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#Walter Guadagnini
fashionbooksmilano · 7 months
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Dorothea Lange
a cura di Walter Guadagnini e Monica Poggi
Dario Cimorelli Editore, Milano 2023,176 pagine, 23,5x28,5cm, ISBN 979-12-5561-023-8
euro 30,00
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Autrice dell’iconica Migrant Mother, l’immagine che meglio di qualunque altra ha saputo esprimere la tragedia della Grande depressione, Dorothea Lange (Hoboken, New Jersey, 1895 – San Francisco, 1965) è considerata una delle fotografe più importanti della storia. Con oltre 200 fotografie, il volume si concentra in particolare sugli anni trenta e quaranta, picco assoluto della sua attività: in seguito alla grave siccità che colpisce il paese, viene infatti incaricata dalla Farm Security Administration del governo americano di documentare l’esodo dei lavoratori agricoli che migrano verso ovest in cerca di un futuro migliore. In lunghi viaggi Lange realizza migliaia di scatti, immortalando volti e storie rimasti per sempre nell’immaginario collettivo. Lange, eccelsa ritrattista, riesce a raccontare il vissuto emotivo di chi incontra, sottolineando il grande potere della fotografia di dare voce a persone altrimenti invisibili nello scorrere della storia.
Mostre Camera Torino, Museo Civico Bassano 2023
21/02/24
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enkeynetwork · 3 months
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Fondazione Pistoia musei, nuovo comitato e mostra Pop art Italia
Un anno ricco di sorprese e di iniziative culturali il 2024 per la nuova Fondazione Pistoia Musei, ente strumentale della Fondazione Caript, presieduta da Antonio Marrese, presentata il 16 gennaio. Una grande mostra sulla Pop Art in Italia, curata da Walter Guadagnini, che aprirà il 16 marzo e sarà visitabile fino al 14 luglio a Palazzo Buontalenti e l’inaugurazione, a fine anno,…
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agrpress-blog · 9 months
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CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia è pronto ad ospitare un evento senza precedenti, un'immersione nel mondo della fotografia attraverso l'affascinante legame professionale e personale tra i celebri fotografi Robert Capa e Gerda Taro. La mostra "Robert Capa e Gerda Taro: la fotografia, l'amore, la guerra", curata da Walter Guadagnini e Monica Poggi, si terrà dal 14 febbraio al 2 giugno 2024 presso le suggestive sale espositive di via delle Rosine a Torino. Con un repertorio di circa 120 fotografie, l'esposizione offre uno sguardo intimo e avvincente su uno dei periodi più significativi della storia della fotografia del XX secolo. La storia di questo legame, tragicamente interrotto dalla prematura morte di Gerda Taro in Spagna nel 1937, viene ripercorsa attraverso gli scatti di entrambi i fotografi, offrendo una visione unica della loro collaborazione e della loro relazione amorosa. Questi due fotografi straordinari, Gerta Pohorylle ed Endre Friedmann, conosciuti come Gerda Taro e Robert Capa, si sono incontrati a Parigi nel 1934, sfuggendo alle turbolenze politiche dell'Europa dell'epoca. L'intensità della loro relazione personale si è riflesso anche nella loro collaborazione professionale, entrambi coinvolti nel mondo della fotografia e della lotta politica. La mostra include una selezione di fotografie scattate da Gerda Taro e Robert Capa, nonché la riproduzione di alcuni provini provenienti dalla famosa "valigia messicana". Questa valigia, contenente 4.500 negativi scattati in Spagna dai due fotografi e dal loro amico David Seymour, noto come "Chim", è stata ritrovata solo nel 2007 a Città del Messico. Questa scoperta ha permesso di attribuire correttamente una serie di immagini di cui non era chiaro l'autore. La mostra è arricchita da un catalogo edito da Dario Cimorelli Editore, contenente testi dei curatori. Un evento imperdibile è in programma per il giovedì 15 febbraio 2024, alle ore 18.30: Walter Guadagnini, direttore artistico di Camera e co-curatore della mostra, incontrerà Helena Janeczek, autrice del romanzo "La Ragazza con la Leica", vincitore del Premio Strega 2018. Questo straordinario romanzo ha raccontato la vita di Gerda Taro, il suo amore con Robert Capa e la passione per la fotografia durante gli anni tumultuosi della Parigi degli anni '30.
