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metagamersrd-blog · 5 years
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Chi è Francesco Narciso e che ci fa qui?
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metagamersrd-blog · 5 years
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L’evoluzione dei Battle Royale
Battle Royale è una modalità di gioco che prevede un numero variabile di giocatori messi in un’arena senza via di fuga (di solito un’isola) con l’obbiettivo di sopravvivere. Nel maggior numero dei casi ciò implica essere l’ultimo giocatore in vita. Qui voglio esplorare la nascita di questo genere, la sua evoluzione, e come sta continuando a cambiare tutt’ora. Il concetto di Battle Royale nasce con il romanzo giapponese del 1999 intitolato Batoru Rowaiaru (letteralmente Battle Royale), nel quale in un Giappone fascista una classe di studenti della scuola media sono costretti a combattere tra di loro fino alla morte. Questo romanzo best seller in Giappone è stato adattato in una serie manga e in un film.
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Film poster di Battle Royale - Fonte: flickr
Ci vollero diversi anni per far arrivare il Battle Royale in occidente. L’originale giapponese non ci riusci, ma un romanzo per ragazzi si. Hunger Games, uscito nel 2008, adattato a film nel 2012. Con questi, l’occidente è venuto a conoscenza del concetto di un Battle Royale. Era solo questione di tempo prima che anche il mondo dei videogiochi avesse una sua adattazione di questo genere.
Negli anni successivi all’uscita del film di Hunger Games, diverse mod fan made uscirono per giochi già esistenti, nelle quali veniva proposto un gameplay alla Battle Royale. I più famosi erano i server di Minecraft Hunger Games e una modalità chiamata semplicemente Battle Royale nel gioco Arma 2, un simulatore realistico militare. Queste mod prendevano il concetto più semplice possibile di Battle Royale e lo rendevano videogioco. Il creatore della mod di Arma 2, soprannominato PlayerUnkown, fu assunto dall’azienda coreana Bluehole per creare da zero un gioco esclusivamente Battle Royale. Questo portò alla nascita a metà 2017 di PlayerUnknown’s Battlegrounds, nel quale 100 giocatori vengono lasciati su un’isola di 8x8 km, con il solo obbiettivo di trovare armi e difendersi da altri giocatori per rimanere l’ultimo in vita. Le novità rivoluzionarie che portò PUBG furono la possibilità di giocare in squadra con altri tre amici e la presenza di un cerchio che continua a restringersi, obbligando i giocatori a sbrigarsi e venirsi in contro. In pochi mesi, PUBG raggiunse 3 milioni di giocatori online ogni giorno. 
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PlayerUnknown’s Battlegrounds - Fonte: wikimedia
Il futuro di PUBG non è stato tutto rose e fiori però, per via di due grossi problemi. Il primo, il gioco è uscito in uno stato incompleto, pieno di bug e problemi con i server. Il secondo, il gioco aveva una barriera d’ingresso notevole, richiedendo un PC che riuscisse a reggerlo e 30€ anche solo per provarlo. La fama creata da PUBG non fece altro che creare una richiesta maggiore dai videogiocatori per un Battle Royale accessibile a tutti. Settembre 26, 2017. Esce un nuovo gioco, con una grafica cartunesca reggibile da qualsiasi PC e senza prezzo d’ingresso. Fortnite Battle Royale. In pochissimo tempo supera di gran lunga i numeri che ha ottenuto PUBG. Il gameplay era mirato a un pubblico più ampio, con armi meno realistiche, facili da mirare, e la possibilità di costruire muri e rampe per avere un vantaggio contro gli altri giocatori. Attualmente, Fortnite ha 250 milioni d’iscritti.
Ormai i Battle Royale sono diventati la moda del momento, dando vita continuamente a giochi nuovi che cercano di ottenere lo stesso successo di PUBG e Fortnite. Per concludere vorrei presentare l’ultimo di questi, che secondo me ha il potenziale di rivoluzionare completamente questa modalità di gioco. The Cycle. Si fa chiamare un PvEvP (player vs environment vs player). L’obbiettivo non è uccidere altri giocatori, ma sopravvivere e completare missioni su un isola di un mondo alieno. Gli altri giocatori? Puoi completamente evitarli, formare alleanze con loro, o decidere di attaccarli per rubargli risorse, aggiungendo profondità strategica non presente negli altri giochi. Sarà per caso questo ciò che ha in serbo il futuro dei Battle Royale?
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metagamersrd-blog · 5 years
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L’ascesa degli eSports verso le Olimpiadi
Gli eSports o elelectronic sports sono videogiochi giocati a livello competitivo organizzato e professionistico. Includono una vasta gamma di giochi che possono variare da FPS (First Person Shooter, sparatutto in prima persona), RTS (Real Time Strategy, strategici in tempo reale), MOBA (Multiplayer Online Battle Arena), ecc. 
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Mondiali di League of Legends 2015 - Fonte: Wikimedia La storia degli eSports è una molto lunga. I primi eventi risalgono al pre2000, con giochi arcade a giocatore singolo nei quali l’obbiettivo era ottenere un punteggio più alto dei tuoi avversari. Nei primi anni 2000 si è evoluto in giochi come Counter-Strike, nel quale due squadre di soldati lottano per un obbiettivo comune, o come Street Fighter nel quale due personaggi si sfidano e vince chi riesce a mandare KO l’avversario prima. Ancora il numero di spettatori era piccolo così come i montepremi. Per questa ragione non esistevano veri giocatori professionisti a tempo pieno. Tutto questo cambiò con la nascita di un gioco. League of Legends, uscito nel 2010, è un MOBA con due squadre di cinque giocatori ciascuna, nel quale vince la squadra che riesce ad distruggere la base nemica. Nel 2011, aveva più di 70 milioni di registrazioni e 12 milioni di giocatori al giorno. Nel 2014, più di 27 milioni di giocatori al giorno. Nel 2018, le finali del campionato mondiale di League of Legends son state viste da 99.6 milioni di spettatori. Per avere un paragone, il Super Bowl americano nel 2019 ha avuto 98.2 milioni di spettatori.
