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#Ora mi muto
apropositodime · 2 months
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Comincio il fine settimana così. 😅
Vorrei avere la tranquillità, la beatitudine e lo smalto rosso della farmacista mentre usciva dal banco per prendermi lo sciroppo.
Anzi lo smalto rosso no. Lo trovo troppo da vegia 😅.
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mccek · 3 months
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Lettera aperta a tutti quelli che che mi hanno conosciuto. 
Passano gli anni ma mi rendo conto che chi sta meglio di me in realtà sta peggio. 
Persone che ho sempre voluto vedere felici, che mai avevo visto nemmeno di persona, hanno cercato di usarmi pensando fossi ingenuo, ma la bontà non è sinonimo di ingenuità, di debolezza, io ho aperto le porte a chiunque, perché dentro non smetterò mai di abbandonare quel bambino che sono stato, che condivideva anche i sorrisi che non aveva per sé stesso, ma che non avrebbe passato la notte se avesse saputo che il suo “amichetto/a” il giorno dopo avesse avuto il broncio. 
Perché siete “cresciuti” dando spazio all’odio? 
Perché anziché promettere ad altri non promettete a voi stessi di ritrovarvi? 
Di guardarvi dentro una volta tanto, e affondare nel male che avete condiviso con me, anziché condividere quella parte di “esseri umani” che era ancora insita in voi? 
Se foste stati di parola, come a quegli anni, non mi avreste mai abbandonato, così dicevate. 
Vedere lasciare soffrire una persona non rientrerà mai nei mei pensieri, anche se fosse qualcuno che, come successo fino all’altro ieri, ha fatto di tutto per mettermi i bastoni fra le ruote, no, perché so che anche il peggiore ha dentro qualcosa di positivo da condividere con chi gli sta accanto, solo che non lo sa, ma anche se fosse, non ci proverebbe minimamente a mostrarlo, l’egoismo è letale. 
Parto sempre dal presupposto che non ho lezioni da dare a nessuno, sono anni che passo muto ad osservarvi, non ho mai commentato una virgola, chi sarei per farlo? 
È proprio per questo, che ho preso in mano una penna e ho iniziato a sfogare tutto ciò che avevo dentro, quello che avrei voluto dirvi, ma sarebbero stati guai a raccontarvi quello che provavo, perché un consiglio oggi è visto come una condanna. 
Eppure vi ho sempre lasciato sfogare con me, vi ho sempre ascoltato, anche quando ne avevo le palle piene, avevo i problemi a casa con mia mamma e la sua maledetta malattia, io per anni non sono esistito per voi, ma non me ne vergogno, ho ammesso anche io i miei sbagli, ho chiesto scusa, anche quando non non mi andava di farlo, e soprattutto quando non c’era motivo per scusarmi, ma pensavo: “Magari domani sanno che potranno sfogarsi nuovamente con me, si sentiranno più liberi dal peso che questa società ci scaglia addosso”.
Quanto male mi son fatto!
Ma rifarei di nuovo tutto, vi verrei di nuovo incontro, vi vorrei vedere sorridere solo a sentirmi parlare, vi vorrei tutti più uniti, come da piccoli ricordate? 
Non c’era bimbo/a che stesse solo. 
Perché qualcuno andava a recuperarlo, anche a costo di restarci solo assieme. 
Ma abbiamo dimenticato, come si dimentica la storia, stessa identica cosa. 
Di voi ricordo ciò che dicevate tutti: “Mattia non cambiare non diventare come gli altri, hai qualcosa in più che non riuscirò mai a spiegarti”, questa frase me la ricordo ogni mattina quando mi sveglio, da quanti anni ormai? Troppi. 
Permettetemi una domanda? 
Perché voi siete cambiati? 
Per piacere a gente che poi vi ha fatto lo stesso gioco che avete fatto con me? 
Perché farsi del male da soli? 
Perché arrivare a non guardarsi più in faccia? 
E poi c’è ancora qualcuno che pensa di cambiare il mondo? 
Sì, uno ce n’era, il sottoscritto, ma non voleva cambiare il mondo, solamente la sua generazione, il mio sogno più grande, che continuerò anche se con molto sconforto, a portare avanti, “UNO CONTRO TUTTI”, chissà se ora qualcuno, capirà/collegherà tante mie frasi passate a cosa fossero collegate. 
