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#“ma plausibili”
assurdismi · 1 year
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Strage in una scuola elementare: 89 morti, uccisi barbaramente a colpi di cucchiaino
La nostra inviata Carlotta Micinmano ha intervistato il generale dei Carabinieri Maurizio Battimuro.
"Generale, ma come è stata possibile questa immane tragedia?"
"Be' vede signorina..."
"Signora"
"SIGNORSI' SIGNORA!"
"Ma non mi faccia il saluto! Non sono un suo superiore. Ed è pieno di cecchini che si divertono a freddare gli ufficiali qua intorno."
[il generale toglie il cappello] "Dunque... c'era il Maresciallo Pistoletto. Sì, glielo giuro, si chiama così. Chissà che infanzia, poveraccio. E insomma il Maresciallo doveva scendere il cane, che lo pisciava."
"... ma!"
"E quindi niente, ci siamo recati presso la sua abitazione e abbiamo scortato Gunther - pastore tedesco, sa - nella sua ronda con cacata e lo abbiamo poi riaccompagnato a casa."
"E poi siete andati alla scuol..."
"... poi il brigadiere Scamozzi si è accorto di aver dimenticato la pistola d'ordinanza sul comodino. Quindi ci siamo recati presso il domicilio dello stesso e lì si è verificato un fatto increscioso."
"... era sparita la pistola??"
"... la pistola? No. Era comparso un idraulico, nel letto. Insieme alla moglie del brigadiere."
"... capisco."
"Bene, lei è una persona perspicace. Abbiamo farlo dovuto sembrare un incidente, ci è voluto un po'..."
"... un incidente?"
"Certamente. Cose che capitano. Pista anarchica. Comunque, dopo tutto quel trambusto s'era fatto mezzodì"
"... e siete corsi alla scuola"
"... signorina. Siamo corsi alla mensa, che se arrivi tardi non trovi più gli stuzzicadenti e passi la giornata cercando di risucchiare gli avanzi che si incastrano tra i denti, capisce?"
"... gli stuzzicadenti. Capisco. Ma c'erano dei bambini che venivano massacrati!"
"E infatti, subito dopo il caffè, ci siamo recati alla scuola elementare, ma la tragedia si era, purtroppo, già consumata."
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falcemartello · 1 year
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•••
L’IPCC è gli SCENARI spacciati per scienza esatta.
Sicuramente conoscete la parola SCENARIO, ma forse non sapete cosa sono gli scenari dell’IPCC, quelli che i media utilizzano per avvalorare l’apocalisse dei cambiamenti climatici.
Nel 2014, l’IPCC fornisce questa definizione.
Quello che è da sottolineare, è “una plausibile rappresentazione dello sviluppo futuro” Plausibile = che appare possibile crederci.
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Gli scenari  possono avere diversi sviluppi potenziali che hanno conclusione in  una delle categorie rappresentate in figura.
Ma chi decide a quale categoria appartiene lo scenario? Pare che per gli scenari climatici nessuno si prenda la responsabilità.
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Un gruppo di ricercatori dell’Università del Colorado, ha preso in considerazione 1.1884 scenari presenti nella relazione IPCC AR5 del 2014.
Nella figura sono rappresentate i 4 esiti:  8.5, 6.0,  4.5 e 2.6
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Tutti gli scenari sono considerati “Plausibili” dall’IPCC. Da cosa si capisce che sono plausibili?
Dal fatto che li hanno messi nel database; questo è quanto! I ricercatori si sono chiesti: questi scenari sono stati sviluppati nel 2005. Ora abbiamo i dati reali fino al 2020.
Possiamo  vedere se quegli scenari cosa hanno previsto per il 2020 e confrontarli con i dati reali?
Ecco cosa è venuto fuori: Gli scenari 6.5, 7.0 e 8.0 risultano implasubili.
Gli scenari 4.5 e 3.4 sono decisamente più plausibili.
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Ora, considerando che l’analisi fatta nel 2020 è più attendibile di quella fatta nel 2005, a governare le scelte politiche dovrebbero essere gli scenari  3.4 e 4.5.
Invece no. Gli scenari apocalittici sembrano gli unici da prendere in considerazione.
Le menzioni dello scenario 8.5, il più estremo del gruppo, aumenta attualmente negli ultimi due report.
