Trieste è bella di notte
Trieste è bella di notte racconta quello che accade tra Italia e Slovenia, pochi chilometri sopra Trieste, ai migranti asiatici della rotta balcanica che riescono ad attraversare la frontiera e che rischiano di essere fermati dalle forze dell’ordine italiane che li rispediscono indietro fino in Bosnia, senza venire identificati e senza avere la possibilità di fare richiesta di asilo.
https://www.youtube.com/watch?v=bysxnO4XF9g&feature=youtu.be
Produzione e cast
Trieste è bella di notte è il nuovo film documentario di Andrea Segre, Stefano Collizzolli e Matteo Calore, prodotto da ZaLab Film e Vulcano, che sarà presentato il prossimo 22 gennaio in Selezione Ufficiale Fuori Concorso al 34. Trieste Film Festival.
Triste è bella di notte, sinossi
In un confine interno dell’Unione Europea, quello tra Italia e Slovenia, pochi chilometri sopra Trieste, i migranti asiatici della rotta balcanica che riescono ad attraversare la frontiera rischiano di essere fermati dalle forze dell’ordine italiane e rispediti indietro fino in Bosnia, senza venire identificati e senza avere la possibilità di fare richiesta di asilo.
Il Ministero dell’Interno definisce queste operazioni “riammissioni informali” e le ha introdotte nel maggio 2020. A gennaio 2021 il Tribunale di Roma le ha sancite come illegali e sono state sospese fino al 28 novembre 2022, quando il Ministro Piantedosi le ha riattivate. Come avvengono queste operazioni? Cosa succede a chi le subisce? A raccontarlo sono nel film alcuni dei migranti respinti.
Le loro storie si intrecciano con le immagini realizzate con i telefonini durante i lunghi viaggi e con le contraddizioni e il dibattito all’interno delle Istituzioni italiane. Intanto in una casa abbandonata a Bihać, in Bosnia, un gruppo di pakistani e afghani vuole partire, direzione Italia. Cosa succederà loro? Quale risposta daranno l’Italia e gli altri Stati europei? Continueranno a sfidare la loro stessa legge per respingere migranti considerati illegali?
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Presentato in anteprima alla 36esima edizione del Torino Film Festival nella sezione TFFDOC/FUORI CONCORSO "Dove Bisogna Stare" arriva nelle sale, e non solo, distribuito da ZaLab.
Georgia, ventiseienne, faceva la segretaria. Un giorno stava andando a comprarsi le scarpe; ha trovato di fronte alla stazione della sua città, Como, un accampamento improvvisato con un centinaio di migranti: era la frontiera svizzera che si era chiusa. Ha pensato di fermarsi a dare una mano. Poi ha pensato di spendere una settimana delle sue ferie per dare una mano un po’ più sostanziosa. E’ ancora lì.
Lorena, una psicoterapeuta in pensione a Pordenone; Elena, che lavora a Bussoleno e vive ad Oulx, fra i monti dell’alta Valsusa, e Jessica, studentessa a Cosenza, sono persone molto diverse; sono di età differenti, e vengono da mondi differenti. A tutte però è successo quello che è successo a Georgia: si sono trovate di fronte, concretamente, una situazione di marginalità, di esclusione, di caos, e non si sono voltate dall’altra parte. Sono rimaste lì, dove sentivano che bisognava stare.
Questo documentario racconta di una possibile risposta a questi tempi cupi. Non racconta l’immigrazione dal punto di vista di chi sceglie di partire o è costretto a farlo: è innanzitutto un film su di noi, sulla nostra capacità di confrontarci con il mondo e di condividerne il destino.
Mentre la classe politica insegue emergenze e visibilità, c’è un’Italia che agisce quotidianamente per mettere al centro dignità e giustizia.
E’ un’Italia plurale e spesso femminile; la raccontiamo in Dove Bisogna Stare.
LE PROTAGONISTE
Elena, Ulzio - Val Susa
L’inizio ideale di questo viaggio nella frontiera alpina italiana parte dalla zona tra Bardonecchia e Briançon. In questo ultimo lembo della Val di Susa si sono riversati molti migranti che non trovano la possibilità di attraversare il confine blindato di Ventimiglia/Menton per tentare di giungere in Francia passando per le montagne.
