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#Roberto Innocenti
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Cinderella Illustrations by Roberto Innocenti
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enchantedbook · 2 years
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"Pinocchio" by Roberto Innocenti
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vilandel · 4 months
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🥝🍐🍑
For the fruit writing asks please? Thank you! 🌻
Hello Acacia and thank you for the ask 💙
🥝 What’s your favorite trope/AO3 tag to write? I love writing romance, that is certain, also any kind of fluff, be it domestic or platonic. What I also love are forgiveness and redemption stories (probably why I love the Silvas and especially Nozel so much). Happy Endings are also something I love and if, IF I write angst, never without a happy ending! I could write bittersweet, though, but more in oneshots and less in multi-chapter fics. One tag I start using to love on Ao3 is "Papa Nozel is best Nozel" 🦅
🍐 Is there anything in canon that you absolutely hate and love to fix in fics? A wrong choice made, a fuck-up in characterization, a misunderstanding never cleared up, a conversation never shown onscreen, etc… Hm, probably anything involving the Silvas? Especially Nozel and his path to become a better brother. I also like to think how the teams at the Royal Knights Tournament would have been, what friendships and dynamics. I especially love Finral-Leopold-Hamon and I want to write something about it. Like Hamon visiting the Black Bulls just after the tournament, because he was with Finral on a team (remember how Hamon appreciated Finral) and he certainly felt ashamed about what Langris did. Or how Finral and Leopold would feel about Hamons death. And I certainly would love to make Rill and Charmy realize! There are probably other things, but this is what comes to my mind right now.
🍑 If you could make a connection between your favorite character and another work you care about (whether a crossover/fusion or a wonderfully “pretentious” literary reference) what would it be? How would it work? If I could, I would love to make crossovers with Black Clover and some of my favorite classics. Remember that I got the idea for Rosette mostly by reading Agatha Christie, so Silvas in an Agatha-Christie like story is something I love to imagine. Or some of my favorite ships in a Jane Austen universe, especially Nozessa, because sometimes I feel like Nozel has a bit something of an Austen hero. Or putting my fav characters in Jules Verne's Journeys. One of my favorite Children Books is The Last Resort by Roberto Innocenti. It tells the story of an artist who lost his imagination and in order to find it again, he ends up in a lonely inn at the sea. Roberto Innocenti is practically self-inserting himself and all the people the hero meets at the inn are basically his favorite authors and fictional characters. I love reading this story especially when I have a writer's block and need to find my own imagination myself. Then, I imagine this story at this inn, while meeting my own favorite authors and characters. You bet that Black Clover is also part of it. I'm always thinking to write something like this myself.
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fashionbooksmilano · 9 months
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GZ Giuseppe Zanasi
Opere 1997-2009
scritti di Giovanni Grasso-Fravega, Peter Weiermair, Mauro Nasti, Armando Torno, Antonio Faeti
Zanasi Bologna, 2009, 94 pagine, 23,4x32,5cm, brossura editoriale con sovraccoperta illustrata da un labirinto in oro e le iniziali GZ
euro 40,00
email if you want to buy [email protected]
Per gusto ed eleganza è stato il più ‘parigino’ dei nostri librai antiquari. La sua prematura scomparsa ci ha privato non solo di un libraio di indiscusso fascino e competenza, ma pure di un ideatore di libri, anche per la cura e la passione di affidare i grandi classici che amava alla ‘rilettura’ di artisti come Folon, Roberto Innocenti, Giovanni Grasso-Fravega o Antonio Saliola, e alla maestria di rilegatori d’alta gamma, come il riminese Luigi Castiglioni «il nostro unico vero legatore italiano». Gli ultimi due volumi da lui realizzati, ad esempio, Le Petit Chaperon Rouge e il Peter Pan, pubblicato poco prima della morte, resteranno negli annali dei grandi illustrati italiani del secondo Novecento. Perfino i suoi cataloghi di vendita erano rari, preziosi e ricercati: in essi instillava la medesima cura, passione e ricercatezza che amava infondere nei grandi libri che pubblicava, in una strana e fascinosa commistione tra libreria antiquaria, editoria, ideazione di libri, promozione culturale, bibliografia e bibliofilia (memorabili rimangono i cataloghi antiquari di erotica, di gastronomia e sui grandi illustrati Art Nouveau e Art Déco, primo fra tutti l’amato François-Louis Schmied). Negli ultimi anni, però, confidava agli intimi che il mondo dell’antiquariato lo aveva stancato preferendo, alla ricerca dei grandi libri, la realizzazione di quelli che maggiormente amava lui, per condividerli con pochi amici.