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personal-reporter · 11 months
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Andrè Kertész, L’opera 1912 – 1982 a Torino
Fino al 4 febbraio 2024 nel centro storico di Torino è davvero da non perdere una grande mostra antologica di uno dei maestri assoluti della fotografia del XX secolo, André Kertész. Per Torino, la mostra André Kertész. L’opera 1912-1982 segna la stagione autunnale di Camera, lo spazio dedicato alla fotografia del Novecento e ai suoi protagonisti. Realizzata in collaborazione con la Médiathèque du patrimoine et de la photographie (MPP) di Parigi, istituto che conserva gli oltre centomila negativi e tutti gli archivi donati dal fotografo allo Stato francese nel 1984, la mostra è composta da oltre centocinquanta immagini che ripercorrono l’intera carriera del fotografo di origini ungheresi, che era nato a Budapest nel 1894, giunto in Francia nel 1925 e trasferitosi infine negli Stati Uniti nel 1936, dove morirà nel 1985. La rassegna segue le tappe della biografia  dell’autore, dalle prime fotografie amatoriali scattate nel paese d’origine e durante gli anni della prima guerra mondiale, alle celebri icone realizzate nella Parigi capitale del mondo culturale degli anni tra Venti e Trenta, i capolavori realizzati nello studio del pittore Piet Mondrian, le scene di strada e infine le distorsioni che lo resero una figura di primo piano anche nell’ambito surrealista. Inoltre l’esposizione getta anche una nuova luce sulla lunga seconda parte della sua esistenza, trascorsa al di là dell’Oceano, in un clima culturale profondamente diverso, dove le immagini di questi anni dimostrano infatti come da un lato Kertész continuasse la sua ricerca ritornando sugli stessi temi, dall’altro fa notare  l’effetto che le nuove architetture, i nuovi stili di vita, i nuovi panorami cittadini ebbero  sulla sua fotografia. La mostra, curata da Matthieu Rivallin, responsabile del Dipartimento di fotografia della MPP, grande esperto di Kertész, e da Walter Guadagnini, direttore artistico di Camera, celebra anche il sessantesimo anniversario della presenza del fotografo alla Biennale di Venezia, dato che la traccia delle opere in mostra si basa sulla lista manoscritta delle opere esposte in quell’occasione, ritrovata tra i documenti presenti negli archivi della MPP, come una curiosità in più che lega il grande maestro alla penisola. Read the full article
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oldfilmsflicker · 4 years
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book #17 - Mr. Malcolm's List by Suzanne Allain book #18 - Wo | Man Ray - The Seductions of Photography by Walter Guadagnini
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pensarelafotografia · 3 years
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“La fotografia [è] costitutivamente un oggetto irriducibile ad un’unica identità, e la cui lettura dipende da una serie infinita di considerazioni di carattere socio-culturale.”
Walter Guadagnini
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redazionecultura · 6 years
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Fotografia Europea 2019 - Legami. Intimità, relazioni, nuovi mondi - sede: Varie Sedi (Reggio Emilia). Dal 12 aprile al 9 giugno 2019, Reggio Emilia ospita la XIV edizione di Fotografia Europea, il festival che esplora
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palazzideirolli · 3 years
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L’Italia di Magnum. Da Robert Capa a Paolo Pellegrin
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Dal 6 maggio al 18 luglio 2021, Loggia degli Abati, Palazzo Ducale Genova.
Mostra a cura di Walter Guadagnini con Arianna Visani
Organizzata da SUAZES, CAMERA Centro Italiano per la Fotografia e Magnum Photos.
La mostra
Una straordinaria carrellata di oltre duecento fotografie che raccontano la cronaca, la storia e il costume del nostro paese dal dopoguerra a oggi. Venti autori dell’agenzia Magnum Photos, la più importante al mondo, scelti per raccontare storie grandi e piccole, personaggi e luoghi dell’Italia degli ultimi settant’anni, in un affascinante intreccio di immagini molto note e altre meno che compongono il tessuto sociale e visivo del nostro paese.
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Dal dopoguerra ai giorni d’oggi
Introdotta da un omaggio ad Henri Cartier-Bresson e al suo viaggio in Italia negli anni Trenta, la mostra prende avvio con due serie strepitose, una di Robert Capa, dedicata alla fine della Seconda Guerra Mondiale, che mostra un paese in rovina, distrutto da cinque anni di conflitto, e una di David Seymour, che nel 1947 riprende invece i turisti che tornano a visitare la Cappella Sistina: l’eterna bellezza dell’arte italiana che appare come il segno della rinascita di un’intera nazione.