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Prime quattro finali dei mondiali di League of Legends - Fonte: Redef
Al giorno d’oggi gli eSports hanno spettatori, montepremi, sponsors alla pari se non superiori a quelli di Sports normali. Esistono associazioni con giocatori e coach che si allenano a tempo pieno per partecipare a tornei e leghe, con fan da tutte le parti del mondo. Adesso, cos’ha in riserva il futuro per gli eSports? Semplice, le Olimpiadi. Nel 2018 ai giochi invernali a Pyeongchang, la IOC (International Olympic Committee) e Intel hanno dato vita al primo evento eSports associato alle Olimpiadi. Per il momento nessuna medaglia olimpica è dedicata a un eSport, però il comitato organizzativo delle Olimpiadi di Parigi del 2024 sta considerando seriamente l’idea di valorizzare eventi videoludici, per rendere la capitale francese un fulcro europeo degli eSports.
-Francesco Narciso
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metagamersrd-blog · 5 years
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Videogames: non solo un passatempo
“Stare davanti ai videogiochi fa perdere neuroni!”
“La Play-Station sta creando generazioni di rimbambiti!”
Quante volte abbiamo sentito queste frasi? Io tante, troppe. Fermiamoci a riflettere.
I videogames vengono creati per intrattenere, noi li compriamo per occupare il nostro tempo libero divertendoci… Quanti di voi, però, avevano un’idea di come fossero le città e le persone di Gerusalemme durante la Terza Crociata prima di giocare ad Assassin’s Creed (ormai più di dieci anni fa)? Quanti di voi si sono appassionati della strategia che c’era dietro lo sviluppo delle città e delle società dell’Antico Egitto o dell’Antica Grecia grazie ad Age of Empires?
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Assassin’s Creed e Age of Empires - Fonti: Wikimedia e Flickr
Spesso si corre il rischio di giudicare un qualcosa di estraneo alla propria realtà (mi riferisco ai nostri genitori) senza avere sufficiente conoscenza dell’argomento.
In realtà basterebbe pensare ai vari studi condotti persino riguardo il vero e proprio insegnamento tramite i videogiochi. Un esempio è il progetto “Teaching with Games” condotto in Gran Bretagna e Germania dall’istituto di ricerca Futurelab qualche anno fa, la cui relazione si conclude così:
 “I videogames hanno le potenzialità per supportare l’apprendimento e molti insegnanti e alunni hanno espresso entusiasmo nei confronti del loro l’utilizzo nelle lezioni”.
Credo che, oltre ai contenuti che possano abbracciare numerosi campi (dalla storia, al diritto, alla scienza…), il risultato chiave che può offrire un videogioco risieda nello spirito e nella mentalità di chi vuole risolvere un problema o comprendere uno scenario, per quanto confusionario, a tutti i costi.
Riguardo questa idea vi consiglio il libro “What Video Games Have to Teach Us About Learning and Literacy" del ricercatore e docente Americano James Paul Gee, che scrive proprio riguardo ai principi di insegnamento nei videogames e acome questi motivino gli utenti a perseverare nei propri obiettivi di gioco… In fondo chiunque si è ritrovato a perdere calma e speranza quando non trovava quell’ultimo oggetto o la base nemica… Ma chi di voi ha mai mollato senza finire la propria missione?
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James Paul Gee - Fonte: Flickr
La diffusione di questa personalità del gamer, che non si arrende davanti alle difficoltà quando vuole raggiungere un obiettivo, dovrebbe essere un patrimonio da sviluppare anche nel mondo dell’istruzione, non da perdere solo perché i videogiochi sono spesso visti come “il male” da chi non li conosce. Riprendendo alcuni concetti espressi nel libro citato, infatti, i videogames aiutano a sviluppare le capacità di assumersi rischi, di individuare significati (in simboli/frasi…), di esplorazione attiva, di pensiero trasversale,di utilizzo intelligente degli strumenti… ma questi sono solo alcuni vantaggi della nostra cultura da Gamers!
Non sarebbe quindi giusto introdurre, come già testato da alcune scuole, il gaming in ambito didattico?
Marco Colocrese
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metagamersrd-blog · 5 years
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Dall'idea alla messa in atto: come nasce l’idea di un videogioco?
Come già era noto, George R. R. Martin, autore americano celebre per Game of Thrones, ha collaborato con la From Software, casa di sviluppo nipponica conosciuta per il cult Dark Souls, per l’ideazione del nuovo Elden Ring, presentato ufficialmente all’E3 qualche giorno fa ma di cui si sa ancora poco. Che un così importante autore collabori in questo modo alla realizzazione di un videogioco non è una cosa comune, probabilmente è la prima volta.
In uno scorso post, la Ubisoft Milano ci ha detto che un videogioco può nascere in tanti modi, almeno nella loro software house, ma in generale, cosa c’è all'inizio?
Si potrebbe distinguere l’ideazione di un videogioco in diverse categorie:
La prima è composta dai videogiochi tratti da opere esterne. Ce ne sono tantissimi e sono tratti da film, serie TV, libri o fumetti di ogni genere. In genere, l’esperienza degli ultimi anni ci ha insegnato che i giochi tratti da film (e intendo che riprendono completamente la trama da tale film) hanno quasi sempre un risultato inconcludente, con le dovute eccezioni come l’ultimo Mad Max. Ciò accade spesso perché l’idea di marketing di un gioco tratto da film è basata sul trascinare il pubblico che lo ha apprezzato in sala, piuttosto che creare contenuti davvero di qualità. 
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Mad Max Fury Road, vincitore di 6 premi Oscar e gioco molto apprezzato dal pubblico - Fonte: Flickr
In verità, anche il contrario è vero: i film tratti dai videogames raramente hanno avuto il successo sperato, soprattutto non ottenendo il consenso di chi apprezzasse il gioco d’origine. Sul perché avvenga questo fenomeno l’opinione comune è che i film non riescono a riproporre la stessa immersione del giocatore all'interno del mondo di gioco, sia come quantità di contenuti che come interazione. Infatti, un film può durare due ore, un gioco anche un centinaio.
