ERBA: IL PROGETTO "ASCOLTIAMOCI DELL'ASSOCIAZIONE LO SNODO PROSEGUE GRAZIE A NUOVI FONDI
Ottime notizie per il benessere psicologico dei ragazzi del territorio grazie all’impegno dell’associazione giovanile Lo Snodo di Erba. Sono in arrivo, infatti, altri 7.000€ per “Ascoltiamoci”, il progetto che prevede lo psicologo gratis per i giovani dai 14 ai 29 anni. L’iniziativa, già attiva in stazione ad Erba e nei comuni di Magreglio e Longone al Segrino sta infatti riscontrando un ottimo…
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parlo solo in soliloqui
mentre tutti giudicano, chi?
vorrei incidermi la voce in un cd
o forse la pelle così
tipo taglio netto, sì
che ogni giorno sembra lunedì
e non si va avanti, vorrei degli sci
e dire basta, ascoltiamoci
perché in sta società tutto si
compra, ma amarsi è free.
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É quel coglione del mio vicino di casa, quello che chiamo "padre pedofilo"
é innamorato perso del mio blog,
e fa di tutto per entrarci,
ovviamente pretendendo una cosa non sua
attira su di sé insulti e rabbia,
ma é un suo problema,
Non nostro,
Ascoltiamoci una bella canzone che fa tornare il buon umore.
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asciugami gli occhi con le nuvole
prese dai cieli ormai sbiaditi
ti canto una canzone senza parole
chiama il mio nome
scrivimi sui muri
dimentica le maiuscole
punti
virgole
lascia uno spazio bianco in cui vivere
disegna i miei capelli arrabbiati sui libri di scuola
dimentica il tempo che non basta mai
andiamo al mare
al largo
dove non si tocca più
andiamo a fondo prendendo un gran respiro
muti come pesci
accarezzandoci le ciglia bagnate
torniamo con l’odore di salsedine
chiudiamo gli occhi o le saracinesche
perdiamoci al buio
spegnamo luci e pensieri
ti cerco e non ci sei
fingo di non trovarti
fingi di non volermi
anche se ridi sfiorandomi i polsi
riposiamo le labbra coi baci
metti un film
non guardiamolo
non guardiamoci
ascoltiamoci
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Parlo tanto lo so, ma il silenzio mi terrorizza.
Due persone che non hanno niente da dirsi non sono niente. E così, appena c'è un secondo di silenzio, inizio a parlare, tanto, sperando che quel silenzio non torni più.
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“Diversità non mi piace come parola. Mi piace unicità. Per comprendere e accettare la propria unicità, bisogna capire come è composta e di cosa è fatta. Siamo fatti di cose belle: ambizioni, valori, convinzioni, talenti. Ma i talenti vanno allenati, seguiti. Le proprie convinzioni richiedono responsabilità, bisogna avere cura delle proprie forza. Immaginate quali dolori vanno affrontati, quali paure vanno esorcizzate, le fragilità vanno accudite.
Non è facile entrare in contatto con la propria unicità. Come si fa a tenere insieme tutte le cose che ci compongono? Si prendono per mano tutte le cose che ci abitano e si portano in alto, si sollevano insieme a noi nella purezza dell’aria, nella libertà del vento. In un grande abbraccio innamorato, urliamo ‘che bellezza: tutte queste cose sono io’. Sarà bellissimo abbracciare la nostra unicità e a quel punto sarà pù probabile aprirsi all’unicità dell’altro. Io sono una persona molto fortunata ad essere qui, ma vi chiedo un altro regalo.
Date un senso alla mia presenza su questo palco, tentiamo l’atto più rivoluzionario: l’ascolto. Ascoltiamoci, confrontiamoci gentilmente, accogliamo il dubbio, anche per essere certi che le nostre convinzioni non siano solo convenzioni. Liberiamoci dalla prigionia dell’immobilità.
