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#Bar Posto 6
gastronominho · 10 months
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Bar Posto 6 e Salve Jorge fecham parceria com a Paris Filmes
Parceria chega para presentear os clientes com um par de ingressos para o cinema
Parceria chega para presentear os clientes com um par de ingressos para o cinema O Bar Posto 6, localizado no coração da Vila Madalena, e o Salve Jorge, com duas unidades, no Centro de São Paulo e na Vila Madalena, estão com uma promoção em parceria com a Paris Filmes. Na compra de uma chapa do menu, o cliente ganha 2 ingressos para o filme Jogos Vorazes: A Cantiga dos Pássaros e das…
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apropositodime · 2 months
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Esattamente undici anni fa, mi svegliavo con un sogno. Pazzesco.
Sognavo mia madre, in piedi vestita,come nei giorni normali della sua vita, era davanti al suo armadio metteva a posto . A fianco a lei c'era quel letto, quello ospedaliero, attrezzato, vuoto.
In quel sogno percepivo, serenità.
Mi sono svegliata e ho pensato: che strano sogno,non mi ha turbata, non mi ha spaventata, avevo capito chiaramente...
In quegli anni vivevo i nella stessa palazzina dove vivevano i miei.
Ale aveva 6 anni e Andre 9.
Ci prepariamo e scendiamo dai nonni.
Mio padre è preoccupato e mi dice: stamattina non va.
Solo questo.
Lei è nel letto ospedaliero, con il respiratore e tutto il resto, dimostra duecento anni, mio padre è stato il miglior infermiere che io abbia mai conosciuto.
Maledetta malattia.
Andiamo via, fa caldo, conosco mio padre, porto i bambini fuori, anche se loro sono davvero bravi.
Andiamo nel bar del loro padre, io a giugno ho chiuso la nostra storia, il nostro matrimonio, e stato un anno assurdo,tra una cosa e l'altra.
Intorno alle undici mi chiama mia sorella, piange e non capisco cosa dice, ma capisco cos'è successo
Mamma è volata via.
Ho dovuto sempre dire io da sola, le cose ai miei figli, anche quando il loro padre se ne è andato,sempre io.
Va be, chi se no!
In quel sogno, mi ha salutata.
Non lo dimenticherò mai.
In questi anni non l'ho sognata molte volte, ma solo in momenti miei particolari.
"non lo so dove vanno le persone quando ci lasciano, ma so dove rimangono"
L'unico volta in cui ho pianto è stato quando mia sorella mi ha detto : la mamma ha la Sla.
Chi vuole stare in corpo che non sente più, chi? Sapendo che non c'è nulla da fare.
Quando se n'è andata, ho respirato, lei non respirava più in autonomia, e sapete una cosa, la sua paura più grande era quella , la mancanza del respiro, il suo punto debole era la gola, tantissimo anni fa le era stata tolta la tiroide .
La sua malattia l'ho trovata ingiusta. Non che ci siano malattie giuste...
Quindi io sapevo che non ce la faceva più, in quel saluto ho percepito la sua serenità.
E niente, dopo questo ricordo buttato su questo muro, mi scuso se vi ho trasmesso tristezza, non era questa l'intenzione.
Giovedì.
Ciao Ma😊
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susieporta · 5 months
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Sfatiamo alcuni falsi miti sulla crescita personale:
1. Andare da un professionista delle relazioni di aiuto non risolverà la tua vita e i tuoi problemi. Ti accompagnerà in un viaggio di sostegno e di chiarificazione, oltre che di trasformazione, dentro di te. Il resto lo dovrai fare tu. È un percorso che dura tutta la vita, quindi mettiti tranquillo e goditi il viaggio.
2. Quello che puoi risolvere o chiarire di te stesso con un professionista, un gruppo, un percorso, non puoi risolverlo o chiarirlo con un altro. Ogni periodo della tua vita sei diverso o hai una diversa energia, così come ogni percorso o rapporto crea una energia diversa. Quindi dovrei cambiare parecchi percorsi per far suonare il pianoforte della tua anima, e comprendere più a fondo te stesso.
3. Fare di continuo un certo tipo di lavoro su di te non ti rende speciale. È semplicemente lo scopo per cui siamo qui su questa terra: non cadere nell'ego spirituale. Certo, meglio lavorare su di sé che andare al bar a fare aperitivi senza un minimo di consapevolezza dei propri meccanismi interni. Ma se ti senti a posto con te stesso solo perché fai delle asana tre volte a settimana, stai sbagliando qualcosa.
4. Lavorare sulle proprie ombre, nodi e conflitti, non può avvenire nella mente. Deve scendere nel corpo. Ricordo una terapia che si concluse nel momento in cui cambiò il mio sguardo, il quale da spento e triste divenne pieno di energia e vitale. Letteralmente. Se non senti un cambiamento nel corpo, stai ancora sognando.
5. I cambiamenti che avvengono in un percorso non sono astrazioni: devono essere reali, tangibili e concreti. Devono avvenire nella quotidianità. Se le tue relazioni non si modificano, il tuo stile di vita non migliora, il tuo modo di gestire le emozioni non cambia o non riesci a realizzare qualche obiettivo che ti appartiene, c'è qualcosa che non sta funzionando nel tuo percorso. Stai ancora sognando.
6. Ciò che fa il cambiamento non è il terapeuta, ma la relazione tra te e lui. È l'energia che scaturisce da questo incontro a volte magico a permetterti di accedere al cambiamento. Quell'energia ti fa sprofondare dentro di te in sicurezza e con coraggio, e ti aiuta a gestire gli irrisolti della tua vita. Non pensare che il professionista sia un pezzo di ghiaccio e non cambi insieme a te, perché anche questo è un falso mito. Entrambi vi trasformate tramite il vostro incontro, che vi spingerà verso nuove strade e nuovi territori.
Omar Montecchiani
#quandolosentinelcorpodiventareale
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ilcovodelbikersgrunf · 4 months
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CHI SONO GLI OVER 50 ?
Ve lo spiego subito:
SONO gli adolescenti e i ragazzi degli anni '70 e '80. Sono quelli che uscivano in motorino
d'inverno senza casco perche non era
obbligatorio e con i capelli bagnati
e arrivavano con le stalattiti
di ghiaccio in testa.
