Tumgik
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Vorrei cancellare la mia esistenza da questo mondo.
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È una di quelle sere un po' così.
Di quelle in cui penso a tutte le delusioni che causo alle persone a me care.
Di quelle in cui mi rendo conto di non essere realmente felice, ma di indossare l'ennesimo finto sorriso.
Di quelle in cui trattengo le lacrime e mordo il cuscino.
Di quelle in cui mi sento morire un po' più del solito.
È una di quelle vite un po' così.
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Diamante
-Che tipo è lei? È una ragazza solare?-
-Lei è come un diamante, mamma: bellissima e all'apparenza forte. Ma appena le viene smussato un angolo, cadendo, diventa subito fragile e si rompe. Ecco, quell'angolo smussato sono le sue fobie e i suoi attacchi. E spero davvero che riesca a superare tutte queste brutte cadute.-
-Ti sei proprio innamorato.-
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Programmare.
Sono una persona che ama programmare: pianificare eventi che si verificheranno tra settimane, o addirittura mesi.
Non sempre questa mia "indole" è stata apprezzata dalle persone, e spesso mi veniva sottolineata come un difetto: "sei troppo schematica" mi dicevano.
Non ho mai dato peso alle loro parole, poiché l'essere precisa ed organizzata l'ho sempre visto come un pregio, un'abilità con la quale riuscivo a gestire al meglio la mia vita: grazie a questo piccolo (definito da me) "talento", riuscivo a incastrare tutti gli impegni della giornata, della settimana, del mese, riuscendo anche a gestire gli imprevisti con tranquillità.
Ad oggi, avendo perso alcune abitudini e alcune amicizie, e soprattutto avendo finito la scuola, questa mia "ossessione" si è via via spenta, lasciando che fossero "forze maggiori" a scegliere il corso delle mie giornate; un esempio è accaduto quest'estate: dopo un'allegra festa finita alle quattro del mattino, ho dimenticato il telefono in modalità vibrazione (solitamente la disattivo, poiché non amo svegliarmi a causa di un messaggio o una chiamata di qualcuno). Qualche ora dopo, verso le nove, una mia amica mi ha chiamata, chiedendomi se volessi andare con lei e un amico in piscina (e mi sarei dovuta preparare nel giro di mezz'ora). Probabilmente, un anno fa non avrei mai accettato a causa del mio essere precisa ed organizzata, invece quella mattina accettai, e fu come una sfida vinta.
Oggi ci riflettevo sopra e mi sono domandata il perché fossi tanto ossessionata dal voler programmare ogni cosa nella mia vita.
Sono giunta alla conclusione che pianificare un evento in particolare, che sia una festa o semplicemente un'uscita con gli amici, significa sapere per certo che quel giorno lì accadrà qualcosa che mi renderà felice, e nell'attesa conto i giorni, intrepida ed euforica.
Programmare mi rendeva felice perché riuscivo ad incastrare tutti i miei impegni, impegni che in qualche modo riuscivano a rallegrarmi le giornate.
Perché se il mercoledì era il giorno programmato per uscire con una persona speciale, io lo aspettavo con ansia, ogni settimana. Non vedevo l'ora che arrivasse mercoledì. E appena incontrati, chiedevo conferma per vederci anche la settimana successiva, perché volevo essere sicura che quel giorno, quel giorno fissato, programmato, stabilito, fosse un giorno che mi avrebbe portato tanta felicità.
Programmare non è sempre una cosa negativa, anzi, alla fin fine mi aiutava a passare le giornate con meno angoscia perché speravo sempre che determinati eventi si avvicinassero più in fretta possibile, dimenticandomi momentaneamente degli altri problemi.
Sono una persona che ama programmare, e mi va bene così.
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Che schifo avere vent'anni però quanto è bello avere sonno.
Luca Lambertini
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Un giorno mi vedrai sbocciare, ti prometto che sarò spettacolare.
