Tumgik
#Carlo Leva
thebutcher-5 · 4 months
Text
Il gatto a nove code
Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo continuato a parlare dei film animati della DreamWorks, arrivando non solo al loro settimo lungometraggio ma anche al loro ultimo film con tecnica tradizionale ossia Sinbad – La leggenda dei sette mari. La storia parla di Sinbad, un pirata che dopo essere caduto in mare viene salvato da Eris, dea della discordia, che gli…
Tumblr media
View On WordPress
2 notes · View notes
miau-meow-miau · 2 months
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
“Eu me apeguei bastante às galinhas da Marnie.”
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
As galinhas do Shane... bom, o que falar das galinhas do Shane... claramente elas são um ponto de conforto para ele, em meio a todo caos dentro de sua cabecinha cuidar das galinhas é algo que lhe faz bem, melhor que se encher de cerveja.
Ao longo do jogo ele nos fala inúmeras vezes delas, até mesmo leva o Carlos para casa quando se casa, e gente... ele cria galinhas especiais azuis!! Eu acho isso incrível.
Quando não estamos bem, muitas vezes nos agarramos em certas tábuas de salvação para nos sentirmos melhor, o Shane claramente usa a bebida para isso, mas é maravilhoso ver que além da bebida ele também cria galinhas, chega a ser fofo ver ele falando dos animais e o seu amor por elas, porque mesmo que ele as vezes pareça se odiar ele ainda se preocupa e cuida delas.
Conforme vemos seu progresso contra a bebida, é interessante pensar que nesse tempo extra ele pode estar cuidando das galinhas, estar cercado por animais que o amam e que ele os ama. Se pararmos para pensar, as galinhas não são apenas parte do que fazem o Shane ser ele mesmo, mas também elas são parte do que o ajuda a melhorar.
Quando estamos em situações parecidas com a do Shane, esses pequenos passos são importantíssimos para uma melhora, além de que qualquer ação fora daquela espiral de sentimentos ruins é algo de grande importância. O Shane cuidar das galinhas é um passo gigantesco em seu processo, elas o confortam, elas são um sinal de melhora, ao longo da vida nós arranjamos nossas "galinhas azuis" em nosso próprio processo, seja cozinhar, pintar, ter um animal de estimação, fazer jardinagem, o que for, nós temos nosso lugar de conforto, ele também.
33 notes · View notes
moonyvali · 1 year
Text
LA MALATTIA TERMINALE
"Sta muovendo qualche onda l'esclusione del fisico Carlo Rovelli dalla cerimonia di apertura della Fiera del Libro di Francoforte, cui era stato precedentemente invitato. La colpa di Rovelli è stata quella di contestare – peraltro in modo argomentato - le scelte del governo rispetto al conflitto tra Russia e Ucraina.
Avendo fatto parte Rovelli fino a ieri del novero degli “accreditati” dal sistema mediatico, questa volta si è inarcato persino qualche sopracciglio nella borghesia semicolta, nei lettori di corriererepubblica e fauna affine. Purtroppo a quest’influente fascia della popolazione sfugge del tutto la gravità di ciò che accade da tempo, come un andamento sotterraneo, continuo, capillare.
C'è una linea rossa continua che si dipana nella gestione dell’opinione pubblica occidentale da anni e che ha subito un’accelerazione dal 2020. È una linea che si lascia vedere in superficie solo talora, come nella persecuzione di Assange (o Manning, o Snowden, ecc.) fino a censure minori, come quella assurta oggi agli onori delle cronache. Il senso profondo di questo movimento sotterraneo è chiarissimo: perseguimento della verità e gestione del discorso pubblico in occidente sono oramai indirizzi incompatibili.
A Rovelli viene imputato qualcosa di imperdonabile, ovvero di aver tradito l’appartenenza alla cerchia degli onorati dalle élite di potere, mettendole in imbarazzo. Questo non può e non deve accadere. Oggi il discorso pubblico ha il permesso di oscillare tra due poli, a un estremo la polemicuzza innocua e autoestinguentesi sull’orsa o la nutria di turno, all’altro i rifornimenti di munizioni alla linea dettata dal capo, cioè dalla catena di comando a guida americana dietro al cui carro - sempre meno trionfale - siamo legati.
Per le verità più pesanti e pericolose vige l’ordine di distruzione, come evidenziato dal caso di Assange la cui vita è stata distrutta per segnare un esempio e un ammonimento a qualunque altro soggetto eventualmente incline alla parresia. Per le insubordinazioni minori (tipo Rovelli, Orsini, ecc.) basta la caduta in disgrazia presso i cortigiani, che si riverbera in censure, piccoli ricatti silenti, e poi in discredito, blocchi di carriera, ecc.
Tutto ciò si condensa in una sola fondamentale lezione, una lezione implicita che il nostro intero sistema di formazione delle menti, giornali, televisioni, scuole, università, ecc. consapevolmente o inconsapevolmente implementa: “Tutto ciò che è discorso pubblico è essenzialmente falso.”
Questa è la lezione che i giovani ricevono precocemente e da cui traggono tutte le conseguenze del caso, in termini di disimpegno e abulia. A tale lezione si sottrae solo in parte qualche parte della popolazione meno giovane, in cui si agita ancora l’illusione di aspirazioni passate (“partecipazione”, “democrazia”, ecc.).
La “realtà” in cui ci troviamo a nuotare funziona però secondo il seguente ferreo sillogismo:
1) Tutto ciò che abbiamo in comune gli uni con gli altri come cittadini, come demos è il discorso pubblico mediaticamente nutrito;
2) Ma quel discorso pubblico è oggi puramente e semplicemente menzognero (o schiettamente falso, o composto di frammenti di verità ben selezionati, funzionali a creare uno desiderato effetto emotivo);
3) Perciò non c'è più nessun possibile demos, nessun possibile discorso pubblico, e dunque nessuna leva perché un’azione collettiva possa cambiare alcunché. Mettetevi il cuore in pace, si salvi da solo chi può.
In questa cornice peraltro si staglia per interesse l’atteggiamento dei superdiffusori di menzogne certificate, dei mammasantissima dell’informazione e del potere, attivissimi nel denunciare ogni eterodossia sgradita come “fake news”. E così ci troviamo di fronte allo spettacolo insieme comico e ripugnante dove i comandanti di corazzate dell’informazione chiedono il perentorio affondamento di canotti social per non aver benedetto abbastanza l’altruismo di Big Pharma, o per essere stati teneri con Putin, o per non aver rispettato l’ultimo catechismo politicamente corretto, e così via.
Viviamo in un mondo in cui la menzogna strumentale è oramai la forma dominante della verbalizzazione di interesse pubblico.
C'è chi vi reagisce con mero disimpegno rassegnato; chi si chiude angosciato nella propria stanza tipo hikikomori; chi cerca paradisi artificiali in pillole; chi accetta il gioco cercando di usarlo per tornaconti a breve termine (perché nessun altro orizzonte è disponibile); c'è chi cade in depressione; chi impazzisce; c'è chi ogni tanto spacca tutto per poi tornare a battere la testa contro il muro della propria cella; e c'è chi sviluppa quella forma particolare di pazzia che sta nel lottare disarmato contro i giganti sperando si rivelino mulini a vento.
Sul fondo fluisce la corrente della storia dove il nostro vascello occidentale ha preso un ramo digradante e con inerzia irreversibile accelera verso la cascata. Una volta che la parola pubblica ha perduto la propria capacità di veicolare verità, ridarvi peso è impossibile. Ogni ulteriore parola spesa per correggere le falsità del passato, se raggiunge la sfera pubblica viene per ciò stesso percepita come debole, logora, impotente. La società che abbiamo apparecchiato è una società senza verità e togliere la verità al mondo sociale significa condannarlo ad una malattia terminale. Quanto dureranno gli scricchiolii, quanto la caduta di intonaci, quanto le infiltrazioni d’acqua, quanto resisteranno ancora gli spazi abitabili sempre più ristretti, questo non è facile prevedere, ma un mondo senza verità è un mondo senza logos, e non può che sfociare in quella dimensione dove le parole sono superflue perché violenza e morte ne hanno preso il posto."
Andrea Zhok
38 notes · View notes
sambigliong · 9 months
Text
L'INFAME DEI DUE MONDI
Questa è la "lettera scritta" da Giuseppe Garibaldi, o per meglio dire Joseph Marie Garibaldì, che 2 giorni prima di morire inviò al professor Carlo Lorenzini, meglio conosciuto come Carlo Collodi. E' tratta dal romanzo "Le confessioni di Joseph Marie Garibaldì", di Francesco Luca Borghesi.
«Illustrissimo professore Carlo Lorenzini,
Scrivo con rispetto e gratitudine a Voi che decideste di farmi cosa grata riportando le mie memorie al popolo di una penisola che mai amai come avrei potuto, che mai difesi come avrebbe meritato.
Una penisola che non fu mai e mai sarà la mia patria.
Una penisola meravigliosa che io non solo non unificai, se non unicamente al nome, ma che addirittura divisi, e, per mia colpa, divisa sarà per sempre.