SONO quelli che avevano il Dyane 6 e la Renault 4
SONO quelli che si incontravano
al "solito posto" perché nessuno aveva soldi per entrare al bar...quelli che andavano minimo
in due in motorino dopo aver messo insieme le monete per fare miscela.
SONO quelli che la cosa più importante
era trovarsi per la voglia di stare in compagnia... quelli che si scambiavano
i dischi preferiti dei Deep Purple Led Zeppelin Black Sabbath Pink Floyd ecc...quelli che durante le vacanze
estive si cercavano un lavoretto per non chiedere soldi ai genitori.
SONO quelli dell'autostop
per sentirsi liberi.
SONO gli sciami di ragazzi allegri e spensierati come oggi non se ne
vedono più in giro.
SONO quelli che: "O tutti o nessuno".
Erano altri tempi ma per chi li ha vissuti
non li dimenticherà mai...
Dal web
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scheggesparse · 5 months
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Soul Kitchen - Bugs Bunny Crazy Castle 3
Sono preso male quindi scrivo. Vediamo se mi passa...
Non sono qui per parlare del gioco in se, ma piuttosto delle sensazioni di un momento, in un posto che per qualche motivo riesco ancora a ricordare abbastanza vividamente.
Mi trovo nella cucina di casa di mia nonna.
E' un martedì pomeriggio, giorno di chiusura dell'attività  dei miei nonni all'epoca (avevano un bar), e si stanno preparando per andare a fare la spesa per casa/bar.
Io sono in questa cucina che gioco a Crazy Castle 3 e di base non c'è¨ niente di strano, normale amministrazione di me che gioco allo stesso gioco da un sacco di tempo perché sono bloccato all'ultimo livello della seconda tranche cioè la Hall (le tranche sono, in ordine: Garden > Hall > Basement > Treasury).
Fuori fa freddo, è febbraio.
Il sole è già in procinto di salutarci, sono circa le 16.30.
Dalla porta semiaperta della cucina vedo la sala del bar, buia e vuota.
Ogni tanto anche ripensare al bar pieno mi fa quasi strano.
In quel periodo, ovvero inverno del 2000 ("ritmo del duemila / adrenalina puraaaaah" cit. Ritmo - Litfiba - Mondi Sommersi - 1997) come si confà a un individuo di 7 anni (manco compiuti, fai anche 6) non ho un accesso a internet e quindi ignoro bellamente cosa mi si parerà davanti dopo questa sequela di livelli della Hall di sto castello sempre più difficili e ostici.
Ad un certo punto il miracolo. Supero il (per me) famigerato livello 39, mi prodigo di trovare carta e penna per segnarmi la password per continuare poi dal livello 40, siccome in quel momento mi chiama mio nonno dicendomi esser pronti per andare.
E proprio in quell'istante qualcosa da qualche parte del mio cervello si materializza, e rimane li ancora oggi come una fotografia che riesco a rivedere se ci ripenso. Come una fotografia su pellicola di quel tempo, che a lungo andare perde in dettagli ma rimane sempre riconoscibile.
"La camera ha poca luce
E poi è molto più stretta di come da giù immaginavo"
diceva Ligabue in Bambolina e Barracuda, e devo dire che la descrizione corrisponde quasi del tutto.
Questa cucina è una stanza dalla forma rettangolare, ma non troppo lunga. Un rettangolo un po' tozzo ma comunque non Umberto.
Al centro un grande tavolo con piano in marmo grigio la fa da padrone, sopra di esso una fruttiera in vetro verde, sempre piena.
Ai lati del tavolo (punto di vista dalla porta d'entrata) rispettivamente:
A sinistra
subito dietro la porta un piccolo angolo credenza zeppo di libri di cucina (sopra), incarti di vari prodotti, sacchetti di carta per il pane (nel mezzo) e due piccole ante contenenti ogni sorta di attrezzo quali chiavi, cacciaviti o anche prodotti spray tipo insetticida e simili che ovunque stan bene tranne che in una cucina (sotto). Superato questo angolo il frigorifero, un vecchio frigorifero incassato ricoperto dall'anta in legno, seguito dal piano cottura, un doppio lavello e alla fine della parete una delle due finestre.
A destra
subito all'altezza del gomito inizia quello che è un mobile angolare in legno anch'esso con piano di marmo grigio che fa il paio con suo fratello The Table, che proseguirà sino all'altro capo della stanza.
La parte sotto è composta di semplici ante che nascondono il loro contenuto fra vecchie riviste, la stecca di MS Bionde e attrezzi da cucito in capo, il posto dove viene tenuto il pane della giornata nell'angolo e poi (perdonate la ridondanza) lungo la parte lunga tovaglie, tovagliette, tovaglioli, pentole, bicchieri (che non erano li da ieri), insalatiere, e altri suppellettili TASSATIVAMENTE DA NON USARE MAI.
Sopra questo mobile vi sono diverse situazioni, anche abbastanza diverse fra loro. Sempre in prossimità del gomito, qualora si stesse entrando, è visibile con la coda dell'occhio un posacenere blu dell'Aperol cui da che ho memoria ha sempre ospitato al suo interno un mazzo di chiavi del quale ho sempre ignorato quali porte avrebbe potuto aprire, un elastico giallo, una graffetta e una 200 lire.
A fianco immancabile è la combo Sorrisi&Canzoni + rivista di gossip a piacere. Ma più ci si addentra con lo sguardo e più la situazione si fa complessa.
L'angolo viene dominato da una tv a tubo catodico della Mivar (top orgoglio italiano non ironicamente), con lo schermo bombato che mangia buona parte delle barre dell'energia in quasi tutti i picchiaduro che era possibile giocare su ps2 da li a pochi anni.
Dietro questo Golia ai fosfori osserviamo un buco nero nel quale nemmeno la luce fa in tempo a venire assorbita, non lo raggiunge proprio.
Letteralmente la camera dei segreti, nella camera.
Si dice vi sia stato ritrovato di tutto dietro a quel monolito grigio opaco, da svariate sorprese di ovetti kinder a un centrotavola che sembrava essere andato perduto per sempre.
