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I coniugi Peruzzi, benefattori dello Spedale degli Innocenti a Firenze e fondatori del convento dei Minimi in Lecce
Lecce, chiesa di S. Maria degli Angeli
di Giovanna Falco
Si aprono nuove prospettive di ricerca sulla storia della chiesa di Santa Maria degli Angeli e del convento di San Michele Arcangelo dei Minimi di San Francesco di Paola, ubicato in piazza dei Peruzzi a Lecce: i fondatori Giovannella e Bindaccio di Bernardo di Bindaccio Peruzzi[1] furono anche benefattori dello Spedale degli Innocenti di Firenze, dove i loro ritratti sono conservati insieme con quelli di altre personalità dell’Istituto fiorentino.
Tutte le fonti che trattano della fondazione del complesso conventuale dei Minimi in Lecce[2], seppur contraddittorie sulle date, concordano nell’attribuirla a Giovannella Maremonte, vedova di Bindaccio Peruzzi, morto il 14 luglio 1502[3].
La vedova Peruzzi su disposizione testamentaria del marito, volle far realizzare in un giardino fuori porta San Giusto un oratorio e chiesa. Il 14 maggio 1524 il notaio Sebastiano de Carolis di Firenze rogò l’atto di fondazione del convento dei Minimi di San Francesco di Paola, alla presenza del provinciale genovese dell’Ordine e di Giovannella[4].
Con testamento del 13 marzo del 1527, rogato a Firenze dal notaio Paolo Antonio de Rovariis[5], la Peruzzi donò altri beni per l’erigendo convento.
Purtroppo i documenti originari sono stati dispersi, così come i riassunti degli atti del 1524 e del 1527, eseguiti nel 1766 dal notaio Lorenzo Carlino[6].
Lecce, chiesa di S. Maria degli Angeli, portale di ingresso
Il giardino dov’è sorto il complesso conventuale dei Minimi, era conosciuto dai leccesi come Panduccio, distorsione dialettale del nome del proprietario, la cui presenza a Lecce è attestata negli anni Settanta del Quattrocento[7]. Ritornato a Firenze, Bindaccio Peruzzi ricoprì ruoli rappresentativi per l’Arte dei Mercanti[8], di cui nell’aprile del 1502 era ancora membro del consiglio, seppur assente[9]. Tre mesi dopo donò parte dei suoi beni allo Spedale degli Innocenti di Firenze, così com’è riportato nella targa del ritratto che lo commemora (www.catalogo.beniculturali.it › sigecSSU_FE › schedaCompleta.action): «Bindaccio Peruzzi priore del comune nel MCCCCXCV largi’ con testamento de’ X luglio MDII parte de’ suoi averi a questo brefotrofio e l’esempio del misericordioso consorte fu seguitato dalla moglie»[10] .
Stemma dei Peruzzi
Grazie alla consultazione delle carte d’archivio dell’Ospedale degli Innocenti, Luigi Passerini e Alessandra Mazzanti e Vincenzo Rizzo, individuano la vedova di Bindaccio in Giovannella Peruzzi, il cui ritratto nel Settecento era esposto nel guardaroba dell’Istituto[11]. La vedova Peruzzi figlia «di Niccolò De Noe»[12], proveniente dalla «Basilicata nel Regno di Napoli»[13], morta nel 1527[14].
Le date coincidono, ma Giovannella Peruzzi, nei documenti dell’archivio dell’Istituto fiorentino risulta essere un’esponente di casa de Noha, e non di casa Maremonte.
