludendo l'interagire con pesci e tartarughe, ovviamente. »
Jamison Dwayne H. Forbes
Parlare con Amelie era divertente, il più delle volte mostrava anche espressioni buffe, e il fatto che si trovassero così tanto in sintonia non faceva altro che spingere il dooddrear ad essere se stesso. Non che questo non avvenisse già di per sé, ma con l'amica tutto era enfatizzato. Scrollò il capo divertito mentre immaginava come dovesse essere stampare centinaia di sue foto per creare veri e propri santini, perché in fondo sarebbe stata in linea anche con il suo carattere. Ridacchiò a quel pensiero tra sé e sé prima di scrutare con più attenzione l'amica.
« Perfetto, anzi perché non ci ho pensato prima? »
Domandò portando una mano alla mascella e lasciando scorrere le dita sulla barba incolta che amava tenere. Assunse un'espressione quasi pensierosa prima di riprendere da dove aveva lasciato. Lasciò stare per il momento il menu e si concentro sulla sua interlocutrice che sembrava essere più curiosa che mai.
« Tirarmela addirittura? Dolcezza, io non ho bisogno di tirarmela, sono semplicemente perfetto così... Attraente, simpatico e sexy, cosa posso volere di più? Ah dimenticavo, con un fisico su cui potresti giocare a scacchi talmente sono definiti i miei addominali. Ehi, ehi... hai scordato le piante, ma a parte i miei fidati compagni, tutto tace. Tu piuttosto? »
Amelie Nora Ferguson
Amelie ormai, dopo anni dalla morte di Joseph, aveva compreso che l'indole non giustificava una razza, ecco perchè, finchè le cose funzionavano, poteva dirsi amica di tutti, dei dood in primis, visto che Jasmison lo era. Difficile per altri membri tra i cacciatori poter pensare ad una cosa simile, ma a Amelie era venuto naturale farlo, forse perchè di per sè, Jamison non aveva proprio l'aria di essere pericoloso. Anche se era vero che non tutti erano davvero ciò che dimostravano di essere, ma nel suo caso, poteva benissimo metterci una mano sul fuoco. Seppur la propria mente stava vagando all'idea di creare dei santini rappresentativi sull'amico, dall'altra parte lo stava ascoltando con particolare serietà, nonostante la mente le suggerisse mille e più cose ridicole. « Divideremo i guadagni di questo business improvvisato! Una villa alle Maldive, non me la toglie nessuno mi sa! » Sapeva benissimo che gli esseri sovrannaturali erano confinati in città, e per questo la cacciatrice ringraziava di essere umana e di poter far ciò che più le gradava, come partire senza una meta e tornare solo quando avrebbe deciso che fosse ora. Alzò le mani in segno di resa, per poi ritrovare la lucidità e parlare. « Con tutto il dovuto rispetto ma -- non sono interessata a giocare a scacchi sui tuoi addominali. Immagino ci sia la fila per giocarsi, o no? Se rispondi no, sei più falso delle monete del Monopoly. Tutto tace? Mi stai dicendo che uno tra gli uomini più desiderati di Ravenfire, sta in silenzio stampa? Posso non crederti? Sì posso. » Amelie vide arrivare il cameriere in lontananza e bloccò il proprio discorso, sia per ordinare che per pensare a come rispondergli. « Non posso lamentarmi, ho per le mani un nuovo affare e un nuovo carico di arrivi per il negozio. Ma soprattutto : ho comprato una nuova auto. Chi l'avrebbe mai detto? Dovrei vedere anche di comprare un nuovo garage, onestamente. »
Jamison Dwayne H. Forbes
Parlare con Amelie era un qualcosa che veniva straordinariamente naturale al dooddrear che, dopo le prime battute, cercava di mantenere un'espressione appena più seria. Sapeva perfettamente che in qualunque altro contesto le cose sarebbero state diverse, soprattutto per quella natura che aveva abbracciato completamente fin dalla nascita. Non tutti potevano comprendere che cosa significasse essere un dooddrear, soprattutto crescere in una famiglia ove il gene aveva la meglio in ogni cosa, eppure Jamison sapeva che cosa valesse davvero la pena. Scosse il capo l'uomo prima di inspirare sonoramente in risposta a quel riferimento che di certo Amelie conosceva. Si limitò così ad abbozzare un sorriso continuando poi ad ascoltarla. « Che vuoi che ti dica, mh? So essere riservato talune volte. » Le strizzò l'occhiolino il Forbes mentre la mente non poté non ricordare come la scoperta che Imogen appartenesse alla razza sovrannaturale cambiava ogni cosa. Si chiedeva ancora come fosse potuto accadere, ma questo era un discorso che di certo non avrebbe potuto affrontare con l'amica. Vi era tuttavia un'altra donna che negli ultimi giorni aveva invaso la di lui mente sconvolgendo la sua solita routine, e questa aveva curve e forme da far girare la testa. « Libera di non credermi, mia cara... Ma ora raccontami di più. Deduco che dovrò rintanarmi in casa ogni volta che sarai al volante per scampare ogni pericolo... »
Amelie Nora Ferguson
Cercava sempre di rimediare alla propria assenza nelle vite dei propri amici, ecco perchè ora aveva attaccato con la filippica della curiosa nei confronti della vita di Jamison, probabilmente perchè non vedeva il degno abitante di Hollywood da un sacco di tempo, e perchè era sempre più facile parlare degli altri che di sé stessa. In più, strano a dirlo, possedeva una vena curiosa riguardo ai propri affetti, come se volesse sapere se la loro vita andasse decisamente meglio della propria, e al novanta percento delle volte, era esattamente così. Più scrutava il volto dell'amico, meno credeva che dietro quella coltre di buonismo e mistero non ci fosse davvero nulla, nascondeva qualcosa, ma di certo non era una terapista per poterglielo cavare di bocca. Anche se era terribilmente curiosa, questo doveva ammetterlo. « Quindi mi stai dicendo che uno degli uomini certamente più desiderabili di Ravenfire, passa le sue serate in pigiama a fare i cruciverba, piuttosto che divertirsi tra le gambe di una donna? Che hai fatto al mio amico? No perchè sai, lo rivorrei indietro! Questo troppo perbenista e misterioso non mi sta simpatico! » Si lasciò andare ad una risata mentre cercava mentalmente di come parlare di sé senza entrare troppo nel dettaglio, senza doversi per forza esporre nel parlare. « Ma se tu non guidi, come potrei essere un pericolo per te? Sbaglio o potresti spaccare un'auto a metà, se solo lo volessi? No perchè mi sto immaginando la mia povera auto ridotta ad un cubo di Rubik di metallo da parte tua, magari se per sbaglio, mentre piove, oso sfrecciare per le strade della città, e bagnarti con una pozzanghera. »
Jamison Dwayne H. Forbes
Parlare con Amelie era un po' come parlare con se stessi, cercava sempre di approfondire un argomento o l'altro, solitamente quello che volevi evitare come la peste. Eppure le voleva bene. Era una persona a cui s'era legato facilmente in passato, ma la mente del dooddrear, in quel momento, era troppo sottosopra per permetterle di fargli da terapista. Ne avrebbe parlato prima o poi, solamente non ora. Ridacchiò l'uomo nel sentirla accostare la sua immagine a qualcuno che di certo non gli assomigliava, soprattutto in fatto di abitudini. Scrollò il capo prima di passarsi una mano tra i folti capelli biondi che ormai portava sempre più corti. Erano ormai finiti i tempi in cui li portava lunghi o addirittura legati in un codino. « Sono sempre qui, di questo non ti devi preoccupare. Ci sarà tempo anche di confessioni, non ti preoccupare... Ma buono a sapersi che mi consideri come un supereroe. Mi limitò però a sollevare gli pneumatici non le automobili... E sai che non scatterei per così poco, beh se rigassi la mia auto dovresti cominciare davvero a scappare. » Le strizzò l'occhiolino contento che finalmente il discorso stesse virando in qualcosa di più soft rispetto all'interrogatorio che Amelie era in grado di fare. Trascorsero così qualche ora insieme, aggiornandosi e schivando le domande dell'altro.
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
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jamisondwayneuniverse · 4 years ago
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     👑☠️     —      𝐍𝐄𝐖 𝐑𝐎𝐋𝐄      𝐣𝐚𝐦𝐢𝐬𝐨𝐧 𝐝𝐰𝐚𝐲𝐧𝐞 & 𝐝𝐚𝐫𝐥𝐞𝐞𝐧 𝐦𝐚𝐞𝐯𝐞      ❪    ↷↷     mini role ❫      l    a     k     e       31.03.2021  —  #ravenfirerpg
Le strade di Ravenfire potevano essere decisamente molto affollate durante l'inizio della primavera, soprattutto da chi sentiva il richiamo alla vita, uscendo e dandosi in qualche modo alla pazza gioia. Nonostante le persone potessero avere timore di ciò che non si conosceva, come era giusto che fosse, nessuno avrebbe mai rinunciato ad uscire durante una giornata di sole come quella, ove il bisogno di vitamina D sembrava essere la scusa perfetta per andare a correre o semplicemente al lago. Jamison trascorse buona parte di quella mattinata nel proprio ufficio al college, a correggere compiti che sarebbero di certo stati lì ad attenderlo anche nel pomeriggio, ma che ora erano diventati semplicemente troppo. Chiuse di scatto la borsa, s'allontanò in fretta e furia dal college per raggiungere l'unico luogo che sembrava avere una sorta di effetto calmante su di lui, il lago. Era un luogo che non visitava spesso, ma quando lo faceva, desiderava solamente essere solo. Erano quei momenti solitari a far sì che il dooddrear apparisse sempre come il giocherellone superficiale, momenti che tuttavia nessuno conosceva. Era pronto ad andarsene, alzarsi per allontanarsi dalla sponda vicino alla radura del bosco, quando un nitrito sembrò echeggiare in lontananza. A cavallo, una giovane donna dai capelli corvini sembrava essere totalmente padrona della situazione, ma era il sorriso furbo sulle labbra del Forbes che resero quella situazione decisamente divertente.
« Guarda chi si vede, se volevi farmi vedere come cavalcavi avevi il mio numero di telefono... Avremmo potuto farlo senza problemi. »
Darleen Maeve Find
Poche cose rilassavano Darleen tanto quanto il ballo, ma di giorno non poteva ballare, o meglio, poteva farlo all'interno del Bloom Shop quando non vi erano clienti ed era da sola, oppure, poteva farlo nelle mura del proprio appartamento, ma non di certo per strada, anche se il coraggio non le mancava di certo. L'unica cosa che poteva fare per rilassarsi e non destare sospetti, almeno in parte, era cavalcare, ed il proprio cavallo Sirio, ne sapeva qualcosa. Non era consigliato portarlo fuori dal maneggio, ma lei lo faceva comunque, un piccolo segreto che si portava dietro da un po', ecco perchè Sirio spesso calpestava il suolo del bosco e nei pressi del lago, cosa che non avrebbe dovuto fare. Era fuori discussione star troppo tempo fuori con il cavallo, o rischiava di essere vista dagli altri stallieri con la quale non aveva dei rapporti vagamente amichevoli, ecco perchè, tagliò lungo il bosco, verso il lago, in modo da percorrere la strada del ritorno in maniera più breve. Il cavallo dalla livrea corvina esattamente come i capelli della veggente, mordeva il terreno con gli zoccoli, correndo libero come se non avesse né briglia nè confini, ma quando lo fece rallentare nei pressi del lago, intravide una persona, doppio motivo per rallentare, anche se Sirio era pacatemente amichevole con gli sconosciuti. Nel riconoscere tale persona, Darleen fece fermare del tutto il cavallo, rimamendo però in sella, senza scendere. « Oh quindi, ora so chi chiamare per cavalcare un po', quando il maneggio è chiuso oppure quando Sirio è intrattabile! » colse al volo l'allusione, e ne cavalcò l'onda verbale ovviamente, ma alla fine scese, lasciando le briglia del cavallo, tenendolo però d'occhio. « Che ci fai qui? Non dirmi che ti sei svegliato dal letargo come gli orsi, e vuoi fare un bagno nel lago. Idea che mi auto intriga, sono onesta. Anche se oggi fa particolarmente caldo. »
Jamison Dwayne H. Forbes
Il tono di voce e il sorriso sornione che aleggiava sulle labbra del dooddrear era inequivocabile, e il fatto che la bella veggente fosse di spirito, aiutava parecchio quella conversazione che poteva finire in una valle di doppi sensi. Eppure al Forbes piaceva eccome poter guazzare in un tripudio di ambiguità. Sogghignò l'uomo prima di vederla scendere con movenze da sempre eleganti e che avrebbero di certo fatto inginocchiare chiunque di genere maschile. Non ricordava nemmeno come si fossero conosciuti i due, ormai era passato fin troppo tempo dal loro primo incontro, eppure era nata un rapporto fatto di battute piccate, ma sempre con quella malizia che contraddistingueva Jamison. Osservò con ammirazione l'animale, in qualità di veterinario capitava a volte che qualcuno lo chiamasse, ma in verità la sua specializzazione erano le specie marine. Aveva condotto ricerche su ricerche sulle diverse specie che abitavano Ravenfire, e in qualità di professore di biologia era un tema a lui caro, ma non poteva dire di non essere affascinato da tutta la fauna locale. Nell'udire quella pronta replica, Jamison portò una mano al petto, pronto ad inscenare la sua più grande reazione melodrammatica. « E vederti così vincere il concorso di Miss Maglietta Bagnata? Non sono pronto, non sono pronto... » Commentò con una mano al petto all'altezza del cuore e scuotendo vigorosamente il capo prima di ridacchiare e umettare le labbra con un rapido gesto della lingua. « Okay, sono decisamente pronto a quando lo spettacolino? E sì, serviti di me, sono qui! »
Darleen Maeve Find
Darleen aveva -a detta degli altri- moltissime qualità, ed una tra quelle forse, era la parlantina, che mai era stata in grado di appiedarla in una conversazione. Sapeva tenere testa benissimo a qualunque conversazione, ecco perchè in quel momento di fronte a Jamison, non si stava ponendo alcun problema a cavalcare l'onda della sua via di doppi sensi. Perchè frenare la propria lingua quando sapeva usarla fin troppo bene, in particolar modo anche quando parlava? Forse molte persone non avrebbero fatto come lei in quel momento, ma era anche oltremodo vero che a Darleen le apparenze non importavano e nemmeno i giudizi degli altri, quelli non la toccavano mai, tranne nel caso in cui a giudicarla era la madre, perchè per lei provava un rispetto impareggiabile rispetto alle altre persone. Si lasciò andare ad una risata divertita nel vederlo portarsi le mani al petto, e piegò la testa di lato, mentre i lunghi capelli corvini, si mossero di conseguenza, sfiorandole la schiena. « Non sentivo il discorso di Miss Maglietta Bagnata da quando andavo al liceo, devo dire che fa un certo effetto. Anche se -- credi che davvero in quel caso, ci sarebbe solo una maglietta di bagnata? Io sono di un'altra opinione. » In quel caso non si era fatta frenare nel parlare, nonostante forse, per una donna, fosse andata sopra alle righe, ma perchè perdere la naturalità di una conversazione, censurandosi? Spostò rapidamente lo sguardo sul purosangue dalla livrea corvina, prima di togliersi la giacca di pelle, e sentire la lieve brezza attraversare il sottile strato della camicetta che indossava, tramutarsi in fugace brivido, visto che essere lontano dal sole, non era di certo un tocca sana. « A perchè c'è da decidere un quando? Non era adesso? Credo mi sia sfuggita di mano la tempistica. »
Jamison Dwayne H. Forbes
Dare corda a persone che alimentavano il suo lato bizzarro e perché no anche libertino era qualcosa che veniva straordinariamente bene al dooddrear, che aveva accolto di buon grado quelle battute intrise di doppi sensi. Era un confine piuttosto labile quello che si intravedeva nelle conversazioni di quel tipo, ma sapeva padroneggiare piuttosto bene l'arte della retorica quando lo desiderava. Lanciò una lunga occhiata alla donna che sembrava essere uscita da uno di quei film in cui la protagonista femminile era una femme fatale, ammiccò della di lei direzione pronto a risponderle.
