Conosco il mondo artistico di Selena Leardini da qualche anno. Avevo visto i suoi quadri ad una piccola esposizione personale presso il negozio di abbigliamento Interno 11 a Trento. I ritratti dei “suoi bambini” mi hanno conquistata da subito, così come quell’atmosfera un po’ noir e piena di romanticismo. In questo incontro mi accompagna la fotografa e blogger Lucia Semprebon che ringrazio per aver contattato Selena e per la sua preziosa presenza.
La richiesta di Selena è stata quella di incontrarci in un territorio neutro, e di poter fare una chiacchierata informale più che una classica intervista. C’e’ il sole a Riva del Garda, non è una giornata fredda. Sono le 11 e ci infiliamo in una pasticceria. Saliamo al piano di sopra, ci sediamo ad un tavolino in fondo alla sala dove ci accoglie di persona. Selena è una donna minuta, all’apparenza timida, con occhi azzurri pieni di calore e dolcezza. Dopo i primi convenevoli l’imbarazzo si affievolisce. Cominciamo così a chiacchierare.
Cercheremo di raccontarvi un po’ di Selena grazie al tempo che ci ha regalato, raccontandovi la sua storia.
Selena per i suoi dipinti usa quasi sempre colori ad acrilico e talvolta olio, su cartone o legno. Di rado dipinge la mattina e non ascolta musica.
La corrente in cui l’artista è stata imbrigliata e nella quale si riconosce, anche se non sempre è piacevole essere etichettati nelle categorie, è quella del pop-surrealismo. Una corrente artistica che ha origine in un movimento nato in California sul finire degli anni ’70 e che prende nome di Lowbrow Art, che tradotto letteralmente significa sopracciglio abbassato. Un nome volutamente provocatorio in opposizione all’aggettivo inglese highbrow (sopracciglio alzato). La politica del movimento si dichiara contro le gallerie dalle opere con prezzi impossibili ed ai critici strapagati per scrivere recensioni positive sovvenzionati dagli stessi artisti.
La Lowbrow Art, conosciuta anche con il nome di Surrealismo Pop, è un movimento artistico nato alla fine degli anni Settanta nell’area di Los Angeles negli ambienti che ruotano attorno alle riviste di fumetti underground, alla musica punk e ad altre sottoculture californiane: le opere hanno solitamente soggetti figurativi, spesso caricaturali e sono caratterizzate dall’uso di colori forti e da un’ accentuata decoratività. I primi pop-surrealisti sono da individuare nelle figure di Robert Williams e Gary Panter, disegnatori di fumetti underground. L’ufficializzazione, e quindi la crescita del movimento, avviene però solo nel 1994 con l’uscita della rivista Juxtapoz diretta appunto da Robert Williams.
Il risultato è un mondo che collega il surrealismo al fumetto, ai graffiti, al mito ed ai temi sociali delle metropoli urbane. L’elemento pop si fonde con un surrealismo dalle tinte magiche dando vita ad immagini inquietanti, visioni poetiche e scene sospese fra il grottesco e il diabolico, un universo poliedrico in cui gli esponenti sono fumettisti, tatuatori, illustratori.
Il movimento ha toccato il suo apice con Mark Ryden, citato anche dalla stessa Selena. Uno dei maggiori responsabili del ritorno al figurativo nella pittura contemporanea, Mark Ryden da Los Angeles, a cui la Taschen ha appena dedicato il prestigioso volume Pinxit. Dipinge da quando era bambino, ed è stato consacrato alla fine degli anni ’90 come uno dei massimi rappresentanti del Pop Surrealismo caratterizzato da uno stile onirico e fiabesco che fa riferimento contemporaneamente alle immagini pittoriche di matrice classica.
Parliamo brevemente del Fumetto d’autore. Di Andrea Pazienza. Di Guido Crepax . Di Massimo Mattioli. Ricorda che da piccola mensilmente spendeva cinquemila lire per acquistare la rivista di fumetti L’eternauta che divorava e di cui conserva ancora qualche numero. Nei primi anni ’90 Selena frequenta un corso di fumetto, conosce Milo Manara a Verona e continua ad alimentare la sua passione attraverso la rivista Il Grifo di cui il motto è “il fumetto è arte”.