Stemma dei Maramonte
La diversa interpretazione del cognome della fondatrice nei documenti conservati presso il convento leccese è indirettamente chiarita da Michele Paone, quando scrive che nel 1524: «in Firenze la vedova di Bindaccio Bernardo Peruzzi, Giovannella, orfana di Nicola Gionata e Margherita Maremonte, donò ai minimi di S. Francesco di Paola la chiesa di S. Maria degli Angeli»[15]. La provenienza dalla Basilicata del padre di Giovannella, Nicola de Noha, è attestata (salvo che non si tratti di un caso di omonimia) da Giustiniani: nel 1457 re Alfonso diede Latronico «per ducati 600 a Cola de Ionata de Noha»[16]. Conferma la distorta lettura dell’atto del 1524, il nome del notaio fiorentino tramandato in maniera errata: si è individuato, infatti, Sebastiano de Carolis, in Bastiano di Carlo da Fiorenzuola, i cui atti, anche quelli del 1524, sono conservati presso l’Archivio di Stato di Firenze, dove non è reperibile l’annata 1527 di Paolo Antonio Rovai, il notaio che ha redatto il testamento della vedova Peruzzi[17].
Lecce, chiesa di S. Maria degli Angeli, particolare dell’ingresso
Alla luce di questa identificazione, sono tanti gli elementi da riprendere in considerazione, per aggiungere nuovi capitoli alle vicende del complesso monastico. Riguardo al campo prettamente artistico, non è da escludere la provenienza diretta dei disegni per realizzare la chiesa commissionata dalla Peruzzi, dalla Firenze dei grandi artisti rinascimentali, poiché i lasciti per entrambe le istituzioni denotano l’appartenenza della coppia all’elite fiorentina. Seppur di fattura locale e successiva, è evidente, ad esempio, il richiamo iconografico della lunetta della chiesa leccese alle opere di Andrea Della Robbia.
Andrea della Robbia, Madonna con Bambino e Angeli (1504-1505), cattedrale di San Zeno, Pistoia (dal sito Tuscany sweet Life)
Andrea della Robbia Madonna con Bambino e angeli (1508 ca. – 1509 ca.), Museo Civico di Viterbo, prima chiesa di San Giovanni dei Fiorentini Viterbo (dal sito della Fondazione Federico Zeri, Università di Bologna)
Un’attenta analisi delle fonti minime, contestualizzata con le vicende storiche di Puglia e Firenze, inoltre, potrebbe determinare il perché la scelta dei fondatori ricadde su quest’Ordine. Lo studio delle vicissitudini delle famiglie dei fondatori e delle fasi costruttive del complesso monastico, potrebbero individuare l’epoca e il perché la famiglia Maremonte passò alla storia come fondatrice della chiesa di Santa Maria degli Angeli, il cui stemma è presente in facciata assieme a quello di Bindaccio Peruzzi.
Note
[1] Cfr. F. Bruni, Storia dell’ I. e R. Ospedale di S. Maria degl’Innocenti di Firenze e di molti altri pii stabilimenti, Volume I, Firenze 1819 p. LXXXII.
[2] Cfr. L. Montoya, Coronica general de la Orden de los Minimos de S. Francisco de Paula su fundador, lib. I, Madrid 1619, p. 87; G. C. Infantino, Lecce sacra, Lecce 1634 (ed. anast. A cura e con introduzione di P. De Leo, Bologna 1979), pp. 93-94; F. Lavnovius, Chronicon generale ordinis Minorum, 1635, p. 193; R. Quaranta, Storia della provincia pugliese dei Minimi nel manoscritto Historialia monumenta chronotopographica provinciae Apuliae del p. Antonio Serio: (metà sec. XVIII), Roma 2005, pp. 35-40; F.A. Piccinni, Principiano le notizie di Lecce, in A. Laporta (a cura di) Cronache di Lecce, Lecce 1991, pp. 15, 224-226; A. Foscarini, Guida storico-artistica di Lecce, Lecce 1929, pp. 126-130; G. Paladini, Note storico-artistiche, in L’Ordine: corriere salentino, 6 luglio 1934 , a 29, fasc. 27 (www.internetculturale.it); G. Paladini, Guida storica ed artistica della città di Lecce. Curiosità e documenti di toponomastica locale, Lecce 1952, pp. 212-224; L. G. De Simone, Lecce e i suoi monumenti. La città, Lecce 1874, nuova edizione postillata a cura di N. Vacca, Lecce 1964, p. 114-118; O. Colangeli. S. Maria degli Angeli. S. Francesco di Paola, L’ex convento dei Minimi francescani, Galatina 1977; M. Paone, Chiese di Lecce, vol. I, Galatina 1981, pp. 317-319.