Siete riusciti a darmi contro per una canzone su ciò che ho vissuto sulla mia pelle, e sono stato zitto, scendeva una lacrima, ma stavo zitto, so che qualcuno ancora l’ascolta e sappiate che vi leggo spesso nei commenti, e mi fa sorridere il fatto proprio da chi mi “odiava” ingiustificatamente alla fine è finito a farmi i complimenti, ma no, io non voglio queste cose, voglio solo capire perché un giorno disprezzate e l’altro apprezzate una persona come nulla fosse, ma non sapreste spiegarmelo, ne sarei sicuro. 
Io ho tanti di quei testi scritti negli ultimi anni, che spesso mi faccio paura da solo, non mi rendo conto di quanti ne scrivo, di quante cose il cuore comunica alla mano che spesso trema, come non volesse accettare quelle cose, ma deve, dobbiamo, accettare tutto in questa vita, ma io in primis non vorrei mai. 
Come non ho mai accettato le malattie di mia madre, la morte degli unici amici che avevo fin da quando ero adolescente, che sono gli angeli in terra che hanno evitato quel pensiero maledetto che avevo di togliermi la vita…ma qui mi fermo, perché ognuno di noi non accetta il passato, quindi si blocca, respira, e sa, che se continuasse a pensare a tutto ciò, prima o poi sarebbe lui stesso ad andarsene. 
Purtroppo la rabbia generata dalla mia generazione, da chi è passato per la mia anima, e dai quali ho voluto assorbire, pur di evitare di vedervi soffrire ancor di più, mi ha ucciso dentro.
Voi tutti qui, fuori da qui, avete visto Me per quel poco che mi è rimasto da far vedere esteriormente, con un maledetto sorriso che non farò mai mancare a nessuno, gentili o meno che siate con me; quelle poche volte che stavo al centro estivo le animatrici mi dicevano che un mio sorriso giornaliero, era la carica per tutti i ragazzi dello staff, e chi sono io per tenere musi?
Dentro non esisto più, da anni, ma sto cercando di recuperarmi, pezzo per pezzo, forse non mi basterà il resto della vita, ma voglio ritrovarmi anch’io. 
Il “numero uno” non esiste, qui dietro al mio essere, c’è solo tanta fragilità, tanta voglia di donare amore, un po’ di spensieratezza, anche se momentanea, di rialzare chi è a terra e spronarlo a rigenerarsi, assieme, mai da soli. 
Questa società c’ha fatto sbranare fra di noi, fatto credere che uno potesse essere meglio dell’altro, che potesse avere tutti ai suoi piedi, e noi ci abbiamo creduto, dai più piccoli ai più grandi, passando da un social alla vita reale, visto che ormai non c’è più differenza fra quest’ultime.
Voglio essere sincero con me stesso fino all’ultimo, anche a costo di perdere qualsiasi cosa ma mai la dignità, quindi risponderò a semplici domande che mi son state fatte negli ultimi anni, alle quali non ho mai voluto dare risposta. 
Cos’è l’amicizia? 
Puro opportunismo. 
Cos’è l’amore?
A 16 anni ti avrei risposto, quello che ha verso di me mia madre, piange, urla *silenziosamente* dai dolori, passa settimane a letto, ma rinasce quando mi vede felice, anche se solo per un giorno. 
Oggi? 
La stessa cosa. 
Il significato del termine “amore” mi ha aperto gli occhi mentre pensavo inconsciamente di viverlo, ma andando avanti si inciampa negli errori degli anni passati, e l’amore per giunta non è mai stato amore, è sempre quel qualcosa con una data di scadenza, una parola inventa per stupire un pubblico di creduloni, sii sincero, per quante forme possa avere l’amore, come può essere chiamato tale, se siamo nati con l’odio e il disprezzo reciproco dentro? 
E tu come ultima cosa mi hai domandato perché scrivo? 
Perché tutto ciò chi mai avrebbe avuto il coraggio di ascoltarlo? 
Vi abbraccio con tutte le mie paure, spoglio di tutto ciò che negli anni non ho saputo tenermi stretto, consapevole che domani potrei non esserci più, e sicuro di aver raccontato tutto di me, perché l’oscurità non mi appartiene, e so di essere stato messo al mondo con uno scopo;
come ognuno ha il suo, io ho il mio, quello di far farvi splendere nel vostro piccolo, anche se per poco, assieme a me.