[...] codesto giorno, trentuno maggio ottantadue del secolo milleottocento, sono a ricordare la mia vita trascorsa, in attesa che venga definitivamente compiuto il mio destino [...] forse non temo neppure: diciamo che attendo che presto sia fatta giustizia e chi mai può sapere se dopo la morte vi sarà giustizia?!
Voi infatti penserete che io sia felicemente italiano: se così fosse le sorprese non vi mancheranno.
Se vi aspettavate un patriota, troverete un avventuriero.
Se vi aspettavate un probo, troverete un dissoluto.
La spedizione dei mille fu realmente la più vile porcata che il suolo della penisola possa aver mai vissuto e, a questo punto, spero che mai sia costretta a rivedere.
La mia vita era rivolta alla ricerca di fama e ricchezza: mi venne in mente di unificare l'Italia in quanto sarei potuto diventare potente e ricco.
Cercai appoggi, soldi e falsi ideali su cui far leva e trovai qualcuno che, dopo avermi usato, mi mise da parte.
Diciamo subito e senza giri di parole: il patriottismo in Italia non è mai esistito.
Mi ricordano tutti come il patriota Giuseppe Garibaldi, ma queste sono voci, magari leggende, ma certamente menzogne.
Mi chiamo Joseph Marie Garibaldi e, contrariamente, a quanto pensano molti, sono e mi sento francese".
* VA PRONUNCIATO COSI: Joseph Marie Garibaldì (accento sulla i finale)
Tumblr media
15 notes · View notes
seadem-on · 2 years
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Finally visited the Sad Hill cemetery today! It was incredibly hot and completely empty of people. It felt like a dream to walk across Sad Hill - the place where in 1966 the final showdown of the Good the Bad and the Ugly was shot. You can understand the grandiosity of the director’s vision there. The genius of Sergio Leone and the mastery of his collaborators Carlo Simi and Carlo Leva lives on.
136 notes · View notes
catholicpriestmedia · 5 months
Text
Tumblr media
"The Son of God became man for our salvation but only in Mary and through Mary." - #SaintLouisdeMontfort #ChristmasOctave
📷 Mother Mary with Child Jesus / Juan Carlos Leva via #Pexels. #Catholic_Priest #CatholicPriestMedia #CanvaPro
6 notes · View notes
selektakoletiva · 11 months
Text
MARCELO D2 E A ANCESTRALIDADE DE FUTURO!
Tumblr media
Com 13 discos de estúdio na bagagem - 4 com o Planet e 9 em carreira solo - já né segredo que Marcelo D2 ocupa um espaço notório na música popular e na cultura Hip-Hop pelo mundão. Acontece que em seu novo trabalho, ele ultrapassa barreiras, fura otas bolhas e se consagra ainda mais como um dos grandes arquitetos da música brasileira.
Intitulado "IBORU, Que Sejam Ouvidas Nossas Súplicas", Marcelo D2 nos leva por uma jornada musical de puro suingue, com o afrofuturismo batendo na alta, como sempre falara Chico Vulgo.
O disco começa com a voz de Wander Pires te transportando pra avenida quase que espontaneamente. 'Por baixo', numa crescente, um instrumental drumless do lendário Barba Negra (aka O Terrível Ladrão de Loops), versos afiados de D2 e uma fala de sua coroa. Apenas o início de uma saga que vai flutuando entre a boniteza e a concretude dos fatos como são. Trazendo a beleza da crueza e do povo, como o timbre de Nega Duda que vem logo em seguida. A genuína cultura de rua e dos morros, favelas e do subúrbio carioca.
Das rodas que varam da noite ao clarão do dia; ad infinitum. Os terreirões de Umbanda e Candomblé, os Bate-Bolas, Rosinhas e Malandros que transitam pelas ruas encantadas de um Rio de Janeiro que não passa na retrospectiva da Globo, não está nos trends, ou em capas de jornais. Essas são algumas das várias personas carioca que inspiram IBORU. Que inclusive, dia 28 deste mesmo mês de Junho, ganhará seu complemento audiovisual. Um curta que contará a história fictícia do encontro de João da Baiana, Clementina de Jesus e Pixinguinha, nos idos dos anos de 1923. O curta, assim como a estética do disco, foi toda assinada pela mágica Luiza Machado e o próprio Marcelo, diálogo que vem ampliando ainda mais a arte do rapper carioca. A produção fica por conta da produtora da família D2 - PUPILA DILATADA.
Tumblr media
youtube
O elenco de músicos e compositores de "IBORU, Que Sejam Ouvidas As Nossas Súplicas", chega a ser baixaria de tanto talento junto. A começar pela cozinha, composta por bambas da velha escola e da nova geração, tudo junto e misturado; Marcio Alexandre, Zero, Miúdo, Jorge Luiz, João e Marcelinho Moreira. Nas cordas, temos João Lopes (banjo), Maycon Ananias (cordas geral), Gabe Noel (violoncelo), Wanderson Martins e o craque Rodrigo Campos (ambos no cavaquinho). Violões de 6 e 7 cordas, no nome de Kiko e Fejuca, camisa 10 que contribui também batucando no couro e arranjando no cavaco.
Nos sopros, Thiago França (sax), Marlon Sete e Pedro Garcia no trombone e voz. Na bateria, o novo expoente da bateria brasileira, Thiaguinho Silva. O côro é comandado pela Luiza Machado, sua parceira de vida e arte, que entoa unissomo com as vozes de Jussara, Jurema, Hodari, Betina, Luiza e Camila de Alexandre, e o talentoso Luccas Carlos.
Falando em voz e coro, vale ressaltar a parceria louvável entre Luiz Antonio Simas e Marcelo D2. Desde o último disco de estúdio com intervenções e trocando prosas juntos sobre ancestralidade, resistência e identidade. Também estão no catálogo grandioso de compositores João Martins, Inácio Rios, Diogo Nogueira, Igor Leal, Fred Camacho, Neném Chama, Carlos Caetano, Márcio Alexandre, Cabelo, Douglas Lemos, Moa Luz e Otacilio da Mangueira. É mole?
Tumblr media
Todo esse time consegue criar uma atmosfera de uma vibração coletiva incrível, que dialoga o asfalto com o morro de uma forma ímpar. O grave do surdão e do 808 suingando com o hihat, que por sua vez unifica-se com as palmas e o tamborim... isso é o Nave e mais uma sequências de beats absurdos. Uma parceria que já vinha dando certo desde "A Arte do Barulho". E pelo visto, continua. Numa parceria luxuosa que vem se estreitando nos últimos anos, Nave e Kiko Dinucci - que traz suas picotadas lombradas, guitarras levemente sujas, uma viola elegantíssima - se entendem em grau, número e frequências.
A produção é algo instantaneamente clássico - o que já faz pensar nesse disco do OGI que vem aí. Mas isso é papo de futuro, pra outro momento.
Ah, jamais podemos esquecer de mencionar a co-produção e mixagem, que ficou na assinatura de nada mais/nada menos que o gênio e cumpade de longa data de Marcelo, Mario Caldatto. É óbvio que a qualidade de sempre foi entregue.
Dito isso e abordado o time, agora vamos as participações; Nega Duda, Metá Metá, BNegão, Mumuzinho, Alcione, Xande de Pilares, Zeca Pagodinho e o imortal Mateus Aleluia. Há homenagens a Romildo Bastos (Padre Miguel) e mestre Monarco (Portela) a sua maneira afrosambadélica.
Essa fusão chega ao ápice quando IBORU traz a cultura Hip-Hop pra dentro duma quadra de Padre Miguel com adlibs de Westside Gunn em um partido alto feito de beats, palmas, trombone e guitarra. Ou com um batuque e naipe de sopros junto a MPC, como fez no seu último trabalho com Um Punhado De Bambas no Cacique de Ramos - que aliás, outro excelente trabalho que transcende as fronteiras convencionais e cria uma experiência auditiva e cativante, como faz novamente nesse trabalho.
Tumblr media
É junto de baluartes, ídolos e bambas que D2 aprendeu boa parte do que sabe do samba. Zeca e Arlindo são reverenciados em mais de um momento do disco. Beth, João Nogueira, Dona Ivone, Luiz Carlos, Candeia, Cartola, Martinho, Paulinho e o pessoal do Fundo de Quintal. Entre muitos outros. É bonito ver o artista em seu auge, com a pura satisfação de fazer o que gosta, evoluindo e não se prendendo a velhos chavões e modos operandi. Além de toda essa gratidão de quem aprendeu com os verdadeios movimentadores da massa e da cultura popular.
E se você se pergunta da outra parte, nunca se esqueça que antes de D2, era o Sinistro, com sua vivência pelas quebradas do mundaréu. Rio 40 graus. De Padre Miguel, Cascadura, Madureira, do Andaraí, Humaitá e das vielas do centrão. Lapa, Gamboa, Cinelandia. Vivência que Peixoto teve nos camelos com seu camarada Skunk. Das chamas que circundavam a capital carioca nos anos 90.
No final, "IBORU" vai além do siginificado em iorubá, do Ifá, e muito mais do que título de disco ou uma simples combinação de gêneros musicais; é uma verdadeira celebração da diversidade e da riqueza da cultura brasileira. Destaca temas relevantes e urgentes, como a desigualdade social e a resiliência das comunidades marginalizadas. Ancestralidade de futuro.