[3] Cfr. A. Foscarini, Op. cit., p. 126; O. Colangeli. Op. cit., p. 5.
[4] Il Provinciale genovese, sostituiva padre il generale dell’Ordine, Marziale de Vicinis, assente. Padre Antonio Serio lo individua in Michele de Comte, Francesco Antonio Piccini, invece, in Antonello de Vicinis. Il Chronicon conferma quanto asserito da Serio (cfr. F. Lavnovius, op. cit., pp. 190-191). Da Piccinni in poi la data riportata è il 10 maggio 1524 (cfr. G. Paladini, Guida storica ed artistica della città di Lecce, cit; L. G. De Simone, op. cit; O. Colangeli. Op. cit).
[5] Cfr. R. Quaranta, Storia della provincia pugliese dei Minimi, cit, p. 36. De Simone e Paone datano l’atto al 1524, attribuendolo al notaio Antonio de Boccariis.
[6] Cfr. F.A. Piccinni, op. cit.
[7] Cfr. C. Massaro, Territorio, società e potere, in B. Vetere (a cura di), Storia di Lecce. Dai Bizantini agli Aragonesi, Bari 1993, pp. 315-316; Ministero dell’Interno. Pubblicazioni degli Archivi di Stato, XVIII, Archivio di Stato di Firenze. Archivio Mediceo avanti il Principato. Inventario, volume secondo, pp. 35, 212, 361; F. Carabellese, Bilancio di un’accomandita di casa Medici in Puglia del 1477 e relazioni commerciali fra la Puglia e Firenze, in Archivio storico pugliese 1896 a. 3, fasci 1-2, vol. 2, pp. 77-104.
[8] Nel 1496 è mastro di zecca per l’oro (Cfr. P. Argelatus, De Monetis Italiae vario rum illustrium virorum Dissertationes. Parte Quarta, Milano 1752; I. Orsini, Storia delle monete della Repubblica Fiorentina, Firenze 1760, pp. 191 e 272).
[9] Cfr. G. Milanesi, Delle statue fatte da Andrea Sansovino e da Gio. Francesco Rustici sopra le porte di S. Giovanni di Firenze (1) 1502-1524, in G. Milanesi, Sulla storia dell’arte toscana scritti varj di Gaetano Milanesi, Siena 1873, pp. 247-261, p. 247, pp. 250-52. La targa è stata trascritta anche in G.B. Niccolini, Iscrizioni per i ritratti de’ benefattori del R. Spedale degli Innocenti di Firenze, in C. Gargiolli (a cura di), Opere edite e inedite di G.B. Niccolini, Tomo VII, Milano 1870, p. 728.
[10] Fu priore del quartiere San Giovanni nel bimestre Settembre – Ottobre 1495 (Cfr. I. di San Luigi, Istorie di Giovanni Cambi cttadino fiorentino pubblicate, e di annotazioni, e di antichi munimenti accresciute, ed illustrate da Fr. Ildefonso di San Luigi carmelitano scalzo della provincia di Toscana Accademico Fiorentino, volume secondo, Firenze 1785; F. Bruni, Storia dell’ I. e R. Ospedale di S. Maria degl’Innocenti di Firenze e di molti altri pii stabilimenti, Volume I, Firenze 1819, p. LXXXII). Nel 1759 il ritratto di Bindaccio era esposto nell’Istituto: «Dalla Chiesa per la Porta a manritta si passa nel primo Cortile, intorno intorno ornato di Colonne Corintie di pietra serena, co i Ritratti de i più insigni Benefattori alle Lunette» (G. Richa, Notizie istoriche delle chiese fiorentine. Divise nei suoi quattro Quartieri, Tomo ottavo, Firenze 1759, p. 129). Nel 1845 i ritratti di Bindaccio e Giovannella, dispersi o deteriorati, furono ridipinti gratuitamente rispettivamente da Giuseppe Marini e Carlo Falcini, per volontà del commissario dell’epoca cavalier Michelagnoli (Cfr. O. Andreucci, Il fiorentino istruito della chiesa della Nunziata di Firenze, Firenze 1857, pp. 175 e 275). Attualmente sono conservati presso il deposito dell’Istituto.