Chiudo mandando un abbraccio forte a mia mamma, il delfino che mi porto sempre in tasca da quando ero piccolo, per ricordarmi che non sono mai solo, anche nei momenti più disperati, mio padre, che nonostante le voragini d’incomprensioni conta su di me, per i vostri sacrifici, mi metto dalla vostra parte e riconosco tanti miei errori ingiustificabili, un abbraccio forte a tutte quelle persone che conosco e ho conosciuto che stanno passando dei brutti momenti, del resto non c’ha mai uniti così tanto il male quanto il bene…e a te che sei arrivato fin qui, l’unica cosa che chiedo sempre a tutti dopo un semplice ma per molti ormai banale: “Come stai”?! Ricordati di farti un sorriso appena puoi. 
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papesatan · 4 months
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E già qualcuno fra i parenti ha osato chiedermi del concorso. Ma come, non partecipi? Vedo già le mie zie insegnanti partir gagliarde con le solite domande cui non saprò cosa rispondere. La verità porterebbe a una bruta discussione, meglio tentar la via della cieca ignoranza o, peggio ancora, della menzogna compiacente. Ogni volta resto muto e interdetto, incapace di soffrirne a voce, perché ho un lavoro, cristo, un lavoro creatomi dal nulla, MI SONO DATO un lavoro e per loro non è abbastanza, perché non è un posto pubblico. Forse chi ha visto Quo vado? ma vive al nord non ha ben chiaro quanto quel film ritragga fedelmente la gretta mentalità della mia terra, ma è davvero così e non fa ridere per niente. Ricordo ancora benissimo i mesi precedenti l’apertura, il silenzio dei parenti, il vuoto intorno, le risatine di mia nonna: “Ma verrà qualcuno?” e l’insistenza di mia zia: “Hai mandato le Mad? Dovresti provare col sostegno, da lì è più facile entrare” (e di questa immonda realtà parleremo un’altra volta). Ci litigai, speravo d’aver chiarito una volta per tutte le mie intenzioni, ma puntualmente dopo qualche mese tornò a chiedermi: “Allora, hai mandato le Mad? Nessuna supplenza?” “Eh, no” mentii “purtroppo nulla”. Ci rinuncio, perché quella dei nostri genitori ormai è una generazione totalmente slegata dalla realtà, convinta di vivere ancora gli anni ‘90, dove tutto era possibile, dove entravi dove volevi con l’aiuto di zio Cosimino, dove il politichino di turno sistemava gli amici di amici, dove una laurea e un concorso significavano qualcosa. Oggi la mia dipendente, povera crista che quando non lavora passa le giornate a studiare, mi ha rivelato che per la sua classe di concorso i posti messi a bando per la Puglia saranno 3. Come dovrei non incazzarmi? Come si può restare calmi di fronte a tanto schifo? Capite perché ho mandato tutti al diavolo, aprendo la MIA scuola? Non possiamo star qui a invecchiare all’ombra di mamma e papà, in attesa che lo stato ci permetta di fare ciò che abbiamo sudato e studiato decenni per fare. In famiglia nessuno sa che ad aprile ho rinunciato all'orale. Non li ritengo stupidi, è probabile che qualcuno abbia capito (forse mia madre?), dall’Usr dell’Emilia Romagna si sono fatti vivi dopo un anno (un anno!) dal superamento dello scritto, questo sì, ma è poco plausibile che venga indetto un nuovo concorso senza aver posto fine al precedente. Almeno il dubbio deve averli sfiorati. Ma non ho il coraggio di dirglielo, lascerò che lo capiscano da sé, se vogliono, non sopporterei la cenere di quegli sguardi delusi, il ricordo di mio padre che dopo lo scritto esulta al telefono: “Volesse Iddio che ti sistemi”, la segretaria dell’Usr che alla rinuncia insiste incredula al telefono ed io che le rispondo: “Non posso, ho cambiato vita”. No, la verità li ammazzerebbe, non so manco perché poi. E la cosa che mi fa più ridere è che proprio loro, le mie care zie insegnanti, gente del mestiere, non capiscono che non potrei affiancarlo in nessun modo a ciò che già faccio, perché è già un lavoro a tempo pieno. Come potrei mai dedicarmi il pomeriggio al doposcuola e preparare al tempo stesso le lezioni del giorno dopo? Partecipare ai consigli, collegi vari, attività pomeridiane ed essere ubiquamente al mio locale? Gestisco un’attività, cazzo, non è mica il lavoretto dell’estate. Ma non lo capiranno mai tanto, meglio che m’abitui sin da ora a ripetere: “Oh, sì, eccome se ho sentito! Non vedo l’ora di tentar la sorte anch’io alla lotteria!”    