Il percorso espositivo, articolato in decenni, si snoda tra le fotografie di Elliott Erwitt, René Burri e di Herbert List che rappresentano gli anni Cinquanta con le contraddizioni di Roma, gli esordi di Cinecittà e la mostra di Picasso a Milano e prosegue con tre figure forse meno note al grande pubblico ma peculiari della storia di Magnum: Thomas Hoepker che immortala il trionfo di Cassius Clay (poi Mohamed Alì) alle Olimpiadi di Roma del 1960, Bruno Barbey che documenta i funerali di Togliatti e Erich Lessing con un servizio che riporta direttamente ai tempi del boom economico con una carrellata sulla spiaggia di Cesenatico.
In questo grande racconto per immagini non potevano mancare per gli anni Settanta Ferdinando Scianna e le feste religiose in Sicilia, Raymond Depardon con la sua struggente serie sui manicomi, realizzata poco prima della Legge Basaglia, e Leonard Freed con i suoi scatti sul referendum sul divorzio. E poi gli anni Ottanta con Martin Parr e Patrick Zachmann, gli anni Novanta e Duemila con le discoteche romagnole di Alex Majoli, il reportage di guerra in exJugoslavia di Peter Marlow e il G8 di Genova nelle fotografie di Thomas Dworzak.
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L’ultimo tassello dei primi decenni del 2000 è di Paolo Pellegrin con le immagini della folla assiepata in Piazza San Pietro nella veglia per la morte di Papa Giovanni Paolo II e con quelle di un’altra folla, quella dei migranti su un barcone, tragico segnale dell’attualità. Inoltre una straordinaria sequenza di immagini di Mark Power dedicate ai luoghi simbolo della cultura italiana: da Piazza San Marco a Palazzo Ducale di Genova, al cretto di Gibellina, capolavori dell’architettura e dell’ingegno italiano che diventano a loro volta soggetti di autentici capolavori fotografici.
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Un ritratto dell’Italia e la storia della fotografia
Dal punto di incontro tra l’anima artistica e quella reportagistica della fotografia della prima metà del Novecento – che coincide con la nascita di Magnum Photos – prende avvio un percorso che non solo consegna alla memoria un ritratto poliedrico dell’Italia e dell’italianità, ma che ci parla di un capitolo decisivo nella storia della fotografia stessa. Questo viaggio attraverso piccoli e grandi eventi, momenti specifici o contingenti, è un tentativo di fare ordine, seppur parziale, nella nostra memoria; di rileggere il passato e il presente per cercare di interpretare la complessa fisionomia della contemporaneità.
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Magnum Photos
Magnum Photos nasce nel 1947 a New York dove, sul terrazzo del MoMA, Henri Cartier-Bresson, Robert Capa, David Seymour, George Rodger e William Vandivert ne ufficializzano la fondazione. Fin dal principio, la tutela del diritto d’autore e il rispetto della creatività e della verità sono i cardini dell’agenzia cooperativa. I negativi, per la prima volta, restano quindi di proprietà dei soci, e i fotografi sono al sicuro dalle prevaricazioni degli art director e dei direttori dei giornali. Una nuova libertà di agire secondo il proprio stile personale, i propri interessi e la propria autorialità è incoraggiata fin dall’inizio. Grazie a questi princìpi fondanti si giunge a un rapido successo di Magnum, che in pochi anni accoglie numerosi e importanti nomi del mondo della fotografia. Dalla sua fondazione, 92 fotografi hanno contribuito alla storia di Magnum, e oggi 49 membri continuano a portare avanti i suoi valori originari, la tutela dei diritti del fotogiornalista, la garanzia di rispetto e onestà verso il suo pubblico.
Servizio fotografico : © Stefano Bucciero
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blogdojuanesteves · 4 years
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MACHINA MUNDI Sub Specie Aeterni  > Claudio Edinger
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Há quase três anos escrevi sobre Machina Mundi as engrenagens do mundo ( Bazar do Tempo, 2017), livro do fotógrafo carioca Claudio Edinger, que as singularidades produzidas pelo autor apresentavam-se por uma estética peculiar, uma assinatura já amplamente reconhecida que distanciava de um mundo monitorado pelas visões pasteurizadas do planeta  bem como daqueles fotolivros pseudoconceituais que pululam à revelia de alguma virtude. Uma publicação com elementos intrínsecos que esperamos da boa arte, incluindo aqui a fundamental estese, que vem sendo apartada insistentemente por problematizações vazias de muitos autores.
