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#Giornata mondiale del cinema italiano
tremaghi · 8 months
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Il corposo calendario delle Giornate Mondiali, Internazionali, Nazionali e chi più ne ha ne metta
É stato un lavoro certosino, ma alla fine ce l’ho fatta. Lo spunto me l’ha dato il calendario Esselunga 2024, che quest’anno ha dedicato a dodici Giornate Internazionali e Mondiali, associandole ad altrettanti prodotti a loro marchio e mi sono chiesta quanti fossero i giorni dell’anno dedicate a un qualcosa, un tema da commemorare, o per sensibilizzare e accrescere la consapevolezza su importanti…
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personal-reporter · 10 months
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Torino Film Festival 2023
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La 41esima edizione del Torino Film Festival si terrà nella città dei Savoia da venerdì 24 novembre a sabato 2 dicembre sotto l’egida del Museo Nazionale del Cinema, presieduto da Enzo Ghigo e diretto da Domenico De Gaetano, con la direzione artistica di Steve Della Casa. Nel solco della scorsa edizione, l’immagine guida è stata affidata all’artista di fama internazionale Ugo Nespolo che si è ispirato ad uno dei più celebri fotogrammi di Sentieri selvaggi di John Ford in cui John Wayne tiene tra le braccia Natalie Wood, celebrando l’omaggio che quest’anno il TFF dedicherà al popolare attore, simbolo del cinema americano classico. A conferma della vocazione al dialogo con le eccellenze culturali del territorio, l’inaugurazione della 41esima edizione si terrà quest’anno alla Reggia di Venaria, uno dei siti culturali più visitati d’Italia, con ospite d’eccezione il maestro Pupi Avati e madrina della cerimonia sarà Catrinel Marlon. Si moltiplicano le occasioni di incontro e dialogo dei protagonisti del cinema con il pubblico, che vanno da Oliver Stone, che riceverà dal Museo Nazionale del Cinema il Premio Stella della Mole, a Fabrizio Gifuni, da Christian Petzold a Caterina Caselli e Paolo Conte, da Kyle Eastwood a Drusilla Foer, da Mario Martone a Barbara Ronchi, da Baloji a Thomas Cailley, da Roberto Faenza a Laura Morante. Il festival presenta o una selezione estremamente ricca che riflette sullo stato della produzione cinematografica contemporanea, tra cinema di ricerca e scritture di genere, maestri internazionali e giovani promesse, nelle diverse sezioni del festival, da quelle competitive (Concorso Lungometraggi, Documentario internazionale e italiano, Spazio Italia, Crazies) a quelle fuori concorso (Nuovimondi, Ritratti e paesaggi, TFLab, Il gioco della finzione. Nuovi sguardi argentini). Uno dei tratti distintivi della selezione è il ritorno della commedia, popolare e d’autore,. L’Italia si ritaglia uno spazio, con la presenza di ospiti prestigiosi impegnati anche in masterclass, il concorso documentari italiani allargato a 10 titoli per festeggiare un'annata particolarmente ricca, quello dei cortometraggi e dunque del cinema del futuro e due sottosezioni fuori concorso La prima volta e Ritratti e paesaggi, dedicate ad alcune tra le più interessanti opere prime della stagione e ad una serie di documentari per il grande pubblico. La 41esima edizione del Torino Film Festival presenta la prima retrospettiva integrale dedicata a Sergio Citti, che a si inserisce nella tradizione delle grandi retrospettive, e si rinnovano anche quest’anno le collaborazioni con Film Commission Torino Piemonte, Torinofilmlab e Torino Film Industry. In occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne (25 novembre) e della Giornata Mondiale contro l’AIDS (1 dicembre), il Torino Film Festival dedicherà due momenti di riflessione a questi temi attraverso gli interventi di Monica Guerritore, protagonista de I girasoli, esordio alla regia di Catrinel Marlon, e di Laura Morante, attrice ospite del Festival con il film Folle d’amore - Alda Merini di Roberto Faenza. Read the full article
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carmenvicinanza · 11 months
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Ruby Hamad
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Ruby Hamad femminista, accademica e giornalista, racconta forme insidiose di discriminazione e altre manifestazioni quotidiane di razzismo interiorizzato.
È l’autrice di How White Women use Strategic Tears to Silence Women of Colour, nato dall’omonimo articolo del 2018, pubblicato per The Guardian Australia, che in italiano è stato tradotto col titolo Lacrime bianche / ferite scure. Femminismo e supremazia bianca. Un punto di riferimento globale per le discussioni su femminismo bianco e razzismo.
Nata in Libano e cresciuta a Sidney, in Australia, ha studiato sceneggiatura e regia cinematografica al Victorian College of the Arts, si è laureata in economia politica presso l’Università di Sydney e conseguito un master in giornalismo e pratica dei media presso l’Università di Sydney. Insegna storia e scienze sociali presso l’Università di Western Sydney.
Ha scritto articoli su diverse importanti riviste internazionali e tenuto il discorso di apertura della Giornata internazionale della donna 2017 e Feminist Intersection – In Conversation (con Celeste Liddle) per il Queen Victoria Women’s Centre, e l’hosting di panel al Melbourne Writers Festival e al Newcastle Writers Festival.
Redattrice per la pubblicazione femminista progressista The Scavenger, ha prodotto una serie di saggi sul significato culturale e politico del cibo e creato una serie su persone affette da disturbi mentali che indaga il mito che ha contribuito a plasmare l’opinione pubblica sullo stigma della malattia mentale.
Il suo primo libro, How White Women use Strategic Tears to Silence Women of Colour,  definito “Miglior libro del 2020” da Cosmopolitan, Harper’s Bazaar, Kirkus Reviews e Publishers Weekly, è una condanna bruciante e ad ampio raggio della ‘femminilità bianca strategica’ e della ‘svalutazione storica delle donne di colore’ nella cultura occidentale. 
Attraverso testimonianze, un’accurata ricostruzione storica, la sua esperienza personale e il ricorso alla cultura pop del cinema e delle serie TV, ha scritto un aperto atto di accusa al femminismo bianco liberale incolpato di non voler fare i conti con il proprio passato coloniale in cui le donne hanno esercitato – seppur da subalterne rispetto agli uomini – un potere e un ruolo fondamentale nel fissare gli standard dell’umanità nel suo complesso, incarnati nell’uomo bianco, ma anche nelle donne bianche. Non guardare alla storia, significa continuare a esercitare e perpetuare quel potere e pensare al razzismo solo come a un comportamento individuale e non come a un elemento fondamentale della costruzione binaria della identità femminile in cui alle donne bianche è stata riservata la parte di “damigella in pericolo” mentre alle nere la parte selvaggia e in definitiva subumana.
Dalla schiavitù al linciaggio e all’allontanamento forzato di bambini indigeni, le donne bianche sono state complici degli uomini bianchi nel razzismo e nella violenza, con il pretesto di proteggere la femminilità bianca. L’autrice esamina come questa eredità di secoli di violenza razziale e colonialismo da parte dei bianchi si manifesti ancora oggi nella vita di donne nere, asiatiche, latine, indiane, musulmane, arabe e indigene di tutto il mondo.
C’è da specificare che quando parla di “donne bianche” e di “donne nere” i termini non sono descrittivi ma politici. Non differenzia per colore della pelle ma si riferisce a coloro che beneficiano della bianchezza intesa come privilegio razziale. Quando parla di nero o marrone intende coloro che ne sono escluse in vari gradi secondo un confine in continuo movimento e di volta in volta rideterminato dalla colonialità globale in cui la razza (intesa come imposizione sociale) è il criterio fondamentale per la distribuzione della popolazione mondiale secondo ranghi, luoghi e ruoli nella struttura sociale e del potere.
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Cannes 2023: la Croisette di Alba Rohrwacher
Il Festival di Cannes 2023 accoglie Quentin Tarantino. Il festival e la Croisette, dopo Marco Bellocchio e Nanni Moretti, ha accolto Alba Rohrwacher che ha presentato il terzo film italiano , La Chimera, in concorso a Cannes 2023. Alba Rohrwacher a Cannes 2023 Era l'ultimo film italiano in programma a Cannes 2023 ma non certamente per importanza. La Chimera è il film di Alba Rohrwacher presentato nella giornata di ieri a Cannes. Con Isabella Rossellini e Josh O'Connor, il film è ambientato nel traffico clandestino di reperti storici degli anni Ottanta. Un giovane archeologo britannico, Arthur, si ritrova infatti coinvolto in un pericoloso traffico illegale di reperti antichi. Festival di Cannes 2023: film in concorso e proiezioni speciali Arrivati al 26 Maggio, i film in concorso da proiettare sono ormai finiti. La giuria di Cannes 2023 sta per tirare le somme su questa 76esima edizione del festival e oggi darà il suo attesissimo verdetto. Chi vincerà l'ambita Palma d'oro? - Il secondo film in concorso nella giornata di venerdì 26 maggio è stato The Old Oak di Ken Loach. La pellicola parla del proprietario di un bar, interpretato da Dave Turner,  di una piccola città nel nord dell’Inghilterra, in cui lavora ogni giorno per gli stessi oziosi clienti. - L'abbé Pierre - Une Vie des Combats di Frédéric Tellier: il film, presentato nella sezione dei fuori concorso, parla della storia di Henri Grouès (interpretato da Benjamin Lavernhe), detto l'Abbé Pierre, ex membro della Resistenza durante la Seconda guerra mondiale, deputato, difensore dei senzatetto e rivoluzionario. - Il secondo titolo fuori concorso del 26 Maggio, è il nuovo thriller di Robert Rodriguez, Hypnotic, che vede protagonista Ben Affleck: un detective della polizia di Austin, ossessionato dalla scomparsa della figlia La storia del prestigioso festival cinematografico Il Festival del cinema di Cannes è nato nel 1946 ed è diventato uno dei più prestigiosi e influenti festival cinematografici al mondo. La sua creazione è stata ispirata dal desiderio di promuovere la cultura cinematografica e la collaborazione internazionale nel settore. La storia del festival ebbe inizio durante la Seconda Guerra Mondiale, quando Jean Zay, Ministro dell'Istruzione Nazionale e delle Belle Arti francese, propose l'idea di un evento cinematografico internazionale che avrebbe contribuito a riunire le nazioni attraverso il linguaggio universale del cinema. Il primo Festival del cinema di Cannes si tenne nel settembre del 1946, ma fu interrotto dopo solo un giorno a causa di alcune complicazioni organizzative e di un disaccordo tra gli organizzatori. Tuttavia, l'anno successivo, nel 1947, il festival venne ripreso con successo e si trasformò in un appuntamento annuale. Read the full article
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likarotarublogger · 4 years
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INTERNATIONAL FASHION ROMA BY E&R, SECONDA EDIZIONE /28 FEBBRAIO L’EVENTO TRASMESSO IN TV.
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Nello splendore della città eterna il 28 febbraio 2021, aprirà il sipario alla seconda edizione del grande evento “International Fashion Roma” ideato da Elena Rodica Rotaru.
Una prima giornata internazionale che vedrà come protagonista il fascino della moda, del design, della bellezza e dei colori di tutto il mondo.
Una cooperazione internazionale che unisce le culture dei popoli in tutto il suo splendore. Roma e la sola città d’Italia che non abbia memoria esclusivamente municipale; tutta la storia di Roma, dal tempo dei Cesari ai giorni nostri, e la storia di una città la cui importanza si estende infinitamente al di la del suo territorio; di una città cioè destinata a essere la capitale di un grande Stato.
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ROMA e la sua arte, la più bella città del mondo: Colosseo / San Pietro /Fontana di Trevi / Castel Sant’Angelo. 
Quando sono arrivata a Roma 10 anni fa, sono rimasta impressionata da mille cose: dal Colosseo, San Pietro, dal Tevere... ma soprattuto dal tramonto visto dal Gianicolo (sembra un mondo che ti racconta tutta la storia di Roma, dell’impero Romano d’Occidente (imperatore Cesare Augusto), d’Oriente (Impero Bizantino)... insomma tutte le storie passate nella Città Eterna ROMA. 
di Elena Rodica Rotaru.