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alle00 · 4 months
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Per quanto riguarda l'educazione dei figli, penso che si debbano insegnar loro non le piccole virtú, ma le grandi. Non il risparmio, ma la generosità e l'indifferenza al denaro; non la prudenza, ma il coraggio e lo sprezzo del pericolo; non l'astuzia, ma la schiettezza e l'amore alla verità; non la diplomazia, ma l'amore al prossimo e l'abnegazione; non il desiderio del successo, ma il desiderio di essere e di sapere. Di solito invece facciamo il contrario: ci affrettiamo a insegnare il rispetto per le piccole virtú, fondando su di esse tutto il nostro sistema educativo. Scegliamo, in questo modo, la via piú comoda: perché le piccole virtú non racchiudono alcun pericolo materiale, e anzi tengono al riparo dai colpi della fortuna. Trascuriamo d'insegnare le grandi virtú, e tuttavia le amiamo, e vorremmo che i nostri figli le avessero: ma nutriamo fiducia che scaturiscano spontaneamente nel loro animo, un giorno avvenire, ritenendole di natura istintiva, mentre le altre, le piccole, ci sembrano il frutto d'una riflessione e di un calcolo e perciò noi pensiamo che debbano assolutamente essere insegnate. In realtà la differenza è solo apparente. Anche le piccole virtú provengono dal profondo del nostro istinto, da un istinto di difesa: ma in esse la ragione parla, sentenzia, disserta, brillante avvocato dell'incolumità personale. Le grandi virtú sgorgano da un istinto in cui la ragione non parla, un istinto a cui mi sarebbe difficile dare un nome. E il meglio di noi è in quel muto istinto: e non nel nostro istinto di difesa, che argomenta, sentenzia, disserta con la voce della ragione. L'educazione non è che un certo rapporto che stabiliamo fra noi e i nostri figli, un certo clima in cui fioriscono i sentimenti, gli istinti, i pensieri. Ora io credo che un clima tutto ispirato al rispetto per le piccole virtú, maturi insensibilmente al cinismo, o alla paura di vivere. Le piccole virtú, in se stesse, non hanno nulla da fare col cinismo, o con la paura di vivere: ma tutte insieme, e senza le grandi, generano un'atmosfera che porta a quelle conseguenze. Non che le piccole virtú, in se stesse, siano spregevoli: ma il loro valore è di ordine complementare e non sostanziale; esse non possono stare da sole senza le altre, e sono, da sole senza le altre, per la natura umana un povero cibo. Il modo di esercitare le piccole virtú, in misura temperata e quando sia del tutto indispensabile, l'uomo può trovarlo intorno a sé e berlo nell'aria: perché le piccole virtú sono di un ordine assai comune e diffuso tra gli uomini. Ma le grandi virtú, quelle non si respirano nell'aria: e debbono essere la prima sostanza del nostro rapporto coi nostri figli, il primo fondamento dell'educazione. Inoltre, il grande può anche contenere il piccolo: ma il piccolo, per legge di natura, non può in alcun modo contenere il grande.