Nel 2022 ha il 60% delle menzioni sullo scenario più implausibile.
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Sui giornali, infine, quello che viene pubblicato richiamato dei report IPCC sono ESCLUSIVAMENTE le istantanee più estreme dello scenario più implausibile.
Ora decidete voi se gli scenari catastrofici pubblicati sui media vi ricordano la scienza o la fantascienza.
Fortunato Nardelli
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orotrasparente · 1 year
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we comunque ho notato che i blog pornazzi hanno cambiato tattica mo non si chiamano più amandasexhot65 ma usano nomi abbastanza plausibili
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gregor-samsung · 10 months
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“ Lì, nel mare, spesso ci sei tu. Appena dentro, con l’acqua che ti arriva al ginocchio, giochi a pallavolo con un gruppo di amici e molte ragazze, e fai tuffi spettacolari per prendere la palla, e schizzi acqua con tutte le forze; il vento porta voci, risate e grida qualche volta, altre volte le trattiene e sembra di essere diventati sordi. So che ci sei sempre, so che continui a passare su questa spiaggia gran parte della tua estate e il lungomare sarà invaso da un’altra serie di ricordi che non conosco più; quando fai il gesto di levare gli occhiali da sole e quando il vento porta la tua risata verso il mio ombrellone, ho la conferma che continui a essere felice, che il tuo mondo è in questi due mesi, è in questa piccola città di mare. All’inizio, con imbarazzo, venivi a chiedermi di stare con voi - non me lo chiedevi direttamente, avremmo avuto pudore di chiedere e rispondere, ma lo dicevi in modo passabile, scherzando o prendendo il discorso alla larga. Io dicevo no, anzi non dicevo no, cercavo scuse plausibili. Alla fine, ti allontanavi, e a me sembrava che un attimo dopo sarebbe venuta tua madre a prendermi la mano e a portarmi tra voi, e all’inizio non mi avreste passato la palla, tu con la testa bassa, poi una volta e poi un’altra me l’avreste passata finalmente, e avrei cominciato a giocare, e poi a tuffarmi come te, e poi mi avresti preso in giro per un tuffo goffo o cos’altro, e le risate dei tuoi amici avrebbero fatto il resto. Non avrei potuto. Sembra che sia questo il momento di divertirsi e di vivere, sembra che l’anno abbia un prima, un durante e un dopo. E questo è il «durante» - bisogna approfittarne. A me non piace essere troppo allegro, e nemmeno troppo triste. A me non piace sapere che è questo il momento di fare qualcosa, che ci sono dei mesi irrinunciabilmente dediti alla vita, e sono i mesi d’estate. Essere allegri tutte le sere fino a notte inoltrata, è faticoso. E poi tornare a casa tardi, spogliarsi di poco e non rivestirsi, girare e rigirare il corpo sul letto caldo, e guardare le stelle fuori, perché è tutto aperto e sembra di dormire per strada - e sembra una cosa bella, ma non lo è perché non si riesce a dormire, si suda, bisogna fare una doccia, hai visto che caldo ha fatto stanotte? Non ho chiuso occhio. Un caldo così. Nel letto stai un po’ dalla parte sinistra, e quando diventa calda, passi dalla parte destra, e senti un po’ di quel fresco sulle guance e sulle anche. Poi di nuovo caldo. Puoi girare il cuscino, e poi farlo ancora una volta, ma se non fai presto ad addormentarti succede che acceleri le soluzioni, passi da una parte all’altra del letto, giri il cuscino sopra e sotto, e finisci per scaldare tutto e non ci sono più angoli freschi. Ti agiti tanto, ed è peggio. Un caldo come quello di stanotte non l’hai mai sentito. “
Francesco Piccolo, Storie di primogeniti e figli unici, Feltrinelli (collana Universale Economica n° 1483), 1998; pp. 102-103.