19/12/23
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zaydabuzaydrp · 1 month
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Abu Zayd, più precisamente Zayd Abu Zayd Ab-Alh-Rahmann III, meglio conosciuto come "il Moro Zeyt", è un altro dei grandi protagonisti della nascita del Regno cristiano di Valencia.
Ultimo signore almohade di Valencia, era il pronipote del califfo berbero Abd-Al-Mucmin. Pur essendo originario di Baeza, era stato avviato alla politica dal nipote, il califfo Yusuf II, che lo nominò governatore di Valencia.
L’ultimo re almohade di Valencia vide presto sorgere problemi, sia per la pressione delle truppe cristiane a nord sia per quella di altri signori musulmani a sud. Insieme alla corruzione politica, che già esisteva all’epoca, avevano soffocato il popolo.
Dopo la morte del califfo Yusuf II, la decadenza politica si aggravò. Fu allora che Abu Zayd fu costretto a chiedere la protezione di Ferdinando III, il re santo di Castiglia. I raccolti rovinati da una piaga di cavallette e la mancanza di cibo incoraggiarono la ribellione della popolazione. In questa situazione, Zayyan Ibn Mardanis, discendente del re Lobo, arrivò a Valencia da Onda e guidò il rovesciamento di Abu Zayd, che dovette lasciare la città con il suo seguito e la sua famiglia nel 1229, diretto a Segorbe (Castellón).
Qui storia e leggenda si fondono, poiché si dice che la conversione del "moro Zeyt" sia avvenuta a Caravaca de la Cruz, dove la leggenda vuole che sia apparso il simbolo della croce.
Secondo la tradizione locale più diffusa, si dice che dalla fine del 1230 o all’inizio del 1231, il re almohade di Valencia e Murcia, Abu Zayd, si trovava nei suoi possedimenti a Caravaca. Interrogò i cristiani che teneva prigionieri per scoprire quali mestieri esercitassero, con l’obiettivo di occuparli secondo le loro capacità. Tra loro c’era il sacerdote Ginés Pérez Chirinos che, come missionario, era venuto da Cuenca nelle terre saracene per predicare il Vangelo. Egli rispose che il suo compito era quello di celebrare la messa e il re moresco voleva sapere com’era. Fu ordinato di portare da Cuenca i paramenti corrispondenti e il 3 maggio 1232, nella sala nobile della fortezza, il sacerdote iniziò la liturgia. Tuttavia, poco dopo aver iniziato la liturgia, dovette fermarsi, spiegando che gli era impossibile continuare perché mancava un elemento essenziale all’altare: un crocifisso.
In quel momento, attraverso una finestra della stanza, due angeli scesero dal cielo e posero delicatamente una croce a due bracci sull’altare. Il sacerdote poté quindi continuare la celebrazione della messa e, in presenza di tale meraviglia, Abu-Ceyt (insieme ai membri della sua corte presenti) si convertì al cristianesimo. In seguito si scoprì che la croce apparsa era il pettorale del vescovo Roberto, primo patriarca di Gerusalemme, realizzato con il legno della croce dove morì Gesù Cristo.
Quando Abu Zayd si convertì, prese il nome di Vicente Bellvís, come riportano le cronache dell’epoca. Morì tra il 1265 e il 1270.
La morte di Abu-Zayd è precedente all’11 dicembre 1268, data in cui il documento lo dichiara defunto. I suoi figli e parenti ricevettero un’importante eredità e, essendo imparentati con la nobiltà aragonese, divennero anch’essi signori cristiani.
