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#Dittico poetico
emanuele-marcuccio · 1 year
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Spazio Emanuele Marcuccio
Ringrazio per lo spazio che mi dedica sul suo WordPress il caro amico Carmelo Insana, inserendo in una pagina una carrellata in immagini e non solo della mia attività letteraria. https://carmeloinsana76org.wordpress.com/spazio-emanuele-marcuccio/
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lorenzospurio · 2 years
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Emanuele Marcuccio pubblica il quarto volume del progetto poetico “Dipthycha”
Segnalazione di LORENZO SPURIO È stato pubblicato poche settimane fa il quarto volume dell’apprezzato progetto poetico “Dipthycha” del poeta e aforista palermitano Emanuele Marcuccio. Il nuovo tomo, dal titolo Dipthycha 4. Corrispondenze sonore, emozionali, empatiche… si intessono su quel foglio di vetro impazzito…, esce per i tipi di TraccePerLaMeta Edizioni. In una sua dichiarazione spontanea…
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marellagiovannelli · 2 years
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Io, catapultata a San Teodoro dentro un turbinio di emozioni nuove e originali. È successo lo scorso 23 ottobre durante l’incontro a sorpresa con una ventina tra amici e sconosciuti a casa dell’artista fotografa Seb Falchi che mi ha proposto un modo diverso di incontrare gli amanti della poesia e del racconto. Persone interessate e curiose che, a suo avviso, avrebbero apprezzato il mio ultimo lavoro “Oltremare”. Il valore aggiunto è arrivato dalla libera e inattesa interazione degli ospiti con il nostro “discorso”, una sorta di innesto spontaneo sfociato nella rottura dei soliti argini che, troppo spesso, rappresentano un limite invalicabile tra la funzione dell’artista e il fruitore. La casa di Seb si è trasformata da luogo personale e intimo di chi lo abita, in platea pubblica dove ognuno di noi – sconosciuto all’altro/a - ha raccontato visioni differenti, non solo riguardo all’arte ma soprattutto al sentire del vivere quotidiano. Far esondare con delicatezza emozioni implose per paura di essere sé stessi. Tirare fuori le mie sensazioni, che magicamente sono diventate nostre, per confrontarci tutti sullo stesso piano umano. Poesia e fotografia, due linguaggi espressivi, due strade parallele per aiutarci ad affrontare momenti dolorosi. La mia poesia “Abitare un altrove” è stata associata da Seb al suo dittico fotografico “The Resurrection”: quella seduta avvolta da un lenzuolo dove il corpo è andato via per ritornare, più sentito, più presente per restare. Una sublime espressione del distacco dell’attesa e del silenzio poetico. Ringrazio Seb per avermi regalato questi momenti unici, Rosa Locci (Rosmunda) per le immagini, tutti i partecipanti e La Dolce Bottega di San Teodoro che, offrendoci i loro “ Niulèddhi a taddharíni” dolce tipico gallurese, hanno accompagnato il nostro incontro insieme  ad un buon Cannonau carasau e pecorino. Un ritornare in porto per approdare in modo consapevole e creativo dentro le nostre preziose radici identitarie. L’ospitalità e la solidarietà che hanno fatto e continueranno a fare del popolo sardo, un popolo Stand-Out. Distinto. #marellagiovannelli @seb_falchi @ladol726 #oltremarefraincontriepoesie @agbookpub https://www.instagram.com/p/CkLYfjKtXZd/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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culturaoltre · 6 years
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"DITTICO POETICO" di Angelo Margarone
“DITTICO POETICO” di Angelo Margarone
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Il 21 marzo si celebra la Giornata mondiale della Poesia e mi sembra che la lirica che presentiamo oggi, nella nostra rubrica, rappresenti a pieno titolo la funzione e l’importanza della poesia nella nostra vita. Mi ha colpito e sorpreso leggere versi che esprimono la capacità catartica e insieme espressiva di uno stato d’animo che la poesia rappresenta: “È fatto di silenzi, perdite e mancanze.È…
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pangeanews · 4 years
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“Del candore e sfolgorìo d’un sogno”. Wordsworth, il poeta che ha inventato l’Io. Dialogo con Angelo Righetti
Già Ordinario di Letteratura dei paesi di lingua inglese, Angelo Righetti ha diretto il dipartimento di Anglistica e presieduto la commissione della Biblioteca ‘Frinzi’, Università di Verona. Suo principale interesse didattico è la letteratura postcoloniale in lingua inglese, in particolare poesia e narrativa caraibica e sudafricana, australiana e neozelandese. Docente anche nelle Università di Leeds, Uk e Cà Foscari, Venezia, nell’ambito delle nuove letterature in inglese ha pubblicato su Henry Lawson, Barbare Baynton, Vance Palmer, Katherine Mansfield, Frank Sargenson, J.M. Coetzee, Patricia Grace e Es’kia Mphahele, Nadine Gordimer, Derek Walcott, Albert Wendt. Ha curato The Brand of the Wild and Early Sketches (2002), e narrativa inedita di Vance Palmer; Theory and Practice of the Short Story; Australia, New Zealand and the South Pacific (2006); The Protean Forms of life Writing: Auto/Biography in English, 1680-2000 (2008), e Byron e l’Europa / l’Europa di Byron (con L. Colombo e F. Piva). Ha inoltre approfondito i periodi romantico, vittoriano e modernista, con volumi su Wordsworth (Poems; traduzione commentata dalle Lyrical Ballads e Poems, in Two Volumes), Byron (Aspects of Byron’s Don Juan), Browning (Poems – traduzione commentata), Ruskin, Joyce ed Eliot (Il dittico eliotiano).
