stilouniverse · 1 year ago
Text
Portoferraio nell'Elba
La rada di Portoferraio (da Google Earth) Portoferraio è lo scalo marittimo più importante dell’Elba, situato a levante dell’ampia rada naturale che si apre sulla costa settentrionale dell’isola tra le punte Falcone e Falconaia e, data la sua particolare posizione, i colli che la circondano e la profondità all’interno della costa offre efficace protezione dai venti provenienti da tutte le…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
angolodonne · 5 years ago
Photo
Tumblr media
Cosa vedere a Portoferraio in un giorno Portoferraio è la città più importante di tutta l’Isola d’Elba. Un luogo incantevole dove trascorrere lunghe vacanze o dove riempire gli occhi e il cuore durante brevi gite. Luogo amato da Napoleone Bonaparte e oggi meta di un turismo che non conosce crisi. Storia, cultura e paesaggi di rara bellezza: ecco i pilastri portati dell’assetto urbano di Portoferraio, piccola perla del Mediterraneo. vedi tutto su http://www.ilcomuneinforma.it/viaggi/18034/cosa-vedere-a-portoferraio-in-un-giorno/
6 notes · View notes
edicolaelbana · 6 years ago
Text
Tumblr media
Di Miguel e dell'ennesima occasione persa
Non è difficile capire quanto la drammatica scomparsa di Miguel Moutoy, per tutti "il Generale Bertrand", abbia sconvolto la nostra isola. Le centinaia di testimonianze sui social parlano da sole. Amato da tutti per la sua cordialità, educazione, gentilezza, disponibilità, Miguel univa la sua passione per l'Imperatore all'amore per l'Elba e gli Elbani.
Immancabile a qualsiasi celebrazione o rievocazione storica, instancabile nel suo perorare la causa di un Monumento da dedicare all'uomo che, piaccia o meno a qualcuno, è indiscutibilmente il più formidabile "promoter" del nostro scoglio nel mondo intero, se ne è andato senza riuscire a vedere il suo sogno realizzato. Non solo: da qualche anno si era reso disponibile a mettere a disposizione gratuitamente la sua formidabile collezione di reperti e cimeli per la realizzazione di un Museo, chiedendo solo le più banali garanzie assicurative e di "decoro" dell'esposizione.
Muri di gomma, aveva trovato solo muri di gomma.
Evidentemente, ai gestori della "cosa pubblica", quando non ballano cospicui finanziamenti, quando la posta in gioco non consente di gestire centinaia di migliaia di euro per costruire aberranti gattaie, fantomatici canili o dissennati dissalatori, passa qualsiasi fantasia.
E tutto mentre si blatera di "destagionalizzazione" senza minimamente pensare a come e quanto i tempi siano cambiati.
Il turismo scolastico è finito: i ragazzini sono numericamente sempre di meno, si scelgono da soli le "gite" - e le discoteche di Parigi o Barcellona sono certamente più attraenti delle orchidee del Perone - e gli stessi insegnanti hanno sempre meno voglia di assumersi gratis tutti i rischi che comporta accompagnare torme di scalmanati ispirati da Guru come Sfera Ebbasta.
I turismo delle gite parrocchiali o dei Cral, pure: gli "anziani" sono sempre più attivi e vitali, e se ne vanno in giro con Ryanair per conto loro.
Il famoso turismo sportivo, o più genericamente, outdoor, è già ben strutturato (quasi troppa grazia, per merito di Associazioni private e Cittadini, se si pensa alla pessima gestione pubblica dei boschi e dei sentieri, delle strade e degli stradelli) ma non possono bastare i w/e per arrivare a fine mese. E, normalmente, la gente lavora, durante la settimana. Per implementarlo davvero servirebbe abbinare al fascino della natura una serie di offerte culturali ed eventi che possano invogliare almeno le persone più colte o curiose a prendere qualche giorno di ferie anche in autunno o primavera. Ed ecco che il Museo di Miguel avrebbe potuto essere un importante tassello verso la creazione di quella base "strutturale" su cui poggiare le fondamenta da cui partire. Perché se poi capitano tre giorni di pioggia, o freddo, o vento, i panorami mozzafiato non bastano più.
Magari anche solo per dare una botta di vita alle Residenze Napoleoniche, sulla cui gestione non esprimo giudizi perché parlano i fatti: la Villa di San Martino su Tripadvisor si piazza "al 24°posto su 33 cose da fare a Portoferraio", seguita solo da attrazioni del calibro della "tabaccheria da Peppe" o "lavanderia a gettone Piùbianco!".
Ma così non è stato, e Miguel non c'è più. Sono certo che i suoi straordinari amici - della Petite Armée, ma non solo - sapranno proseguire nel suo nome la lotta per la Cultura e la Storia. Ci saranno altri 5 di maggio, e, almeno all'Elba, saremo in molti a pensare, più che a Napoleone, al vuoto che ci ha lasciato il Generale Bertrand.
Ps: nella foto, Miguel è con mio padre, all'inaugurazione della "prima statua di Napoleone all'Elba", di cui papà andava - e va tuttora - molto fiero. Pur essendo un omaggio privato, in una struttura privata, Miguel era stato entusiasta di concederci il piacere e l'onore della sua presenza. Senza chiedere in cambio nemmeno un caffé.
Non solo un Amico, ma un vero Signore.
Yuri Tiberto
1 note · View note
rossorubinotv · 4 years ago
Text
Isola d'Elba, nasce la vigna didattica dell’ISIS Foresi
Isola d'Elba, nasce la vigna didattica dell’ISIS Foresi. Per tramandare l'antica tradizione vitivinicola elbana, a Portoferraio è nata una vigna di Ansonica gestita dagli studenti e realizzata in collaborazione con l’azienda Arrighi #rossorubino
“Le parole insegnano, gli esempi trascinano” – affermava Sant’Agostino – e delle sue parole hanno fatto tesoro all’Istituto Statale d’Istruzione Superiore “R. Foresi” di Portoferraio dove è stata allestita la prima vigna didattica. La vigna, che verrà coltivata ad alberello, omaggia la secolare storia vitivinicola elbana. Il vitigno scelto è tra i più antichi della tradizione: l’Ansonica. Sono…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
paoloxl · 7 years ago
Photo
Tumblr media
Portoferraio, Isola d’Elba, sabato 3 febbraio. Tante e tanti, per affermare che l’affronto alla memoria collettiva di una giunta comunale non può eliminare il valore storico e attuale di una figura come quella del compagno anarchico Pietro Gori. Importante la presenza delle elbane e egli elbani con garofani rossi, cartelli e canti per esprimere la propria contrarietà alla scelta della giunta comunale di Portoferraio. Presenti anche alcune compagne e compagni della Federazione Anarchica Elbano Maremmana, di Livorno, Pisa e Empoli [seguirà un resoconto più dettagliato] Riportiamo il testo del volantino diffuso: Pietro Gori fa ancora paura! A Portoferraio, Isola d’Elba, la giunta di destra ha deciso di cambiare la toponomastica: la piazza intitolata al compagno Pietro Gori sarà dedicata a un sindaco di centrodestra. La vicenda è diventata oggetto di polemica e strumentalizzazione tra i vari partiti in vista delle elezioni nazionali del 4 marzo. Che lascino Pietro Gori fuori dalle loro campagne elettorali! La decisione della giunta è un affronto all’Elba libertaria, è un atto contro il movimento anarchico, da parte di una fazione politica che non è certo nuova a simili attacchi. Gli anarchici, i rivoluzionari, danno fastidio a chi governa anche se sono morti da oltre centanni, specie se si tratta di Pietro Gori. Pietro Gori, nato nel 1865 da padre elbano, muore a Portoferraio nel 1911. Anarchico militante e intellettuale, è una delle personalità più rilevanti del movimento anarchico italiano che tra Ottocento e Novecento è impegnato nello sforzo organizzatore e nel progressivo radicamento tra i lavoratori. In questo contesto Pietro Gori è costretto dalla repressione a vivere esule in varie parti del mondo, mette la sua capacità comunicativa a disposizione della propaganda, mette la sua professione di avvocato a disposizione dei lavoratori e dei militanti colpiti dalla repressione. Pietro Gori è un agitatore politico, è un organizzatore sindacale, è un internazionalista che individua nel movimento operaio l’elemento di trasformazione sociale, è una persona che riesce ad unire la passione politica allo slancio espressivo ed artistico. L’anarchismo di Pietro Gori dimostra ancora oggi la propria forza dirompente. Pietro Gori, grazie al suo pensiero e alla sua azione, è un punto di riferimento nelle lotte attuali. Ieri come oggi la lotta contro la guerra, contro lo sfruttamento, contro la distruzione del territorio, sono elementi centrali dell’azione degli anarchici. Ieri come oggi gli anarchici sono al fianco di tutti gli sfruttati e di coloro che vogliono una reale trasformazione sociale. Invano si tenta di cancellare la storia del movimento operaio, delle lavoratrici e dei lavoratori, delle lotte popolari. Invano si tenta di negare le radici storiche di chi ancora oggi lotta per l’emancipazione e per la liberazione sociale. Un atto burocratico non riuscirà a cancellare la memoria collettiva. Federazione Anarchica Elbano Maremmana
