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#La Gaja scienza
iannozzigiuseppe · 1 year
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Gli ultimi giorni di John Lennon - James Patterson con Casey Sherman, Dave Wedge - In libreria la biografia romanzata
Gli ultimi giorni di John Lennon – James Patterson con Casey Sherman, Dave Wedge – In libreria la biografia romanzata Longanesi L’8 dicembre 1980 il cantante più famoso della storia della musica e un suo fan si incontrano. Uno morirà. L’altro finirà in carcere per il resto dei suoi giorni. È un thriller. Ma è anche una storia vera. Neanche nei suoi sogni più esaltanti, John Lennon aveva…
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netmassimo · 9 months
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Il romanzo "Forza di gravità", conosciuto anche come "Gravity" ("Gravity") di Tess Gerritsen è stato pubblicato per la prima volta nel 1999. In Italia è stato pubblicato da Longanesi & C. nel n. 612 de "La Gaja Scienza", da Editori Associato nel n. 982 di "TEADue" e da Mondadori nel n. 47 di "Urania Jumbo", tutti nella traduzione di Adria Tissoni.
Quando un esperimento scientifico riguardante una specie di archei condotto sulla Stazione Spaziale Internazionale sembra dare esito fallimentare, la direttiva che viene data è quella di incenerire tutto. La cosa sembra finire lì, anche perché il medico della Stazione viene riportato d'urgenza sulla Terra quando sua moglie è vittima di un incidente.
Emma Watson si sta addestrando all'interno della normale rotazione dell'equipaggio della Stazione ed esservi inviata prima del previsto sembra il coronamento di un sogno nonostante le circostanza tragiche. Quando però l'astronauta giapponese Kenichi Hirai comincia a star male mostrando sintomi difficili da diagnosticare, il sogno comincia a trasformarsi in incubo.
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affascinailtuocuore · 3 years
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W.Smith-ALLE FONTI DEL NILO-L'eterna lotta tra Verità e Menzogna lungo il corso del grande fiume.
W.Smith-ALLE FONTI DEL NILO-L’eterna lotta tra Verità e Menzogna lungo il corso del grande fiume.
Alle fonti del Nilo: Il ciclo egizio di Wilbur Smith (La Gaja scienza Vol. 849), Longanesi & C 2007  Alle fonti del Nilo di Wilbur Smith ci racconta l’eterna lotta tra Verità e Menzogna. Entrano in campo  magia, energia, lotta per sopravvivenza e potere, amore e morte, meraviglie della natura, il tutto mescolato nel grande calderone della pseudoscienza. La strega cattiva che aspira al ruolo di…
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qb13 · 5 years
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In 1979 in Germany a novel was published for boys (of all ages) who, given the limited initial circulation, did not foreshadow the enormous worldwide success that instead would have had right away: The never ending story (Die unendliche Geschichte) by Michael Ende. At the moment, the novel has over forty translations in another language and has sold over ten million copies. In the original German version it was published in bicolor ink, red for the setting in a human context, green for the fantastic one. In addition, all the initials were illustrated by Zurich-based designer and writer Roswitha Quadflieg.
It is a metanovel in which fantasy and fairytale intersect and give rise to an adventure halfway between the realistic and the fantastic in which a human child, afflicted by some sad events and eager to escape a reality he does not like, in an antiquarian bookshop he finds a book that immediately fascinates him. He steals it and takes refuge in an isolated place to read it, identifying himself little by little in the stories that tell of the reign of Fantàsia, a world in danger within which the child is mentioned in a book entitled, in fact, The never ending story, and where the same story continues to repeat itself until the boy understands the urgency of his active intervention in the world of Fantàsia, thus becoming part of it.
The first Italian version was published in 1981 by the publisher Longanesi in the series La Gaja Scienza. It retained the two-tone text, but the initial letters were by Antonio Basoli (1774-1843), a splendid and original neoclassical painter and engraver born in Castel Guelfo di Bologna, in whose images with an exotic flavor the romantic vein that would have taken over there is already presaged a little. Famous for his artistic contributions to the theatrical world for which he produced a considerable amount of drawings, etchings, watercolors, he was in fact a decorator, set designer, draftsman of backdrops.