Se però non si considera la trama esatta di un film, cartone e via dicendo ma si crea un titolo basato su quel brand, la situazione è differente e parliamo di una seconda categoria. I giochi del Signore degli Anelli sono molto apprezzati, così come quelli di Batman o, caso recente, Alien Isolation.
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Immagine di gioco tratta da Alien Isolation - Fonte: Flickr
Ci sono poi altri giochi dalla trama completamente originale ed in genere sono i più apprezzati. Se ne potrebbero citare decine e decine. Lo stesso Dark Souls, citato precedentemente, è stato scritto appositamente per il celebre videogioco.
Infine, ci sono i giochi di puro game play. Non hanno storia oppure è decisamente marginale, ma sono seguiti solo per le meccaniche di gioco. Fortnite ne è un caso esemplare ma lo è anche FIFA, il quale ogni anno, riproponendo meccaniche mai troppo diverse ogni anno, vende tantissime copie.
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Immagine di gioco tratta da uno dei capitoli di FIFA - Fonte - Pxhere
Non è possibile sapere se nei prossimi anni cambierà nuovamente per equilibrio, ma con sicurezza gli amanti delle trame complesse e originali nei videogiochi potranno godersi i titoli che usciranno a breve.
Edoardo
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metagamersrd-blog · 5 years
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Quando l’avventura di Marco con i Metagamers iniziò...
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metagamersrd-blog · 5 years
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Edoardo joins the group!
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metagamersrd-blog · 5 years
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Internet Gaming Disorder: tra allarmismo e verità
L’organizzazione mondiale della sanità ha inserito la dipendenza dai videogiochi nella lista dei disturbi conosciuti. In questo articolo tratterò l’argomento presentando sia dati scientifici che considerazioni personali al fine di dare un’idea di cosa sia questa patologia.
A maggio 2019 si è svolta la 72esima Assemblea mondiale della sanità a Ginevra, durante la quale è stato deciso di inserire nell’ICD (International Classification of Diseases) la dipendenza dai videogiochi (Internet Gaming Disorder).
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Sede dell'Organizzazione mondiale della sanità, Ginevra - Fonte: Wikipedia - Credito:Yann Forget CC-BY-SA-3.0
Già in precedenza si è sentito parlare di questo argomento ma la questione viene spesso banalizzata o estremizzata.
Noi videogiocatori, infatti, ci sentiamo subito attaccati quando si parla di dipendenza e in generale tendiamo a denigrare l’argomento che altrimenti ci farebbe apparire come “malati”. Questo approccio (sicuramente sbagliato) ci permette, in un certo senso, di riscattare i videogiochi, che vengono troppo spesso demonizzati dai mass media (giornali, tv). Ciò che è stato detto dall’OMS può aiutare a chiarirci le idee su questo fenomeno.
Il Gaming Disorder è stato definito come "una serie di comportamenti persistenti o ricorrenti che prendono il sopravvento sugli altri interessi della vita". Esso si presenta come una dipendenza vera e propria, che non differisce dalle altre.
Sono stati inoltre proposti nove criteri comportamentali che permettono di individuare la patologia:
la preoccupazione, il soggetto è nervoso se non può giocare, l’astinenza, l’assuefazione, cioè l’aumento della quantità di tempo spesa a giocare, la difficoltà a staccarsi dal gioco (quarto criterio), la rinuncia ad altre attività (quinto criterio), continuare a giocare nonostante i problemi causati dal gioco (sesto criterio), soprattutto nella sfera socio-affettiva, mentire sul tempo passato davanti lo schermo (settimo criterio), giocare per scappare da emozioni negative (ottavo criterio) e per ultimo e sicuramente più drammatico la perdita delle relazioni interpersonali e di opportunità in ambito lavorativo.
La presenza di almeno cinque dei nove criteri nei precedenti dodici mesi rappresenta un campanello d’allarme e indica che il soggetto potrebbe soffrire di Gaming Disorder. Questi criteri sono molto restrittivi, bisogna infatti evitare di fare di tutta l’erba un fascio per evitare allarmismi inutili. 
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Ragazzo impegnato in una partita - Fonte: Pixabay
A mio avviso è un bene che ci siano delle norme che permettano ai medici di fare diagnosi basandosi su quanto dichiarato, ciò evita sia che soggetti con disturbi non vengano riconosciuti sia che vengano fatte diagnosi errate. Un aspetto negativo è il modo con il quale questa notizia è stata diffusa da vari giornali, che cercano lettori attraverso titoli clickbait a scapito della verità, generando panico tra i genitori dei giovanissimi che vedono i figli passare qualche ora davanti una console. Un consiglio che mi sento di dare è quello di utilizzare i vari servizi,come il parental control su PS4, che permettono di controllare l’attività videoludica del figlio senza negare il divertimento.
 La questione sul Gaming Disorder è ancora agli inizi nonostante la comunità scientifica abbia posto l’attenzione su di essa da ormai diversi anni. Sicuramente ci saranno delle evoluzioni che permetteranno di intervenire in modo sempre più efficace e di arginare il fenomeno. Una cosa è certa, bisogna fare un uso responsabile dei videogiochi (così come di tutte le altre cose) ma tuttavia non sarà una maratona ogni tanto a renderci dipendenti, altrimenti io sarei già in clinica.
Gaetano Coppoletta
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metagamersrd-blog · 5 years
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Keanu Reeves in Cyberpunk 2077. Il videogame la nuova Hollywood?
Solo pochi giorni fa, durante l’E3 del 2019, la più grande esposizione di intrattenimento elettronico che si tiene a Los Angeles nel mese di giugno, è successo qualcosa che, negli anni a venire, sarà probabilmente ricordato come punto di inizio di una nuova età del videogioco. Mentre negli scorsi decenni il settore del Gaming è sempre stato un po’ di nicchia, negli ultimi anni ha avuto un’impennata clamorosa, grazie alla popolarità dei vari Fortnite, Call of Duty e FIFA, capaci di creare un’utenza spropositata.