Rebecca L.
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404
Quando qualcosa va storto al nostro computer ci affrettiamo a cliccare su "risoluzione dei problemi/conflitti".
Perché non accade lo stesso anche con le persone? Perché quando sentiamo che qualcosa non va lasciamo perdere senza nemmeno provare a risolvere le cose?
-Discorsi da brilla alle tre del mattino.
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Ed ora vacillo, barcollo;
è buio e non sorrido,
non piango, non dormo,
mi tormento al solo pensiero
di vederti ridere con lei.
-Rebecca L.
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All at once
"Il rumore dei miei passi riecheggiava per tutta la via. Un posto desolato con case antiche risalenti al dopoguerra che nessuno ebbe mai il coraggio di abitarvi. Mi trovai lì un'altra volta, nella numero 17. L'aria era fresca per essere febbraio.  Febbraio, non è un caso che fosse il mese dell'amore e anche delle maschere, no? Corsi come una forsennata, cercando riparo nella mia 'casa', il mio secondo rifugio; la muffa delle pareti rilasciava un odore maleodorante, e l'intonaco era quasi del tutto scomparso, distrutto.  "She's a part of me" Squadrai quella scritta con orrore e disgusto. Il mio viso contrassegnato dal pianto, i pugni stretti lungo i fianchi, le nocche bianche. Quel graffito... sembrava ancora fresco nonostante fosse datato a due anni prima. Tutto d'un colpo. Rosso sul muro, rosso sulle mie mani: un bruciore indescrivibile. Urlai graffiando le pareti. Sprigionai tutto il dolore che in quel momento mi stava divorando l'anima. Lo cacciai, lo feci scivolare via assieme a tutte le lacrime che potessi mai versare. E la gola bruciava, un nodo fitto la smodellava, facendomi uscire piccoli mugolii e lamenti. "Mi hai mentito" gridai "Una parte di te, un cazzo". Sentii una morsa nel petto, come due ipotetiche e gigantesce mani che mi comprimevano il cuore: l'avevo visto baciare un'altra. L'avevo visto allontanarsi da me. Avevo visto quella parte di me volatilizzarsi nel nulla. Due anni buttati nel cesso, baci rubati e spezzati." Tratto da un racconto iniziato e mai finito risalente a quattro anni fa.
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28 luglio 2018
È passato un anno ormai, ma la tua presenza nei miei sogni mi tormenta ancora. È passato un anno da quando mi dicesti "Non ti amo più". Pensai che fosse il giorno peggiore della mia vita, la fine di tutti i miei sogni e le mie speranze. Non è facile da superare, come non è facile svegliarsi una mattina e comprendere che i sentimenti per l'altra persona sono, pian piano, scomparsi. E io ci credevo, mi fidavo delle tue parole perché in primis mi fidavo di te. Ci ho creduto a fondo in quel "Non ti amo più", ed è per questo motivo che ho sofferto tanto. Ma le cose sono cambiate, e le bugie hanno iniziato a rivelare le loro verità nascoste. Sei completamente scomparso, iniziando ad odiarmi senza un apparente motivo, eliminando dalla tua vita chiunque avesse a che fare con me, tranne quelle poche persone che sapevi benissimo quanto non mi andassero a genio. Sei cambiato di punto in bianco, come se per due anni io avessi tenuto a freno questo tuo carattere ribelle e trasgressivo. Più provavo a chiederti spiegazioni in maniera pacata, più tu mi respingevi, talvolta utilizzando minacce. Col tempo i miei sentimenti sono variati, assieme a quelli delle persone che hai cancellato dalla tua vita; mi sono resa conto di quanto tu sia stato immaturo ed ingiusto: una rottura non la superi in due mesi, eppure eri convinto del contrario. Col tempo ho capito quanto io fossi matura e sincera rispetto a te, quanto fossi leale nei tuoi confronti nonostante fossi sparito. Perché mentre tu parlavi male di me con i tuoi amici, io ti ho sempre difeso, sebbene sottolineassi qualche tuo