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Il merito è di Albio Tibullo (55 ca.-19 -18 a.C.) un poeta latino che oggi pochi conoscono, ma che al tempo era un noto autore di poemi eroici. Nel secondo libro delle Elegie, immagina un periodo molto remoto e scrive "Romulus Aeternae nondum formaverat Urbis moenia", traducibile in italiano come "Né ancora aveva Romolo innalzato le mura dell'Eterna Urbe", é questo il primo riferimento alla Città Eterna, o almeno il più antico di cui ci è arrivata traccia. Col tempo in molti hanno riutilizzato l'epiteto, contribuendo alla sua fama.         ROMA Città Eterna. 
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INTERNATIONAL FASHION ROMA BY E&R 2019 - PRIMA EDIZIONE.
L’Evento nasce due anni fa, ideato da Elena Rodica Rotaru insieme con Liberato Mirenna. Il mio premio ‘’INTERNATIONAL FASHION‘’ è stato uno straordinario lancio nel mondo della moda, l’arte e la creatività, ho presentato questo progetto a Liberato Mirenna per organizzare insieme all’interno dell’evento Mister Tourism World. Hanno partecipato tanti stiliti di molti paesi: Italia, Romania, Africa, Libia, Marocco, Filippine, Brasile... durante la finale dell’evento gli stilisti hanno messo in esibizione l’arte, la creatività e l’amore per la cultura dei popoli, davanti al publico e ai giurati: 
Arianna Di Lembo / presidente giuria
Miruna Cajvaneanu / giornalista e blogger  
Savatore Braca / direttore Pandataria Film 
Ilan Rachov / artist Versace
Elisabetta Viaggi / ex miss Italia sorda, x modella
https://vimeo.com/340014161
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INTERNATIONAL FASHION ROMA BY E&R 2019 - Auditorium Del Massimo Roma.
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Premio  INTERNATIONAL FASHION ROMA a Stefania Patcasi (Romania)
Francess by Stefania Patcas@francessoradea  · Design di moda
Altri premi per gli stilisti: 
Eleganza: Korn Taylor (fashion designer -Filippine )
Creatività:  Lionell Christian P. Lanuzo (fashion designer - Filippine)
Critica:Pink Code Fashion by Mais Maatogh (fashion designer - Libia)
Cinema: Madga Manescu (costumista tv - Romania) 
Collaborazione :
Aziza Essalek - attrice teatro che ha presentato costume Da Marocco 
Barazavenir Di Kahindo Katirisa - Fashion designer - Congo 
Alona Cochon e Dulcie Robles Mendoza (Filippine) 
Arianna Di Lembo: Docente costumista e  fashion designer Italy 
Abs Hima - cantante /modello - Libia 
Gladiatori Di Roma - attori e costume  di Roma (Valentino e Adriano) 
Elena Rodica Rotaru Fashion - Costume e direzione artistica .
Foto e Video Pandataria Film: Salvatore Braca, Bruno Miani, Beniamino Giulio Santomauro, montaggio di Carolina Modesti 
#2019 
https://vimeo.com/340014161  #2019  #garastilisti 
Nel 2020 l’evento ‘’INTERNAZIONAL FASHION ROMA BY E&R, SECONDA EDIZIONE’’ è stato annullato a causa della pandemia.
LOCATION: GOLDTV Via Giacomo Peroni, 131, 00131 Roma RM  
2.2.16Odeon 24   
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ODEON TV / FACES BY CESARE ROMANO & CAMELIA BIRLAN.
Per la prima volta in tempo della pandemia l’evento si svolgerà all’interno degli studi televisivi di Gold Tv e andrà in onda sul canale televisivo nazionale ODEON TV all’interno del programma “FACES” autore Giovanni Cipo e prodotto dalla CR65EVENTI di Cesare Romano e Camelia Birlan, con la direzione artistica di Elena Rodica Rotaru e sarà presentato da Barbara Castellani e Giovanni Cipo. 
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Esclusivo ed elegante, lo studio sarà arredato con l’immagine di Roma Antica che con la sua atmosfera suggestiva affascina da sempre il mondo intero.
VISIBILITÀ
L’evento oltre il contest metterà in condizione gli stilisti di poter proporre le loro collezioni moda alla presenza di giornalisti, fashion blogger, fotografi specializzati attori e cantanti, oltre ad essere visto da un folto pubblico in tv e su vari social.
L’evento sarà messo in risalto da vari giornali e riviste di moda italiana e internazionale. Ogni stilista potrà esibire 10/15 capi scelti della propria collezione ed evidenziare il proprio talento non solo davanti alle telecamere, agli ospiti e ai fotoreporter ma anche davanti una giuria, la quale assegnerà il premio ”INTERNATIONAL FASHION ROMA’’.
La giuria sarà composta da giornalisti del settore, fashion blogger e vip tv. All’evento saranno presenti operatori dell’informazione, televisivi e fotografi.
Giuria: 
Arianna Di Lembo: docente costumista e fashion designer Italy.
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           Miruna Cajvaneanu: Giornalista e blogger. Autore presso Mixità. 
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 Lucia Barboni: Fashion blogger 
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          Gaetano Alaimo: Giornalista direttore di newtuscia.it 
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          Gianni Graziano: ELI Hairstylist & Makeup Artist - Milano 
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           Michelle Spanò: Hairstyle - Roma  
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Concetta Petti: Avvocato e esperta in diritto d’autore A&r Manager del VMA, docente di area Sanremo, founder del marchio centolino specializzato nella moda mare di alta gamma.
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Francesca Polilidori: Golden Music School / Village Music Academy / i fatti Vostri /Cantagiro / Ti lascio una canzone / Sanremo Junior (RAI)
    Ospiti speciali in giuria da Milano:
Prasanna Wrerasooriya & Patricia Aleman: Organizzatori
International Fashion Week Milan/London/Paris/Dubai
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International Fashion Week Milan - 2020 by Prasanna Weerasooriya
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Organizzatori International Fashion Week Milan - Prasanna Weerasooriya e Patricia Aleman.
Chiara Pavoni:  Attrice, sarà presente all’evento per giudicare l’arte della moda.
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Chiara Pavoni
è un'artista poliedrica, dopo essersi dedicata per anni alla danza classica, contemporanea e jazz, ha deciso di cimentarsi in altre forme espressive, in particolar modo nella recitazione.
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Dott.Prof.Silvio Smeraglia: chirurgo plastico- sarà presente anche lui  alla giuria.
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Marzia Longhitano:  Hairstyle 
Seconda classificata festival mondiale di osaka 2019 categoria pettinature da sera, candidata premio oscar per la moda 2020 come miglior imprenditrice del hairstyling
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Andrea Rigo: Direttore  della rivista  di moda You Style Magazine.
I STILISTI CHE PARTECIPA AL CONCORSO 
 ‘’International Fashion Roma by  E&R’’
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Liliana Larisa Craciun: Fashion Designer - Romania 
Din Romania in Italia pe platoul de televiziune din Roma, designerul romana d-na  Liliana Larisa Craciun participa la un mare eveniment  de moda Internationala in care concureaza impregna cu alti designeri din mai multe tari. In data de 28 februarie 2021, pe  platoul de televiziune italian  in 15 minute vom simti si vedea  ‘Romania de acasa’ :costumele traditionale,musica si obiceiuri românești. Scucces la concurs d-na Liliana Larisa Craciun! 
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Rosanna Stega: Stilista e sarta-Italy 
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Eleonora Lastrucci - Fashion Designer -Italy 
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Paola Zannoni -Fashion Designer - Italy 
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 Dafne Creazioni -Fashion Designer -Italy 
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Fabiana Gabellini: Fashion Designer- Italy 
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Gianpaolo Esse: Fashion Designer-Italy 
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Tiziana Grimaldi: Fashion Designer- Italy 
        ARTISTI  DELL’EVENTO INTERNATIONAL FASHION ROMA BY E&R:
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Jano Di Gennaro: attore /cantante di Napoli - Italy 
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Mihaela Bolog: cantante - Romania     
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 Leonard Nae: Cantante di musica folklore  della Romania.  
 IL TUTTO RISPETTANDO LE ATTUALI NORME DI PREVENZIONE COVID SARS 
PER DIVERSE ESIGENZE CONTATTARE VIA MAIL O TELEFONICAMENTE
COME ADERIRE E INFO:
Tel: Elena Rodica Rotaru - +39/3276303494 
Cesare Romano - +39/3515501181
Camelia Birlan - +39/3286897137 
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hotelroma1-blog · 5 years
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La città eterna e I suoi b&b
Queste sono le poche cose che potrai visitare a Roma, però bisogna sapere anche che se il tuo bed and breakfast Roma , non si trova simile al centro storico, ci sono i mezzi pubblici che funzionano benissimo e vengono usati con regolarità ogni giorno sia dai cittadini che abitano lì che dai turisti. Perciò muoversi a Roma, sarà sicuramente facile. La metropolitana di Roma è costituita da tre linee che sono identificate con lettere e colori diversi, per una lunghezza totale di 59, 4 km e 73 stazioni, 60 delle quali sotterranee. Il primo tronco metropolitano è stato inaugurato il 9 febbraio 1955 ed oggi fa parte della linea B-B1, identificata dal colore blu. Il 16 febbraio 1980 è stata inaugurata rasgo, ovvero la linea C è stata aperta il 9 novembre 2014 ed è caratterizzata dal colore verde. Esistono inoltre il progetto di realizzazione di una Linea D e progetti di prolungamento delle linee A e B-B1, nonché progetti di trasformazione delle ferrovie concesse Roma-Lido e Roma-Civita Castellana-Viterbo rispettivamente in Linea E e Linea F. La rete autobus di Roma è il servizio di trasporto pubblico locale composto da 348 linee autobus. Ciò che non sapevi è che nel passato, un primo servizio di trasporto pubblico nacque tra gli anni ’40 e gli anni ’50 dell’800 con l’istituzione di alcune linee indipendenti dall’autorità papale, servite principalmente da carrozze e omnibus, gestite da piccole imprese familiari (che normalmente non possedevano più di due o tre veicoli). Queste linee servivano il centro storico e le principali piazze romane, tuttavia non avevano orari fissi e si attivavano solo quando veniva raggiunto un congruo numero di passeggeri.
Una mattina presso il bed e breakfast Roma
Inoltre per
muoversi a Roma
potrai usare anche il Taxi, perché avvolte è molto più facile come ad esempio andare dall’aeroporto fino al tuo b&b. Il centro storico di Roma, racchiuso all’interno delle e delle mura gianicolensi, è stato riconosciuto, nel 1980, patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Esso è, cioè la somma della superficie dei 22 rioni che lo compongono, e conta ad oggi 186. 802 abitanti. Nell’intera città storica si riconosce il valore di oltre 25.000 punti di interesse ambientale e archeologico censiti dalla Carta della Qualità: in virtù di ciò Roma risulta la città con più monumenti al mondo. Quello che non sapevi è che la scrittrice Elsa Morante ha ambientato nella città eterna il suo romanzo La storia. Fra le macerie del quartiere di San Lorenzo, devastato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, lungo le borgate periferiche affollate di nuovi poveri, fra miserie antiche e recenti si muove un piccolo universo di persone che delineano in maniera poetica con i loro affanni il preciso momento storico attraversato dalla città. Quindi il centro storico di Roma è molto importante, grazie alle sue bellezze e la storia piena di ricordi. Per compiere la prima delle passeggiate al centro storico, ti suggerisco che dal tuo b&b prendere la linea A della metropolitana e di scendere alla fermata Flaminio. Uscendo dalla metro vedrà la Piazza del Popolo, una delle più grandi e suggestive di Roma, dove potrai entrare nella chiesa subito a sinistra S. Maria del Popolo contenente dipinti del Caravaggio e del Pinturicchioo in una delle due chiese gemelle che troverai nella piazza, S. Maria in Montesanto e S. Maria dei Miracoli. Da queste due chiese importanti si possono vedere tre grandi strade che formano il cosiddetto tridente: prendete quella a sinistra, Via del Babuino, in modo da giungere in Piazza di Spagna. Da qui potrai scattare foto alla famosa scalinata e alla fontana della Barcaccia del Bernini e, poi, prendere Via dei Condotti e concederti una passeggiata tra le vetrine dei negozi più lussuosi della città.