QUI GIACE D. VICENTIUS BELVIS CON I SUOI ​​FIGLI UN TEMPO ZEIT ABUSIÒ RE VALENTIA MAURUS ADEO IL PROTETTORE DELLA SUA RELIGIONE VT DUE UOMINI INNOCENTI BEATI GIOVANNI DI PERUSIA E PIETRO DI SASSO-FERRATICO FIGLI E COMPAGNI DI PADRE FRANCESCO CHE PREDICANO LA VERA FEDE DI CRISTO OTTENUTO ATTRAVERSO LA SPADA MA RICEVERE LA LUCE DEL PADRE ISPIRATORE OGNI PECCATO FU CONSUMATO DAL SANTO BATTESIMO E IL SEGNO DELL’ETERNA RICONCILIAZIONE EGLI DESTINÒ UNA VOLTA LA SUA SALA IN CHIESA E SEDE.
Intorno al 16 giugno 1860, a Valencia fu eretta una lapide che lasciava in vista alcuni resti umani, il cui stato denotava la loro antichità. Nello stesso luogo fu rinvenuta una pergamena che recitava come segue:
Data di nascita:
17 ottobre 1195
Data di morte:
11 dicembre 1268
Titoli:
-Principe musulmano
-Signore cristiano
Etnia:
Berbero
Religione:
Islam
Religione 2:
Cristiano cattolico
Dinastia:
Almohade
Amici:
Ismail Haniyeh e Yasser Arafat
Prestavolti nella trama:
-Alvaro Rico
-Walid Azaro
-Asier Cadenas
-David Raya
-Marco Mengoni
-Stephen Ammell
-Peter Porte (pv attuale)
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Charles Dickens “Christmas Carol” – Illustrated by Roberto Innocenti
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mucillo · 6 days
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(Christian Vogt, The Pair, 1987)
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"La francese" (Roberto Bolaño)
Una donna intelligente.
Una donna bella.
Conosceva tutte le varianti, tutte le possibilità.
Lettrice degli aforismi di Duchamp e dei racconti di Defoe.
In genere con un autocontrollo invidiabile,
Salvo quando si deprimeva e si ubriacava,
Cosa che poteva durare due o tre giorni,
Un susseguirsi di bordeaux e valium
Da far venire la pelle d’oca.
Allora di solito ti raccontava le storie che le erano successe
Fra i 15 e i 18 anni.
Un film porno e dell’orrore,
Corpi nudi e affari ai limiti della legge,
Un’attrice per vocazione e allo stesso tempo una ragazza con strani tratti di avidità.
La conobbi che ne aveva appena compiuti 25,
In un periodo tranquillo.
Suppongo che avesse paura della vecchiaia e della morte.
La vecchiaia per lei erano i trent’anni,
La Guerra dei Trent’Anni,
I trent’anni di Cristo quando aveva cominciato a predicare,
Un’età come un’altra, le dicevo mentre cenavamo
A lume di candela
Contemplando la corrente del fiume più letterario del pianeta.
Ma per noi il prestigio era altrove,
Nelle bande possedute dalla lentezza, nei gesti
Squisitamente lenti
Dell’esaurimento nervoso,
Nei letti bui,
Nella moltiplicazione geometrica delle vetrine vuote
E nella fossa della realtà,
Il nostro assoluto,
Il nostro Voltaire,
La nostra filosofia in camera e nel boudoir.
Come dicevo, una ragazza intelligente,
Con quella rara virtù, la previdenza
(Rara per noi, latinoamericani)
Che è così comune nella sua patria,
Dove perfino gli assassini hanno un libretto di risparmio,
E lei non sarebbe stata da meno,
Un libretto di risparmio e una foto di Tristán Cabral,
La nostalgia del non vissuto,
Mentre quel prestigioso fiume trascinava un sole moribondo
E sulle sue guance scendevano lacrime apparentemente gratuite.
Non voglio morire, sussurrava mentre veniva
Nel perspicace buio della camera,
E io non sapevo che dire,
Davvero non sapevo che dire,
Tranne accarezzarla e sostenerla mentre si muoveva
Su e giù come la vita,
Su e giù come le poetesse di Francia
Innocenti e castigate,
Finché non tornava sul pianeta Terra
E dalle sue labbra sgorgavano
Passaggi della sua adolescenza che all’improvviso riempivano la nostra stanza
Con doppioni suoi che piangevano sulle scale mobili della metro,
Con doppioni suoi che facevano l’amore con due tizi alla volta
Mentre fuori cadeva la pioggia
Sui sacchetti della spazzatura e sulle pistole abbandonate
Nei sacchetti della spazzatura,
La pioggia che tutto lava
Tranne la memoria e la ragione.