Ao mesmo tempo e paralelo a concretude lírica e dos batuques de fine estirpe, a nuance abstrata das melodias se faz valer em loops, samples e um instrumental finesse. A sinestesia e o campo lúdico do disco é forte, e isso tem muito a ver com o imaginário popular, fé e outros pagodes da vida que circundam a vida do brasileiro - que assim como Marcelo, se recria e se renova a cada nova batalha. "Provando e comprovando a sua versatilidade", já diria seu saudoso amigo Bezerra da Silva, que eu sei que assim como os outros bambas mencionados aqui neste texto, no disco, e durante a vida do Sinistro, também benzeu e abençoou "IBORU" até vir ao mundo terreno, há uma semana atrás, dia 14 de Junho.
E faz uma semana que é festa no Orum...
youtube
ALÔ, MEU POVO! A HORA É ESSA!!!
8 notes · View notes
alexar60 · 2 years
Text
Voyage dans le temps
Tumblr media
C’est une de ces histoires difficiles à raconter. Tout simplement parce qu’elle est invraisemblable
Mon grand-père a vécu son enfance à Questembert dans le Morbihan puis il partit faire ses études à Rennes. Il logeait une petite chambre qu’il partageait avec un autre étudiant de sa ville natale. Le soir, il avait pris l’habitude de se promener le long des quais de la Vilaine. Très souvent, il s’arrêtait pour écouter un violoniste. Le musicien n’était pas toujours présent. Les cheveux en bataille, toujours mal fringué, il apparaissait comme un vagabond et jouait sans jamais réclamer d’argent. D’ailleurs, si on lui offrait une pièce, il refusait catégoriquement. Par contre, il acceptait un verre de bière ou juste un verre d’eau. Ainsi, il jouait pendant une heure ou deux, égayant la nuit venue à l’aide de sa musique. Mon grand-père disait qu’il avait vu les étoiles danser au son de son violon.
Quand il me parlait de cet  homme, où plutôt de sa musique, il avait toujours les yeux qui pétillaient. Il écoutait, appréciait. Il disait qu’il était plus que musicien, il était magicien. Ensuite, le joueur de violon partait, disparaissant dans les rues pleines de sombre. On ne le revoyait apparaitre qu’au même endroit et à la même heure.
Un jour, mon grand-père lui adressa la parole. Il avait de nombreuses questions mais il ne reçut que peu de réponses. L’homme n’était pas très causant. Il préférait jouer ses airs de musique. Avec lui, on partait dans le passé avec Mozart, Beethoven, Vivaldi ou Haendel. Mais il y avait aussi de nombreuses chansons et airs originaux. Dans ces cas, mon papy essayait de les retrouver.
Les années passèrent. Mon aïeul quitta Rennes pour Dieppe où il rencontra ma grand-mère. Puis, ils se marièrent et déménagèrent à Nantes. La famille s’agrandit avec trois enfants. Plus tard, les petits enfants… Bref, la vie. Durant mon enfance, mon ancêtre s’amusait à siffloter quelques musiques dont il gardait le souvenir. Il parlait de temps en temps de cet homme qui bouleversa sa vie. D’ailleurs, il s’était mis à la musique jouant du mieux qu’il pouvait du piano et du violon. Il disait toujours qu’il était moins bon que le clochard de Rennes.
Je me souviens d’un jour. C’était pendant les grandes vacances durant mes six ans. La télévision diffusait une émission de variété organisée par les Carpentier. Les invités étaient toujours les mêmes, Joe Dassin, Johnny, Carlos, Gainsbourg, Sardou et j’en passe. Un sketch débile puis Julien Clerc entra en scène. Il chanta « ma préférence » pour la première fois. Mon grand-père se leva, troublé par la musique. « Je la connais » affirma-t-il. Je l’ai entendu il y a longtemps. Je garde encore en mémoire le visage perturbé de mon grand-père.
Durant la semaine, pendant un repas de famille, il parla de cette chanson avec son frère. Je les écoutais se questionner sur la mélodie qui, d’après mon grand-père, était déjà joué lorsqu’il était étudiant. Mon grand-oncle resta muet avant de rappeler que ce n’était pas la première fois qu’il avait cette sensation d’avoir entendu une chanson récente. Ils restèrent sans réponse, puis ils parlèrent d’autre chose.
Quelques années plus tard, je passais mes premières vacances à Rennes. Je marchai avec mes parents pour rejoindre l’appartement d’un oncle. Pour faire vite, nous nous retrouvâmes à longer la Vilaine. C’est alors que nous entendîmes une magnifique chanson jouée au violon. A l’angle d’un pont, un homme à l’air débraillé jouait du violon. Autour de lui, quelques personnes écoutaient, le visage enthousiaste et ravi par l’harmonie des notes de musique. Malgré la nuit tombée, nous nous arrêtâmes pour apprécier les mélodies. Un homme voulut déposer quelques pièces. Dès lors, le musicien arrêta de jouer et signala qu’il n’était pas ici pour ça, mais pour apporter un peu de beauté dans notre triste monde. Puis il recommença de gratter son violon faisant apparaitre des musiques venues d’ailleurs. L’homme joua pendant une bonne heure avant de ranger son instrument et de partir. Juste avant, ma mère eut la bonne idée de le prendre en photo.
Lorsque nous retournâmes finir nos vacances chez mes grands-parents à Nantes, ma mère profita pour faire développer les pellicules prises à Rennes. Elle les récupéra, et nous nous amusâmes à les regarder. Je me moquai de ma petite sœur, nous trouvâmes quelques photos jolies. Je me suis fait enguirlander pour avoir fait une grimace sur l’une des photos. Mon grand-père prenait plaisir à les regarder se souvenant des rues qu’il côtoyait durant sa jeunesse. Soudain, il eut un choc en découvrant le portrait du violoniste. C’était exactement le même musicien qu’au temps de sa période étudiante. Il n’avait pas changé ; le même visage, le même regard, le même manteau vieux et abimé.
Mes parents assurèrent qu’il devait être un descendant de cet homme que mon ancêtre appréciait tellement. Il garda longtemps la photo dans la main, les yeux brillants, le regard dans le doute. Le soir, il partait à Rennes. Nous le revîmes que deux jours avant notre départ.
Lorsqu’il rentra, il posa son sac dans la salle de bain. Ma grand-mère demanda si son séjour s’était bien passé. Il répondit par un « excellent et stupéfiant ». Il n’ajouta rien de plus et reprit ses petites habitudes. Il s’assit ensuite dans son fauteuil et lit le journal du jour. Il semblait heureux et sifflait un air que je ne connaissais pas. « Alors, c’était lui ? » chuchotai-je en passant à côté de lui. Il haussa les sourcils et se mit à sourire. Puis il tourna une page du journal. Le soir, il proposa d’aller manger au restaurant. Surprise, ma grand-mère s’interposa en expliquant qu’elle préparait un gigot. « On n’a à peine dix ans encore à vivre ensemble ! » exclama-il mettant soudainement un léger malaise. Puis il me regarda et dit brusquement : « Quand tu seras plus grand, méfie-toi d’une certaine Hélène. Elle te rendra malheureux. » « Et toi, dit-il à ma sœur, tu auras une très belle famille ». Nous le regardâmes prendre son blouson et sa casquette avant d’ouvrir la porte et de nous presser à nous habiller.
Personne ne comprit les propos de ce jour, jusqu’à ce que je retourne à Rennes pour un voyage chez des amis. Je venais de divorcer de la mère de mes enfants. Hélène était partie avec un autre. En fait, c’était le père de mon troisième. Je ne vais pas éterniser sur cette histoire. Je longeai la Vilaine après avoir rendu visite à des cousins. La nuit était merveilleusement étoilée et même s’il on était en hiver, je n’avais pas la sensation de froid. Je regardai la lune refléter dans l’eau de la rivière lorsque j’entendis un étrange air de musique. A une centaine de pas, je vis un homme en train de jouer du violon. Quelle fut ma stupéfaction que de reconnaitre celui qui jouait déjà quinze ans auparavant. Il jouait, le regard emporté par sa mélodie. Je m’arrêtai, écoutant une musique à la fois douce et puissante. Il jouait si bien que les passants ne pouvaient que s’arrêter. Il joua encore deux chansons et s’arrêta en souhaitant à tous une belle nuit. Il rangea son violon et changea de trottoir, s’enfonçant ensuite dans une ruelle. Je le regardai avec curiosité. J’étais intrigué par cet homme qui semblait vaincre le temps.
Tout à coup, je reconnus une voix derrière moi. « Et maintenant ? Nous allons où ? ». Je me tournai et me trouvai à quelques mètres d’un duo que je connaissais. L’un était ce violoniste qui venait de partir dans le sens inverse, l’autre était mon grand-père décédé depuis cinq ans. Sur le coup, il ne porta pas attention à ma présence et suivit le musicien qui parlait à voix basse : « Tu en as assez vu, nous retournons à ton époque ! ». Ils passèrent devant moi. Je croisai le regard de mon aïeul et compris en voyant son sourire qu’il ne pouvait pas me parler. Les deux hommes prirent le même chemin que le musicien. Je décidai de les suivre, mais ils disparurent dans la partie la plus sombre de la ruelle.