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chez-mimich · 3 months
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ANATOMIA DI UNA CADUTA
Preambolo: non amo particolarmente il cinema di parola, piuttosto preferisco il teatro dove la parola riveste un altro ruolo, oppure la letteratura dove la parola, con la sua infinita combinatoria, risulta essere l'essenza stessa della sostanza artistica. Il cinema racconta eminentemente per immagini e, ove queste siano sacrificate massicciamente a favore dei dialoghi sembra, a mio parere, tradire la sua stessa essenza. Ma naturalmente, ogni regola ha la sua eccezione: è il caso, per esempio del cinema di Rohmer o di Resnais, ma anche di tanti altri registi francesi e non solo. Forse non è un caso che Justine Triet, regista di "Anatomia di una caduta", in questi giorni nelle sale, sia una giovane regista e sceneggiatrice francese (è nata nel 1978), con alle spalle una discreta carriera tutta centrata su un cinema di forte impegno sociale. "Anatomia di una caduta" ha vinto la Palma d'Oro al Festival di Cannes lo scorso anno e così, con non eccessiva convinzione, ho pensato valesse la pena vederlo. La vicenda è quella della scrittrice tedesca Sandra Voyter che dopo un'intervista concessa ad una giovane giornalista, viene coinvolta nella straziante morte del compagno, anche lui scrittore, Samuel Maleski caduto o gettato da una mansarda, nella loro casa di montagna, sulla neve ghiacciata. Nella casa, insieme a Sandra e a Samuel, vivono il piccolo Daniel, figlio della coppia, bambino ipovedente a seguito di un incidente, e il loro cane. Sospettata di essere la potenziale omicida, il film si svolge tutto attorno alla figura di Sandra e procede come un tipico "courtrooom drama" con tutte le limitazioni del caso (scenografia inesistente, riprese in interni piuttosto monotone, ecc.). Tuttavia senza anticipare nulla ai miei lettori, circa il finale del film, il meccanismo dello svolgersi degli avvenimenti è oliato alla perfezione: i dialoghi sono serrati e incalzanti, i tratti psicologici dei personaggi sono di assoluto realismo, le implicazioni psicologiche del dramma sono fondate e plausibili e poi ancora il ritmo narrativo del film è calibratissimo, le riprese volutamente claustrofobiche non concedono nulla allo spettacolo, la recitazione degli attori, specie quella di Sandra Hüller (Sandra Voyter) e di Milo Machado Graner (il piccolo Daniel), è semplicemente superlativa e bravissimo anche il di lei avvocato Vincent Renzi, con quella espressione tipica da parigino bene, interpretato da Swann Arlaud. Insomma, forse un film più da “ascoltare “che da “vedere”, ma che riesce a far scorrere velocemente le due ore e mezza di proiezione.
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gcorvetti · 5 months
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Bizzarro.
Il sogno di questa mattina è stato più che bizzarro, dentro c'era di tutto perfino Jessy il pitbull di un mio ex coinquilino di circa 18 anni fa, cane che non c'è più purtroppo. C'era un viaggio, rocambolesco, dove a Riga la compagnia aerea aveva cancellato il volo e mi davano un'auto gratis, ma dovevo pagare la benza, ma rifiutai perché da Riga a Catania ci sono troppi chilometri e non penso sia fattibile come spesa, costa meno l'aereo, quindi mi hanno dato una stanza in condivisione con una donna, potete immaginare cos'è successo. Poi c'era un tizio che mi offriva una canna ma la dovevo rullare io e stranamente non ci riuscivo, ogni tentativo era peggio del precedente. Poi ho vari flash e immagini sparse, persone che non ho mai visto in vita mia o che ho visto per un istante e non ricordo, insomma il solito casino che la mia mente mi propone. Meglio non pensarci. Oggi ho parlato un pò con Spock e lui da scienziato pragmatico mi ha consigliato di valutare tutto nei minimi dettagli, beh ovvio, i colpi di testa impulsivi di una volta non sono più plausibili in questo momento storico, si rischia il crollo. Guardo avanti come sempre il passato è passato e resta la scia dei ricordi belli e brutti, dei momenti memorabili e di quelli da dimenticare, delle opportunità mancate e di quelle colte, si lo so ancora niente è definito e possibilmente mi sbaglio, ma sono sicuro che qualcosa è cambiato, non mi irrito, un leggero fastidio però lo sento perché la doccia fredda non piace a nessuno, forse a qualcuno d'estate quando fa caldissimo, ma a me neanche d'estate, se mai tiepida.
Concludo con un concerto da camera perfetto per il sogno ed il periodo, ciao ciao.
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stefaniacarolina67 · 6 months
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Sto pensando che oggi è domenica.
Sto pensando che non si può morire a 22 anni in questo modo.