Vestiti, giacche di pelle, stivali italiani, biancheria intima da far impazzire,
Da farla impazzire,
Apparivano e scomparivano nella nostra stanza fosforescente e pulsante,
E cenni rapidi di altre avventure meno intime
Sfolgoravano nei suoi occhi feriti come lucciole.
Un amore che non sarebbe durato molto
Ma che alla fine si sarebbe rivelato indimenticabile.
Questo disse,
Seduta vicino alla finestra,
Il suo volto sospeso nel tempo,
Le sue labbra: le labbra di una statua.
Un amore indimenticabile
Sotto la pioggia,
Sotto quel cielo irto di antenne dove convivevano
I cornicioni del Seicento
Con le cacche di piccione del Novecento.
E in mezzo
Tutta l’inestinguibile capacità di provocare dolore,
Invitta attraverso gli anni,
Invitta attraverso gli amori
Indimenticabili.
Sì, ecco cosa disse.
Un amore indimenticabile
E breve,
Come un uragano?,
No, un amore breve come il sospiro di una testa ghigliottinata,
La testa di un re o di un conte bretone,
Breve come la bellezza,
La bellezza assoluta,
Quella che contiene tutta la grandezza e la miseria del mondo
E che è visibile solo a chi ama.
Roberto Bolaño da “I cani romantici”
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greenbor · 1 month
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Guido Mazzolini scelto da https://patriziacavalleri.tumblr.com/
La vita, questa incognita sorda. Sorride di luce e quando meno te l’aspetti arriva il colpo basso, lo sgambetto della sorte. Il dolore è un accessorio compreso nel mazzo e ce l’hai sulla pelle, dal primo momento, dalla prima boccata di ossigeno che ti brucia i polmoni. Si vive e si soffre. Qualcuno di più, qualcuno di meno. Il dolore è uno scandalo incomprensibile e genera la rivolta delle coscienze. Nessuno merita la sofferenza, ma questa colpisce tutti, anche gli innocenti. E non esiste un senso, non c’è. Succede e basta. A volte è sufficiente questo concetto per farci abbracciare l’oblio e considerare la vita un’anarchica successione casuale di eventi. Tutto capita e senza un motivo. Molto meglio pensare così, meno doloroso e più semplice. Ma la domanda resta sepolta e come un seme porta frutti. Tutto quello che succede genera interrogativi profondi che bruciano nella mente come piccoli fuochi. Ignoriamo la verità, ma continuiamo a cercarla, e quando ci arrendiamo le affibbiamo nomi meschini. Fato, casualità, destino. Ma che significa? Siamo davvero marionette comandate da un burattinaio talmente idiota e sadico da consegnarci a drammatiche storie di sofferenza? O forse c’è altro, una verità nascosta, un luccichio nel buio, l’esistenza di una risposta differente?
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ruknowhere · 2 years
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Roberto Innocenti, from The
Adventures of Pinocchio.
At the very moment that Pinocchio refused to take the medicine, the door of the room opened wide and in came four rabbits as black as ink, carrying a small coffin on their shoulders.
"What do you want from me?" cried Pinocchio, sitting up straight in terror.
"We have come to get you," replied the biggest rabbit. He pulled out a club and suddenly, everything went black...
Pinnochio woke up in a very tight, cramped space where light couldn't reach. There was no space for him to move in his wooden prison. In the distance, he thought he could hear the braying of donkeys...
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percival895 · 3 months
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Sleeping Beauty Illustrations by Roberto Innocenti
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enchantedbook · 2 years
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"The Adventures of Pinocchio" by Roberto Innocenti
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privateclubcultura · 1 year
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Che tu sia LEONE o LEONESSA o qualsiasi altra cosa, sono CUCCIOLI i pensieri, BATUFFOLI in cerca di emozioni.