4 notes · View notes
freedomtripitaly · 5 years ago
Photo
Tumblr media
C’è una regione italiana in cima alle preferenze dei vip per le loro vacanze estive: la Toscana e le sue bellezze, da Firenze, all’Isola del Giglio fino all’Isola d’Elba. La Toscana, infatti, è la regione protagonista indiscussa nel panorama turistico mondiale grazie al suo patrimonio artistico, ai paesaggi del Chianti e della Maremma, ai litorali dai vari volti, alle isole dell’Arcipelago toscano e alle importanti città su cui spicca Firenze. Proprio Firenze ha incantato la star americana Gwyneth Paltrow che l’ha scelta come meta per le sue vacanze italiane. Firenze, culla del Rinascimento, sito Patrimonio dell’Umanità, è famosa in tutto il mondo come città d’arte e cultura per eccellenza.Non una semplice città ma un vero museo a cielo aperto, il capoluogo toscano custodisce capolavori unici al mondo e innumerevoli monumenti che testimoniano l’intramontabile fascino di un glorioso passato. Come non rimanere estasiati di fronte a Piazza Duomo, cuore pulsante cittadino con il complesso monumentale della Basilica di Santa Maria del Fiore, o ammirando Piazza della Signoria con Palazzo Vecchio e la Fontana del Nettuno? Il centro sorprende grazie al susseguirsi di gioielli architettonici, piazze di rara bellezza, musei imperdibili come gli Uffizi e autentiche chicche come il Ponte Vecchio sul Lungarno e le botteghe artigiane tra le vie storiche. Una città incantevole che non finirà mai di stupire. Ed è anche un’altra la rilassante e affascinante meta che ha visitato la Paltrow a pochi chilometri dal confine tra Toscana e Umbria: il Castello di Reschio, nel comune di Lisciano Niccone, in provincia di Perugia. Il castello medievale, in posizione panoramica sulle colline umbre, è oggi un punto di riferimento per il turismo nella pittoresca Val di Pierle. Fonte: Instagram/Gwyneth Paltrow Se Firenze è il cuore artistico e architettonico della regione, la Toscana offre moltissime città dove la storia e i suoi fasti sono tuttora protagonisti. Una di queste è Siena, gioiello medievale famoso per il suo Palio che, quest’estate, ha avuto ospiti illustri tra cui l’attrice inglese pluripremiata e Premio Oscar Helen Mirren. Siena, la città degli edifici medievali in mattoni e di Piazza del Campo, regala un’atmosfera unica e legata a tradizioni intramontabili. Adagiata sulle colline toscane, invita a perdersi tra i suoi vicoli e le sue piazze dove si respira ancora l’aria del fulgido Duecento. Fonte: Instagram/Helen Mirren Non soltanto città d’arte in Toscana ma anche bellezze paesaggistiche e naturali mozzafiato. Parliamo dell’Isola del Giglio e dell’Isola d’Elba, due luoghi da sogno che sanno incantare tutti. L’Isola del Giglio, scelta dall’attrice italiana Valeria Golino come meta delle vacanze estive 2019, è una perla tutta da scoprire. La seconda isola per grandezza dell’Arcipelago toscano regala un paesaggio ancora selvaggio accarezzato dalle onde di un mare cristallino e ricco di fondali mozzafiato per gli appassionati di subacquea. Qui è un attimo perdersi tra la bellezza delle spiagge, il paesaggio incontaminato e i due paesi Giglio Castello, suggestivo borgo medievale, e Giglio Porto dalle case multicolori. Impossibile poi non raccontare l’incantevole paradiso terrestre che va sotto il nome di Isola d’Elba e che, quest’anno, ha stupito anche l’attore e produttore Matt Damon e la superstar internazionale della musica John Legend. L’Elba offre un panorama unico: mare cristallino, oltre settanta spiagge, ripide scogliere, baie riparate dai venti, calette, faraglioni, selvaggia macchia mediterranea e la pittoresca Portoferraio. Inoltre, conserva un notevole patrimonio archeologico, castelli, forti e borghi suggestivi. 200 chilometri di meraviglia. https://ift.tt/2JEkD1y La Toscana dei vip: da Matt Damon a Valeria Golino, le mete scelte C’è una regione italiana in cima alle preferenze dei vip per le loro vacanze estive: la Toscana e le sue bellezze, da Firenze, all’Isola del Giglio fino all’Isola d’Elba. La Toscana, infatti, è la regione protagonista indiscussa nel panorama turistico mondiale grazie al suo patrimonio artistico, ai paesaggi del Chianti e della Maremma, ai litorali dai vari volti, alle isole dell’Arcipelago toscano e alle importanti città su cui spicca Firenze. Proprio Firenze ha incantato la star americana Gwyneth Paltrow che l’ha scelta come meta per le sue vacanze italiane. Firenze, culla del Rinascimento, sito Patrimonio dell’Umanità, è famosa in tutto il mondo come città d’arte e cultura per eccellenza.Non una semplice città ma un vero museo a cielo aperto, il capoluogo toscano custodisce capolavori unici al mondo e innumerevoli monumenti che testimoniano l’intramontabile fascino di un glorioso passato. Come non rimanere estasiati di fronte a Piazza Duomo, cuore pulsante cittadino con il complesso monumentale della Basilica di Santa Maria del Fiore, o ammirando Piazza della Signoria con Palazzo Vecchio e la Fontana del Nettuno? Il centro sorprende grazie al susseguirsi di gioielli architettonici, piazze di rara bellezza, musei imperdibili come gli Uffizi e autentiche chicche come il Ponte Vecchio sul Lungarno e le botteghe artigiane tra le vie storiche. Una città incantevole che non finirà mai di stupire. Ed è anche un’altra la rilassante e affascinante meta che ha visitato la Paltrow a pochi chilometri dal confine tra Toscana e Umbria: il Castello di Reschio, nel comune di Lisciano Niccone, in provincia di Perugia. Il castello medievale, in posizione panoramica sulle colline umbre, è oggi un punto di riferimento per il turismo nella pittoresca Val di Pierle. Fonte: Instagram/Gwyneth Paltrow Se Firenze è il cuore artistico e architettonico della regione, la Toscana offre moltissime città dove la storia e i suoi fasti sono tuttora protagonisti. Una di queste è Siena, gioiello medievale famoso per il suo Palio che, quest’estate, ha avuto ospiti illustri tra cui l’attrice inglese pluripremiata e Premio Oscar Helen Mirren. Siena, la città degli edifici medievali in mattoni e di Piazza del Campo, regala un’atmosfera unica e legata a tradizioni intramontabili. Adagiata sulle colline toscane, invita a perdersi tra i suoi vicoli e le sue piazze dove si respira ancora l’aria del fulgido Duecento. Fonte: Instagram/Helen Mirren Non soltanto città d’arte in Toscana ma anche bellezze paesaggistiche e naturali mozzafiato. Parliamo dell’Isola del Giglio e dell’Isola d’Elba, due luoghi da sogno che sanno incantare tutti. L’Isola del Giglio, scelta dall’attrice italiana Valeria Golino come meta delle vacanze estive 2019, è una perla tutta da scoprire. La seconda isola per grandezza dell’Arcipelago toscano regala un paesaggio ancora selvaggio accarezzato dalle onde di un mare cristallino e ricco di fondali mozzafiato per gli appassionati di subacquea. Qui è un attimo perdersi tra la bellezza delle spiagge, il paesaggio incontaminato e i due paesi Giglio Castello, suggestivo borgo medievale, e Giglio Porto dalle case multicolori. Impossibile poi non raccontare l’incantevole paradiso terrestre che va sotto il nome di Isola d’Elba e che, quest’anno, ha stupito anche l’attore e produttore Matt Damon e la superstar internazionale della musica John Legend. L’Elba offre un panorama unico: mare cristallino, oltre settanta spiagge, ripide scogliere, baie riparate dai venti, calette, faraglioni, selvaggia macchia mediterranea e la pittoresca Portoferraio. Inoltre, conserva un notevole patrimonio archeologico, castelli, forti e borghi suggestivi. 200 chilometri di meraviglia. E’ la Toscana, una delle regioni più belle d’Italia, la meta scelta dai vip italiani e internazionali per le vacanze estive.
