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#25 anni rubati allo stato
stephpanda · 7 months
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Oggi è il mio compleanno.
25 anni. Non me li sento addosso (ma a quanto pare è sentimento comune arrivati a questo "traguardo").
Ma, a prescindere da questo, fino a ieri temevo che non sarebbe stato un bel giorno, perché qui, non ho ancora qualcuno che posso definire amico stretto (calcolando che sono una che AMA festeggiare il proprio compleanno), però mi sono ricreduta (per fortuna).
Sono tornata a casa con il sorriso.
Le mie persone del cuore (che ahimè sono a km di distanza, nella mia madre patria pugliese), mi hanno riempito comunque d'amore, ragazzi di un gruppo telegram che conosco da solo un mese, mi hanno fatto sentire importante e apprezzara, allo stesso tempo ho sentito l'amore anche da parte delle mie colleghe universitarie, che appena lo hanno scoperto (io non lo avevo detto), mi hanno SUBITO proposto di andare a fare aperitivo tutte insieme domani dopo lezione.
Alcune persone del residence mi hanno fatto gli auguri ed uno dei responsabili mi ha pure "rimproverato" perché non gliel'ho detto, perché avrebbero sicuramente trovato il modo di offrirmi qualcosa.
Insomma.. Se la Stefania di ieri (che era sull'orlo di una crisi di pianto presa dalla nostalgia e dallo sconforto), avesse saputo quello che la Stefania di ora sa, non ci avrebbe creduto.. Avrebbe pensato che era uno dei suoi soliti scenari immaginari.
Ho appena compiuto 25 anni, in una delle città più belle d'Italia, lontana da tutti gli affetti stabili (ne sento ovviamente la mancanza), con la paura ad inizio giornata di sentirmi sola e dimenticata, ed invece, nonostante il mio "festeggiare" diversamente da quello che di solito mi piace fare, sono soddisfatta ma, soprattutto, felice.🥰
Ora vado a modificare la bio di Tumblr
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lamilanomagazine · 1 year
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Busto Arsizio, movimenti sospetti in una casa abbandonata: i controlli hanno fatto emergere un covo per tossicodipendenti
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Busto Arsizio, movimenti sospetti in una casa abbandonata: i controlli hanno fatto emergere un covo per tossicodipendenti.   Da tempo gli agenti della Polizia di Stato di Busto Arsizio captavano notizie di continui movimenti sospetti in una casa abbandonata a Buscate, dove i tossicodipendenti della zona potevano procurarsi sostanze stupefacenti da spacciatori nordafricani “concorrenti” a quelli dediti allo spaccio nelle aree boschive. Così ieri mattina gli agenti del Commissariato di via Foscolo, coadiuvati dai cinofili antiesplosivo della Polizia di Frontiera e da quelli antidroga della Guardia di Finanza di Malpensa, sono entrati nell’immobile abbandonato per identificarne gli occupanti e procedere a una perquisizione. I poliziotti si sono subito imbattuti in un uomo che dormiva in un giaciglio di fortuna e che, svegliatosi di soprassalto, ha mostrato di avere sotto le coperte un machete. Dopo aver bloccato con non poca fatica l’uomo, un agente è stato colpito al volto da un pugno che gli ha procurato lievi contusioni ed escoriazioni. Gli operatori hanno quindi potuto effettuare la perquisizione trovando, oltre a 35 grammi di cocaina, 80 di hashish e 800 euro, un grosso coltello da cucina posato a terra accanto al letto e un’accetta sotto al cuscino, armamentario che, come il machete, doveva evidentemente servire al pusher per difendere droga e denaro. Sono stati anche recuperati uno scooter, che si è scoperto rubato a Milano circa un anno fa, una mountain bike e due monopattini elettrici, probabilmente rubati a loro volta, tre cellulari, un tablet e diverse schede SIM tutte intestate a terze persone, orologi e 25 cartucce per fucile da caccia, tutti strumenti utili al capillare spaccio di droga. Il malvivente, privo di documenti, è stato identificato come un marocchino di 24 anni con qualche precedente e, d’intesa la Procura della Repubblica di Busto Arsizio, è stato arrestato per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale; è stato inoltre denunciato per ricettazione, occupazione abusiva di immobile e detenzione di munizioni.      ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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ilnumero11 · 7 years
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Venerdì sera sono intervenuto all'assemblea unitaria della sinistra. Mi avevano chiesto di parlare di giovani (solo in Italia a 32 anni siamo ancora giovani, ma tant’è), qui quello che ho detto:
Mesi fa una mia ex compagna di classe del liceo ha condiviso un post su Facebook dal titolo: Generazione Sfiga. Era riferito a noi trentenni. Tra le altre cose descriveva che chi ha avuto la fortuna di studiare all’università quando poi ne uscito ha trovato il mondo rivoluzionato. In peggio. Diceva: “Siamo entrati che sognavamo il posto fisso come mamma e papà, siamo usciti che non c’era più bisogno di noi”. Difficile negarlo. Quello che mancava completamente era una riflessione su cause e responsabilità. Avremmo potuto fare qualcosa individualmente o collettivamente per modificare lo stato delle cose? La sfiga non c’entra niente. C’entrano i modelli di sviluppo, i rapporti di forza, il mercato del lavoro. Insomma c’entra la politica. Proprio quella politica di cui la mia generazione da oltre 10 anni rifiuta di occuparsi, disprezzandola. Questo è il senso del mio essere qui stasera. Sono qui perché il concetto di sfiga non mi piace, si appella all’inevitabile ed è auto assolutorio. Mi piace invece il concetto di giustizia. E’ giusta la progressività fiscale. L’Irpef fu introdotta dal governo del democristiano Rumor. Se oggi fossero ancora quelle aliquote chi prende 1200€  al mese pagherebbe il 10% di tasse contro il 23%. Ma anche chi sta bene e guadagna 6500€ risparmierebbe: pagherebbe il 32% contro il 43% di oggi. Invece pagherebbe di più chi prende dai 100.000€ al mese in su. Insomma, oggi a Rumor darebbero del bolscevico perché farebbe pagare di meno i tanti e un po’ di più i pochi. Io ci ho anche provato a immaginarmelo col colbacco ma niente, non funziona. E invece la soluzione scelta è stata qualche bonus a casaccio,80€ di qua, 500€ di là, che costano molto ma non redistribuiscono niente. E’ giusta una tassa di successione degna di questo nome. L’Italia oggi è un paradiso fiscale. E non c’è tassa più a favore dei giovani: è essenziale per fare in modo che le diseguaglianze non si riproducano da padre a figlio. “Anche l’operaio vuole il figlio dottore” e dobbiamo far ripartire l’ascensore sociale. E’ giusto che le multinazionali paghino le tasse. Perché spostare la sede fiscale in Olanda e in Lussemburgo significa togliere soldi a noi, al nostro futuro.  Invece la soluzione scelta è stata di regalare oltre 15 miliardi alle imprese con il Jobs Act che si sono tradotti in contratti precari, togliere 4 miliardi di tassa sulla casa ai ricchi e dare 10 miliardi alle banche senza chiedere nulla a chi le governava per farli rimettere in riga. Oggi quei colletti bianchi sono sempre più sporchi della nostra fatica. Allo stesso modo è giusto combattere l’evasione fiscale. Perché ogni anno in Italia vengono rubati 110 mld € alle scuole, agli ospedali, all’università alle forze di sicurezza.  