 Machina Mundi Sub Specie Aeterni ( Ed.Vento Leste, 2020) último dos seus 20 livros  ( incluindo seu romance Um Swami no Rio ( Annablume, 2009) é uma espécie de segundo volume  Machina Mundi. Mostra, como este, alternadamente a proposta de se concentrar na visão urbana mais contraditória, na natureza como oposição a esta e na escala das inserções humanas. O título Machina Mundi, parece ser o epítome do conjunto, bem como a realização de experimentos que se iniciam como o formato 35mm, vão para o médio 6X6, desembocam no 4X5 polegadas e finalmente se firmam no digital.
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Sub Specie Aeterni significa "sob a forma do eterno"  termo usado pelo fotógrafo, professor de filosofia e pesquisador catarinense Guilherme Guisoni no livro anterior, extraído do texto Tractatus logico-philosophicus ( Kegan Paul, Trench, Trubner & co, 1922) do filósofo austríaco Ludwig Wittgenstein (1889-1951). “a compreensão do mundo que sobrepõe lógica e misticismo, permitindo ao leitor, através da análise do limites da lógica da linguagem, um acesso ao que há de mais elevado na forma de uma experiência indizível.” O título é inspirado em outro livro, Tractatus theologico-politicus publicado em 1670 (de forma anônima) pelo pensador holandês Baruch de Spinoza (1632-1677).
 No feliz encadeamento filosófico deste livro, nos entregamos a metafísica continuando nesta nova edição com o texto "O tempo estendido na fotografia de Claudio Edinger", da egípcia radicada no Brasil Daniela Bousso, curadora, crítica de artes visuais e doutora em Comunicação e Semiótica, que já trabalhou na Pinacoteca do Estado e dirigiu o Paço das Artes, além do texto do próprio autor que se dirige ao mesmo destino: "A maquete dialética do mundo".
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Para a curadora, as imagens de Edinger estão entre o fotográfico e a imagem da pintura abstrata, assinalando um lugar marcado por temporalidades complexas. "Esse lugar entre imagens expande o tempo do instantâneo e nos proporciona a oportunidade de uma prolongada, uma quase-imersão, que alcança o observador num passado quase-presente. Mas ele o faz repassando a história da arte moderna aos nossos olhos."
 Neste aspecto é interessante relembrar o artista paulista Vik Muniz, provocado pela curadora e professora paulistana de História da Arte Aracy Amaral no livro Ver para crer ( MAM, 2001)  para quem a ideia de criar layers de informação em suas fotografias faz com que o espectador se detenha diante de suas obras. Um enunciado igualmente proporcionado por Edinger e suas referências à arte mais ampla, no que nos parece ter o sentido de diferenciar-se do volume de informações visuais incoerentes ou sem significado impostas ao espectador contemporâneo.
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Machina Mundi nos remete também ao trabalho em foco seletivo (tilt-shift), uma técnica de separação da nitidez da imagem, do italiano Olivo Barbieri com sua série Site Specific, iniciada em 2004 e em outros projetos como o livro  The Waterfall Project (Damiani, 2008) nas quais, como o brasileiro, usava câmeras de grande formato na direção de tomadas aéreas, reduzindo as vastas metrópoles a uma espécie de maquetes. O posicionamento e o desfoque controlado afetam sensivelmente a compreensão da escala impondo uma diferente hierarquia do olhar.
 O crítico italiano Walter Guadagnini, autor do livro Una storia della fotografia del XX e del XXI secolo ( Zanichelli, 2010) escreve que "Existe um expediente técnico evidente nisso, e é a escolha por fotografar de cima, colocar-se em uma condição privilegiada e anômala. No passado, esse expediente já deu origem a numerosas leituras, que vão desde o reconhecimento das raízes históricas dessa perspectiva (a partir das fotografias de Nadar de um balão de ar quente) até as implicações sócio-políticas decorrentes do fatídico 11 de setembro. "
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Edinger conta que começou "sem saber" a pesquisar o foco seletivo já em 2001, quando voava de helicóptero sobre o Rio de Janeiro e depois que fez tomadas do alto de grandes edifícios paulistanos como o Circolo Italiano (conhecido como edifício Itália) um dos mais altos no centro da cidade. "Talvez até pela minha prática espiritual, meditando todos os dias,  eu caçava imagens aéreas, sob o ponto de vista do que é eterno." ( o fotógrafo é iogue e segue desde 1975 os ensinamentos do mestre indiano Paramahansa Yoganada (1893-1952).