Innocenti, puri, bianchi come il COTONE,
ROSSO fuoco come il coraggio di un TORO dal manto più scuro del NERO.
Aspirazioni che tra le OMBRE del CUORE hanno tante parole segrete da dire che, ACCAREZZEVOLI PENSIERI silenziosamente portano al LEGGERISSIMO SPIRITO inquieto che vorrebbe aprire al SANTO NOME che porta l'amore l'essenza a cui profondamente appartiene.
Così le disse uno sconosciuto di nome ROBERTO che per i più era qualcuno che si faceva chiamare RELAX!
RelaxBeach© (Tutti i Diritti Riservati.) 11/09/2023
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der-papero · 2 years
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Roberto Formigoni, che stava scontando in detenzione domiciliare la condanna definitiva a 5 anni e 10 mesi per corruzione per la vicenda Maugeri-San Raffaele, ha ottenuto dal Tribunale di Sorveglianza di Milano l'affidamento in prova ai servizi sociali. A quanto si è saputo, i giudici come attività dell'affidamento hanno stabilito che potrà insegnare, come aveva richiesto, italiano alla suore straniere dell'istituto Piccolo Cottolengo Don Orione (ANSA)
Cioè, io pensavo che uno dei punti della giustizia fosse quello di far scontare la pena, con fini rieducativi, al colpevole, non che costui la trasferisse a poveri innocenti. E vabbè, almeno le monache impareranno a bestemmiare.
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zaydabuzaydrp · 3 months
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Abu Zayd, più precisamente Zayd Abu Zayd Ab-Alh-Rahmann III, meglio conosciuto come "il Moro Zeyt", è un altro dei grandi protagonisti della nascita del Regno cristiano di Valencia.
Ultimo signore almohade di Valencia, era il pronipote del califfo berbero Abd-Al-Mucmin. Pur essendo originario di Baeza, era stato avviato alla politica dal nipote, il califfo Yusuf II, che lo nominò governatore di Valencia.
L’ultimo re almohade di Valencia vide presto sorgere problemi, sia per la pressione delle truppe cristiane a nord sia per quella di altri signori musulmani a sud. Insieme alla corruzione politica, che già esisteva all’epoca, avevano soffocato il popolo.
Dopo la morte del califfo Yusuf II, la decadenza politica si aggravò. Fu allora che Abu Zayd fu costretto a chiedere la protezione di Ferdinando III, il re santo di Castiglia. I raccolti rovinati da una piaga di cavallette e la mancanza di cibo incoraggiarono la ribellione della popolazione. In questa situazione, Zayyan Ibn Mardanis, discendente del re Lobo, arrivò a Valencia da Onda e guidò il rovesciamento di Abu Zayd, che dovette lasciare la città con il suo seguito e la sua famiglia nel 1229, diretto a Segorbe (Castellón).
Qui storia e leggenda si fondono, poiché si dice che la conversione del "moro Zeyt" sia avvenuta a Caravaca de la Cruz, dove la leggenda vuole che sia apparso il simbolo della croce.
Secondo la tradizione locale più diffusa, si dice che dalla fine del 1230 o all’inizio del 1231, il re almohade di Valencia e Murcia, Abu Zayd, si trovava nei suoi possedimenti a Caravaca. Interrogò i cristiani che teneva prigionieri per scoprire quali mestieri esercitassero, con l’obiettivo di occuparli secondo le loro capacità. Tra loro c’era il sacerdote Ginés Pérez Chirinos che, come missionario, era venuto da Cuenca nelle terre saracene per predicare il Vangelo. Egli rispose che il suo compito era quello di celebrare la messa e il re moresco voleva sapere com’era. Fu ordinato di portare da Cuenca i paramenti corrispondenti e il 3 maggio 1232, nella sala nobile della fortezza, il sacerdote iniziò la liturgia. Tuttavia, poco dopo aver iniziato la liturgia, dovette fermarsi, spiegando che gli era impossibile continuare perché mancava un elemento essenziale all’altare: un crocifisso.