difetto. Non sono mai arrivata ad odiarti. Però sai, mi ha detto un'amica che "parli male di me, ma parli ancora di me". Ed è vero: a distanza di un anno dalla separazione io parlo ancora di te. Ed è vero: provo una fortissima delusione nei tuoi confronti, forse odio. Eppure sai, non ho dimenticato tutto quello che c'è stato in quei due anni. Tu probabilmente avrai resettato la mente perché, "giustamente", visto che per me provi solo disgusto, non riesci ad accettare il fatto che una volta mi amassi. E quindi puff, sparito tutto: spariti i regali, spariti i messaggi, sparite le canzoni, spariti i ricordi. Dalla tua bocca escono solo considerazioni negative allegate al mio nome. Prima? Il vuoto. L'ennesimo negazionista. Probabilmente il pubblico penserà che in realtà l'immatura sia io, che ancora ti penso. È vero, forse ancora ti penso, ti sogno ancora, anche se sono solo incubi. Ma non ho mai infangato il tuo nome, poiché sono sempre e comunque una persona leale. E per colpa di questo mio buonismo mi ritrovo a soffrire per gente ipocrita come te, assurdo. Ti ho augurato tutto il bene del mondo. Ma adesso basta.
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Il vuoto di te mi prosciuga, mi fruga nel petto e mi frega la pace, poi ti metto mi piace, che in fondo mi piaci davvero, anche se sei meglio dal vero.
Dario Matassa
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21 maggio
Oggi mentre camminavo, tornando a casa, stavo pensando a quello che ti ho detto ieri: che i bambini provano l'amore più puro e innocente che possa esistere. E improvvisamente ho ripensato a X, a com'ero innamorata persa; poi a Y, per il quale provavo sentimenti molto forti, e infine a Z, che mi piaceva molto. E mi sono resa conto di come, negli anni, la mia percezione dell'amore sia cambiata radicalmente; ho ripensato a quando dicevo "A quest'età siamo troppo piccoli per amare" ma sai cosa? In realtà siamo troppo grandi per farlo. Perché non ci innamoriamo più come nei film smielati che vedi a quattordici anni, non ti fai più i peggio film mentali, mano nella mano con la tua crush, baci sotto la pioggia e le peggio cose sdolcinate. L'amore a quell'età lì, cazzo, è il più bello che possa esistere, così puro, così infinito. Infinito, sì, perché davvero non ha limiti. A quattordici anni sei innamorata persa che non ti rendi nemmeno conto di quanto faccia male; a quell'età lì l'amore è praticamente alla base della crescita, perché ti mischia tutto insieme: gioia, tristezza, odio, amore, felicità, nervoso, momenti in cui stai in paradiso e altri in cui ti ritrovi all'inferno. Pensa anche solo avere una crush: a volte è più bello passare mesi dietro a una persona senza mai dichiararsi, che mettertici insieme Perché mentre la stalkeri, la veneri, ci fai i peggio film mentali, stai rincorrendo un sogno. E io l'ho sempre detto: i sogni sono fatti per essere e rimanere tali. Perché nel momento in cui realizzi un sogno, quello cessa di esistere, non è più un sogno ma la realtà. E si sa, è risaputo, che quando non hai una cosa, le dai più importanza; quando la ottieni inizi pian piano a stancartene, e quando la perdi ti manca più dell'aria. Perché siamo esseri umani, e purtroppo funzioniamo così; poi cresci, non hai più una crush, non ti sciogli ogni volta che un ragazzo ti fa un complimento, non cedi più al primo sguardo: cominci ad essere selettivo. E nascono le prime friendzone. Poi il tempo passa e inizi a stancarti, diventa una pesante routine: non c'è più quel mix di emozioni che avevi da bambina; senti solo un po' di eccitazione qua e là, nulla di che, sei più razionale. Perché sai che se una cosa ti sta ferendo, la lasci andare, non te la tieni stretta fino a morire; abbandoniamo il sentimento e lasciamo spazio alla ragione. E quindi non c'è più niente di bello nell'amare.