 Discordando um pouco do crítico italiano por um certo reducionismo a algo técnico, o pensamento de Edinger expressa que a vista do céu transforma, exalta, coloca tudo em sua perspectiva natural. "A vista aérea com foco seletivo, pela tentativa de evocar intimidade, imitando nossa visão, aproxima, afasta, encanta, assusta." Ele se pergunta como tudo isso foi feito, prédios, carros, as ruas, cada um de nós, questões que deveriam nos espantar. Às imagens já citadas de Félix Nadar (Gaspard-Félix Tournachon (1820-1910) o fotógrafo acrescenta o genial ucraniano Kasimir Malevich (1879-1935), um dos ícones do Abstracionismo, que segundo ele, teria usado imagens aéreas para inventar a pintura abstrata.
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Lá se vão cerca de 160 anos do pioneiro vôo de Félix Nadar,  mas a fotografia nunca prescindiu de ângulos exóticos ou estranhos em contraponto à chamada "visão normal", celebrada pelos street photographers como o francês Henri Cartier-Bresson ( 1908-2004) ou o americano Garry Winogrand (1928-1984), com suas objetivas "normais" e imagens no plano do andar. Outro exemplo dessa ruptura são as imagens produzidas pelo francês Yann Arthus-Bertrand e seu famoso bestseller Earth from above (Abrams, 2002), que assim como o italiano Barbieri é contemporâneo de Edinger.
 "Ao pesquisar novas concepções de linguagem, Claudio adentra seus repertórios poéticos nas tangências das metrópoles. No silêncio e da solidão dos intervalos que os seus referentes evocam." escreve Daniela Bousso.  A descrição da curadora sacramenta uma carreira baseada em pesquisas e por consequência mutações, as quais o fotógrafo administra com folga. Seus primeiros livros Chelsea (Abeville Press, 1983)  e Venice Beach ( Abeville Press, 1985) trafegam pelo 35mm do fotojornalismo, cambiam para o formato médio em Loucura (DBA, 1997) e Cityscapes (DBA, 2001), entram pelo formato grande em De Bom Jesus a Milagres ( BEI, 2012) e Paradoxo do Olhar (Ed. Madalena e Terceiro Nome, 2015)  e desembocam no processo digital de Machina Mundi na fusão entre o documental e a arte. [ leia aqui review https://blogdojuanesteves.tumblr.com/post/116467019731/o-paradoxo-do-olhar-claudio-edinger ].
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A ideia da fotografia como forma de arte certamente eleva a subjetividade do meio. Já no tempo dos passeios aéreos de Nadar, o escritor, crítico de arte e seu amigo conterrâneo Charles Baudelaire (1821-1867) estranhava a produção de uma imagem por um aparato mecânico que oferecia certa fidelidade com o real, como levanta Adam Begley em seu The Great Nadar - The man behind the camera ( Tim Duggan Books, 2017). Para o também poeta, a fotografia era um avanço que punha em risco a pintura e que deveria ficar na seara do documental apenas. Este embate não teve fim, e ainda não assistimos a debacle dessa discussão. Daí parte do interesse de Machina Mundi em buscar os paralelos abstratos ao selecionar os elementos que irão polemizar entre a nitidez da realidade e aqueles mais nuviosos a nos lembrar da ruptura que também existiu quando os pintores resolveram abolir a "fidelidade" de suas telas como nos anos impressionistas.
 Machina Mundi Sub Specie Aeterni  também volta a ideia de Wittgenstein sobre estética, na qual ele afirma que estética e ética (como investigação dos princípios que disciplinam, distorcem ou motivam o comportamento humano) são uma coisa só. Certamente o caráter contemplativo das imagens nos direciona a pensar em que a questão filosófica ilumina a questão estética, ou seja, segundo ele, só podemos ver o mundo como uma forma de arte se ele for visto de uma maneira particular ( a tal sub specie aeterni ), assim Edinger subverte a questão espacial, no deslocamento focal, elimina a questão tempo e espaço em sua reflexão sobre a temporalidade ao selecionar os campos que não estarão visíveis, acentuando que o quesito estético é atingido pelo distanciamento entre câmera e objeto .