Published in 1839, in the production of Antonio Basoli he also appears "a picturesque oddity of a historical Latin alphabet, each of whose letters forms a picture composed of places and architecture", says the Bolognese Cesare Masini who was a painter and writer, in addition to to hold the position of director of the Pinacoteca Nazionale di Bologna.
This is the alphabet that went to adorn the capital letters of The never-ending story, where each letter is inserted within a fantastic framework of different places and atmospheres, entitled "Pictorial alphabet / or / Collection of pictorial thoughts / composed of starting objects / from the single letters / Invention by Antonio Basoli / Professor of Ornato / at the Pontifical Academy of Fine Arts / in Bologna il / MDCCCXXXIX ".
The Latin alphabet of Basoli shows the canonical 21 letters of the Italian alphabet, with the addition of the letters K, X, Y and the so-called commercial E (&), actually a logogram that was often used in ancient Roman times instead of the Latin conjunction et, and whose invention is attributed to Marco Tullio Tirone, Cicero's secretary.
Here we have reported all 25 paintings, dreamy evocations of landscapes and architectures of invention.
In 1984 Michael Ende's novel was transposed into the homonymous film version, directed by German director and screenwriter Wolfgang Petersen who, albeit with some differences, follows the original literary track. It was a success, followed by two sequels in 1990 and 1994.
"... the invention is the power to unite received ideas in a new way" (Antonio Basoli)
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librionlinepdf · 4 years
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pangeanews · 4 years
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“Quanto si apre davanti ai nostri occhi è un mondo anteriore all’uomo”. Alejo Carpentier, lo scrittore onnipotente
Il più grande scrittore latinoamericano, a essere precisi, non è latinoamericano. Alejo Carpentier nacque a Losanna, il giorno di Santo Stefano del 1904, da padre francese e madre (Lina Valmont) di origine russa: da questa prese l’indole a fare il segugio della psiche, a edificare personaggi troneggianti sull’abisso; dal primo pigliò lo stile, geometrico, impeccabile; dall’altro mondo, dove il padre si trasferì che lui era bambino, per estro esotico, imitò il ritmo, boschivo, da giungla. Morì a Parigi, nel 1980, dov’era per impegni diplomatici, un paio di anni prima era stato onorato con il ‘Cervantes’, non fu trafitto dal Nobel. Incapaci di definire la sua opera, la si dice “barocca” nonostante tra il baldacchino del Bernini e un ideogramma di liane la differenza si enumeri in giaguari. Carpentier preferiva le tenebre della foresta vergine al colonnato di San Pietro, conosceva la Cabbala, che gli serviva per penetrare la stanza da letto dell’assoluto, che alternava al Popol Vuh, la raccolta di miti Maya. A Carpentier, da sempre, preferiscono Gabriel García Márquez e Jorge Luis Borges; è comprensibile, entrambi sono diversamente più ‘semplici’ – quindi più ‘utili’, vendibili. Eppure, al di là delle etichette – pare che sia lui l’En Sof del ‘realismo magico’, il soffio mistico della letteratura latinoamericana – è Carpentier ad aver scritto il libro – i libri, forse – più importante dell’altro lato dell’oceano.