“Il fumetto d’autore comunque è stata la mia prima passione e secondo me è da lì che mi viene il mio animo pop”
Tornando alle sue opere artistiche, ci racconta che solitamente tutto per lei parte dalla cornice. Cornici che scova solitamente recandosi ai mercatini dell’usato.
Quella per gli oggetti antichi è una passione che ha da sempre.
“Colleziono specchi e giocattoli antichi, è come se l’oggetto più vissuto portasse con se’ un’energia, una o più storie. Credo che se mi fossi trovata a fare un lavoro diverso da quello che faccio, sarebbe stato quello del rigattiere. Per qualche anno ho lavorato come restauratrice. Ho fatto anche l’ imbianchina e così ho potuto imparare a conoscere e riconoscere il materiale di cui sono fatti i muri. Ho realizzato anche diversi murales a Pinzolo, Verona e Bologna, ma in queste opere non si riconosce la mia mano trattandosi di paesaggi classici di montagna riproducenti animali che vivono la montagna.”
Le prime opere di Selena nascono spontaneamente da una fantasia interiore; nel tempo poi però impara ad usare e ad ispirarsi ad una collezione di fotografie che ritraggono bambini. La sua è una collezione privata compresa in una fascia temporale che va da fine ‘800 al 1940. Le pose sono lunghe, le immagini ombreggiate. A volte i bimbi sono rattristati, altre volte accennano a sorrisi. Ma appaiono comunque intrappolati.
In questi acrilici (solo ogni tanto Selena usa colori ad olio, come detto in principio) questi suoi bimbi hanno gli occhi cerchiati con colori scuri o freddi: grigio, marrone, blu. Spesso tengono in mano o portano con sé un compagno, un oggetto, un amico.
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Recentemente le sue produzioni sono cambiate:
“C’è stata un’ evoluzione: pur subendo il fascino delle vecchie foto, mi sentivo satura della modalità della riproduzione e, grazie ad alcune amiche, mi si è presentata l’ opportunità di auto-produrre degli scatti fotografici. Bimbe/i figlie/i di amiche mi fanno da modelle/i per queste fotografie che fungono da riferimento per la realizzazione dei miei dipinti più recenti. Sono bambini che conosco e con i quali ho confidenza.”
Questo cambiamento è notevole nelle sue ultime opere, attualmente i colori che vengono usati sono in tonalità più pastello, gli occhi cambiano forma e non sono più così rotondi.
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Chiediamo a Selena di raccontarci un po’ di lei, della sua formazione e del suo percorso tecnico e artistico.
Nata e cresciuta nella sua Verona Selena mostra il desiderio di frequentare il Liceo Artistico ma, proprio in quel periodo era ospite in una casa-studio in un paesino in provincia di Vicenza, e da lì il liceo risultava un po’ troppo lontano.
Ripiega quindi su una scuola da figurinista/grafica
Selena nel frattempo continua a disegnare. Usa moltissimo la matita. Frequenta qualche corso privato e per un periodo si esercita in una soffitta in compagnia di due personaggi un po’ originali in un’atmosfera un po’ bohemienne ma molto stimolante. Comincia a padroneggiare più tecniche e per un periodo si esercita utilizzando le opere della pittrice Tamara de Lempicka
“Copiavo le sue tele su olio. Non so perché ho scelto lei, mi piaceva l’idea del ritratto, ma anche l’effetto patinato, i contrasti.”
Dal veronese Selena si trasferisce a Pinzolo intorno al 2003, apre un suo studio. Cominciano ad arrivare le prime commissioni: Selena realizza copie su richiesta, non dipinge mai per lei
“Mettevo le mani a disposizione degli altri ma non usavo la mia testa”.
A livello tecnico/pratico tutto quello che Selena ha fatto precedentemente diventa il suo bagaglio di esperienza: un patrimonio che le ha permesso di lavorare sugli aspetti più difficili della realizzazione di un’opera. L’incarnato del soggetto, l’asse dello sguardo che deve risultare diritto per chi osserva il quadro.