All’E3, però, Microsoft fa il colpaccio e decide che tutti devono parlare della sua conferenza e ci riesce. Nel momento in cui, secondo la scaletta, era prevista la presentazione di uno dei titoli di punta del 2019, Cyberpunk 2077, appare sul palco scenico niente di meno che Keanu Reeves.
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Keanu Reeves - Fonte: Flickr 
Per i pochi che non lo sapessero, Keanu Reeves è un attore di fama, soprattutto nel web, incalcolabile. Ha partecipato a grandi capolavori, come Matrix nel 2000, ed è attualmente protagonista di una serie di film action più amati dal pubblico: John Wick.
Perché è così importante che sia stato lui a presentare Cyberpunk 2077? Beh, il fatto che pare essere anche uno dei personaggi principali del gioco!
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Cyberpunk 2077, prodotto dalla CDProjectRed, è ritenuto il gioco più atteso dell’anno - Fonte Flickr
Precedentemente anche altri attori hanno già fornito il proprio volto in videogiochi, più o meno famosi: basti pensare a Kevin Spacey e Kit Harrington in Call of Duty: Infinite Warfare oppure il premio Oscar Rami Malek in Until Down. Però questi ruoli sono stati sempre marginali o a scopo prettamente pubblicitario.
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L’E3 (Electronic Entertainment Expo) attrae decine di migliaia di fan da tutto il mondo - Fonte Wikipedia
Oggi è diverso. Keanu è solo il caso più eclatante e inaspettato ma sono altre celebrità dello spettacolo che stanno confluendo in questo settore: Norman Reedus sarà a breve protagonista di Death Streanding insieme a Mads Mikkelsen, Jon Bernthal in Ghost Recon: Breakpoint.
Evidentemente anche ad Hollywood si sono resi conto che il Gaming cresce ogni giorno sempre di più e saltare a bordo di questo trend non è soltanto un’occasione, ma un successo assicurato.
Cosa potremmo vedere nei prossimi anni? George Clooney nel nuovo Battlefield? Jennifer Lawrence nel prossimo Assassin’s Creed? Massimo Boldi protagonista di God of War? Potrebbe, ora come ora il futuro è incerto.
E questo cosa comporta all'utente finale? In verità non molto. Sarà bello vedere i propri idoli cinematografici nei nostri giochi ma nient’altro. Infatti, le grandi case di sviluppo cercano l’espansione, tentando di convogliare parte dell’audience del grande schermo nel mercato videoludico. Ci riusciranno? A parere mio sì. Il web è impazzito dopo questa conferenza, così come non era mai successo in eventi simili e le altre software house hanno percepito il messaggio.
Edoardo
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metagamersrd-blog · 5 years
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La mia prima esperienza con Internet: nascita di FrancescoN
Chiedermi quale fosse la mia prima esperienza con Internet equivale a domandarmi qual è il mio primo ricordo. Grazie a mio padre, un ingegnere informatico, son stato a contatto con i computer da quando avevo 2-3 anni. Uno dei primi ricordi della mia vita è stata la difficoltà nello scrivere il mio nome su Word. Non sapendo né leggere né scrivere - né tanto meno come usare una tastiera - mio padre, notando la mia curiosità verso quello schermo magico ricco di colori e luci, mi ha voluto insegnare che premendo i tasti giusti sulla tastiera, comparivano caratteri sullo schermo che stavano per me. Il mio nome.
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Prima foto che mi ritrae con un computer - 2003
I computer mi hanno sempre affascinato. Muovere qualcosa di fisico come un mouse e vederlo interagire con elementi virtuali su uno schermo era come magia ai miei occhi. Però, allo stesso tempo, stava rapidamente diventando seconda natura per me.  Durante i primi anni di scuola, come tutti i bambini, ero molto curioso. Tuttavia, quando chiedevo a mio padre qualche informazione, molte volte mi rispondeva “perchè non lo cerchi su internet?”. Così ho cominciato a usare Yahoo e Google. Questo, aggiunto al fatto che mio padre era molto impegnato col suo lavoro, mi ha reso molto indipendente.
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Screenshot di Yahoo nel 2000 - Fonte: flickr Su Internet esisteva un bacino infinito d’informazioni. Non solo questo, era un universo in continua evoluzione ed espansione. Uno dei pianeti in questo universo che seguivo di più, era quello dei videogiochi. Uno dei primi siti che visitavo regolarmente, quasi ogni giorno, era Miniclip. Il poter accedere a un mio personale mondo di meraviglie semplicemente scrivendo su qualsiasi computer un link, ai miei occhi appariva come qualcosa di magico. In più, ogni volta che lo facevo vi erano nuovi flash games da provare. La vera svolta però, furono gli MMO, Massively Multiplayer Online games, di cui il più importante di questi fu Runescape. Tutti i miei amichetti a scuola ci giocavano. Passavamo le ore a parlare di questo mondo, a giocarci insieme, sia di persona, sia ognuno a casa sua. 
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Screenshot di Runescape - Fonte: The RuneScape Wiki È in questo momento della mia vita che tutto cambiò. Dai 4 anni fino ai 9 ho vissuto in Cina per via del lavoro di mio padre. Tutta la mia vita era li: tutti i miei amici, tutto quello che conoscevo. Tornare in Italia fu un trauma. Ciononostante mi rimaneva qualcosa: l’unica costante nella mia vita, l’unico punto fermo su cui potevo sempre contare era Internet.  I siti che conoscevo erano sempre lì. Ero sempre in grado di essere indipendente e cercare qualsiasi cosa volessi online. I miei amici erano lì. I miei videogiochi erano lì. I miei account/personaggi erano sempre lì, col mio alias che ho tenuto uguale per quei miei primi anni su internet. (Francescon, ero molto creativo da piccolo e ho preso il mio nome aggiungendoci l’iniziale del mio cognome). Coi miei occhi ho visto Internet nascere. L’ho visto crescere mentre crescevo io. Ero sempre presente lì in quell’universo e quell’universo è sempre stato presente nella mia vita. Sono queste le ragioni per le quali non mi sento a casa né in Italia, né in Cina: Io sono un cittadino dell’Internet.