0 notes
yachtmastercharter · 6 years ago
Text
Journée du Fromage et du Vin a Cauro
Tumblr media
Ciao Viaggiatori,  Qual è il momento della giornata che più preferite in assoluto? Per me è la sera perché ho il tempo di gustarmi un buon bicchiere di vino insieme ad un bel pezzo di formaggio. Questa è un’abitudine che mi ha trasmesso mio nonno e da qualche anno ho scoperto che in Corsica si tiene una sagra sul vino e sul formaggio. Ogni anno, la seconda domenica di aprile, i produttori di vini e formaggi di ogni genere, si riuniscono a sud della Corsica. Più precisamente l’evento si tiene nella piazza principale di Cauro, vicino ad Ajaccio. Qui i produttori dell’isola arrivano con i loro prodotti e li mettono a disposizione di turisti ed abitanti del luogo. È un modo per degustare le molteplici varietà di formaggi e vini corsi, di assaggiare le varie combinazioni ed è al tempo stesso un’occasione per acquistarli e portarli a casa.
Tumblr media
Journée du Fromage et du Vin a Cauro Si tratta di un vero e proprio viaggio sensoriale e gustativo attraverso il meglio dei prodotti corsi. La Journée du Fromage et du Vin a Cauro, è un paradiso per gli amanti del brocciu, una specialità casearia che si ricava dal siero del latte di capra o di pecora. Gli amanti di questo prodotto potranno degustalo e assistere alla realizzazione di dolci e piatti tipici con l’uso del brocciu. A rendere ancora più coinvolgente la festa ci saranno laboratori di cucina, degustazioni come ‘armunia casgiu e vinu’ e balli e canti tipici dai quali farsi travolgere. E’ una buona occasione anche per chi non è mai stato in Corsica e vuole organizzare un piccolo viaggetto sull’isola a bordo di una barca a noleggio di Yachtmaster.it. Nei prossimi paragrafi vedremo quali luoghi visitare durante un viaggio in Corsica e quali sono i porti e le imbarcazioni di Yachtmaster.it con le quali partire.
Tumblr media
Journée du Fromage et du Vin a Cauro
Cosa vedere in un viaggio in Corsica 
Se avete scelto di andare in Corsica per le Journée du Fromage et du Vin, non potete perdere l’occasione di visitarla. Una delle mete che vi consiglio è Cap Corse, il cosiddetto Dito della Corsica. Si tratta di una lunga penisola di circa 40 km di lunghezza e 10 di larghezza che si allunga nel blu del Mediterraneo come l’indice di una mano. Il luogo offre diverse spiagge molto belle come: Tamarone, Nonza, Bastia e Pietracorbara. Per gli amanti della natura selvaggia e incontaminata e per chi desidera fare lunghe camminate in solitaria, è consigliata la Valle del Tavignano, da esplorare a piedi fino al curioso Lago di Nino. Qui nasce il fiume Tavignano, e lo spettacolo è davvero indescrivibile.
Tumblr media
Journée du Fromage et du Vin a Cauro Anche nella località di Porto Vecchio è possibile visitare bellissime spiagge come ad esempio: la spiaggia Palombaggia, caratterizzata da rocce color rosa e una sabbia bianca finissima. O ancora la spiaggia di Santa Giulia, un luogo decisamente più affollato ma immerso nel verde e con acque limpidissime. Una volta in zona non potete non fare tappa ad Ajaccio, la capitale. Il luogo è ricco di storia e cultura e gli amanti dell’arte non potranno perdersi le Palais Fesch. Le cose da vedere in Corsica sono davvero tante e quelle sopraelencate sono solo alcune delle mete più interessanti. In realtà l’isola offre molteplici paesaggi e luoghi indescrivibili che vi lasceranno sicuramente senza fiato. Il miglior modo ed anche il più economico, per visitare la Corsica, è a bordo di una barca a noleggio di yachtmaster.it. Nel prossimo paragrafo ne vedremo insieme qualcuna. 
Porti e imbarcazioni con le quali partire per un viaggio in Corsica
Per raggiungere la Corsica in barca ad aprile, in occasione de le Journée du Fromage et du Vin di Cauro, potete noleggiare un’imbarcazione dal sito di Yachtmaster.it. I porti più vicini sono quello di Portoferraio dove per un periodo indicativo che va dal 13 al 17 aprile è attualmente disponibile un’imbarcazione. O ancora potrete partire dal porto di Livorno o da quello di Marina Cala de' Medici. Da Marina di Cecina, dal porto di Marina di San Vincenzo o anche da Salivoli, dove per il periodo indicato sono attualmente disponibili 22 imbarcazioni. Partenze per la Corsica anche dal porto di Punta Ala, da Porto Ercole e da Civitavecchia. Da qui potrete raggiungere la Corsica a bordo diBavaria 50 Cruiser. E' una barca a vela con tre cabine e due bagni, perfetta per un massimo di sei passeggeri. E’ possibile anche salpare dai porti della vicinaSardegna. Per raggiungere il porto di Ajaccio, potrete noleggiare una barca ad Olbia, a Baja Sardinia o ad Arzachena, dove al momento ci sono 3 imbarcazioni disponibili. Spostandoci sulla costa ad ovest della Sardegna, in particolare alla Pelosa, troviamo il porto di Stintino, dove attualmente ci sono 2 imbarcazioni disponibili. Infine è possibile noleggiare una barca con yachtmaster.it anche dal porto di Sant’Antioco e patire a bordo di Italnautica Motorsailer Armato A Ketch.  Read the full article
0 notes
pangeanews · 5 years ago
Text
L’estate in cui Cosimo I Granduca di Tosacana volle costruire la Gerusalemme Celeste su un sasso (e il sasso si ribellò)
Nel ritratto del Bronzino, Cosimo I de’ Medici, Granduca di Toscana, ha un velo di barba, il viso ovale, gli occhi inquieti: nonostante indossi la corazza, la mano che accarezza l’elmo è sottile, elegante, da pianista, diremmo, fosse un alunno di Mozart. Non sembra un guerriero, ma un esteta – per questo, forse, la sua crudeltà fu astratta, decuplicata. A 17 anni fu messo a capo di Firenze, nel quadro di Pontormo sfida lo spettatore con caustica determinazione – pare il volto di uno dei tanti Davide, l’innocente omicida, che costellano il Seicento italiano –, in una mano tiene un libro, sull’anca sinistra sfoggia l’elsa di una spada. Si uccide per calcolo, la sapienza irrora la ferocia. Cosimo I era figlio di Giovanni dalle Bande Nere, il genio militare romagnolo, figlio di Caterina Sforza, la signora di Forlì che amava la danza e la caccia, si impiegava in esercizi alchemici, era guerriera.
*
Tra canyon, precipizi carsici e foreste, il Sasso Simone, sul sentiero che parte da Petrella Massana, in Toscana, provincia di Arezzo
Sull’opera di Cosimo I, tuttavia, hanno vinto i cardi. Le prime pagine di Chadzi-Murat, il capolavoro di Tolstoj, sono dedicate al cardo. “Che forza straordinaria. L’uomo l’ha avuta vinta su ogni cosa, ha distrutto milioni di erbe, ma lui, il cardo non cede”, scrive il conte Lev, prima di raccontare la storia del suo eroe. I cardi, su questa rupe, sono ovunque – non sbraitano la loro bellezza, hanno il pudore dei forti.
*
Mi ha sempre dato questa idea. Un cervello sul monte. Cosimo I immagina, con quelle mani leggiadre – favore genetico della nonna, forse – la città ideale, a Firenze. Convoca gli architetti – Giovanni Camerina e Simone Genga – dettaglia la propria Gerusalemme Celeste per farla atterrare, come un’astronave, in quel luogo magnifico e impervio. Che il luogo sia inadatto lo esalta: un re è tale se vince l’impossibile. Naturalmente, per Cosimo I la Gerusalemme Celeste è una fortezza.
*
Cosimo I sceglie il Sasso Simone nel 1565, “luogo della massima importanza perché elevatissimo e inespugnabile”, dicono le cronache, tra Carpegna e Sestino, un parallelepipedo di pietra al crocevia di Toscana, Marche, Emilia-Romagna, cioè, all’epoca, tra Montefeltro, poderi della Chiesa, possedimenti di Rimini. “Chi vi edificasse un castello”, dice la cronaca, profetica, diverrebbe “come un leone fortissimo, potrebbe annientare tutti gli altri castelli e luoghi circostanti senza timore di attacchi”. La zampata leonina di Cosimo I, però, gli si ritorce contro.