La piazza di Santa Maria della Pace (poco conosciuta sia dai romani che dai turisti) è solamente uno spazio nella vastità di Roma, ma essa è anche uno dei più rari esempi di uno spazio urbano progettato ed eseguito da un architetto: si tratta di uno dei più grandi successi dell’architettura barocca in Roma; Facciata della Basilica di San Pietro: l’architetto Carlo Maderno si trovò vincolato a quanto già esisteva nelle fiancate michelangiolesche, la cui altezza doveva trovare corrispondenza anche nella facciata. Egli non poté nemmeno far sormontare l’ordine inferiore con un secondo ordine di altezza proporzionata, poiché avrebbe offuscato eccessivamente la cupola. Si limitò quindi ad impostare sopra l’ordine inferiore lo stesso attico cinquecentesco che gira tutt’intorno al tempio, come del resto intendeva fare nel suo piano lo stesso Michelangelo. Più che appoggiata al corpo della basilica, la Facciata si eleva autonomamente su fondamenta proprie iniziate ce 5 novembre 1607. Ce 10 febbraio 1608 fu posta la prima pietra e il 21 luglio 1612 parte dell’immensa mole era compiuta. Larga m 118. 6 e alta m 48 escluse votre statue, marcata da colonne e paraste giganti con capitelli corinzi, si divide in due ordini. Queste sono le poche cose che potrai visitare nella città eterna, perché tutti sanno che Roma è un museo all’aperto. Le persone che abitano lì dicono che non basta una vita per conoscere tutta la città. Però per essere sicuro che avrai tempo di fare più visite, dovrai prendere un bed and breakfast o Hotel a Roma vicino al centro storico. Però quando si pensa a Roma vengono subito in mente solo monumenti e palazzi storici, vie dello shopping e botteghe di artisti. La Capitale offre anche una cultura culinaria, con piatti tradizionali che vi faranno leccare i baffi! Tra i piatti conosciuto che potrai gustare dopo una giornata piena sono: rigatoni con la pajata: la pajata è l’intestino tenue del vitello da latte cotto in umido e con pomodoro per un tempo piuttosto lungo.
Il caput mundi dei b&b
Arrivato all’incrocio con Via del Corso gira a sinistra e prosegui dritto fino a Piazza del Parlamento dove vedrai, alla tua destra, il palazzo in stile barocco di Montecitorio, sede del Parlamento Italiano. Tornando su Via del Corso girate a destra e arrivi alla Galleria Colonna, dove puoi fermarti per una sosta compresa tra negozi, bar e ristoranti. Visitare la città eterna sicuramente sarà un’esperienza indimenticabile, però non solo essa con le sue bellezze, ma anche la qualità dei bed and breakfast che sono considerati compresa tra i migliori da tutte le città famose. Una giornata nella città eterna inizierà sempre presso il tuo bed and breakfast con la famosa colazione italiana. La tipica colazione all’Italiana è una delle poche nel mondo ad essere composta da alimenti dolci, in contrasto con la classica colazione continentale, caratterizzata invece da alimenti prevalentemente salati. Infatti, se in Italia la colazione tradizionale è composta da caffè e cappuccino, nel resto d’Europa si usa invece mangiare prosciutto, uova, pane, latte e una spremuta d’arancia. La colazione italiana è solitamente composta da vari alimenti: il latte, il caffè, la spremuta d’arancia e lo yogurt per quanto riguarda le bevande, mentre tra gli alimenti solidi ci sono i cereali, le fette biscottate, le merendine, il pane, i biscotti e la frutta fresca. Il latte viene solitamente abbinato al caffè dagli adulti, creando una sorta di caffelatte, mentre i bambini invece lo bevono aromatizzato al cacao o con del miele. Ora che abbiamo detto tutto questo, e il tempo che parti nell’avventura della tua vita nella la capitale dell’Italia. Però dovresti sapere che per visitare avrai bisogno di spostarti. Il programa usato dai turisti ma anche dai cittadini della citt�� sono i mezzi pubblici.
La Roma dei bed and breakfast
Roma Caput Mundi, città eterna, culla della civiltà occidentale e capitale del Cristianesimo. Sono solo alcuni degli appellativi per descrivere questa magica città che si rivela agli occhi dei turisti, un concentrato di arte, storia, architettura e che da tre secoli continua a non possedere rivali tra le mete preferite del turismo internazionale. Roma chiamata anche la città eterna è un vero e proprio museo all’aperto dove, ovunque cuando guardi, è possibile ammirare le tracce di una storia e di una cultura millenaria. Per vederla bisogna prendere un b&b a Roma, di solito è consigliabile di sceglierne uno al centro storico per essere più vicino ai posti importanti, perché solo così avrà la possibilità di visitare tutto. Sicuramente hai sentito della celebre Fontana di Trevi. Esso che non sapevi è che essa ha anche un percorso sotterraneo che si estende sotto ce rione Trevi. Da qui fa parte anche l’area archeologica sotterranea del Vicus Caprarius la Città dell’Acqua: le strutture di una domus d’epoca imperiale, il castellum aquae dell’Acquedotto Vergine ed i suggestivi reperti (tra cui ce celebre volto di Alessandro helios) venuti alla luce nel corso dei lavori di ristrutturazione dell’ex Cinema Trevi. In un viaggio nel tempo passato sarà possibile toccare con mano la millenaria stratificazione di Roma ed osservare le testimonianze archeologiche, che hanno contraddistinto la storia della città, dalla realizzazione dell’Aqua Virgo all’incendio di Nerone, dal sacco di Alarico all’assedio dei Goti. Inoltre vicino a questa famosa fontana potrai trovare tanti b&b o hotel Roma, molto belli perché lì ci sono tanti palazzi antichi.
Tutte le strade hanno un
hotel Roma
Muoversi a Roma di solito si fa con la metropolitana che è composta da tre linee, identificate con lettere e colori diversi, per una lunghezza totale di 73 stazioni, 60 delle quali sotterranee; oppure con gli autobus: in totale 348 linee autobus. Alcuni scelgono il Taxi di più per l’aeroporto perché solo in questo modo non si rischia di perdersi sulle meravigliose strade antiche di questa città. Oppure potrai noleggiare un’auto, se chiedi presso il tuo hotel o bed and breakfast di Roma, sicuramente sapranno metterti in contatto con qualche azienda che noleggia le macchine. Ma c’è la possibilità di prendere anche le biciclette che a maggior parte dei b&b li offrono. Ora che sai come arrivarci sei pronto per visitare: il Colosseo: il più famoso e grande amfiteatro romano situato nel centro di Roma; la Basilica di San Pietro: il centro religioso della Città del Vaticano e anche la più grande delle quattro basiliche papali di Roma, il centro del cattolicesimo; Fontana di Trevi: è una tra le più grandi e note fontane di Roma; Il museo Capitolini: il principale museo civico di Roma; Piazza Barberini: al centro della piazza sorge la Fontana del Tritone celebre opera del Bernini; Piazza del Campidoglio: La trapezoidale Piazza del Campidoglio sul colle omonimo, delimitata sul fondo dal Palazzo Senatorio sede ufficiale del comune; Piazza della Rotonda: è il suggestivo spazio davanti al Pantheon; Piazza San Pietro: è una delle piazze più famose del mondo; Piazza Campo de Fiori: è una della piazze più note della città, anche per la presenzadal 1869 del celebre mercato, ma nel corso della storia è stata utilizzata per corse ed esecuzioni capitali. Lo spazio che occupa fu anticamente quello della platea del tempio di Venere Vincitrice, a ridosso del teatro di Pompeo e il nome de’ Fiori, deriverebbe proprio da una donna amata dal triumviro romano Flora appunto, o più semplicemente dal prato che nel XV secolo vi era cresciuto per lo stato di abbandono; Campanili e Cupola del Borromini: Nel 1653 il pontefice sollevò i Rainaldi dall’incarico dei lavori, già in avanzata fase di esecuzione, affidandoli a Francesco Borromini, il quale progettò l’eliminazione del vestibolo e la costruzione ai lati della facciata di due bassi campanili tali da non ostacolare la vista della cupola, sostenuta da un alto tamburo, culminante con una lanterna contornata da sedici colonne; Facciata di Santa Maria Della Pace: Vicino al lato occidentale di piazza Navona si trova una piazza in miniatura che è direttamente l’opposto di essa per quanto riguarda le sue dimensioni.
La digestione di un tale primo richiede parecchie ore, per questo è preferibile mangiarlo a pranzo, mail gusto è reale e caratteristico; bucatini alla Gricia: unici ingredienti per il condimento: guanciale di origine abruzzese e pecorino romano. Quando ad Amatrice decisero di aggiungere il pomodoro, nacque la più conosciuta pasta all’amatriciana; Trippa alla romana: un piatto non di facilissima digestione. La trippa è composta da diverse parti di stomaco bovino e nella ricetta romana viene cucinata al sugo con l’aggiunta di qualche foglia di menta; spaghetti cacia e pepe: potrebbe sembrare la pasta più facile del mondo da preparare, ma non è così: ottenere una buona mantecatura usando solo pecorino e pepe è davvero un’arte; maritozzo: Si tratta di un tipico dolcetto laziale di pasta cotta in forno, guarnito con panna montata fresca. I fidanzati usavano regalarlo alle loro promesse durante la quaresima; Saltimbocca alla romana: fettine di vitello ben battute, farcite con prosciutto cotto e salvia e tenute chiuse con uno stuzzicadenti. Da friggere rigorosamente nel burro; Coda alla vaccinara: Coda di vitello cotta nel sugo lentamente, in modo da renderla talmente morbida che la carne deve staccarsi dall’osso senza bisogno di utilizzare il coltello. Sicuramente il piatto meno turistico e più verace della cucina romana! Sicuramente vicino al tuo bed and breakfast troverai tanti ristoranti ottimi per provare tutti questi piatti romani deliziosi! Mi stavo dimenticando di dire che La Cattedrale di Roma’ è tra le più importanti (nome completo: Arcibasilica Papale del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano) perché è la prima delle quattro basiliche papali maggiori e la più antica e importante basilica d’Occidente e anche la cattedrale della diocesi di Roma. Messa sul colle del Celio, la basilica e il vasto complesso circostante (comprendente il Palazzo Pontifico del Laterano, il Palazzo dei Canonici, il Pontifico Seminario Romano Maggiore e la Pontifica Università Lateranense). Quando sarai in vacanza a Roma, non avrai mai tempo da perdere perché questa città eterna nasconde tanti segreti, e sarai sempre curioso per scoprirla meglio. Sono sicura che dopo una visita, tornerai sempre a rivederla, come fanno a maggior parte delle persone, anzi alcuni se hanno possibilità si spostano lì per abitare! booking.best
Altre cose da vedere sono: I Musei Capitolini - ospitati nel palazzo dei Conservatori e nel Palazzo Nuovo, i Musei Capitolini costituiscono il più antico museo pubblico del mondo, grazie alla donazione del 1471 da parte di Sisto scelta di marmi antichi della collezione Albani, che il museo si ingrandì decisamente. Con Roma capitale evidentemente arrivò a occupare anche il palazzo dei Conservatori e a creare il Museo Nuovo (1925) e il Braccio Nuovo (1952). I musei sono costituiti da una collezione di marmi e bronzi classici, dalla pinacoteca e dal medagliere; Piazza del Popolo-Ultima grande sistemazione urbanistica dell’età papale, realizzata da Giuseppe Valadier all’inizio dell’800. L’obelisco centrale è quello di Ramses II, che Augusto pose nel Circo Massimo e che fu sistemato qui all’epoca di Sisto V da Domenico Fontana (1589), mentre le vasche e i leoni in stile egizio sono aggiunte di Valadier (1823). Prima della salita al Pincio è la splendida chiesa di Santa Maria del Popolo; Carcere mamertino uno dei monumenti più importanti della storia di Roma, dove l’agiografia cristiana vuole reclusi in epoca neroniana gli apostoli Pietro e Paolo. La sua apertura vuole restituire il naturale rapporto di corrente monumento con la Piazza del Foro Romano (Comizio) e l’area del Campidoglio. Intorno al VII periodo d. C. diviene affermazione di culto legato alle figure degli apostoli Pietro e Paolo. I dipinti di IX-XIV secolo rimessi in luce durante i restauri nel Carcere sono il primo documento storico-artistico da riferire alla Chiesa di San Pietro in Carcere. clicca qui
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pangeanews · 6 years
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100 anni fa la prima regia di Anton Giulio Bragaglia: elogio del gran genio del teatro italiano. Ovviamente dimenticato
“Grazie AGB, se non fosse stato per il tuo acume (e per quello di Luigi Pirandello), ci saremmo perduti la poetica straordinariamente novecentesca di Rosso di San Secondo. Non che sia servito a molto – oggi RSS, piuttosto colpevolmente, non viene più rappresentato -, ma ai tuoi tempi dare la possibilità di andare in scena al drammaturgo siciliano significa capire il valore dei testi e non lasciarsi ingolosire dalla necessità di registrare il ‘tutto esaurito’ a teatro”. AC
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Mentre la polvere delle case distrutte ancora annebbiava la luce del sole e la vasta eco della Prima Guerra Mondiale era ancora piantata nelle orecchie degli italiani, Anton Giulio Bragaglia – siamo agli albori del 1919 – decide di mettere in scena sulle assi del Teatro Argentina di Roma “Per fare l’alba. Tre momenti d’una notte isolana”, dramma di Rosso di San Secondo. In maniera soggettiva però: per lo spettacolo aveva deciso di applicare la “luce psicologica”, un sistema di atmosfere colorate derivanti inavvertitamente l’una dall’altra a commento degli stati d’animo dei personaggi.