“Solitamente quando arrivo a questo punto mi stacco dall’opera, la lascio decantare, vado a fare una passeggiata. Quando torno la capovolgo per capire se è fatta bene. In questo modo riesco a vedere solo le linee e la parte tecnica perché il nostro emisfero sinistro lavora diversamente; si può dire che per lavorare sull’espressività occorre mescolare la razionalità con l’irrazionalità.”
È il 2005 quando Selena, prendendo spunto da qualche rivista si ispira a fotografie di modelle e le fonde con alcune Carte degli Arcani o Tarocchi.
Sono le prime opere nate da un’esigenza più intima e personale. Selena decide di mostrarle ad una gallerista, che smorza ogni suo entusiasmo dicendole: “è più facile che il tuo fruttivendolo diventi un’artista piuttosto che tu lo diventi.”
“Certo è che non l’ho presa molto bene. Sono andata dal mio fruttivendolo ed ho fatto un intervento artistico su un barattolo di pelati, coinvolgendolo così nel mio stato d’animo. Volevo postarlo su Facebook, ma alla fine non l’ho mai fatto. Quella frase però mi ha bloccata per un anno intero. Niente, il buio. Ma ripensandoci ora forse ci voleva. Con il tempo ho capito, almeno credo di avere capito che solitamente è la Galleria a contattare l’artista.”
Arriva finalmente l’ispirazione che la porta a dipingere il primo bambino. Nato senza avere un riferimento fotografico e dipinto sopra ad un Arcano, che poi Selena cancella.
“È molto più facile non esporsi e riprodurre cose realizzate da altri. Per esporsi bisogna vincere la paura di mettersi a nudo, lavorare per trovare uno stile ma soprattutto vincere il peso del giudizio. Inizialmente ho pensato: li faccio per me; poi ho pubblicato su Facebook e c’e’ stato subito un largo consenso, vedevo un apprezzamento trasversale, con una fascia d’eta’ che va dai 5 ai 90 anni.”
Selena ci tiene moltissimo a far sapere che attraverso le sue opere non vuole trasmettere inquietudine. Alcune delle bambine che ha dipinto hanno il cuore trafitto ma osservandole a fondo si può notare come dalle ferite o dall’estremità delle frecce spuntino foglie o fiori, a significare che dal dolore si può ripartire, si può rinascere.
“Non voglio trasmettere né tristezza né dolore, i miei bambini sono sospesi in un limbo che guardano all’esterno, alcuni hanno con sé un oggetto, un amico. Ed anche quelli che possono sembrare dei fantasmini in realtà racchiudono il concetto di farsi amica la paura. Rappresentano l’adolescenza e, soprattutto, l’infanzia dove i bambini portano dentro di sé i loro angoletti bui, le loro paure. Alcuni di loro abbozzano dei sorrisi, altri ti guardano espressivi e silenziosi ma con gli occhi pieni di domande alla ricerca di attenzione; come potevo essere anch’io da piccola. Mi è capitato solo una volta che un bambino non piccolissimo non volesse entrare in casa per via di un quadro. E’ successo anche che alcune persone trovassero le mie opere inquietanti ma che poi tornassero a prenderle perché gli era arrivato qualcosa. L’infanzia è fatta di una manciata di anni, dura poco ma segna la nostra vita e parla già di come sarà un adulto. Quello dei bambini è il mio mondo, trovo subito empatia. Il loro linguaggio è il mio linguaggio. Realizzo i miei set fotografici, le scenografie, i vestiti e gli accessori per immortalare i bambini in fotografie che poi trasformo successivamente in opere pittoriche”
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Selena ci racconta della sua quotidianità. Si alza presto la mattina in modo da dipingere con la luce naturale. Dipinge raramente nel pomeriggio, che piuttosto dedica a portare a spasso i suoi tre amatissimi cani. E aggiunge
“Quando il tempo si allunga ..sento una necessità quasi fisica di dipingere…come una dipendenza”.