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Eravamo proprio come ai vecchi tempi: spalla contro spalla. La tua testa sulla mia schiena, il silenzio. Avevamo entrambi solo lei in testa.
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23.30
È così strano parlare con te. Non dirò frasi fatte come "È esattamente tutto come prima" perché effettivamente è solo una conversazione temporanea: da domani sera, probabilmente, torneremo nuovamente alle nostre vite, menzionandoci di tanto in tanto con gli amici. Mi sembra di essere tornati al nostro primo incontro: "Non lo rivedrò mai più" dicevo. Ti avevo conosciuto per caso e non mi sarei mai aspettata di incontrarti nuovamente. Eppure abbiamo vissuto assieme anni e anni della nostra adolescenza, sparendo e rincontrandoci innumerevoli volte. Probabilmente non ci sarà mai una fine a noi. Ma quale "noi"? Probabilmente, invece, il "noi" è ormai scomparso da tempo, ed ora esistono solo "io" e "tu", due entità distinte, due piccole molecole che, a volte, si incontrano per strada, salutandosi timidamente. Eppure, come tali, non possiamo toccarci: ci sarà sempre uno spazio vuoto in mezzo a noi che ci impedisce di tornare ad essere un elemento unico. Ma sai una cosa? A me va bene così. Non riuscirei a vedere un futuro che comprenda te nella mia vita, anche se in secondo piano: entrambi siamo cambiati, cresciuti, difatti la conversazione di stasera era tremendamente formale; mi sono sentita matura, più grande. L'hai notato anche tu? Ti ricordi com'ero da ragazzina? Una bambina con gli occhi sognanti che pendeva dalle tue labbra e aspettava sempre un tuo messaggio. È bello essere cresciuta, aver trascorso il resto della mia adolescenza senza di te. I ricordi sono ancora nitidi nella mia mente, e li custodisco con nostalgia e con calore. È così strano parlare con te, ma allo stesso tempo è del tutto naturale: certo, ho un leggero batticuore, ma credo sia normale; per il resto non sento nulla. È una bella sensazione. Dopo anni sono finalmente riuscita a tenerti stretto solo come un ricordo lontano, ad abituarmi alla tua assenza, a disintossicarmi dalla mia dipendenza nei tuoi confronti. Sono cresciuta e cavoli, ti ringrazio per avermi scritto questa sera: mi hai fatto capire quanto io sia diventata grande, quanto sia maturata in questi anni. Ho capito che, se sono riuscita a mettere da parte te, posso farlo con chiunque. Perché chi ci conosce sa che tu sei l'ex "storico", quello a cui sono corsa dietro per ben cinque lunghi anni. Perché quindi devono spaventarmi gli altri? Perché non posso liberarmi anche di loro? Posso farlo, eccome. So che ci riuscirò. È così strano parlare con te, eppure mi sembra la cosa più normale di questo mondo. Ho vinto io.
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E’ andata così.