Elena, che vive ad Ulzio, in alta val di Susa, è figlia di questa valle e della sua cultura e nonostante conduca una vita intensa e impegnata, non si è tirata indietro quando si è trattato di affrontare forse uno dei casi più difficili: accogliere in casa sua un giovane camerunense salvato in extremis da alcuni volontari sulle montagne che ha corso il rischio dell’amputazione dei piedi per congelamento.
Georgia, Como
Como è terra di frontiera, la Svizzera è appena fuori dal centro cittadino. Negli ultimi anni il confine era un passaggio tranquillo per persone di origine straniera – con diritto d’asilo o senza – che andavano verso il Nord Europa. A luglio 2017 la guardia di frontiera svizzera cambia politica, e comincia a respingere sistematicamente. Nel giro di pochi giorni, fra la stazione ferroviaria di Como San Giovanni ed il parco antistante cominciano ad accamparsi i migranti bloccati.
Georgia ha 26 anni. Faceva la segretaria in uno studio medico; saputo dell’arrivo dei primi migranti in stazione ha allungato per comprare una decina di spazzolini e qualche tubetto di dentifricio; si è trovata davanti 80 persone. Ha deciso di spenderci le ferie. Da quel momento non ha più smesso.
Lorena, Pordenone
Lorena Fornasir, 64 anni, psicologa clinica e psicoterapeuta, ha diretto per molti anni il servizio adozioni dell’ASL di Pordenone. Da poco più di due anni è in pensione. Da vent’anni convive con Andrea Franchi, un ex professore di filosofia bolognese di 84 anni.
Incontriamo Lorena e Andrea nella prima periferia di Pordenone, di fronte ad una vecchia area industriale ormai vuota da anni, che tutti chiamano “jungle". È uno dei luoghi in città in cui trovano riparo Pakistani, Afghani e Bengalesi che non riescono ad entrare nei percorsi di accoglienza istituzionali. L’area è delimitata da alte reti di alluminio con divieto d’accesso per pericolo di crollo. Lorena e Andrea scavalcano con agilità e ci invitano a seguirli. Nella jungle diventano fondamentali portando aiuti, informazioni e attenzione a chi è costretto a rifugiarsi.
Jessica, Cosenza
Jessica è la più giovane delle quattro. A ventidue anni è il centro di gravità di una grossa occupazione abitativa a Cosenza dove vivono quasi ottanta persone. Famiglie, singoli, adulti e anziani. Per Jessica non ci sono italiani e stranieri: ci sono persone che condividono un bisogno radicale, il bisogno abitativo, e che si organizzano per risolverlo assieme.
Non c’è nessun umanitarismo nelle motivazioni di Jessica: se occupa non è per dare una mano a qualcuno di più sfortunato di lei; è perché lei stessa ha questo bisogno. Nello spazio comune dell’occupazione, una stanzetta in cima alle scale, un vasto cortile di cemento, e la guardiola all’ingresso in cui a turno gli occupanti stanno di guardia, cantano, chiacchierano e fumano sigarette, per non farsi trovare impreparati da un possibile sgombero.
Crediti
Regia di Daniele Gaglianone
scritto da Daniele Gaglianone e Stefano Collizzolli
una produzione Zalab film srl
Da un’idea nata in collaborazione con Medici Senza Frontiere
Rai3-Doc3 Annamaria Catricalà e Fabio Mancini
Realizzato con il sostegno di Medici Senza Frontiere, Piemonte Doc Film Fund – fondo regionale per il documentario – Piemonte Film Commission
Distribuito in Italia da ZaLab
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#Repost @supercalifragilistiche with @get_repost ・・・ Dove Bisogna Stare, un film sull’Italia solidale che agisce Il film di Daniele Gaglianone e Stefano Collizzolli in uscita nei cinema dal 17 gennaio https://www.meltingpot.org/Dove-Bisogna-Stare-un-film-sull-Italia-solidale-che-agisce.html#.XCyalM17lqN https://www.instagram.com/p/BsI8e0dlA4k/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=jc6pvdly0osb
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