[11] Cfr. G. Richa, op. cit., p. 396. La scheda del ritratto è consultabile a questo link: https://www.beni-culturali.eu › opere_d_arte › scheda ›
[12] L. Passerini, Storia degli stabilimenti di beneficenza e d’istruzione elementare gratuita della città di Firenze, Firenze 1858, p. 946.
[13] A. Mazzanti, V. Rizzo, Memorie dell’organo di Santo Stefano a Campi: un priore, tre famiglie di artisti e di artigiani, Opus libri, 1992, p. 31.
[14] Cfr. U. Cherici, Guida storico artistica del R. Spedale di S. Maria degli Innocenti di Firenze, Firenze 1926, p. 52.
[15] M. Paone, Chiese di Lecce, vol. I, Galatina 1981, p. 317.
[16] L. Giustiniani, Dizionario Geografico – Ragionato del Regno di Napoli, Tomo V, Napoli 1802, p. 223.
[17] Cfr. Archivio di Stato di Firenze. Notarile antecosimiano. Inventario sommario. Trascrizione su database informatico degli inventari N/272-275 a cura di Eva Masini (2015).
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La stagione si inaugura l’8 e il 9 novembre sotto il segno della comicità, quella esilarante e surreale di Paolo Migone in Completamente Spettinato, per continuare con quella ironica e sui generis di Drusilla Foer con Venere Nemica. Lo spettacolo, con la regia di Dimitri Milopulos, è una rivisitazione strapparisate ispirata alla fiaba di Amore e Psiche di Apuleio: Drusilla è Venere, Dea immortale quindi ancora oggi esistente, vive… a Parigi (13 dicembre). Divertimento e spietata verità anche con Alessandro Riccio e Gaia Nanni in Bestiario Contemporaneo: la coppia di attori fiorentini è andata a ricercare esempi di umana bestialità nei luoghi di tutti i giorni, analizzando con tenace vena ironica l’infelice condizione della società contemporanea (dal 10 al 15 marzo).
Fiore all’occhiello, tout public, della stagione è la Nuova Barberia Carloni di Mario Gumina, con Teatro Necessario. Lo spettacolo ricrea l’atmosfera di mezzo secolo fa, quando la barberia era il luogo di ritrovo preferito dai signori, un posto dove discutere di affari e idee, bere caffè, ascoltare musica ma anche aneddoti e consigli del fidato barbiere. Vincitore del premio Eolo 2011, principale riconoscimento italiano per la ricerca nel teatro ragazzi, è stato ospite del Festival international de l’humour, a Cossé-le-Vivien, in Francia, nel 2018 e ha partecipato nel 2014 al Festival internazionale del teatro per bambini ad Haifa, in Israele (2 febbraio).
Altro vincitore del premio Eolo 2019 (due volte vincitore al Festebà di Ferrara) è Luigi d’Elia. Attore, scrittore, regista e costruttore di scene, si aggiudica l’Eolo con lo spettacolo Zanna Bianca di Francesco Niccolini, lo scrittore e drammaturgo con cui ha stretto un sodalizio artistico che dura da dieci anni in un’intensa ricerca sul racconto della natura. Il lavoro è un omaggio selvaggio e passionale a Jack London, ai lupi, al Grande Nord e all’antica infanzia del mondo (22 Novembre).