-Francesco Narciso
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metagamersrd-blog · 5 years
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Da Google il nuovo “Stadia” evolutivo del mondo dei videogame
Dopo circa 3 mesi dalle prime notizie ufficiali, in occasione del Google Stadia Connect (evento pre E3 2019) di due giorni fa, Google ci ha rivelato praticamente ogni dettaglio sul progetto che sarà ufficialmente in commercio a partire da novembre.
Che cos’è Google Stadia? Una console? Uno store parallelo al Google Play? Niente di tutto questo… O forse tutto questo assieme.
Per Google “It’s a place. Were we can all play. All kinds of games. Across all kinds of screens.” (dal video ufficiale).
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Logo di Google Stadia - Fonte: Wikimedia
L’idea principale alla base di Stadia è quella di sfruttare Hardware non più presenti nelle nostre case, ma in un data Center, in modo che gli utenti non debbano investire nell’acquistare e nell’aggiornare i propri pc/console per tenersi al passo con i nuovi titoli.  Ciascun server sarà equipaggiato con una GPU Custom AMD da 10,7 teraflops e un processore x86 custom con frequenza da 2,7 GHz.
Non ci sarà bisogno di investire centinaia, migliaia di euro per raggiungere prestazioni elevate: a questo penserà Google, a noi basterà avere una buona connessione a Internet!
In particolare, in base a quanto dichiarato da Phil Harrison (general manager di Google), per sfruttare questo servizio di Gaming Cloud sarà sufficiente avere discrete connessioni:
10 Mbp/s - 720p a 60 fps con audio Stereo;
20 Mbp/s - 1080p a 60 fps con audio 5.1 Surround;
35 Mbp/s - 4k (con HDR) a 60 fps con audio 5.1 Surround.
Considerando che, secondo Agcom, oltre il 60% degli italiani ha una rete che supera I 30 Mbp/s e che la totalità della popolazione dovrebbe raggiungere questa qualità entro fine 2020, le richieste sono minime per noi. Non a caso l’Italia rientra nei 14 paesi del debutto di Stadia a novembre.
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Lista dei Paesi in cui avverrà il lancio di Stadia
L’incognita che potrebbe far preoccupare i gamers (oltre a stabilità di rete e tempi di risposta) è il problema di input-lag (che sicuramente avrà fatto imprecare una volta nella vita ognuno di voi), dato che il controller sarà direttamente collegato a internet e non dipenderà più dalla connessione con la console. Io, però, confido nel colosso statunitense e credo che non sia una scelta casuale.
Passiamo alle notizie fondamentali: sarà possibile giocare da desktop, portatili, tablet, smartphone (per adesso c’è certezza solo per i Google Pixel 3/3 xl/3a/3a xl ma in futuro anche con altri tramite App) e Tv con Chromecast Ultra.
Sarà possibile iscriversi a Stadia Base (1080p e audio stereo), acquistando giochi in seguito o abbonarsi a Stadia Pro (9.99€ al mese) avendo a disposizione le prestazioni top, alcuni titoli gratis (per adesso Destiny 2) e sconti sull’acquisto di altri giochi.
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Lista dei primi giochi disponibili
Per chi vorrà farsi trovare pronto al Day One sarà possibile comprare la Founder’s Edition al prezzo di 129€ con
Tre mesi di abbonamento a Stadia Pro
Chromecast Ultra
Controller Night Blue in edizione limitata  (il controller sarà disponibile a 69$)
Buddy Pass (permette di regalare a un amico tre mesi di abbonamento a Stadia Pro)
Anche voi aspettate con ansia novembre? Pensate che sarà un flop o, come me, credete che questo progetto di Google stravolgerà il mondo dei videogames?
Marco Colocrese
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metagamersrd-blog · 5 years
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Game Development: dentro gli uffici di Ubisoft Milano
Chi, tra gli appassionati dei videogames, non si è mai chiesto come se ne programma uno? Ma tanto già si sa: codice, modello, un paio di animazioni e via.
Non che sia sbagliato, ma un po’ restrittivo! Incuriosito dall'argomento, mi sono messo in contatto con il Comunication Manager Ubisoft Milano, Alessandro Mazzega, che ha risposto alle mie domande.
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Gli uffici della Ubisoft Milano a lavoro
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e in momenti di svago - Fonte: Ubisoft
Edo: quanti sono gli effettivi membri del team di sviluppo di un gioco? 
Alessandro: Ogni progetto è unico nella sua specificità. Ci sono titoli sviluppati da una sola persona e progetti titanici, che impegnano centinaia di persone che collaborano da uffici in continenti differenti. Dipende dalla grandezza del progetto, identificata dal termine inglese “scope”, che racchiude più significati: quantità di contenuti (intesi come ambientazioni, personaggi, livelli, ecc.),livello qualitativo, presenza di funzionalità originali o addirittura rivoluzionarie.
 E: quanto vale l'impegno del singolo nel complesso del lavoro, sia a livello decisionale che qualitativo?
 A: Ogni professionista fornisce un contributo, ben percepibile o microscopico e nascosto ma fondamentale. Ovviamente, per team più piccoli i contributi dei singoli possono risultare più evidenti ma in realtà ognuno influisce sullo sviluppo di un progetto, ad esempio con un modello 3D particolare, un’idea di gameplay curiosa, un’animazione particolarmente riuscita, un dettaglio visivo che rende un’interfaccia a schermo più chiara per i giocatori.
E: qual è il prodotto di cui la Ubisoft Milano è più fiera?
A: Sicuramente Mario + Rabbids Kingdom Battle, sviluppato in partnership con Nintendo e con lo studio Ubisoft di Parigi. È nato come un sogno, diventato realtà grazie alla passione e all'audacia di tutti i membri del nostro team, che hanno affrontato con emozione e professionalità una sfida tanto complessa quanto stupenda.