Io conservo tutto. Conservo tutto perchè penso che se una cosa è successa, un motivo c'è stato. Karma? Destino? Caso? Qualcuno, o qualcosa, ha voluto che andasse a finire così. Di esperienze, nella vita, ne viviamo ogni singolo giorno: il solo mettere un piede fuori dall'uscio determina un conseguente e imminente avvenimento. Ovunque tu vada, qualunque sia il motivo per il quale tu stia uscendo di casa, qualcosa accadrà. Magari incrocerai quell'amica con cui avevi chiuso i rapporti anni prima: prenderai in mano il cellulare e, timidamente, lo fisserai, con la speranza di non incrociare il suo sguardo. Magari incontrerai il tuo ex ragazzo, quello che ti aveva tradita qualche anno addietro: imbarazzata lo saluterai con la mano, e sorriderai timidamente. Magari incrocerai quella vecchietta che aiutasti da bambina a raccogliere i soldi che le erano caduti. Ogni giorno avvengono decine di incontri, ognuno diverso, ognuno con una storia differente, ognuno con un posto fisso nella tua mente. Affinchè tu riesca a riconoscere il viso di determinate persone, dev'esserci stato un primo incontro tra voi; ciò comporta che quegli individui, chi più e chi meno, siano entrati a far parte della tua vita, anche solo per un secondo, tipo quel passante che urtasti per sbaglio la settimana scorsa. Ogni persona ha un posto diverso, nel tuo cuore e nella tua mente; l'ex con cui è finita male, o l'altro con cui è finita bene; l'amica che ti ha voltato le spalle, o quella che è sempre rimasta al tuo fianco. Ognuna rappresenta un ricordo differente. Hai presente quella lettera che ti scrisse il tuo ex ragazzo qualche giorno prima che ti mollasse? Eccola, sta ancora lì nella libreria, nascosta, perchè non hai il minimo coraggio di buttarla, ma allo stesso tempo speri di dimenticarla lì e lasciarla marcire da sola; o hai presente quella bambola che ti regalò quell'altro? E' ancora appesa al muro, però spesso ti dimentichi che fosse stato un suo regalo. Hai presente quel posto che ti piaceva tanto? Perchè ora non ci vuoi più tornare? Oh, giusto: lui ci è andato con lei, era un posto speciale vero? Guarda quanti ricordi sono appena affiorati dalla tua mente, non è meraviglioso? Non è stupefacente il fatto che, nonostante attualmente quelle persone non facciano più parte della tua vita, i loro ricordi sono ancora nitidi nella tua testa? Perchè sì, èinevitabile: loro sono stati parte di te. "Da oggi saremo estranei", che balle che ti hanno raccontato, vero? Pare che credano ancora che basti smettere di frequentare una persona per dimenticarla, assurdo no? Sarebbe tutto molto più semplice. Pensaci: improvvisamente dimentichi il suo profumo, e quando lo senti di nuovo non ti smuove. "E' familiare" pensi, eppure non lo correli a nessuno. Pensa a come sarebbe bello ascoltare nuovamente quella canzone senza che ti venga in mente il suo viso: finalmente puoi sentire solo la voce del tuo cantante preferito. Sarebbe tutto troppo semplice, non trovi? Ti alletta quest'idea, non è così? Negazionismo: negare di aver avuto a che fare con determinate persone solo perchè ci hanno fatto del male, assurdo. Eppure pensa, mentre tu sei qui a leggere tutto questo, intanto quella ragazza, quella che ti aveva detto che ti avrebbe cancellata dalla sua vita, ancora ti pensa. Come, dici? Beh, semplice: basta nominarti. Il nome è l'identità di una persona, e sfortunatamente non esistono otto miliardi nomi diversi, perciò ci sarà sempre qualcuno che porta il tuo nome. E puff. Mentre sta parlando con il suo amico della ragazza che le piace, ecco che improvvisamente le viene in mente il tuo volto. La memoria umana è pazzesca; come dissi tempo fa: non è in grado di memorizzare una singola nozione scolastica, eppure quell'esatto momento passato con lui se lo ricorda benissimo. Involontariamente. A distanza di molti anni, quel nome ancora ti fa effetto: "Anche lui/lei si chiamava così". Magari non senti nulla, non provi