Ho conosciuto il professor Angelo Righetti a Venezia, in Domo Foscari, dove ha insegnato a lungo Letteratura Inglese. I suoi corsi su Eliot ci hanno appassionato e legato per sempre: siamo una generazione di eliotiani grazie a lui (e in molti, lo so, conserviamo ancora gli appunti delle sue lezioni). Il dittico eliotiano – The Love Song of J. A. Prufrock e Portrait of a Lady – è uno studio brillante, di rara profondità, uno di quei libri che ci accompagnano tutta la vita, dove vibra l’affinità tra il poeta e lo studioso.
Ma da Eliot Angelo Righetti spaziava a Laforgue, Browning, Baudelaire, Philippe e molti, molti altri. Due giorni alla settimana – c’erano ancora le annualità – ci riuniva in un’aula alta sul Canal Grande, a pochi metri dalla parete su cui, all’esterno, spicca il lanternone in vetro colorato che di Ca’ Foscari è quasi un simbolo: le ore s’incenerivano tra le ‘poesie americane’ e Prufrock, i Preludes e Portrait of a Lady. Perché il professor Righetti ci ha insegnato Eliot e altri autori, la differenza tra blank verse e free verse, figure retoriche e 7(0) e più tipi di ambiguità ma – anche – molto di più: l’assorta serietà della letteratura. In questa intervista il professore parla del suo amore per Wordsworth – la modernità dell’“effusione lirica” –, dell’arte di tradurre – un “cercare le parole certe” –, della fortuna di Wordsworth – tradotto anche da Pascoli, colpito dalla “cantabilità” del verso wordsworthiano.
Professore com’è nato il Suo amore per William Wordsworth?
Paradossalmente da Eliot, la cui poetica dell’impersonalità lo portava a essere piuttosto critico nei confronti di romantici e vittoriani, e poi a ritroso da uno di loro, Robert Browning, che influenzò non poco Eliot. Browning sentiva a sua volta ciò che Bloom definiva l’anxiety of influence, l’“angoscia dell’influenza”, il bisogno-aspirazione del poeta (più giovane) di superare e distinguersi da chi l’ha preceduto, e infatti criticherà a Wordsworth il suo ‘cambiamento’ dopo essere diventato Poet Laureate, ossia il poter vivere di un appannaggio, e le sue posizioni politiche più tarde, in sostanza il suo ‘voltafaccia’ politico (Angelo Righetti ha curato e tradotto per Mursia anche un volume su Browning, 1990 ndr). In The Lost Leader, Il condottiero perduto il bersaglio di Browning pare fosse appunto Wordsworth, accusato di essere diventato conservatore dopo esser stato rivoluzionario. Un atteggiamento oppositivo, questo di Browning, ma qualcosa da Wordsworth l’ha imparato: l’approccio lirico viene da Wordsworth, anche se Browning scrive prevalentemente monologhi drammatici (in terza persona) per evitare al lettore di confondere la voce parlante con quella autoriale.
Dalle Lyrical Ballads e Poems, in Two Volumes che Lei ha tradotto per Mursia (traduzione peraltro presto esaurita e introvabile) c’è uno o più componimenti che preferisce?
Con Wordsworth il lettore e traduttore ha l’imbarazzo della scelta: la sua produzione va dagli anni ’90 del ’700 al 1850, con ampia evoluzione di temi e stile. Dalle Lyrical Ballads, le Ballate Liriche ho scelto composizioni sul versante lirico più che sul versante narrativo. Inoltre ho scelto tra quelle più brevi, così per esempio tra le Ballate della prima edizione (1798) ho espunto The Thorn, che pure è molto significativo. Tra l’altro, questa è un’opera in cui sostantivo e aggettivo confliggono: il sostantivo ‘ballata’ ha a che fare con l’andamento narrativo, l’accadimento di fatti, la suspense, l’aggettivo ‘liriche’ invece si riferisce ad un lirico (che coincide con l’io empirico) che comunica, pensa o sente, che comunque s’effonde “romanticamente”. Nelle Lyrical Ballads non poteva in ogni caso mancare la grande Lines Composed a Few Miles above Tintern Abbey, On Revisiting the Banks of the Wye during a Tour, Versi composti alcune miglia sopra Tintern Abbey, grandioso gioco tra l’esperienza viva della natura e la sua trasposizione nel ricordo. Tintern Abbey inscena una doppia coscienza: del presente, e la possibilità di rivivere il passato, anche alla luce del rapporto privilegiato con la sorella Dorothy, a cui sono dedicate molte liriche brevi della seconda edizione (1800) e di Poems, in Two Volumes (1807).