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Efficace totem poetico del Fascismo, AGB fu amico personale del Duce: il suo volume, intitolato “Il teatro della rivoluzione”, si apre difatti con una “Lettera sul teatro a Benito Mussolini”.
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Occorre però aspettare qualche anno. È solamente dopo un lustro esatto che AGB decide di rivoluzionare la scena. A Parigi presenta il “palcoscenico multiplo” che “permette di cambiare all’infinito l’ambiente nell’azione”.
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A distanza di dieci anni dalla rappresentazione di Rosso di San Secondo – quindi esattamente nel 1929 –, fa uscire a Roma il libro “Del teatro teatrale ossia del teatro”, la summa poetica del suo sguardo di “régisseur” sperimentale. L’opera ha uno sguardo riposto verso il domani, quindi parla al teatro presente e futuro, il principio del “meraviglioso” visto come “moltiplicazione dell’azione e dei luoghi” e mette al centro della nuova drammaturgia scenica la “macchina”, quindi la “scena mobile” che il teatro deve ereditare dal cinema.
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Lui è Anton Giulio Bragaglia (1890-1960)
Sul piccolo palcoscenico degli Indipendenti – l’omonima compagnia fu aperta da lui nel 1922 e venne chiusa nel 1936 – agiva la “scena versile”, una scena a tre facce che voltandosi istantaneamente produce il cambiamento da bosco a colonnato e a tendaggi.
Sul piccolo palcoscenico degli Indipendenti era presente anche la “messinscena fotoelettrica” ottenuta mediante un sottile schermo perlaceo, dietro al quale è disposta una quantità di lampadine di tre o più colori che proiettano un vago profilo delle cose – paesaggi o emblemi – durante le rappresentazioni del teatro sintetico.
Sul piccolo palcoscenico degli Indipendenti si adoperava la “lampada dell’oraluce”, un parco di lampade colorate nei tre colori fondamentali che, girando più o meno velocemente in un sottile filtro di garza, davano luce più o meno fredda o calda secondo l’ora del giorno.
Sul piccolo palcoscenico degli Indipendenti era installata la “maschera mobile”, in gomma elastica sottilissima, che offriva la “truccatura permanente” e separava psicologicamente l’attore dal pubblico: teste imbottite, menti tremuli come gelatine, collottole pneumatiche.
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“La gloria del secolo d’oro dell’arte teatrale fu in fatti soprattutto gloria della ingegneria posta al servizio del sogno fantastico dell’esecutore di spettacoli. Fu allora che la meccanica classica tolse un perfezionamento assoluto che noi non raggiungeremo mai anche con la nostra elettricità perché intanto non avremo mai tanta profusione di tesori per il grandioso teatrale, e poi perché è noto che i sistemi elettrici non sono infallibili, mentre la operazione teatrale deve esserlo”. Anton Giulio Bragaglia, 1929.
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Quando è morto AGB, nel 1960, io non c’ero. Non ero ancora nato…
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L’Università per, non tutte perlomeno ma alcune, talvolta insegnano bene e con passione il teatro del Novecento. È stato grazie alla sensibilità e all’amore della professoressa Anna T. Ossani di Urbino – “Letteratura teatrale italiana” – che ho avuto modo di annusare AGB. E il suo odore è ancora presente nelle mie orecchie.
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Gli studi di Bragaglia sulla “meccanizzazione della scena” – l’avvicendarsi dei luoghi, il movimento delle luci colorate, i suoni e tutto ciò che potesse portare un’efficacia reale all’azione scenica – sono stati gli insegnamenti pioneristici delle ardite soluzioni scenotecniche, costumistiche e luministiche italiane degli anni ’60. 
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“Scelgo l’autore nel clima spirituale del momento. Lo eccito a scrivere la commedia sperimentale. Essa è pronta per venir rifatta. Lunghe forbici, carta bianca, colla e penna. Ora si tratta di far carne il verbo lo si crea scena per scena; si imposta il gioco dell’azione e si vocalizzano le espressioni, si compongono i quadri di colore e si stringono o rallentano i tempi, si piantano le vette degli acuti e dei forti; si spaziano le pause e i silenzi. Perfino l’intimismo ci fa gioco, a chiaroscuro del teatrale”. Bragaglia, 1930.
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Il “régisseur”, nella testa del Genio, era la conciliazione in un’unica personalità artistica dei tre maestri di scena: il direttore, colui che dirige la rappresentazione, il corago, che indirizza, guida la recitazione e l’apparatore, responsabile di tutto ciò che serve per l’allestimento, invenzioni, adattamenti, maestro degli attori e guida nella messinscena.
Occorre avere manciate di genialità nella testa solo per pensare a una crasi simile…
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“Imbacuccato in un elegante cappotto di cammello, una sgargiante sciarpa gialla alta sul collo fino a sfiorargli i baffi e in testa l’eterna lobbia sempre un po’ sulle ventitrè, Anton Giulio Bragaglia, altrimenti detto, per amor delle sigle, AGB, si poteva incontrare, in qualche bella giornata d’inverno, seduto all’interno della libreria Rossetti, nella parte alta di via Veneto a Roma, mèta di quotidiano appuntamento per artisti e letterati romani. Se ne stava lì, in silenzio, fissando dalla porta a vetri il poco che poteva vedere del traffico. Chi entrava, se lo conosceva, si limitava a rivolgergli un saluto al quale lui rispondeva, poi più nulla. Verso l’ora della chiusura si alzava, si toccava il cappello con la mano, a guisa di commiato, e se ne andava” ha scritto l’ottimo Luciano Lucignani su “Repubblica” nel 1985.
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La compagnia teatrale “Il Bagaglino” deriva il suo primo nome, “Il Bragaglino”, da Anton Giulio Bragaglia, ma un’ingiunzione degli eredi impose loro il cambio di nome. Ma forse nemmeno gli artisti che le hanno dato il meritato successo in oltre 30 anni di spettacoli lo sanno…
Alessandro Carli
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giancarlonicoli · 4 years
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10 giu 2020 17:06
CESARE PAVESE ERA MIO ZIO – ‘’LE SCEGLIEVA UNA PEGGIO DELL'ALTRA, A PARTE LA PIVANO CHE NON VOLLE SPOSARLO. C'ERA LA DONNA CON LA VOCE ROCA, PER LA QUALE DI FATTO SI FECE MANDARE AL CONFINO: QUANDO TORNÒ, E SEPPE CHE LEI NEL FRATTEMPO SI ERA SPOSATA, CADDE SVENUTO. E POI QUELL'AMERICANA, L'ATTRICE, L'ULTIMA” – ‘’IL MONDO DELLA CULTURA, PIENO DI INVIDIE E GELOSIE, GLI AVEVA FATTO PESARE DI NON AVERE COMBATTUTO, DI NON ESSERE STATO PARTIGIANO, I COMUNISTI SPECIALMENTE. MA LO ZIO AVEVA L'ASMA…”
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Maurizio Crosetti per “il Venerdì - la Repubblica”
Questo tesoro l' abbiamo tenuto sulla scrivania per quattro giorni, sfogliandolo come il più fragile oggetto del creato. Era rimasto chiuso in una valigia per novant' anni, poi la nipote di Cesare Pavese, una signora di 92 anni di nome Maria Luisa Sini, ce l' ha affidato perché potessimo cercarvi una presenza, un segno. È un dattiloscritto di 304 pagine corrette a penna stilografica con inchiostro nero, la carta quasi una velina, la grafia elegante e nitida.
Il testo è rilegato con due graffe arrugginite e sulla copertina reca, in alto a destra, una serie di monogrammi «CP» vergati dall' autore ventiduenne: per la precisione undici, più uno cancellato. In azzurro chiaro, probabilmente incise con una matita a pastello, due scritte: «Walt Whitman», al centro, e in basso a destra la firma: «Pavese».
Si tratta della prima stesura della sua tesi di laurea, Interpretazione della poesia di Walt Whitman. L' anno era il 1930.
Il mese, agosto. Un documento emozionante e prezioso, pieno di cancellature, correzioni, aggiunte e annotazioni che Pavese inserì nella sua tormentata tesi dapprima rifiutata dal relatore, professor Federico Olivero, perché "troppo scabrosa", poi accettata dal docente di letteratura francese, professor Ferdinando Neri. Un evidente compromesso: in realtà, le ragioni del contrasto erano politiche.
Whitman è un poeta della libertà, e il nascente fascismo non poteva accettarlo. Gli interventi di Pavese nella redazione finale furono molteplici. Eliminò molte parti scritte in inglese, e soprattutto le sue traduzioni di Whitman, rimaste inedite per quasi un secolo. Il Venerdì è in grado di proporne uno stralcio.
Il futuro traduttore di Moby Dick, appena due anni più tardi (1932 per Frassinelli), autore di romanzi fondamentali e ancora ricchissimi di potenza espressiva e poesia, si sarebbe tolto la vita esattamente vent' anni dopo, il 27 agosto 1950.
Nel settantesimo anniversario della morte, l' editore Einaudi, di cui Cesare Pavese fu non solo un grande autore ma un fondamentale e infaticabile redattore, manda alle stampe nei tascabili una riedizione completa di questi classici della letteratura italiana, con nuove prefazioni di alcuni tra i principali scrittori contemporanei della scuderia di via Biancamano (dal 26 maggio in libreria).
L' inedita prima versione della tesi di laurea mostra un Pavese già assai convinto di sé, ai limiti della supponenza. Era solo un ragazzo, ma con il piglio di un critico navigato. È tutta scritta in prima persona ed è, come dire?, parecchio autoriale, in alcuni passaggi decisamente polemica.
La si potrebbe quasi definire «un luogo pavesiano», non dissimile in fondo dalla casa paterna a Santo Stefano Belbo, dalla dimora torinese di via Lamarmora 35, oppure dalla vera casa in collina del celebre romanzo del 1948: non è a Torino, come nella finzione narrativa, e neppure in Langa, ma nel Monferrato Casalese, a Serralunga di Crea, ai piedi del santuario.