Li giaceva anche un misterioso contenitore grigio, in metallo, che ricordava la forma di quelli che si appendono in doccia per poggiarvi i vari shampoo, bagnoschiuma e simili. Forse il suo scopo in origine era proprio quello, ma poi qualche sconvolgimento spazio-temporale ha fatto si che venisse dimenticato in quell'anfratto nascosto.
Sempre dietro al televisore, oltre al suo cavo di alimentazione se si disponevano di arti lunghi a sufficienza ci si poteva addentrare fino a scoprire sia ben tre prese a muro più una spina volante, anche lei senza padrone.
Un cavo di alimentazione si, ma per chi?
Se ci si chiede chi controlla i controllori allora sarebbe giusto anche chiedersi cosa alimenta l'alimentazione? Who watches the Watchmen?
Superata la Notte Eterna ritorna la luce, e a fianco del televisore spunta un cesto di vimini con al suo interno vari giochi e fumetti miei fra cui macchinine, volumi di Topolino, quaderni di disegni, pennarelli e cosi via.
Accanto vi è quella che per forma e scopo risulta esser a tutti gli effetti un'anfora. Non dell'avidità ma quasi. "Quindi chi sei tu per giudicare?" direbbe qualcuno a riguardo.
La sua forma ricorda una donna di Willendorf per le sue rotondità  che suggeriscono fertilità  e abbondanza. E di abbondanza in quell'anfora ce n'era, sicché era stata riempita fino all'orlo di documenti, ricevute, scontrini, un blocchetto di assegni, collane, bracciali, orecchini, alle volte anche monete. Ovviamente era imperativo il "LASCIA STARE NON TOCCARE".
E noi senza toccare, limitandoci a guardarla in tutta la sua bianca e lucente ceramica, gettiamo l'occhio (e non il cuore) oltre l'ostacolo per incontrare un piccolo forno a microonde che termina l'allestimento del piano.
Fra il piano e il muro vi è un angusto spazietto di 1 metro circa, nel quale viene confinata una rossa sedia da giardino.
Quello che per anni ha rappresentato un angolo strategico in quanto era l'angolo del termosifone, luogo di sollievo per i lunghi inverni passati col Game Boy fra le mani, a cercare sia calore che un angolo illuminato in epoca pre GBA SP.
Ah, che male al collo.
A parete troviamo una composizione di pensili che segue il perimetro del mobile di cui sotto, anche questo pieno di situazioni abbastanza varie dietro alle sue ante marroni.
Anche qui si nascondono servizi di piatti e bicchieri che si e no si vedevano a natale, alcuni calici "griffati" di varie bevande che si servivano nel bar ma la sezione più pittoresca rimane quella perpendicolare al tv, che precedentemente abbiamo battezzato come Notte Eterna.
Anta ad angolo, che si apre piegandosi su se stessa rivelando due mensole dalla conformazione quasi simile ad una casa delle bambole. Mancava solo una piccola scala per rendere comunicanti primo piano e piano terra. Videocassette, nastri vergini, palette di trucchi, altre collane e gioiellini fra bigiotteria e non sono solo alcuni dei generi che si possono trovare all'interno. E, come sotto, un infinita oscurità.
"Putèl, andom?"
Le parole di mio nonno che mi chiama per andare con loro,
spengo il gbc dopo aver segnato la password e inizio a fantasticare su cosa troverò poi nel Basement, del quale ho visto solo la schermata di selezione del livello.[continua nei commenti]
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gcorvetti · 11 months
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Il mondo è fatto a scale.
Oggi ho fatto un colloquio, albergo 4 stelle con cucina Michelin cerca cuoco per le colazioni, questo era sommariamente l'annuncio, ieri mi ha chiamato questa tizia e tenuto al telefono una ventina di minuti tra domande e spiegazioni, poi mi chiede se oggi potevo andare così vedevo il posto e parlavo anche con gli chef, ok. Stamane barba e capelli, per quel poco che c'è da fare, doccia e di corsa perché mi sono accorto che ero in ritardo, arrivato c'è sta tipa che mi porta su una sala con un divano due poltrone e un televisorone piatto, arriva uno dei cuochi, solite domande di rito poi mi portano nella sala mi fanno vedere dove si prepara il tutto, cucina open, poi il tizio va via, mentre mi accompagna alla porta la tipa mi snocciola orari e paga, nonostante le avessi detto che sotto una soglia di pagamento non vado lei comunque è scesa, già sta cosa non mi piace, altro problema i turni sono pessimi, il primo arriva alle 5 di mattina, il secondo alle 8, poi alla fine del turno oltre le pulizie si deve preparare il pranzo per i colleghi, ha detto più o meno 35 persone con quello che c'è, quindi random tanto sono i lavoratori. Mi farà sapere Lunedì o Martedì quando e se mi fanno una prova, non penso di andare per vari motivi uno su tutti è l'orario, cioè mi dovrei svegliare alle 3:30 di notte per essere là alle 5, anzi un pò prima, e alle 6:30 se ho il turno alle 8, è alternato, quindi a che ora dovrei andare a letto? Alle 7 di sera? Altra cosa che non mi è piaciuta è che mi sono sentito un pò preso per il culo, la tipa ha esordito con "ho letto il tuo CV e mi è piaciuto molto", cosa c'è di bello in un curricula con svariati lavori, non ti sei neanche accorta che nella sessione studio ho fatto il liceo musicale e che quindi non ho studiato all'alberghiero e per me è un lavoro come un altro, bah, alla faccia degli esperti nelle assunzioni del personale. Penso che siccome nessuno vuole fare sti orari assurdi non hanno alternative, ricordo che quando aprirono quell'albergo lavoravo in piazza in un wine bar e siccome c'era aria di bancarotta avevo iniziato a cercare, feci un colloquio proprio li con una signora che ad un certo punto mi diede una pacca sulla spalla dicendomi in estone "il tuo livello di estone è pessimo, torna quando impari meglio", quando lo raccontai ad una collega mi disse che non è vero che il mio livello è basso e aggiunse che era stata scortese, meglio così disse. Altro motivo è il mio bioritmo, cioè già faccio fatica a dormire in una situazione rilassata figuriamoci se devo sballare tutti gli orari, no no, quando e se mi chiama dirò di no, poi il tizio che c'era al colloquio mi guardava in modo strano come se fossi un alieno e non ha sorriso mai, faccia serissima, sembrava infastidito da quell'incontro, boh fatti suoi. Poi sono andato a mangiarmi una cosa e a prendere un caffè così per ammazzare un pò il tempo, si lo so cosa pensi che facendo così non troverò mai un lavoro, me l'ha detto anche Spock oggi aggiungendo che finirò a lavorare al Mcmerda, beh almeno non c'è bisogno che faccia il figo tanto è merda :D
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Questa foto l'ho fatta mentre andavo, in fondo alla strada c'è il fiume ed è evidente dal fogliame che siamo in pieno autunno anche se stamane quando mi sono svegliato nevicava, senza attecchire, ma faceva freddo, si lo so che per il mio compleanno ci sarà un metro di neve me lo sento.