« La maglietta bagnata è l'ultimo dei tuoi problemi, dovresti avere qualcosa di molto più in basso bagnato. »
Le lanciò un'occhiata maliziosa continuando ad osservarla in modo insistente. Non era una novità che Jamison fosse un'amante delle belle donne, ma si trattava sempre di persone che potessero in qualche modo stimolarlo, in ogni senso. La guardò togliersi la giacca, rabbrividire di fronte a lui prima di inarcare un sopracciglio. Si mise poi comodo, tese le braccia dietro il capo incrociando le mani all'altezza delle dita dietro la nuca.
« Dunque, che aspetti? »
Darleen Maeve Find
Molto spesso la propria personalità esuberante, portava Darleen ad affrontare situazioni che mai si sarebbe aspettata di fronteggiare, e quella lì, ora con Jamison, era qualcosa che non aveva previsto. Conosceva il dood da diverso tempo, e anche in questo caso non ricordava come si fossero conosciuti, dettaglio tipico della veggente, che stringeva amicizia anche con i sassi. Sapeva riconoscere un bell'uomo, anche davanti a tutto, e aveva sempre sostenuto il fatto che Jamison lo fosse, ma appartenesse a quella categoria di uomini un po'inarrivabili, troppo interessati ad ogni forma di vita femminile, e dal portamento dei divi di Hollywood. Esattamente il tipo di uomini che non punterebbero gli occhi su una come lei per le proprie altre qualità, dove il cervello non veniva contemplato. Ma ora aveva deciso di cavalcare l'onda dei doppi sensi, motivo per cui si era equipaggiata per quello scambio di battute, un po'dettato dal caso, a dire il vero. Se iniziare a parlare di magliette bagnate poteva essere il preludio della lunga discesa verso l'oblio, l'argomentare su quale altre cose potessero bagnarsi in quel contesto, portò Darleen a sorridere, recependo l'antifona chiaramente, e di certo, non poteva far altro che concordare. « Direi che potrebbe essere vero, ma non accade con uno schiocco di dita, no? Ci dovrebbe essere per prima cosa l'intenzione, poi, il resto viene da sé. » Era palese che l'argomentazione stesse sfiorando le corde sessuali di un discorso, anche un non udente l'avrebbe compreso, e per quanto Darleen adorasse cavalcare l'onda del brivido, quando brivido ci poteva essere in quella data situazione? Ma lei manteneva le promesse, e si era messa in gioco, quindi per bagnarsi la maglietta, non ci sarebbe stato alcunissimo problema. Lo guardò divertita per poi avvicinarsi alla riva del lago, mostrandogli la schiena, per poi arcuarsi in avanti in modo da raccogliere l'acqua con la mano un paio di volte, bagnandosi la camicetta quel che bastava per farla aderire alla propria pelle, non riuscendo però a bagnarla del tutto o in maniera sufficiente. Si rialzò asciugandosi la mano bagnata sui jeans, lasciandone traccia, e poi sorrise maliziosa. « Temo sia un processo molto lungo bagnarla in solitudine, mi servirebbe decisamente l'aiuto di mani più grandi ed esperte. Saresti così gentile da sposare questa causa, e venire in mio soccorso? »
Jamison Dwayne H. Forbes
Era ben chiaro che il discorso che stavano affrontando lui e Darleen avesse sfociato in qualcosa di decisamente più subdolo e al contempo qualcosa di più stuzzicante, soprattutto per la mente del dooddrear. Non aveva mai fatto mistero che gli piacessero le belle donne, con le giuste forme ovviamente, ma andava matto per chi sapeva mantenere viva una conversazione. Si limitò così a sogghignare l'uomo prima di passarsi una mano sulla barba incolta che adombrava il di lui volto. Le labbra aperte tradivano la sua sorpresa, ma non poteva non essere che così nel vedere la donna dai capelli corvini diventare sempre più schietta. « Saprei esattamente come muovere le dita, sai? » Commentò lanciandole un'occhiata ben più che eloquente. Sapeva esattamente dove voleva andare a parare, e nulla lo avrebbe distolto dal suo obiettivo. « Mi immolerei per la causa molto volentieri, dolcezza... Dovresti solamente dirmi dove e quando. » Aveva osservato con così tanta attenzione i movimenti della donna che era rimasto ben più che sorpreso nel vederla bagnarsi lei stessa la camicetta che indossava. La ragazza sapeva giocare, e lui non era da meno. S'avvicinò lentamente alle di lei spalle lasciando una distanza così minima da poter inspirare il profumo fresco della donna. « Potrei farlo qui ed ora se me lo permettessi. »
Darleen Maeve Find
Il sottile filo che si poteva percorrere levitando nelle vicinanze di un rasoio, ora Darleen lo comprendeva più che mai, perchè ci si era messa di propria volontà, il tutto però, non le dispiaceva nemmeno un po'. Negare che Jamison fosse un bell'uomo era impossibile, immaginava persino le frotte di donne ai suoi piedi anche per un semplice sorriso, ma in quella situazione non vi erano altre donne, vi era solamente lei e lui. Vi erano però due scelte : o continuare sulla falsa riga di tutto quel gioco che avevano, oppure interrompere tutto e scappare. Ma lei di certo non era famosa per 𝑠𝑐𝑎𝑝𝑝𝑎𝑟𝑒. Le risposte del dood la divertivano, forse perchè da che ne avesse momoria, Jamison l'aveva sempre fatta divertire e sorridere, ma in quella situazione, ogni cosa era amplificata, vista sotto una luce differente, e si ritrovò a sorridere, specialmente quando lo percepì avvicinarsi alle proprie spalle, sentendo la sua presenza vicina seppur non abbastanza affinchè i loro corpi si sfiorassero. In riva al lago non vi era nessuno quella mattina, come non vi era quasi mai nessuno in realtà, visto che le temperature non proprio primaverili. Chi avrebbe quindi potuto notare loro due? Tanto valeva cavalcare l'onda o battere il ferro fino a quando fosse caldo e malleabile. « Che eroe, che sei J. » Aspettò qualche istante prima di voltarsi verso di lui, e far in modo che i loro corpi entrassero in contatto, si sfiorassero quasi con casualità però voluta, e sorrise mettendosi in punta di piedi, dal momento che il divario di altezza non era una cosa da poco. Sostenne il suo sguardo, per poi sfiorarsi il labbro con i denti, passando il polpastrello del pollice sul labbro inferiore del dood, lasciando che i loro corpi ora si toccassero, e che il proprio petto poggiasse su quello scultoreo di Jamison, per poi avvicinare il proprio volto al suo, senza però toccarlo davvero. « Non credo tu abbia bisogno del mio permesso. »
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
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jamisondwayneuniverse · 4 years ago
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[ Cassandra & Jamison _ #Ravenfirerpg _ #Ravenfirehunters ] * Non v’era niente di più congeniale a quella serata che osservare, salutare e partecipare alla donazione eppure qualcosa, in cuor suo, quella donna dai capelli corvini sembrava scuoterla dall’interno. Quegli occhi suoi cerulei  di tanto in tanto si scurivano, lasciando riemergere quelle negatività che da ormai mesi la caratterizzava. Si era ripetuta fino a qualche minuto prima che non sarebbe mai potuto accadere nulla, che lei era una veggente e che avrebbe potuto controllare la situazione, almeno quella personale. Controllare... Quella parola era probabilmente una delle più temute da parte di Cassandra, perché lì, a Ravenfire, nulla era controllabile da qualcuno, né tantomeno da lei. I secondi che stava vivendo erano propriamente la chiara dimostrazione del fatto che il destino che vigeva sulle spalle dei cittadini di Ravenfire era catastrofico: immersa nel totale buio, la donna stava cercando di aguzzare la vista e di ricordare in quale direzione fosse la porta. Prese un respiro e si avviò verso la sua sinistra. Doveva uscire, non poteva ferire qualcun altro come ad Halloween. Un passo, poi un altro, mentre i suoi capelli oscuri quanto il buio volteggiavano in aria con i propri nastri che custodivano quell’acconciatura ottocentesca. Cassandra Reagan brancolava nel buio senza sapere che si sarebbe scontrata con qualcuno che conosceva. * « Oh, mi scusi.. » * Alzò le mani in segno di scuse, ma non si era nemmeno accorta di chi aveva dinnanzi. *
Jamison Dwayne H. Forbes
Chiunque fosse nato a Ravenfire, ben sapeva che le cose non accadevano mai per caso, e tutto era frutto di un piano molto più ampio. Il discorso volere è potere era utile fino ad un certo punto, perché mai come in quegli ultimi tempi, si rischiava di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Esattamente come era accaduto mesi prima durante la festa di Halloween. Quella sera, tuttavia, era diversa, doveva essere diversa. Gli invitati erano vestiti tutti a tema, gli abiti del passato rendevano tutto il tema più veritiero, e perfino il dooddrear aveva ceduto nell'indossare un completo che ricordava perfettamente il secondo precedente. Stava osservando con attenzione il Forbes, osservava ancora e ancora, quando improvvisamente tutto ciò che era visibile venne meno, coperto da un'oscurità che diede inizio ad un'agitazione che non era affatto reale. Respirò a fondo prima di scontrarsi contro qualcuno. Istintivamente afferrò la persona ai lati delle braccia, quasi bloccandola, una presa salda che denotò il profilo femminile della stessa, ma che non fece altro che far scattare indietro il giovane. Solamente riconoscendo una donna nella sconosciuta di fronte a lei, Jamison lasciò andare quella presa. « Mi perdoni, va tutto bene? »
Cassandra Reagan
* Era sempre stato il destino a decidere e spesso esso si dimostrava più crudele di qualsiasi altra cosa, andava perfino oltre le scelte errate degli esseri pensanti. Il destino era più crudele della natura, di qualsiasi natura, e, purtroppo, quella cittadina conosceva bene il significato di codeste parole. Era per questo che ogni limite, ogni desiderio, ogni discorso decadeva in quel di Ravenfire. “Volere è potere” diventava inesorabilmente una definizione priva di senso, una leggenda da raccontare a quelli che avrebbero potuto fuggire a gambe levate, d’altra parte si rischiava sempre di ritrovarsi nel posto sbagliato e nel momento sbagliato e poi piangere per anni o forse morire sul colpo. Quella sera, però, non sarebbero morti, o meglio il cuore di Cassandra sussurrava quell’idea alla propria mente ed essa ripeteva senza sosta quel mantra “sentimentale”, vitale, ma in fondo non ne aveva una vera e propria certezza. Vestita come una dama d’altri tempi, come una di quelle giovani signore d’alto rango che erano state dipinte nei quadri dagli artisti più comuni che facevano la gara a prender come modella questa fanciulla o quell’altra, Cassandra Reagan sembrava appartenere proprio a quel secolo ormai lontano. La donna dai capelli corvini si ritrovò a scontrarsi con qualcuno, con quel qualcuno che l’afferrò alle braccia e le fece trattenere il respiro. La Reagan dovette sbattere le ciglia più volte prima di comprendere cosa stava facendo quell’uomo. Forse l’aveva salvata da una caduta? Deglutì e, a quel lasciarla andare, anche lei fece un passo indietro. * « Sì, grazie... E lei? » * Chiese gentilmente mentre con le mani cercava di sistemare il vestito e le gote sue arrossivano . *
Jamison Dwayne H. Forbes
Sentiva il cuore battere incessantemente, gli occhi che continuavano a saettare in quella oscurità dove nulla appariva come era in realtà, mentre la mente del dooddrear fece capolino a pensieri che in qualche modo lo turbavano. Fu costretto ad inspirare un paio di volte prima di capire che si sarebbe dovuto comportare come un essere pensante e non come un animale. Lasciò andare di scatto la giovane, e si ritrovò a fare un passo indietro prima di sbattere gli occhi un paio di volte. Era un atteggiamento che cozzava con il suo aspetto fisico, così grande e grosso, e al contempo così stranito.
« Sto... Sto bene. »
Commentò fin troppo velocemente. Impiegò diversi istanti prima di riuscire a calmarsi, ad allontanare quei pensieri che lo riportarono alla festa di Halloween. Non sentiva alcun tipo di dolore questa volta, nessun principio di incendio o altro, tuttavia ogni suo senso in allerta. Piegò un angolo delle labbra prima di concentrarsi sulla sconosciuta, cercò di metterla a fuoco cercando di capire se l'avesse già incontrata, eppure nulla sembrò venirgli in mente.
« Credo che sia stato un blackout, e mi perdoni non era mia intenzione aggredirla. Deve essere andata via la luce. »
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
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jamisondwayneuniverse · 4 years ago
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     👑☠️     —      𝐍𝐄𝐖 𝐑𝐎𝐋𝐄      𝐣𝐚𝐦𝐢𝐬𝐨𝐧 𝐝𝐰𝐚𝐲𝐧𝐞 & 𝐢𝐦𝐨𝐠𝐞𝐧 𝐛𝐥𝐚𝐤𝐞      ❪    ↷↷     mini role ❫      circle            eight       19.12.2020  —  #ravenfirerpg
Un freddo persistente sembrava essere lo scenario costante a Ravenfire, soprattutto con l'arrivo nella neve. Chissà quanto tempo avrebbe fatto loro compagnia. Ormai si era entrati nel cuore dell'inverno, fatto di temperature rigide ed eventi atmosferici che avrebbero costretto chiunque a stare in casa, ma non il Forbes. Era ormai deciso a non lasciarsi più condizionare da fatto esterni. Affrontare ciò che era successo ad Halloween era stato sufficientemente complicato, e la commozione cerebrale che aveva riportato, lo aveva costretto a un riposo forzato che non era esattamente nelle corde del dooddrear. Non per questo, tuttavia, poteva rimanere chiuso in casa a vita. Aveva scelto come destinazione, quella sera, il Circle Eight, sentiva il bisogno di essere se stesso per una volta e chissà, magari avrebbe trovato quelle risposte a quei dubbi che continuavano a balenargli in testa. Ormai erano anni che faceva parte della comunità sovrannaturale e sapeva perfettamente che cos'era ciò che aveva inalato più di un mese prima, ed era sorbo degli uccellatori. Ma chi avrebbe voluto sfidare così tutta la comunità? Il passo del Forbes incedeva lentamente all'interno del locale, aveva mostrato la sua natura al veggente presente all'ingresso ed osservò come la musica e il bisogno di staccare dilagasse ovunque attorno a sé. Camminava a passo lento, lo sguardo attento, mentre si dirigeva verso il bancone quando occhi che non avrebbe mai dimenticato incrociarono i suoi. Una sensazione di vuoto si manifestò all'altezza del petto, un fremito che lo portò a chiedersi infinite domande senza risposta.