Je restai à observer cette rue étroite. Je cherchai une éventuelle issue. Seulement je ne trouvai rien qui pouvait cacher quelqu’un, ni lui permettre de quitter la ruelle, sans être vu. Dès lors, je retournai chez mes amis et depuis, je reste persuadé que mon grand-père a vécu un voyage dans le temps.
Alex@r60 – juillet 2022
30 notes · View notes
aeramoraldossemideuses · 10 months
Text
Marcando datas para melhor compreensão dos efeitos que alteram as condições climáticas no Brasil e pelo mundo.
No dia 2 de julho, o planeta foi atingido por uma forte massa coronal. Alguns corajosos cientistas já nos disseram que as mudanças climáticas não são efeitos originados da poluição. Lembro que postei algo dizendo que um vulcão solta gases no planeta na proporção muito maior que a quantidade liberada por anos dos automóveis, por exemplo. Professor e Oceanógrafo Luiz Roberto Poghetto, em uma de suas apresentações, ele afirma que é muito pouca a interferência humana, confirmada também pelor outros mestres, como Luiz Carlos Molion ou o pesquisador é professor da USP Ricardo Felício.
https://youtube.com/@NoseoUniverso
O corpo humano, diferente de outros animais que estão condicionados à sentir certas frequências que nós não percebemos, precisa preparar-se para traduzir certas reações físicas que acontecem em nosso corpo, quando essas frequências rasgam a atmosfera na superfície.
Se você é de SP e não sentiu os tremores, pelo menos ouviu falar que isso aconteceu duas vezes este ano. Para uma região do planeta que está fora das falhas geológicas, não é estranho a ocorrência de tremores nesse curto espaço de tempo?
E não são só os tremores que estão acontecendo no Brasil. Temos um Ciclone fora de época incomodando a região Sul do país. Estamos acostumados a assistir esses eventos durante o fim da primavera e no verão.
No mundo, outros eventos estão acontecendo de forma extraordinária, principalmente no hemisfério norte, são tempestades, vulcões, tornados, furacões, nevascas, em níveis extremos, cada vez piores.
A culpa, claro é do El Niño ou La Nina, e sempre é dito que o homem é o causador!!! Não dá para acreditar. A causa desse aumento de fenômenos são outras. Há diversos fatores externos que estão mudando os padrões do campo magnético da Terra. E qualquer mudança significativa em nossa estrela guia, irá interferir em todo o nosso Sistema Solar. Infelizmente, querem desviar isso de nós.
Tumblr media Tumblr media
Notem, no gráfico dos ventos há uma janela que leva o ar quente em direção ao RS e SC. Os ventos mais fortes são marcados de verde, justificando o calor significativo para essa faixa do Sudeste. Por isso os meteorologistas e a defesa civil estão alertando sobre esse grande ciclone que se formou ainda em terra, atingindo em cheio o sul que provavelmente empurrará essa frente fria para o sudeste.
Vou repetir, esses eventos são os efeitos desse vento solar que atingiu a Terra na semana passada.
2 notes · View notes
diceriadelluntore · 2 years
Photo
Tumblr media
Storia Di Musica #233 - Franco Mussida, Racconti Della Tenda Rossa, 1991
Il luglio dedicato ai chitarristi lo vorrei chiudere con un omaggio ad un grandissimo musicista italiano. Il suo nome dà i brividi di piacere ad una generazione musicale, quella del prog italiano, che come raramente è capitato poteva guardare a testa altissima i colleghi stranieri in quegli anni. Tra i chitarristi prog italiani, voglio ricordare tre nomi. Il primo, Nico Di Palo, dei New Trolls, agli inizi degli anni ’70 fu inserito in una classifica del prestigiosissimo magazine musicale inglese Melody Maker (all’epoca una Istituzione) tra i dieci migliori chitarristi europei; il secondo, Marcello Todaro, chitarrista del Banco Del Mutuo Soccorso, capace di disegnare la via mediterranea al prog con la sua chitarra vibrante e visionaria, e personalmente trovo una delle sue migliori performance nel disco omonimo dei Crystals, il super gruppo nato dalla sua uscita dal BMS e composto da Giorgio ”Fico” Piazza della Premiata Forneria Marconi al basso, Nanni Civitenga della Raccomandata con Ricevuta di Ritorno / Samādhi alle chitarre, Giorgio Santandrea degli Alphataurus alla batteria e Carlo Degani alla voce con Paolo Tofani degli Area, anche lui mitico chitarrista, a produrre (un disco prodotto nel 1974 che è rarissimo, dato che la Cramps non lo pubblicò mai, e vide la luce solo su Cd a fine anni ’90); il terzo è Alberto Radius, che ha attraversato 40 anni di musica italiana, segnando un traccia profondissima con i Formula 3 e il sodalizio “indiretto” con Lucio Battisti. Proprio la storia di Radius si intreccia con quella che ho deciso di raccontare oggi: a Milano nel 1965 una band, che si chiamava Quelli, il cui cantante è Antonio Teocoli, poi divenuto famoso comico con il nome di Teo, il cui batterista è Franz Di Cioccio, pubblicano il loro secondo singolo, Una Bambolina Che Fa No No No (cover in italiano di La Poupée Qui Fait Non del cantautore francese Michel Polnareff): hanno un buon successo e Alberto Radius è chiamato a sostituire il chitarrista e autore della band, chiamato al servizio di leva, Franco Mussida. Mussida dopo il servizio militare tornerà nei Quelli, alternandosi a suonare in alcuni tra i più importanti dischi italiani: ricordo tra gli altri le collaborazioni con Fabrizio De André, con Lucio Battisti, la sua chitarra è quella de La Canzone Del Sole, Paolo Conte, Francesco Guccini. Nel 1971, con l’ingresso di Mauro Pagani, la band dei Quelli diventerà la Premiata Forneria Marconi, che segnerà un’epoca, suonando nei più grandi palcoscenici del mondo, in tour negli USA 50 anni prima dei Maneskin, disco considerati dei capolavori anche dalla stampa estera, con milioni di copie vendute nel mondo. A quel suono contribuì non poco l’estro compositivo ed esecutivo di Mussida, il suo tocco elegante e delicato, in alcuni dei passaggi chitarristici più famosi del periodo. Più che a quel periodo, vorrei però ricordarlo da un altro punto di vista: impegnatissimo nel sociale (l'insegnamento all'interno di carceri e nelle comunità di recupero della Lombardia), Mussida nel 1984 fondò a Milano il Centro Professione Musica, una scuola di musica popolare contemporanea che recentemente è stata riconosciuta Centro di Alta Formazione Musicale, scuola a cui si deve la formazione di moltissimi artisti, ultimo dei quali Mahmood. Solo nel 1991 pubblica il primo disco solista: Racconti Della Tenda Rossa. La Tenda Rossa del titolo era la tenda all'interno della quale trovarono rifugio i superstiti dell'incidente del dirigibile Italia del Comandante Umberto Nobile da quando caddero sul pack della banchisa polare artica alle ore 10:33 del 25 maggio 1928 sino al momento del loro salvataggio operato il 12 luglio dal rompighiaccio sovietico Krasin. Il disco è composto da 14 brani, caratterizzati dalla sua chitarra jazz con accenni di musica etnica (sono gli anni dell’esplosione della world music). Mussida in alcune canta anche, sfoggiando un bel timbro dolce ed elegante: Voci, Orizzonti Del Cuore, uno strumentale delicatissimo per chitarra e pianoforte, Radici Di Terra sono piccole gemme intrise di smooth jazz, contrappunti di strumenti particolari, tra cui i flauti indiani, tabla, sezioni di fiati come il bel sax di La Cava Di Sabbia. Himalaya e la piccola serie di strumentali come La Tempesta, Porti Lontani, Piani Paralleli potrebbero passare per una musica scovata in qualche disco perduto della ECM; Caffé Concerto, che sa di bossa nova, ha in sottofondo il brusio delle voci di una clientela di un bar. Prodotto dalla Virgin, Mussida si avvale di una foltissima schiera di musicisti di grande qualità, tra cui spiccano i nomi di Tino Tracanna al sassofono, le voci di Angelo Branduardi e Fabio Concato in Radici Di Terra. Mussida dopo 4 anni pubblicherà un secondo disco, Accordi, e nel 1997 uno dei suoi progetti più visionari: Sinfonia Popolare Per 1000 Chitarre, un’opera rock in tre atti che in un memorabile concerto in Piazza Duomo a Milano venne eseguita da una mega orchestra di 1350 componenti tra chitarre, fiati e coro. Rimane un mito per la sua sconfinata cultura musicale, per il ruolo di maestro e insegnante e perchè si leva il tocco delle sue dita sulle corde ad alcuni dei momenti più belli del rock di questo paese, e non solo.