Tradurre, come sappiamo, non è mai solo ‘portare’ – anche felicemente – da una lingua all’altra: la traduzione è sempre anche immersione in un autore, vicinanza di pensiero, stile …
Come traduttore ho dovuto in un certo senso ‘domare’ la poesia di Wordsworth: traducendo si cerca sempre di appropriarsi quanto più possibile del linguaggio del poeta, dei suoi ritmi, delle sue preferenze anche lessicali e del suo mood generale, pur avendo sempre ben presente che si ha a che fare con due sistemi linguistici diversi (tra inglese e italiano, poi, c’è anche da tener conto del  divario tra lingue germaniche e lingue romanze). Nelle poesie in quartine ho cercato qui e là qualche rima (nel secondo o quarto verso ) e nelle poesie in pentametri giambici (che spesso sono solo ‘nominalmente’ pentametri giambici) a volte usciva un endecasillabo e sceglievo una linea-verso di 4, 5 accenti rilevanti per rendere l’idea di quanto sia “portante” (il tipo di verso,) in particolare per lo svolgimento del ‘pensiero poetico’ di Wordsworth (Wordsworth poniamo) in Tintern Abbey, l’Ode to Duty o l’Immortality Ode. Può anche capitare qualche momento felice in cui la traduzione fluisce, come appunto nell’incipit dell’Immortality Ode, in cui bellissimo titolo per esteso contiene già, in estrema sintesi, tutta la poetica di Wordsworth, dalle ‘premonizioni d’immortalità’, alle ‘ricordanze’ direbbe il nostro Leopardi, all’‘infanzia’, ed è Ode: Intimations of Immortality from Recollections of Early Childhood:
There was a time when meadow, grove, and stream, The earth, and every common sight, To me did seem Apparelled in celestial light, The glory and the freshness of a dream. It is not now as it hath been of yore; — Turn wheresoe’er I may, By night or day. The things which I have seen I now can see no more.
C’è stato un tempo che bosco rivo e prato, la terra e ogni vista abituale a me davvero son sembrati cinti di luce celestiale, del candore e sfolgorìo d’un sogno. Ora non è più come nel tempo andato – se mi guardo intorno, notte o giorno, le cose che ho veduto non so vedere più.
(trad. A. Righetti)
Qual è secondo Lei la magia, l’incanto (o i molti incanti) della poesia wordsworthiana?
È questa cantabilità di Wordsworth, per cui il verso fluisce come fosse cristallino, come tutto fosse così ‘facile’ e le parole hanno una trasparenza. In traduzione a volte si riesce a renderla, altre riesce meno o con minore facilità. Passando dall’inglese all’italiano ho cercato di rendere, appunto, la musica wordsworthiana: la traduzione è una sfida continua per cercare le ‘parole certe’. E direi che più che tradurre, forse l’atteggiamento del traduttore dovrebbe essere quello di cercare un’approssimazione, un varco per avvicinarsi al poeta: quanto più si dà l’idea della lingua di partenza tanto più la traduzione può considerarsi buona.
Per tornare al Suo criterio di scelta da Poems, in Two Volumes…
Dalle poesie brevi, i Poems, in Two Volumes appunto ho scelto i sonetti On Westminster Bridge, To a Butterfly, The Sparrow’s Nest, dove c’è il momento magico dell’infanzia, non solo sua ma anche di Dorothy, che compare come sua interlocutrice privilegiata nonché dedicataria in Tintern Abbey. Interessante poi è anche Nutting, Andar per nocciole, dove la ricerca del rapporto con la natura contrasta con la violenza giovanile del protagonista che va a raccogliere le nocciole e che (diventa) produce devastazione con i rami spezzati, e con essa, un’invasione dell’umano nel naturale che ha per epilogo la rovina dell’ambiente naturale. Poi la nota We are seven, Siamo sette, finto dialogo tra l’io lirico-narrativo e la bambina, nell’opposizione tra logica dei numeri del maturo interlocutore e logica del sentimento della bimba, per inciso tradotta molto bene in rima anche da Pascoli – ottimo traduttore di classici –, che ne accentua se vogliamo l’aspetto intimo, e adeguando Wordsworth alla poetica del fanciullino, ne riproduce sempre la musicalità:
Vidi una cara contadinella, ch’aveva ott’anni, come mi disse, bionda, ricciuta, bella, assai bella con le due grandi pupille fisse.
Presso il cancello stava. Ed io: – Figlia, quanti tra bimbi, siete, e bimbette? chiesi. Con atto di meraviglia ella rispose: – Quanti, noi? Sette.