Attiva nel campo della ricerca teatrale con contaminazioni dalla danza contemporanea e dalla Performing Art, Chiara Bersani – vincitrice premio UBU 2018 come miglior performer under 35 – presenterà Seeking Unicorns. Un assolo inedito per l’artista piacentina, che da anni si interessa al significato politico dei corpi e porta in scena una creatura meravigliosa e visionaria, ironica e conturbante (1 febbraio).
Altra figura di spicco della stagione è Mariangela Gualtieri. Voce appassionata del nostro presente e definita una delle maggiori poetesse viventi, con lo spettacolo Bello Mondo ci propone un rito sonoro catartico e rigenerante di celebrazione della vita (27 marzo).
Ciclo “I capolavori” e produzioni Archètipo
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Dopo il De rerum natura di Lucrezio, il ciclo “I capolavori”, una produzione Archètipo, dedica un omaggio a Gustave Flaubert (1821-1880) a 140 anni dalla morte, con Madame Bovary, impareggiabile grande classico riletto da voci innovative di autori contemporanei: Lucrezia Guidone e Ivan Alovisio (8 febbraio), Alessandra Bedino con Rosario Campisi (15 febbraio), Daria Deflorian e Antonio Tagliarini (29 febbraio). Sempre con produzione Archètipo, due importanti mise en scène: Riccardo Massai alla regia di Istruzioni X razzisti un gioco teatrale per riflettere (30 novembre, per la Festa della Toscana); lo spettacolo di Franco Camarlinghi Vecchi muri e nuovi muri a trent’anni dalla caduta del muro di Berlino (18 gennaio).
Riccardo Massai, Francesco Casini, Eleonora Francois
Effetto Placebo | Teatro come Differenza
La rassegna torna con una serie di spettacoli per e con i “dimenticati”, con gli occhi ben aperti sui margini della nostra società. Formato dalle compagnie Arte in corso, Es teatro, Arbus, Isole comprese Teatro, Teatro come Differenza nasce nel 2013 da un’idea di Alessandro Fantechi, attore regista e “agitatore” teatrale fiorentino, pioniere del lavoro sul sociale. In seguito alla sua recente scomparsa, Isole comprese Teatro, compagnia di cui Fantechi fu fondatore, presenta il lavoro di Marco Toloni ed Elena Turchi, E dove vivi adesso? (15 novembre). A seguire: lo spettacolo di Alessandro Garzella Canto d’amore alla follia frutto di un percorso pluriennale volto a valorizzare l’espressione del disagio e della marginalità, in scena dialoghi fulminanti, fisicità, erotismo (6 dicembre); il laboratorio il teatro è azione parlata, di e con Alessandra Bedino, indirizzato alle persone in carico ai servizi di salute mentale della USL Toscana Centro (19 dicembre); il convegno Contami in Azioni sulla drammaturgia nel teatro sociale (27 febbraio) e Interrogatorio a Maria di Giovanni Testori con la regia di Paolo Biribò e Marco Toloni (dal 3 al 5 aprile).
Nuove generazioni
Particolarmente attesi gli appuntamenti con i giovani autori italiani: Salvo di e con William Pagano che sceglie come ambientazione la China Town di Prato (22 febbraio); Marco Bartolini giovane drammaturgo fiorentino che racconta Amedeo Modigliani in Modigliani, oltre il velo, primo studio dall’esperienza della residenza Archètipo (24 gennaio); Daniela D’Argenio Donati in Effetto Papageno di Sofia Bolognini, Michele Panella e D. D’Argenio Donati (7 marzo).
Progetto Piccoli
Il programma dedica uno spazio privilegiato al pubblico dei piccoli: da annotare per la delicatezza Il cacciatore di sogni spettacolo di luci, ombre e musiche originali di Olimpia Bogazzi e Khaliurrahman Nanang (15 dicembre); Ida, la signora della fermata del bus di e con Simona Gambaro (16 febbraio) e Miniminiature spettacolo di educazione alla musica con Arnolfo Borsacchi e Pier Elisa Campus (29 marzo).