Drusilla Foer ❤️
Drusilla Foer
#sanremo2022
#sanremo22
#sanremo
#amadeus
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Diversità o Unicità “Diversità. È una parola che proprio non mi piace, ha in sé qualcosa di comparativo e una distanza che non mi convince. Quando la verbalizzo sento sempre che tradisco qualcosa. Io trovo che le parole siano come gli amanti: quando non funzionano più vanno cambiati subito. Ho cercato un termine che potesse sostituirlo e ne ho trovato uno molto convincente: unicità“. “Tutti noi pensiamo di essere unici. Per comprendere la propria unicità, però, è necessario capire di che cosa è composta. Di che cosa siamo fatti noi. Certamente di cose belle: le ambizioni, i valori, i talenti. Ma non è facilissimo. E queste sono le cose fighe. Immaginatevi i dolori, le paure, le fragilità, una roba pazzesca, non è affatto facile entrare in contatto con la propria unicità. Come si fa a tenere insieme queste cose che ci compongono? Io un modo ce l’avrei. Si prendono per mano tutte le cosa che ci abitano: quelle belle, quelle che pensiamo essere brutte, e si portano in alto. Si sollevano nella purezza dell’aria in un grande abbraccio innamorato e gridiamo “che bellezza, tutte queste cose sono io, sono io”. Sarà una figata pazzesca. E a quel punto io credo sarà anche più probabile aprirci all’unicità dell’altro e uscire da questo stato di conflitto”. “Date un senso alla mia presenza su questo palco e tentiamo insieme l’atto rivoluzionario, il più grande che si possa fare oggi, che è l’ascolto. Ascoltiamoci, doniamoci agli altri, liberiamoci dalla prigionia dell’immobilità, vi prego”. Drusilla Foer
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Anche questo quadro ha trovato casa partirà per Milano oggi👍🏻😊sono 11 anni che realizzo quadri dipinti a mano e personalizzati, quando ho iniziato nn credevo di riuscire ad avere lavoro, ma ho creduto in me stessa e ho cercato di andare incontro alle richieste dei clienti e di esprimere al meglio le mie sensazioni, ora sono contenta l’impegnò è sempre costante e necessario, ma ci sono anche tante soddisfazioni tutti noi abbiamo delle passioni che posso diventare un lavoro con tanto impegno e dedizione, se nn può diventare un lavoro starà una bella passione che ci aiuta a vivere con entusiasmo ascoltiamoci e ascoltiamo gli altri 😊 Quadri astratti moderni personalizzati Irene Durbano www.irenedurbano.it #buongiorno #colori #arredamento #mare #bellaitalia #design #felicitá https://www.instagram.com/p/COwpxuEgZLT/?igshid=1duguevw5i2kp
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Parliamoci chiaro, questo è un periodo schifoso per tutti. Siamo di nuovo separati, c’è chi è già costretto nuovamente a casa, chi è in ospedale, chi purtroppo per questo virus c’è morto. Io vorrei sollecitare solo una cosa: stiamo uniti. Aiutiamoci, ascoltiamoci, stiamoci vicino perché non c’è niente di peggio che essere lasciati soli in un periodo difficile e questo, per certi versi, lo è doppiamente.
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La realtà, quella vera.
A volte diventiamo proprio come non saremmo mai voluti essere. Per periodi più o meno lunghi, ci trasformiamo in qualcuno che, guardandolo ora, non riconosciamo. A volte diventiamo esattamente quel tipo di persona che un tempo disprezzavamo e giudicavamo. Sembra come se la vita ci faccia uno scherzo - quando accade così -, ma io credo che voglia farci aprire la mente alla possibilità che non sempre tutto è come sembra e soprattutto che finché non viviamo certe situazioni, non potremo mai capirne davvero perché, fino in fondo. Non potremo mai sapere da cosa o chi è stata spinta una persona a commettere determinate azioni, che per noi magari risultano sbagliate ma con molta probabilità erano il meglio che in quel momento poteva essere fatto. E lo stesso vale per noi stessi: a volte ci voltiamo indietro e vediamo solo sbagli, incoerenza ed errori che non avremo mai voluto commettere.