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ricordounbacio · 2 years
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Quando mi sono lasciata nel 2021 dopo 6 anni di relazione e uno e mezzo di convivenza ho smesso di mangiare. Non ho toccato cibo per 20 giorni, vomitavo ogni mattina, finché non ho vomitato anche sangue, sono finita in ospedale. Per me è stato un lutto, ti capisco, ho perso una parte di me, e so per certo che non tornerà più. In passato ho sofferto di DCA quindi avevo paura tornare indietro, avevo paura perdere kg, tornare a rincorrere carboidrati solo per aumentare un po’, quindi mi sono guardata allo specchio e ho pensato “non voglio”, non voglio lasciarmi andare perché una relazione è finita, non voglio tornare indietro perché l’amore che pensavo fosse qualcosa di eterno è finito. Mi sono lavata il viso, ho cambiato abitudini, ho ripreso a mangiare. Sono guarita, ma non subito. Ci è voluto tanto tempo. Lui è e rimarrà una parte fondamentale della mia vita, ma non LA mia vita. Ho sempre pensato di amarlo di più, di dargli più attenzioni, di essere più presente, ed era vero. Succede. A volte penso che non ci sarà nessun altro dopo di lui, ma mi va bene lo stesso, perché ho messo me - finalmente- al primo posto. Ecco quindi cosa devi fare tu, oltre alla psicoterapia, guardati dentro, scrivi, suona, canta, esci, cammina, sfogati, mangia al bar da solo, alzati per vedere l’alba, oppure esci per vedere un tramonto, fai cose che sono piccole ma che ti fanno sentire vivo, perché sei vivo, e finché sei vivo devi dare importanza a te stesso. E tutto il resto viene dopo. Un abbraccio.
Siete anima.
A distanza di mesi sto meglio. La penso di tanto in tanto, ma non più come prima.
Mi ha fatto troppo male (fisicamente e mentalmente) per darle ancora importanza.
È stata una bellissima parte delle mia vita (con alti e bassi) ma ora LUCA è al primo posto.
Mi sto concentrando su me stesso, sto tornando a viaggiare come piaceva a me (che non facevo da anni).
La terapia mi ha aiutato molto, ho ripreso tutti i chili se non di più.
Ho iniziato a concentrarmi sul mio fisico e vedo già dei bei risultati.
Sono tornato ad essere felice, ma ho una grande paura a lasciarmi andare di nuovo.
Per quello ci vorrà tempo, mi conosco.
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freddapaticacinica · 1 year
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Non uscivo più di casa e passando davanti ad uno specchio abbassavo lo sguardo. I centri commerciali, per me, sembravano uno dei gironi infernali danteschi e mentre i miei genitori facevano la spesa io li aspettavo in macchina perché le corsie del supermercato mi facevano paura. Ho smesso di andare al mare e non ho toccato la sabbia per più di 2 anni. Dopo ogni abbuffata nascondevo le carte delle merendine e dei gelati più calorici sul fondo della spazzatura perché vedendole i sensi di colpa sarebbero triplicati. Quella vocina che ti ricorda di aver fallito per l’ennesima volta e quel numero sulla bilancia che, crescendo sempre di più, confermava il tuo non valere nulla. Le smagliature, le maglie sempre più lunghe, le taglie sempre più grandi. Il disdire un appuntamento all’ultimo per l’ansia di non reggere gli sguardi delle persone puntati su quelle cosce troppo grosse. Sull’autobus per andare a scuola non sempre mi sedevo perché se occupavo troppo spazio mi vergognavo. Quelle poche volte che lo facevo, mettevo sempre lo zaino o la giacca sopra quelle gambe troppo grosse. Andavo poco a mangiare a casa delle mie amiche, quelle poche volte, non vedevo l’ora finisse il momento del pranzo. Non mi sono mai goduta una giornata al mare, un pantaloncino corto, una canotta scollata e ho smesso di portare il costume a due pezzi senza pantaloncini a 12 anni. Odiavo il colore bianco perché ingrassava e le righe perché allargavano. Quando mia mamma mi portava a comprare vestiti nei negozi “curvy” o “taglie forti” mi guardavo le spalle perché nessuno mi vedesse, come se stessi per commettere il reato di comprare una taglia XL. Non parlavo di palestra, dieta, peso, calorie e non ho mai preso un panino al bar della scuola. Ho sempre tagliato le etichette delle maglie, dei pantaloni per non vedere e per non farla vedere. Nell’ora di ginnastica non mi sono mai spogliata davanti a tutti ma ero l’unica che andava in bagno anche per cambiare una maglietta. L’ora di ginnastica era la peggiore di tutte, avrei preferito fare 100 equazioni matematiche pur non capendoci nulla. Per non parlare delle staffette, corse a tempo, esercizi di gruppo dove per accoppiarti facevano i paragoni tra i corpi gli uni degli altri. Essere scelti sempre per ultimi nei giochi di gruppo, avere paura di fare foto e paura che ti scattassero foto. Non ho mai scambiato qualche vestito, maglietta o jeans con le mie amiche…a loro le mie cose andavano troppo grandi, a me troppo piccole. In università per non alzarmi davanti a tutti e andare in bagno tenevo la pipì anche 6/7h per poi farla al mio ritorno a casa. Un giorno, in tirocinio, andai a ritirare le divise pulite taglia XXL e la ragazza mi rispose “non le ho, di solito non porta quasi nessuno questa taglia. Non ti va proprio l’XL?”; da quella volta non andai più a prenderle in quel posto dalla vergogna. Essere identificata come “non c’è la tua collega? Quella cicciotta” come se l’essere grassa fosse la mia caratteristica di riconoscimento. E tutto d’un tratto, pezzo dopo pezzo, l’unica cosa che vorresti fare è sparire. Ma come puoi sparire quando occupi così tanto spazio?! Come puoi far sparire il tuo corpo sempre “troppo”?!