E dove sono? Di’, se ti pare le dissi, ed ella mi disse: – Ma… noi siamo sette: due sono in mare: altri due sono nella città;
altri due sono nel camposanto, il fratellino, la sorellina: in quella casa che c’è daccanto, io sto, con mamma, loro vicina.
Tu dici, o bimba «due sono in mare, altri due sono nella città!» e siete sette. Questo mi pare, è un conto, bimba mia, che non va.
Sette tra bimbe – diceva intanto e maschi, siamo. Due son qui presso in un cantuccio del camposanto: nel camposanto, sotto il cipresso.
Ma tu ti muovi, tu corri: è vero? tu canti, ruzzi, hai fame, hai sete: se que’ due sono nel cimitero, cara bambina, cinque voi siete.
Verde – riprese – verde è il lor posto: lo può vedere, là, se le preme: da casa un dieci passi discosto: stanno vicini, dormono insieme.
Là vado a fare la calza, e spesso vado a far l’orlo delle pezzuole: mi siedo in terra, sotto il cipresso, con loro, e loro conto le fole.
E spesso, quando la sera è bella, e quando l’aria è dolce e serena, io là mi porto la mia scodella, e là con loro fa la mia cena.
Prima a morire fu Nina: a letto tra sé gemendo, stette più dì. Poi, l’ha guarita Dio benedetto; ed ecco allora ch’ella partì.
Nel camposanto così fu messa, e quando l’erba non era molle, io col mio Nino vicino ad essa, mi divertivo sulle sue zolle.
Poi quando cadde la neve, e bello sarebbe stato correre, tanto, dové partire pure il fratello, ed ecco che ora le sta daccanto.
E quanti dunque siete ora voi se quei due sono nel Paradiso? Sette – rispose – sette siam noi! meravigliando tutta nel viso.
Ma son morti quei due! ma sono lassù! son anime, anime elette! Che! – ripeteva sempre d’un tono. No, sette siamo, no, siamo sette.
*
A Simple Child, That lightly draws its breath, And feels its life in every limb, What should it know of death?
I met a little cottage Girl: She was eight years old, she said; Her hair was thick with many a curl That clustered round her head.
She had a rustic, woodland air, And she was wildly clad: Her eyes were fair, and very fair; -Her beauty made me glad.
“Sisters and brothers, little Maid, How many may you be?” “How many? Seven in all,” she said And wondering looked at me.
“And where are they? I pray you tell”. She answered, “Seven are we; And two of us at Conway dwell, And two are gone to sea.
“Two of us in the church-yard lie, My sister and my brother; And, in the church-yard cottage, I Dwell near them with my mother”.
“You say that two at Conway dwell, And two are gone to sea, Yet ye are seven! – I pray you tell, Sweet Maid, how this may be”.
Then did the little Maid reply, “Seven boys and girls are we; Two of us in the church-yard lie, Beneath the church-yard tree”.
“You run above, my little Maid, Your limbs they are alive; If two are in the church-yard laid, Then ye are only five”.
“Their graves are green, they may be seen”, The little Maid replied, “Twelve steps or more from my mother’s door, And they are side by side.
“My stockings there I often knit, My kerchief there I hem; And there upon the ground I sit, And sing a song to them.
“And often after sun-set, Sir, When it is light and fair, I take my little porringer, And eat my supper there.
“The first that died was sister Jane; In bed she moaning lay, Till God released her of her pain; And then she went away.
“So in the church-yard she was laid; And, when the grass was dry, Together round her grave we played, My brother John and I.
“And when the ground was white with snow, And I could run and slide, My brother John was forced to go, And he lies by her side”.
“How many are you, then”, said I, “If they two are in heaven?” Quick was the little Maid’s reply, “O Master! we are seven”.
“But they are dead; those two are dead! Their spirits are in heaven!” ’Twas throwing words away; for still The little Maid would have her will, And said, “Nay, we are seven!”
Tra l’altro, nella seconda edizione del 1800 il nome di Coleridge non compare. Il rapporto di affinità e complementarietà tra i due poeti cessa – mentre a Wordsworth continuano direi a ‘sgorgare’ versi e poesia naturalmente tutta la vita, dopo la grande stagione delle Lyrical Ballads Coleridge si è come esaurito. Eppure è stato anche un grande lettore, un grande interprete di Shakespeare. Fino al 1800 lavorano insieme, poi nella loro separazione letteraria entrano anche elementi biografici, e proprio a causa di questa componente privata Coleridge diventa una presenza quasi ingombrante in casa Wordsworth. A Grasmere nel Lake District Wordsworth viveva con la moglie Mary Hutchinson, i figli e la sorella Dorothy ma il ménage familiare includeva sorella della moglie, Sara. Coleridge se ne innamorò e per lei mandò all’aria il proprio matrimonio, malgrado non fosse corrisposto. Le dedica Dejection, an Ode, che subisce varie revisioni tra cui una intitolata To Asra, anagramma di Sara (e nome privato con cui lui chiamava Sara). Non solo qui ma anche altrove Coleridge ha comunque un eccesso di consapevolezza critica, molte sue poesie sono testi cosiddetti “instabili” (un diletto per i filologi), con revisioni e varianti continue. Bacillo che tocca in parte anche Wordsworth: anche lui a ogni riedizione “risistema” le poesie, le raggruppa in raccolta in modo diverso, con diverse rubriche e a sua volta apporta varianti fino all’edizione del 1850. Il che pone a studiosi e traduttori un problema su quale versione accettare. È una lunga diatriba che vede il punto culminante in The Prelude, di cui abbiamo una versione del 1805 (anzi addirittura un Ur– Prelude del 1799) e quella postuma del 1850, la prima in 13 e la seconda in 14 libri. Inglesi e americani risolvono il problema mettendo l’una versione di fronte all’altra.