*
Sul Sasso Simone Cosimo I voleva costruire la sua Cape Canaveral, la base strategica da cui partire per conquistare il mondo. Quando cammini in quei boschi, con diversi te stessi che fanno le capriole nel petto, ti domandi, quanto manca perché divenga come quello schermo di foglie, quelle pietre memori di oceani?
*
Il Sasso Simone visto dal Simoncello: sulla sua cima sarebbe dovuta sorgere la Città del Sole di Cosimo I: durata un secolo, nel 1674 fu dichiarata inabitabile
Il Sasso è una anomalia geologica: uno zoccolo calcareo in mezzo all’Appennino, un regno di pietra, alieno. Qualche sacrificio fu spiccato lì, nei primordi, perché quel sasso è corretto pensarlo la dimora di un dio – e gli dèi hanno fame. Si chiama Simone perché un eremita si era fatto una cella lassù. Gli eremiti sono come cardi – sui monti cerchi dio, ti offri come cibo al suo desiderio.
*
Volvevo vedere cosa ne è della creatura di Cosimo I: un uomo è tale perché dissemina il mondo di città (reali o murate nell’immaginazione) che gli somiglino. Cosimo I, fine politico, era sbrigativo in fatto di misteri. Credeva che il ferro potesse trasmutarsi in oro, ma di dèi non aveva visto l’ombra – l’arte, piuttosto, gli sembrava la giusta contraffazione per non contrariare i celesti. Con una mano ordiva massacri, con l’altra fece costruire il Corridoio Vasariano e diede lavoro al Bronzino, a Benvenuto Cellini, al Vasari. Si diede da fare per alimentare la propria discendenza, creando sovrani adatti a guidare le città che avrebbe inventato: ebbe una quindicina di figli.
*
Amo questa follia: un uomo inventa una città – parto della propria intelligenza – e la colloca in un luogo, per gusto di rischio, ignaro della sua natura, della sua verità geologica. Cosimo I è l’emblema del tardo Rinascimento: non conta l’uomo ma il suo potere, non conta la natura delle cose ma l’idea, non ha ragione il corpo ma la mente, l’unica fede è nelle proprie voglie. Il Sasso gli risponde quasi subito: l’opera di costruzione, difficoltosissima – sul trono del Sasso si ascende in verticale – inizia nell’estate del 1566; i primi abitanti vengono insediati nel 1573, esattamente un secolo dopo la città è implosa, dichiarata inabitabile, morta. Ciò che resta della città di Cosimo I è una strada in pietra, un pozzo, qualche ipotetico mattone, annientato dalle radici dei faggi, che si muovono come pitoni.
*
Vedere come marcisce l’ennesimo Eden – ideato in un ufficio fiorentino. Cosimo I ha dominato genti, il Sasso non si è inginocchiato.
*
La città ideale è il metodo con cui i principi, i signori e i re tentano di edificare la propria Bibbia. Di norma, si traduce in Babele.
*
Per prima cosa costruirono il palazzo comunale e la Chiesa. Il luogo che instaura la colpa e quello che la redime; lo spazio della legge e quello della grazia. Poi le prigioni – perché Cosimo I, retto psicologo, sa che l’utopia è una topaia di canaglie. Il bordello, per ristorare la carne. Neanche i lupi salivano sul Sasso. Gli inverni sul Sasso schiantano la fiorentina perizia nel coltivare: i campi sono ustionati dal gelo. Proliferano malattie. L’epidemia è quasi un bacio – il prete, intuendo, forse, che quello non era il Tabor ma la dimora di dèi diversi, canini, fu il primo ad andarsene. Gli altri muoiono – neppure le bestie, alla vista della corruzione, si avvicinano. La carne, disfatta, dà nutrimento alla terra – la faggeta, scossa dal vento, sibila con centinaia di gole.
*
Cosa resta della città di Cosimo I sul Sasso Simone: pietre ammutolite dalle radici
Qualcuno, più tardi, fu inviato a recuperare della città i materiali ancora utili: pietre squadrate, finimenti, il portale della chiesa. Cosimo I costruì la fortezza di Cosmopoli (ora Portoferraio), la ‘città di Cosimo’, all’isola d’Elba e Eliopoli (Terra del Sole) nei pressi di Castrocaro. La città a cui teneva di più – per l’ostinata difficoltà nell’erigerla, una sfida al creato – si disintegrò quasi subito. Si chiamava Città del Sole, perché le sue mura, toccate dal sole, abbacinavano i dintorni.
*
Più difficile è scalare il Simoncello, il sasso gemello del Simone. Per innata vergogna, il Simoncello si cela dietro la foresta: bisogna imboccare un sentiero non segnato, poi arrampicarsi lungo una facile ferrata. Sulla cima, un prato scapigliato, dove probabilmente, come simboli biblici, in bilico sul mistero, si riparano nuvole di serpi. Fabio, che mi ha accompagnato in gita, guarda il Simone dal Simoncello e mi dice: “vedi, le piante stanno scalando il sasso, lo hanno preso d’assedio”.
*
Non sappiamo più i nomi delle pietre, non sappiamo leggere la storia dei luoghi dalle pietre: a che discendenza possiamo dare avvio, allora?
*
La città di Cosimo I: una specie di Atlantide al contrario, affondata nella foresta, ghiotta di ciò che l’uomo fa per errare.
*
Si passa dalla foresta, benedetta dal muschio, a scenografici canyon carsici. Roccia frantumata in crinali marziani – la vertigine confonde il senso delle misure, attrae, alleva al precipizio. Più tardi, avvistiamo un falco. Aspetta che ci accorgiamo di lui, poi spicca il volo, plana, ispeziona, senza toni nobiliari è lui l’erede momentaneo del sole. (d.b.)
*In copertina: Cosimo I de’ Medici ritratto dal Pontormo nel 1538, a 19 anni
L'articolo L’estate in cui Cosimo I Granduca di Tosacana volle costruire la Gerusalemme Celeste su un sasso (e il sasso si ribellò) proviene da Pangea.
from pangea.news https://ift.tt/2z6Syer
0 notes
wilson1968-blog · 5 years ago
Text
"I senegalesi salvarono l’Elba" Ma invece stuprarono i bambini
“I senegalesi salvarono l’Elba” Ma invece stuprarono i bambini
“I senegalesi salvarono l’Elba” Ma invece stuprarono i bambini
Anche sulla storia della Sea Watch, l’Anpi ha voluto mettere bocca, perdendo un’altra occasione preziosa per tacere. La sezione Elba dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia, ha scritto al sindaco di Portoferraio Angelo Zini, chiedendo di dichiarare Portoferraio «Porto Aperto», perché «accogliere non è un’opzione politica,…
View On WordPress
0 notes
stilouniverse · 5 years ago
Photo
Tumblr media
Portoferraio nell’Elba Portoferraio è lo scalo marittimo più importante dell'Elba, situato a levante dell’ampia rada naturale che si apre sulla costa settentrionale dell’isola tra le punte Falcone e Falconaia e, data la sua particolare posizione, i colli che la circondano e la profondità all’interno della costa offre efficace protezione dai venti provenienti da tutte le direzioni.
0 notes
edicolaelbana · 5 years ago
Text
Tumblr media
NAPOLEONE, IL DIMENTICATO 
Ho aspettato il 31 dicembre credendo che almeno uno degli assessori alla cultura e al turismo dei 7 comuni elbani dedicasse una sola parola ad un evento storico culturale che a mio modesto avviso si sarebbe dovuto necessariamente organizzare. Mi sbagliavo.
Da tutti loro un silenzio assoluto.
A quale evento mi riferisco? Alle commemorazioni organizzate lo scorso anno
Il 2019 non e’ stato solo il cinquecentenario (500 anni) della nascita di Cosimo I de’’ Medici . (Firenze 12 giugno 1519).
Il 2019 e’ stato anche il duecentocinquantenario (250 anni) della nascita di Napoleone Bonaparte ad Ajaccio il 15 agosto 1769 ad Ajaccio precisamente in Rue Saint Charles a pochi passi da Place Letizia.
Perche’ all’Isola d’Elba non si e’ organizzata una manifestazione che ricordasse il personaggio storico che ha reso celebre, al Mondo e alla Storia, l’Isola d’Elba?
C’e’ stata solo una mostra “Napoleone 1769-2019: un Grande di Francia in Toscana nel 250° anniversario della nascita” con una raccolta di 1500 soldatini di piombo della collezione Alberto Predieri della Fondazione CR Firenze e stampe d’epoca napoleonica allestita fino al 31 ottobre a Portoferraio, nella Palazzina dei Mulini.
Per quale motivo non vi e’ trovata traccia di quest’evento nei siti ufficiali della promozione turistica dell’Elba?