*
Il primo libro autenticamente superbo di Carpentier è del 1949, s’intitola Il regno di questa terra, gira intorno alla vicenda di Henri Christophe, il sovrano nero, proclamatosi re di Haiti nel 1811, appare una Paolina Bonaparte di marmorea bellezza e l’esegesi della Storia come cieca violenza, violazione dell’uomo. Il libro si legge in fretta, i capitoli sono brevi e sgargianti: in Italia è pubblico nel 1959 da Longanesi, poi nel 1990 da Einaudi come Il regno di questo mondo. Nel ’49 Carpentier, intelligenza dal vigore sovrumano, aveva già fatto di tutto. Educato dai genitori fino alla maturità, nella loro fattoria, verso l’Avana, viene spedito a Parigi a perfezionarsi: diventa, tra l’altro, un discreto musicista. Negli anni Venti fa il giornalista a Cuba, s’impegna in politica, polemizza con il governo di Alfredo Zayas e poi di Gerardo Machado. Nel 1928 l’amico poeta Robert Desnos lo aiuta a fuggire da Cuba, verso l’Europa – che bella l’epoca in cui i poeti erano vagabondi e fuggiaschi. A Parigi Carpentier frequenta l’esoterismo surrealista, conosce Picasso e De Chirico, è amico di Aragon e Tristan Tzara. In Francia scrive il primo libro, ¡Écue-Yamba-O! (1933; pubblicato in Italia da Lindau), si sposa, sosta fino al 1939, per poi tornare nell’“enorme nebulosa americana”. Non rientra a Cuba: lavora ad Haiti, in Messico, infine a Caracas, Venezuela, tra il 1945 e il 1959.
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I romanzi di Carpentier sono come una fiamma immersa tra due specchi: pensi che si possa vetrificare il fuoco, che il verbo sia un bagliore, si perde in un rispecchiamento infinito, dove il vero è esordio di vastità immonda.
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Nell’esilio venezuelano, Carpentier firma uno dei romanzi più complessi, Il secolo dei lumi, centrato sulla figura di Jean-Baptiste Victor Hugues, militare francese, governatore di Guadalupe nel 1793, che portò la Rivoluzione nell’altro mondo. Il romanzo, intricatissimo – letto a lume di candela rivela l’impressionante natura mistica –, ha per zenit e divinità obliqua, la ghigliottina, “la Macchina”, che appare come raggelante icona della Storia. “Questa notte ho visto la Macchina levarsi nuovamente. Era, a prua, come una porta aperta sul vasto cielo che già ci recava odori di terra attraverso un oceano così quieto, così padrone del suo ritmo, che la nave, lievemente sospinta, sembrava addormentarsi sulla rotta, sospesa tra un passato e un futuro che si spostassero con noi. Fermo il tempo fra la Stella Polare, l’Orsa Maggiore e la Croce del Sud… Ma la Porta-senza-battente s’ergeva ritta a prua, ridotta all’architrave e agli stipiti, con quella sagomatura a spiovente, quel mezzo frontone capovolto, quel triangolo nero, dall’obliquo taglio metallico e freddo, appeso ai montanti”. La grana dello scrittore si capisce subito, la postura pure. Il resto, a voi.
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Il secolo dei lumi esce in Italia la prima volta per Longanesi, nel 1964 – ma cos’era quella collana, ‘La Gaja Scienza’… – viene recuperato da Sellerio nel 1999, con l’ottima traduzione di Angelo Morino, forse lo trovate ancora. Per onorare – diciamo così – i quarant’anni dalla morte di Carpentier, Sellerio ripubblica L’arpa e l’ombra (già Einaudi, 1993), “ultimo libro di Carpentier, apparso un anno prima della morte”, che smitizza il mito di Cristoforo Colombo (in un anno in cui le statue di Colombo vengono imbrattate e decapitate). M’importa poco di santi & idoli, mi occupo di forma: questo non è il migliore dei romanzi di Carpentier. Forse è il più brutto.
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Accade questo. Galvanizzato da Fidel Castro, Alejo Carpentier torna a Cuba nel 1959, somma un sacco di cariche (direttore esecutivo dell’Editorial Nacional de Cuba; consigliere presso l’ambasciata di Cuba a Parigi) e di premi (devoluti, con inchini, al partito comunista cubano), gli si dissecca la vena narrativa. Durante il ventennio di fedeltà al regime di Castro, Carpentier tende a imitare se stesso (mi riferisco a Concerto barocco, Einaudi, 1991; Il ricordo del metodo, Editori riuniti, 1976; L’arpa e l’ombra, appunto), si ripete, in forme involute, infine prevedibili. Ciò non toglie che abbia scritto i romanzi più possenti stampati laggiù.