« Imogen? »
Imogen Blake Sullivan
Lasciato l'ufficio di Berg, ancora provata dell'episodio avuto nonché dall'incontro con il dooddrear e quanto ne era conseguito, la fretta nei passi di Imogen sembrava poter tirare via il pavimento laccato del club tanto era forte il desiderio di lasciarsi quella serata alle spalle e ripararsi nella tranquillità della propria casa. Imogen procedeva senza esitazione in quel labirinto di corpi, facendosi largo come le era possibile, l'aria così densa tanto da poterla percepire sulla lingua, l'odore di pelle impregnata di profumo e bicchieri ricolmi di alcolici di cui lei stessa poteva giurare di sentirne il sapore tanto ne era saturo il locale. Una vista che anni prima l'avrebbe fatta urlare euforica, travolta dalla musica, divorata da una notte carica di promesse e una bella sbronza da smaltire il giorno dopo, eppure ora come ora poteva solo sentire la maglietta appiccicata alla pelle, le gambe che a stento riuscivano a reggerla, mentre il ritmo assordante della musica pareva rimbombarle nelle ossa, stordita da tanta - vita, mentre lei osservava il tutto come un'estranea davanti ai cui occhi il resto scorreva troppo velocemente per averne una precisa comprensione. Eppure si fermò. Ad un certo punto si fermò, circondata da un paio di uomini e una donna che la osservavano come se fosse carne fresca, e Imogen riconosceva quegli sguardi, quei sorrisi maliziosi, e salvo gli occhi che brillavano come luci di un semaforo sotto la cortina rossastra del circle, esausta come era forse avrebbe anche deciso di lasciarsi andare, abbandonarsi, cadere nella loro trappola dando forse la colpa al completo disastro che era stata quella giornata, o magari al liquore che aveva bevuto tutto d'un fiato solo qualche istante prima, o ancora perché era troppo tempo che aveva negato al proprio corpo un po' di quello stesso calore che sembrava inebriare tutti quella notte. Eppure come quella nebbia di pensieri era venuta, altrettanto velocemente si diradò lasciandola confusa e, se possibile, più esausta di prima, le labbra secche e l'udito che sembrava cogliere il proprio nome pronunciato da una voce lasciata in un passato con cui pensava di aver chiuso molto tempo fa. Sbagliando, a quanto pare. Niente di meno che Jamison Forbes le si era parato davanti facendo scappare il gruppetto di serpi tentatrici che prima l'avevano avvicinata, e constatato che non un anno sembrava aver intaccato il fascino dell'uomo, l'altra domanda che seguì fu semplicemnte: cosa ci fa in un locale dove le persone comuni non sono ammesse? Era un Forbes, certo, avrebbe potuto aprire qualunque porta lì a Ravenfire con solo il suo cognome, ma neanche quello sarebbe bastato, almeno che... ovvio, almeno che anche lui non fosse stato una qualche creatura di quella stessa città. 《 Cosa... che... 》 Era faticoso articolare una domanda, era faticoso articolare quella precisa domanda, perché una risposta sarebbe dovuta seguire, nonché una spiegazione sul perché anche lei fosse lì, e Jamison tra le tante cose sembrava a sua volta in procinto di chiederlo, e il cervello di Imogen non avrebbe retto altro. Trovare una delle cotte più importanti della sua vita in un locale del genere era un conto, scioccante senza alcun dubbio, spiazzante perché no, ma dover a propria volta dare una motivazione della propria presenza, nonché della propria natura ad un uomo che aveva lasciato in una stanza d'albergo con i capelli color del sole e la promessa di trovare uno migliore di lui... no, questo era troppo. Glielo leggeva negli occhi, e chissà cosa poteva leggere nei propri, o nel proprio aspetto, trasandata come non mai, gli occhi azzurri segnati da chilometri di occhiaie, forse l'unica fortuna aver pulito via il sangue dal naso prima di lasciare l'ufficio di Berg. Improvvisamente, casa non le era sembrata più lontana di così.
Jamison Dwayne H. Forbes
Un salto nel passato, sensazioni che non pensava più di poter provare si abbatterono sul dooddrear che, in quel momento, non riuscì realmente a comprendere ciò che stava vedendo. Era Imogen, su questo non vi era alcun dubbio, avrebbe riconosciuto gli occhi cerulei ovunque, ma i lunghi capelli biondi che ricordava erano stati sostituiti da una cascata di capelli corvini che la rendevano più oscura in qualche modo. Il volto angelico era sempre lì, ma la luce in essi era oscurata da qualcosa di più tenebroso, qualcosa che l'aveva cambiata. E questo era solamente il primo dei cambiamenti che notò. Labbra secche ed incapaci di parlare cominciarono a muoversi senza emettere alcun suono. Le apriva e le chiudeva ma era come se fossero scollegate dalla sua mente che faticava a capacitarsi della sua presenza in quel luogo. Era il Circle Eight, giusto? Non era entrato in un altro luogo, sentiva il bisogno di essere se stesso, di mostrare quell'accenno di zanne se la situazione lo avesse richiesto, e a Ravenfire poteva farlo solamente in pochi luoghi. E quel luogo era destinato solamente ad esseri sovrannaturali. « Tu... » Fu solamente quella sillaba che riuscì a pronunciare continuando a far saettare gli occhi sul di lei volto. Era bellissima, non c'era che dire. Fu costretto a sbattere le palpebre un paio di volte prima di riuscire a prendere in mano la situazione. La sua presenza in quel luogo cambiava le carte in tavola, cambiava ciò che aveva sempre creduto e non mostrarsi più per ciò che era era ormai inutile. Afferrò la donna all'altezza dell'avambraccio per poterla trascinare in un luogo più appartato senza che quelle persone potessero udire la loro conversazione, spinto da un bisogno di riservatezza che ora sembrava basilare. Era incurante ormai del fatto che potesse avvertire la sua pelle più fredda, più dura del marmo, era tempo di parlare. « Che cosa ci fai qui? Come fai ad essere qui dentro... E i tuoi capelli... » Si voltò solamente per parlarle, quella bellezza gli faceva male. Così eterea, così irraggiungibile, Imogen sembrava di ghiaccio. Le troppe domande che si stava ponendo rischiavano di farlo impazzire, così come il bisogno di assaggiare ancora una volta le sue labbra.
Imogen Blake Sullivan
Imogen doveva aver detto qualcosa, il suo nome - un "aspetta", qualcosa, ma tutto andò perso nel trambusto generale che regnava sovrano nel circle, e quando Jamison l'afferrò per un braccio verso un punto più riparato, ogni parola le si bloccò in gola intanto che in punta di piedi finì col muoversi, anzi, con l'essere spostata, buona parte del proprio peso letteralmente trasportata dall'uomo in una presa che non ammetteva repliche. Tuttavia, quando la mano del più alto la lasciò andare, fu in quel momento che la giovane Sullivan si rese effettivamente conto della situazione in cui era piombata, così in disparte sebbene la gente continuasse a divertirsi, ignara, tutt'intorno. 《 Io... potrei chiederti lo stesso. 》 Non che potesse poi fare qualche altra osservazione sul suo aspetto impeccabile, ovviamente, non un capello fuori posto, niente di diverso in lui; stessi occhi cristallini, stessa mandibola squadrata, stessi capelli curati, stesso fisico statuario avvolto da quei vestiti costosi di cui un tempo Imogen non vedeva l'ora di sbarazzarsi. Questa, di Sullivan tuttavia, non vedeva invece l'ora di sottrarsi dallo sguardo inquisitore dell'uomo, dalle sue domande, troppo vicino perché Imogen potesse sentirsi a suo agio, perché riuscisse a respirare senza annaspare nella propria stessa pelle, l'ambiente già per sé soffocante. Una paio di passi indietro fu tutto quello che riuscì a prendere però, l'angolo scelto dal Forbes un confine di cemento e vetrate oltre cui Imogen non poteva naturalmente procedere, ma perlomeno bastò a farle riordinare le idee, soprattutto le domande che nella mente della donna non potevano essere di meno a quelle del biondo. 《 ... sei come me? 》 E glielo chiese guardando a terra, facendo vagare lo sguardo bluastro ovunque eccetto che su di lui, con la speranza che l'altro riuscisse a comprendere dove neppure la comprensione di Imogen arrivava, la lingua legata in un nodo inscindibile ancor prima di poter mettere a parole la natura da cui era stata affetta. Era anche lui cambiato? Era successo anche a lui? Anche lui di notte sentiva le tenebre scivolargli addosso come un cappio al collo? Dopotutto il Jamison che ricordava non era di certo... quello. Occhi color smeraldo, denti da predatore - difficile, molto difficile intravedere in quel dooddrear l'uomo che apparteneva ai propri ricordi. I pugni di Imogen stretti lungo i fianchi nel tentativo di tenere per sé la voglia di sfiorargli i lineamenti, di ricostruirne i tratti così deformati, dove finiva l'uomo che aveva incontrato anni indietro e dove cominciava invece la creatura che adesso aveva davanti e che la giovane osservava con un misto di curiosità e timore da sotto le lunghe ciglia scure.
Jamison Dwayne H. Forbes
Più la osservava più continuava a chiedersi come era possibile che fosse all'interno del locale. La sorpresa che lo aveva colpito si univa alle domande che continuava a porsi silenziosamente. Scrutava i dei lineamenti così uguali a quelli che ricordava, ma al contempo così diversi, più duri, più consapevoli di una realtà che probabilmente nemmeno comprendeva. Un cipiglio sembrò formarsi al centro delle sue sopracciglia, immaginando di avere un'espressione sorpresa e allo stesso tempo contrita. Aveva lasciato andare il braccio della mora per darle il giusto spazio, ma si chiese se non le stesse fornendo la giusta occasione per scappare da lui. In fondo, chi non l'avrebbe fatto? Jamison, tuttavia, doveva fare il punto della situazione. Era chiaro che qualcosa fosse cambiato, qualcosa in lei s'era trasformato, ed era anche chiaro che la semplice umana di cui s'era invaghito, era ora sbocciata. « Nessun essere non sovrannaturale può essere all'interno del Circle Eight... » Replicò con un tono di ovvietà che diede ai nervi perfino a se stesso. Era necessario però che progredisse per gradi, un passo alla volta. « Quando ci siamo conosciuti non eri ciò che sei... E se interpreto giustamente anche il tuo sguardo, hai appena visto ciò che sono. Per cui sì, siamo uguali. Quando è successo? » Domandò con reale curiosità e puntando lo sguardo fisso sui suoi lineamenti. Se fossero stato in altra sede, era pressoché certo che l'avrebbe portata nello stesso angolo, in modo riparato, ma per sfogare tutta quella passione che desiderava prendere voce, ma ora le cose apparivano diverse. Combatteva con l'istinto di baciarla, eppure in quel momento, la mano di Jamison andò a sfiorare il di lei volto, una carezza che sfiorava appena la sua pelle diafana con il timore che potesse fare un passo indietro da un momento all'altro. Era in attesa il dooddrear mentre la di lui mente lavorava cercando di comprendere quando potesse essere accaduto. Sapeva che i poteri potevano manifestarsi anche in età più avanzata, non era chissà cosa, ma allora a che cosa era dovuta quell'oscurità che intravedeva? « Hai paura di me. »
Imogen Blake Sullivan
《 Sono perfettamente consapevole di questo. 》 Difficile non rispondere con altrettanta caparbietà all'insinuazione dell'uomo, come se Imogen fosse stata una sprovveduta capitata chissà come, chissà quando in mezzo a quel casino di gente apparentemente così tanto diversa da lei. Senza alzare il tono della voce, ammesso che qualcosa si fosse riuscito a sentire in tutto quel trambusto, semplicemente Imogen pronunciò quelle parole quasi mordendole, serrando la mandibola, anzi, tutto il corpo, rigida, sulla difensiva, in allerta, pronto a reagire alla minima minaccia, o perlomeno quelle che percepiva come tale come un gattino che arruffa il pelo per sembrare più minaccioso - e sentirsi meno vulnerabile. Proprio per questo, appurato che sì, erano entrambe creature sovrannaturali, per quanto poi potesse essere assurdo e inverosimile, e da entrambe le parti a giudicare la reazione dell'uomo, Imogen non si sentiva comunque in dovere di rivelare nulla a riguardo - poi cosa avrebbe dovuto dire? "Un giorno ero normale e il giorno dopp puuff! una veggente"? Assolutamente no, non quando lei stessa non sapeva cosa fosse accaduto, e poi non a lui, non a Jamison che la guardava come se davanti avesse un'estranea, come se la stesse vedendo per la prima volta. 《 Non credo siano affari che ti riguard-... non toccarmi! 》 E forse aveva indugiato qualche breve istante prima di allontanarlo, prima che la mano destra si stringesse attorno al polso dell'uomo per arrestare l'avanzata del suo tocco, delicato proprio come ricordava nonostante la stazza di chi c'era dietro. Le dita di Imogen rimpiccolite contro la pelle abbronzata ma fredda come mai si era resa conto fosse prima di allora; pensandoci bene non aveva mai dato peso a certi dettagli, e che si trattasse della forza bruta e singolare di cui Jamison aveva sempre sfoggiato, o la pelle a contatto della propria incredibilmente più fredda anche in pieno agosto, Imogen non aveva mai dato peso a tutto questo, attribuendo piuttosto la colpa ad un abuso smodato della palestra nonchè una pessima circolazione sanguigna. Che ingenua, sciocca deve essergli sembrata anni addietro, e a pensarci ancora le saliva la rabbia dietro tanta delusione, il volto a cuore leggermente più rosato dall'aria soffocante quanto dalle emozioni provate, difficile da nascondere agli occhi del dooddrear quando le si era fatto così vicino, una vicinanza che però andava subito risolta, un altro passo all'indietro sebbene di spazio alle spalle della donna non ne fosse rimasto abbastanza ormai. 《 Fai finta che tu non mi abbia mai visto qui, ne sei capace dopotutto. Goditi la tua serata e lasciami stare. 》 Lapidaria, senza mezzi termini. Se fisicamente non sarebbe mai stata in grado di avere la meglio su di lui tanto valeva farsi strada a parole, palesare il proprio disappunto, ricordando quantomeno in lui una galanteria che avrebbe potuto fare al caso suo per togliersi da quella situazione scomoda. Approfittando dunque del silenzio dell'altro, e della nebbia finta che aveva preso a scendere dal soffitto come un sipario scarlatto, Imogen puntò all'unico spazietto rimasto tra lei e la sala, l'urgenza di chiudere quella conversazione chiara come le iridi turchine di Imogen che si posarono sul volto dell'uomo un'ultima volta, convinta di aver chiuso così quell'incontro.
Jamison Dwayne H. Forbes
Lo avvertiva, come se lungo la propria schiena scivolasse la punta di un coltello che gli rendeva la stessa ancor più dritta. Avvertiva il suo bisogno di allontanarsi, di potersi prendere quello spazio che il dooddrear le stava negando con la sua stazza, eppure il di lui bisogno di toccarla era ancor più forte. La mano dell'uomo era lì, solamente a qualche millimetro dal volto di Imogen ma non riuscì nemmeno a sfiorarla, nemmeno per un istante. Un colpo secco allontanò la sua mano come se potesse bruciare il solo contatto. Stringeva il polso come se ne andasse della propria vita, un calore così umano che aveva dimenticato ma che ora era pura lava. Gli occhi saettavano sul di lei volto come se la stesse vedendo per la prima volta in quel momento, lì in mezzo a tutte quelle persone. L'oscurità che celava era qualcosa di incomprensibile per la mente del dooddrear, perché lei era lì, di fronte a lui, così uguale e allo stesso tempo così diversa. Che cosa le era successo? « E' difficile lasciarti andare se non mi lasci il polso... » Questa volta il tono di voce fu più lieve, quasi al limite di un sussurro e non che volesse realmente indietro il proprio braccio. Avrebbe preferito continuare a guardarla, studiandone ogni dettaglio e cercando di comprenderla, ma il suo atteggiamento parlava chiaro. Un sorriso sghembo aleggiò sulle labbra del biondo che ora era intrigato, incuriosito dalla donna che anni prima lo aveva travolto. Non che lei lo sapesse, sia chiaro, ma Imogen aveva sempre ricoperto un posto speciale. Ricordava come l'aveva guardato quando inevitabile fu il suo passo indietro in quella frequentazione che sembrava essere destinata a sciogliersi nel vento, la bellezza eterea della sua pelle e quella spiccata intelligenza che si nascondeva ai suoi modi così mansueti. Del tutto diversa, invece, era la persona che gli si trovava di fronte, più sicura di sé, più schietta, più donna. Solo quando lo lasciò andare e in un momento di distrazione la donna sviò in un piccolo anfratto lasciato libero da Jamison, egli riprese coscienza di sé e si pose nuovamente di fronte a lei. « Non così in fretta... Questa è una bella frecciatina, Imogen... Ma te la concedo. Non hai risposto però alla mia domanda, quando è successo? E belli i capelli neri, sono più... intensi. »
Imogen Blake Sullivan
《 Se non ho risposto alla tua domanda forse è perché non voglio risponderti, non credi?! 》 E se sicuramente fu presa alla sprovvista ritrovarsi di nuovo faccia a faccia con l'uomo dopo averlo appena congedato, di certo Imogen non si lasciò intimidire dalla sua pressante, quanto boriosa, curiosità. Una sicurezza che aveva sempre ammirato in lui, quel modo di porsi così tanto carismatico, indubbiamente affascinante ai tempi in cui lo aveva frequentato, e che tuttavia nel presente contribuì a piegare la fronte della donna in un'espressione tutt'altro che "colpita", le sopracciglia incurvate su di uno sguardo stanco, cerchiato da occhiaie violacee, e poi infastidito - sì, decisamente. Era chiaro che il limite di sopportazione di Imogen aveva raggiunto il suo massimo per quella giornata, e l'insistenza di Jamison, nonché la sua cocciutaggine nell'invadere perfino quel poco spazio che la giovane aveva riacquistato, non andavano di certo a favore della pazienza sempre più sottile della donna che cercava di abbandonare quel posto puntualmente senza riuscirci. 《 Ascolta, non ho idea cosa pensi ti dia il diritto di mettere il naso in questioni che non ti riguardano... 》 Le uscì tutto in un unico profondo sospiro, il riferimento al proprio colore di capelli ovviamente ignorato mentre portava la mano destra alla fronte in un gesto di malcelata esasperazione. 《 ... ma è stata una lunga giornata e vorrei solo tornare a casa. È stato un caso che ci siamo incontrati e stai pur certo che non ricapiterà per cui ripeto, non sono affari tuoi. 》 Così dicendo lo aggirò una seconda volta, purtroppo senza notare una donna immediatamente dietro di lui e contro cui Imogen andò a scontrarsi, il contenuto del bicchiere di questa rovesciato sulla maglietta della giovane Sullivan senza poterlo evitare. 《 Maledizione! Maledizione! Perché... diamine! 》 Il tanfo di birra e chissà cosa che proveniva dai propri abiti era forse pari a quello dall'alito della donna visibilmente ubriaca e traballante sui tacchi, in quel momento agitata, e che fosse per il suo cocktail versato o per il danno appena fatto, Imogen la mandò via senza neppure darle modo di arrancare altre parole strascicate, recuperando invece un paio di fazzoletti dal tavolo più vicino per cercare di tamponare il liquido che sentiva ormai contro la pelle nuda. Quella giornata stava andando di male in peggio.