E nessun assessore ne ha parlato, prima, durante e dopo. E dalla Gat un silenzio assordante.
Ma soprattutto mi domando e vi domando perche’ l’Elba ha scelto di non ricordare Napoleone nella data della sua nascita?
E’ vero anche che in Francia lo hanno boicottato (la sola Ajaccio ha organizzato eventi celebrativi), ma dall’Elba mi sarei aspettato qualcosa di piu’ rispetto ad una mostra di soldatini. 
7 Comuni, una Gat con milioni di entroiti, con Portoferraio che ha ricordato, giustamente, Cosimo I, ma non ha ricordato Napoleone?
Perche? E’ stata una scelta politica? Una scleta di natura strategica? Oppure una piu’ semplice ignoranza della data di nascita del personaggio piu’ importante per l’Elba?
Una semplice domanda che giro ai 7 assessori: Cinzia Battaglia, Nadia Mazzei, Ruggero Barbetti e Claudio della Lucia, Fabrizio Grazioso, Susanna Berti, Marciana Marina: Santina Berti e Jaqueline Braschi, Campo nell'Elba: Chiara Paolini.
 A cosa e’ dovuta questa strana “dimenticanza’?
Attendo, senza speranza, una risposta.
Inoltre stamani ho letto con molta attenzione l’intervento di Umberto Canovaro. Anche lui interviene giustamente su Napoleone e Rio, ma anche lui non fa riferimento alla “dimenticanza” di celebrare i 250 anni della nascita dell’Imperatore. Ha scritto solo del bicentenario.
Ricordo a tutti che il 2021 e’ vicinissimo. E la programmazione degli eventi per il 2021 deve essere fatta quest’anno.
Infine credo non sia sufficiente esibire la bandiera con le 3 api sulla Torre del Passanante per sentirsi appagati.
 Il ricordo, il rispetto ma sopratutto la conoscenza di colui che tanto ha dato deve essere prioritaria ed indispensabile da parte di tutte le amministrazioni elbane (iniziando da una nuova toponomastica dedicate a Napoleone Bonaparte).
Glielo dobbiamo. Se non ora, quando?
Riccardo Cacelli
0 notes
luigiviazzo · 2 years ago
Photo
Tumblr media
Interamente dedicato all’isola d’Elba, il nuovo in-flight magazine della compagnia Silver Air è a bordo dei voli che collegano la perla dell’Arcipelago Toscano con Pisa, Firenze, Milano, Bologna e Lugano. Realizzata da Lime Edizioni - casa editrice specializzata in servizi di informazione territoriale - e diretta dal giornalista Marco Tenucci, la rivista racconta la natura dell’isola, il patrimonio storico-artistico, le attività all’aria aperta e naturalmente il mare, con un’attenzione particolare verso il turismo responsabile. In questo post un estratto dedicato a Portoferraio, la cui storia abbraccia personaggi mitici e reali quali gli Argonauti e Napoleone Bonaparte.
0 notes
allmadamevrath-blog · 6 years ago
Text
Storia militare d'Italia. Gl'italiani nelle guerre napoleoniche
Tumblr media
Storia militare d'Italia
Il risveglio guerresco italiano (1796-1815)
Gl'italiani nelle guerre napoleoniche
Già i piemontesi s'erano battuti per quattro anni col consueto valore sulle Alpi, dal 1792 al 1796, e i cavalieri napoletani avevano poi, protetto bravamente la ritirata dell'esercito austriaco da Alessandria al Mincio, sì da mritarsi dall'avversario l'appellativo di <<diavoli bianchi>>. Poscia un battaglione e uno squadrone lombardi avevano partecipato alla dura battaglia d'Arcole, e lombardi e cispadani s'erano affermati nel forzamento del Senio contro i pontefici. Nel 1797 la Repubblica cisalpina disponeva 15.000 uomini agguerriti, e nel Veneto, non presago di Campoformio, si erano nell'estate organizzati 13.000 fanti e ben 60.000 guardie civiche. E nel Mezzogiorno, ingrossato a furia ed entrato inconsideratamente in campo contro i francesi del generale Championnet, aveva nel novembre-dicembre 1798, per cause complesse, finito col soggiacere alla sconfitta seguita da un quasi completo dissolvimento, le schiere organizzate dalla Repubblica partenopea s'erano battute con valore e con furore contro l'insorgenza generale, specialmente in Puglia e nella difesa della capitale: l'episodio finale della difesa eroica del forte di Vigliena, saltato in aria seppellendo assalitori e difensori, e del retrostante ponte della Maddalena, parevano sintetizzare , pur negli opposti campi, le virtù guerriere delle genti meridionali. Travolte le schiere delle piccole repubbliche italiane, nel 1799, dall'insorgenza generale e dagli eserciti austro-russi, i superstiti di esse, riparati in Francia, eran corsi alla riscossa nel maggio 1800, coll'armata di riserva del primo console, scesa dal passo del Gran San Bernardo. La legione italiana, aveva protetto prima il fianco sinistro dell'esercito francese, poi era penterata in Valsesia, aveva ricacciato un distaccamento austriaco da Varallo, e s'era spinta in Lombardia, assicurando la via alle due colonne laterali scendenti per i valichi del Sempione e del San Gottardo, quindi era giunta fino al Chiese. Nell'agosto la risorta Cisalpina aveva praticamente ricostituito le sue due divisioni; e nel gennaio 1801, una s'era distinta penetrando nel Trentino dal ponte di Coffaro e giungendo in due settimane, fra continui combattimenti, a Trento; l'altra, scesa in Toscana, aveva a Siena ricacciato le realizzate forze del Borbone. Nello stesso anno, in Toscana, nella difesa di Portoferraio all'isola d'Elba, 500 soldati granducali, aiutati dalla popolazione e da qualche soccorso inglese, si erano sostenuti per quasi sei mesi contro le forze napoleoniche, dando prova di tenacia ammirevole. Ma prova sempre più luminosa del loro valore, accompagnata da crescenti gravi sacrifizi, gl'italiani avrebbero dato negli anni successivi, dal 1805 al 1814. Essi spargevano generosamente il loro sangue in pressoché tutti i campi di battaglia delle guerre napoleoniche. sia fra le schiere del Regno italico, sia fra quelle dell'esercito napoletano di Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat. sia nei reggimenti francesi delle regioni nostre annesse via via alla Francia. Un insieme pari alla forza complessiva di non meno di 12 divisioni, unità spesso ridotte, a un terzo o a un quarto dei loro effettivi, e di continuo rinnovate con nuovi complementi. Il sistema francese della coscrizione, secondo la legge Jourdan del 1798, esteso praticamente via via a tutta l'Italia, finiva col chiamare alle armi, prima le aliquote di cinque classi di leva, poi le classi quasi al completo, quindi classi di leva, poi le classi quasi al completo, quindi classi in anticipo e classi già definitivamente congedate; un insieme di circa dicei classi sotto le armi, nel 1813, e nei primi quattro mesi del 1814: fenomeno veramente nuovo e straordinario (la famosa leva in massa del 1793 della Convenzione Nazionale aveva compreso gli uomini di otto classi, dai diciotto ai venticinque anni!). E questo anche se le truppe italiane non erano mai state adoperate riunite in uno o più eserciti, così che apparisse la loro piena efficienza; il Regno italico, che meno di tutti ebbe le sue schiere sparpagliate, nel 1809 aveva nel Friuli e 2 divisioni di Guardia Reale (25 battaglioni e 6 squadroni di cavalleria) accanto a 5 divisioni francesi di fanteria e 3 di cavalleria (65 battaglioni e 39 squadroni); e in Spagna 2 altre divisioni; nell'autunno 1813, alla dfesa del confine naturale giuliano, erano 4 divisioni, accanto ad altrettante francesi, mentre altre 2 si trovavano ancora in Spagna. Nel 1812 nella campagna di Russialil principe Eugenio comandava il IV Corpo d'armata, formato da 2 divisioni e una brigata di cavalleria del Regno italico (26.000 uomini) e 2 piccole divisioni francesi (14.000 uomini). L'esercito napoletano, restò praticamente diviso fra i contingenti mandati in Germania, e poi in Polonia e Russia, quelli in Spagna, e quelli necessari alla protezione del regno contro le minacce degli anglo-siculi e alle velleità di conquista della Sicilia, contro il brigantaggio e l'insurrezione, mal doma in Calabira e sepre