Penso che non ci siano quindi scuse per trovare almeno due ore di tempo per convocarli e chiudervi in una stanza con i vostri figli maschi da 02 a 70 anni (se avete la fortuna di essere ancora vivi) e con l’immagine di sfondo di Giulia Cecchettin su un telefonino o su un tablet.
E iniziare a parlare, con linguaggi diversi a seconda delle età, di amore, tenerezza, comprensione, empatia e frustrazione. Soprattutto di frustrazione.
Di come sia NORMALE che una storia FINISCA,
di come sia NORMALE essere lasciati,
di come sia NORMALE fallire in qualcosa,
di come sia NORMALE soffrire per un abbandono o una delusione,
di come sia NORMALE inciampare e cadere e sanguinare.
È la vita. È così.
E non c’è niente di male in questo.
Il dolore e il fallimento devono essere considerati PARTE INTEGRANTE della nostra esistenza. Bisogna accettarli, trarre insegnamento (se un insegnamento c’è) e andare avanti.
Poi bisogna passare a parlare di quello che NON È NORMALE.
Essere possessivi NON È NORMALE.
Imporre un sentimento non ricambiato NON È NORMALE.
Pretendere che qualcuno ci ami NON È NORMALE.
Essere violenti, verbalmente o fisicamente, NON È NORMALE.
Perseguitare qualcuno NON È NORMALE.
Offendere e considerare un OGGETTO un essere umano NON È NORMALE.
E poi ci sono le parole.
Bravo ragazzo. Un po’ geloso. Un po’ possessivo. Fragile. Depresso. Insicuro. Non si era mai ripreso. La sua unica ragione di vita. Filippo costituisciti perché DEVI SPIEGARE.
Spiegare cosa? Perché esistono spiegazioni? Esistono motivi plausibili?
Smettetela di essere ipocriti e chiamate le cose con il loro nome: Mostri e atti mostruosi. Superficialità e non conoscenza dei propri figli.
Perché se tuo figlio è depresso tu lo accompagni da uno specialista che possa aiutarlo.
Se tuo fratello comincia a comportarsi in modo strano tu qualche domanda te la fai e cerchi di intervenire aiutandolo. Non ti trinceri dietro a un: “Non era mai stato un violento” dimostrando che siamo solo coinquilini senza essere davvero famiglia.
Basta cortei. Basta indignazioni che durano qualche ora. Basta fiaccolate. Basta chiacchiere.
Educate i vostri figli a non essere mostri prima che “primini della classe” per il vostro ego.
Educateli alla non violenza e al rispetto.
Aiutateli e sosteneteli nei momenti difficili con supporto di specialisti.
Ma per favore non voltate il viso dall’altra parte minimizzando.
Mai più.
Concludo con una frase di Z. Bauman:
"Come sarebbe sicuro e confortevole il mondo, quanto sarebbe gradevole e amichevole se a perpetuare azioni mostruose fossero dei mostri e soltanto dei mostri."
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fashionbooksmilano · 1 year
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The Graft 
Aqua Aura
Testo di Alessandro Trabucco
Progetto Grafico Idea e Crea di Davide Dolcino, E.Pitti, S.Costantini
Costantini Art Gallery, Milano 2016, 48 pagine, 22,5 x 23 cm
euro 40,00
email if you want to buy [email protected]
”The Graft” - Palazzo del Parco, Diano Marina (Italy). In collaborazione con Diano Marina Culture Bureau and Civiero Art Gallery. 21 Aprile 21 Maggio 2016
Con queste immagini, che non è più e definitivamente possibile descrivere semplicemente come “fotografie”, Aqua Aura riflette sulle anomalie della natura e sul concetto stesso di normalità rispetto ai dati scientifici ricavati dallo studio approfondito del mondo umano e vegetale. Se il fiore, la pianta, l’elemento naturale in sé rappresenta l’aspetto spontaneo della vita, non contaminato dalla cultura e dall’azione che da essa deriva, Aqua Aura rompe questa catena generativa inserendo elementi che ne determinano uno stravolgimento sensoriale oltre che di significato. Egli trasforma deliberatamente tutto ciò che di per sé già esiste, in una propria dimensione autonoma, aggiungendo soltanto una singola entità biologica appartenente al mondo dell’infinitamente piccolo, dai più piccoli componenti del nostro corpo, le cellule, a microorganismi, virus e batteri che all’interno di esso possono vivere o inserirsi, come subdole minacce invisibili. In alcuni casi anche piccole larve e fossili contribuiscono a modificare il flusso naturale delle cose, trovandosi inclusi in un ecosistema al quale non appartengono, ma all’interno del quale sembrano ritrovare da subito una propria nuova collocazione. L’effetto straniante è completato dalla presenza, in questi corpi e mondi, di elementi costitutivi appartenenti a realtà dimensionali anche molto diverse, a volte diametralmente opposte, che convivono a formare  sostanze e materie plausibili o realistiche in un universo parallelo che ci affascina ma al tempo stesso viviamo con una certa inquietudine. Ed è forse proprio l’azione dell’innesto, “The Graft” appunto, tra elementi e componenti tanto diversi ad infondere su ciò che osserviamo un senso profondamente attrattivo e seducente, ma allo stesso tempo di una bellezza minacciosa e preoccupante.