E invece la soluzione scelta è stata innalzare il limite del contante a 3000€, perché insomma tutti noi dobbiamo poter avere due spicci in tasca. E’ giusto non aver paura di parlare di stato innovatore. Per crescere bisogna fare quello che gli altri non sanno ancora fare, cioè serve innovare. E si fa con gli investimenti pubblici e privati e non togliendo qualche diritto che dall’alto della loro arroganza chiamano privilegio. E’ giusto battersi per l’art. 18 perché oggi gli unici che possono essere licenziati senza giusta causa siamo proprio noi giovani! E poi –lo so che sembra c’entrare poco- è giusto battersi per il femminismo. Non solo dal lato della violenza di genere o della parità salariale. In Italia meno di 1/2 donne è occupata. In FRA e GER più di 2/3. Non parlo del nord Europa per pietà. Aumentare il tasso di occupazione femminile farebbe crescere in maniera decisa PIL. . Anche questa è una sfida che deve affrontare la nostra generazione. E invece continuiamo con il lavoro domestico non retribuito e le rette degli asili che costano quanto uno stipendio, così che la madre decide di stare a casa. Infine parlando di giovani non passiamo non ragionare di ambiente. E’ un terreno su cui già la mia generazione –per non parlare dei ventenni- è molto più avanti della politica. D’altronde viviamo in un territorio che ha un consumo di suolo più che triplo rispetto alla già altissima media nazionale. Il Centro geofisico prealpino dice che a Varese in 50 anni la temperatura media è aumentata di oltre 2 gradi. Dobbiamo ripensare il modello di produzione, consumo e sviluppo perché se non ridurremo il consumo di risorse naturali, la possibilità per le generazioni future di fruire delle stesse condizioni che noi abbiamo ereditato dai nostri antenati sarà irrimediabilmente compromessa. E la Terra è un prestito: è tanto nostra quanto dei nostri figli o nipoti.  E invece la soluzione sono state le grandi opere, le trivelle, i favori a un capitalismo fossile che non investe e non innova ma appunto estrae: da sottoterra gas e petrolio, dal sistema ricchezza per sé. Insomma dobbiamo invertire la rotta. Il punto vero è che in questo paese negli ultimi 25 anni oltre 9 punti del reddito nazionale sono passati dagli stipendi e dalle pensioni ai profitti e alle rendite. Sono 150 mld. Ogni singolo anno. Soldi presi dalle tasche dei lavoratori e dati ai ricchissimi. E se volete sapere i nomi di chi sono questi che si sono avvantaggiati è facile: leggete le liste dei Panama Papers, sono sicuro che qualcuno lo trovate. Ora credo sia più chiaro che la sfiga non c’entra nulla. Quello che serve sono politiche universalistiche per unire. Altrimenti il conflitto sarà sempre giovani/vecchi, sud/nord, statali/privati, italiani/stranieri, uomini/donne. Dividere è compito della destra, noi di sinistra dobbiamo unire le comunità e le generazioni.  Perché fino ad oggi si è voluto far credere che per migliorare le condizioni dei giovani bisognava tagliare diritti, sicurezze, risorse, salari, pensioni a chi li aveva. Però siamo partiti vent’anni fa ad andare in questa direzione e l’unica certezza è che le giovani generazioni non ci hanno guadagnato nulla. Perché la verità è che il progresso è come la luna: se non cresce, cala. E lo fa per tutti, insieme! Però dice il mio coetaneo: “Ma è impossibile invertire la rotta!”. In realtà, tutte le cose di cui stiamo parlando –compreso il mercato- sono una creazione umana. E in quanto tali modificabili. Certo, è difficile. Ma quello che da stasera in avanti siamo chiamati a fare o è difficile o è inutile.
Quindi non facciamoci influenzare da chi non è capace di immaginare un mondo diverso. In fondo quelle persone ci stanno solo dando prova della loro scarsa fantasia. Non dell’impossibilità del cambiamento!
Giorgio
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redazionecultura · 8 years
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sede: Galleria Spazio Cima (Roma); cura: Roberta Cima e Giuliano Graziani.
