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Come sai se ti stai davvero godendo qualcosa?
Sono confusa e arrabbiata con me stessa, perché lascio che il tempo passi senza goderne neanche un po’. Inizio le giornate, sperando di arrivare presto alla fine.
Quella giornata potrebbe rappresentare una ultima volta delle mia figlie. E il non sono lì a goderne.
Non sono riuscita a godere di niente fino ad ora. Volevo solo che arrivasse la sera. Ma tutto il resto della giornata? Tutti i baci, gli abbracci, le risate?
Il tempo è volato e riesco a realizzarlo solo quando loro non sono con me. Quando poi torno a casa, si ricomincia daccapo. Bagnetto, cena e letto. Presto. Perché mamma deve riposare. Ma tanto non riposo. La mia mente non riposa. La rabbia è sempre vigile e veglia sulla mia testa. Vorrei godere di più, vorrei prendere quei piccoli momenti di felicità e utilizzarli come ricarica per viverne ancora. Voglio smettere di volere la fine delle giornate. Voglio vivere le giornate. Intensamente, ma con la calma. Vorrei poter cacciare la rabbia come ho insegnato a fare a mia figlia. Lei urla “Sció! Rabbia vattene via!”. Gliel’ho insegnato io. Ma io non so farlo.
Fallisco da ogni punto di vista. Ho ricominciato a mangiare. Sto buttando all’aria un intervento e riprenderò peso. Sento che sto perdendo il controllo.
Non ho il controllo su me stessa e pretendo di averlo sugli altri. Sulle mie figlie, sulle mancanze di mio marito, su ciò che non va come dovrebbe. Concentro la mi rabbia su ciò che mi circonda per non guardare dentro. Non so dove guardare, non so da dove cominciare. Ci sono solo i buoni propositi della sera, quelli a cui poi nessuno da mai seguito davvero. O forse io non ci do seguito. Perché basta niente. E lei è lì a ricordarmi che sono arrabbiata. Che tutto è un peso. Vorrei chiudere gli occhi. Solo per un po’…
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La voglia di alzarsi dal letto è sempre meno.
Anche la tolleranza verso il prossimo, verso me stessa e le mie sensazioni. Sembrano solo un turbinio di merda che mi segue durante le giornate.
Sono piena di buoni propositi: sarò brava, sarò accogliente, sarò una brava mamma, sarò tranquilla e colma di pazienza.
Poi, come per magia, arriva il mostro. Che sono sempre io.
Perdo le staffe. Odio chi mi respira intorno. Non sopporto la mia immagina riflessa. Rimpiango ogni scelta fatta.
Mi accusano di aver avuto fretta nelle scelte. Mi accusano di perseverare negli errori. Mi accusano di fare troppo o troppo poco.
Vorrei più tempo: più tempo per me, per le cose che mi piacciono e che non faccio più da anni.
Vorrei meno giudizi e più accoglienza.
Vorrei meno pressione e più guida.
A torturarmi sono bravissima da me.
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