Ci spiega che questo lavoro richiede costanza e dedizione, ed è ben lontano dall’essere scevro da scoramenti o da momenti di crisi in cui vorresti mollare tutto. Ci confessa:
“Recentemente ho realizzato un quadro grande che non mi ha convinto. L’ho cancellato, non l’avrei nemmeno regalato”.
Si ritiene fortunata a vivere di ciò che ama:
“La cosa bella del mio lavoro è che la mente è sempre in movimento, non sai mai che cosa ti aspetta. Ci sono però scadenze, proposte e nuovi progetti da gestire. A volte la fatica si fa sentire ma la passione vince sempre. Usando la tecnica dei colori acrilici su tela o legno liscio, riesco a finire un’opera in tempo relativamente breve e quindi a rispettare le mie scadenze”.
Le chiediamo di raccontarci il suo sentire:
“Il quadro ti porta in un’altra dimensione. Riconosci la realtà, quello che già esiste però dentro ai miei quadri accade in un modo diverso. Il processo creativo per me alcune volte è stato come avere una rivelazione: in una macchia magari ho visto qualcosa che mi ha ispirato; altre volte invece ho passato le notti sveglia pensando a qualche progetto. Sono però in grado di capire quando è necessario staccare. Allora per un paio di giorni non dipingo, non disegno. Ma quando il tempo di astinenza si allunga troppo sento che qualcosa mi manca”
Inevitabilmente finiamo con il parlare di Facebook e dei Social Networks in generale. Di come siano uno strumento potentissimo per poter fare promozione e creare una rete.
“Cerco di avere un rapporto equilibrato con i social. Alle volte ci sono, altre sparisco per un po’. Non amo pubblicare cose che riguardano la mia sfera personale. Posso dire comunque che Facebook mi ha portato contatti importanti e vendite all’estero in Paesi come Canada, Australia e Francia”
Selena ci confessa che, non amando molto volare, raramente si reca nei luoghi delle mostre e preferisce spedire le sue opere dove vengono richieste. Recentemente la sua esposizione negli USA, alla Flower Pepper Gallery di Pasadena in un collettivo con altri artisti e padri della Lowbrow Art.
Le chiediamo se c’è un posto dove si è sentita a casa più di atri e scopriamo un’altra parte di Selena. Ci parla di un viaggio in India all’ Isola di Goa con l’ associazione Officina del Sorriso nel 2009. Officina del Sorriso è un progetto internazionale di volontariato artistico ideato e curato dall’Associazione Teatro Per Caso di Nago-Torbole sul Lago di Garda (TN) la cui missione è quella di portare bellezza, gioco, fantasia e incanto a bambini e bambine, ragazzi e ragazze (http://www.officinadelsorriso.org/blog/).
“Mi sono fermata un mese per realizzare una scenografia con dei bimbi. E’ stato un luogo che ho sentito molto vicino da subito. Sarà stato per il caldo o forse perché lì la vita nel bene e nel male si è un po’ fermata. Ho ritrovato un certo tipo di semplicità, mi sono sentita a casa. I bambini lì non hanno nulla o hanno molto poco ma sono sempre contenti e sorridenti, hanno un’energia e una manualità incredibile”.
Sono quasi le 14. Il tempo è letteralmente volato.
Chiediamo a Selena dei suoi progetti. Pur essendo una persona molto disponibile ed aperta a tutto, ci dice di trovarsi in questo momento più a suo agio nel contesto delle esposizioni collettive.
Attualmente ha in progetto di realizzare un Murales. Forse in Grecia durante l’estate, dove le piacerebbe per la prima volta rappresentare uno dei suoi bambini.
Per quanto riguarda i prezzi delle sue creazioni Selena ha fatto una scelta precisa: renderle accessibili potenzialmente a tutti. Nell’ottica di rendere la sua arte accessibile, rispettando ciò che è la filosofia del movimento Lowbrow.
Grazie di cuore, Selena.
Pagina Facebook Selena Leardini
Profilo Instagram https://www.instagram.com/selenaleardini/.
Selena con uno dei suoi tre cani
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lo studio di Selena Leardini
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