alcun sentimento, però il suo viso è apparso nitido nella tua mente. Quindi mi chiedo, perchè dovresti bruciare quella lettera? Perchè non dovresti più frequentare quel luogo o ascoltare quel cantante? Le esperienze esistono per scrivere la nostra storia e, di conseguenza, gettare le basi per il futuro: ogni azione è connessa ad un'altra. Pensa se non avessi scelto di frequentare quella scuola al primo anno: non avresti conosciuto tantissime persone e non avresti vissuto altrettante esperienze che ti hanno resa quella che sei attualmente. E' andata così. Doveva andare così? Chi può saperlo? Ma ormai è passato, e non c'è nulla che tu possa fare per cancellarlo. Ed è inutile pensare a come sarebbe stato diversamente: "Eravamo giusti al momento sbagliato", può essere. Ma che importanza ha ora?Perchè vivere col rimorso di una vita che non puoi avere? Perchè piangersi addosso sul "ciò che poteva essere"? Tu ora sei qui, e stai leggendo questo. Probabilmente appena finirai scrollerai la home imperterrita, oppure ti fermerai qualche secondo per riflettere. Però questo testo, questo pensiero, in questo momento esiste nella tua mente. E quando tra un anno ti capiterà l'ennesima delusione d'amore, probabilmente penserai a me, a questo testo, al fatto di non doversi piangere addosso sulle cose passate. "E' andata così" penserai. Sarà giusto? Nessuno può saperlo: giusto rispetto a cosa? A "quello che sarebbe stato"? Se ci fosse stato, sarebbe accaduto. Ma non è successo. Non gettare via tutti quei doni, non ne vale la pena. Conservali: probabilmente a quarant'anni li ritroverai e ci riderai sopra. Non è bello? Ritrovare delle memorie di quando eri giovane ed iniziare a ricordare tutto. Ricordi belli? Ricordi brutti? Che importanza ha? Ormai saranno passati anni.
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Il viaggiatore sciocco
C'era una volta un viaggiatore sciocco che partì per un lungo viaggio. Perché sciocco? Perché veniva ingannato da chiunque incontrasse. "Ti prego, hai dei soldi per comprare delle medicine?" Ovunque egli andasse, le persone gli raccontavano delle storie tristi, e il viaggiatore ci cascava ogni volta. "Ho una sorella molto malata" "Non ho soldi per comprare i semi per il mio orto" Ben presto i soldi, i vestiti e perfino le sue scarpe vennero portate via. Ma il viaggiatore sciocco era sempre contento di aiutare gli altri. E diceva sempre alle persone la stessa cosa. Diceva: "Desidero la tua felicità!" Ma ad un certo punto, il viaggiatore sciocco si ritrovò nudo, e per evitare di essere visto da qualcuno si addentrò nella foresta, nonostante fosse fitta e scura... Ben presto venne scoperto dai goblin che vivevano nel bosco. I goblin volevano mangiare il corpo del viaggiatore sciocco, così lo implorarono e lo supplicarono, ed utilizzarono parole gentili per ingannarlo... Ovviamente il viaggiatore sciocco venne fregato. Prima di tutto concesse ai goblin di divorare le sue gambe. Poi un braccio. Poi ancora e ancora... Prima che tutto finisse, al viaggiatore sciocco non rimase che la testa. Rinunciò perfino ai suoi occhi per sfamare l'ultimo goblin rimasto. E come quell'ultimo goblin divorò i suoi occhi, si rivolse al viaggiatore sciocco e disse: "Grazie viaggiatore, in cambio ti lascerò questo regalo". Ciò che il goblin lasciò fu un semplice pezzo di carta con su scritto "Sciocco". Il viaggiatore non poteva vederlo. Non sapeva che cosa fosse. Nonostante ciò le lacrime iniziarono a solcare il suo volto. "Grazie a te" disse "Questo è il primo regalo che mi è stato fatto. Sono felice. Sono così felice! Ti ringrazio". Anche senza i suoi occhi, egli pianse, e pianse lacrime di gioia. Infine, il viaggiatore sciocco morì con un bellissimo sorriso sul suo volto. -Fruits Basket
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Per quanto potesse sforzarsi, Inuyasha non riusciva a dimenticare Kikyo.
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