Jamison Dwayne H. Forbes
Più osservava la giovane di fronte a sé, più notava le differenze dalla ragazza bionda che aveva conosciuto anni prima. Era la stessa persona, non vi era dubbio, ma qualcosa di oscuro spingeva il dooddrear a compiere gesti che in altre occasioni avrebbe decisamente lasciato perdere. Osservava il suo temperamento manifestarsi e prendere il sopravvento come fuoco, ma immancabilmente il corpo del Forbes fece muro di fronte al desiderio di Imogen di andarsene. Avrebbe voluto fermarla, chiederle la qualunque, eppure si sentiva perfino stupido in quel frangente. Si ritrovò così ad aggrottare la fronte quando la udì rispondergli per le rime, un'espressione pressoché sorpresa aleggiò sul suo bel volto d'angelo prima di voltarsi quando lo superò. Avrebbe voluto ribattere, avrebbe voluto portarla lontano da lì, ma ogni sua fibra stava gridando di fermarsi. Non era mai stato il tipo di persona che sapeva aspettare e dare il proprio tempo al prossimo, era istintivo, spesso non ragionava neppure, ma chissà quale santo del paradiso, in quel momento lo fece fermare. Si voltò nel vedere la scena e con un passo svelto, Jamison affiancò Imogen afferrandola sotto il braccio facendo però scudo con il proprio corpo. « Lascia stare... » Commentò l'uomo prima di riuscire a portare la giovane questa volta verso l'esterno e lasciarla poi andare. Si ritrovò a fare un passo indietro prima di osservarla con più attenzione. « Ascolta... Non avevo alcuna intenzione di farti pressioni, ma trovarti qui è stata decisamente una sorpresa. Non ho intenzione di tartassarti, ma voglio parlare con te quando sarà tempo. Puoi avercela con me, è anche abbastanza comprensibile, e non ti sto dicendo tutte quelle stronzate che dovrei dire per farmi perdonare, sono semplicemente così, ma vorrei davvero scambiare qualche parola con te. Vorrei che tu non avessi paura di me, okay? »
Imogen Blake Sullivan
Una serata iniziata male non poteva che certamente culminare se non in quel modo, con i vestiti impregnati di alcol e poi un ex - non ex - ad assistere a tutto il misfatto. Infatti, se solitamente Imogen non era tipo da tenere alle apparenze, questa volta non poteva fare a meno di preoccuparsi a cosa mai Jamison potesse pensare di lei vedendola così, ancora un disastro se non addirittura peggio nonostante gli anni trascorsi e poi la promessa che si era fatta di sbattergli in faccia, un giorno, qualora lo avesse rincontrato, la propria meravigliosa ed eccitante vita. Neanche a dirlo. E sebbene tre anni fa mai e poi mai avrebbe potuto immaginare che di li a breve sarebbe diventata una veggente, che niente sarebbe andato per il verso giusto, forse salvo il lavoro - beh magari Imogen ci avrebbe pensato su due volte prima di promettere con presunzione una cosa del genere, cuore spezzato o meno che avesse avuto pronunciate quelle parole. Ma di nuovo irruppe Jamison a trascinarla via da quei pensieri, e poi dal locale, l'aria fredda della notte pungente, quasi piacevole contro le guance accaldate della giovane per quanto il bagnato sulla maglia fosse al contrario fastidioso. Comunque, accantonò la sensazione per il momento, le braccia conserte al petto come sentì lo sguardo dell'uomo su di sé, già pronta a dirgli cosa mai avesse da guardare con così tanta insistenza quando invece questo la batté sul tempo, placando con le sue parole il disagio della donna che rimase in silenzio anche dopo che Jamison ebbe concluso quanto aveva da dire. 《 Non saprei cosa dirti? Non sei l'unico ad essere sorpreso o in cerca di spiegazioni. 》 E non era tanto per dire, o una risposta sommaria con cui lavarsene le mani anzi, era la pura e semplice verità; Imogen ricambiava uno sguardo altrettanto perduto - se non di più, il blu turchese degli occhi offuscato non solo dalla stanchezza ma da qualcosa di profondo, logorante, e se una spiegazione poteva aspettare, rimandata ad un secondo incontro con l'uomo, per quanto Imogen dubitava che potesse cambiare poi chissà quanto - una spiegazione non l'aveva e mai l'avrebbe avuta -, non si sentì di negare quella richiesta a Jamison, e con un cenno del capo concordò per l'eventualità di rivederlo e parlare. Prima di andare però, Imogen sentì il bisogno di chiarire quanto sembrava che l'uomo avesse capito, o frainteso, a seconda dei punti di vista ovviamente. 《 E... Jamison? Io non ho paura di te, ma avremo modo di parlarne immagino. Uhm, io vado da questa parte - buonanotte. 》
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jamisondwayneuniverse · 5 years ago
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         ᴇxᴛʀᴀᴄᴛ  ⋰  👑☠️    ━━  jamison dwayne + imogen ━━     ravenfire, virginia ↻ 14.06.2017 Sentiva il suo profumo, il suo sapore ancora sulle labbra, sulla lingua, mentre quella mano accarezzava e premeva qualcosa che gli dava letteralmente alla testa. Il sapore del suo corpo, il miele della sua intimità erano ricordi che sarebbero rimasti scolpiti nella di lui mente, eppure quelle frasi, quella composizione di parole era semplicemente troppo da affrontare. Cosa avrebbe pagato per lasciarsi andare, per avvolgersi ancora a quel corpo caldo e farle urlare ancora e ancora il proprio nome? Ma quando avevano cominciato a frequentarsi, Jamison era stato chiaro, nessun coinvolgimento. Troppe erano le variabili da prendere in considerazione, troppi i rischi che avrebbe dovuto correre e troppe erano le possibilità che tutto andasse in fumo. Mente e corpo, ecco su cosa si stava dibattendo la sua testa in quel momento. Seguire il corpo e lasciarsi andare, con il rischio che ne conseguiva, assaporando la carne, il calore, la passione o seguire la mente e porre fine a quell'angolo di paradiso che in fondo non era altro che un semplice scorcio di un qualcosa che mai sarebbe potuto accadere? Era il di lei contatto fisico a mandarlo in confusione, quel corpo che s'agitava sul gemello, i fianchi che s'incastravano in modo così dannatamente perfetto, e quella distesa di capelli corvini che avrebbe voluto afferrare per lasciare l'ennesima traccia del suo passaggio. Dannazione, perché tutto era così difficile? Eppure a quella richiesta Jamison non poteva dare seguito. Un'espressione impassibile cominciò a comparire sul volto del dooddrear, un leggero cipiglio nel bel mezzo delle sopracciglia che rendeva quel volto angelico diverso, più serio. « Imogen... » Era tutto presente in quella preghiera, nella sola pronuncia del suo nome, eppure sapeva di dover prendere in qualche modo le distanze, per il suo bene e soprattutto per correttezza nei confronti di quella ragazza che lo faceva, comunque, impazzire. Inspirò sonoramente l'uomo prima di tirarsi su e lentamente portare con sé anche il corpo della giovane. Era sul suo grembo, un'erezione decisamente vistosa li divideva e di certo era il peggior momento per affrontare quella conversazione. Vedeva i suoi occhi, la sua limpidezza, il fatto che credesse in qualcosa di più faceva sì che il Forbes si tendesse ancor di più. Con un movimento delicato, scostò il di lei corpo, si voltò buttando giù le gambe dal letto ed avvolgendosi il lenzuolo attorno alla vita. Non era il massimo della serietà, lo riconosceva, ma sapeva che sarebbe stato meglio senza quel contatto fisico che stava diventando come una droga. « Non voglio passare per lo stronzo di turno, ma so che con queste mie parole probabilmente non vorrai più vedermi e forse, addirittura, sarà meglio così. Tu sei una ragazza fantastica, hai il mondo in mano, ma quando ci siamo incontrati la prima volta non pensavo che ci sarebbe stata una seconda o addirittura una terza volta. Dio, non prendermi per maschilista, hai un corpo che mi fa impazzire, il sesso con è unico, ma al momento non voglio altro che sano e buon sesso, pensavo... Pensavo che condividessimo lo stesso pensiero quando abbiamo cominciato a vederci. » S'era voltato nel frattempo, le aveva parlato con gentilezza, perché diciamocelo poteva essere stronzo ma non fino a questi punti, ma osservare i lineamenti di quel volto che a poco a poco s'indurivano era qualcosa che aveva purtroppo previsto.
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jamisondwayneuniverse · 5 years ago
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     👑☠️     —      𝐍𝐄𝐖 𝐑𝐎𝐋𝐄      𝐣𝐚𝐦𝐢𝐬𝐨𝐧, 𝐚𝐥𝐥𝐢𝐬𝐨𝐧, 𝐧𝐨𝐫𝐦𝐚𝐧 & 𝐝𝐞𝐬𝐢𝐫𝐞̀      ❪    ↷↷     mini role ❫      r  a  v   e   n   f   i   r   e       21.12.2020  —  #ravenfirerpg            traccia role #1
Addentrarsi nel bosco era un richiamo per il doodrear che cercava, in ogni occasione, di mettersi alla prova. Fin da piccolo appassionato di sport estremi, non era raro per il Forbes imbattersi di situazioni in cui doveva mettere tutto se stesso per uscirne. Quando progettò quel viaggio, quell'arrampicata verso il monte più alto che circondava Ravenfire, aveva pensato alla bellezza della vista che avrebbe trovato una volta raggiunto la cima. Si sarebbe preso il proprio tempo, avrebbe impiegato perfino più tempo del dovuto per riprendere le forze necessarie, ma sembrava che non sempre i piani potessero andare come sperava. Lunedì pomeriggio, ormai il sole stava per tramontare, ma quella luce che rifletteva sulle nubi che minacciavano una bufera di neve era un qualcosa che avrebbe di certo ricordato. La piccola radura che vi era alle sue spalle doveva essere il ritrovo delle guide turistiche che si accingevano a illustrare il paesaggio, ma l'uomo non si era reso conto di non essere solo in quel momento. Pensieri contrastanti sembravano animare la di lui mente, ma quando volse lo sguardo in direzione dell'orizzonte sembrò che tutto si cristallizzò nel tempo. La bufera stava giungendo, quasi improvvisamente e se voleva avere una chance, doveva spostarsi di lì e cercare un luogo decisamente più agevole.
Allison Riley Price
Allison non sempre si ritrovava a far lunghe passeggiate nella natura, specialmente non durante quel periodo natalizio, eppure dopo aver avuto un battibecco con la madre dovuto al cenone di Natale, la giovane aveva sentito il bisogno di fare due passi. Aveva lasciato un bigliettino per Logan con su scritto che sarebbe tornata presto e dopo essersi messa gli indumenti più pesanti che ella possedeva si era incamminava verso il bosco e su per il sentiero che l'avrebbe infine portata alla cima della montagna. Le passeggiate aiutavano sempre la piccola Price a schiarirsi le idee, a pensare e pensare a ciò che stava accadendo nella sua vita, insomma spesso passeggiare la aiutata a schiarirsi le idee ma spesso ciò non accadeva. Più camminava più sentiva che il gelo potesse penetrarle nelle ossa, non era stata una brillante idea e ciò lo pensò nuovamente quando in cima al monte la bufera iniziò ad essere più violenta. «Fantastico, ci mancava solo questo.» Mormorò avvicinandosi ad altri che come lei erano rimasti bloccati alla cima del monte. Perché aveva avuto quella brillante idea? Semplice aveva smesso di nevicare eppure ora aveva ricominciato e sembrava nevicasse più forte di prima. «A qualcuno prende il cellulare? Il mio è morto.»
Desirè Marie Hamilton
< No, anche il mio è morto. Siamo troppo in alto. > Disse Desirè, dopo essersi girata in direzione della ragazza che aveva appena parlato. Faceva freddo, la neve continuava a cadere, finendo addosso a loro quattro. Si, perché erano quattro le persone che si erano ritrovate insieme, in quel momento. E Desirè, ringraziò il cielo di non essere sola in quel momento. Sua madre diverse volte aveva invitato la veggente, a fare quelle passeggiate in montagna in compagnia, ma la Hamilton, non aveva mai voluto saperne. Quei momenti di solitudine, la rilassavano, la aiutavano a concentrarsi meglio, a pensare. Per lei erano quasi fondamentali. C'era abituata. Quel giorno però la Hamilton, non aveva previsto quella tempesta di neve. Ma in fondo, era stata improvvisa. Che cosa avrebbero fatto? Come sarebbero tornati in città? Se fossero rimasti in quel luogo, sicuramente si sarebbero congelati, quindi dovevano trovare una soluzione e in fretta anche. Probabilmente ripararsi, era la prima cosa che dovevano fare, poi avrebbero pensato al resto. < Dovremmo andare da qualche parte.. > Suggerì. Ma dove, visto che erano in mezzo al nulla? Non aveva paura, non ancora, ma era abbastanza preoccupata, bisognava ammetterlo. Perchè anche se avesse smesso di nevicare presto, loro non sarebbero potuti comunque tornare. Non subito almeno. < Qualcuno che ha più esperienza in questo ambito? > Lei ovviamente, non ne sapeva.
Jamison Dwayne H. Forbes
Rimanere bloccato in cima ad una montagna in compagnia di due donne poteva essere il sogno migliore che un uomo potesse desiderare, o semplicemente l'incubo peggiore. Aveva osservato con attenzione sommaria le due ragazze che ora si stavano affannando a trovare idee su come tornare a valle, mentre l'atteggiamento rilassato del dooddrear, dimostrava ancora una volta di sentirsi a suo agio in ogni situazione. Volse lo sguardo prima ad una e poi all'altra mentre cercava di fare mente locale su come avrebbe dovuto procedere. Tornare a valle non sarebbe stata una soluzione con l'arrivo della tempesta, e l'unica cosa da fare era trovare un riparo. « Niente cellulari, dobbiamo semplicemente armarci di pazienza. Dovremmo cercare un riparo, montare una tenda e accendere un fuoco. » In qualità di uomo avrebbe dovuto prendere lui stesso la situazione in mano, ma non era mai stato così maschilista. Passò lo sguardo da una all'altra così da attendere la loro opinione. « Scendere a valle sarebbe troppo rischioso, è meglio che la tempesta passi. Siete d'accordo? Ah, per la cronaca mi chiamo Jamison. »
Allison Riley Price
«Qualcuno ha una tenda?» Non voleva passare al freddo ed al gelo altri attimi della sua vita, quella passeggiata si stava rivelando un incubo, perché era stata così idiota da incamminarsi così tanto? Con la neve poi? Stava vivendo uno di quei film horror che tanto amava, per fortuna sua non era sola, aveva trovato una giovane ragazza ed un uomo che sembrava ben messo. «Sono Allison, piacere. Comunque dovremmo trovare un rifugio migliore, dormire fuori sembra rischioso, potrebbe esserci un'altra tempesta di neve e potrebbe sotterrarci e potremmo morire.» Disse con fare tragico mentre si stringeva il suo cappotto addosso, si guardò alle spalle e guardo la giovane che era con lei. «Mi aiuti a trovare rifugio, magari al di là degli alberi troviamo qualcosa, se troviamo della legna poi è perfetto, almeno potremmo riscaldarci.» Quando l'indomani sarebbe tornata a casa avrebbe fatto un bagno bollente ed avrebbe scaricato la tensione successivamente andando a letto con qualcuno, si, sarebbe andata così. Per molti la Price aveva un atteggiamento superficiale, semplicemente non amava farsi conoscere da chi non conosceva. «Ci dai una mano?» Mormorò a Jamison abbozzando un sorrisino, una mano maschile avrebbe fatto loro comodo.