Natalia Ginzburg, Le piccole virtù
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diceriadelluntore · 1 year
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Storia Di Musica #261 - Pink Floyd, Animals, 1977
Le Storia Musicali di Febbraio, che iniziano eccezionalmente di sabato, avranno come matrice comune un aspetto che all’inizio della ricerca mi sembrava molto più presente, ma alla prova dei fatti non è affatto vero. Se infatti è molto facile trovare e ricordare canzoni che si ispirano ad un libro famoso, lo è molto più raro per gli album che prendono spunto da un libro. In effetti, se volessimo essere pignoli, pochissimi dischi sono strutturati come concept sulle vicende di un libro, qualcuno in più invece prende spunto, in molti casi in maniera decisiva, da un romanzo, un racconto o una raccolta per sviluppare dei temi simili a quelli del libro- fonte. E da questa seconda categoria che ho pescato le storie dei dischi di Febbraio. Che inizia con un gruppo che nel 1975 era probabilmente il più famoso (e ricco) del mondo. Reduci dall’accoppiata storica e leggendaria di The Dark Side Of the Moon e Wish You Were Here (due dei più grandiosi e leggendari dischi di tutti i tempi) i PInk Floyd erano sul punto di prendersi una pausa. Ma tramite un annuncio immobiliare, comprano un intero isolato della Chiesa a Britannia Row, a Islington, quartiere Nord di Londra. Furono creati dei magazzini e uno studio di registrazione all’avanguardia, dove la band iniziò a provare qualcosa. L’aria era piuttosto tesa: David Gilmour subì un clamoroso furto di strumenti, tra cui preziose chitarre, le idee erano piuttosto differenti sul da farsi fin quando Roger Waters iniziò a indirizzare le scelte su un binario ben preciso. Ispirandosi a La Fattoria Degli Animali, pensò a canzoni che descrivevano una simbolica struttura sociale piramidale, come nel romanzo, ma se nel capolavoro orwelliano la critica era alla dittatura Stalinista, qui gli animali sono schiavi del capitalismo, del perbenismo e sono uno dei più aspri e critici attacchi alla società contemporanea in musica. Waters scrive tutte le musiche e i testi di Animals, che esce nel gennaio 1977, tanto che è il primo disco dei dieci dei Pink Floyd senza nessun contributo di Richard Wright o di Nick Mason; Gilmour canta solo in un brano, e gli vengono accreditati solo due brani (per una band da decine di milioni di copie, era punto centrale). Waters pesca dalle sessioni di Wish You Were Here due canzoni, Gotta Be Crazy (che fu suonata anche qualche volta dal vivo) e Raving And Drooling: furono riadattate con i titoli Dogs e Sheep. Paragonando il comportamento umano a quello delle bestie, sono quindi presenti Pigs (Three Different Ones), al vertice della piramide sociale, che sarebbe la classe dirigente, i Dogs, arrampicatori sociali, arrivisti disposti a vendersi per il potere, e Sheep, al singolare, la massa di persone più deboli che hanno bisogno di un leader per sentirsi al sicuro. Questi tre brani costituiscono il nucleo centrale del disco, e sono anticipati e poi conclusi da una canzone acustica, solo voce e chitarra, Pigs On The Wing 1 e 2, in cui Waters descrive cosa succederebbe se lui e sua moglie non si curassero l'una dell'altro (Parte 1), e del rapporto di amore reciproco tra loro (Parte 2). Musicalmente, abbandonata l’epica di Wish You Were Here, qui la musica accompagna la cupezza dei testi, mai così potenti e forti. In Dogs si dice: Sordo, muto e cieco, continui solo a far finta\Che tutti sono sacrificabili e nessuno ha un vero amico\E ti sembra che quello che bisogna fare è isolare il vincitore\E tutto è fatto alla luce del sole\E tu ci credi veramente, tutti sono assassini; in Sheep: Cosa ottieni facendo finta che il pericolo non è reale\Mite e obbediente segui il capo\Lungo sentieri ben battuti nella valle d'acciaio\Che sorpresa! Uno sguardo di shock nei tuoi occhi\Ora le cose sono proprio quello che sembrano\No, questo non è un brutto sogno. Tra l’altro con una voce modificata da un vocoder, un roadie scozzese del gruppo legge una versione modificata del Salmo 23, il cui testo riprende la tematica del seguire ciecamente il leader (In verdi pascoli, mi conduce presso calme acque\Con luccicanti coltelli\ Egli libera la mia anima\Mi fa penzolare dall'alto, appeso a ganci\Mi trasforma in cotolette d'agnello). In Pigs (Three Different Ones), vengono presi in esami tre pezzi grossi: di due, un uomo e una donna, non è tanto facile capire chi siano (e le ricostruzioni che vedono gli attacchi di Waters a Margaret Thatcher non sono credibili, dato che divenne primo ministro solo nel 1979, l’album è di tre anni prima), ma di una è diretto lo strale. Waters canta: Ehi tu, Whitehouse, ah ah, sei una sciarada, in