Sai, ancora mi capita di abbassare lo sguardo nelle corsie del supermercato. Ancora non ho abbandonato i pantaloncini neri in spiaggia e il colore nero rimane sempre il mio preferito. Mangio ancora il gelato al gusto “sensi di colpa” e insalata con petto di pollo. Ci sono giorni in cui quello specchio è ancora il mio peggior nemico. Giorni in cui certe parole e giudizi fanno ancora tanto male. “Quell’ancora” che non passa e che forse non passerà mai del tutto. Niente si dimentica…ecco perché, ogni volta, fa così male.
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invisible-show · 1 year
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Invisible°Show + Inascolto + Young 'n Town Festival
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Sabato 3 giugno dalle 17:00 ZÖCH - Rare Music Fest
MAPS —-> Clicca qui
> 17:00 Apertura Portone > 17:30 FAKHRADDIN GAFAROF (Azerbaijan) & DAVIDE MARZAGALLI (Italia) > 18:45 ARRINGTON DE DIONYSO (Stati Uniti) & CHRISTIAN MUELA (Italia) > 20:15 NABY ECO CAMARA (Guinea) & PAPIS FALL (Senegal) > 21:15 DJ SET by SMIYYA & MLTNHARP [Servizio bar e ristorazione durante tutta la serata]
Dall’inizio dei tempi i narratori e i poeti osservano gli animali per capire come siano fatti gli esseri umani. Il Bestiario di Zoologia Fantastica risalente al XII secolo riporta una grande varietà di creature affascinanti fra le quali spicca lo Zöch, “uccello a tre teste che costruisce il nido a rovescio e vola all’indietro, perché non gli importa del posto dove va, ma di quello da cui proviene”. Lo Zöch è un essere curioso, si nutre delle tradizioni del mondo e restituisce a chi lo evoca storie e suoni di tribalismo contemporaneo.
17:30 FAKHRADDIN GAFAROF (Azerbaijan) & DAVIDE MARZAGALLI (Italia)
Strumenti tradizionali mediorientali: tar, sai, out, nel, balaban, percussioni, sax e voce. Un paesaggio sonoro dove gli echi di culture lontane giungono al nostro cuore e, attraverso l’arte dell’improvvisazione, si trasformano in una nuova realtà.
18:45 ARRINGTON DE DIONYSO (Stati Uniti) & CHRISTIAN MUELA (Italia)
Clarinetto, scacciapensieri, voce, didgeridoo. Per la prima volta insieme, due sciamani del suono si incontrano per un viaggio sonoro di improvvisazione tribale sperimentale.
20:15 NABY ECO CAMARA (Guinea) & PAPIS FALL (Senegal)
Balafon, percussioni, voci. Musica africana tradizionale e moderna, che unisce le melodie e le suggestioni di due paesi, la Guinea ed il Senegal, dell'Africa Occidentale.
21:15 DJ SET by SMIYYA & MLTNHARP
Membri del collettivo Onosecond che si propone come contenitore di subculture musicali, creato per incanalare, diffondere e amplificare energie inespresse.
N.B. Informazioni utili:
Il programma è confermato anche in caso di pioggia.
Sarà disponibile servizio bar e ristorazione, cascina style.
Ingresso con offerta consigliata di 10€, la vostra offerta servirà per coprire le spese e per  pagare i musicisti.
Per questo evento non è necessaria la prenotazione ma se vuoi dirci che vieni o vuoi chiederci informazioni scrivici, rispondendo a questa email.  
Vi consigliamo vivamente di parcheggiare nelle aree indicate nella mappa, prima di arrivare all’ingresso, civico 6, perché la strada è molto stretta e si rischia di rimanere incastrati. Grazie
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deathshallbenomore · 2 years
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il bar dell’aeroporto è un posto per la mistica contemplazione della malleabilità della vita, che si adatta e cambia più o meno velocemente, esattamente come i voli, che possono impiegarci due ore come anche diciotto - ma l’importante è arrivare a una meta. questo per dire che, se alle 6:54 rompi il cazzo facendo casino, meriti di avere di fianco a te una signora scaramantica convinta del fatto che l’aereo arriverà a destinazione solo se reciterà il rosario per tutta la durata del viaggio
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Il caso da manuale di Porsche 911 992-II GTS T-Hybrid: quando l'elettrificazione va a tutto vantaggio della resa del motore termico
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“Dedico questo mio post alla memoria del dottor Giorgio Lodigiani (1947-2022), storico concessionario Porsche per Piacenza e Pavia, nell’approssimarsi del secondo anniversario della scomparsa (28 settembre 2022)” Stefano Rossi
Nell’ambito dell’automotive stiamo vivendo un periodo di transizione in cui assistiamo da una parte al progressivo declino dei motori termici e dall’altra all’albeggiare dell’era del full electric – un cambio di paradigma di gigantesche proporzione accompagnato, com’è naturale che sia, da un ventaglio di reazioni che spazia dall’ottimistico entusiasmo proprio dei fautori della transizione ecologica al nero pessimismo degli irriducibili laudatores temporis acti. Su un piano poi più razionale e legato ai dati del mercato ed ai problemi incontrati sul campo di battaglia dai Costruttori, non mancano nemmeno le legittime criticità proprie di chi si sta facendo carico, bilancio alla mano, di tradurre in atto siffatta transizione: tempistica e modalità non sono infatti variabili trascurabili nel corso di un paradigm shift – ma preferisco non entrare nel merito della questione per carenza di relativa expertise. Considerazioni generali ed opinioni personali a parte, è un dato di fatto oggettivo che la transizione al full