Qui Pavese visse da sfollato dall' 8 settembre 1943 fino alla conclusione della Seconda guerra mondiale, abitando insieme alla sorella Maria, al cognato Guglielmo e alle loro figlie Cesarina e Maria Luisa, proprio lei, la signora che ci ha prestato il manoscritto dalla copertina color carta di pane.
La casa di Serralunga è disabitata da vent' anni, ma la famiglia non ha mai voluto venderla. Nel romanzo, il protagonista Corrado passeggia nei dintorni e tra i boschi con il ragazzino Dino, figlio di Cate, che forse è anche figlio suo. Quasi nulla è cambiato. Gli arbusti, il pozzo e il gazebo lasciano immaginare lo scrittore al lavoro, lui che in quegli anni successivi al confino di Brancaleone Calabro insegnò lettere sotto falso nome al collegio Trevisio di Casale Monferrato, dove si presentava come il professor Carlo De Ambrogio.
La scuola era gestita dai padri Somaschi, e in quel periodo Pavese si avvicinò un poco alla religione. Qui a Serralunga iniziò a cercare le radici del mito che tanta parte avrebbe avuto nella sua produzione letteraria. Scriveva seduto al tavolo della cucina, unico locale della casa riscaldato da una stufa. Ma Cesare, ricorda la nipote, «non era mica un freddoloso, si lavava con l' acqua gelata e nel letto non voleva lo scaldino, che a quel tempo si chiamava "il prete". Scriveva e traduceva, e una volta fece per me un tema su Dante: ebbene, la professoressa mi mise un 3, però allo zio non ebbi mai il coraggio di dirlo».
Dentro questa casa grigia, Pavese mangiava pane e salame e raccoglieva in giardino le mele cotogne che divorava senza attendere che ne facessero marmellata. Ora si sentono latrare cani in lontananza, e ogni tanto sfreccia qualche ciclista. La casa è addossata alla strada, tra frassini e castagni.
Si chiama Villa Mario, il nome di un fratello del cognato dello scrittore che morì giovane, combattendo nella Grande guerra. Tra i sentieri che portano al Sacro Monte di Crea, Pavese ebbe la prima ispirazione dei Dialoghi con Leucò, «forse, tra i libri che aveva scritto, quello che lui preferiva», dice la nipote, e l' idea germinale per Il diavolo sulle colline.
Gli abitanti del luogo ne parlavano come di un uomo vestito di nero che fumava la pipa, quando lo vedevano scendere dalla scalinata a colonnine per avviarsi nel bosco. Un solitario, un po' un orso. Uno che non dava confidenza, molto timido e sensibile.
Nei mesi da sfollato fece amicizia con padre Giovanni Baravalle, insieme parlavano di Dio. «Ma una volta tornati a Torino, credo che in chiesa non sia mai più entrato», ricorda Maria Luisa.
La signora ci riceve nel suo appartamento nel quartiere torinese della Crocetta, non lontano da via Lamarmora dove la famiglia della madre e lo scrittore vissero per oltre vent' anni, e dove lei crebbe accanto a Pavese. Maria Luisa Sini è una donna lucidissima e gentile, ex professoressa di italiano.
Ha il viso allungato e serio che un poco ricorda quello dello zio, appeso sul muro in una celebre fotografia. Qui c' è anche la vecchia libreria di Pavese, in legnaccio scuro. Un paio di scaffali contengono dei vecchi volumi appartenuti allo scrittore. «Lì sotto c' erano le scatole con i suoi manoscritti, da bambine ci giocavamo attorno, una volta un coperchio se lo mangiucchiò un cane. In quanto alla tesi di laurea, quasi non ricordavamo nemmeno di averla».
La signora Maria Luisa parla seduta sulla poltrona, nella penombra del pomeriggio, le mani in grembo. È l' ultima testimone diretta dello scrittore grande e tormentato. «Lui era del 1908, io del '28. In casa non avevamo alcuna percezione che lo zio fosse un genio.
Prima che morisse, i suoi libri non mi avevano mai interessato, poi però mi laureai con una tesi su Il mestiere di vivere, il diario in quei giorni ancora inedito, il testo che lo zio aveva sulla scrivania quando si suicidò. Due mesi prima, quando vinse lo Strega (per La bella estate, ndr) gli dicemmo solo "oh bravo, complimenti", ma ricordo che in casa non si fece neppure un brindisi, neanche una piccola cena per festeggiarlo.
Siamo sempre state persone di poche cerimonie, non proprio gente da abbracci. Infatti questi mesi di clausura per il coronavirus non li ho patiti per nulla, anche se per certi aspetti è stato peggio che in guerra: allora dopo il bombardamento era tutto finito, e se eri rimasto vivo continuavi la tua giornata. Qui, invece, quando finirà?».
La nipote ricorda uno zio introverso, solitario e appartato. «Ma molto sensibile, troppo. Non ci parlava mai dei suoi libri: forse non ci riteneva degni. Mia madre lo venerava, e a me e a mia sorella ripeteva sempre di non entrare nella stanza dello zio, di non mettere disordine, di non disturbarlo. In famiglia avevamo per lui una sorta di ossequio reverenziale.
Ogni tanto ci faceva dei regalini, ci dava delle monete, "ecco, compratevi i nastri per le trecce", diceva. Oppure ci portava al cinema. Quando stava scrivendo Tra donne sole, volle sapere da me come sono fatti gli abiti di taffetà, mi chiedeva cose di femmine.
In quel campo, lui, beh, lasciamo perdere... Le sceglieva una peggio dell' altra, oh signùr, a parte la Pivano che non volle sposarlo. C' era la donna con la voce roca, per la quale di fatto si fece mandare al confino: quando tornò, e alla stazione di Porta Nuova seppe che lei nel frattempo si era sposata, cadde svenuto.
E poi quell' americana, l' attrice, l' ultima. Eppure lo zio era un bell' uomo, era alto e non privo di fascino: alle donne piaceva. Ricordo che una sua allieva gli mandava ogni settimana un mazzo di rose rosse, soltanto che lei era brutta, poverina».
Il pensiero va alle ultime settimane della vita di Pavese, agli ultimi giorni.
Il racconto di Maria Luisa è un sussurro. «Si vedeva che non stava bene, altroché. Era deluso anche dopo avere vinto il Premio Strega, stremato dopo avere scritto in due mesi La luna e i falò quasi di getto. Diceva di sentirsi come un fucile sparato. Era nauseato, vittima di maldicenze. Il mondo della cultura è sempre stato pieno di invidie e gelosie.
Gli avevano fatto pesare di non avere combattuto, di non essere stato partigiano, i comunisti specialmente. Ma lo zio aveva l' asma, ogni sera faceva i suffumigi nel bacile: come partigiano sarebbe morto in tre giorni, non era mica Fenoglio! Visse riparato e solo, lavorando sempre».
Fino a quel temporale d' agosto, pochi giorni prima del suicidio: «Si scatenò il finimondo e il vento spalancò le finestre, anche quella della camera di mio zio. I fogli del diario andarono all' aria. Noi entrammo con mille cautele, rimettemmo in ordine ma senza leggere neppure un rigo. Se l' avessimo fatto, forse avremmo capito, forse saremmo riusciti a mandare lo zio da un medico per farlo aiutare».
Sono le celebri pagine finali de Il mestiere di vivere. Sedici agosto 1950: «Chiodo scaccia chiodo. Ma quattro chiodi fanno una croce». Diciassette agosto: «Nel mio mestiere dunque sono re (...) Nella mia vita sono più disperato e perduto di allora. Che cosa ho messo insieme? Niente. Questo il consuntivo dell' anno finito, che non finirò».
Diciotto agosto, ultime righe, nove giorni prima della morte: «Sembrava facile, a pensarci. Eppure donnette l' hanno fatto. Ci vuole umiltà, non orgoglio. Tutto questo fa schifo. Non parole. Un gesto. Non scriverò più».
Non compresero il dramma Maria Luisa e la sorella Cesarina, non il cognato e la moglie Maria. «Però la mamma devo dire che si stupì poco: suo fratello già a quindici anni parlava di suicidio, il vizio assurdo, come scrisse Davide Lajolo. Ma a quel tempo c' era meno attenzione al prossimo, eravamo usciti dalla guerra, si viveva in modo più aspro.
Mio papà faceva l' impiegato, e gli scrittori non erano delle star, guadagnavano anche pochino. Lo zio fu sempre vestito dalla sorella, che non spendeva poi chissà quanto per gli abiti o le scarpe di Cesare: il quale, devo ammetterlo, non era un elegantone. La sua sciarpetta bianca, dopo la morte la regalarono a un contadino.
Abbiamo vissuto per due decenni con Cesare Pavese, eppure lo consideravamo un poco un perditempo, un fafiochè come si dice qui in Piemonte, non proprio un gigante delle lettere. Tra noi e lui c' era una sorta di paratia, non per cattiveria: eravamo fatti così. Dopo la sua morte, a casa vennero Calvino e la Ginzburg per prendere il diario, e nella prima edizione furono tolte alcune parti troppo personali. Così aveva chiesto mia madre, e all' Einaudi si dissero d' accordo. Mi viene ancora in mente lo zio che si riferisce ai fogli del diario sul suo tavolo, e ci ripete: "Questa è una cosa molto importante, non dovete toccare per nessun motivo", e noi purtroppo abbiamo ubbidito».
La signora Maria Luisa fa una pausa. Ha parlato molto. Forse, anche a sé stessa. Ci mostra uno sgabello a righe bianche e rosse: «Lo ricavammo da una poltrona di mio zio». Quando Cesare morì era così giovane, e lei adesso ha superato i novant' anni, due in più del manoscritto che pare fatto d' aria. La signora lo porge dentro un sacchetto di carta, solo a guardarlo si ha paura che si rovini.
«Una cosa che vorrei indietro è la voce di mio zio. Naturalmente ricordo come parlava e non era per niente forbito, usava un italiano normale, lineare, con qualche vocabolo in dialetto. Discorrendo con noi in famiglia, non faceva mai l' intellettuale. Peccato che la sua voce non sia presente in nessun archivio, non sia rimasta incisa su nessun nastro. Ora che sono tanto vecchia sarebbe bello riascoltarla».
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tmnotizie · 5 years
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SAN BENEDETTO – Domani, domenica 10 novembre avrà inizio la 26^ edizione del “Premio Libero Bizzarri – Expo del Documentario”. L’inaugurazione è prevista alle ore 15,30 presso il Circolo Tennis “Maggioni” (campo n.9) con un omaggio VIDEO al “Presidentissimo” Ferruccio Zoboletti.
Seguirà la proiezione del documentario “John McEnroe – L’Impero della perfezione”. Cosa hanno in comune il cinema e il tennis? Partendo dal lavoro realizzato nel 1985 da Gil de Kermadek su John McEnroe, il regista francese Julien Faraut riflette su come la figura del campione americano abbia permesso al documentarista di elaborare una riflessione su due dimensioni fondamentali del cinema: il movimento e la temporalità.
Ad introdurre la proiezione sarà Francesco Giorgino: giornalista, caporedattore centrale della redazione Interni del TG1 e conduttore del TG1 serale.
A partire dalle ore 17 sarà inaugurata la Palazzina Azzurra con la mostra fotografica ”Segni di luce” di Gabriele Maria Pagnini, fotografo di fama internazionale che ha legato la sua carriera alla celebre rivista “Vogue”. La mostra esporrà i lavori di un’eccellenza del nostro territorio: ritratti esclusivi ad alcuni dei più importanti esponenti dell’arte italiana e mondiale.
Alle ore 18 Italo Moscati presenterà il libro “Federico Fellini. Cent’anni: film, amori, marmi”. Lo scrittore, già direttore artistico del Premio Bizzarri dal 1998 al 2003, si inoltra in un racconto che comprende le luci e le ombre che hanno avvolto il celebre regista Fellini: i rapporti con la famiglia, la sua Rimini, poi Roma, l’ambiente cinematografico, la giostra dei produttori e dei politici. Una “festa” spettacolare che si è estinta con “La dolce vita” e con “8 ½”: due marmi che hanno accompagnato il fellinismo in un poetico, esausto, corteo funebre dal sapore di un’unica commedia italiana.