*
Il romanzo più grande di Alejo Carpentier s’intitola I passi perduti, è pubblico nel 1953, in Italia atterra, sempre per Longanesi, nel 1960, con una sontuosa prefazione di Carlo Bo che ne scrive come di “un punto nuovo nella storia letteraria dell’America Latina”. La trama è semplice: un accademico, studioso di musica, s’inoltra nella foresta equatoriale, alla ricerca di strumenti arcaici posseduti dalle civiltà silvestri. L’esito della ricerca è il romanzo, scritto in forma di diario, che tenta il ritmo, il rito, di un vivere diverso, dove le cronache dei re sono instaurate dagli alberi e la costituzione la regola la caccia. In questo libro la Bibbia e le leggende Maya sono convocate in esergo insieme all’Odissea in una specie di apocalissi finale sul destino umano. Carpentier viaggia “verso il cuore dell’America” come Conrad nel Cuore di tenebra africano: qui, però, nel “simbolismo mostruoso di quei paesaggi intatti, di quel mondo non valicato”, nell’“orrore e stupore di mondi sepolti e perduti” (ancora Bo), non c’è redenzione nemmeno nella nostalgia, ma il bivio ineluttabile. ‘Facendo’ la Storia l’uomo sembra essersi falciato, sembra aver scelto l’esilio dalla storia, autentica, regolata dal furore della foresta e da chi la vive. Il romanzo, più volte ristampato, poi riprodotto da Sellerio nel 1995 nella traduzione di Morino, è ora “non disponibile”, che idiozia: più profondo – perché s’inabissa nella piaga latina – di Cent’anni di solitudine, appartiene a quella schiera di tre-quattro libri-talismano, come Pedro Páramo di Juan Rulfo, L’Aleph di Borges, Anaconda di Horacio Quiroga. Più di questi, però, qui si retrocede al principio immobile del mondo.
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“Da due giorni camminiamo sull’intelaiatura del pianeta, dimentichi della Storia e perfino delle oscure migrazioni delle età senza cronaca. Lentamente, sempre risalendo, navigando lungo tratti di torrenti fra una cascata e l’altra, costretti a issare le imbarcazioni al ritmo di cantilene da un gradino a un altro, abbiamo raggiunto la regione su cui si levano i Grandi Tavolati. Spogli d’ogni veste – ammesso che l’abbiano mai avuta – a causa di millenni di piogge, sono Forme di roccia nuda, ridotte alla grandiosa elementarità d’una geometria tellurica. Sono i primi monumenti che si levarono sulla crosta terrestre, quando ancora non c’erano occhi che potessero contemplarli, e la loro stessa vecchiezza, la loro vetustà impari, li ammanta d’una schiacciante maestà. Ce ne sono che sembrano immensi cilindri di bronzo, piramidi tronche, lunghi cristalli di quarzo dritti tra le acque. Ce ne sono che hanno una misteriosa solennità di Porte di Qualcosa – qualcosa di sconosciuto e terribile – cui devono condurre queste gallerie profondamente scavate nei loro fianchi, a cento palmi sopra le nostre teste… Ci vediamo come intrusi, in procinto di essere scacciati da un dominio proibito. Quanto si apre davanti ai nostri occhi è un mondo anteriore all’uomo. Sotto, nei grandi fiumi, sono rimasti i sauri mostruosi, le anaconde, i pesci con tette, i laulau dalla grossa testa, gli squali d’acqua dolce, i gimnoti e le lepidosirene, che recano ancora la loro forma di animali preistorici, eredità di draghi del Terziario. Qui, sebbene qualcosa fugga sotto le felci arborescenti, sebbene l’ape lavori nelle caverne, nulla sembra sapere di esseri viventi… Siamo nel mondo della Genesi, alla fine del Quarto Giorno della Creazione. Se indietreggiassimo un po’ di più, arriveremmo dove ha avuto inizio la terribile solitudine del Creatore – la tristezza siderale dei tempi senza incenso e senza lodi, quando la terra era disordinata e vuota, e le tenebre si posavano sulla superficie dell’abisso”.