19 notes · View notes
omarfor-orchestra · 1 year
Text
Pronostici basati su nient'altro che vibes:
Miglior film
Esterno notte, regia di Marco Bellocchio
Il signore delle formiche, regia di Gianni Amelio
La stranezza, regia di Roberto Andò
Le otto montagne, regia di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch
Nostalgia, regia di Mario Martone
Miglior regia
Marco Bellocchio - Esterno notte
Gianni Amelio - Il signore delle formiche
Roberto Andò - La stranezza
Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch - Le otto montagne
Mario Martone - Nostalgia
Miglior regista esordiente
Carolina Cavalli - Amanda
Jasmine Trinca - Marcel!
Niccolò Falsetti - Margini
Giulia Steigerwalt - Settembre
Vincenzo Pirrotta - Spaccaossa
Migliore sceneggiatura originale
Gianni Di Gregorio e Marco Pettenello - Astolfo
Susanna Nicchiarelli - Chiara
Marco Bellocchio, Stefano Bises, Ludovica Rampoldi e Davide Serino - Esterno notte
Gianni Amelio, Edoardo Petti e Federico Fava - Il signore delle formiche
Emanuele Crialese, Francesca Manieri e Vittorio Moroni - L'immensità
Roberto Andò, Ugo Chiti e Massimo Gaudioso - La stranezza
Migliore sceneggiatura adattata
Salvatore Mereu - Bentu
Massimo Gaudioso e Kim Rossi Stuart - Brado
Francesca Archibugi, Laura Paolucci e Francesco Piccolo - Il colibrì
Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch - Le otto montagne
Mario Martone e Ippolita Di Majo - Nostalgia
Miglior produttore
Lorenzo Mieli per The Apartment e Simone Gattoni per Kavac Film - Esterno notte
Alberto Barbagallo per Bibi Film, Attilio De Razza per Tramp Limited con Medusa Film e Rai Cinema - La stranezza
Wildside, Rufus, Menuetto, Pyramide Productions, Vision Distribution in collaborazione con Elastic, con la partecipazione di Canal+ e Cine+ in collaborazione con Sky - Le otto montagne
Medusa Film, Maria Carolina Terzi, Luciano e Carlo Stella per Mad Entertainment, Roberto Sessa per Picomedia e Angelo Laudisa per Rosebud Entertainment Pictures - Nostalgia
Carla Altieri e Roberto De Paolis per Young Films e Nicola Giuliano, Francesca Cima, Carlotta Calori e Viola Prestieri per Indigo Film con Rai Cinema - Princess
Miglior attrice protagonista
Margherita Buy - Esterno notte
Penélope Cruz - L'immensità
Claudia Pandolfi - Siccità
Benedetta Porcaroli - Amanda
Barbara Ronchi - Settembre
Miglior attore protagonista
Alessandro Borghi - Le otto montagne
Ficarra e Picone - La stranezza
Fabrizio Gifuni - Esterno notte
Luigi Lo Cascio - Il signore delle formiche
Luca Marinelli - Le otto montagne
Migliore attrice non protagonista
Giovanna Mezzogiorno - Amanda
Daniela Marra - Esterno notte
Giulia Andò - La stranezza
Aurora Quattrocchi - Nostalgia
Emanuela Fanelli - Siccità
Miglior attore non protagonista
Fausto Russo Alesi - Esterno notte
Toni Servillo - Esterno notte
Elio Germano - Il signore delle formiche
Filippo Timi - Le otto montagne
Francesco Di Leva - Nostalgia
Migliore autore della fotografia
Francesco Di Giacomo - Esterno notte
Giovanni Mammolotti - I racconti della domenica - La storia di un uomo perbene
Maurizio Calvesi - La stranezza
Ruben Impens - Le otto montagne
Paolo Carnera - Nostalgia
Miglior compositore
Fabio Massimo Capogrosso - Esterno notte
Stefano Bollani - Il pataffio
Michele Braga ed Emanuele Bossi - La stranezza
Daniel Norgren - Le otto montagne
Franco Piersanti - Siccità
Migliore canzone originale
Se mi vuoi (musica, testo e interpretazione di Diodato) - Diabolik - Ginko all'attacco
Caro amore lontanissimo (musica di Sergio Endrigo, testo di Riccardo Sinigallia, interpretata da Marco Mengoni) - Il colibrì
Culi culagni (musica di Stefano Bollani, testo di Luigi Malerba e Stefano Bollani, interpretata da Stefano Bollani) - Il pataffio
La palude (musica e testo di Niccolò Falsetti, Giacomo Pieri, Alessio Ricciotti e Francesco Turbanti, interpretata da Francesco Turbanti, Emanuele Linfatti e Matteo Creatini) - Margini
Proiettili (ti mangio il cuore) (musica di Joan Thiele, Elisa Toffoli ed Emanuele Triglia, testo e interpretazione di Elodie e Joan Thiele) - Ti mangio il cuore
Miglior scenografo
Andrea Castorina, Marco Martucci e Laura Casalini - Esterno notte
Marta Maffucci e Carolina Ferrara - Il signore delle formiche
Tonino Zera, Maria Grazia Schirippa e Marco Bagnoli - L'ombra di Caravaggio
Giada Calabria e Loredana Raffi - La stranezza
Massimiliano Nocente e Marcella Galeone - Le otto montagne
Miglior costumista
Massimo Cantini Parrini - Chiara
Daria Calvelli - Esterno notte
Valentina Monticelli - Il signore delle formiche
Carlo Poggioli - L'ombra di Caravaggio
Maria Rita Barbera - La stranezza
Miglior truccatore
Federico Laurenti e Lorenzo Tamburini - Dante
Enrico Iacoponi - Esterno notte
Paola Gattabrusi e Lorenzo Tamburini - Il colibrì
Esmé Sciaroni - Il signore delle formiche
Luigi Rocchetti - L'ombra di Caravaggio
Miglior acconciatore
Alberta Giuliani - Esterno notte
Samantha Mura - Il signore delle formiche
Daniela Tartari - L'immensità
Desiree Corridoni - L'ombra di Caravaggio
Rudy Sifari - La stranezza
Miglior montatore
Francesca Calvelli con la collaborazione di Claudio Misantoni - Esterno notte
Simona Paggi - Il signore delle formiche
Esmeralda Calabria - La stranezza
Nico Leunen - Le otto montagne
Jacopo Quadri - Nostalgia
Miglior suono
Esterno notte
Il signore delle formiche
La stranezza
Le otto montagne
Nostalgia
Migliori effetti speciali visivi
Alessio Bertotti e Filippo Robino - Dampyr
Simone Silvestri e Vito Picchinenna - Diabolik - Ginko all'attacco!
Massimo Cipollina - Esterno notte
Rodolfo Migliari - Le otto montagne
Marco Geracitano - Siccità
Miglior documentario
Il cerchio, regia di Sophie Chiarello
In viaggio, regia di Gianfranco Rosi
Kill me if you can, regia di Alex Infascelli
La timidezza delle chiome, regia di Valentina Bertani
Svegliami a mezzanotte, regia di Francesco Patierno
Miglior cortometraggio
Le variabili dipendenti, regia di Lorenzo Tardella
Albertine Where Are You?, regia di Maria Guidone
Ambasciatori, regia di Francesco Romano
Il barbiere complottista, regia di Valerio Ferrara
Lo chiamavano Cargo, regia di Marco Signoretti
Miglior film internazionale
Bones and All, regia di Luca Guadagnino
Elvis, regia di Baz Luhrmann
Licorice Pizza, regia di Paul Thomas Anderson
The Fabelmans, regia di Steven Spielberg
Triangle of Sadness, regia di Ruben Östlund
David Giovani
Corro da te, regia di Riccardo Milani
Il colibrì, regia di Francesca Archibugi
L'ombra di Caravaggio, regia di Michele Placido
La stranezza, regia di Roberto Andò
Le otto montagne, regia di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch
2 notes · View notes
sulan1809 · 2 years
Photo
Tumblr media
As mulheres mais independentes dos games
Você já reparou que em SUPER MARIO BROS., a Nintendo tem o péssimo hábito de colocar a Princesa Peach como donzela em apuros? E a pior parte é que eles têm repetido esse clichê irritante nos games posteriores de Mario(Excetuando Super Mario 2 USA, baseado em Doki Doki Panic, e Super Mario 3D World), e mais especificamente em The Legend of Zelda, série que leva o nome da princesa titular, mas o protagonista central é um punk loiro que sai por aí vandalizando propriedade privada pra saquear Rupees, e é considerado o grandioso “Salvador” de Hyrule. Enfim, é mesmo um clichê muito irritante e que deveria ter sido enterrado faz tempo, no entanto, esta lista vai te mostrar personagens femininas que quebram esse rótulo antiquado e depreciativo e te mostrar que o empoderamento feminino é uma tendência que está em grande crescimento e não pode mais ser impedido, por mais que algumas pessoas insistam teimosa e insistentemente em dizer o contrário...