A concludere una giornata d’inaugurazione ricca di eventi, ci sarà la proiezione del corto “Vorrei togliere la parola fine a tutti i miei film”: Italo Moscati presenta la vita e i film del maestro riminese, con un racconto che mescola aspirazioni, carriera, successi e amori, e storia del cinema non solo italiano.
Nato ad Ascoli Piceno nel 1946, Gabriele Maria Pagnini ha vissuto nel capoluogo marchigiano fino ai primi anni Settanta, per trasferirsi prima a Roma e poi a Milano, dove ha avviato un’intensa e continua collaborazione con le più grandi testate internazionali, tra cui Vogue e L’Uomo Vogue. Per queste riviste ha realizzato circa duemila ritratti dei protagonisti del mondo della  cultura, dell’ ar te, della musica dello spettacolo.
Da Anthony Quinn, la sua prima copertina per L’Uomo Vogue (settembre 1976), a Jean Gabin, John Huston, Burt Lancaster, Wim Wenders, Dennis Hopper, Andy Warhol, Federico Fellini, Dario Fo, Italo Calvino, Fabrizio De Andrè, Giorgio Gaber, Mario Vargas Llosa, Anthony Burgess, Allen Ginsberg, Catherine Deneuve, Brooke Shields, Vanessa Redgrave, Hanna Schygulla, Laura Betti, Laura Morante, Stefania  Sandrelli.
Formato alla scuola del reportage, Pagnini si è avvicinato al ritratto agli inizi degli anni Settanta sul modello del grande fotografo americano Irving Penn e si è rivelato presto uno dei maggiori esponenti in campo internazionale di questa disciplina per la sua capacità di fare emergere il carattere e l’anima delle persone.
Oltre a Vogue e L’Uomo Vogue, tra le sue collaborazioni si ricordano quelle con Vogue Paris, Vogue Deutsch, Vogue Espania, Vogue UK, Manner Vogue, Vogue Hommes, Harper’s Bazaar Italia, Harper’s Bazaar France, Linea Italiana, Ritz
Newspaper, la rivista londinese diretta da David Bailey, il fotografo entrato nel mito con il film Blow Up di Michelangelo Antonioni. Nel 1990 si è trasferito a New York dove ha lavorato col Gruppo Rizzoli, in particolare per Amica, e con Vanity Fair USA.
Queste le parole con cui ha riassunto la sua filosofia di lavoro: “Le mie immagini tentano di mostrare verità spesso dissimulate o volutamente nascoste . Nei miei ritratti, anche grazie a un particolare uso della luce, ho cercato di svelare l’aspetto più autentico e segreto delle persone, ma sempre con un profondo rispetto che le pone oltre il tempo e le salva dall’oblio”.
            Ritratti quasi esclusivamente in bianco e nero, ma con uno studio così accurato dell’inquadratura, così attento al bilanciamento e al contrasto tra luce e ombra, con una luminosità così avvolgente che ci rivelano una realtà più autentica di quella che percepiamo abitualmente attraverso i colori. Pagnini coltivava il sogno di fare fotografie senza nessuna mediazione tecnica. Un’idea utopistica ma che forse nel prossimo futuro, grazie alle possibilità offerte dall’intelligenza artificiale, potrà diventare realtà.
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italianaradio · 5 years
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Trieste Science+Fiction Festival: al via la 19° edizione
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/trieste-sciencefiction-festival-al-via-la-19-edizione/
Trieste Science+Fiction Festival: al via la 19° edizione
Trieste Science+Fiction Festival: al via la 19° edizione
Trieste Science+Fiction Festival: al via la 19° edizione
Comincia domani, martedì 29 ottobre, la 19° edizione del Trieste Science+Fiction Festival, in programma fino a domenica 3 novembre. Appuntamento nel capoluogo giuliano con la principale manifestazione italiana dedicata alla fantascienza, tra anteprime, eventi e ospiti internazionali.
La giornata inaugurale del festival triestino comincia alle 10.00 presso la Mediateca, con il Fantastic Film Forum: un programma di tre giorni denso di incontri specialistici, eventi di networking e workshop ad alta formazione professionale.
Alle 17.00 appuntamento al Politeama Rossetti con la proiezione in versione restaurata del film “Alien” (1979), capolavoro di Ridley Scott e fortunatissimo cult fantascientifico che quest’anno compie i suoi primi 40 anni.
Alle 19.00 sempre al Rossetti inaugura la mostra “L’ingenua curiosità di Jacopo Starace”, esposizione dedicata alle opere visionarie dell’illustratore e fumettista italiano Jacopo Starace, autore dell’immaginifico poster 2019 del trieste Science+Fiction Festival. Sempre al Rossetti alle ore 20.00 si terrà la cerimonia d’apertura del festival, a cui seguirà la proiezione in anteprima italiana del film “Little Big Joe” di Jessica Hausner, una versione ipnotica e visivamente affascinante del cult “L’invasione degli ultracorpi”.
Alle 22.30 la serata prosegue con l’anteprima italiana di “Depraved” del regista e attore di culto Larry Fessenden, qui alle prese con una riflessiva rivisitazione del Frankenstein di Mary Shelley.
Trieste Science+Fiction Festival
Trieste Science+Fiction Festival è il più importante evento italiano dedicato ai mondi della fantascienza e del fantastico. Cinema, televisione, new media, letteratura, fumetti, musica, arti visive e performative compongono l’esplorazione delle meraviglie del possibile. Fondato a Trieste nell’anno 2000 ha raccolto l’eredità dello storico Festival Internazionale del Film di Fantascienza di Trieste svoltosi dal 1963 al 1982, la prima manifestazione dedicata al cinema di genere in Italia e tra le prime in Europa.
La selezione ufficiale del Trieste Science+Fiction Festival presenta tre concorsi internazionali: il Premio Asteroide, competizione internazionale per il miglior film di fantascienza di registi emergenti a livello mondiale, e i due Premi Méliès d’argento della Méliès International Festivals Federation per il miglior lungometraggio e cortometraggio di genere fantastico europeo. La sezione Spazio Italia ospita il meglio della produzione nazionale. Immancabili, infine, gli Incontri di Futurologia dedicati alla scienza e alla letteratura, in collaborazione con le istituzioni scientifiche del Sistema Trieste, e la consegna del premio alla carriera ad un maestro del fantastico.
Trieste Science+Fiction Festival è organizzato da La Cappella Underground, storico cineclub triestino fondato nel 1969. La manifestazione si avvale del contributo, collaborazione e sostegno dei seguenti enti promotori: MiBAC – Direzione Generale Cinema, Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Comune di Trieste, Fondazione CRTrieste, Fondazione Benefica Kathleen Foreman Casali, ARPA FVG LaREA, Università degli Studi di Trieste, e dei principali enti scientifici del territorio, AREA Science Park, ICGEB, ICTP, INAF – Osservatorio Astronomico di Trieste, IS Immaginario Scientifico – Science Centre, SISSA, Università Popolare di Trieste.
Trieste Science+Fiction Festival è membro ufficiale del board della Méliès International Festivals Federation e fa parte dell’AFIC – Associazione Festival Italiani di Cinema. Il Festival è riconosciuto dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia tra i progetti triennali di rilevanza regionale di interesse internazionale in campo cinematografico. La manifestazione si avvale del patrocinio dei principali enti scientifici del territorio e partecipa al programma proESOF in vista di ESOF2020 – Euroscience Open Forum Trieste.
Cinefilos.it – Da chi il cinema lo ama.
Trieste Science+Fiction Festival: al via la 19° edizione
Comincia domani, martedì 29 ottobre, la 19° edizione del Trieste Science+Fiction Festival, in programma fino a domenica 3 novembre. Appuntamento nel capoluogo giuliano con la principale manifestazione italiana dedicata alla fantascienza, tra anteprime, eventi e ospiti internazionali. La giornata inaugurale del festival triestino comincia alle 10.00 presso la Mediateca, con il Fantastic Film Forum: un […]
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Redazione
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Cannes 2023: Nanni Moretti protagonista sulla Croisette
Il Festival di Cannes 2023 torna a parlare in italiano. Il festival e la Croisette dopo aver accolto Marco Bellocchio, hanno potuto ammirare il nuovo film di Nanni Moretti (ora disponibile nelle sale cinematografiche italiane) dal titolo "Il Sol dell'Avvenire". Nanni Moretti a Cannes 2023 Dopo "Rapito" di Marco Bellocchio, a Cannes è stato il turno di "Il Sol dell'Avvenire" firmato dal grande regista italiano Nanni Moretti. Il regista di Brunico torna un anno dopo in Francia per presentare il suo nuovo film dal titolo "il Sol dell'Avvenire" che proprio in questi giorni è possibile vedere al cinema. Con Nanni Moretti saranno presenti Margherita Buy, Silvio Orlando e Barbora Bobulova. Festival di Cannes 2023: film in concorso e proiezioni speciali La giornata del 24 Maggio, però, non è stata solo quella di Nanni Moretti. Cannes 2023 ha "messo in scena" altre importanti proiezioni tra film in concorso e fuori concorso. Partiamo con il film in concorso La passion de Dodin Bouffant, diretto da Trần Anh Hùng. Juliette Binoche e Benoît Magimel sono i protagonisti di una storia fattadi amore e cucina di alto livello. Per quanto riguarda la sezione dei film fuori concorso, ieri è stato proiettato "Kennedy" di Anurag Kashyap. La pellicola è di genere poliziesco e vede come protagonista, un ex poliziotto a lungo ritenuto morto. L’uomo opera ancora per un sistema corrotto mentre cerca la sua personale redenzione. La storia del prestigioso festival cinematografico Il Festival del cinema di Cannes è nato nel 1946 ed è diventato uno dei più prestigiosi e influenti festival cinematografici al mondo. La sua creazione è stata ispirata dal desiderio di promuovere la cultura cinematografica e la collaborazione internazionale nel settore. La storia del festival ebbe inizio durante la Seconda Guerra Mondiale, quando Jean Zay, Ministro dell'Istruzione Nazionale e delle Belle Arti francese, propose l'idea di un evento cinematografico internazionale che avrebbe contribuito a riunire le nazioni attraverso il linguaggio universale del cinema. Il primo Festival del cinema di Cannes si tenne nel settembre del 1946, ma fu interrotto dopo solo un giorno a causa di alcune complicazioni organizzative e di un disaccordo tra gli organizzatori. Tuttavia, l'anno successivo, nel 1947, il festival venne ripreso con successo e si trasformò in un appuntamento annuale. L'Italia a Cannes È, adesso, uno solo il film in concorso da vedere in questa 76esima edizione del festival di Cannes. Scopriamo l'ultima pellicola italiana rimasta in programma a Cannes: - 26 Maggio: a chiudere il terzetto di film italiani a Cannes sarà "La Chimera". Regista della pellicola è la toscana Alice Rohrwacher che racconterà la storia di un giovane archeologo inglese. Appuntamenti da non perdere Il festival sarà, inoltre, l'occasione per poter vedere alcuni dei film più attesi del momento. La giornata del 23 Maggio non è stata solo per Marco Bellocchio ma anche per uno dei film più quotati all'ambita "Palma d'oro": Asteroid City. Questo film ha la firma di Wes Anderson e nel suo cast conta attori ed attrici del calibro di Tom Hanks, Scarlett Johansson, Margot Robbie, Tilda Swinton, Edward Norton, Adrien Brody, Bryan Cranston, Matt Dillon, Willem Dafoe e Jeff Goldblum. Se vogliamo dare uno sguardo ai film fuori concorso, oltre a quello con protagonista Johnny Depp dell'apertura, uno dei più interessanti è sicuramente Hypnotic di Robert Rodriguez. Il film avrà come protagonista Ben Affleck che sarà presente a Cannes il 26 Maggio per la proiezione. Read the full article
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calabriawebtvcom · 5 years
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MICHELE AFFIDATO TRA GIORNATE DEL CINEMA LUCANO
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MICHELE AFFIDATO TRA GIORNATE DEL CINEMA LUCANO
Le opere del maestro orafo assegnate tra i tanti a Richard Gere, Christopher Lambert e Kabir Bedi
   Si è concluso sabato scorso a Maratea, con una serata ricca di emozioni, uno degli appuntamenti più attesi dell’estate nel mondo del grande schermo: “Le Giornate del Cinema Lucano – Premio Internazionale Basilicata”, che si è svolto nella “Perla del Tirreno”.