electric ha obbligato i Costruttori ad un virtuoso esercizio di pensiero laterale – foriero di una modalità di progettazione dei motori termici sino ad una decade fa a dir poco impensabile (si prenda il caso del mild hybrid – non è forse vero che certi recenti motori a benzina come, ad esempio, il 1.2 turbo 3 cilindri del Gruppo Stellantis e, soprattutto, il 1.5 turbo 4 cilindri e-TSI del Gruppo VW hanno ottenuto, grazie per l’appunto all’elettrificazione, un tale efficientamento in termini di bassi consumi da confinare il turbodiesel, ed una volta per tutte, ai soli grandi viaggiatori che macinano decine di migliaia di chilometri all’anno?); in taluni casi poi, siffatto esercizio di pensiero laterale, costretto da circostanze esogene più che da virtuosismi green dei Costruttori, ha portato in dote veri e propri colpi di genio da parte dell’ingegneria automobilistica – ovvero, soluzioni tecniche innovative ottenute grazie all’elettrificazione, che sono andate a tutto beneficio della struttura termico-motoristica. L’esempio di Porsche 911 992-II GTS T-Hybrid è un caso da manuale nell’ambito di tale esercizio di pensiero laterale: qui non si è passati dall’otto al quattro cilindri aumentando notevolmente il peso dell’auto per la presenza del guppo batteria plug-in, come è accaduto per altri Costruttori (vedi AMG); qui, al contrario, optando per la soluzione mild-hybrid che ha portato ad un aumento contenutissimo del peso della sportiva teutonica (soli 50 kg in più), i progettisti di casa Porsche sono stati così in grado addirittura di aumentare la cubatura del 6 cilindri boxer, portandola da 3.0 litri a 3.6 litri, e poi di adottare un solo grande turbo – pur senza con ciò dover pagare il caro prezzo del ritardo di risposta (limite intrinseco del puro termico così concepito). Tutto ciò grazie alla componente elettrica: (1) una batteria agli ioni di litio montata sull’avantreno con 1,9 kWh di capacità a 400 Volts, 27 kg di peso e dimensioni paragonabili ad una batteria da 12 V; (2) un motore elettrico montato tra la girante del compressore e la girante della turbina – quindi, ora c’è un solo grosso turbocompressore in grado di lavorare a 1,3 bar (al posto del bi-turbo del precedente modello), e si tratta, nella fattispecie, di un’unità di tipo sincrono a magneti permanenti che arriva sino a 120.000 giri/minuto con 27 CV (20 kW) di potenza erogabile (valore aggiunto ottenuto grazie all’elettrificazione: il ritardo di risposta intrinsecamente legato alle grandi dimensioni della turbina viene ridotto ai minimi termini grazie alla presenza del motore elettrico all’interno del turbocompressore); (3) un secondo motore elettrico sincrono a magneti permanenti da 54 CV (40 kW) e 150 Nm integrato all’interno del nuovo cambio PDK a doppia frizione ad 8 rapporti – con questo secondo motore elettrico, la batteria si ricarica anche quando l’auto rallenta o frena sfruttando sfruttando l’effetto di freno motore dell’elettrico. Va poi aggiunto che l’elettricità.... (prosegue su stefanorossiautomotiveinternational.blogspot.com
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giancarlonicoli · 17 days
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5 set 2024 17:35
"LA CURVA DELL'INTER È UNA POLVERIERA, È PEGGIO DI SAN LUCA..." - L'OMICIDIO DEL CAPO ULTRÀ NERAZZURRO, ANTONIO BELLOCCO, COMPIUTO DA UN SUO "COLLEGA" DI CURVA, ANDREA BERETTA, VA INQUADRATO IN UNO SCENARIO CRIMINALE DI RIVALITA' E FAIDE IN CUI C'ENTRA ANCHE LA 'NDRANGHETA - A MILANO GLI AFFARI VANNO OLTRE I COLORI DELLA MAGLIA: I CAPI ULTRÀ DEL MILAN E DELL'INTER HANNO UN ACCORDO SECONDO IL QUALE GLI INCASSI DEL TRAFFICO DI DROGA, DEI BIGLIETTI E DEI BAR VENGONO SPARTITI A METÀ - L'AGGUATO AL MILANISTA ENZO ANGHINELLI E LA CONDANNA PER TRAFFICO DI DROGA A LUCA LUCCI, QUELLO DELLA FOTO CON SALVINI, LEADER DELLA CURVA ROSSONERA... -
1-IL «DERBY» CON IL MILAN: NIENTE PIÙ SCONTRI, MA INCASSI DIVISI A METÀ LA ’NDRANGHETA E IL BUSINESS DELLA DROGA
Estratto dell’articolo di C. Giu. per il “Corriere della Sera”
Più che i colori delle maglie contano gli anni di carcere e le amicizie. Rivalità sugli spalti, carezze in strada e negli affari. Quel che «ribolle» sugli spalti del Meazza è molto di più di ciò che finora è stato detto e scritto sui gruppi ultrà di Inter e Milan. Perché secondo gli esperti dell’Antimafia milanese il calcio in queste storie non conta nulla.
Anzi, c’è chi partendo da piccole carriere criminali ha potuto scalare le gerarchie delle curve che poi significa diventare il leader, ogni domenica, di un piccolo esercito di 6 mila tifosi. Supporter che si traducono in clienti per il merchandising, per bar e posteggi, ma anche — questo il sospetto — per il traffico di droga.
In una città che ha visto una solida pax mafiosa governare le rotte del narcotraffico e del reinvestimento, dove i calabresi comandano ma siciliani, campani, albanesi e serbi si siedono allo stesso tavolo, «governare» le curve significa gestire il potere.
Prima di essere ucciso nell’ottobre 2022, l’ex capo della curva Vittorio Boiocchi — scarcerato dopo 26 anni di carcere e subito tornato al vertice del tifo — intercettato aveva svelato di guadagnare «80 mila euro al mese con biglietti e parcheggi». Una vicenda rimasta in sospeso, un po’ perché le indagini erano finite archiviate, un po’ perché quelle sul suo delitto hanno poi preso il sopravvento.