Il decalogo del diciottenne: la maggiore età.
1. Fare teatro per divertire (Migone, Drusilla, Riccio e il Teatro Necessario)
2. Fare teatro per far riflettere (d’Elia, Niccolini, Gualtieri e Bersani – Premio Ubu 2018)
3. Fare teatro per educare le coscienze all’impegno civile: contro le forme di razzismo che stanno offuscando i nostri giorni (Istruzioni x razzisti); contro i muri che stanno ri-sorgendo intorno a noi (Vecchi muri e nuovi muri, scritto dall’amico Franco Camarlinghi, perché è importante dar voce alle grandi voci di intellettuali che abbiamo)
4. Fare teatro per perseguire bellezza: Madame Bovary (con grandi interpreti: Guidone e Alovisio; Deflorian e Tagliarini; Bedino e Campisi)
5. Fare teatro per dar voce ai giovani: (Pagano, Bartolini, Zanoncelli, Bolognini, D’Argenio Donati)
6. Fare teatro per dar voce al territorio: Se l’arte tocca il cuore, Omaggio a Marcello Guasti
7. Fare teatro per formare pubblico: rassegna Progetto Piccoli
8. Fare teatro come impegno sociale: rassegna Effetto Placebo
9. Fare teatro per ricercare e affrontare sfide sempre nuove e maggiori e per arricchire/rmi di cultura
10. Fare teatro per … :
“Buongiorno, sono un fan del vostro teatro ed ho seguito con interesse le stagioni passate, in particolar modo La recherche e De rerum. Da qualche anticipazione ho saputo che nella stagione prossima a venire il Vostro lavoro si concentra anche su Madame Bovary. Dato che dovrei urgentemente fissare dei viaggi all’estero, e non vorrei perdere gli spettacoli, Vi chiedo se sia possibile sapere qualche data al fine di poter pianificare i miei spostamenti. Grazie ancora per il lavoro che fate con passione. Cordiali saluti – (lettera firmata)”
Queste sono ricompense di diciotto anni di lavoro sul territorio, sono frutti maturati di una maggiore età raggiunta.
“Il cartellone del Teatro comunale di Antella – commenta il sindaco di Bagno a Ripoli Francesco Casini – ancora una volta si dimostra all’altezza delle aspettative. La programmazione pensata e proposta dal direttore artistico Riccardo Massai, a cui va il mio sincero ringraziamento, anche quest’anno è di altissima qualità. Si dà seguito a una tradizione all’insegna dell’eccellenza, con spettacoli e iniziative in grado di richiamare un pubblico eterogeneo, preparato ed esigente. Il Teatro è uno dei fiori all’occhiello del nostro territorio ma sta acquistando una centralità sempre maggiore a livello metropolitano. Nuovo impulso in questo senso arriverà a breve con il progetto del ‘Vagone della Vedova Begbik’, una carrozza ferroviaria in arrivo tra pochi giorni che consentirà di recuperare la resede esterna del Teatro e ampliarne ancora l’offerta culturale”.
La stagione 2019/2020 è realizzata con il sostegno di Ministero per i beni e le attività culturali e del turismo, Regione Toscana, Città Metropolitana di Firenze, Comune di Bagno a Ripoli, Unicoop Firenze, Firenze dei Teatri, Rat.
Teatro Comunale di Antella
Via Montisoni 10, Bagno a Ripoli – Firenze
Tel. 055 621894
[email protected] http://www.archetipoac.it
Paolo Migone, Drusilla Foer, Luigi D’Elia, Chiara Bersani, Mariangela Gualtieri, Mario Gumina, Alessandro Riccio e tanti altri ospiti. Per il ciclo “I capolavori” omaggio a Flaubert con letture di Madame Bovary VIDEO QUI 👇 La stagione si inaugura l’8 e il 9 novembre sotto il segno della comicità, quella esilarante e surreale di…
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