I premi del festival, organizzato da Antonella Caramia e di cui è Patron Nicola Timpone, sono stati realizzati dal maestro orafo Michele Affidato, che ha riprodotto una scultura del Cristo Redentore di Maratea con alla base una pellicola cinematografica, che lega appunto il mondo del cinema al simbolo della cittadina lucana.
Tra gli ospiti dell’undicesima edizione c’erano grandi artisti che hanno fatto la storia del cinema italiano ed internazionale come il top guest Richard Gere, che ha ritirato il Cristo di Maratea nella giornata conclusiva.
  Il protagonista di pellicole diventate ormai patrimonio del cinema mondiale come “Ufficiale e gentiluomo”, “Pretty Woman”, “Se scappi ti sposo” e molte altre ancora, ha ricevuto la scultura direttamente dalle mani del Governatore della Basilicata Vito Bardi, accompagnato sul palco dal maestro Michele Affidato e dai rappresentanti dell’organizzazione della manifestazione.
  Ad arricchire la kermesse la presenza di tante altre star come Kabir Bedi, Marco Giallini, Antonio Cabrini, Elena Sofia Ricci, Paolo Genovese, Milly Carlucci, Vittoria Puccini, Gabriel Garko, Rocco Papaleo e Loretta Goggi.
Un ulteriore premio è stato dedicato alla memoria di Mango, indimenticato cantautore lucano.
Le Giornate del Cinema Lucano si sono confermate anche in questa edizione uno spazio di grande arricchimento, non solo per gli addetti ai lavori, grazie ai film di ottima qualità che sono stati presentati nel corso della settimana. Non è mancata naturalmente la musica, le masterclass con i protagonisti, gli omaggi agli artisti e gli eventi speciali in programma nella kermesse.
Ma per una manifestazione che si chiude ce n’è un’altra che inizia per Affidato, già reduce del “Taormina Film Fest” culminato con la consegna di una sua opera a Nicole Kidman.
La XVI edizione del “Magna Graecia Film Festival”, infatti, è iniziata sabato scorso e fino al 4 agosto proporrà un programma davvero straordinario, che vede tra i protagonisti anche il maestro Affidato con le sue opere.
  L’orafo infatti ha realizzato la famosa “Colonna d’Oro”, diventata ormai il simbolo della kermesse ideata e diretta artisticamente da Gianvito Casadonte. Tra i premiati di quest’anno spiccano “Highlander” Christopher Lambert, che sarà l’ospite d’onore della manifestazione.
  Non mancheranno i grandi nomi del cinema italiano, come Pupi Avati, Isabella Ferrari e Valerio Mastrandrea. I premi realizzati da Michele Affidato andranno alla Miglior Opera Prima, Miglior Regia, Miglior Attrice e Miglior Attore. Per questa edizione inoltre si è pensato ad una madrina di eccezione, l’attrice italo-svedese Euridice Axen, tra i volti emergenti del cinema italiano.
  Tra le iniziative messe in campo quest’anno anche il Magna Graecia Book Festival, che sarà diretto dal giornalista e scrittore Andrea Di Consoli. Di grandi nomi è composta anche la giuria, presieduta da Alessandro Genovesi e della quale fanno parte Chiara Francini, Edoardo Leo, Dino Abbrescia, Claudia Potenza e Paola Minaccioni.
  “Dopo Taormina – afferma Michele Affidato – ormai da anni ci viene confermato l’incarico per altre due grandi rassegne cinematografiche internazionali, così come ormai sono diventate quelle di Maratea e del Magna Graecia Film Festival. Le nostre opere rimarranno per sempre nelle bacheche di personaggi che hanno segnato diverse generazioni con le loro interpretazioni, tra tutti Richard Gere e Christopher Lambert. Noi continuiamo a dare il nostro contributo artistico con l’impegno e la passione di sempre”.
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tempi-dispari · 7 years
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Riparte “AstraDoc - Viaggio nel cinema del reale”, cinema Astra ,Napoli
Venerdì 24 novembre alle ore 19.00 parte la nona edizione di “AstraDoc – Viaggio nel cinema del reale” rassegna cinematografica a cura Arci Movie Napoli, Parallelo 41 Produzioni, Coinor e Università degli Studi di Napoli Federico II.
Fino alla fine del 2017 saranno cinque le anteprime, tra novembre e dicembre, che anticiperanno il programma completo che si terrà da gennaio a maggio del prossimo anno. Questi primi cinque appuntamenti rappresentano una sorta di anteprima della rassegna 2018 che prenderà il via il 12 gennaio e che prevede altre 20 serate fino al maggio prossimo. Per questo scorcio di 2017 ci si muove in giro per il mondo, con la preziosa collaborazione di enti quali l’Institut français di Napoli, l’Università l’Orientale, il Ceicc e Omovies, il Festival di Cinema LGBT promosso da I Ken. Si parte dal tema più attuale di tutti ovvero quello delle migrazioni e del confronto con chi è diverso da noi, andando poi a scoprire storie e personaggi sparsi per il globo con opere ed approcci di diversa natura, ma accomunati dal linguaggio del cinema della realtà.
“Nove anni sono un bel traguardo per AstraDoc – dice Antonio Borrelli curatore della rassegna – ormai divenuto un appuntamento fisso e atteso per il pubblico cinefilo napoletano, con un’enorme partecipazione di persone che da novembre fino a maggio affolla il Cinema Astra per scoprire, attraverso il meglio della produzione documentaristica nazionale ed internazionale, l’articolato ed interessante universo del Cinema del Reale. La collaborazione tra Arci Movie, Parallelo 41 produzioni, Coinor e Università “Federico II” dimostra l’efficacia della scelta di puntare su un’offerta culturale originale con cui si è sempre voluto dare spazio ad un Cinema ingiustamente tagliato fuori dalla distribuzione ordinaria, ma capace di affrontare senza eguali la complessità del mondo contemporaneo. Una serata speciale è prevista per sabato 2 dicembre quando presenteremo alla città i primi film documentari sviluppati negli Atelier di Cinema del reale del progetto FilmaP, promosso da Arci Movie dal 2014, con la direzione pedagogica di Leonardo Di Costanzo e il coordinamento di Antonella Di Nocera”.
La serata d’inaugurazione del 24 novembre vedrà un doppio appuntamento dedicato al tema delle migrazioni, dei rifugiati e del razzismo, con il viaggio intercontinentale a volo d’uccello dell’artista e dissidente cinese Ai Weiwei, capace ci catapultarci in 23 paesi del mondo per un’epopea delle migrazioni, e un racconto sul Sudafrica contemporaneo, patria di Mandela e della lotta per l’eguaglianza, ma che sembra essere sprofondato in nuove e più terrificanti pratiche di discriminazione e di violenza.
Si parte alle 19.00 con la proiezione di “Voetsek! Us, Brothers?” di Andy Spitz anteprima italiana di un recente film sudafricano su una grave vicenda di violenza xenofoba perpetrata dal 2008 ad oggi dai sudafricani nei confronti di migranti dagli altri paesi africani e che presenta inquietanti parallelismi con quanto sta accadendo in Europa. La proiezione rientra nel programma della giornata di studi: “Migrazioni, Rifugiati, Xenofobia” a cura dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” e del CEICC- Europe Direct Napoli del Comune di Napoli.
A seguire alle 21.00 “Human Flow” di Ai Weiwei, opera monumentale e profonda sulle migrazioni nel mondo contemporaneo, realizzata in tutti e cinque i continenti del globo e presentata in concorso ufficiale alla 74° Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia lo scorso settembre, dove è stata accolta con grande attenzione da tutta la stampa e la critica internazionale.
Ad introdurre le proiezioni ci saranno il Prof. Loren Landau dell’African Centre for Migration and Society (Wits University di Johannesburg), il Prof. Antonio Pezzano Centro studi sull’Africa contemporanea dell’Università l’Orientale di Napoli e Alessandra Sardu, Assessore alla Cooperazione Decentrata del Comune di Napoli.
Loren Landau è Professore in “Mobilità umana e politiche delle differenze” presso il Centro Africano per la migrazione e la società dell’Università di Witwatersrand, Johannesburg, di cui è stato fondatore. Il suo lavoro esplora la mobilità umana, la cittadinanza, lo sviluppo e l’autorità politica. È stato presidente del Consorzio per i rifugiati e i migranti in Sud Africa (CoRMSA), è membro del Consiglio consultivo sudafricano per l’immigrazione e fa parte del comitato editoriale di “Society & Space”, “International Migration Review”, “Migration Studies” e del “Journal of Refugee Studies”.
VOETSEK! US, BROTHERS?
SINOSSI
Nel 2008 e nel 2015 la violenza xenofoba è esplosa in tutto il Sudafrica. Migliaia di persone sono state sfollate. Oltre 70 rifugiati e migranti africani sono stati uccisi e 200 hanno perso le loro vite. I colpevoli erano normali sudafricani.
“Voetsek! Noi, fratelli?” parte dagli attacchi xenofobi per raccontare una storia complessa attraverso gli occhi e le vite delle vittime e dei responsabili di quelle violenze e per scoprire le radici di un conflitto che così rapidamente si è trasformato in violenza.
  HUMAN FLOW
SNOSSI
Una fiumana di gente – oltre 65 milioni di individui – si muove in massa attraverso la terra e il mare, un esodo collettivo di proporzioni bibliche paragonabile (nella memoria recente) solo alla diaspora avvenuta dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, che allontana dalle loro radici e culture di origine intere popolazioni in fuga da conflitti, carestie, calamità naturali, povertà e persecuzioni.
Ingresso 3 euro a proiezione | soci Arci 2.5 Euro
INFO Arci Movie Napoli > 0815967493 | [email protected] | www.arcimovie.it
  PROGRAMMA ANTEPRIME ASTRADOC 2018
Venerdì 1 dicembre
ore 18.30 Je suis le peuple di Anna Roussilon (Francia/Egitto 2016 – 110′)
In collaborazione con l’Institut français di Napoli.
Ospiti la regista e Jean-Paul Seytre, Console Generale di Francia
Rotterdam Film Festival – Selezione ufficiale
Festival di Cannes – Selezione ufficiale sezione “Acid”
  Sabato 2 dicembre – Serata FILMaP
ore 19.00 Tre cortometraggi del 2° Atelier di Cinema del Reale:
Antonio degli scogli di Alessandro Gattuso (Italia 2016 – 14’)
Cronopios di Doriana Monaco (Italia 2016 – 18’)
Un inferno di Camilla Salvatore (Italia 2016 – 16’)
ore 20.00 Aperti al pubblico di Silvia Bellotti (Italia 2017 – 60′) > Ospiti la regista e i protagonisti
Festival dei Popoli di Firenze – Premio Mymovies.it “Dalla parte del pubblico” nella sezione “Concorso italiano”
ore 21.30 Volturno di Ylenia Azzurretti (Italia 2017 – 42′) > Ospiti la regista e i protagonisti
Visioni dal Mondo di Milano – Selezione ufficiale nella sezione “Concorso italiano”
      Mercoledì 6 dicembre 
– ore 20.30 Gimme Danger di Jim Jarmusch (Usa 2016 – 108′)
Festival di Cannes – Evento speciale
  Venerdì 15 dicembre
ore 20.30 Un altro me di Claudio Casazza (Italia 2016 – 83′) > In collaborazione con Omovies – Festival del Cinema Omosessuale, Transegender e Questioning promosso da I Ken.
> Ospite Carlo Cremona, Direttore di Omovies.