14/05/23
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valentina-lauricella · 7 months
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Continuo la mia lettura di pura evasione: Studi leopardiani di Giovanni Mestica, un volume di circa 600 pagine edito nel 1901. Ricordo quando, a 14 anni, in un libro di letteratura semisquinternato e ingiallito di mia madre, incontrai per la prima volta la storia del figlio del Poeta. Oggi si preferisce dare del Leopardi l'immagine di un asessuale, onanista, vergine, impotente, gay (a scelta e in varie combinazioni). Gli Studi biografici, assai minuziosi e svolti sul campo dal Mestica, aprono invece "nuove" prospettive, a mio avviso più realistiche e plausibili. Volete che una persona intelligente, furba, manipolatrice, moralmente libera e assetata di conoscenza e di piacere come Leopardi, non abbia mai avuto l'ardire di toccare una donna? E non parlo di una donna prezzolata, ma di una ragazza che sembra gliel'abbia data per libera scelta (considerate le sue umili condizioni, forse qualche regalia, l'avrà pur gradita).
Il più rilevante mistero della vita fisica di Leopardi non riguarda la sua sepoltura, ma la sua discendenza biologica.
Gli Studi del Mestica sono preziosi e mi stanno fornendo conferma di alcune mie intuizioni. Non sono pretenziosi, tengono la lente d'ingrandimento ben vicina all'oggetto esaminato. Qualcuno mi dirà che sono superati e che dovrei leggere la nuovissima biografia di Raffaele Ascheri o, ancor meglio, stendere un velo sull'uomo Leopardi e considerarne solo l'opera, specie filosofica. Sono d'accordo su tutto. Ma, come disse Palazzeschi, protesto anch'io: "...E lasciatemi divertire!" 😀
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deathshallbenomore · 2 years
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Tumblr media
tumblr: siccome segui wwdits eccoti qui un post sulla disastrosa situazione in italia di un blog che segui da millenni! hope this helps!
tre ragioni equamente plausibili per spiegare questa incredibile coincidenza astrale:
a) chiaramente viviamo nell’extended universe dell’episodio del consiglio comunale della prima stagione
b) madonna sai che bello dire no va beh rega io ho visto abbastanza faccio che inumarmi per i prossimi quattro, cinquecento anni e poi magari ci rivediamo
c) [la più scontata, un po’ da maglietta sarcastica di bassa qualità dei primi 2000. ma se il governo può essere composto da clown, io posso senz’altro fare questa battuta] questo governo non ci lascerà nemmeno il sangue. lol
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paulpette · 2 years
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Sono in terra natia e ho visto le mie amiche per cena. Ho raccontato loro di quanto le mie abitudini sociali siano cambiate post pandemia, che se prima vedevo gli amici il sabato sera, ora li vedo il sabato mattina per colazione e ho spiegato loro che preferisco uscire e incontrare persone la mattina perché la mattina a un certo punto finisce. Fai colazione insieme, due chiacchiere, quattro passi, ma poi ognuno per la sua strada, senza sensi di colpa. Ti puoi inventare che devi ritirare la pensione alle poste, che devi andare a comprare il pesce in darsena prima che sul banco restino solo gli scampi da 140€ al kg o che devi andare a girare il ragù per 4 ore. Tutte opzioni plausibili. Uscire la sera non è più fattibile, le sere sono troppo lunghe, non finiscono mai al momento giusto e non puoi abbandonarle quando sarebbe opportuno farlo.