Tumblr media
Para abrir a lista, vamos falar sobre Tifa Lockhart. Ela aparece em Final Fantasy VII e faz parte de um grupo chamado Avalanche, ao lado de um espadachim badass chamado Cloud Strife. Mas por que especificamente Tifa Lockhart entra na lista? Pois bem, Tifa é perita em artes marciais, e devido a monstruosa força física que ela possui, Tifa é capaz de detonar um exército inteiro. Em Final Fantasy VII, Tifa, ao lado de Cloud, Barret, e outros guerreiros especiais, enfrenta a organização criminosa Shinra, que destruiu o lar dela, mas os dois têm um inimigo em comum: Sephiroth, o anjo de uma asa, e o principal antagonista de Final Fantasy VII. Tifa e Cloud, junto com o temido Sephiroth, aparecem em Kingdom Hearts...
Tumblr media
Maki Genryusai - Final Fight 2
Depois que Mike Haggar derrotou a gangue Mad Gear no capítulo anterior, o prefeito de Metro City retornou às atividades, Guy partiu em uma jornada de treino, e Cody e Jessica foram tirar férias, todos pensavam que era o fim da gangue, no entanto, eles estavam se reagrupando secretamente em algumas localidades do mundo, e com o novo líder deles, Retu, sequestraram Rena Genryusai, a noiva de Guy, e o pai dela, John Genryusai. Para a infelicidade dela, Guy não estava em nenhum lugar para ser encontrado, então Maki pede ajuda para Haggar, e os dois vão a Hong Kong juntamente com Carlos Miyamoto, chutar os traseiros dos vilões em Hong Kong. Maki é uma kunoichi extremamente experiente, clamando que o outro shinobi de vermelho, Guy, não é digno de ser sucessor do estilo Bushin. Maki teve o visual dela modificado em Street Fighter Alpha 3, e em Capcom VS. SNK 2: Mark of the Millennium 2001. 
Chun-Li - Street Fighter
Tumblr media
Quando Street Fighter II foi lançado em 1991, Chun-Li foi a maior novidade, e ela rapidamente atraiu a atenção do público. Sendo a primeira lutadora feminina em Street Fighter, Chun-Li é uma agente da Interpol, que busca vingança contra M. Bison, o suposto assassino do pai dela. Chun-Li destaca-se pelas habilidades de Kung Fu dela, que contrastam com o Karatê Shotokan do japonês Ryu. Além da habilidade de desferir vários chutes de uma só vez(百裂脚 Hyakuretsukyaku), Chun-Li utiliza o Spinning Bird Kick, uma versão de ponta-cabeça do Tatsumaki Senpūkyaku(竜巻旋風脚), técnica de chute giratório usada por Ryu e Ken. Desde a primeira aparição oficial dela, até os dias atuais, Chun-Li tem sido bastante aclamada pelo público em geral, e talvez, foi por causa dela, que Street Fighter II teve o gigantesco sucesso impulsionado na década de 1990.
Misako e Kyoko - River City Girls
Tumblr media
Vamos ser francos, toda a série Kunio-kun é protagonizada por Kunio, mas o destaque vai para Misako e Kyōko, duas garotas do colegial que recentemente foram escaladas para protagonizar River City Girls(2019). Na trama, as duas garotas, Misako, a morena, e Kyōko, a de cabelos laranja claros, estão na detenção, até que elas descobrem que Kunio e Riki foram sequestrados por uma gangue da pesada... Os papéis se inverteram, não é?! Os marmanjões viraram donzelos em apuros e agora, as duas garotas de ferro devem enfrentar uma gangue de valentões maus até os ossos para resgatar Kunio e Riki... Em River City Girls Zero, a versão localizada de Shin Nekketsu Kōha: Kunio-tachi no Banka, as origens de Misako e Kyoko são recontadas em alta definição e muita pancadaria desenfreada...
Samus Aran - Metroid
Tumblr media
Tirando as questões de donzelas em apuros, um clichê que já está praticamente obsoleto, pelo menos a Nintendo acertou em uma coisa: Em Metroid, Samus Aran é uma famosa caçadora de recompensas que equipada com uma armadura imponente, dotada de diversos recursos, enfrenta os Space Pirates(宇宙海賊 Uchū Kaizoku) numa tentativa de impedir que eles usem os Metroids como instrumento para disseminar as sementes da guerra intergaláctica. Na infância, Samus vivia com os pais dela em um planeta chamado K-2L, no entanto ela os perdeu durante um ataque propagado pelos Space Pirates. Samus foi adotada por uma tribo de pássaros antropomórficos chamados Chozo(鳥人族 Chōjinzoku), sendo levada para o planeta Zebes, onde foi submetida a uma transfusão com o DNA deles e treinada para ser uma guerreira. Na fase adulta, Samus foi recrutada pela Federação de Polícia Galáctica(銀河連邦警察 Ginga Renpō Keisatsu) em algumas ocasiões. Equipada com uma armadura cibernética recheada de recursos dinâmicos, Samus se tornou famosa por desempenhar tarefas consideradas impossíveis, As conquistas mais famosas de Samus são a destruição da base principal dos Space Pirates no Planeta Zebes, o papel dela em encerrar a crise galáctica envolvendo o Phazon, o extermínio em massa de Metroids no planeta SR-388, e a desobediência dela na estação de pesquisas B.S.L., onde ela escolheu por destruir os parasitas “X”, em vez de entregá-los de mãos beijadas para a Federação Galáctica, pois sabia do grande perigo em potencial que eles representavam. Saindo de Metroid, Samus se tornou mais popular em Super Smash Bros., um crossover de lutas com personagens da Nintendo. Em Super Smash Bros. Brawl, ela aparece usando armadura, toda imponente e valente, mas também como Zero Suit Samus, na figura de uma mulher de cabelos loiros, trajando uniforme azul, que remete a Metroid: Zero Mission(2004), uma releitura moderna do primeiro Metroid(1986) com elementos adicionais, e gráficos melhorados, que reconta a jornada de Samus por todo o planeta Zebes, em busca para derrotar os Space Pirates.
Claire Redfield - Resident Evil 2
Tumblr media
Resident Evil 4 migrou do clássico estilo em câmera estática para a ação direta em terceira pessoa, no entanto, apresentava um aspecto muito negativo: o maldito clichê da donzela em apuros, em outras palavras, a cada instante, Leon S. Kennedy tem que resgatar Ashley Graham, a filha do presidente dos EUA, sem sossego, ou seja, esse grande problema fez a garota ser a piada pronta da série, devido a inabilidade de Ashley se defender. Mas e Claire Redfield, o que podemos dizer sobre ela? Em Resident Evil 2, Claire é uma sobrevivente do incidente com o T-Virus em Raccoon City, uma arma biológica de alto potencial desastrófico criado pela Umbrella Corporation. Durante a busca pelo irmão dela, Chris, Claire conhece Leon, um policial no começo de carreira. Claire é um doce de pessoa, mas quando se trata de proteger aqueles que ela ama, não mede esforços para pegar numa arma e usá-la para lutar. Claire é muito corajosa e demonstra muita determinação ao enfrentar inimigos superiores a ela, tal como fez contra Brian Irons, William Birkin(que é muito grotesco), Albert Wesker, e até mesmo Neil Fisher.
Sakura Kasugano - Street Fighter Alpha 2
Tumblr media
Sakura Kasugano surgiu primeiramente em Street Fighter Alpha 2 no elenco de personagens jogáveis. Não se sabe muita coisa sobre o começo de vida da lutadora estudantil, além do fato de que ela tem amizade com Kei Chitose, e cresceu com Hinata Wakaba e Natsu Ayuhara, duas colegas de infância(essas duas garotas aparecem junto com Sakura na série Rival Schools, uma série de fighting games esquecida pela Capcom). Sakura começou a participar de brigas de rua depois que viu Ryu a caminho da escola, e treinou para imitar os movimentos dele desde então. Em Street Fighter Alpha 2, Sakura falta à escola com a justificativa pretextual de procurar por Ryu ao redor do mundo. Ao longo do caminho, Sakura se depara com Sagat, o Rei do Muay Thai, que rapidamente percebe que as técnicas dela são semelhantes às de Ryu, então ele exige que ela diga onde Ryu está se escondendo. Sakura responde que Sagat "precisa de uma lição de etiqueta", então os dois lutam. Depois, Sakura encontra Ryu e os dois lutam. No final do confronto, Sakura implora a Ryu que a treine. Ryu, no entanto, se recusa, alegando que ele ainda está aprendendo. Antes de Ryu partir, Sakura perguntou se ela poderia pelo menos tirar uma foto dele para guardar como recordação. 
Tumblr media
Em Street Fighter Alpha 3, Sakura parte novamente em busca de Ryu. E. Honda comenta que Ryu estava indo para outros lugares, como a Índia e a Tailândia. A busca da lutadora estudantil leva a um laboratório da Shadaloo, aonde Ryu foi capturado por M. Bison e estava sendo submetido à uma lavagem cerebral. Ryu estava caindo para o lado sombrio?! Uma combinação de Sakura defendendo Ryu do líder da Shadaloo e as insistências de Sagat finalmente tirou Ryu do controle da mente imposto por M. Bison, e ele, ao lado de Ken e Guy, derrotou Bison, destruindo-o temporariamente. Ryu clamava que se sentia muito desonrado por ter sido facilmente manipulado por Bison, e que ainda não estava pronto para treinar Sakura, então, mais uma vez os dois tomaram rumos separados...