Desirè Marie Hamilton
Desirè non sapeva esattamente cosa fare, ma forse l'idea dei due, era la migliore. Così dopo essersi affiancata alla giovane e all'altro uomo che sicuramente sembrava il più tranquillo del gruppo, annuì leggermente. < Sono Desirè comunque. > E con la mano toccò Jamison. Non lo faceva sempre, ma quella volta doveva sapere di che natura fossero le persone che aveva accanto. Doveva sapere chi era più in pericolo e chi meno. E Jamison essendo un dooddrear, poteva sopportare più facilmente il freddo, visto che i dood avevano una temperatura più bassa già di natura. < Scusami, non era per essere impicciona. Io e lei abbiamo bisogno di riscaldarci, al più presto però. Inoltre penso che le nostre abilità, possano essere molto utili. > Disse all'uomo, non specificando la sua natura, visto che credeva Allison umana. O almeno così sembrava. Avere Jamison però era un vantaggio, perchè lui aveva anche una forza e una la resistenza maggiore, rispetto a loro. O almeno questo era quello che credeva. Si guardò intorno, alzando anche lo sguardo su di sè. I rametti, alcuni li aveva individuati, ma erano alti. Sospirò e osservò Allison. Se avesse usato la telecinesi, li avrebbe presi in un attimo, ma non sapeva se poteva farlo. In casi di emergenza, si potevano utilizzare i poteri, davanti ad un potenziale umano? In quel momento Desirè, sentiva la mancanza di Haze. E probabilmente sarebbe dovuta restare con lei, piuttosto che andarsene da sola in montagna.
Jamison Dwayne H. Forbes
Prendere la situazione in mano era l'unica cosa che doveva fare e le due ragazze sembravano pronte a darsi da fare per affrontare quella sfida. Non si lamentò del fatto che Desirè lo sfiorasse, passò lo sguardo dal punto in cui entrarono in contatto prima di dare un veloce sguardo ai suoi occhi. Che avesse capito che fosse un dooddrear? Ma la risposta a quella domanda giunse con la sua successiva affermazione, mettendo esattamente in chiaro il punto. « Okay, dividiamoci i compiti allora. » Replicò con tono di voce fermo. Cercò di fare mente locale a da dove partire, improvvisare non avrebbe portato nulla di buono e se ricordava le nozioni base del corso di sopravvivenza la prima cosa era accendere un fuoco. « Desirè tu dovresti riuscire a raccogliere abbastanza rami per accendere un fuoco. Io e te, Allison, invece ci occuperemo della tenda, okay? Nel mio zaino dovrei averne portata una. Troviamo un posto più appartato, dove possiamo trascorrere la notte e poi, una volta che la tempesta sarà passata, ci preoccuperemo di tornare a valle. Che cosa ne dite? »
Allison Riley Price
«Non vedo alternativa migliore quindi si, facciamo così.» Allison voleva che quella giornata passasse il più velocemente possibile, non voleva perdere altro tempo al gelo in quelle condizioni. La tormenta non si sarebbe placata tanto facilmente e di certo non potevano rimanere con le mani in mano aspettando ciò. Voleva solo che quella notte passasse per poi tornare a casa e buttarsi sotto il getto bollente della doccia. «Prima troviamo la legna ed un posto più tranquillo per la notte, prima questo incubo finirà. E si per me è un incubo. Desirè, non allontanarti troppo però.» Non voleva che quella ragazza si perdesse nella tormenta. La Price si avvicinò all'uomo e lo guardò. «Su andiamo, se ho capito bene dove siamo tra un po' dovrebbe esserci un sentiero e da lì è facile trovare un posto tranquillo. Mi piace venire qui insieme a mio fratello, ma oggi non ho calcolato l'eventualità di una tormenta.»
Desirè Marie Hamilton
Desirè annuì alle parole dell'uomo, che probabilmente comprendendo che lei era una veggente, le stava lasciando spazio. Già, perchè la Hamilton se non vista da occhi indiscreti, avrebbe potuto raccogliere la legna velocemente. Ovviamente i suoi poteri l'avrebbero aiutata. Successivamente guardò Allison e le sorrise. < No, non mi allontano troppo, tranquilla. Vi raggiungo subito. > Doveva rimanere nei paraggi sul serio ed è quello che fece. Ma una volta essendosi accertata di essere da sola, iniziò a far fluttuare i legnetti che aveva intravisto, avvicinandoli a lei. Fortunatamente erano tantissimi e sarebbero bastati per una notte. Inoltre avendo una tenta a portata di mano, sarebbero sopravvissuti. Passarono forse 10 minuti e la Hamilton tornò dai ragazzi che fortunatamente avevano trovato un posto più a riparo. < Ho trovato molta legna e so dove prenderne altra, se ovviamente ci serve. > Disse mentre mostrava i rametti che tratteneva contro il petto, così da non farli cadere. Era fiduciosa la donna e adesso, anche molto più tranquilla. < Quando tutto questo sarà finito, pretendo una cioccolata calda da bere insieme a voi. Sia chiaro. > Concluse sorridendo, prima di mettersi ad aiutare i ragazzi a sistemare la tenda e tutto il resto.
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jamisondwayneuniverse · 5 years ago
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Ⓐⓜⓔⓛⓘⓔ& Ⓙⓐⓜⓘⓢⓞⓝ ⓢⓣⓡⓔⓔⓣ #Ⓡⓐⓥⓔⓝⓕⓘⓡⓔⓡⓟⓖ
« Jamie per favore non mi mettere ansia! Io penso di volere una macchina che si guidi da sola, o un autista figo che mi porti ovunque. Lo immagino col volto di Johnny Depp: un po' truccato, un po' imbrocianto ma con un bel portamento. »
Amelie era scoraggiata, aveva superato eccellentemente l'esame teorico per la patente, ma erano le guide il vero problema per lei; infatti andava sempre in giro con la sua bicicletta decorata e non aveva nemmeno chiesto a suo padre di prenderle una macchina; al massimo guidava con piacere le macchine dell'autoscontro, anche se alla fine finiva anche per farsi male e per fare danno. Jamison aveva davvero una pazienza infinita, secondo la Ferguson era un vero santo sceso in terra o meglio ancora un angelo custode pronto ad aiutarla a fronteggiare qualunque situazione o peripezia avversa.
« Vuoi diventare il mio autista? Ti pago, ed anche se non hai niente di somigliante a Depp, puoi andare bene lo stesso. Non è un buon affare?»
Jamison Dwayne H. Forbes
Difficile era capire il motivo per cui un uomo accettasse di fare qualcosa che non desiderava fare, ma quando v'era di mezzo qualche persona di sesso femminile, improvvisamente tutto sembrava essere meno fastidioso. Ecco perché Jamison stava osservando con sguardo divertito l'espressione dell'amica, Amelie, che sembrava sul punto davvero di mettersi a piangere. Il sorriso sornione del Forbes era lì, pronto a sfoggiare il suo fascino, ma nel vedere la Ferguson quasi in preda al panico, non riuscì a trattenersi dal ridacchiare più apertamente. « Sono curioso, come mi pagheresti per scarrozzarti in giro? » Domandò con quel sorriso che divenne lentamente più simile ad un ghigno prima di avvicinarsi ed incrociare le braccia al petto per mettere in mostra i muscoli nonostante le temperature rigide che erano giunte nelle ultime settimane. « Sai, sono anche parecchio impegnato, il college e l'Aquarium... Sono tutti fattori che dovresti tenerne conto, e per la cronaca, sai che potrei sentirmi addirittura offeso? Vuoi davvero paragonarmi a Depp? Ormai è datato, meglio carne giovane... »
Amelie Elise Ferguson
Amélie era una persona abbastanza schietta e sfrontata, spesso provocatoria e con una lingua biforcuta da far invidia allo stesso diavolo in persona. Per questo motivo, con tutto l'intento del mondo, aveva già la risposta pronta da servire al suo amico. Tanto non aveva una reale voglia di mettere in moto quella macchina, visto il suo completo fiasco nel guidare l'auto, perciò tanto valeva prender tempo... « Una persona priva di malizia avrebbe risposto "profumatamente", strofinando pollice ed indice per evocare nella tua testolina l'immagine del denaro. Ma io amo l'ironia...» Sospirò, alzando gli occhi al cielo per iniziare a narrare una storia epica ed insidiosa. Si divertiva molto ad uscirsene in modi strambi e leggermente sconsiderati. « Sarebbe la classica storia... Io ti dico di farmi da autista, tu mi chiedi come posso pagarti. Per un po' ti darei del soldi, ma poi finiremmo a letto insieme. Alla fine tu avresti dei dubbi, io avrei delle insicurezze ma nonostante questo finiremmo nuovamente a letto insieme. Poi succede che uno dei due si allontana, l'altro soffre e inizia il calvario, alla fine rimango incinta, sola e disperata; mentre tu hai trovato una nuova ragazza a cui fare da autista. Fine della triste storia... » Il tutto recitato con una vena melodrammatica da far invidia al teatro Shakespeariano stesso. « Dovrei gettarmi nella scrittura creativa, anziché creare vestiti. Comunque... Johnny Depp ha un suo perché! È come il vino più invecchia più è buono. O forse era il liquore... Insomma quello.»
Jamison Dwayne H. Forbes
Era realmente curioso in quel momento, ed osservare l'espressione divertita dell'amica era quasi surreale. Aveva ascoltato con attenzione le sue parole, perfino la sua storia e quel sorriso che non riusciva a trattenere finì in una grassa risata. Poche erano le certezze del dooddrear, ma sapeva che il suo retaggio, la sua famiglia, e il lusso che avevano da sempre accompagnato la vita del Forbes lo erano. Non era mai stata questione di soldi, e non lo sarebbe stato nemmeno in quell'occasione. Ma non era nemmeno quello ad aver suscitato l'ilarità del momento, assolutamente no, ma la schiettezza con cui la donna gli aveva parlato.
« Bellezza, hai una fervida immaginazione... Non te l'ha mai detto nessuno? »
Domandò con fare retorico in quel momento. Aveva già attraversato una storia simile, decisamente diversa per alcuni aspetti, ma inevitabilmente, per la seconda volta, il volto di una giovane donna aveva fatto capolino nella di lui mente.
« Ma soprattutto sembra che tu ti sia fatta il film della vita, eh? Ma ti svelerò un segreto, io non ho mai dubbi. »
Le strizzò l'occhiolino ammiccando prima continuare a ridere di fronte alla fantasia della Ferguson. Aveva poche certezze, era vero, ma i dubbi quelli li lasciava a chi non aveva abbastanza spina dorsale per non accettare le conseguenze delle proprie azioni. Scosse poi il capo in modo quasi impercettibile osservando poi la di lei figura.
« Ora che abbiamo finito le favole, mi dici dove dovrei portarti? »
Amelie Elise Ferguson
« Praticamente, tutti. Dicono che possa fare teatro, tu che ne pensi? Effettivamente il palco sarebbe la mia seconda casa. » Ridacchiò, un po' civettuola come al solito, figurandosi come una grande attrice di successo, con degli abiti addosso assolutamente unici e provenienti dalla sua boutique personale. Avrebbe sfondato, fatto successo sia come attrice che come stilista. Ma forse... Stava correndo un po' troppo con la mente. « Tu hanno dubbi mio caro Jamie. Chiunque nella propria testa, oltre a sperimentare le sicurezze, ha sperimentato anche i dubbi. » Amélie era abbastanza perspicace, per questo motivo si voltò di scatto e iniziò a scrutarlo per bene prima di porre la sua domanda. « Chi è la tua certezza, spara. Tanto curiosa come sono verrò comunque a saperlo...» Domandò, abbastanza impertinente. Ma ormai Jamison la conosceva bene, erano buoni amici da parecchio tempo e lei gli voleva davvero un gran bene. « Penso che dovremmo andare a prenderci un caffè, ma non prima di avermi svelato i tuoi arcani mio caro Forbes! »
Jamison Dwayne H. Forbes
Per quanto amasse far parlare di sé, era divertito dal fatto che Amelie fosse così tanto interessata alla sua vita. Jamison non era mai stato il primo a far girare le voci sul proprio conto, e mai lo avrebbe fatto, amava in qualche modo la riservatezza che lui stesso dava alla sua vita privata, ma non poteva limitare gli altri. Era dell'idea che chiunque volesse parlare di lui avrebbe potuto farlo in qualunque momento, perché chi era lui per proibirglielo? Mostrò un sorriso sghembo all'amica che sembrava essere determinata a scoprire quanti più altarini possibili. « L'unica e la sola certezza di cui ho bisogno è me stesso, l'unica e inimitabile. Credo che la tua testolina stia correndo nel verso sbagliato, sai? » Commentò scuotendo il capo. Non sapeva come fosse giunta a quella conclusione ma il suo volto non mostrò alcunché, solamente il bel volto angelico che sapeva conquistare le donne di qualunque età. « Non ho nessun segreto, e anche se li avessi, se li svelassi non sarebbero più segreti. Dunque, caffè sia, credo di averne decisamente bisogno. »
Amelie Elise Ferguson
« Ironia Jamie, come sarebbe il mondo senza di essa? » La confidenza che aveva con lui, il livello di scherzo a cui finivano sempre la faceva ridere un sacco. Jamie in quel senso le teneva testa, ma era un tipo abbastanza riservato ed Amélie invece era una tipa abbastanza curiosa. Il suo modo di punzecchiarlo era anche dettato dal fatto che l'amico, per quanto le volesse bene, spesso appariva misterioso con lei. Sentiva che c'era qualcosa che lui non gli dicesse, ma era solo un sentore, non sapeva come spiegare quella sensazione strana che sentiva dentro di sé... « Tutti hanno dei segreti e gli amici servono alla condivisione, ma evidentemente non ti fidi di me. » Lo osservava, ed alla fine prese una saggia decisione riguardo alla guida che purtroppo non era il suo forte. « Comprerò un cavallo. Visto che siamo dei montanari dopo tutto, forse sarebbe meglio anziché mettere a rischio e fare stragi di bravi cittadini. Caffè sia amico dai grandi e oscuri segreti! »
Jamison Dwayne H. Forbes
Le parole dell'amica riuscirono a strappargli una risata, ma lasciarono senz'altro l'amaro in bocca alla ragazza. Sapeva che la curiosità predominava in lei, ma la sua riservatezza era troppo importante e difficilmente si sarebbe aperto con qualcuno. Sogghignò divertito il dooddrear, mostrandosi sfacciato e sbattendo quegli occhioni che sapevano essere come magneti nel genere femminile. « Ma come siamo permalose... Addirittura non fidarmi di te? Siamo amici, Ferguson, ma anche i migliori amici non si dicono tutto. » Commentò strizzandole l'occhiolino e comunicandole così uno sguardo d'intesa. Solamente quando la sentì, Jamison scoppiò in una fragorosa risata. « Ti prego, ricordami di non essere in giro quando lo farai imbizzarrire... Perché succedere, o se succederà! Ora andiamo, dai! »
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jamisondwayneuniverse · 5 years ago
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            Imogen & Jamison         Flashback; Summer 2017 #Ravenfirerpg
Le prime luci dell'alba entravano silenziose dalle finestre spalancate dell'ampia stanza, quasi in punta di piedi, timide, mentre una brezza tiepida lasciava dietro di sé uno strascico di tende svolazzanti. Dal pavimento invece, dove un mucchio di panni giaceva abbandonato, si sollevavano piccoli granelli di polvere in una danza che avrebbe avuto dell'affascinante se solo qualcuno si fosse degnato di osservarla.E Imogen non era quel qualcuno. Certo, i grandi occhi blu cobalto erano aperti da qualche minuto ormai, vigili forse come raramente le era capitato a quell'ora della mattina, e sicuramente non dopo una notte come quella che aveva passato, eppure una volta sveglia il corpo non ne aveva voluto sapere di tornare a riposare per un altro paio di ore magari. Al contrario, la giovane giaceva raggomitolata in un bozzolo di lenzuola stropicciate, la pelle nuda un tutt'uno con esse laddove solo la chioma castana riusciva a creare un qualche tipo di contrasto.