latente nel resto del reame. Una divisione e mezzo in Germania e in Polonia, una e mezzo in Spagna, 3 nel regno, oltre a varie migliaia di guardie nazionali; ma pur sempre con truppe francesi accanto a loro; nel 1810 per l'impres di Sicilia erano riunite 3 divisioni francesi e 2 napoletane. Gli italiani, guardati sulle prime d'alto in basso dai commilitoni d'oltralpe, o la più con benevola sufficienza, si i imposero ben presto ai primi soldati del mondo. Vari reggimenti divennero allora famosi, come il 111° fanteria di linea, di piemontesi, il 113° di toscani, il 26° cacciatori a cavallo, di piemontesi. Reggimenti italiani erano nel 1805 ad Austerlitz, l'anno dopo a Jena e ad Aurestadt, nel 1807 a Friedland, due anni più tardi a Wagram. Nella campagna di Russia si trovavano a Smolensk 4 reggimenti imperiali, tutti d'elementi italiani fra cui il 111° sempre in prima linea, e i cui soldati si battevano con l'usato valore di una lunga e difficile lotta alla Moscova. Qui si distinguevano le truppe dei vicerè, che conquistarono la grande ridotta di Borodino, ove primo entrava Cosimo del Fante. All'inizio della tremenda ritirata, a Majolaroslavec, le truppe del Regno italico si battterono magnificamente, e poi ancora a Vjazma; impedendo che i russi s'incuneassero fra il corpo del principe Eugenio e quello del Davout di retroguardia, e di nuovo a Krasnoj, ove moriva Cosimo del Fante. Alla Beresina la Guardia Reale era ridotta a 500 uomini, e quivi combattevano pure i resti del spuerbo 111° e altri 5 reggimenti imperiali d'italiani. E dopo Vilna 9000 napoletani proteggevano l'ulteriore ritirata, fra cui 5 superbi squadroni di cavalleria, di scorta all'imperatore, e interamente sacrificati! Dei 26.000 combattenti del Regno italico alla fine a mala pena un migliaio riuscivano a porsi in salvo! Nel 1813 si battevano il 20 maggio a Bautzen il 137° e il 156° di linea, formati, nell'affannoso bisogno di ridar vita alla Grande Armata, con guardie nazionali piemontesi genovesi, toscane, romane nonché il 4° leggero napoletano. Nell'agosto le truppe italiane si trovano alla battaglia di Dresda, poi col maresciallo Macdonald contro i prussiani del Blücher, e col maresciallo Mey contro gli svedesi di Bernadotte. A Lipsia, le truppe italiane si mantengono salde; e la divisione Fontanelli riesce a conservare Lindenau, tenendo così aperta l'unica via di ritirata ai francesi, e la stessa a poche centinaia d'uomini! E dal 22 gennaio al 29 dicembre del 1813 i napoletani, insieme con toscani e genovesi del 113° reggimento francese, contribuivano gloriosamente alla difesa di Danzica contro russi, prussiani, svedesi, ed elementi italiani erano alla difesa di Stettino, Thorn, Torgau. La partecipazione degl'italiani alla guerra di Spagna, guerra aspra e diffcile, contro un popolo inferocito, in cui amore per la libertà e odio verso lo straniero giungevano al parossismo. Si segnalavno specialmente 2 divisioni del regno italico, combattendo in Catalogna prima, poi in Aragona e nella Navarra: dopo un anno di lotta, nel settembre 1809, la divisione Lechi da 7.000 uomini era ridotta a 317! Gl'italiani paretciparono ai famosi assedi di Gerona, di Tarragona (ove moriva eroicamente il granatiere piacentino Bianchini, il 29n giugno 1811, alla testa d'una schiera scelta di 30 granatieri francesi), di Sagunto, di Valenza; e nel frattempo e in seguito si trovarono entro le maglie di una guerriglia sempre più implacabile: truppe regolari spagnole, inglesi, popolazione cittadina pronta a tutti i sacrifici, e poi, nelle retrovie, sui fianchi, alle spalle, ovunque, le bande degli insorti. La situazione si faceva, col passare degli anni, sempre più difficile e grave; specialmente tremendi per i combattenti di Spagna gli anni 1812 e 1813, e tali da far poco rimpiangere la sorte di chi combatteva in Russia e in Germania; molte forze erano state richiamate appunto per la grande spedizione contro lo zar, e l'insorgenza spagnola, aiutata da inglesi, portoghesi, siciliani e delle forze regolari spagnole, vinte in otto battaglie ma non mai distrutte, si mostrava sempre più implacabile, rompendo i collegamenti, tagliando i viveri, massacrando distaccamenti isolati e in marcia; e le forze, che via via dovevano retrocedere verso il settentrione della penisola e verso i Pirenei, erano premute da tutte le parti, affamate, assetate, esauste. Gl'italiani si trovavano a lottare contro i più inesorabili capi dell'insoegenza, quali il Mina, l'Arzuelo, l'Empecinado, il Capillo, il Villacampa, per non ricordarne che alcuni. Gl'insorti ben di rado faccevano prigionieri, potevano non esserlo più in momenti di grave difficoltà, o erano destinati a morire di fame e di stenti, di sfinimento di rovinose marce, di sofferenze insomma e privazioni d'ogni sorta in una orrenda cattività. Non solo truppe del Regno italico dellesercito napoletano, ma italiani nei reggimenti francesi combattevano la terribile guerra Il 31° di linea, si segnalava a Talavera nel Portogallo, il 21° all'assedio di Tarragona, ma i reggimenti impegnati nella dura lotta erano una decina. Quanto ai napoletani, su più di 32.000 spediti nella penisola iberica, ne tornarono 9.000! Gl'italiani avevano mostrato tenace fedeltà a Napoleone proprio nel 1813. Purtroppo, per strana ironia della sorte, s'erano battuti in Germania e in Spagna, contro la guerra di liberazione dei popoli, quella strana guerra in cui la reazione europea poteva eccitare il sentimento nazionale contro il despota d'Europa! Gl'italiani avevano ben affermato le loro capacità militari, e numerosi generali s'erano resi illustri: italiano lo stesso Napoleone, e il più illustre dei suoi generali, il Massena, e poi una lunga serie: i piemontesi Campana, Serras, Gifflenga, Rusca e Fresia, i lombardi Lahoz, Pino, i fratelli Lechi, Mazzucchelli, Bonfanti, Teilié, gli emiliani Fontanelli, Severoli, Zucchi, il toscano D'Ambrosio, i fratelli Florestano e Guglielmo Pepe, il Carascosa, e l'enumerazione potrebbe continuare. All'infuori di Massena, nessuno superò il grado d divisione, ma non era possibile andare oltre nell''esercito del Rego italico e in quello napoletano che non avevano corpi d'armata; e quelli chhe si trovarono nei reggimenti francesi, vi erano entrati troppo tardi per fare una grande carriera. Dopo Austerlitz, il trentasettesimo bollettino della Grande Armata diceva fra l'altro: <<L'Imperatore ha spessissime volte ripetuto "i miei popoli italiani ricompariranno gloriosamente sulla scena del mondo. Pieni di spirito e di passione, essi possiedono tutte le doti e le qualità necessarie per essere ottimi soldati". I cannonieri della Guardia Reale italiana, alla battaglia di Austerlitz, si sono coperti di gloria ed hanno meritato l'ammirazione dei più vecchi cannonieri francesi. La Guardia Reale ha sempre marciato colla Guardia Imperiale e si è mostrata dappertutto degna di lei>>. E il 1° novembre al generale Fontanelli, che s'accingeva a tornare in patria coi resti della sua divisione, cui s'erano aggiunti tutti gl'italiani superstiti della Grande Armata, diceva: <<La loro fedeltà intemerata... la loro intrepida condotta, la costanza dimostrata fra i rovesci e le sventure di ogni specie, mi hanno grandemente commosso. Tutt ciò mi ha confermato che bolle sempre nelle vostre vene il sangue dei dominatori del mondo... Io partecipavo al giudizio di distima verso le truppe napoletane: esse mi hanno colmato di meraviglia a Lutzen, a Bautzen, in Danzica, a Lipsia e a Hanau. I famosi Sanniti, loro avi, non avrebbero combattuto con valore>>. Il generale inglese Wilson, il quale nel 1814, in Mantova, ebbe a dire a un gruppo d'ufficiali italiani e austriaci: <<L'esercito italico a Malojaroslavec mi sorprese per suo eroismo: 16.000 di quei bravi ne batterono 80.000 dell'esercito di Kutusov>>.