Leona Heidern - The King of Fighters
Tumblr media
Em The King of Fighters ‘96, Heidern se ausentou do trio Ikari Warriors e no lugar dele entrou Leona Heidern, uma guerreira com um passado sombrio. Leona é uma pessoa reticente, que tem dificuldade em se expressar fora das batalhas. Além de Ralf, Clark e Heidern, Leona não se abre para ninguém. Leona foi adotada ainda como criança por Heidern, que perdeu a esposa e a filha por causa de um covarde chamado Rugal Bernstein, e a treinou para ser uma mercenária de elite. Além disso, Leona é conhecida por ser descendente de Orochi. Isso mesmo que você leu. Além das habilidades como combatente de elite, Leona é herdeira do sangue amaldiçoado de Orochi, assim como o taciturno Iori Yagami. Leona nasceu em um vilarejo desconhecido, com Gaidel sendo o suposto pai dela. Quando Leona era uma criança, o vilarejo recebeu a visita desagradável de Goenitz, que requisitou que Gaidel se unisse a ele para servir Orochi, uma vez que todos que residiam na vila eram descendentes da linhagem de sangue de Orochi. Gaidel recusou-se, uma vez que ele e a família dele fervorosamente defendiam a paz e não eram adeptos das tendências violentas criadas pelo sangue de Orochi. Em resposta, Goenitz ativou a Revolta de Sangue em Leona, e massacrou todos que residiam no vilarejo. Goenitz, feliz com o resultado, faz cessar em Leona a sede de sangue e as lembranças daquele trágico evento, temporariamente. Atordoada, Leona segue sem rumo, até ser encontrada por Heidern, que surpreso com as habilidades de luta demonstradas pela garota, decide treiná-la para ser uma combatente de elite. Em KOF ‘97, Leona, assim como Iori, é submetida à Revolta de Sangue de Orochi, em razão do despertar do grande vilão da trama, mas logo todo o poder sombrio dela é suprimido. Leona comenta até mesmo em querer tirar a própria vida, em razão de ser herdeira do sangue amaldiçoado de Orochi, mas é detida pelo coronel Ralf Jones, que a encoraja a seguir em frente. 
Blaze Fielding - Streets of Rage
Tumblr media
Blaze Fielding apareceu primeiramente em Streets of Rage(1991). Um terrível sindicato do crime está assolando Wood Oak City, liderada por um poderoso mafioso conhecido como Mr “X”. Com o rápido crescimento do crime, ninguém está a salvo em nenhum lugar, dia ou noite. Três policiais, Axel Stone, Adam Hunter e Blaze Fielding, desafiam o sistema corrupto que está assolando Wood Oak City. Blaze é uma guerreira determinada, com forte senso de justiça, mas também demonstra implacabilidade com os oponentes que ela enfrenta, espancando-os sem qualquer sinal de misericórdia. 
Cammy White - Super Street Fighter II
Tumblr media
Quando Super Street Fighter II foi lançado em 1993, foram adicionados 4 novos personagens, entre eles, Cammy, uma garota de origem britânica, mas com um passado desconhecido. Street Fighter Alpha 3, no entanto, reconta as origens sombrias de Cammy: Ela era uma assassina de elite sob comando de M. Bison!! Mas por virada do destino, por intermédio de Dhalsim, o mestre da arte da Yoga, Cammy se revolta contra a Shadaloo e jura vingança contra M. Bison Ela liberta as outras garotas do domínio psíquico de Bison. Cammy cai inconsciente, mas é salva pelo desprezível Vega, o toureiro. Ele depositou a jovem na porta da organização paramilitar do governo britânico Delta Red. Nos eventos de Super Street Fighter II, Cammy é uma agente da Delta Red, que procura Bison novamente para ajustar contas com ele. Depois da derrota de Bison, os companheiros de Cammy dizem a ela que ela não precisava viver no passado, que ela poderia seguir em frente e trilhar um novo caminho. Cammy é uma mulher determinada e valente com forte senso de justiça, que demonstra grande implacabilidade contra os inimigos dela... 
8 notes · View notes
arquivoilhabela · 1 year
Photo
Tumblr media
► 1950 – Filme “Caiçara”. . Filmado na cidade de Ilhabela, ‘Caiçara’ é uma viagem ao túnel do tempo, apresentando a paisagem exótica da ilha e a história da mulher que vem de fora e é disputada pelos caiçaras. . Ele apresenta cenas na fazenda Engenho d’Água, Rua do Meio (Vila), os antigos armazéns da Rua Doutor Carvalho (Shopping São Paulo), a extinta Colônia Z4 (Vila), Píer da Vila e dos Barreiros, Pedras do Sino, capela de Santana (Siriúba), antiga Cadeia e Fórum, Cemitério (Cantagalo), Congada e Caiapó, etc. . No elenco estão: Eliane Lage, Carlos Vergueiro, Mário Sérgio, Abílio Pereira de Almeida, Adolfo Celi (diretor) entre vários moradores de Ilhabela, que foram convidados para participar das filmagens. . No filme: Marina é uma jovem filha de leprosos cujos pais foram internados antes que ela contraísse a doença. Ela, contudo, sofre com medo de adoecer e com o preconceito das pessoas. Isso a leva a aceitar a proposta de casamento com José Amaro, um homem que viu apenas duas vezes. Amaro é construtor de barcos na Ilha Verde (Ilhabela). . Marina não o ama, mas vai morar com ele na ilha. Logo faz amizade com o menino Chico e a avó dele, Sinhá Felicidade, ex-sogra de Amaro que o acusa de ter abandonado a filha no hospital para morrer. Sinhá Felicidade alerta Marina que o marido é mau e que ela deveria se separar dele. Enquanto isso, o marinheiro Alberto ouve falar de Ilha Verde e da lenda das pedras do sino; ao ver um retrato de Marina, resolve ir até lá em busca de emprego. . #caiçara1950 #adolfoceli #elianelageatriz #filmecaiçcara #caiçarailhabela #filmeilhabela #congadailhabela #congada #caiapó #caiapóilhabela #arquivoilhabela #acervoilhabela (em Ilhabela Litoral Norte - SP - Brasil) https://www.instagram.com/p/Cj2ztoEuLRj/?igshid=NGJjMDIxMWI=
4 notes · View notes
eru2 · 2 years
Text
Quermesse nacional do sofrimento
Carlos que me perdoe, mas comprei dois ingressos pra quermesse
hoje não cantaremos o medo, dançaremos a quadrilha do sofrimento.
cru, do dia a dia que desce sob nós como um martelo
massacra carne e osso, reverbera lá no fundo.
Pretendo pular a fogueira que apagou
cansada de queimar oxigênio pútrido.
na saída, leva uma tristeza de brinde
pra aproveitar em casa.
E sob nossas sacadas
murcharão rosas de solidão.
11 notes · View notes
blogdojuanesteves · 1 year
Text
VÁ ME DESCULPANDO QUALQUER COISA > Emrah Kartal
Tumblr media
Um pensamento que assombra a fotografia documental já consolidada no cânone é que este formato paradoxalmente pode estar a caminho da sua extinção. A ideia discutida ad nauseam é que, a outrora imagem celebrizada por fotógrafos geniais como os franceses Henri Cartier-Bresson (1908-2004) e Robert Doisneau (1912-1994); pelo americano Garry Winogrand (1928-1984) ou pelo brasileiro Carlos Moreira (1936-2020) estão sendo substituídas pelo registro mais "corriqueiro" do cotidiano, no sentido de que aquele momento mais complexo, onde tudo conflui- com personagens, ações, cenários e composições perfeitas - interagindo para contar uma história diretamente ao espectador, vem sendo substituído por imagens e  narrativas mais conceituais.
Vá me desculpando qualquer coisa ( Ed. Tempo D'Imagem, 2022), livro de Emrah Kartal, fotógrafo turco baseado no Nordeste brasileiro há sete anos, que arrematou o Prêmio Foto em Pauta para Livro de Fotografia, da sétima edição do Festival de Fotografia de Tiradentes em 2022, é uma edição que abdica de comunicar-se com o leitor diretamente, caracterizado por uma sequência de imagens, muitas interessantes e às vezes belas em si mesmas, ausência de qualquer texto, com inserções que exigem um espectador nos moldes do leitor modelo pensado pelo semiólogo italiano Umberto Eco ( 1932-2016), um tecido entrelaçado de signos a espera do leitor que vá preencher lacunas do não dito ou de elementos já referidos intertextualmente, ou seja, o leitor é que deve ter a iniciativa de produzir sentidos.
Tumblr media
A curadora portuguesa Ângela Berlinde, professora na Escola de Comunicação Arte e Cultura da Universidade Lusófona, Lisboa, assessora artística do FotoFestival Solar e conselheira do Programa de Fotografia da Secretaria de Estado da Cultura do Ceará, acertadamente  diz que "O cenário deste livro lembra uma novela em cores pop e hipnóticas que se precipitam pelo caos hiper realista que transborda do Cariri. Montadas em páginas duplas, as composições de Kartal transformam-se num mosaico atravessado por infinitos quebra-cabeças..."