Storia tutt'altro diversa dall'altro lato del letto invece occupato dal corpo di un uomo in un tripudio di pelle abbronzata e muscoli, ingombrante a confronto della fisicità sottile della giovane Sullivan, e senza alcun dubbio un gran bel vedere a cui ormai Imogen si era quasi abituata, appunto quasi, perché sarebbe stata una palese bugia dire che la schiena nuda di Jamison, o il lineamenti virili del suo volto assopito, non le facessero effetto. Perfino adesso la voglia di tracciare con le dita le vene sporgenti delle sue braccia aveva avuto la meglio, e se Imogen gli si era fatta più vicina, attenta a non svegliarlo - era solo un caso.
Quell'estate, iniziata in una follia di esami alle prese con il corso specialistico per paramedici, si era rivelata una piacevole sorpresa da quando l'uomo era entrato nella sua vita. E una presenza impegnativa a dire il vero, sicuramente logorante per una studentessa universitaria che avrebbe dovuto riposare la notte invece che trascorrere 4 giorni su 7 a gemere di piacere sotto le mani abili di Jamison. Oh beh, non che Imogen se ne lamentasse, come avrebbe potuto quando l'altro sembrava uscito da uno di quei romanzi erotici della Harmony che da adolescente leggeva di nascosto dai genitori. Un incontro casuale al circle e qualche settimana dopo era ancora nel suo letto e... a Imogen questa cosa, lui, iniziava sul serio a piacere. A destarla da quei pensieri fu proprio l'uomo che, evidentemente, aveva a sua volta iniziato a svegliarsi.
《 Ehi... spero di non averti svegliato... 》
Mormorò, la voce appena più rauca del solito dall'aria secca del mattino e, magari, anche a causa di altre cose che al solo pensiero facevano scaldare il corpo della giovane, ancora dolente nei luoghi più giusti.
Jamison Dwayne H. Forbes
Lento era il respiro dell'uomo che giaceva in quel letto disfatto, avvolto da un profumo che aveva cominciato a percepire sempre più come un qualcosa di famigliare. Un profumo fresco, femminile, che ricordava la libertà di correre nella foresta, e che s'era insidiato nella memoria del dooddrear, aleggiava in quella mattina d'estate mentre, ancora addormentato, Jamison recuperava a poco a poco le energie della notte precedente. Sentiva ancora il calore del corpo di quella ragazza, così giovane eppure così accattivante con la sua innocenza, il sapore della sua pelle sulla lingua, e la sua pelle diafana che sembrava risaltare ogni volta che s'avvicinava. Era quello il contrasto che cercava, il calore che si contrapponeva al freddo della sua carne, eppure i di lei occhi cerulei erano in grado di farlo incendiare. E come non avrebbe potuto non farlo con quel corpo da dea? I gemiti, le carezze, gli urli perfino erano quelli che aveva sempre desiderato, quelli che andava cercando in una presenza femminile, ma quegli occhi avevano tradito un sentimento che per il Forbes era pura utopia. Lo sguardo appena più lascivo, il sorriso più imbarazzato, piccoli segnali che sembravano essere campanelli d'allarme ai di lui occhi, ma ancora una volta aveva ceduto, aveva ceduto alle sue labbra, al suo seno florido, al suo corpo per una notte ancora, e ancora. Immobile era il corpo dell'uomo quando il sole del mattino colpì il suo viso, mentre giaceva prono con il braccio destro piegato sotto il proprio cuscino. Il lenzuolo scopriva gran parte della sua nudità, la schiena improvvisamente tesa come se avvertisse i di lei occhi come tizzoni ardenti. Un mugugno si elevò nel silenzio della stanza, mentre il di lui corpo marmoreo a poco a poco si risvegliava. Era tuttavia l'erezione mattutina che premeva contro il materasso a gridare attenzioni, le stesse che Imogen gli aveva regalato, ma udire quella voce soave lo fece irrigidire e al contempo sorridere. Lentamente si voltò sul fianco nell'osservare la distesa di capelli neri che aprivano come sipario al di lei volto. « Mmh. » Borbottò il dooddrear prima di allungare inconsapevolmente la mano sul di lei viso. Era impossibile non rimanerne affascinati, la sua mente e il suo corpo sembravano pezzetti di un puzzle da costruire a poco a poco, ma quanto stronzo sarebbe stato ad approfittarsi ancora di lei? Vi era il college, lei una studentessa, e lui in lizza per il ruolo di professore ordinario, ma nemmeno questa era la scusa che si ripeteva a se stesso. « Sembra che ti stia piacendo quello che vedi... O sbaglio? »
Imogen Blake Sullivan
Ed eccolo lì il motivo per cui Imogen per una volta era convinta che questa sarebbe stata diversa, che questa volta non si trattasse solo di un proprio castello campato in aria, un "fraintendimento" - come le era stato detto spesse volte in passato. Jamison la guardava con quegli occhi sempre così tanto appassionati, così intelligenti, la toccava con lo sguardo cristallino ancor prima di toccarla con le grandi mani in un modo che lasciavano la giovane Sullivan affamata di un " più ", di quel qualcosa qualcosa in più che non mancava mai di metterle sotto sopra lo stomaco e andarle alla testa, mentre le guance assumevano invece il colore dei papaveri. Quella volta non fu da meno la reazione di Imogen, fin da subito sensibile alla voce cavernosa del biondo e del quale catturò la mano che si vide venire incontro nella distanza che li separava nel letto. Una presa delicata, fu quella con la quale la mora si portò il palmo aperto dell'altro al viso, le labbra socchiuse in piccoli bacini che avevano la leggerezza delle carezze e la consistenza delle stesse tende che ancora si agitavano al vento. E agitata era anche la ragazza. Un concentrato di energie e brividi sparsi che le risultava difficile controllare quanto piuttosto assecondare. 《 È forse un reato approfittare del momento? 》 Si premurò di rispondere, mettendo da parte la mano dell'uomo per arrivare direttamente a lui in un fruscio di cotone, il corpo nudo della mora presto poggiato contro il suo fianco in un incastro dove in quanto dimensioni poco sembrava combaciare, e in cui perfino il fisico slanciato pareva perdersi a confronto, minuto, pallido accostato con quello nerboruto di Jamison. 《 Buongiorno... 》 E glielo sussurrò sulla guancia destra, per scendere poi sulla spalla, dove lasciò anche lì un bacio, e risalire lungo il collo dell'uomo prima di restarsene lì, nascosta, semplicemente comoda mentre ispirava a fondo il profumo costoso dell'altro ed espirava beata. Ogni tentativo di tenere a bada il "mostro" affamato di coccole e carinerie, che in realtà Imogen era, abbandonato senza più alcuna vergogna dalla loro seconda settimana di conoscenza. Una mano salì poi a tracciare la nuca del maggiore, e tra linee immaginarie e appena un accenno di unghie, la ragazza aggiunse sottilmente: 《 ... è presto, possiamo ancora concederci del tempo se ti va... 》
Jamison Dwayne H. Forbes
Il sonno attirava ancora sotto le proprie grinfie il corpo del dooddrear, eppure il volto della donna che ora lo stava osservando con più attenzione lo stava svegliando sempre più velocemente. Delicata era la mano dell'uomo che ora accarezzava il di lei volto come se fosse porcellana sotto il proprio palmo, forte e vellutata. Vi sarebbe stato forse qualcosa di meglio di quella carne? Erano piene le labbra che andò a sfiorare con la punta del pollice della stessa mano, un movimento più ricercato questa volta ma che lo spingeva a mostrare un lato più romantico di quanto fosse in realtà. Ne era attratto, osservava con trepidazione quel corpo, con reale bramosia, e ciò che premeva contro il materasso ne era la prova inconfutabile ma fino a quando avrebbe potuto mantenere quella facciata? Gli piaceva Imogen, era delicata ma forte, timida ma allo stesso tempo intraprendente, e a letto, beh era qualcosa di fenomenale, ma il discorso terminava lì. Un sorriso sornione aleggiò poi sulle labbra del Forbes quando avvertì le di lei labbra poggiarsi sulla carne fredda della spalla. Con un movimento rapido, Jamison si mise supino in un fruscio di lenzuola, e il corpo della mora sembrò incastarsi perfettamente. « Potrei approfittarne anche io del momento. » Commentò questa volta con un tono di voce più roco, più lascivo mentre spostò anche il corpo nudo della Sullivan sopra di sé. Desiderava prenderla, farla sua, e farla gridare come la notte precedente, ma sapeva che presto avrebbe dovuto abbandonare quel letto. Non era solito andare con le studentesse del college, rischiava di trovarsi in situazioni imbarazzanti e il ruolo di professore era troppo importante per lasciarselo scappare eppure quel corpo... Socchiuse gli occhi, in balia di quel dibattito interiore che lo portava ad avere la testa altrove eppure gli occhi erano incollati al punto in cui i loro corpi erano in contatto. « Buongiorno... Ho lezione tra poco. » Disse mentre la stessa mano che aveva accarezzato il suo volto ora scivolava sulo sterno e sempre più in basso per apprezzare la rotondità del suo seno. Strizzò gli occhi nello stesso modo in cui strizzò il suo capezzolo prima di alzarsi e avvicinarsi con il viso a quella carne ancora calda del mattino. « Dovrei... Dovrei andare. »
Imogen Blake Sullivan
Un sospiro le uscì dalle labbra come Jamison iniziò a toccarle il seno, a quanto pare la parte del proprio corpo che l'uomo sembrava prediligere se le mani che subito trovarono la via per quella distesa florida, o la collana di piccoli succhiotti che le correva lungo lo sterno non rendessero chiara l'idea. Piccoli boccioli rossi contro il biancore luminoso della pelle che potevano far concorrenza giusto ai capezzoli turgidi, altrettanto rossi, altrettanto sensibili, quasi indolenziti dal modo in cui erano stati "maneggiati" - solo la notte prima. Ma ormai Imogen aveva sviluppato una sorta di perverso compiacimento nel sentirsi così delicata nelle mattine come quella; quando sentiva il corpo più nudo di quanto già non fosse, ogni terminazione nervosa scoperta, suscettibile perfino al delicato scorrere delle lenzuola dove le mani o la bocca dell'uomo l'avevano presa con ardore, assaggiata fino a lasciarle l'impronta delle dita o di un morso - se la fantasia dell'altro era in vena di partecipare. Eppure ancora doveva abituarsi al modo in cui l'uomo era capace di muoverla e spostarla così a piacimento, d'altronde proprio come aveva appena fatto. 《 Dovresti... ma? 》 E se Imogen voleva giocare sporco poggiando le mani sui pettorali scolpiti di Jamison mentre muoveva leggermente i fianchi in movimenti circolari e inclinava il collo di lato in una cascata di lunghi capelli color cioccolato - certamente fu tutto un caso. Eppure c'era qualcosa in più del semplice contatto fisico a farla sogghignare come una dodicenne, la complicità che sentiva avere con il più grande nonostante i mille motivi per chiudere quei loro randez-vous, prima tra tutti il fatto che fosse un professore. Una situazione non poco eccitante certo, ma piena di limiti che a volte Imogen desiderava con tutta sé stessa superare e piuttosto che programmare i loro incontri tra lenzuola costose e cuscini di piuma d'oca, magari parlare davanti ad una tazza di caffè, o davanti una cena fatta in casa, o una serata sul divano con il camino acceso e baci al sapore di cioccolata calda. E più lo guardava, più si lasciava guardare, e più le veniva voglia di pretendere quasi certi momenti, perché si rifiutava di credere che negli occhi azzurri dell'uomo ci fosse solo del semplice desiderio carnale. Era una povera illusa? Lo avrebbe scoperto a breve quando le labbra furono più veloci della pazienza a cui si era appellata fino a quel momento. 《 Andiamo a fare colazione. 》 Buttò così, mordendosi il labbro inferiore improvvisamente indecisa su quanto aggiungere, su quanto avrebbe potuto permettersi di dire senza sembrare una sciocca, o disperata. Ma ormai le parole avevano preso il via, forse anche complice il mese passato a reprimere quelli che in fondo erano diventati pian piano i propri desideri. Non che del buon sesso vi facesse parte. 《 Ascolta... io credo nella parità dei sessi, nelle donne che guardano il sedere agli uomini e credo anche nelle donne che chiedono il primo appuntamento, o una prima colazione insieme - niente di più. Vorrei conoscerti meglio Jamie, con dei vestiti addosso magari, e fare in modo che tu conosca me senza... tutto questo in vista... 》 Imogen forse era un inguaribile romantica, e forse nulla avrebbe potuto nascondere all'altro ora che lo guardava con uno sguardo così limpido, così aperto, gli angoletti leggermente piegati nell'ironia in cui aveva cercato di sdrammatizzare quella che a tutti gli effetti era stata una confessione improvvisata.
Jamison Dwayne H. Forbes
Sentiva il suo profumo, il suo sapore ancora sulle labbra, sulla lingua, mentre quella mano accarezzava e premeva qualcosa che gli dava letteralmente alla testa. Il sapore del suo corpo, il miele della sua intimità erano ricordi che sarebbero rimasti scolpiti nella di lui mente, eppure quelle frasi, quella composizione di parole era semplicemente troppo da affrontare. Cosa avrebbe pagato per lasciarsi andare, per avvolgersi ancora a quel corpo caldo e farle urlare ancora e ancora il proprio nome? Ma quando avevano cominciato a frequentarsi, Jamison era stato chiaro, nessun conivolgimento. Troppe erano le variabili da prendere in considerazione, troppi i rischi che avrebbe dovuto correre e troppe erano le possibilità che tutto andasse in fumo. Mente e corpo, ecco su cosa si stava dibattendo la sua testa in quel momento. Seguire il corpo e lasciarsi andare, con il rischio che ne conseguiva, assaporando la carne, il calore, la passione o seguire la mente e porre fine a quell'angolo di paradiso che in fondo non era altro che un semplice scorcio di un qualcosa che mai sarebbe potuto accadere? Era il di lei contatto fisico a mandarlo in confusione, quel corpo che s'agitava sul gemello, i fianchi che s'incastravano in modo così dannatamente perfetto, e quella distesa di capelli corvini che avrebbe voluto afferrare per lasciare l'ennesima traccia del suo passaggio. Dannazione, perché tutto era così difficile? Eppure a quella richiesta Jamison non poteva dare seguito. Un'espressione impassibile cominciò a comparire sul volto del dooddrear, un leggero cipiglio nel bel mezzo delle sopracciglia che rendeva quel volto angelico diverso, più serio. « Imogen... » Era tutto presente in quella preghiera, nella sola pronuncia del suo nome, eppure sapeva di dover prendere in qualche modo le distanze, per il suo bene e soprattutto per correttezza nei confronti di quella ragazza che lo faceva, comunque, impazzire. Inspirò sonoramente l'uomo prima di tirarsi su e lentamente portare con sé anche il corpo della giovane. Era sul suo grembo, un'erezione decisamente vistosa li divideva e di certo era il peggior momento per affrontare quella conversazione. Vedeva i suoi occhi, la sua limpidezza, il fatto che credesse in qualcosa di più faceva sì che il Forbes si tendesse ancor di più. Con un movimento delicato, scostò il di lei corpo, si voltò buttando giù le gambe dal letto ed avvolgendosi il lenzuolo attorno alla vita. Non era il massimo della serietà, lo riconosceva, ma sapeva che sarebbe stato meglio senza quel contatto fisico che stava diventando come una droga. « Non voglio passare per lo stronzo di turno, ma so che con queste mie parole probabilmente non vorrai più vedermi e forse, addirittura, sarà meglio così. Tu sei una ragazza fantastica, hai il mondo in mano, ma quando ci siamo incontrati la prima volta non pensavo che ci sarebbe stata una seconda o addirittura una terza volta. Dio, non prendermi per maschilista, hai un corpo che mi fa impazzire, il sesso con è unico, ma al momento non voglio altro che sano e buon sesso, pensavo... Pensavo che condividessimo lo stesso pensiero quando abbiamo cominciato a vederci. » S'era voltato nel frattempo, le aveva parlato con gentilezza, perché diciamocelo poteva essere stronzo ma non fino a questi punti, ma osservare i lineamenti di quel volto che a poco a poco s'indurivano era qualcosa che aveva purtroppo previsto.