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Mario + Rabbids Kingdom Battle, titolo di punta della Ubisoft Milano - Fonte: Ubisoft
E: nel momento in cui collaborate con un'altra filiale come è gestita la divisione del lavoro?
A: A livello generale, ogni studio ha un suo background ed eccelle in ambiti specifici. A ogni team si affidano i task che potrà svolgere al meglio per esperienza e capacità. In questo modo si può puntare a livelli di qualità più alti e tempi di sviluppo potenzialmente meno estesi. Il coordinamento, costante e giornaliero, è affidato a persone di esperienza nel project management e nella comunicazione  che fungono da interfaccia tra i team, messi in grado di svolgere tale lavoro al meglio malgrado distanze e fusi orari differenti.
E: quali sono le competenze necessarie per entrare a far parte del team di sviluppo di un AAA (giochi ad alto budget)? 
A: Ubisoft sviluppa quasi tutti i propri titoli con motori grafici e strumenti proprietari scritti in C++, la cui conoscenza è fondamentale; quindi il candidato ad una posizione di Gameplay Programmer deve dimostrare conoscenza e dimestichezza di tale linguaggio in sede di colloquio superando un test pratico.
E: come gestite le necessità di aggiornamento tecnologico?
A: Si svolgono numerosi corsi di aggiornamento sulle tematiche più disparate, da software specifici per artisti a novità proprio nell'ambito del rendering. A volte i corsi sono organizzati localmente mentre in altri casi sono veri e propri eventi internazionali, nei quali più professionisti di un campo specifico vengono invitati per condividere le proprie esperienze.
E: qual è il rapporto con la sezione di marketing e distribuzione?
A: Si tratta di due rami dell’azienda differenti, in quanto un team di sviluppo è impegnato a creare un gioco al meglio delle proprie possibilità mentre il marketing fa sì che tale titolo venga accolto positivamente dal mercato. Tali obiettivi diversi, per quanto diversi, offrono però svariate possibilità di collaborazione tra i team, in particolare nella fase di annuncio e lancio di un nuovo gioco.
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Lo staff di Ubisoft Milano - Fonte: Ubisoft
E: da chi parte l'ideazione di un nuovo progetto?
 A: Può partire da chiunque:l'intuizione di un designer che si trasforma in un prototipo presentato internamente o l'occasione come quella avuta con Nintendo, che ha permesso a Ubisoft di poter utilizzare il proprio personaggio più importante in un titolo non sviluppato internamente. L’ideazione di un gioco passa sempre e comunque da una fase iniziale detta di “Conception”, necessaria per focalizzare le idee, definire lo stile grafico, le meccaniche di gioco e tutti quei dettagli che servono a chiarire che titolo si andrà a sviluppare dopo l’approvazione interna a procedere. 
E: i programmatori provano altri giochi per migliorare le proprie conoscenze?
A: Praticamente tutti i membri del team di sviluppo giocano ad altri giochi. E non solo: tutti sono spronati ad avere una mente aperta, ad essere curiosi ed appassionati di qualsiasi media, dai fumetti alle serie TV, dal cinema alla musica, perché l’ispirazione può arrivare nei modi e nei momenti più disparati e ogni libro letto, film visto, album ascoltato non può che arricchire il proprio bagaglio di conoscenze ed esperienze.
Ringrazio Alessandro Mazzega, a nome mio e di tutto lo staff di Metagamers, per aver risposto alle nostre domande e di aver chiarito a voi qualche dubbio in riguardo.
Edoardo
L’utilizzo di tutte le immagini, ottenute dal loro sito, è stato gentilmente concesso dalla Ubisoft Milano
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metagamersrd-blog · 5 years
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Battle Royale: nuovo passo del percorso multiplayer
“Il multigiocatore, chiamato anche con il corrispondente inglese multiplayer, nell'ambito dei videogiochi è la modalità di utilizzo in cui più persone partecipano al gioco nello stesso tempo” (da Wikipedia).
Quando si parla di multiplayer si pensa subito al gioco tramite Internet, ma non è nato così!
Il mondo del multigiocatore si è evoluto, come tutto il mondo videogames, moltissimo negli ultimi 20-25 anni. Mi ricordo che da bambino, ancor prima di saper scrivere facevo le prime esperienze in multiplayer… Era comune giocare attraverso un’unica macchina: chi non sfidava l’amico a una partita a Pes per PS2 15 anni fa? O chi, in spiaggia o in sale giochi, non si è mai alleato con un fedele compagno per provare a raggiungere il livello finale di Metal Slug usando un cabinato?
A quei tempi potersi sfidare in una battaglia Pokemon grazie a un Game Link Cable sembrava già rivoluzionario, poi c’è stata una radicale evoluzione del multiplayer. 
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Game boy e Game Link Cable - Fonte: Wikipedia
Cabinato Metal Slug - Fonte: Wikipedia
Con i pc e le console del 2005/2006 (Xbox 360 e ps3) il popolo dei videogamers ha abbandonato via via l’esperienza legata “all’appuntamento fisico” per prediligere la comodità e la versatilità della connessione remota.
Questo percorso ha portato all’esplosione della Battle Royale, un successo di cui tutti parlano e che tutti conoscono.
Il nome stesso, ripreso da un film giapponese (ispirato da un romanzo con lo stesso titolo), ci racconta intorno a cosa si articola l’esperienza di gioco. Nel film un gruppo di studenti viene abbandonato su un’isola deserta (ognuno ha degli oggetti per la sopravvivenza) e si giunge alla fine quando solo uno rimane in vita: la morte è sconfitta, la sopravvivenza è vittoria.
L’inserimento di questa modalità in Minecraft (ispirato da Hunger Games, trilogia influenzata dal capolavoro giapponese) ha determinato una rivoluzione nell’online: è diventata subito famosissima, centinaia di ragazzi hanno iniziato a usarla e a documentare e proprie prestazione in canali YouTube diventati famosi soprattutto tra i giovanissimi.