Quindi riflettiamo, capiamoci. E soprattuto, ascoltiamo, ascoltiamoci.
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io non capisco bene questa cosa del mio cervello con gli him perché è tipo non è che mi piacciono ma la loro musica è inesorabilmente, indubbiamente di una bellezza formale disarmante e io sto qui tipo ascoltiamoci join me in death per la 20esima volta in loop però non è che mi piacciono, no
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Va bene dai, mi hai scoperta: ho una cotta per te. Adesso facciamo le persone serie ed ascoltiamoci il primo Ep de L'Orso in santa pace.
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ONLINE: UN MANIFESTO CULTURALE
Anno 2020: in piena era digitale, superato il ciclo iniziale di entusiasmo e rifiuto per la RIVOLUZIONE INFORMATICA, ci ritroviamo in un mondo irrimediabilmente mutato. La portata storica del cambiamento sembra ormai essere stata non solo accettata ma metabolizzata dalla nostra società, con la digitalizzazione di molti aspetti della vita quotidiana.
Lo svago in particolare è diventato dominio quasi esclusivo delle nuove tecnologie; proporre contenuti per l'INTRATTENIMENTO tramite social network o piattaforme digitali ne rende più immediata la fruizione, incentivandone al contempo la condivisione con altri potenziali utenti/clienti. Abituati ad avere a che fare con format digitali di story-telling, quasi interamente figurativi, tendiamo ad escludere altri supporti per l'acquisizione di informazione (il cartaceo o lo pseudo-cartaceo dei materiali nati per la stampa classica e semplicemente trascritti in digitale).
Succede quindi che i giornali e le altre fonti di INFORMAZIONE si servano di internet per diffondere le notizie. Lentamente il mercato del lavoro si trasforma per adeguarsi alle nuove esigenze di vendita. Il mondo del fare e del raccontare ciò che accade, gli ambiti di produzione e azione, cronaca e opinione, assumono una forma tanto simile a quella dell'intrattenimento da travaricarne i confini, correndo il rischio di confondervisi.
Eppure la CULTURA LETTERARIA e umanistica in genere sembra essere esclusa da questo traffico di idee, fondamentalmente a causa di due fattori: esigenza di spazio e senso di colpa.
Per quanto riguarda il primo punto, è evidente come la rapidità con cui siamo abituati a fruire di contenuti attraverso lo schermo dei nostri smartphone tagli le gambe a prodotti culturali a LENTO CONSUMO, soprattutto se si tratta di testi di una certa lunghezza.
Questo scatena in molti un dissidio interiore, un SENSO DI COLPA spesso difficile da decifrare: immergersi nel digitale mortifica lo spirito di chi ne percepisce la potenziale tossicità culturale e al contempo ne intuisce la soggiacente capacità d'innesco intellettuale senza capire come farne uso. Si sperimenta una scissione tra il desiderio di partecipare al girotondo virtuale e l'incapacità di riconoscerne la legittimità e l'effettiva capacità di produrre materiale intellettualmente stimolante e culturalmente valido.
Il termine stesso "CULTURA" deriva dal latino colere, "coltivare". Il riferimento è quindi non solo al sapere in sè ma anche e soprattutto al percorso educativo atto ad ottenerlo. La fatica di costruirsi un bagaglio culturale da portarsi dietro per la vita difficilmente si concilia con gli insegnamenti dei genitori, che condannavano il nostro interesse verso le nuove tecnologie nel momento della loro prima diffusione di massa.
Siamo la generazione di mezzo, che per educare i propri figli dovrebbe superare il senso di colpa interiorizzato e assumersi la responsabilità di trasferire il sapere online, adattandolo per renderne la fruizione più immediata e meno FATICOSA. Ben vengano la capacità di abnegazione e lo sforzo di sintesi e di analisi necessari a costruirsi un ricco mondo interiore. Non dimentichiamoci però che le energie psico-fisiche, così come la buona volontà, sono geneticamente limitate nell'uomo: sarebbe forse più saggio utilizzarle per costruire nuova cultura con il massimo della spinta possibile, senza disperdere le energie intellettive in attività inutilmente sfiancanti.