In quel momento, attraverso una finestra della stanza, due angeli scesero dal cielo e posero delicatamente una croce a due bracci sull’altare. Il sacerdote poté quindi continuare la celebrazione della messa e, in presenza di tale meraviglia, Abu-Ceyt (insieme ai membri della sua corte presenti) si convertì al cristianesimo. In seguito si scoprì che la croce apparsa era il pettorale del vescovo Roberto, primo patriarca di Gerusalemme, realizzato con il legno della croce dove morì Gesù Cristo.
Quando Abu Zayd si convertì, prese il nome di Vicente Bellvís, come riportano le cronache dell’epoca. Morì tra il 1265 e il 1270.
La morte di Abu-Zayd è precedente all’11 dicembre 1268, data in cui il documento lo dichiara defunto. I suoi figli e parenti ricevettero un’importante eredità e, essendo imparentati con la nobiltà aragonese, divennero anch’essi signori cristiani.
QUI GIACE D. VICENTIUS BELVIS CON I SUOI ​​FIGLI UN TEMPO ZEIT ABUSIÒ RE VALENTIA MAURUS ADEO IL PROTETTORE DELLA SUA RELIGIONE VT DUE UOMINI INNOCENTI BEATI GIOVANNI DI PERUSIA E PIETRO DI SASSO-FERRATICO FIGLI E COMPAGNI DI PADRE FRANCESCO CHE PREDICANO LA VERA FEDE DI CRISTO OTTENUTO ATTRAVERSO LA SPADA MA RICEVERE LA LUCE DEL PADRE ISPIRATORE OGNI PECCATO FU CONSUMATO DAL SANTO BATTESIMO E IL SEGNO DELL’ETERNA RICONCILIAZIONE EGLI DESTINÒ UNA VOLTA LA SUA SALA IN CHIESA E SEDE.
Intorno al 16 giugno 1860, a Valencia fu eretta una lapide che lasciava in vista alcuni resti umani, il cui stato denotava la loro antichità. Nello stesso luogo fu rinvenuta una pergamena che recitava come segue:
Data di nascita:
17 ottobre 1195
Data di morte:
11 dicembre 1268
Titoli:
-Principe musulmano
-Signore cristiano
Etnia:
Berbero
Religione:
Islam
Religione 2:
Cristiano cattolico
Dinastia:
Almohade
Prestavolti nella trama:
-Alvaro Rico
-Walid Azaro
-Asier Cadenas
-David Raya
-Marco Mengoni
-Stephen Ammell
-Peter Porte (pv attuale)
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marcoleopa · 2 years
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Il memorabile intervento del senatore Roberto Scarpinato al Senato. Lo riportiamo integralmente. Da incorniciare
"Noi siamo le nostre scelte On.le Meloni, e lei ha scelto da tempo da che parte stare"
"Signora Presidente del Consiglio, il 22 ottobre scorso Lei e i suoi ministri avete prestato giuramento di fedeltà alla Costituzione.
Molti indici inducono a dubitare che tale giuramento sia stato sorretto da una convinta e totale condivisione dei valori della Costituzione e dell’impianto antifascista e democratico che ne costituisce l’asse portante.
Sono consapevole che nel corso della campagna elettorale, lei Signora Presidente ha testualmente dichiarato: “la destra italiana ha consegnato il fascismo alla storia ormai da decenni, condannando senza ambiguità la privazione della democrazia e le infami leggi anti-ebraiche”.
Concetto che ha ribadito nelle sue dichiarazioni programmatiche.
Tuttavia lei sa bene che il fascismo non è stato solo un regime politico consegnato alla storia della prima metà del Novecento, ma è anche un’ideologia che è sopravvissuta al crollo della dittatura e all’avvento della Repubblica, assumendo le forme del neofascismo.
Un neofascismo che si è declinato anche nella costituzione di formazioni politiche variamente denominate che sin dai primi albori della Repubblica hanno chiamato a raccolta e hanno coagulato tutte le forze più reazionarie del paese per sabotare e sovvertire la Costituzione del 1948, anche con metodi violenti ed eversivi, non esitando ad allearsi in alcuni frangenti persino con la mafia.