0 notes
rossorubinotv · 5 years ago
Text
Il giardino pubblico ai Ponti, nel cuore del capoluogo a Bagno a Ripoli, da oggi porta il nome dell’artista Silvano “Nano” Campeggi, pittore e illustratore, tra i maggiori cartellonisti di Hollywood e cittadino ripolese, scomparso il 29 agosto scorso all’età di 95 anni. La cerimonia di intitolazione del giardino, ideata e promossa dall’amministrazione comunale per rendere omaggio all’uomo e all’artista, una presenza costante nella vita culturale del territorio. Accanto alle istituzioni, a scoprire la targa commemorativa erano presenti i familiari del Maestro, a partire dall’inseparabile moglie Elena e il figlio Giovanbattista. Presenti il sindaco ripolese e il sindaco di Portoferraio, di cui Campeggi era cittadino onorario.
Sulla targa scoperta dal sindaco è stata trascritta la seguente dedica: “Giardino Silvano ‘Nano’ Campeggi. Cittadino illustre di Bagno a Ripoli, artista di fama mondiale, prestò il suo tratto inconfondibile al cinema di Hollywood, ai grandi eventi e ai personaggi della storia e della cultura dei quali fu interprete e narratore”.
La cerimonia di intitolazione si è aperta con una speciale “gara” di disegno tra giovani artisti di età compresa tra 3 e 10 anni che si sono sfidati a suon di colori. Alcuni di loro sono stati premiati dalla signora Campeggi con un piccolo omaggio, il libro “Ecco Firenze – Guida alle meraviglie della città” illustrato dal Maestro.  E per tutti in premio un gelato gentilmente offerto dalla gelateria Vitali di Bagno a Ripoli.
#gallery-0-5 { margin: auto; } #gallery-0-5 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 50%; } #gallery-0-5 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-0-5 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */
Il sindaco ha ricordato il grande impegno del Maestro Campeggi sempre partecipe alla vita culturale della città, ha anticipato che tutti i disegni dei bambini presenti alla cerimonia  saranno messi in mostra in palazzo comunale e ha comunicato l’intenzione di rinnovare ogni anno un concorso per giovani artisti dedicato al Maestro.
Inaugurato con una “gara” di disegno tra artisti in erba premiati dalla signora Elena, consorte del Maestro. L'omaggio del Comune al pittore che dipinse Hollywood che scelse le colline ripolesi come casa VIDEO E FOTO ⬇⬇⬇ Il giardino pubblico ai Ponti, nel cuore del capoluogo a Bagno a Ripoli, da oggi porta il nome dell'artista…
0 notes
kiro-anarka · 6 years ago
Link
Giovanni Passannante (1849-1910). Nació el 19 de febrero de 1849 en Salvia di Lucania, Basilicata, (Italia) y murió el 14 de febrero de 1910 en Montelupo,  Fiorentino , Toscana, (Italia).
Fue un anarquista italiano que intentó asesinar al rey Umberto I de Italia, el primer intento contra la monarquía de Saboya desde sus orígenes.[1]
Originalmente condenado a muerte, su sentencia fue luego conmutada por cadena perpetua. Las condiciones de su encarcelamiento lo volvieron loco y han sido denunciados como inhumanos.
Biografía. Primeros años de vida. Nacido en Salvia di Lucania, Basilicata, (Italia), de Pasquale y Maria Fiore, era el menor de diez hermanos, cuatro de los cuales murieron a temprana edad.
Creció en una familia pobre, se vio obligado a trabajar desde que era un niño como obrero y guardián de las bandadas, y pudo asistir a la escuela solo por un corto tiempo. Más tarde, Passannante se mudó a Vietri, Potenza, Basilicata, del sur de Italia y despues a Potenza, (Italia) trabajando como pinche en una hosteleria.
Conoció a un capitán del ejército real que, al notar el interés del muchacho por los estudios, trajo a Passannante, (Italia) junto con él a Salerno, (Italia) y le dio una anualidad para permitir una educación superior. Passannante pasó su tiempo libre leyendo la Biblia y los escritos de Giuseppe Mazzini, que lo acercaron a las ideas republicanas.
Passannante se involucró en los círculos de Mazzinian y comenzó a tener sus primeros problemas con la ley. En una noche de mayo de 1870, fue descubierto y arrestado por guardias de la seguridad pública mientras publicaba proclamas revolucionarias contra las monarquías y los papas, además de celebrar la República Universal, Mazzini y Giuseppe Garibaldi.
Después de dos meses en la cárcel, regresó a su ciudad natal y luego trabajó en Potenza, (Italia) como cocinero.
En 1872, regresó a Salerno, (Italia) y continuó su trabajo.
En junio de 1878, Passannante se mudó a Nápoles, (Italia) donde vivió día a día cambiando a varios empleadores.
Intento de asesinato. Después de la muerte de su padre Victor Emmanuel II, Umberto preparé una gira en las principales ciudades de Italia para mostrarse como el nuevo soberano. Fue acompañado por su esposa Margherita y el primer ministro Benedetto Cairoli. El cortejo real planeaba visitar Nápoles, (Italia) aunque hubo una acalorada discusión en el ayuntamiento sobre el alto costo que se generaría en su recepción. El 17 de noviembre de 1878 Umberto I y su corte desfilaron en Nápoles, (Italia). Passannante estaba entre la multitud, esperando el momento adecuado para actuar. Mientras el rey estaba en “Largo della Carriera Grande”, se acercó a su carruaje, fingiendo una súplica; De repente, sacó un cuchillo y lo atacó gritando: «¡Larga vida a Orsini ! ¡Larga vida a la República Universal! ».[2]
Umberto logré desviar el arma, recibiendo una ligera herida en su brazo. La reina Margherita le arrojó un ramo de flores en la cara y gritó: «¡Cairoli, salva al rey!».[3] Cairoli lo tomó por el pelo, pero el primer ministro resultó herido en la pierna. Passannante fue golpeado en la cabeza con un sable por Stefano De Giovannini, capitán de los coraceros, y fue arrestado.
Trató de matar al rey con un cuchillo de 8 centímetros que canjeó por su chaqueta. El arma estaba envuelta en un trapo rojo sobre el cual estaba escrito: «¡Muerte al Rey! ¡Larga vida a la República Universal! ¡Larga vida a Orsini! ».[4]
Consecuencias. El intento de regicidio conmocionó a toda la nación, y el gobierno temía una conspiración anarquista. La acción de Passannante trajo desórdenes en muchas ciudades, con un total de varios muertos, heridos y arrestados. El 18 de noviembre del mismo año, en Florencia, (Italia) un grupo de anarquistas lanzó una bomba contra una multitud que estaba celebrando la supervivencia del rey. Dos hombres y una niña fueron asesinados, y más de diez personas resultaron heridas. Otra bomba estalló en Pisa, (Italia) sin bajas, y en Pesaro, (Italia) una barraca fue asaltada.
Algunos republicanos como Alberto Mario condenaron su acción. El poeta Giovanni Pascoli, durante una reunión socialista en Bolonia, (Italia) dio una lectura pública de su Oda a Passannante de la que ya no queda rastro porque Pascoli la destruyó inmediatamente después de su lectura.[5] Solo se conoce el último verso, del cual se ha transmitido esta paráfrasis: “Con la berretta de un cuco faremo una bandiera” (Con el gorro de cocinero, haremos una bandera).[6] Después del arresto de algunos anarquistas que protestaron contra la detención de Passannante, Pascoli y un grupo de internacionalistas protestaron contra el veredicto, y el poeta gritó: “¡Si estos son malhechores, entonces larga vida a los malvados!”.[7] Pascoli y los internacionalistas fueron arrestados.
Algunos periódicos dirigieron acusaciones infundadas contra Passannante: “L’Arena” de Verona y “Corriere della Sera” de Milán lo describieron como un bandido que había matado a una mujer en el pasado, mientras que en una litografía publicada en Turín se informó que su padre era camorrista.[8] Unos días después del intento de asesinato, el gobierno de Cairoli fue fuertemente acusado de incapacidad para mantener el orden público, y, después de una moción de confianza rechazada presentada por el ministro Guido Baccelli, Cairoli renunció.
La familia de Passannante fue encarcelada; solo su hermano pudo escapar. Giovanni Parrella, alcalde de Salvia di Lucania, fue a Nápoles, (Italia) para pedir disculpas y pedir perdón a Umberto I. En señal de perdón, por orden de los consejeros del monarca, la ciudad natal de Passannante se vio obligada a cambiar su nombre a Savoia di Lucania, por un real decreto el 3 de julio de 1879.