William Wordsworth ritratto da Benjamin Haydon, 1842
E parlando del Preludio…
Il sottotitolo scelto per la versione del 1850, or Growth of a Poet’s Mind è centrato sullo sviluppo di uno spirito, della mente di un poeta, o – semplicemente – della formazione del poeta. Nel 1850 The Prelude già fece notizia, ma se Wordsworth l’avesse pubblicato nel 1805 sarebbe stato un “big bang”: nessuno aveva mai provato prima un’autobiografia in versi. Per un esperimento poetico del genere – autobiografico e in poesia – bisognerà arrivare a Byron (che comunque nel Don Juan pone schermi continui – e ironici – a se stesso come narratore di se stesso). In vita Wordsworth non ha avuto il coraggio di parlare in prima persona. E d’altronde bisogna tener conto anche di un pregiudizio ideologico: una parte importante della narrazione parla del suo impegno politico rivoluzionario, per cui – forse – l’avrebbe comunque censurato l’editore o non l’avrebbe forse pubblicato… Bellissimo è il titolo che lui voleva, Poem to Coleridge. Coleridge riconosce l’onore fattogli dall’amico e collega: Wordsworth riesce a leggergli il poema in una notte intera, mentre Coleridge l’ascolta stupefatto.
Cosa c’è di sempre e ancora moderno nella poesia di Wordsworth?
Wordsworth ebbe una formazione sui classici del ’700, una poesia legata a generi consolidati – pastorale, descrittivi, meditativo-filosofici, (dei luoghi) – e su regole del verso, quasi sempre di endecasillabi a rima baciata, couplets. In altre parole aveva imparato le regole per genere e per modalità del verso. Eppure, nella poesia che voleva si lascia tutto dietro le spalle, è innovatore sia nei temi sia nella lingua. Una delle grandi novità della sua poesia è nel sonetto, per cui torna alla matrice elisabettiana e petrarchesca e a più varietà di schemi. Ma soprattutto la sua poesia mette ancora al centro l’Io, l’esperienza viva meditativa, ideologica, vitale del poeta. Questa è una rivoluzione straordinaria: io lirico e io empirico corrispondono all’io che ha nome William Wordsworth – la cui opera è, appunto, un’effusione lirica riconoscibile da parte di chi legge in chi scrive. Il che non è cosa, poi, tanto scontata – ad esempio l’esposizione dell’Io lirico non fu accettata dalla “Edimburgh Review” che gli rivolse molte critiche negative, così come fecero i critici ancora legati alla poesia settecentesca. Un’altra novità in cui Wordsworth fu davvero un ‘apripista’ è che con lui il poeta diventa anche teorico: anziché scrivere secondo trattati di poetica classica, la poetica lui se la scrive nelle prefazioni. Celeberrima la prima delle Lyrical Ballads 1798, ma anche le altre. Il poeta è “A man speaking to men”, “un uomo che parla agli (altri) uomini”. Wordsworth trasforma in canone il sentimento di chi dice “Io” in poesia: un sentimento in cui tanti si possono riconoscere (se vogliamo, altra differenza dalla poesia settecentesca, eminentemente aristocratica per argomenti e registri). La differenza, la specificità del poeta è che il poeta ha parole che molti non hanno. È un enorme passo in avanti, che proietta Wordsworth già verso la modernità: con lui la poesia diventa “spontaneous overflow of powerful feelings”, “erompere spontaneo di sentimenti possenti” (Lyrical Ballads), ma questa immediatezza, questa spontaneità non sottrae nulla alla technicality, l’abilità poetica. Anzi, l’incredibile perizia tecnica viene esaltata anche nelle traduzioni di sonetti, in cui Wordsworth mostra d’inserirsi in una tradizione, di portarla avanti e proseguire, tra l’altro con estremo acume critico sempre, anche verso se stesso.