Un neofascismo eversivo del nuovo ordine repubblicano che è stato coprotagonista della strategia della tensione attuata anche con una ininterrotta sequenza di stragi che non ha uguali nella storia di nessun altro paese europeo, e che ha vilmente falcidiato le vite di tanti cittadini innocenti, considerati carne da macello da sacrificare sull’altare dell’obiettivo politico di sabotare l’attuazione della Costituzione o peggio, di stravolgerla instaurando una repubblica presidenziale sull’onda dell’emergenza.
Ebbene non è a mio parere certamente indice di convinta adesione ai valori della Costituzione, la circostanza che Lei e la sua parte politica sino ad epoca recentissima abbiate significativamente eletto a figure di riferimento della vostra attività politica, alcuni personaggi che sono stati protagonisti del neofascismo e tra i più strenui nemici della nostra Costituzione.
Mi riferisco, ad esempio, a Pino Rauti, fondatore nel 1956 di Ordine Nuovo che non fu solo centro di cultura fascista, ma anche incubatore di idee messe poi in opera nella strategia della tensione da tanti soggetti, alcuni dei quali riconosciuti con sentenze definitive autori delle stragi neofasciste che hanno insanguinato il nostro paese, tra i quali, per citare solo alcuni esempi, mi limito a ricordare Franco Freda, Giovanni Ventura, Carlo Digilio, Carlo Maria Maggi, Maurizio Tremonti, tutti gravitanti nell’area di Ordine Nuovo.
A proposito di padri nobili e di figure di riferimento, mi pare inquietante che il 14 aprile del 2022 il deputato di Fratelli di Italia Federico Mollicone abbia organizzato nella sala capitolare di questo Senato un convegno dedicato alla memoria del generale Gianadelio Maletti, capo del reparto controspionaggio del Sid negli anni ‘70, condannato con sentenza definitiva a 18 mesi di reclusione per favoreggiamento dei responsabili della strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 che causò 17 morti e 88 feriti e che diede avvio al periodo stragista della strategia della tensione.
Proprio i depistaggi delle indagini posti in essere in quella strage e in tante altre stragi da personaggi come il generale Maletti, hanno garantito sino ad oggi l’impunità di mandanti ed esecutori, segnando l’impotenza dello Stato italiano a rendere giustizia alle vittime e verità al Paese.
Ebbene il deputato Mollicone ha definito il generale Maletti come un “uomo dello Stato che ha sempre osservato l’appartenenza alla divisa”.
Dinanzi a simili affermazioni, viene da chiedersi, Presidente Meloni, quale sia l’idea di Stato della sua parte politica.
Lo Stato di Giovanni Falcone, di Paolo Borsellino, e di tante altre figure esemplari che hanno sacrificato le loro vite per difendere la nostra Costituzione, oppure lo Stato occulto di personaggi come Maletti, traditori della Costituzione, che hanno garantito l’impunità dei mandanti eccellenti di tante stragi e dato assistenza e copertura agli esecutori neofascisti?
E mi sembrano coerenti con il suo quadro di valori di ascendenza neofascista, antinomici a quelli costituzionali, alcune significative iniziative politiche da Lei assunte nel recente passato.
Mi riferisco, ad esempio, al suo sostegno nel 2018 alla proposta di legge di abolire la legge 25 giugno 1993, n. 205 (c.d. legge Mancino) che punisce con la reclusione chi pubblicamente esalta i metodi del fascismo e le sue finalità antidemocratiche.
E ancora, a proposito della incoerenza del suo quadro di valori con quelli costituzionali, mi pare significativa la sua proposta di abrogare il reato di tortura subito dopo che tale reato fu introdotto dal legislatore il 14 luglio 2017, a seguito della sentenza di condanna del nostro paese emessa dalla Corte Europea dei diritti dell’Uomo per le violenze ed i pestaggi posti in essere dalle Forze di Polizia alla Scuola Diaz in occasione del G8 svoltosi nel luglio del 2001 a Genova.
La sua parte politica definì testualmente tale nuovo reato “una infamia” e lei Presidente Meloni dichiarò che il reato di tortura impediva agli agenti di fare il proprio lavoro.