Sentencia y muerte. Durante el juicio, celebrado el 6 y 7 de marzo de 1879, Passannante declaró que había actuado solo. Afirmó que las ideas de Risorgimento habían sido traicionadas y que el gobierno era indiferente al impacto en las personas y en los pobres de los aumentos en el impuesto a la harina. Passannante fue condenado a muerte el 29 de marzo de 1879, aunque la pena capital solo se esperaba en casos de regicidio real. Su sentencia fue conmutada por cadena perpetua. Fue encarcelado en Portoferraio, en la isla de Elba, frente a la costa toscana, (Italia) en una celda pequeña y oscura bajo el nivel del mar, sin instalaciones sanitarias y en completo aislamiento. Su estado mental se deterioró en estas duras condiciones de confinamiento solitario y, según los informes, fue brutalmente torturado. Se enfermó de escorbuto, se infesto con tenia solium y perdió el vello corporal. Su piel se decoloró y sus ojos se vieron afectados por la falta de luz. Según el testimonio posterior, vino a comer sus propias heces. [9] Los marineros que navegaban cerca de su prisión oyeron los gritos de Passannante.
En 1899, el parlamentario Agostino Bertani y la periodista Anna Maria Mozzoni informaron del maltrato de Passannante, causando un escándalo. Después de un examen del prisionero por los profesores Serafino Biffi y Augusto Tamburini, que lo encontraron en muy mal estado, el anarquista fue trasladado al asilo de Montelupo Fiorentino, (Italia). Los médicos allí no pudieron revertir su deterioro mental y físico. Passannante murió en Montelupo Fiorentino, a la edad de 60 años.
Post mortem. Después de su muerte, su cadáver fue decapitado, y su cabeza y cerebro pasaron a ser objeto del estudio de los criminólogos, bajo las teorías del antropólogo Cesare Lombroso. En 1935, su cerebro y su cráneo, conservados en formaldehído, fueron enviados al Museo del Crimen en Roma, (Italia) donde se exhibieron durante más de 70 años. La permanencia de los restos en el Museo fue catalogada como una de las vitrinas más macabras de Italia,[10] causando protestas y preguntas parlamentarias.
En 1998, el entonces Ministro de Justicia italiano, Oliviero Diliberto, redactó un decreto que permitía el desplazamiento de sus restos a Savoia di Lucania, pero no se llevó a cabo hasta 2007. El cráneo y el cerebro de Passannante permanecieron en el museo, en un neón – vitrina iluminada.
En la noche del 10 de mayo de 2007, los restos de Passannante fueron llevados a Savoia di Lucania y enterrados en secreto, con la presencia solo de Rosina Ricciardi, la mayor del pueblo; un subsecretario de Vito De Filippo, gobernador de Basilicata; y un periodista de “La Nuova Del Sud”. Algunos dicen que fue recomendado por los monárquicos porque no querían que recibiera ninguna publicidad. El 2 de junio de ese año hubo una misa en memoria del difunto, en la iglesia madre del pueblo.
Filmografía. Passannante (2011), dirigida por Sergio Colabona, protagonizada por Fabio Troiano, Ulderico Pesce, Andrea Satta y Luca Lionello . [11] Notas. Giuseppe Galzerano, Giovanni Passannante , Galzerano Editore, Casalvelino Scalo, 2004, p.567-568 Galzerano, p.396 George Boardman Taylor, Italia y los italianos , sociedad de publicación bautista de América, 1898, p.88 Galzerano, p.396 Galzerano, p.270 Domenico Bulferetti, Giovanni Pascoli. L’uomo, il maestro, il poeta , Milano, Librería Editrice Milanese, 1914, p. 57. Indro Montanelli, Storia d’Italia, volumen 33 , Rizzoli, 1977, p.211 Galzerano, p.120 Galzerano, 642 Peter Kiefer (12 de mayo de 2007). “La cabeza de un anarquista finalmente es enterrada, pero surge el clamor por el tiempo” .nytimes.com . Consultado el 10 de marzo de 2012 . Luca Rossi (14 de julio de 2011). “Passannante, y la historia de un inusual anarquista, el debut de Sergio Colabona” .play4movie.com. Archivado desde el original el 17 de noviembre de 2014 . Consultado el 10 de marzo de 2012 . Referencias. Giuseppe Galzerano, Giovanni Passannante. La vita, l’attentato, il processo, la condanna a morte, la grazia ‘regale’ y los gli anni di galera del cuoco lucano che nel 1878 ruppe l’incantesimo monarchico , Galzerano Editore, Casalvelino Scalo, 2004 Giuseppe Porcaro, Processo a un anarchico a Napoli nel 1878 , Delfino, Napoli, 1975 Antonio Parente, Giovanni Passannante anarchico o mattoide? , Bulzoni editore, Roma, 1989 Gaspare Virgilio, Passannante y la naturaleza morbosa del delto , Loescher, Roma, 1888 Leopoldo Tarantini, en dificultad de Giovanni Passannante accusato di tentato regicidio: discorso , F. Giannini, Napoli, 1879 Enlaces externos. Wikimedia Commons tiene medios relacionados con Giovanni Passannante . El cocinero que rompió el hechizo: Giovanni Passanante habla por la rebelión contra la dinastía de Saboya El cráneo, el cerebro y las escrituras de Giovanni Passannante G. Passanante, Savoia di Lucania, Acción y reacción
0 notes
purpleavenuecupcake · 7 years ago
Text
Marina Militare, a Taranto ultimo ammaina bandiera di Nave Aliseo
Venerdì 8 settembre, alle 19.35 presso la Stazione Navale Mar Grande (S.N.M.G.) di Taranto si svolgerà, dopo 35 anni di attività al servizio delle istituzioni e della collettività, la cerimonia dell’ultimo ammaina bandiera della fregata lanciamissili Aliseo (F574) della Marina Militare al termine della propria vita operativa. Dal giorno della consegna ha percorso oltre 600.000 miglia nautiche (che corrispondono a circa 28 volte la lunghezza dell’equatore) ed ha visitato 70 porti diversi, di cui 48 stranieri, in tre continenti. Con la cancellazione dai ruoli del naviglio militare della fregata Aliseo, continua il processo di adeguamento della flotta della Marina Militare. Infatti è in atto da tempo un piano che ha visto le dismissioni, per usura e vetustà, di importanti Unità Navali quali la fregata Maestrale, le corvette Minerva, Sibilla, Danaide, Urania, i pattugliatori d’altura Granatiere e Artigliere e i cacciamine Lerici e Sapri. La Bandiera di combattimento della fregata Aliseo sarà consegnata, durante la cerimonia, al Capo di Stato Maggiore della Marina, per essere conservata a Roma nel museo Sacrario delle bandiere delle Forze Armate, all’interno dell’Altare della Patria.  Scopri di più su Nave Aliseo    Scheda tecnica di Nave Aliseo   Tipologia: Classe: Altro: Fregate Maestrale F 574   Impostata il: 26/05/1981 Varata il: 29/10/1982 Cantiere: CNR Riva Trigoso Dislocamento: 3193 t p.c. Lunghezza: 123 m Larghezza: 12,9 m Immersione: 4,20 mt (chiglia) 6,4 mt. (cuffia sonar) Apparato motore: 2 TG Fiat-General Electric LM-2500; 2 D Grandi Motori Trieste BL-230-20-DVM Apparato Elettrico: 4 Diesel/Alternatori GMT A 236 SS da 780kW ciascuno (totale 3120 kW) Potenza: 50000 KW (67051,09 HP ) Velocità: 30 nodi sulle Turbine a Gas; 18 nodi sui Diesel Autonomia: 5000 Miglia a 16 nodi Armamento: 4 Missili Sup./Sup. di tipo Teseo Mk 2; 1 Lanciamissili a 8 celle Albatros per missili Sup./Aria di tipo Aspide; 1 Cannone di medio calibro OTO/Melara da 127/54 mm; 2 Mitragliere binate da 40/70 mm; 2 Lanciasiluri trinati da 324 mm per siluro tipo MU-90 Equipaggio: 205 (16 Ufficiali)   Approfondimenti L’Unità Navale, impostata il 26 maggio 1981 nei Cantieri Navali Riuniti di Riva Trigoso, varata il 29 Ottobre 1982 e consegnata il 7 settembre 1983, Unità Navale della classe “Venti”, è la terza unità a portare il nome “Aliseo”. Prima di lei il rimorchiatore-vedetta (ex mercantile brasiliano VOADOR) Aliseo (1916-1920) e l’Avviso Scorta (torpediniera) Aliseo della classe Orsa 2^ serie (1943-1949). La storia ci racconta che nel lontano 9 settembre 1943 la torpediniera Aliseo, al comando del capitano di fregata Carlo Fecia di Cossato, affrontò 7 unità piccole germaniche (2 cacciasommergibili e cinque motozattere) fuggite dal porto di Bastia nelle prime ore della mattina, affondandole tutte nonostante la loro reazione. Dopo il combattimento il comandante Di Cossato recuperò i naufraghi tedeschi portandoli in salvo a Portoferraio. Click to Post
0 notes