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abatelunare · 1 year
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Viaggia che tanto non ti passa
Scoppia la Terza Guerra Mondiale. Contaminazione radioattiva, spostamento dell’asse terrestre... quelle robe lì, insomma. I quattro superstiti di una base militare si mettono in viaggio, a bordo di due aggeggi corazzatissimi, per giungere ad Albany, dove potrebbe essere rimasto qualcun altro. Uno dei due mezzi finisce a ruote per aria, come pure uno dei superstiti. Gli altri tre trovano una donna. E uno dei superstiti finisce divorato da scarafaggi carnivori. Gli altri tre trovano un ragazzino. Per poi sventare l’agguato di quattro loschi figuri dai volti tutti piagati. Dopo essere scampati a una tempesta micidiale, arrivano finalmente ad Albany. Questo è il succo di L’ultima Odissea, film del 1977. Fantascienza a buon mercato non priva di efficacia. Gli effetti speciali sono un po’ grezzi, ma non si può pretendere più di tanto. L’unica cosa davvero assurda è il lieto fine, del tutto privo di basi minimamente plausibili dal punto di vista scientifico. Però è commestibile, ed è già molto. Quattro gli interpreti degni di nota: George Peppard, Dominque Sanda, Jan-Michel Vincent (Un mercoledì da leoni) e Paul Winfield (Star Trek II: L’ira di Khan). Per lo meno, io ho riconosciuto quelli. Gli altri, no.
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nowherejpg · 1 year
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Penso di avere un problema.
Più di uno in realtà, ma magari sono solo diverse sfaccettature dello stesso.
Io non sono come gli altri. Non percepisco le cose, le emozioni, il tutto come gli altri. Le percepisco a mio modo.
Non capisco i secondi fini. Non comprendo la cattiveria o la rabbia, tanto per citare qualcosa.
Più cresco e più si fa palese.
Pensavo che ognuno affogasse nella propria soggettività pensando lo stesso. Invece non lo credo più.
Settimane fa parlavo con un collega di una new entry in ufficio il quale era particolarmente “socially awkward” nonostante avesse le migliori intenzioni d’integrazione sociale. E mi ha detto una cosa che non riesco a cancellare, mi risuona in testa come se fosse sempre in background. Ogni volta che ho dei dubbi quella frase se ne sta li, pronta a confermarli. Mi fa paura perché era solo nella mia testa prima, mai pronunciata da altri. Se gli altri lo notano è reale, no?
Io ho detto “beh probabilmente è solo timido, per questo percepiamo il suo disagio in una situazione sociale, non è strano, alla fine, Ale, anche io sono strana, me lo hanno sempre detto, lo so” e Ale pensoso ha aggiunto “nno lui è strano, tu sei solo diversa dagli altri”. Non è stata la frase in se a colpirmi quanto il termine: diversa. Nessuna connotazione positiva o negativa, un dato di fatto, nessun giudizio.
Sono abituata a sentirmi dire che sono strana, me lo dicono da quando ho iniziato a capire le parole. Strana ha un accezione negativa ma non mi ha mai dato fastidio, era normale, me lo hanno sempre detto, e non ero l’unica “strana” che conoscessi, era quasi lusinghiero nella mia piccola testa d’artista. “Diversa” é, beh, diverso. Non conosco nessuno “diverso” e ciò mi fa sentire più sola(?) più strana di tutte le volte che, di fatto, mi hanno dato della strana.
Pensandoci bene non è nemmeno la prima volta che mi è successo, un’altra frase vive nella mia testa da anni e alla fine il concetto sempre quello è:
mentre Ale mi conosce da poco, è un collega di lavoro, l’altra mi è stata detta da un mio grande amico. Ci conosciamo superficialmente dall’asilo e abbiamo iniziato a uscire nella stessa compagnia quando io avevo più o meno 15 anni. Ne ho 24. Ha avuto un sacco di tempo per conoscermi, per questo sono rimasta di stucco quando una sera mi ha detto “sai, io ti conosco da una vita, ma credo che io non ti capirò mai davvero” l’ha detto come se non mi conoscesse come persona, come se fossi una sconosciuta. Già l’idea di esistere nella mente di qualcun’altro come individuo a se stante mi allucina però è ovvio e normale no? Ognuno di noi esiste in una versione puramente mentale data dalla percezione di chiunque abbiamo davanti. Io a quanto pare sono ambigua. La mia esistenza data dalla percezione dell’interlocutore è diversa. Io mi immagino come se fossi un’immagine glicchata. Stabile, se no per quell’elemento che ti dice “è diverso, è rotto”, quasi perfettamente plausibile.