PUBG ha contribuito a questa rivoluzione ma la consacrazione è arrivata nel 2017 con Fortnite, che ha fatto innamorare anche me di questo modo di vivere il multiplayer. Dopo il discreto successo del titolo originale, la modalità autonoma Fortnite Battle Royale ha raggiunto quota 10 milioni di nuovi giocatori in appena due settimane!
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Minecraft - Fonte: Flickr
Fortnite Battle Royale - Fonte: Flickr
Questo successo ha portato alla nascita di decine e decine di titoli con la stessa dinamica di gioco, grazie anche allo sviluppo di App per Smartphone, paragonabili per qualità ai prodotti per PC e console, talmente all’avanguardia che è possibile sfidare altri utenti che fruttano diversi mezzi per le proprie partite: oltre all’impegno di colossi come Call of Duty o Battlelfield, persino aziende prima estranee al mercato dei videgoames ci hanno provato con discreti risultati. In particolare un team Xiaomi ha sviluppato SurvivalGame, che si può provare in versione beta semplicemente scaricando un file APK sul proprio Smartphone (e ve lo consiglio)!
Le Batlle Royale sono solo una moda? Si tornerà al vecchio stile? Ci saranno nuove modalità? Lo scopriremo solo giocando!
Marco Colocrese
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metagamersrd-blog · 5 years
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Prima esperienza sul web - Edoardo
“Datemi una leva e solleverò il mondo”, disse Archimede.
“Datemi una connessione decente, così forse riusciamo a dare motivo all'esistenza di questo catorcio”, dissi io.
5 Ottobre 2008, San Giorgio del Sannio (BN), giorno del mio nono compleanno. Dopo insistenti suppliche alla mia famiglia, finalmente ricevetti come regalo il mio primo computer. Era un portatile Acer da 10 pollici. Bianco, bellissimo. Ma purtroppo anche inutile in quanto privo di qualsiasi connessione ad Internet.
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Generico mini notebook molto comune in quel periodo - Fonte: Public Domain Pictures 
Infatti, la versione di me a nove anni non sapeva proprio bene come funzionasse Internet, in quanto la forma di tecnologia più evoluta vista fino a quel momento era stata la sua PlayStation 2. Dunque, corsi ai ripari, iniziando un secondo giro di suppliche che, inaspettatamente, ebbe successo anche molto velocemente. E a casa arrivò lei:
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Modem usb provvisto di SIM - Fonte: Flickr
In una famiglia in cui l’unico ad usare Internet era un bambino di 9 anni era probabilmente la scelta migliore, anche se a pensarci fa venire i brividi. Computer lo abbiamo, internet lo abbiamo, dobbiamo solo procedere. Ed ecco il primo sito visitato: www.gioco.it.
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La home page di gioco.it - Fonte: Screenshot
Quel sito, come molti altri che conobbi dopo, era un portale di giochi flash, mini-giochi di scarsa qualità (basti pensare che il Flash Player è in fase di spegnimento definitivo) ma completamente gratuiti. E a un bambino di nove anni cos'altro puoi dare di meglio se non migliaia di giochi nuovi ogni giorno?
Ovviamente il tempo passò e iniziai ad usare internet in tanti altri modi, dall'iscrizione ai social network, all'epoca una novità assoluta, all'uso scolastico che ormai si stava diffondendo. Ma quel periodo un po’ lo rimpiango, quando un gioco bastava fosse nuovo per essere interessante. Oggi, invece, abbiamo tutti bisogno, io per primo, di una grafica foto realistica o di sempre nuove features per ritenere soddisfacente un’esperienza video ludica o meno. E un po' rimpiango l'inesperienza e soprattutto l'ingenuità di quel periodo. Sarò diventato "grande"?
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metagamersrd-blog · 5 years
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La mia prima esperienza sul web: tra stupore e magia
Raccontare della prima esperienza in rete non è semplice, ma scavando nei ricordi e chiedendo ai miei genitori sono riuscito nell’impresa.
“Una volta un tale che doveva fare una ricerca andava in biblioteca, trovava dieci titoli sull’argomento e li leggeva; oggi schiaccia un bottone del suo computer, riceve una bibliografia di diecimila titoli, e rinuncia.” (La bustina di minerva, Umberto Eco)
Non ho mai avuto il piacere di fare una ricerca in biblioteca, infatti già in quinta elementare la mia cara maestra mi assegnò il compito di fare una ricerca su internet su un argomento a piacere.
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Biblioteca comunale di Faenza-Fonte: Wikipedia
Quel compito segnò il mio primo ingresso nella rete. Fino ad allora, infatti, non avevo mai usato un PC per andare su internet ma soltanto per alcuni giochi che vi erano installati.
Ricordo che tornai a casa molto emozionato e impaziente di usare il computer di papà. Parlai subito con mia madre del lavoro che dovevo svolgere e in particolare le dissi che avevo già in mente l’oggetto della ricerca: il San Bernardo. Il motivo di questa scelta fu tutt’altro che banale! Un peluche che rappresenta questo cane, infatti, era il mio fedele amico di giochi fin da quando ne ho memoria, quindi ero curioso di scoprire tutto su questa razza e in particolare del perché portasse una borraccia al collo.
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San Bernardo con borraccia-Fonte:Flickr
Mi piazzai davanti al computer insieme a mia madre e lei mi aiutò nella ricerca. Fu sorprendente scoprire come bastasse digitare una frase per avere a disposizione tante informazioni. A primo impatto mi sembrò quasi magico, quasi come se le informazioni si materializzassero sul mio computer in quel momento. Non capivo cosa si celasse dietro la rete e che dietro ogni cosa c’è il lavoro di qualcuno. Era come se avessi trovato una miniera d’oro: pagine e pagine di informazioni su tutto quello che cercavo.
Si sa, però, che non è tutto oro quel che luccica, infatti la rete nasconde molte insidie e notizie false. Per fortuna durante le mie prime esperienze sul web sono stato affiancato dai miei genitori, che erano molto attenti alle mie attività online.