Imogen Blake Sullivan
Oh. Sì, “Oh”. Perché solo con oh Imogen sarebbe riuscita ad esprimersi al momento, ogni altra parola, la parlantina che sapeva sfoderare anche nei momenti più imbarazzanti, a volte sicuramente utile nel cacciarla dai pasticci – ecco, perfino quella le si era incastrata in gola, tra le corde vocali insieme ad un malloppo di emozioni, un pugno a ricordarle che sì, ancora una volta aveva sbagliato tutto. 《 Sì… no… sì… hai… hai ragione. 》 Riuscì a mettere insieme a stento, seguendo l’uomo con lo sguardo e allo stesso tempo evitandolo, la sua schiena ancora segnata dalla loro notte di passione in un triste quanto derisivo ricordo di ciò che aveva creduto ci potesse essere al di là dell’evidente attrazione fisica. 《 Pensavo… avessi cambiato idea... 》 Confessò con un filo di voce mentre con un cuscino metteva ancora più distanza tra i loro corpi nudi, un misero tentativo di coprire la propria dignità, o quella che le restava a dirla tutta. E per quanto potesse essere familiare con il concetto di divertimento, o amici di letto, aveva genuinamente creduto in qualcosa in più dopo che l’uomo aveva continuato a cercarla, a volerla, a farla sentire desiderata con tutte quelle sue attenzioni; con la bocca e quelle mani grandi, il petto su cui spesso si era trovata ad addormentarsi, piccolezze che per Imogen erano diventati tasselli di un rapporto, a quanto pare, immaginario e univoco. L’ennesima disfatta di una vita sentimentale senza capo né coda, sconclusionata come era un po’ tutto nella vita della giovane. Ma era sempre lei a crearsi castelli in aria, perché in fondo Jamison non le aveva mai parlato di una possibile relazione duratura tra di loro, né tantomeno si era mai interessato alla vita della donna al di fuori di quel letto se non fosse stata Imogen a parlargli della propria vita come una sciocca, inebriata da ogni orgasmo e strane idee romantiche. 《 Dio… No, non… resta. Ti prego. Dammi solo il tempo di… di raccogliere le mie cose e…- 》 E sarebbe sparita in una scia di vergogna, punto. Senza troppi drammi, senza alzare la voce o insultare nessuno perché forse l’unica stronza sognatrice lì in mezzo era solo lei e nessun altro. Detto questo non voleva neppure sentire i complimenti di consolazione che stavano uscendo dalla bocca dell’uomo, davvero, li conosceva già; sei fantastica, sei bellissima, un corpo da paura, sono io non sei tu – ah quante volte aveva sentito dirsi queste parole, quante volte il proprio seno aveva ricevuto più attenzioni di quanto ne avesse invece il proprio cuore, i propri sentimenti. Per lo meno non si poteva di certo dire che Imogen non conoscesse i propri limiti, o i quando fosse il momento di finirla, di raccogliere la propria dignità, qualche toppa sparsa ed uscirne /quasi/ tutta intera. 《 Davvero, non mi devi nessuna spiegazione. 》 Aveva quanto meno recuperato le mutandine e la t-shirt prima di avere il coraggio di incrociare lo sguardo dell’uomo, e sebbene consapevole dello stato del proprio volto, i muscoli facciali tesi in un sorriso di circostanza e l’azzurro degli occhi nel pieno di una tempesta emotiva, se così doveva finire forse l’estate più bella che avesse mai vissuto, tanto valeva farlo con maturità, l’unica piccola soddisfazione che poteva togliersi per dimostrarsi di non essere una ragazzina, una studentessa universitaria come tante come magari poteva essere sembrata a Jamison durante quello sciocco discorso sugli appuntamenti. Un’idea geniale, senza alcun dubbio, complimenti Imogen.
Jamison Dwayne H. Forbes
Quella distanza fisica era ciò che gli serviva per poter continuare, e non lasciare che fossero il puro istinto a guidarlo. Sapeva di avere il mondo davanti a sé, la carriera universitaria era ciò che desiderava, ciò che voleva, ma non era nemmeno questo a frenarlo realmente. Guardare quella figura così indifesa in quel momento, scatenava in lui sensazioni che non aveva mai provato. Sentiva nascere qualcosa dentro al petto, una stretta che non voleva in alcun modo provare e porvi fine era l'unica cosa che contava. Aveva osservato i movimenti confusionari di Imogen, la sua ricerca disperata dei vestiti come se restare nella stessa stanza e respirare lo stesso ossigeno fosse troppo per lei. Rimase fermo, tuttavia. Avrebbe voluto bloccarla, una mano sul braccio, uno sguardo compassionevole ed invece, tutto ciò che riuscì a fare fu rimanere lì, in piedi con addosso semplicemente il lenzuolo a coprire le sue nudità. Le labbra erano strette in una linea quasi severa, che contrastavano su quel volto fresco e quella zazzera di capelli biondi. « Imogen... » Ancora una volta quela litania. Un nome che avrebbe di certo ricordato ma che ora associava a qualcuno non avrebbe mai voluto ferire. Si riprese, cercò invano il di lei sguardo, ma fu quando finalmente riuscì ad agganciarlo che tese una mano nella sua direzione. « Imogen, aspetta. » Che cosa avrebbe dovuto dirle? Come poteva dire qualcosa che non pensava? Come poteva dire qualcosa in cui nemmeno lui credeva? Non era mai stato per le relazioni a lungo termine, le sue conquiste lo sapevano, eppure Imogen aveva sempre avuto quel qualcosa in più. Tra l'altro, Jamison non aveva nemmeno preso in considerazione il fatto che qualcosa di ben più oscuro l'avrebbe fatta scappare via alla prima occasione. E di certo, non poteva permetterselo. « Non ho intenzione di farti scappare per farti fare la camminata della vergogna, ma ho preferito essere chiaro... Non ho mai avuto intenzione di illuderti, ma credo che sia meglio... Beh, non vedersi per un po'. Ho... — ho lezione tra poco. » Disse questa volta con un tono di voce più duro di quanto non avesse fatto poco prima. A volte il semplice strappo secco di un cerotto era migliore di qualsiasi altra cura preventiva.
Imogen Blake Sullivan
Non ti girare, non ti girare - e ancora, e poi ancora, Imogen continuava a ripeterselo a mente intanto che, un piede dopo l'altro, a tentoni infilava i jeans raccolti da terra ben accorta dal dare le spalle all'uomo e nascondergli la delusione scritta in volto, quel cuore farfallino in bella vista, o quanto in realtà la compassione dell'uomo - dio, stava provando pietà per lei - non la stesse di certo consolando, anzi. 《 No... ho detto, davvero - no. 》 Sforzò però la voce a sembrare il più naturale possibile, a dispetto del disastro emozionale che sentiva montarle in gola, premerle sul petto fino a non lasciare altro se non lacrime di vergogna e di delusione contro cui Imogen stava aspramente lottando. Stringeva i denti, e si stringeva nelle spalle poi, cercando di rilassare anche quelle quando trovò di nuovo la forza di mostrarsi all'uomo e sentendosi paradossalmente più nuda di quanto non lo fosse stata solo pochi attimi prima. 《 LO SO. 》 Non era stata sua intenzione alzare la voce. A dirla tutta la stessa Imogen non capiva da dove le proprie corde vocali avessero trovato tanta caparbietà quando le gambe le tremavano dall'emozione a stento represse. Ciononostante non avrebbe fatto la parte della ragazzina respinta, e sebbene qualche lacrima aveva ormai trovato una via di fuga, Imogen non permetteva loro di procedere più del necessario, spazzate via dal dorso della mano non appena avessero toccato la pelle accaldata delle guance. 《 ... Lo so, lo so che non era tua intenzione illudermi ma fa male lo stesso, sarò sincera- fa male.... 》 Stava recuperando la borsa mentre quella amara verità le scivolava via dalle labbra piegate in una linea tesa, labbra che forse avrebbero anche apprezzato una grassa risata davanti lo zaino con i libri universitari stretto tra le mani, un'altra schiacciante prova di quanto cotta più sbagliata non ci potesse essere nella storia delle sbandate colossali della vita di Imogen. Niente risate, ovviamente, solo il rumore della città che pigramente iniziava a svegliarsi in quella mattina d'estate, tra cui le parole della giovane Sullivan andarono a perdersi. 《 ... Sei sempre stato così meraviglioso, e attento - e io troppo stupida per rendermi conto che un uomo può volerti nel suo letto per un intero mese senza però davvero volerti. 》 Arretrava verso la porta della stanza lasciando dietro di sé quella confessione senza troppi indugi, forse l'unico sollievo poter effettivamente dare una forma a quello che le stava passando per la testa, e a quanto non riusciva a spiegarsi sebbene non avesse smesso un attimo di biasimare sé stessa da quando Jamison le aveva sganciato quella bomba addosso. 《 Quindi non dirmi che credi sia meglio così, è evidente che lo è solo per te, per me invece no, fa schifo, adesso fa schifo. Forse un giorno andrà meglio, come dici tu, forse... forse incontrerò finalmente un uomo che abbia davvero voglia di stare con me, che abbia voglia di... restare. E allora magari non ricorderò neppure tutta questa storia, addirittura dirò che avevi ragione, che è stato meglio così. Ma adesso no, non dirlo ti prego perché sembra tanto una bugia. 》 La maniglia su cui si andò a poggiare la mano destra della donna era fredda a contatto con la sua pelle accaldata, lambita da un sole da cui difficilmente sarebbe stato possibile nascondersi in quella stanza dove le finestre erano alte quanto le pareti. 《 Ci vediamo in giro Jamison. 》 Un sorriso che non arrivava agli occhi fu l'ultima cosa che si sforzò di fare prima di chiudersi la porta alle spalle con la promessa di rivedersi presto. E questa, questa era un'altra bugia.
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
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jamisondwayneuniverse · 5 years ago
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     👑☠️     —      𝐍𝐄𝐖 𝐑𝐎𝐋𝐄      𝐣𝐚𝐦𝐢𝐬𝐨𝐧 𝐝𝐰𝐚𝐲𝐧𝐞  &  𝐜𝐚𝐬𝐬𝐚𝐧𝐝𝐫𝐚      ❪    ↷↷     mini role ❫      piazza           principale       09.12.2020  —  #ravenfirerpg
Freddo artico sembrava essersi abbattuto sulla cittadina di Ravenfire e benché l'uomo preferisse temperature più miti, non si poteva dire che non fosse rimasto colpito dal fascino che la neve sembrava ricoprire. Gli stand posizionati lungo le strade erano accoglienti, da essi proveniva un profumo delizioso di cioccolata calda e ogni sfiziosità invernale, ma era la piazza principale ad essere diventata qualcosa di spettacolare. Jamison era rimasto affascinato da cotale stagione invernale, soprattutto quando aveva la possibilità di passeggiare lungo quelle srade. Le vacanze natalizie sembravano essere alle porte, e dunque perché non averne anche un breve assaggio? Sembrava, infatti, che il sindaco Maffei avesse qualcosa da farsi perdonare dopo lo scempio accaduto durante la festa di Halloween, e doveva ammettere che lo stesso dooddrear ne aveva pagato le conseguenze con una bella commozione cerebrale, ma l'organizzazione della città era fenomenale. Giunto al "Polo Nord", il Forbes si scontrò improvvisamente con la figura di una donna, alta e longilinea, e solo quando si voltò riconobbe i suoi cerulei occhi.
« Cassandra... Che sorpresa! »
Cassandra Reagan
* Il freddo artico che invadeva le strade della piccola Ravenfire sembrava sussurrare concetti antichi e contraddittori: da una parte, il vento del nord che strattonava i cittadini come se fossero alberi non faceva che ricordare quanto gelo vi si potesse trovare al di fuori di un’anima; dall’altra parte, invece, quello stesso gelo che tanto appariva negativo richiamava il calore delle persone che si accostavano, coperti da cappotti e di speranze natalizie, agli stand che caratterizzavano il paesaggio cittadino. Era sempre stato meraviglioso poter soffermarsi lì, fra quelle viuzze al profumo di cioccolato, ed inebriarsi di... vitalità /glaciale/. Non v’era ghiaccio più freddo che il corpo di quella donna dai capelli corvini che, seppur si nascondeva sotto abiti pesanti e alquanto caldi, restava gelido come l’inverno che si stava abbattendo sulla cittadina. Cassandra sembrava esser, piuttosto, la figlia di quella stagione così fatalmente immonda. Immersa in quel contesto abbastanza affine a se stessa, la giovane dal cappotto pesante e lungo fino alle ginocchia ammirava la piazza e i suoi occhi glaciali si scioglievano alla percezione di quel calore umano. Sfortunatamente non si accorse però che la sua spalla toccò quella di un uomo, scontrandosi. * « Oh, mi perdo- Jamison! » * Finì per esclamare mentre sul suo volto incominciò a delinearsi un sorriso e sulle sue gote un roseo più acceso. * « Perdonami »
Jamison Dwayne H. Forbes
Impossibile era non rimanere affascinati dalla bellezza di quella piazza che portava alla casa di Babbo Natale. Jamison non aveva mai apprezzato lo spirito natalizio, a dire il vero era indifferente ai di lui occhi, ma sapeva apprezzare il duro lavoro quando veniva svolto. Aveva osservato le strade di Ravenfire riempirsi di gente, estasiata da cotale organizzazione e non poteva non esserne colpito, soprattutto dopo quegli avvenimenti che l'avevano portato a trascorrere anche alcuni giorni in ospedale. L'aria fresca di dicembre sembrava una sferzata d'ossigeno dopo la festa di Halloween, eppure ricordava piuttosto bene le parole che s'erano scambiati lui e Millie, e il fatto che fosse sorbo sembrava ormai un fatto assodato. Ma ciò che era successo, era davvero semplicemente un incidente? Erano troppi i dubbi, troppi i quesiti a cui voleva trovare risposta, ma in quel momento era la curiosità per la mora accanto a sé ad avere la precedenza. Notò il suo sorriso non appena lo riconobbe, si prese il proprio tempo per apprezzarne la bellezza e ricambiò con il sorriso che sfoggiava ogni volta che poteva. « Troppo concentrata ad osservare le decorazioni natalizie, Reagan? » Domandò divertito e allo stesso tempo incuriosito dal fatto che un tipo come Cassandra potesse fermarsi ad osservare gli stand presenti in città. Era sempre stato convinto della sua compostezza, della sua eleganza, eppure chissà che quella non fosse una semplice corazza. « Come stai? E' fin troppo tempo che non ci vediamo, o sbaglio? »
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jamisondwayneuniverse · 5 years ago
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     👑☠️      —      𝐍𝐄𝐖 𝐏𝐎𝐒𝐓      𝒋𝒂𝒎𝒊𝒔𝒐𝒏 𝒅𝒘𝒂𝒚𝒏𝒆 posted a photo on          ❪  ••• 𝐅𝐀𝐂𝐄𝐁𝐎𝐎𝐊 📷  ❫
    ❛ Frazzled. ❜
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jamisondwayneuniverse · 5 years ago
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          👑☠️    —     𝐍𝐄𝐖 𝐏𝐎𝐒𝐓         ᴊᴀᴍɪsᴏɴ ᴅᴡᴀʏɴᴇ ʜ. ғᴏʀʙᴇs        31.10.2020 —  #ravenfirerpg             ....  ↝ ʟɪғᴇ ʙɪᴛᴇs                             Quante volte s'era detto che avrebbe dovuto mettere la testa a posto e fare cose da adulti? Quante volte s'era detto la prossima volta sarà l'ultima? Eppure la festa di Halloween era una festa a cui era impossibile dire di no. Curiosità ed intraprendenza dominavano l'animo ribelle del dooddrear, il quale non ci aveva pensato due volte ad accettare quell'invito. La curiosità di vedere il resort restaurato, vedere con i propri occhi come i Maffei avevano adibito quel luogo che sembrava abbandonato ormai da tempo, avevano portato il Forbes a decidere per un travestimento che beh, di certo non l'avrebbe fatto passare inosservato. Incedeva con fare mastodontico mentre osservava i particolari fatti dal servizio catering e da tutta l'organizzazione. Sorrideva nell'osservare quei dettagli macabri, ridacchiava perfino nell'osservare anche le ragazze che di tanto in tanto si spaventavano ma fu quando scattò la mezzanotte che tutto divenne più reale. Una leggera nebbiolina cominciò a invadere la pista da ballo, dai colori più grigi a quelli più scuri, invase tutti partecipanti, i quali dapprima urlarono di contentezza. Era tutto così reale che era impossibile distinguere ciò che quella nebbiolina stava facendo. Un colpo di tosse, poi un altro, poi un altro ancora e i suoi sensi sovrannaturali si attivarono in cerca di una spiegazione. Scattò con lo sguardo a destra e a sinistra, mentre le persone cominciarono a correre ovunque senza capire esattamente dove andassero. Tutto il caos si manifestò in rapido tempo, sovrastato da urla e persone spaventate che potevano mettere a dura prova persone come Jamison, persone la cui ragione di vita era cibarsi di quella paura. Chiuse gli occhi per un momento, inspirò a fondo per dominare i suoi poteri e li riaprì cercando di capire la prima cosa da fare. Sentiva ripetere costantemente le parole di suo nonno, ciò che ogni volta continuava a dirgli ogni volta che lo incontrava.         ❛❛ 𝑆𝑖𝑖 𝑚𝑖𝑔𝑙𝑖𝑜𝑟𝑒 𝑑𝑖 𝑐𝑜𝑠𝑖̀. ❜❜ Quattro parole che continuavano rimbalzare nella di lui mente, ma un solo significato avevano per il Forbes. Era il mantra che continuava a ripetersi ogni volta che si alzava dal letto ma questa volta tutto era diverso. Cercò di indirizzare tutte le persone verso l'uscita più vicina, cercò di gestire la situazione come poté, ma il sorbo degli uccellatori era ciò che lui comunemente definiva "un brutto bastardo". Tossì ancora costringendolo ad inalare ancor più di quella sostanza così dannosa per gli essere sovrannaturali, ma quando sentì il rombo di travi metalliche sopra la propria testa fu troppo tardi. Alzò lo sguardo quell'ultima frazione di secondo per spingere lontano una donna, quando il tremendo colpo lo fece finire a terra. Parte della scenografia cadde dal soffitto, la palla strobosferica gli cadde addosso tramortendolo, ed ora sdraiato a terra, i più cercavano una via di fuga. Avrebbe dovuto essere una party divertente, un modo per trascorrere una serata in compagnia, facendo le cose più sciocche come divertirsi con Millie mettendola in imbarazzo o con Dennis stuzzicandolo, ma ciò che il dooddrear ottenne fu solamente l'oscurità.