riferimento a Mary Whitehouse, capo dell’Associazione Nazionale dei telespettatori e franca promotrice di una campagna contro la TV, dove vedeva solo sesso e violenza. Ha un record niente male: i Deep Purple, presi di mira per lo stesso motivo, le dedicarono una canzone, Mary Lord, in Who Do You Think We Are? del 1973, insieme a Frank Pakenham, Settimo Conte di Longford, parlamentare che in quegli anni si batté molto contro la rappresentazione dell’omosessualità e redasse un rapporto, The Longfort Report, sugli effetti della pornografia, tanto che fu soprannominato dai detrattori Lord Porn. Un disco cupo, aspro, nerissimo anche nell’uso molto più potente dei sintetizzatori e di assoli drammatici di Gilmour, passò alla storia anche per la copertina, una delle più famose di tutti i tempi. Insieme a Storm Thorgerson e Aubrey Powell della mitica Hipgnosis, Waters chiese alla stessa azienda che realizzò i dirigibili Zeppelin di costruire un gigantesco Maiale aerostatico, che fu battezzato Algie. Come sfondo Waters scelse la centrale elettrica di Battersea, che con le sue quattro ciminiere agli angoli sembrava una gigantesca mucca stecchita capovolta. L’idea era di fotografare Algie tra le ciminiere, ma il 2 Dicembre 1976 un violento temporale fece prendere il volo a Algie che arrivò a 3000 metri di altezza. Powell informò la Polizia, e i piloti della Raf che videro un maiale gigante volare sopra Londra bloccarono per qualche ora i voli a Heathrow, fin quando verso sera un contadino del Kent chiamò per lamentarsi che un maiale atterrato nella sua proprietà infastidiva il bestiame. Il secondo giorno andò tutto per il meglio, ma Powell conservò il cielo plumbeo del giorno precedente, che fa da perfetto sfondo all’intera atmosfera dell’album, a cui aggiunse le foto di Algie del giorno dopo. Un disco che vendette moltissimo, nonostante la visione pessimistica del mondo che conteneva. E che ha un’ultima storia legata. Durante il tour In The Flesh per promuovere il disco, dove compare in tutta la sua grandezza anche Algie, a Birmingham, uno spettatore, secondo la leggenda vestito punk, lanciò una bottiglia contro Waters, che in tutta risposta rabbiosa gli sputò in faccia. Negli stessi mesi in cui il disco veniva alla luce, Johnny Lyndon dei Sex Pistols si presentava spesso con una maglietta con la scritta “I hate Pink Floyd”, da lui definiti “i dinosauri del rock”, epiteto che va ancora oggi per la maggiore: rappresentavano “quello che non volevano essere”. Solo anni dopo si scoprirà la verità, che era solo un modo per farsi pubblicità, tant’è vero che Nick Mason negli stessi Studi di Britannia Row produrrà Music For Pleasure dei The Damned, famoso gruppo punk, nel 1977, anno sacro del movimento. Tuttavia, quell’episodio fu centrale per Waters nell’esplorare l’incomunicabilità di certi pensieri, che sarà alla base del successivo, e leggendario, lavoro del gruppo.
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Ti scrivo perché, se prima il dolore urlava, ora s'è reso muto, talmente muto che ho il dubbio che esista durante la giornata, solo che appena cala il silenzio, quando il mio riflettore si spegne, quando il sorriso diventa un filo sottile sul mio volto, ecco lì, lì il dolore inizia a tirare tutti i fili che ho dentro, mi parla, mi dice che c'è e che non andrà via facilmente, è un dolore maturo. Io cresco e lui cresce con me.
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violamilalba · 2 months
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anche scrivere inizia a darmi noia. a che pro ripetere quello che già so? che il dolore è immenso e muto, che la sua meccanica è una mia invenzione. la sofferenza è feconda quando autoriferita. ora che il Mondo mi ha inflitto la Pena più grande, non posso generare più nulla. il germe della creazione è scomparso. ascetismo coatto.
abituarsi a non avere più nulla da mostrare.
mordo le mani, digrigno i denti. somigliarti somiglia a sparire. abituarsi ad essere se stessi, accettarti.
come tuo patrimonio genetico, tua eredità, tu stesso ancora in vita: io.
stare meglio non è affatto facile.
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apropositodime · 1 year
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Ho perso il conto delle volte in cui ho chiesto scusa, anche quando non serviva.
E ho anche perso il conto di quante volte mi dovevano gli altri delle scuse e non l'hanno fatto, ma fa gnenteeee😑.
E niente oggi me le hanno fatte girare 🤪😁
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klimt7 · 11 months
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POESIA DELLO
SMARRIMENTO
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Pensi...
pensi continuamente
Tu pensi a tutto questo passare
che non passa.