*
Pur segato col machete di una intelligenza feroce – altro che ‘barocco’ – basta il capoverso che ho ricalcato per anelare alla grandezza di Carpentier. Quel romanzo s’inoltra in ciò che precede l’uomo, ha l’ardore di assalire il dio. Per cosa si scrive se non per questo salto indietro – cioè nella tortura del mistero? (d.b.)
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cmplus-me · 6 years
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Quando soffia il vento (La Gaja scienza)
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Quando soffia il vento (La Gaja scienza)
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mywords-myworld · 6 years
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Recensione de  “L’ipnotista” di Lars Kepler
-Edito nel 2010 da  Longanesi nella collana La Gaja scienza
-Pagine: 585
-Genere: giallo, thriller
La trama in breve: Joona Linna, commissario della polizia, chiede aiuto a Erik Maria Bark, ex-ipnotista, per far parlare Josef Ek, unico superstite di una famiglia massacrata. La storia si fa più torbida quando si scopre che anche sua sorella Evelyn è scampata all’omicidio ed è scomparsa...
Ho amato. Ho amato tantissimo, 9 secco. 
Finalmente, dopo diversi gialli/thriller di serie B (per non dire C), un romanzo come si deve. Intricato, appassionante, e con deliziose sfumature horror - ammetto di aver avuto un incubo o due dopo averlo finito - è consigliatissimo a tutti gli appassionati del genere.
La storia si dirama quasi subito in più direzioni, in quanto ci sono più indagini parallele e da metà libro in poi c’è pure un salto nel passato - che a mio parere  fa perdere un po’ il ritmo narrativo, pur essendo necessario. Ci sono diversi colpi di scena, e la maggior parte di essi sono poco prevedibili.
I personaggi sono scritti davvero bene, mi sono affezzionata subito al protagonista, l’ipnotista del titolo, e a sua moglie Simone e suo figlio Benjamin. Sono assolutamente umani, con la loro gelosia, le loro paure, il loro orgoglio che li fa allontanare e litigare...insomma, ci si appassiona subito ai loro drammi - inerenti all’ indagine o meno che siano. Gli antagonisti sono ottimi e le motivazioni dietro le loro azioni ci sono e, una volta tanto, sono serie e non banali. Ho inoltre apprezzato molto i comprimari, a cui è stata prestata molta attenzione.  L’unica che proprio non mi è piaciuta è Anita, la quasi-fidanzata di Benjamin; per il semplice fatto che si comporta da vera stupida in alcuni momenti e per il suo aspetto esagerato e quasi caricaturiale (potevano sforzarsi di più e inventarsi qualcosa di meglio per il suo look e per il suo background in generale); per il resto ho trovato tutti i personaggi ben costruiti. 
Certo, qualcosina si può sempre migliorare, però è decisamente uno dei più bei libri letti fin’ora.
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thrillerlibri-blog · 7 years
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Una morte semplice - thriller d'autore
Una morte semplice – thriller d’autore
Oggi per i fan di Peter James recensiamo Una morte semplice, romanzo thriller che di semplice non ha davvero nulla, per la gioia di noi amanti del genere.
Traduttore: F. Aceto Editore: Longanesi Collana: La Gaja scienza Anno edizione: 2016 Prezzo: 18.90€
Peter James e il suo talento
È stato rettore della London Academy of Music and Dramatic Art dal 1994 al 2010, quando va in pensione senza…
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librionlinepdf · 4 years
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cmplus-me · 6 years
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Il segreto di Excalibur: Un'avventura per l'archeologa Nina Wilde e per l'ex SAS Eddie Chase (La Gaja scienza)
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Il segreto di Excalibur: Un'avventura per l'archeologa Nina Wilde e per l'ex SAS Eddie Chase (La Gaja scienza)
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cmplus-me · 6 years
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Vetro (La Gaja scienza)
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Vetro (La Gaja scienza)
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cmplus-me · 6 years
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L'ultimo re: Le storie dei re sassoni (La Gaja scienza)
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L'ultimo re: Le storie dei re sassoni (La Gaja scienza)
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