Ciò mi fa pensare. E se fossi davvero diversa? E se avessi un qualche “disturbo” comportamentale? E se non comprendere certi comportamenti umani fosse patologico? E se lo fosse il fatto di non riuscire a replicare alcuni comportamenti umano-sociali? O sentire il bisogno di replicarli, per quel che vale. Penso di fingere. Di essere un ottima attrice. E mi chiedo se lo pensino anche gli altri nel novantanove percento delle situazioni.
Mi chiedo se tutto il mondo senta le cose come le sento io: i suoni, le immagini, gli odori, le emozioni, tutto amplificato e se tutti si fingono “normali” come faccio io. Perché ci sono solo due possibili spiegazioni, entrambe valide: o il mondo è popolato da attori estremamente capaci dove è obbligatorio mentire per essere percepiti “normali” oppure sono io che ho qualcosa che non va. Onestamente non ho pregiudizi in merito, come ho già detto credo che entrambe le teorie siano plausibili, in ogni caso fa schifo.
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mynameis-gloria · 2 years
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Stasera ha diluviato per bene, la pioggia continua a scendere, questa notte dormo al fresco e con il temporale come musica di sottofondo. Mi sono goduta i lampi e il vento, gustandomi questo scenario che piace e spaventa allo stesso tempo mentre Bette Davis eyes risuonava dal telefono. Ho la testa ancora ferma su alcuni momenti, la mia pelle scoperta e la voglia di baci che non arriveranno più, è stato tutto così rapido, così pacifico e strano, che forse devo ben realizzare. E più penso a quelle piccole cose, a quei piccoli gesti e più la mia testa ricorda, senza andar troppo lontano, si sofferma su parole, sguardi, serate che già mi mancano. C'è sempre una piccola parte che si sente colpevole, ed un pò è vero. Quando una cosa finisce non è mai colpa di uno solo, il rapporto, qualunque esso sia, lo si crea in due. Mi sono abituata ed ho appreso abitudini che per me erano completamente nuove, sentendole anche per questo motivo forse, così speciali. Non so come concludere questo post, la mente non vuole andare oltre, ripercorrere ancora, restare un' altra sera a domandarsi i mille perché plausibili ed immaginabili, per una volta passo avanti, come se la cosa avesse poca importanza, non è così sia chiaro, ma oggi sto meglio e non mi va.
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crazy-so-na-sega · 1 year
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Non è detto che le storie più coerenti siano quelle più probabili, ma sono plausibili, e gli sprovveduti confondono facilmente i concetti di coerenza, plausibilità e probabilità.
-Daniel Kahneman
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La passione non calcola mai il prezzo. Il cuore ha le sue ragioni che la ragione rifiuta di conoscere, ha detto Pascal. Se la mia interpretazione è giusta, voleva dire che un cuore, infiammato dalla passione, inventa ragioni che sembrano non solo plausibili ma definitive per dimostrare come si possa rinunziare al mondo per l'amore. La passione ci convince che è giusto sacrificare l'onore e che la vergogna è un prezzo basso. La passione distrugge. Distrusse Antonio e Cleopatra, Tristano ed Isotta, Parnell e Kitty O' Shea. E se non distrugge, muore. Può darsi allora che uno si trovi di fronte alla convinzione disperata di aver distrutto i migliori anni della propria vita, di essersi disonorato, di aver sopportato le pene spaventose della gelosia, ingoiato le più amare mortificazioni, prodigato tutta la propria tenerezza, versato infine tutte le ricchezze della propria anima su una nullità, su un essere sciocco, su una specie di attaccapanni dei propri sogni che non valeva un centesimo bucato. Quando il piacere ha esaurito l'uomo, questi è convinto di essere stato lui ad esaurirlo; allora ti racconta, serio e grave, che non vi è nulla che possa soddisfare il cuore umano.
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William Somerset Maugham, Il filo del rasoio
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