Tumblr media
Este "quebra-cabeça", nos remete ao excelente livro Tropeço ( Fotô Editorial, 2017) cuja proposta é semelhante, criando uma interessante leitura com a inclusão de seus metadados. [ leia review sobre o livro em https://blogdojuanesteves.tumblr.com/post/161095959041/trope%C3%A7o-mario-lalau ]. Igualmente nos leva a duas outras publicações premiadas no mesmo festival como Hi-Fi ( Ed.Tempo D'Imagem, 2018) do paulistano Daniel Kfouri [ leia aqui review em https://blogdojuanesteves.tumblr.com/post/171809809341/hi-fi-daniel-kfouri ], e Faltam Mil Anos de História ( Ed. Tempo d'Imagem, 2019), do fotógrafo gaúcho Gabriel Carpes [ leia aqui o review em https://blogdojuanesteves.tumblr.com/post/183633794191/no-livro-faltam-mil-anos-de-hist%C3%B3ria-ed-tempo ].
A narrativa de "Vá me desculpando qualquer coisa" nos conduz por páginas duplas e por outras simples, que ao formar um relacionamento análogo gráfico, de certa forma completam o imaginário buscado pelo autor. O espectador afeito a região tem a capacidade de suprir as lacunas com o seu conhecimento, usando sua bagagem em uma espécie de enciclopédia de convenções culturais. Entretanto as fotografias são independentes e produzem efeitos de maneira singular, em uma plêiade de personagens e cenários peculiares, que funcionam por si mesmas, levando o leitor não familiarizado com esta geografia a compreensão mais lógica da proposta.
Tumblr media
O livro, que foi premiado na sétima edição do Tiradentes em 2022, com  apoio do FotoFestival Solar e da Ipsis Gráfica, lançado em dezembro passado neste mesmo festival em Fortaleza, Ceará, teve a comissão de seleção composta por Eugênio Sávio, diretor do Foto em Pauta Tiradentes; Isabel Santana, editora da Tempo D'Imagem; José Fujocka, da Lovely House, editora e livraria; Tiago Santana, fotógrafo e diretor do FotoFestival Solar e Sofia Fan, diretora da área visual do Instituto Itaú Cultural, de São Paulo.
Tumblr media
Mesmo o espectador não vernacular encontrará certas referências que permeiam todo livro já muito conhecidas, como ícones religiosos, beatos e flagrantes da cultura popular mais contemporânea que mostram um recorte distante do repertório tradicional encontrados em obras do próprio fotógrafo Tiago Santana, como visto em seus livros Patativa do Assaré: O Sertão dentro de mim ( Edições Sesc, 2010) ou em especial no belíssimo Benditos ( Ed. Tempo D'Imagem, 2000) ou no trabalho excepcional de José Bassit em seu livro Imagens Fiéis (Cosac e Naify, 2003), imagens caracterizadas pelo virtuosismo do preto e branco e por enquadramentos que poderíamos chamar de bressonianos.
Kartal traz para seu cenário as peregrinações a região de Juazeiro do Norte, de uma forma mais hodierna, como pessoas fazendo seus selfies em procissões ou vestindo trajes que os inserem em uma cultura pop realçada por maiores contrastes, como o rapaz que troca a imagem do santo padroeiro de sua camiseta por a de uma mulher vestida com padrão oncinha, sendo que esta opõe-se a página ao lado do homem que veste uma batina negra e um grande crucifixo no peito. No entanto, estes contrapontos repletos de elaborados metadados, expostos em fotografias mais saturadas, mostram uma forte transição para o documental escorado pelo uso da cor como forma, que distanciam-se do preto e branco mais tradicional, como nas obras dos autores já mencionados.
Tumblr media
Como em um giro de 24 horas ( editados em uma busca de cinco anos de trabalho), os registros dramáticos de romeiros com a pele enrugada pelo inclemente sol nordestino são substituídos  pelo vendedor de churrasquinho; o arquétipo do peregrino muda para a discussão de gênero e as pernas expostas da possível romeira ou apenas espectadora, repleta de tatuagens fazem par com a esculturas prosaicas do Cristos com o peito nu, onde seus sinais dos pregos estão contrapostos ao falso ouro do descomunal relógio da mulher tatuada. Assim como os ex-votos tradicionais rivalizam com a da mulher em traje carnavalesco.  
Tumblr media
A edição e sequências formuladas por Ângela Berlinde e Emrah Kartal mostram sincretismos dispostos em inteligentes contrapontos como os mencionados, e associações gráficas mais prosaicas - a mulher que come algodão doce com a da fumaça de fogos de artifício; ou a mulher que carrega dois sacos plásticos com a do Cristo na cruz envelopado - a ideia de um dia completo é reforçada pela publicação iniciar por uma imagem, um mero marco de estrada não identificado  e terminar por ela mesma, evitando assim a obviedade de evidenciar a famosa estátua de Padre Cícero, na situação quase impossível de narrar uma extraordinária faixa temporal e uma complexa cultura em transformação que a ainda a antropologia visual tenta explicar.
Em uma boa análise, a curadora Ângela Berlinde resume a ação do fotógrafo: "O ouro desta região é a cultura popular pelo qual o fotógrafo se deixa encantar e procura infinitamente inter- pretar, numa espécie de segredo que paira numa bipolaridade entre a luz e a sombra, a representar de forma lúcida, a vida e a morte." Certamente encontramos isto na tradição mais autêntica do sertão nordestino, repaginada aqui por uma visão arejada que não antagoniza com o amplo repertório formatado ao longo de muitas décadas e que abandona a especulação etnográfica para inserir a discussão sobre o social, seus relacionamentos e costumes, em meio a uma renovação identitária  na região, que felizmente não passa por um olhar estrangeiro, apesar da condição do autor.
Imagens © Emrah Kartal  Texto© Juan Esteves
O livro será lançado dia  17 de março durante o Festival de Fotografia de Tiradentes
Infos Básicas:
Apoio: Festival de Tiradentes, Tempo D'Imagens, Foto FestivalSolar e Gráfica Ipsis
Coordenação editorial: Editora Tempo D'Imagem
Edição e Sequência: Ângela Berlinde e Emrah Kartal
Projeto Gráfico; Emrah Kartal e Fernanda Loss
Pré-impressão: Ricardo Tilkian
Impressão: Gráfica Ipsis
Você pode adquirir o livro no próprio festival ou  nos sites
www.tempodimagem.com.br
www.lovelyhouse.com.br
4 notes · View notes
aloneinstitute · 2 years
Text
Tumblr media
Palácio e Galeria Colonna, Localizado em Roma, Itália
Trata-se de um dos maiores e mais antigos palácios particulares de Roma.
Sua construção começa no século XIV por iniciativa da família Colonna que aqui reside permanentemente há oito séculos.
A família Colonna remonta ao século XII e provém do povoado de Colonna, nas redondezas de Roma, de onde leva seu nome.
A construção das várias alas do Palácio Colonna protraiu-se por cinco séculos, o que levou à sobreposição de diferentes estilos arquitetônicos, internos e externos, que o caracterizam e que refletem as diferentes épocas às quais pertence.
Desde 1300 a 1500 se apresentava como uma verdadeira fortaleza de família. Oddone Colonna, eleito papa no dia 11 de Novembro de 1417 e assumido o nome de Martinho V, destina o Palácio a Sede Pontifícia e aqui mora desde 1420 a 1431, ano de sua morte.
Nas Salas austeras do Palácio Colonna, Papa Martinho V planifica e realiza, durante 10 anos, um grande plano de renascença cultural, urbana e administrativa da cidade de Roma que jazia em condições ruinosa após o atormentado período do exílio em Avinhão e o cisma do ocidente.
Em 1527, durante o saque de Roma, realizado pelas tropas do Imperador Carlos V, o Palácio Colonna não só é um dos poucos edifícios que não são incendiados, graças às boas relações da família com o Império, mas oferece também um abrigo seguro a mais de três mil cidadãos romanos.
Ao longo de 1600, o Palácio assume a forma de um grande palácio barroco, por iniciativa de três gerações da família, cujos expoentes principais são Filippo I, o Cardeal Girolamo I e Lorenzo Onófrio que se confiam a arquitetos e artistas de grande habilidade e notoriedade.
Prestam, de fato, seus serviços, Gian Lorenzo Bernini, Antônio del Grande, Carlo Fontana, Paolo Schor e muitos outros.
A esta época remonta também a construção da esplêndida e majestosa Galeria Colonna que se debruça, por 76 metros, sobre Via IV Novembre; autêntica jóia do barroco romano, é hoje aberta ao público e é possível visitar os apartamentos mais representativos e de maior valor artístico do Palácio. Nos apartamentos, que abrigam as Coleções de Arte da família, notificadas e vinculadas pelo fidei-comisso de 1800, podem-se admirar obras-primas de excelência absoluta, executadas pelos principais artistas italianos e estrangeiros entre o século XV e o século XVI.
Entre eles, Pinturicchio, Cosmé Tura, Carracci, Guido Reni, Tintoretto, Salvator Rosa, Bronzino, Guercino, Veronese, Vanvitelli e muitos outros.
A Galeria Colonna é aberta ao público todos os sábados das 9.00 às 13.15.
6 notes · View notes