Ho citato tali precedenti perché sia chiaro che non bastano né la sua presa di distanza dal Fascismo storico, né la cortese e labiale condiscendenza del neo Presidente del Senato Ignazio La Russa al discorso di apertura dei lavori del nuovo Senato della senatrice Liliana Segre, vittima della violenza fascista, per dichiarare chiusi i conti con il passato ed inaugurare una stagione di riconciliazione nazionale, che sarà possibile solo se e quando questo paese avrà piena verità per le tutte le stragi del neofascismo e quando dal vostro Pantheon politico saranno definitivamente esclusi tutti coloro che a vario titolo si resero corresponsabili di una stagione di violenza politica che costituì l’occulta prosecuzione della violenza fascista nella storia repubblicana.
Un paese che rimuove il suo passato dietro la coltre della retorica, quella retorica di stato che Leonardo Sciascia definiva il sudario dietro il quale si celano le piaghe purulente della Nazione, è un paese di democrazia incompiuta e malata, sempre esposto al pericolo di rivivere il passato rimosso.
E a questo riguardo desta viva preoccupazione la volontà da Lei ribadita di volere mettere mano alla Costituzione per instaurare una repubblica presidenziale che in un paese di democrazia fragile ed incompiuta, in un paese nel quale non esiste purtroppo un sistema di valori condivisi, potrebbe rilevarsi un abile espediente per una torsione autoritaria del nostro sistema politico, per fare rivivere il vecchio sogno fascista dell’uomo solo al comando nella moderna forma della c.d. democratura o della democrazia illiberale.
I problemi irrisolti del passato si proiettano sul futuro anche sotto altri profili che hanno una rilevanza immediata.
Può una forza politica che si appresta a governare con simili ascendenze culturali, ampiamente condivise dalle altre forze politiche della maggioranza, Lega e Forza Italia, attuare politiche che pongano fine alla crescita delle disuguaglianze e della ingiustizia sociale che affligge il nostro paese?
La risposta è negativa.
Perché questa crescita delle disuguaglianze e della ingiustizia non è frutto di un destino cinico e baro, ma il risultato di scelte politiche a lungo praticate dall’establishment di potere di questo paese che ha surrettiziamente sostituto la tavola dei valori della Costituzione con la bibbia neoliberista, i cui principi antiegualitari e antisolidaristici sono ampiamente condivisi dal grande e piccolo padronato nazionale.
Lei signora Presidente e la sua maggioranza politica non siete l’alternativa all’ establishment.
Come attesta anche la composizione della sua squadra di governo e la crescente condiscendenza dei Palazzi del potere nei confronti del suo governo, siete piuttosto il suo ultimo travestimento che nella patria del Gattopardo consente al vecchio di celarsi dietro le maschere del nuovo, creando l’illusione del cambiamento.
Voi siete stati storicamente e resterete l’espressione degli interessi del padronato.
E quanto alla sua dichiarata intenzione di mantenere una linea di fermezza contro la mafia, mi auguro che tale fermezza sia tenuta anche nei confronti della pericolosa mafia dei colletti bianchi, che va a braccetto con la corruzione, anche se mi consenta di nutrire serie perplessità al riguardo tenuto conto che il suo governo si regge sui voti di una forza politica che ha tra i suoi soci fondatori un soggetto condannato con sentenza definitiva per collusione mafiosa che mai ha rinnegato il proprio passato, e che grazie al suo rapporto privilegiato con il leader del partito, continua a mantenere tutt’oggi una autorevolezza tale da consentirgli di dettare legge nelle strategie politiche in Sicilia.
Perplessità che si accrescono tenuto conto dell’intenzione anticipata dal neo Ministro delle Giustizia di tagliare le spese per le intercettazioni, strumenti indispensabili per le indagini in tale materia, di abrogare il reato di abuso di ufficio, e di dare corso ad una serie di iniziative che hanno tutte la caratteristica di limitare i poteri di indagine della magistratura nei confronti della criminalità dei colletti bianchi.
Noi siamo le nostre scelte On.le Meloni, e lei ha scelto da tempo da che parte stare.
Certamente non dalla parte degli ultimi, non dalla parte della Costituzione e dei suoi valori di eguaglianza e di giustizia sociale, non dalla parte dei martiri della Resistenza e di coloro che per la difesa della legalità costituzionale hanno sacrificato la propria vita."
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