Festival dei Popoli di Firenze – Premio del Pubblico “Concorso internazionale”
* Il film rientra nella rassegna nazionale “L’Italia che non si vede” a cura di Ucca (Unione dei circoli cinematografici dell’Arci)
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Cannes 2023: Marco Bellocchio si prende la Croisette
Il Festival di Cannes 2023 inizia a parlare in italiano. Il festival e la Croisette hanno accolto il regista Marco Bellocchio che ha presentato (insieme al cast) il suo nuovo film, Rapito. Marco Bellocchio a Cannes 2023 "Rapito" di Marco Bellocchio è stato il primo film nostrano in concorso a Cannes 2023. Oltre al regista erano presenti sul red carpet Fabrizio Gifuni, Barbara Ronchi e Filippo Timi. Il film, che tratta il caso Edgardo Mortara, è arrivato in Francia in anteprima e sarà poi distribuito nelle sale italiane a partire dal 25 Maggio. Festival di Cannes 2023: film in concorso e proiezioni speciali Cos'è successo in questa emozionante oltre la proiezione di "Rapito"? La Croisette ci ha permesso di vedere diverse proiezioni tra film in concorso e anteprime mondiali. Il film di Marco Bellocchio, infatti, non è stato l'unico grande evento della giornata sulla Croisette visto che il red carpet è stato "calpestato" anche dal cast di Asteroid City, il nuovo film firmato dalla regia di Wes Anderson. La pellicola vanta un cast a dir poco stellare con Tilda Swinton, Tom Hanks, Scarlett Johansson, Adrien Brody e Edward Norton andando a raccontare la storia della città immaginaria di Asteroid City dove una serie di eventi cambia le storie dei personaggi. La storia del prestigioso festival cinematografico Il Festival del cinema di Cannes è nato nel 1946 ed è diventato uno dei più prestigiosi e influenti festival cinematografici al mondo. La sua creazione è stata ispirata dal desiderio di promuovere la cultura cinematografica e la collaborazione internazionale nel settore. La storia del festival ebbe inizio durante la Seconda Guerra Mondiale, quando Jean Zay, Ministro dell'Istruzione Nazionale e delle Belle Arti francese, propose l'idea di un evento cinematografico internazionale che avrebbe contribuito a riunire le nazioni attraverso il linguaggio universale del cinema. Il primo Festival del cinema di Cannes si tenne nel settembre del 1946, ma fu interrotto dopo solo un giorno a causa di alcune complicazioni organizzative e di un disaccordo tra gli organizzatori. Tuttavia, l'anno successivo, nel 1947, il festival venne ripreso con successo e si trasformò in un appuntamento annuale. L'Italia a Cannes Saranno, adesso, due i film in concorso da vedere in questa 76esima edizione del festival di Cannes. Scopriamo le due pellicole italiane rimaste in programma a Cannes: - 24 Maggio: Marco Bellocchio oggi toccherà a Nanni Moretti "calpestare" il tappeto rosso di Cannes. Il regista di Brunico torna un anno dopo in Francia per presentare il suo nuovo film dal titolo "il Sol dell'Avvenire" che proprio in questi giorni è possibile vedere al cinema. Con Nanni Moretti saranno presenti Margherita Buy, Silvio Orlando e Barbora Bobulova. - 26 Maggio: a chiudere il terzetto di film italiani a Cannes sarà "La Chimera". Regista della pellicola è la toscana Alice Rohrwacher che racconterà la storia di un giovane archeologo inglese. Appuntamenti da non perdere Il festival sarà, inoltre, l'occasione per poter vedere alcuni dei film più attesi del momento. La giornata del 23 Maggio non sarà solo per Marco Bellocchio ma anche per uno dei film più quotati all'ambita "Palma d'oro": Asteroid City. Questo film ha la firma di Wes Anderson e nel suo cast conta attori ed attrici del calibro di Tom Hanks, Scarlett Johansson, Margot Robbie, Tilda Swinton, Edward Norton, Adrien Brody, Bryan Cranston, Matt Dillon, Willem Dafoe e Jeff Goldblum. Se vogliamo dare uno sguardo ai film fuori concorso, oltre a quello con protagonista Johnny Depp dell'apertura, uno dei più interessanti è sicuramente Hypnotic di Robert Rodriguez. Il film avrà come protagonista Ben Affleck che sarà presente a Cannes il 26 Maggio per la proiezione. Read the full article
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Cannes 2023: aspettando Bellocchio con Jude Law sul red carpet
Il Festival di Cannes 2023 dà il via ad una nuova settimana. Il festival e la Croisette continuano a mettere in mostra i grandi del cinema mondiale e siamo alla vigilia della prima proiezione di un film italiano in concorso. Ripercorriamo, però, la sesta giornata del Festival di Cannes 2023 Festival di Cannes 2023: Scorzese, De Niro e Di Caprio tra i portagonisti Cos'è successo in questa emozionante sesta giornata? La Croisette ci ha permesso di vedere diverse proiezioni tra film in concorso e anteprime mondiali: - How to have sex di Molly Manning Walker. La storia racconta vede come protagonista tre adolescenti britanniche che organizzano una vacanza come rito di passaggio per vivere la miglior estate della loro vita. - Anatomie d’une chute, Anatomy of a fall di Justine Triet: la trama ci permette di scoprire le storie di Sandra, Samuel e del loro figlio non vedente Daniel. - Firebrand di Karim Aïnouz: protagonisti sono Alicia Vikander e Jude Law rispettivamente nei ruoli della regina Catherine Parr e del re d'Inghilterra Enrico VIII. La pellicola racconta le vicende proprio della regina e sesta moglie di Enrico VIII. Passando alla sezione dei film fuori concorso, sono state due le proiezioni avvenute nella giornata di ieri: - Acide (Acid) di Just Philippot: la storia si svolge durante un'ondata di caldo dove strane nuvole iniziano a riversare una pioggia acida, seminando devastazione e panico in tutta la Francia. - Project Silence di Tae-gon Kim: un ponte dell'aeroporto sul punto di crollare, una minaccia inaspettata, una fitta nebbia ed un gruppo di persone che tentano di sopravvivere. Questi gli elementi di trama che compongono questo film tutto da vedere. La storia del prestigioso festival cinematografico Il Festival del cinema di Cannes è nato nel 1946 ed è diventato uno dei più prestigiosi e influenti festival cinematografici al mondo. La sua creazione è stata ispirata dal desiderio di promuovere la cultura cinematografica e la collaborazione internazionale nel settore. La storia del festival ebbe inizio durante la Seconda Guerra Mondiale, quando Jean Zay, Ministro dell'Istruzione Nazionale e delle Belle Arti francese, propose l'idea di un evento cinematografico internazionale che avrebbe contribuito a riunire le nazioni attraverso il linguaggio universale del cinema. Il primo Festival del cinema di Cannes si tenne nel settembre del 1946, ma fu interrotto dopo solo un giorno a causa di alcune complicazioni organizzative e di un disaccordo tra gli organizzatori. Tuttavia, l'anno successivo, nel 1947, il festival venne ripreso con successo e si trasformò in un appuntamento annuale. L'Italia a Cannes Saranno ben tre i film in concorso per questa 76esima edizione del festival di Cannes. Scopriamo le tre pellicole italiane presenti a Cannes andando in ordine di programma: - 23 Maggio: il primo film nostrano in concorso a Cannes sarà "Rapito" di Marco Bellocchio. Oltre al regista saranno presenti sul red carpet Fabrizio Gifuni, Barbara Ronchi e Filippo Timi. Il film, che tratta il caso Edgardo Mortara, arriva in Francia in anteprima e sarà poi distribuito nelle sale italiane a partire dal 25 Maggio. - 24 Maggio: 24 ore dopo Marco Bellocchio toccherà a Nanni Moretti "calpestare" il tappeto rosso di Cannes. Il regista di Brunico torna un anno dopo in Francia per presentare il suo nuovo film dal titolo "il Sol dell'Avvenire" che proprio in questi giorni è possibile vedere al cinema. Con Nanni Moretti saranno presenti Margherita Buy, Silvio Orlando e Barbora Bobulova. - 26 Maggio: a chiudere il terzetto di film italiani a Cannes sarà "La Chimera". Regista della pellicola è la toscana Alice Rohrwacher che racconterà la storia di un giovane archeologo inglese. Appuntamenti da non perdere Il festival sarà, inoltre, l'occasione per poter vedere alcuni dei film più attesi del momento. La giornata del 23 Maggio non sarà solo per Marco Bellocchio ma anche per uno dei film più quotati all'ambita "Palma d'oro": Asteroid City. Questo film ha la firma di Wes Anderson e nel suo cast conta attori ed attrici del calibro di Tom Hanks, Scarlett Johansson, Margot Robbie, Tilda Swinton, Edward Norton, Adrien Brody, Bryan Cranston, Matt Dillon, Willem Dafoe e Jeff Goldblum. Se vogliamo dare uno sguardo ai film fuori concorso, oltre a quello con protagonista Johnny Depp dell'apertura, uno dei più interessanti è sicuramente Hypnotic di Robert Rodriguez. Il film avrà come protagonista Ben Affleck che sarà presente a Cannes il 26 Maggio per la proiezione. Read the full article
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Muestra de Cine Mexicano Inverno 2021
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Si tiene alla Casa del Cinema di Roma, venerdì 3 dicembre, la Muestra de Cine Mexicano Inverno 2021, una giornata straordinaria – a ingresso gratuito fino a esaurimento posti e previa presentazione del Green Pass - dedicata al cinema messicano, edizione speciale del festival che si è tenuto, alla prima edizione sempre a Roma, nel maggio del 2019. Due i film messicani – un lungometraggio e un documentario - che saranno proiettati in anteprima romana, entrambi in spagnolo con sottotitoli in italiano. Due film che permetteranno agli spettatori di conoscere le radici di due dei movimenti sociali più rilevanti nella storia contemporanea del Messico. Da una parte 'Redes', diretto nel 1934 da Emilio Gómez Muriel e da Fred Zinnemann, ristrutturato dal World Cinema Foundation (WCF) di Martin Scorsese, e proprietà della Filmoteca dell’UNAM, l’archivio di film più importante dell’America Latina, e che celebra in Italia il suo 60° anniversario. Uno dei classici del cinema messicano, impreziosito dalla direzione della fotografia di un Maestro come Paul Strand, il film racconta di Miro, il cui figlioletto è morto a causa della povertà assoluta in cui si dibatte la famiglia, un gruppo di pescatori che si solleva contro un profittatore che compra loro il pesce a un prezzo molto basso. Quindi, l’anteprima italiana del documentario 'Ayotzinapa: El paso de la tortuga' diretto da Enrique García Meza, ospite d’onore di questa edizione speciale 2021. Il film vede la partecipazione, come produttori, di due figure eccezionali del cinema messicano nel panorama cinematografico mondiale: Bertha Navarro, vincitrice del BAFTA 2007 per  “Il Labirinto del Fauno” di Guillermo del Toro e dello stesso Guillermo del Toro. Un documentario investigativo e commovente che racconta della vicenda della scomparsa nel 2014 di 43 studenti messicani della Scuola Normale Rurale Raúl Isidro Burgos, dopo la violenta detenzione da parte della polizia tentando di dare giustizia e voce alle vittime e alle loro famiglie, per quello che è stato considerato uno degli episodi più emblematici di violazione dei diritti umani nella storia recente del  Messico. “Sarà una grande gioia ritornare a Roma, dopo questo lungo e difficile periodo di attesa – sottolinea Cecilia Romo Pelayo, direttrice artistica della Muestra. La 'Muestra de Cine Mexicano Inverno 2021', con uno sforzo enorme e con grande entusiasmo, ha lavorato affinché, in questa complessa fase della pandemia, possano arrivare dall’altra parte dell’Atlantico due magnifici lungometraggi messicani. La risposta e il calore del pubblico di Roma nella nostra prima edizione, ci motiva a lavorare affinché questa 'Edizione Speciale' si realizzi con un solo obiettivo, soddisfare il nostro amatissimo pubblico”. Durante la giornata della Muestra de Cine Mexicano del 3 dicembre, la direttrice Romo Pelayo annuncerà al pubblico le date della seconda edizione di questa manifestazione, che nel 2022 riprenderà il formato originale del Festival. Read the full article
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