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Questi gjorni
che sono i tuoi giorni, e a quanto
li senti distanti, fuori misura
non adatti. Come scarpe non tue
Ogni passo, un inciampo.
Un vuoto. Un sasso.
Sobbalzare, fissando un punto
che non vedi, che non trovi.
.
Che ora è? Che giorno?
Dove abbiamo sbagliato strada?
A quale bivio ci siamo distratti?
Tutti. Dove perdemmo il filo?
Dove abbiamo smarrito
il senso ed il sorriso.
.
Ricordi?
Eravamo forse troppo ingenui.
Bambini schivi. Romantici. Incauti
Era il nostro essere ancora bimbi
Le stelle a ridere, e un pieno di sogni!
E il tempo...
il tempo, un lento incedere
Un avanzare. Ogni giorno
seguiva il precedente
Quasi perle di collana
e quella sensazione di progredire
D'avanzare. Di salire.
Come in collina
.
E adesso ? Ora chi siamo?
.
Sonnambuli.
Barcolliamo in queste nuove strade.
Ora che tutto è disconnesso
Il tempo, un abisso
Una roulette,
il restare in piedi
in tutto questo cielo smisurato
che chiamiamo "Presente".
In questo restare vivi
che è capriccio
di un dio dispettoso
e spesso via.
.
Solo la tua confusione
pare sorella alla mia.
.
E questo, è ciò che...
tutto quello che
- io non lo so dire, vedi? -
la sola cosa
che mi fa restare acceso.
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Come sigaretta
che s'arrossa, nella sera
venuta a rubarci la luce
E' una carezza, un lampo.
.
E tutto il resto
è fumo bianco. Urlo muto.
Ferita esposta al vento.
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mccek · 1 year
Note
Ti sei fatto spazio fra porno e frasi e hai creato qualcosa di tuo mi domando perché tu non abbia fatto lo stesso con la musica 🙄
Hai collegato due cose completamente diverse, comunque ribadisco per quanto riguarda la musica, io sono felice di continuare a scrivere canzoni, perché se domani non dovessi svegliarmi più, questi testi, oltre a sconvolgere la mia generazione, chiunque provasse a cantarli non riuscirebbe ad esprimerli nella mia stessa maniera, poiché il mio: “contro tutti”, è un credo che in tanti dicono di sostenere, ma per fingersi diversi, io non mi sento diverso da nessuno, ma l’unico, si, l’unico, che continuerà ad andare oltre queste stupide barriere imposte da una società malata, insalvabile, e questo non riguarda l’odio verso nessuno, ma bensì il coraggio di dire ciò che si pensa anche se l’intera generazione non la penserà mai come me, anche se dovessero lasciarmi solo fino alla morte.
Ma io tornerò, una canzone la devo fare prima di abbandonare quel canale, e succederà il finimondo, ma questo dovrò dimostrarlo coi fatti, per ora solo parole, non è da me.
Concludo, io sto scrivendo, perché mi tiene viva la mente, e tutte quelle canzoni che ho sul pc restano lì, alcune non potrei nemmeno pubblicarle, tratto temi troppo delicati, perché viaggio restando fermo, ho passato un’adolesdenza a restare muto, osservando senza proferire parola, e questo mi ha fatto scrivere determinate cose che sconvolgerebbero chiunque.
Chissà.❤️
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ilbaffodelmessicano · 8 months
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Ma ora sogno di urlare ma la voce non mi esce come se fossi muto
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be-appy-71 · 1 year
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Cosa pensano gli uomini quando stanno per amare la propria donna? Io ho immaginato questo....
Finalmente era uscita dal bagno, bella come il sole, forse anche di più. Sembrava una bimba con quel faccino acqua e sapone. Ma no, lei non era una bambina. Mi  bastò guardarla solo un attimo per ritrovare la donna che infiammava i miei sensi. Indossava una camicia da notte semplice. Niente pizzi o trasparenze ammiccanti,solo una profonda scollatura che lasciava poco all'immaginazione. Il bianco raso della sottoveste aderiva alle sue curve ancora umide per la doccia appena fatta, mostrando,in trasparenza, le sue forme pronte per il mio delirio. Stringendo due forcine tra le labbra,con le mani teneva su disordinatamente i capelli, lasciando che alcune ciocche ribelli le cadessero sull'incavo del collo,quasi fosse un muto invito ad accarezzarla.. Piano, guardandomi dritto negli occhi, con aria di sfida, si avvicinò a me protraendo le  labbra piene .