Una trentina di foto di scena, scattate sui set dei film più celebri, da Profondo Rosso a La terza madre, con un approfondimento dedicato a Suspiria, in occasione dei suoi 40 anni. Fotografie immortali, ristampate su carta, che ripropongono le visioni di Dario Argento, nonché gli incubi di generazioni di italiani. Negli scatti di Franco Bellomo i punti di vista più celebri e crudi delle grandi pellicole di Dario Argento ridisegnano un nuovo confine tra razionale e irrazionale, paura e ossessione, finzione e paranormale.
LA MOSTRA Franco Bellomo, celebre fotografo che ha collaborato anche con Monicelli e De Sica, Fellini e Antonioni, omaggia Dario Argento. Al vernissage di mercoledi 15 marzo alle 18:30 interverrà non solo Dario Argento, ma anche gli attori e gli addetti del settore che hanno contribuito a scrivere una delle pagine più belle del cinema italiano. A colloquio con Argento, per l’occasione, Antonio Tentori, sceneggiatore e collaboratore di Dario Argento.
I SOGGETTI Profondo rosso (1975), Suspiria (1977), Inferno (1980), Tenebre (1982), Phenomena (1985), La terza madre (2007): questi i sei film che saranno riproposti dall’occhio artistico di Franco, con alcuni scatti storici, e tanti altri inediti. Sarà presente anche una sezione con le foto di backstage, con gli scatti “rubati” di Dario con artisti e staff.
“E’ stata una selezione molto difficile, ma credo di aver scelto gli scatti più significativi. Non è stato un lavoro facile perché ogni inquadratura di Dario, sempre in movimento, sarebbe da immortalare – spiega il fotografo Franco Bellomo – Sono particolarmente legato a Suspiria perché, fotograficamente parlando, è un film pieno di colore. Profondo rosso invece è stato più difficile per questioni tecniche, di pellicola, tra movimento, interni e buio. Ho conosciuto Dario nel 1971 a Torino: lavoravamo su due set diversi, poi ci siamo rincontrati”.
NOTA BIOGRAFICA Nato a Pescara nel 1939, Franco (Francesco) Bellomo ha iniziato a fotografare all’età di 13 anni. La sua educazione all’immagine fu portata a termine in camera oscura a fianco del padre fotografo. Dopo il servizio militare allo Stato Maggiore della Difesa, Bellomo nei primi anni ’60 entra a far parte dell’agenzia giornalistica di Ezio Vitale, Italy’sNewsPhotos, per passare qualche anno dopo alla Roma’s Press Photo di Sergio Spinelli, specializzandosi in servizi sui set cinematografici. Lasciata la Roma’s Press Photo, con cui continua a collaborare, stringe rapporti con altri fotografi (Pierluigi, Mario Tursi) ed entra definitivamente nel mondo del cinema. Da quel momento diviene un apprezzato fotografo di scena, avviando collaborazioni con grandi registi come Mario Monicelli (La ragazza con la pistola), Vittorio De Sica (Giardino dei Finzi Contini, Lo chiameremo Andrea), Valerio Zurlini (La prima notte di quiete), Federico Fellini (Casanova, E la nave va), Liliana Cavani (Il portiere di notte e Al di la del bene e del male), Michelangelo Antonioni (Identificazione di una donna), Marco Ferreri (La casa del sorriso) e Luigi Comencini (La Storia, La Boheme, Buon Natale. . . buon anno e Marcellino pane e vino). Segue numerose lavorazioni dei film di Dario Argento, da Profondo rosso all’ultimo La terza madre. Nel suo curriculum figurano anche importanti produzioni internazionali come la Tenda rossa di Michail Kalatozov e Nina di Vincent Minnelli.
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Franco Bellomo. Tagli di luce sede: Galleria Spazio Cima (Roma); cura: Roberta Cima e Giuliano Graziani. Una trentina di foto di scena, scattate sui set dei film più celebri, da Profondo Rosso a La terza madre, con un approfondimento dedicato a Suspiria, in occasione dei suoi 40 anni.
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