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jamisondwayneuniverse · 5 years ago
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     👑☠️     —      𝐍𝐄𝐖 𝐏𝐎𝐒𝐓      @𝒕𝒉𝒆𝒌𝒊𝒏𝒈 posted a photo on         ❪  ••• 𝐈𝐍𝐒𝐓𝐀𝐆𝐑𝐀𝐌 📷  ❫       ❛ My kind of saturday... 🏀 #theking     #ravenfire #me #life #sportforever ❜
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jamisondwayneuniverse · 5 years ago
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     👑☠️     —      𝐍𝐄𝐖 𝐑𝐎𝐋𝐄      𝐣𝐚𝐦𝐢𝐬𝐨𝐧 𝐝𝐰𝐚𝐲𝐧𝐞 & 𝐚𝐬𝐡𝐥𝐞𝐲 𝐜𝐡𝐞𝐫𝐫𝐲𝐥      ❪    ↷↷     mini role ❫      beyond    the      lake       31.10.2020  —  #ravenfirerpg      #ravenfireevent  #spookyravenfire
Quanto poteva apparire mastodontino con quel travestimento? Nonostante i capelli corti, Jamison indossava perfettamente quel mantello rosso che sembrava essere cucito sul di lui corpo. Ogni centimetro dello stesso era messo in risalto dal suo costume e non pochi sguardi aveva attirato quando giunse alla festa, ma il ghigno divertito del professore era impossibile da non notare. Era abituato a far parlare di sé, gli piaceva perfino essere al centro dell'attenzione ma doveva ammettere che il suo non era il vestito più strano. L'uomo s'aggirava qui e là, sorridendo e parlando con conoscenti e non, pria di scontrarsi con la rossa per eccellenza, Ashley Seered.
« Guarda, guarda... La diavoletta per eccellenza. Come stai, Ashley? »
Ashley Cherryl Seered
* La veggente si stava divertendo molto alla festa quella sera, stava sfoggiando un vestito che tutto sommato era molto semplice, ma d'impatto ed era a questo che Ashley aveva puntato a fare. Dopotutto quante persone potevano vantare di riuscire a portare bene il colore rosso tanto quanto lei, dove la natura l'aveva baciata di questa tonalità appena nata, donandole dei folti capelli ramati? Ben poche ed Ashley portava con vanto il rosso e quel costume da diavoletto di certo non poteva non rispecchiare in buona parte il suo animo vivace e per nulla santo. Ad un tratto però, mentre era intenta a sorseggiare un drink a tema, qualcuno richiamò la sua attenzione e la rossa si voltò verso la direzione. * « Buonasera professore, quest'oggi ci divertiamo a dare spettacolo? Io comunque sto bene, e tu? »
Jamison Dwayne H. Forbes
Il sorriso sornione sulle di lui labbra era impossibile da non notare, era quello che sfoggiava il più delle volte per fare colpo sulle ragazze, e beh perché non fermarsi a fare qualche battuta con quella che era diventata a tutti gli effetti la rappresentante dei veggenti? Jamison era ben lontano dall'essere coinvolto nella politica di Ravenfire, s'era tirato fuori molto tempo prima nonostante i continui battibecchi che avvenivano in famiglia, ma per il Forbes non era cosa. Era di gran lunga meglio insegnare, continuare con la sua vita di tutti i giorni piuttosto di farsi il sangue amaro in quelle diatribe. « Dici forse che ho esagerato con il mio travestimento? In fondo mi han sempre detto che sempre un Dio... » Si pavoneggiò passandosi il palmo della mano destra sul petto ampio prima di ridacchiare e tornare a quella serietà che faceva parte di lui ma che odiava ostentare. Cercava in tutti modi di non prendersi mai sul serio, convinto che la spensieratezza fosse davvero quello l'ingrediente per una vita che valeva la pena essre vissuta. « Non posso di certo lamentarmi... Beh, devo dire che sei uno schianto, ma del resto non può essere altrimenti da te. Non dirmi che sei venuta sola. »
Ashley Cherryl Seered
* Ashley era ben consapevole di essere una bella ragazza ed adesso che aveva ricoperto una posizione ancora maggiore di spicco nella società sarebbe stata di certo puntata da molti ragazzi, i più dei quali alla ricerca di un'elevazione sociale veloce e semplice. Ma se da una parte la veggente amava i complimenti, dall'altra non era di certo una che cadeva ai piedi dei primi che passavano di fronte o che le facevano due moine, assolutamente no. Era molto selettiva nei legami stretti, era molto diffidente nell'aprirsi a qualcuno ed ancora sentiva il suo cuore appartenere a Lucas Fright, nonostante i due si fossero ormai separati da più di un anno. La fece quindi divertire quei modi di fare dell'uomo di fronte a lei, che si pavoneggiava alla vista di Ashley e per quanto potesse oggettivamente affermare che fosse un bell'uomo, il tutto finiva lì. * « E tu non hai perso occasione per dare adito alle voci. Non hai esagerato se per te non lo è. » * Commentò con un leggero sollevamento di entrambe le spalle ed un mezzo sorriso, per poi sentirsi fare un complimento che apprezzò, ma non la scompose. Doveva ammetterlo che quel vestito che aveva indossato per Halloween era semplice, ma di impatto ed aveva infatti ricevuto diversi lusinghe a riguardo. * « Ti ringrazio. Se per sola intendi senza un accompagnatore al mio fianco, sì, sono venuta da sola, altrimenti no, ci sono vari miei amici e conoscenze qui alla festa. »
Jamison Dwayne H. Forbes
Tante erano gli aggettivi che si potevano dare al Forbes, alcuni più veritieri di altri, ma vi era sempre stato un fondo di verità quando si diceva che non voleva mai prendersi troppo sul serio. Sapeva, certo, fin dove spingersi, spesso si divertiva perfino nel prendere in giro il prossimo, ma mai una volta avrebbe superato il limite donna o uomo che fosse. Apprezzava la vista della rossa, era innegabile, e lo avrebbe fatto con qualsiasi donna di bell'aspetto che si fosse trovato davanti, ma nulla più. La sua famiglia era una delle più importanti a Ravenfire, e Dio solo sapeva se non gli toccasse sentire la solita manfrina da parte del nonno paterno, ma nulla cambiava nella mente del dooddrear. « Quali delle tante voci? La maggior parte delle persone parla perché ha la bocca per parlare... » Le strizzò l'occhiolino mentre spostò poi lo sguardo sulla pista da ballo gramita di persone. Mancava ancora almeno un'ora allo scoccare della mezzanotte ma ormai la festa sembrava essere ben avviata. Ashley Seered non era la solita ragazzina con cui fare il cascamorto, soprattutto perché, in quanto rappresentante dei veggenti, non osava nemmeno immaginare in quanti si sarebbero avvicinati a lei solamente per sfruttare il suo nome, ma il fatto che fosse sola, beh quello non andava proprio. « Oh andiamo, gli amici restano, le conoscenze vanno e vengono, lo so bene... Ma partecipare ad una festa senza un accompagnatore è come dire al mondo sono disponibile, avvicinatevi. E prima che tu fraintenda, non mi sto proponendo... Una volta tanto. »
Ashley Cherryl Seered
« Ad esempio quelle che ti reputano un egocentrico, uno che mette in mostra il suo fisico a sproposito. Per me sono soltanto voci di persone invidiose, uno è libero di fare ciò che più vuole con il proprio corpo se questo non va a danneggiare nessun altro. » * Lei per prima portava avanti questa filosofia di vita, non aveva timore nell'osare, nell'esporsi e dare libero sfogo alla propria personalità, che si trattasse di pensieri, carattere o modo di vestire, l'importante era stare bene con sè stessi, qualunque fosse il modo. * « Oppure è un modo per dimostrare che una donna, soprattutto nella mia posizione, è in grado di cavarsela benissimo da sola, senza avere un uomo al proprio fianco. Mi piace l'idea di essere emancipata da antiche usanze od obblighi. E poi quando uno è da solo, fuori da ogni vincolo, può anche concedersi del buon divertimento senza troppi pensieri. » * Affermò sollevando entrambe le spalle, con un leggero sorriso. Ashley aveva passato quasi tutta la sua vita da single, per lei è difficile entrare in una relazione seria e duratura, questo perchè per lasciarsi andare a dei sentimenti con un'altra persona occorre molto tempo ed un lungo percorso di accettazione, troppo è il timore di non essere abbastanza, di mettersi a nudo e rischiare di essere ferita. E dopo la rottura con Lucas, la veggente non aveva mai fatto avvicinare nessun altro ragazzo a sè, non era pronta e non ne sentiva il bisogno, adesso aveva altre priorità e pensieri a cui badare, aveva delle responsabilità non indifferenti e distrazioni di questo tipo non rientravano nel programma. * « Visto che ci tieni molto a queste usanze, tu sei da solo? »
Jamison Dwayne H. Forbes
Sapeva quali fossero le voci che giravano sul suo conto, eppure sentirle ad alta voce era un qualcosa a cui non avrebbe rinunciato. Tante erano state le occasioni in cui la sua famiglia aveva fatto di tutto per far sì che mettesse la testa a posto, perché si rendesse utile anche per la comunità dei dooddrear, eppure Jamison era sempre stato chiaro su quel fronte: la vita era una sola e decideva lui come viverla. Jamison, inoltre, era il tipo di persona che sapeva non prendersi mai troppo sul serio, lasciava che chiunque lo osservasse si facesse la propria opinione senza prendersi il disturbo di confermare o smentire la stessa, ma piuttosto divertendosi nel vedere le altrui teorie. Ed eccola una delle tante, quella ormai aveva sentito e risentito un'infinità di volte. « Oh, quella voce... Trascorro molte ore in palestra, questo è certo, dunque perché non farlo? Direi piuttosto che sono sicuro di me stesso, a volte può sfociare nell'arroganza, questo è vero, ma preferisco essere me stesso rispetto a una caricatura. In fondo, non siamo sempre sotto la lente d'ingrandimento? » Sapeva che il discorso valeva sia per lei che per la veggente, a maggior ragione ora che rappresentava la sua razza, e fino a quando tutti non avessero guardato nel proprio piatto, avrebbero continuato a parlare bene o male che fosse. Apprezzava poi il punto di vista della rossa, il suo discorso filava e non faceva alcuna grinza, soprattutto perché in fondo erano sulla stessa lunghezza d'onda. « Anche questo è vero, ma conferma in parte il mio discorso, ovvero che stai dicendo al mondo di essere disponibile. Divertirsi senza impegni non è così male come pensano in molti. E per rispondere alla tua domanda, nessuna donna mi accompagna questa sera, mettila così, nessuna ha suscitato il mio interesse... per ora. »
Ashley Cherryl Seered
« Io infatti non ci trovo nulla di male nel mostrare i propri risultati o la sicurezza che uno ha in sè stessi, insomma se qualcuno può permetterselo ben venga, anzi è un modo come un altro per dare libero sfogo alla propria personalità, senza arrecare danno agli altri. Chi grida allo scandalo è solo perchè è molto invidioso. » * Ashley era la prima ad non avere timore ad osare con qualche vestito, una scollatura più accentuata o degli abiti che mettevano in risalto le sue belle curve, la natura le aveva dato un bel corpo e buona volontà per mantenerlo in forma con duri e costanti allenamenti, non vedeva il motivo di non risaltarlo. Quindi non sarebbe stata di certo lei a giudicare Jamison per le sue abitudini, poteva solo comprenderlo e dirgli di continuare a fare quello che più gli andava. Dopotutto Ashley era sempre stata sotto i riflettori per motivi che erano ben lontani dal suo aspetto fisico, tutti si rifacevano al suo cognome, al suo futuro, adesso ancora di più che era salita al vertice, anche se non lo aveva fatto per la fama, quella e aveva già abbastanza, ma per cercare di cambiare una società che per troppo tempo era stata stretta, prima di tutto a lei, ma anche al resto dei cittadini. * « Dire al mondo che sono single, non mi rende di conseguenza disponibile ad accettare qualcuno al mio fianco, posso anche voler restare da sola anche per molto tempo. » * Aggiunse, ed in effetti era così, la veggente non stava più pensando a buttarsi in una nuova relazione, a cercare qualche ragazzo, non si sentiva decisamente pronta dopo la fine della sua unica e vera relazione, ancora era troppo forte il dolore che aveva provato alla sua conclusione, ricordava bene come era stata e preferiva restare tranquilla e serena, doveva essere lucida più che mai adesso e una relazione l'avrebbe solo distratta dai suoi obbiettivi futuri. * « La serata è ancora lunga, chissà, magari troverai qualche donna interessante. Tipo, laggiù ce ne sono alcune che ti stanno fissando da almeno cinque minuti buoni, chissà, forse qualcuna di loro merita, dovresti provare, soprattutto perchè adesso devo andare a cercare mia sorella. Grazie per la chiacchierata, Jamison. »
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫  
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