Non aspettavo altro.
Inebriandomi del suo profumo, le tolsi le forcine dalla bocca, appoggiandole sul comodino vicino al letto. Come una cascata,senza  abbassare mai lo sguardo, lascio'
finalmente  la sua chioma  libera
di cadere sul suo petto. Distrattamente, tenendo gli occhi chiusi,  spostò con le mani quella nuvola profumata, ridonandomi la vista della sua perfezione.
Dio se era bella...una tentazione per qualunque uomo sano di mente .
Con una lentezza quasi esasperante si avvicinò, sfilandosi  quell' unico velo che mi separava dal paradiso. Senza fiatare,
mi spinse sul letto coprendomi con il suo corpo. La sentivo muoversi su di me.Sentivo il suo odore di donna,il suo respiro caldo, la sua pelle liscia.
Sentivo le sue mani ovunque. Le labbra che prima tenevano strette le due forcine, ora avevano catturato le mie. Ero senza fiato...la  desideravo da morire.Tanta era la voglia di lei,che
non sapevo da dove iniziare.Non volevo tralasciare neppure un millimetro del suo corpo.
Ci amammo violentemente,con la forza di un uragano. Come se  qualcuno mi avesse detto che quella sarebbe l'ultima volta . Tutte le emozioni e le sensazioni del mondo erano concentrate lì, dove i nostri corpi affamati si univano.
Tra sospiri, brividi e
gemiti  sfuggiti dalla bocca di entrambi, lei si avvicinò al mio orecchio e,con il respiro corto, mi sussurrò la parola più calda ed eccitante del mondo: "ancora..."
Fu la fine del mio autocontrollo. La feci mia, prendendo e dando tutto .
Poi ,furono solo miele e orgasmi di anime e corpi.
Corinna AghelopulosI
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ilquadernodelgiallo · 4 months
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Chi eri nel mondo dei vivi chiese il passero allo spaventapasseri Un uomo che non suscitò in chi amava l'amore per questo ti posi impunemente sulla mia manica vuota _______________ Nella mia testa c'è sempre stata una stanza vuota per te quante volte ci ho portato dei fiori quante volte l'ho difesa dai mostri Adesso ci abito io e i mostri sono entrati con me _______________ Dal mio banco al tuo c'erano tre metri che non ho mai percorso Per quel peccato originale ora salgo su tutti i ponti del mondo gettati sui fiumi più larghi sugli abissi più fondi ma dopo appena tre metri ogni ponte si sporge sul vuoto _______________ Ti ho amata sempre nel silenzio contando sull'ingombro di quell'amore e di quel silenzio ed anche quando poi ci siamo scritti la profilassi guidava la mia mano perché ogni senso fosse soltanto negli spazi bianchi e nondimeno mi sentivo osceno come se la più ermetica allusione grondasse la bava del questuante Mai in ogni caso dubitai che tu sapessi finché scoprimmo insieme di esser vissuti trent'anni nell'errore tu ignorando io presumendo e allora in un punto è stato chiaro che solo al muto il battito del cuore è rimbombante _______________ Il tuo silenzio dici è pieno di me Così so come si sentono i morti pensati dai vivi _______________ In uno di quei vecchi film francesi con le musichine francesi nelle brume francesi Yves Montand diceva ad Annie Girardot o Maurice Ronet a Jeanne Moreau che il segreto dei lunghi amori è continuare a vedersi come la prima volta che ci si vide E tu pazza hai avuto paura del mio amore perché temevi la concorrenza di quella che chiamavi la tua icona senza riconoscerla come il tuo tesoro più grande Così rimanete separate la tua deriva al mondo la tua essenza a me _______________ Sei venuta a vedere per la prima volta l'università dove insegno e dove ho studiato il giorno stesso in cui mi hai detto addio Non altrimenti l'assassino fruga nel portafoglio della vittima per saperle un nome che renda più domestico il fantasma _______________ Fedeli al duro accordo non ci cerchiamo più Così i bambini giocano a non ridere per primi guardandosi negli occhi e alcuni sono così bravi che diventano tristi per la vita intera
Michele Mari, Cento poesia d'amore per Ladyhawke
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