Crescendo ho imparato a fare un uso consapevole di internet, uno strumento che ha rivoluzionato tutti gli aspetti della vita: il lavoro, lo studio e il tempo libero. Da quel giorno la mia attività online è sempre cresciuta e sicuramente è migliorata.
Gaetano Coppoletta
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metagamersrd-blog · 5 years
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2009: primo PC, prima esperienza in rete
Questo è il mio primo post, in cui vi racconto la mia prima esperienza in rete.
“18.000 anni prima di Facebook, l’Uomo provava già il bisogno irrefrenabile di esprimere sul muro ciò che aveva mangiato.” (LANDEYves, Twitter)
Iscriversi su Facebook per molti è proprio questo: parlare di sé, condividere le proprie esperienze e, soprattutto, le proprie opinioni. Non è un caso che Zuckemberg, prima di inventare The Facebook nella sua stanza al College impiegasse già molto tempo nella scrittura di un blog in cui condivideva le sue idee ed esperienze.
Anche per me è stato così. Vedevo mio fratello maggiore vivere questa rivoluzione nelle relazioni sociali chiamata Social Network. Il giorno seguente la mia Prima Comunione (nel lontano agosto 2009), dopo aver ricevuto in regalo un portatile che sembrava farmi avere il futuro sotto le dita, decisi di iscrivermi su Facebook… Ovviamente mentendo sulla mia età. Perché? Avevo voglia di vivere questo Mondo, di scrivere quello che pensavo e condividere ciò che mi piaceva con questi “amici” (secondo una quantomeno discutibile definizione).
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Prima foto che mi ritrae con un pc
Un’idea nobile, se non fosse che il primo post di un bambino non poteva che essere “forza Inter”, seguito da una canzone di un rapper che fortunatamente smisi di ascoltare presto.
Ma il bello delle prime esperienze è questo: essere innocenti e fare ciò che ci viene naturale.
Adesso ho maturato l’idea che un Social non sempre risulta il posto migliore per condividere qualsiasi pensiero, ma si può anche in questi trovare l’occasione e il “luogo” specifico dove discutere. È ancora questo il bello dell’opera di Mark Zuckemberg: trovare una propria dimensione e condividere foto, idee, notizie con chi ha gli stessi interessi… In fondo senza Facebook non avrei avuto altre passioni nate dalla lettura di post (come il mondo degli Smartphone o della musica House), senza Facebook non avrei scoperto Call of Duty che mi ha fatto appassionare al mondo dei videogames, senza Facebook non starei scrivendo su questo blog … E senza quel portatile non avrei iniziato un percorso di interessi ed esperienze che sta suggellando la sua maturità nel corso dei miei studi di ingegneria informatica.”
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Logo di Facebook - Fonte: Wikimedia
I Social sono speso ritenuti pericolosi, ma secondo me aiutano a sviluppare i propri interessi. Questo rappresenta una ricchezza immensa, Internet rappresenta una ricchezza incommensurabile che va gestita: ognuno uomo è mosso dalla curiositas di cui cantava Apuleio e nel terzo millennio non possiamo che ritenerci fortunati, potendo curarci di questa sete di conoscenza. Attenzione però a non trasformarci, riferendomi ancora allo scrittore romano, in asini utili solo al trasporto (nel nostro caso di notizie e informazioni spesso false).
Marco Colocrese
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metagamersrd-blog · 5 years
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Ricostruire Notre Dame grazie ad Assassin’s Creed Unity: solo un’illusione
Questo articolo vuole far luce sulla vicenda che coinvolge Notre Dame de Paris e Assassin’s Creed Unity, a seguito della lettura di svariati articoli che parlano di un possibile utilizzo del modello digitale della cattedrale presente nel gioco per la ricostruzione della stessa.
Si è sentito parlare molto di come Assassins’s Creed Unity possa aiutare nella ricostruzione della cattedrale di Notre Dame: ma sarà davvero così?
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Copertina Assassin's Creed Unity-Fonte: search.creativecommons
Giorno 15 aprile 2019 un terribile incendio ha distrutto buona parte della cattedrale di Notre Dame. Subito dopo l’accaduto in molti hanno donato fondi per la ricostruzione. Una parte di questi contributi arrivano da Ubisoft, nota casa produttrice di videogiochi, che ha donato 500 mila euro e ha regalato ai giocatori Assassin’s Creed Unity in versione PC.
Il titolo in questione risale al 2014 ed è l’ottavo capitolo della serie omonima, divenuta famosa per le rappresentazioni di particolari periodi storici all’interno dei quali vengono inseriti personaggi e fatti di fantasia. In Unity il giocatore viene catapultato nel bel mezzo della Rivoluzione francese e si trova a “passeggiare” tra le strade di Parigi del XVIII secolo.
La mappa del gioco è stata progettata riproducendo Parigi in scala 1:1 e ovviamente troviamo all’interno la cattedrale di Notre Dame, curata nei minimi dettagli. La realizzazione della cattedrale è stata diretta dall’artista Caroline Miousse, che ha lavorato per due anni affiancata da diversi storici al fine di realizzare un modello verosimile del monumento.
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Notre Dame vista dal gioco-Fonte: Flickr
 La riproduzione, tuttavia, non è fedelissima, infatti molti elementi (sporgenze, appigli ecc.) sono stati aggiunti o modificati per favorire il parkour, caratteristica peculiare della serie. Parte di Notre Dame inoltre è sottoposta a copyright, dunque gli sviluppatori hanno dovuto fare delle modifiche per non incorrere in azioni legali.
L’utilizzo della cattedrale digitale del gioco è superfluo in quanto esistono delle rappresentazioni 3D molto accurate della stessa. Ubisoft ha inoltre dichiarato che la loro è una rappresentazione artistica e non scientifica. Dunque Assassin’s creed Unity non verrà utilizzato per la ricostruzione di Notre Dame.
Gaetano Coppoletta
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