[...] Dopo la morte dello «Zio» era stato proprio Andrea Beretta a prendere il suo posto alla balaustra della Nord di San Siro. E a ribadire, intercettato, che ora gli affari «sarebbero stati gestiti da loro». Quali affari? Si parla di parcheggi, bar, estorsioni, ma anche di traffico di droga.
Tutti business che — nelle ricostruzioni degli investigatori — vedono i rossoneri della Sud, con il loro leader Luca Lucci (quello della foto con stretta di mano nel 2018 con l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini), soci al 50%. L’avvento dei «calabresi» non ha cambiato negli ultimi queste dinamiche.
Ha semplicemente mischiato le carte con i gradi criminali di uno come Antonio Bellocco che hanno modificato assetti e ruoli di comando. Si dice che dietro allo strano delitto di ‘u Nanu, ci sia in realtà altro. Forse anche la consapevolezza di Beretta di essere ormai con un piede fuori dallo stadio e l’altro al camposanto. Dinamiche da criminalità organizzata. [...]
Dall’agguato nell’aprile 2019 a Enzino Anghinelli, narcos e ultrà milanista, sopravvissuto a un misterioso agguato nel traffico del mattino in via Cadore. Si disse che dietro ci fossero affari di droga tra ultrà. Anche in questo caso le indagini sono ancora aperte. [...]
2-OMICIDIO BELLOCCO, GLI AFFARI DELLE MAFIE CHE COMANDANO NEGLI STADI: “IN CURVA UNA MINIERA D’ORO”
Estratto dell’articolo di Sandro De Riccardis e Massimo Pisa per “La Repubblica”
Non serviva l’uccisione a coltellate di Antonio Bellocco da parte di Andrea Beretta, a sua volta ferito da un proiettile, per comprendere il clima di tensione che negli ultimi anni avvolge la curva Nord nerazzurra. «Una polveriera», racconta chi conosce spaccature sempre più acute negli ultimi mesi, «ormai era peggio di San Luca», e il riferimento è a dinamiche e faide tipiche di ’ndrangheta, più che di tifo. [...]
L’arrivo dal cuore della Calabria e dal gotha delle famiglie ’ndranghetiste di Antonio Bellocco, da oltre un anno presenza costante nell’organigramma della curva (meno sugli spalti di San Siro), non poteva che acuire tensioni già poco gestibili. Morto Boiocchi, ecco l’irresistibile ascesa di Marco Ferdico, sempre al fianco dell’erede della ’ndrina di Rosarno. Un’amicizia mai nascosta, anzi ostentata.
Fino alle foto che mostrano il leader della curva in compagnia di Bellocco in vacanza, a cene e partite di calcio, persino al battesimo della figlia con l’hastag #padrino. Dell’arrivo di Bellocco in curva, Beretta si era sempre detto contrario. Se il suo spazio a San Siro si era ristretto, complici i numerosi e lunghi daspo collezionati negli anni, lui ha continuato a gestire e a guadagnare dagli incassi sempre maggiori del suo negozio di abbigliamento e merchandising nerazzurro a Pioltello.
Un business di cui avrebbe chiesto conto Antonio Bellocco. Basta scorrere le pagine delle indagini sulla criminalità organizzata per capire il suo spessore criminale e il mondo che rappresenta: condannato in via definitiva per associazione mafiosa nell’indagine Tramonto della procura di Reggio Calabria, è considerato parte «del sodalizio operante in San Ferdinando e facente capo a Giulio Bellocco Giulio e Aurora Spanò», padre (morto di tumore a 72 anni lo scorso gennaio in carcere a Opera al 41 bis) e madre (detenuta con diverse, pesanti, condanne) di Antonio.
Un “nome”, quello dei Bellocco, che fa terra bruciata in curva. Beretta se ne è sempre detto amico, ma intanto deve fare un passo indietro, buon viso a cattivo gioco, indebolito dalla morte violenta del suo sodale. Anche altri gruppi storici perdono potere: finiscono ai margini gli Irriducibili, capeggiati da Domenico Bosa, “Mimmo Hammer”, leader del gruppo di estrema destra degli Hammerskin, che pure vanta solidissime relazioni criminali con il clan Pompeo di Bruzzano e una condanna per estorsione aggravata dal metodo mafioso. [...]
Come l’omicidio di Vittorio Boiocchi sulla sponda rossonera, resta insoluto l’agguato del 12 aprile 2019 a un altro uomo della curva, Enzo Anghinelli, colpito alla testa da un colpo di pistola a Porta Romana, pieno centro di Milano, e vivo per miracolo. Già quel mancato delitto aveva disvelato scenari criminali. La curva «è una miniera d’oro», diceva intercettato il boss della Barona Nazzareno Calajò, che aveva puntato agli affari dello stadio, dove leader indiscusso della Sud resta Luca Lucci, condannato a sei anni e quattro mesi per traffico di droga. [...]
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marmocchio · 1 month
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Stasera mi annoiavo e così ho iniziato il documentario su Raël su Netflix. Avete anche voi l'impressione che ci sia sempre meno roba interessante lì sopra? Io sì. Così dopo mezz'ora, ho stoppato tutto. Ma domani lo voglio continuare. Promesso.
Così, poi mi sono messo al computer a cercare una vecchia collega di lavoro che negli ultimi due anni è scomparsa dai radar. L'ultima volta che l'avevo visto mi aveva detto che siccome non c'eravamo scambiati i numeri (quando lavoravamo assieme me lo aveva proposto, con calma, ma poi si era licenziata da un giorno all'altro rendendo vano tutto questo), era un po' impossibile tenerci in contatto. C'eravamo trovati per caso a un concerto e avevamo parlato mezz'ora. Da allora mai più vista. Ora ho scoperto perché: ha cambiato provincia.