En passant, un po’ sul serio e un po’ per celia, l’amico e già collega Silvano Sabbadini – che ha tradotto tra l’altro tutto Keats per gli Oscar Mondadori – una volta mi ha detto: “Stiamo parlando di letteratura, però di letteratura bisogna scrivere” (con implicita autosvalutazione dei professori e dell’insegnamento?).
E con ciò, la nostra intervista termina. A Ca’ Foscari – “i migliori anni della nostra vita” mi ha detto una volta – Angelo Righetti era molto ammirato e piuttosto temuto dagli studenti: ammirato per la vastità delle sue conoscenze e temuto appunto per lo stesso motivo. Ma come tutti i grandi docenti ha sempre riconosciuto l’impegno, dava moltissimo e comprendeva. Grazie, professore.
Paola Tonussi
In copertina: William Turner, “Tempesta di neve. Battello a vapore al largo di Harbour’s Mouth”, 1842
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Vincitori 2018 - Paola Binante - Marena
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Polaroid cm 10 x 12 Stampa da negativo Polaroid Polaroid 10 x 12 cm, print from a Polaroid negative Dittico / Diptych: cm 15,2 x 10,8; cm 80 x 60 2018
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Marena è un dittico composto da una Polaroid e da una stampa da negativo Polaroid. L’opera si presta a diverse letture. Innanzitutto è una riflessione sul mezzo fotografico. La Polaroid, un procedimento di fotografia istantanea con pellicole autosviluppanti, la cui distribuzione cessa alle soglie del nuovo millennio, ha una lunga storia. La fotografia istantanea, lanciata sul mercato americano a fine anni Quaranta, è uno strumento popolare, interpretato creativamente da molti artisti. Paola s’inserisce in quest’ultimo ambito, inoltrandosi nel campo della ricerca d’avanguardia, intrapresa da artisti del calibro di Warhol e da uno sperimentatore instancabile come Nino Migliori. L’attività sperimentale di Paola Binante, che inizia nella seconda metà degli anni Novanta, interpreta la fotografia off-camera, usa la fotocamera riallacciandosi alla ricerca concettuale. In Marena trasfigura la pregnante iconicità dell’oggetto attraverso un peculiare lavoro di trascrizione. Il suo ambito poetico è lo spazio che si insinua tra la materia ed il linguaggio, tra l’oggetto e la scrittura. Troviamo una vocazione oggettuale-materica, cifra estetica del suo lavoro, nella sua interpretazione del vaso come scultura, collocandolo su un piedistallo. L’operazione concettuale è complessa: il vaso è un’icona, ma è anche un prodotto del lavoro, che ha una sua materialità, simboleggiato dalla mano femminile. Un dualismo che caratterizza la metodologia di lavoro: le diverse dimensioni e presentazione delle Polaroid; l’immagine istantanea e l’uso del banco ottico, segno della sua meditazione sul tempo fotografico. Sullo sfondo di un muro sbrecciato colloquiano l’iconicità e la materialità dell’Amarena. Nello iato tra le due Polaroid l’autrice riconsegna spessore teorico all’atto fotografico, alla sua storia, alla sua valenza di traccia capace di suscitare emozioni e sapere.
Nasce nel 1965 a Roma. Vive e lavora a Bologna. Mostre personali 
2018 “Cuore di pietra”, a cura di / edited by M. Corazzini, CSA Farm Gallery, Torino 2017 “Generazioni. Pluralità del femminile”, a cura di / edited by M. Corazzini, CSA Farm Gallery, Torino 2016 “The Sea Atlas”, Officine 500 Gallery, Torino 2014 “Generazioni. Pluralità del femminile”, a cura di / edited by S. Bonfili e E. Paloscia, Museo di Roma in Trastevere, Roma 2010 “Paralipòmeni”, Lu.C.C.A. Lucca Center of Contemporary Art , Lucca 2008 “ABC - Araki, Binante, Cosulich”, a cura di / edited by E. Paloscia, Galleria Anna D’Ascanio, Roma 2006 “Generazioni”, a cura di / edited by M. Chelucci, Massenzio Arte, Roma “Paralipòmeni”, InCamera Photo Gallery, Pietrasanta 2005 “Islam”, Libreria Odradek, Roma 2003 “Cambiamenti”, Galleria d’Arte 107, Casperia “Paola Binante”, a cura di / edited by M. Bentivoglio, Centro di documentazione della ricerca artistica contemporanea Luigi Di Sarro, Roma Mostre collettive / Group Exhibitions 2017 “Christian Boltanski. Take Me (I’m Yours)”, ex parcheggio Giuriolo, Bologna “Questioni di famiglie”, Centro Italiano della Fotografia d’Autore, Bibbiena “De rerum natura. Omaggio a Nino Migliori”, Palazzetto Eucherio Sanvitale, Parma 2016 “HERE. Arti visive”, Cavallerizza Reale, Torino 2014 “Slow Photo Project. Della lentezza in fotografia”, Galleria Santevincenzidue, Bologna 2012 “Il respiro della Sila”, Centro Studi Cappella Orsini, Roma 2011 “Dalla cella all’atelier. Per un riallestimento della collezione permanente dell’IGAV”, La Castiglia, Saluzzo “Su Nero nerO / Over Black blacK”, a cura di / edited by F. Paludetto, Castello di Rivara, Rivara “Sila dono sovrano”, a cura di / edited by F. De Chirico, S. Ferrari e A. Manta, Palazzo Arnone, Cosenza 2010 “Art Transport Station”, a cura di / edited by A. Carrer e B. Barsanti, Stazione Leopolda, Firenze “Carte da Gioco d’Artista”, Padiglione Italia Expo Shanghai, Shanghai 2009 “La stanza dei sogni”, Bloomsbury Auctions, Palazzo Colonna, Roma “Arte in forma di libri”, Abbazia Greca di San Nilo, Grottaferrata 2008 “La sindrome di Icaro. Licini e 26 artisti tra terra e cielo”, a cura di / edited by M. Vescovo, Parco Bioenergetico e Antiche Scuderie del Borgo Storico Seghetti Panichi, Castel di Lama “EXPERIMENTA”, a cura di / edited by M. Calvesi, L. Canova, M. Meneguzzo e M. Vescovo, Ministero degli Affari Esteri, Roma 2007 “Profumo di cacao. Cioccolato come arte”, a cura di / edited by M. Vescovo, Casa delle Arti e dell’Architettura, Settimo Torinese “Contemporary nature”, ISA Istituto Superiore Antincendi, Roma 2006 “Natura e Metamorfosi. La creatività italiana racconta la Natura”, a cura di / edited by M. Vescovo e A. Carrer, Creative Art Center, Beijing; Urban Planning Exhibition Center, Shanghai 2005 “13X17: 1000 artisti per un’indagine eccentrica sull’arte in Italia”, a cura di / edited by P. Daverio e J. Blanchaert, chiesa di San Gallo, Venezia; Galleria Zaion - Lanificio Pria, Biella; Showroom Gruppo Franco Ziche, Milano “L’età Nomade”, a cura di / edited by G. Dalla Chiesa, ex Mattatoio, Roma 2004 “Cantiere D.F.I.G.”, a cura di / edited by D. Facchinato, Metropolis Photogallery, Bologna “Molto rumore per nulla”, a cura di / edited by A. Impallara e M. Pompeo, Salone degli specchi, Anzio “Anteprima Torino - XIV Esposizione Quadriennale d’Arte di Roma”, Società Promotrice delle Belle Arti, Torino 2003 “Terza Biennale Libro d’Artista”, a cura di / edited by I. D’Agostino, M. de Candia, T. Pollidori e L. Rea, Biblioteca Comunale, Cassino “Segni d’Artista. Opera grafica dell’Accademia di Belle Arti di Roma”, Centro per l’Incisione e la Grafica d’Arte, Formello 2002 “La mia idea della campagna romana e laziale”, Castello Baronale, Fondi 2000 “Fotoalchimie. La fotografia in Italia: sperimentazioni e innesti”, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato
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emanuele-marcuccio · 1 year
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Il 14 maggio la premiazione della XI ediz. del Premio di Poesia “L’arte in versi” a Senigallia — Associazione Culturale Euterpe
Il 14 maggio p.v. si terrà a Senigallia (AN) la cerimonia di premiazione della XI Edizione del Premio Nazionale di Poesia “L’arte in versi”, del quale mi pregio di essere nella commissione di Giuria fin dalla prima edizione lanciata nel 2012. Complimentandomi ancora con tutti i premiati sono felice che sia stato assegnato anche un terzo premio ai poeti Eugenio Griffoni e Giulia Bologna per la…
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emanuele-marcuccio · 3 months
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Si segnala «Dipthycha 4» sul blog “Pomeriggi perduti” di Michele Nigro
Si ringrazia il critico letterario, scrittore e poeta Michele Nigro per la gentile segnalazione del quarto volume antologico del progetto di poesia “Dipthycha” ideato e curato dal sottoscritto, dove la forma del dittico e trittico poetico viene declinata rispettivamente a due e a tre voci di autori diversi. Una non solita serie antologica con quattro volumi editi a mia cura tra il 2013 e il…
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emanuele-marcuccio · 4 months
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Tutto quello che c'è da sapere sul progetto di poesia "Dipthycha" e sul dittico a due voci, su mia idea e cura editoriale
Tutto quello che c’è da sapere sul progetto di poesia “Dipthycha” e sul dittico a due voci, su mia idea e cura editoriale, una non solita serie antologica che conta finora quattro volumi editi (2013; 2015; 2016; 2022) e la partecipazione di quarantadue voci poetiche contemporanee. Oggi pubblicato su blogletteratura del poeta e critico letterario e amico Lorenzo Spurio che ringrazio ancora. Buona…
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emanuele-marcuccio · 2 years
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Emanuele Marcuccio pubblica il quarto volume del progetto poetico “Dipthycha” — Blog Letteratura e Cultura
Segnalazione di LORENZO SPURIO È stato pubblicato poche settimane fa il quarto volume dell’apprezzato progetto poetico “Dipthycha” del poeta e aforista palermitano Emanuele Marcuccio. Il nuovo tomo, dal titolo Dipthycha 4. Corrispondenze sonore, emozionali, empatiche… si intessono su quel foglio di vetro impazzito…, esce per i tipi di TraccePerLaMeta Edizioni. In una sua dichiarazione…