I piccoli di oggi, nativi digitali, hanno trasformato in AUTOMATISMO il nostro entusiasmo; sta a noi scegliere se far fruttare la loro naturale spinta all'apprendimento incanalandone le inclinazioni verso obiettivi costruttivi o mortificarne lo spirito additandoli come passivi prigionieri di una moderna Medusa dal crine di cavo.
Affrontiamo la realtà: l'editoria è in crisi e le librerie sono vuote da anni, vuote di tutti, giovani annoiati e adulti sostenuti, ignoranti impenitenti e intellettuali da tastiera. Dobbiamo coraggiosamente riconoscere e gestire il senso di colpa ed accettare di dedicarci ad attività che SODDISFINO le nostre due anime, ovvero che arricchiscano la mente ma che non siano sfiancanti per il cervello, ormai abituato, in un mondo di stimoli continui, a selezionare quelli immediatamente (e quindi visivamente) accattivanti e/o dal forte impatto emotivo.
Non solo fatica, dunque. La cultura è sì acquisizione lenta che può convertirsi in un raffinato piatto da ristorante stellato, ma a volte si presenta spontanea e giovane come un pomodoro maturo, con la sua bellezza accattivamente, vitale, da cogliere e mangiare per trarne subito energia - utile anche a coltivare altri ortaggi. Non è solo un lungo romanzo, è anche una nuova POESIA, fresca, gradevole e a portata di clic. E i tempi sono forse maturi per un'autentica rinascita poetica.
Appurato l'assoluto bisogno umano di letteratura, intesa come racconto più o meno lungo, in prosa o poesia, di vicende reali o immaginarie, non resta che liberarsi dall'ipocrisia della non accettazione ed abbracciare i propri bisogni. Sforziamoci di formulare pensieri NON GIUDICANTI, nei confronti degli altri e di riflesso verso noi stessi. Non condanniamo il mondo virtuale (che è soprattutto intrattenimento e leggerezza) per poi foraggiarlo dal chiuso delle nostre case; ammettiamo invece che se il mondo è cambiato non l'ha fatto spontaneamente, ma in conseguenza ai mutati bisogni dell'umanità.
Accettiamo, come insegna Bauman, il carattere LIQUIDO della cultura, in continuo mutamento e adattamento, compagna naturale del nostro linguaggio, sempre più dinamico e rapido nell'evolversi. Ogni prodotto culturale in senso lato è improntato al soddisfacimento di pulsioni fisiche o esigenze emotive, che pur restando sempre uguali a se stesse necessitano con l'andare delle generazioni di nuovi stimoli e occasioni di sfogo. Autosabotarci restando sordi a noi stessi, per volontà o per capriccio, ci renderà aridi.
Ascoltiamoci: siamo al mondo per essere FELICI.
http://www.davidebonazzi.com/portfolio.html
https://www.facebook.com/Linguistica-Mente-102246794635120/?__xts__[0]=68.ARAas2OWTJFeXjAmqqXfvFU5FwDBgAuVbLqSA34UU_AMqsjkb7g3UQBcW9QEzFTauD7QkYQGnWnwyhHg085glpfQ2ivu_kp73yRYtQXaHA4YmJN1FNrlgeTK1nHfjcVZbTH7EemKGmypBfvvO1hON2BfDZpOdpVIWXSzLFIInB-7lF_G2YTYVpfxVWzckOSFh78tkGwOYDMQmpHGTgo6ofm2HlHsK-tL8_L5MIYHZp61flbTbmr7-t92LkrgR5XnlzH7z3HEGE_j5-mYepFsgA1ye0PaxY_RkLTiYGdy29syeo8q1I59tzaOp11V0rus7I-Qh9bfNRQZTNX8HBSY-cA
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Dietro a questo straniero sorriso ho capito che c'è il paradiso... #inmezzoalmondo #dedicheemanie #dedicheemanietour #biagioantonacci #seguiamoci #ascoltiamoci
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