Non farò mai Linkedin perché mi fa male. Ho cercato un vecchio compagno delle superiori, quello che doveva essere bocciato perché veniva 1 giorno sì e 3 settimane stava al bar. Adesso, grazie alle poche info che posso vedere è un ispettore di lavoro. E lavora tra l’altro in una azienda del mio paese. Così, per dire che si è riscattato. E io invece sono disoccupato e invalido. Cioè, meglio se la gente non sappia di me, soprattutto i vecchi compagni. Sono invidioso, comunque? Sì.
Visto che ero in vena di ricerche, ho cercato anche la mia vecchia psichiatra, ma risulta ancora assegnata al vecchio lavoro. Posto da cui è andata via senza dare un avvertimento e un po' questa cosa me la sono legata al dito. Nei vari collegamenti ho trovato anche il mio primo psichiatra, quello che mi aveva dato senza problemi le prime pilloline magiche. Le prenderai solo per 6 mesi, poi basta mi disse. Sono passati sei anni. Un po' lo odio. Ho cercato anche il mio psicologo attuale, perché alla fine lui sa tutto di me e io poco di lui. Gli hanno hackerato Facebook. Adesso la sua foto profilo è di una tettona in costume. Non glielo dirò comunque.
Facebook non ce l'ho ufficialmente dal 2017. Ufficiosamente dal 2021. Perché, dopo esser stato senza per 3 anni, l'avevo rifatto per trovare lavoro e essere presente nel caso mi chiedessero un contatto, ma poi il covid aveva tirato fuori le peggio cose dalla gente. E allora mi ero cancellato definitivamente. Ora, in certi momenti, mi verrebbe la voglia di rifarmi il profilo, solo perché in quel posto c'ero stato bene, fino a quando è durata. Ma devo resistere e non cedere alla tentazione.
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🍹BAR RENÉ. LUCCA Stasera Aperitivo qui. Buffet. Per noi restiamo leggeri che poi si cena bel taglierino di salamino patatine e noccioline. Posto come sempre vero e autentico come le persone che lo frequentano. Barini di periferia sempre valori italiani. 👉 Bar Rene 🎯 Bar 📍Via di Tiglio 417 San Leonardo in Treponzio. Lucca 💶 Negroni Aperitivo Buffet 6 € ☎️ 349 8356238 🍹
www.facebook.com/share/p/dhfUMSCivaoUa6Kk/
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capixabadagemabrasil · 2 months
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Os Lugares para Visitar em Copacabana - Copacabana, um dos bairros mais icônicos do Rio de Janeiro, é conhecido por sua famosa praia, vida noturna vibrante e cultura rica. Além de sua renomada orla, Copacabana e suas proximidades oferecem uma variedade de atrações que combinam história, beleza natural e experiências gastronômicas únicas. Se você está planejando uma visita à região, aqui estão alguns dos melhores lugares para explorar enquanto estiver por lá. Forte de Copacabana O Forte de Copacabana, localizado no Posto 6, oferece uma mistura fascinante de história e vistas deslumbrantes. Funciona de terça a domingo, das 10h às 18h, com entrada gratuita às terças-feiras. O ingresso custa R$ 10 nos demais dias. Além de seu valor histórico, o local abriga a tradicional Confeitaria Colombo, onde você pode desfrutar de um café ou refeição com uma vista privilegiada da Praia de Copacabana e do Pão de Açúcar. Ver essa foto no Instagram Uma publicação compartilhada por Debora Freitas (@batendopernaoficial) Arpoador O Arpoador, situado entre Ipanema e Copacabana, é famoso por suas vistas espetaculares do pôr do sol. É um lugar ideal para relaxar, praticar surfe ou simplesmente apreciar a beleza natural do Rio de Janeiro. A entrada é gratuita e o acesso é fácil, tornando-o um ponto de parada obrigatório para quem visita a cidade. Ver essa foto no Instagram Uma publicação compartilhada por Pejota | Guia de Turismo e Fotógrafo RJ (@pejota23) OK Gastro Bar Se você procura um local para relaxar e desfrutar de bons drinks em Copacabana, o OK Gastro Bar é a escolha perfeita. Localizado na Avenida Atlântica, a apenas duas quadras do palco da Madonna, este bar oferece um ambiente seguro e agradável. É uma excelente opção para quem quer curtir a atmosfera de Copacabana sem estar no meio da multidão. Recomenda-se fazer reservas pelo Instagram oficial do estabelecimento. Ver essa foto no Instagram Uma publicação compartilhada por Rayssa Bonates (@rbonates_) Forte Duque de Caxias No final da Praia do Leme, o Forte Duque de Caxias oferece uma vista panorâmica de Copacabana e é uma visita que vale a pena. O forte funciona de terça a domingo, das 9h30 às 16h, e proporciona uma experiência rica em história militar brasileira, além de ser um ótimo ponto para fotografias. Ver essa foto no Instagram Uma publicação compartilhada por Celle Moreira | UGC creator | Rio, moda & viagens 🫶 (@cellemoreira) Conclusão: Visitar em Copacabana Copacabana e seus arredores são uma verdadeira celebração da diversidade cultural e natural do Rio de Janeiro. Desde a rica história militar do Forte de Copacabana e do Forte Duque de Caxias até as vistas deslumbrantes do Arpoador, cada local oferece uma experiência única que cativa visitantes de todas as idades. O Forte de Copacabana não apenas preserva a história, mas também proporciona momentos de tranquilidade na Confeitaria Colombo, com uma vista espetacular da orla e do Pão de Açúcar. O Arpoador, com seu famoso pôr do sol, é um refúgio para os amantes da natureza e do surfe, sendo um dos pontos mais fotografados da cidade. Para aqueles que preferem uma experiência mais urbana e descontraída, o OK Gastro Bar oferece um ambiente seguro e sofisticado para desfrutar de drinks e da vibração única de Copacabana. Já o Forte Duque de Caxias, no Leme, oferece uma perspectiva panorâmica do bairro, além de um mergulho na história militar brasileira. Se você está planejando uma visita ao Rio de Janeiro, não deixe de incluir esses locais no seu roteiro. Cada um deles proporciona uma nova maneira de ver e viver Copacabana, revelando camadas da cidade que muitos turistas acabam não conhecendo. Será que você consegue descobrir o que mais Copacabana tem a oferecer? Praia das Toninhas em Ubatuba, São Paulo
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