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lorenzospurio · 4 months
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Emanuele Marcuccio sul suo progetto culturale ed editoriale di dittici e trittici poetici "Dipthycha"
Era il ventisei marzo 2013 quando ho dato l’avvio al progetto di un volume antologico dal titolo Dipthycha, di particolari dittici poetici, da me definiti “a due voci”[1], per distinguerli dal dittico poetico propriamente detto e scritto da uno stesso autore. L’intento di questo non solito progetto antologico, da me ideato e curato, che vede anche la mia presenza come autore, insieme ad altri,…
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emanuele-marcuccio · 2 years
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XI Premio Naz.le di Poesia “L’arte in versi”: il verbale di Giuria
Ieri è stato pubblicato il verbale di giuria della undicesima edizione del Premio Nazionale di Poesia “L’arte in versi”, che vede anche la mia presenza in giuria fin dalla prima edizione lanciata nel 2012. Complimentandomi con tutti i premiati sono felice che sia stato assegnato anche un premio da podio per la sottosezione dedicata al dittico poetico a due voci, genere da me teorizzato…
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emanuele-marcuccio · 3 years
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Dopo la mia adesione al Comitato Nazionale per i 150 anni dalla nascita di Grazia Deledda, costituito da WikiPoesia, il 18 dicembre scorso lancio su "Pro Letteratura e Cultura" un Contest Letterario Deleddiano online con scadenza invio fissata al 1-9-2022
Dopo la mia adesione al Comitato Nazionale per i 150 anni dalla nascita di Grazia Deledda, costituito da WikiPoesia, il 18 dicembre scorso lancio su “Pro Letteratura e Cultura” un Contest Letterario Deleddiano online con scadenza invio fissata al 1-9-2022
Contest Letterario online Grazia Deledda 150 – PLC (Ideato e curato da Emanuele Marcuccio) Grazia Deledda (1871 – 1936) Il 10 dicembre 2021 l’Enciclopedia poetica online WikiPoesia costituisce un Comitato celebrativo per i 150 anni dalla nascita di Grazia Deledda (1871 – 1936) presieduto da Renato Ongania; dopo la mia adesione, insieme a tanti altri poeti come Lorenzo Spurio, Michela Zanarella…
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emanuele-marcuccio · 2 years
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XI Premio Nazionale di Poesia “L’arte in versi”: il bando di partecipazione (scadenza 31/12/2022) | Blog Letteratura e Cultura
XI Premio Nazionale di Poesia “L’arte in versi”: il bando di partecipazione (scadenza 31/12/2022) | Blog Letteratura e Cultura
Pubblicato il bando della undicesima edizione del Premio Nazionale di Poesia “L’arte in versi”: ecco come partecipare entro il 31 dicembre 2022 per poesia, haiku, video-poesia, critica letteraria, poesia d’amore, prosa poetica, corto poesia, dinanimismo, dittico poetico secondo il progetto “Dipthycha”. Sorgente: XI Premio Nazionale di Poesia “L’arte in versi”: il bando di partecipazione (scadenza…
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emanuele-marcuccio · 3 years
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X Premio Nazionale di Poesia "L'arte in versi", il verbale di giuria con tutti i premiati. Cerimonia di premiazione il 15/05/2022 a Senigallia
X Premio Nazionale di Poesia “L’arte in versi”, il verbale di giuria con tutti i premiati. Cerimonia di premiazione il 15/05/2022 a Senigallia
I miei complimenti a tutti i premiati a vario titolo e lieto che sia stato assegnato anche un premio per la sotto-sezione relativa al dittico poetico a due voci, i miei complimenti alle due poetesse alle quali è stata assegnata una Menzione d’onore. Viva la poesia sempre!
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emanuele-marcuccio · 3 years
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E' uscito il bando di partecipazione del X Premio Nazionale di Poesia "L'arte in versi"
E’ uscito il bando di partecipazione del X Premio Nazionale di Poesia “L’arte in versi”
10° Edizione del Premio Nazionale di Poesia “L’arte in versi” – La scadenza di invio per partecipare è fissata al 31 dicembre 2021. Questa edizione, la X, prevede varie introduzioni tra cui le sezioni: – POESIA D’AMORE – SPERIMENTAZIONI POETICHE E NUOVI LINGUAGGI (tra cui trova posto anche il Dittico poetico a due voci del progetto di poesia Dipthycha da me ideato e curato) – PREFAZIONE DI LIBRO…
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