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Se no livro Paradoxo do Olhar, uma espécie de coletânea, o fotógrafo ainda mantinha a maioria dos planos no nível do chão, em Machina Mundi, seu campo se transfere definitivamente para um recorte de cima para baixo, ou melhor paisagens urbanas e naturais vistas do céu. As fotografias são tomadas de um pequeno helicóptero ou por um drone. O privilégio é da área urbana em contrapartida aquelas mais rurais, selecionando certos ícones da arquitetura como o edifício Flatiron, de Nova York; a Ponte Vecchio, de Firenze; a Catedral e o Congresso Nacional em Brasília; templos indianos em Nova Dheli e Varanasi contra os sinuosos caminhos da Toscana e de Alter do Chão, no Pará  entre outros.
 Embora com elementos reconhecíveis, em sua maioria, o fotógrafo desprende-se dessa limitação ao posicionar através de  novos ângulos redesenhando as cidades, ou melhor pontos quase irreconhecíveis, como grafites em empenas cegas no centro paulistano; o incomum posicionamento do Cristo Redentor no Rio de Janeiro ou da Torre Eiffel e Arco do Triunfo em Paris.  a badalada Igreja Matriz na Paróquia Nossa Senhora do Brasil, encrustada no Jardim América paulistano. E, talvez anunciando passos futuros, suas fusões de imagens que ganharam a importância da capa e a sobrecapa de Machina Mundi, escolhida por uma pesquisa através das redes sociais.
O livro tem direção de arte do próprio autor e arte final do designer Fernando Moser com tratamento de imagens do expert Eduardo Monesi da Ipsis, onde foi impresso em papel Euroart. Teve coordenação editorial de Monica Schalka , edição executiva de Heloisa Vasconcellos e apoio das Galerias Lume e Arte 57, além de vários apoiadores individuais.
 Imagens © Claudio Edinger     Texto: Juan Esteves
 * nestes tempos bicudos de pandemia e irresponsabilidade política vamos apoiar artistas, pesquisadores, editoras, gráficas e toda nossa cultura. A contribuição deles é essencial para além da nossa existência e conforto doméstico nesta quarentena *
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culturame · 8 years
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CAMERA Torino, un anno di grandi mostre
CAMERA Torino, un anno di grandi mostre
Proposte alte e pop, per avvicinare nuovi pubblici alla fotografia E’ l’obiettivo di Walter Guadagnini, nuovo Direttore di CAMERA Per il ’17, un programma equilibrato, tra autori storicizzati ed emergenti. Ma nuovo impulso anche alla didattica e alla ricerca. “CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, ad un anno dalla fondazione, ha raggiunto l’obiettivo di dotare il nostro Paese di un Centro…
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fashionbooksmilano · 7 months
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Paparazzi Fotografi e divi dalla Dolce Vita a oggi
Photographer and Stars: from the Dolce Vita to the Present
a cura di Walter Guadagnini, Francesco Zanot
SilvanaEditoriale, Cinisello Balsamo 2017, 136 pagine, 190 illustrazioni, 23x28cm, ISBN 9788836637874, Brossura con alette,
Italiano, Inglese
euro 38,00
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Pubblicato in occasione della grande mostra a CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, il volume ripercorre la storia e la leggenda dei “paparazzi”, fenomeno fotografico e di costume nato negli anni in cui Roma era diventata “Hollywood sul Tevere”. Attraverso oltre 190 immagini, si susseguono le figure dei protagonisti di quella stagione, soprattutto i divi e le divine del cinema, e i racconti fotografici delle notti brave di Via Veneto tra gli anni cinquanta e sessanta. Le fotografie di Tazio Secchiaroli, Marcello Geppetti, Elio Sorci, Ron Galella e di tanti altri protagonisti di quelle vicende compongono – insieme alle pagine delle riviste in cui furono pubblicate – un affresco della comunicazione popolare del tempo. Terminata la stagione eroica dei paparazzi, quel linguaggio diviene un codice, utilizzato in diversi contesti artistici e commerciali, come dimostrano le immagini di protagonisti della scena fotografica odierna come Alison Jackson, Armin Linke e Ellen von Unwerth, che chiudono il volume.
Torino, Camera, settembre 2017 - gennaio 2018
08/03/24
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stilouniverse · 2 years
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Walter Gaudagnini "Fotografia. Due secoli di storia e immagini", presentazione
Walter Gaudagnini “Fotografia. Due secoli di storia e immagini”, presentazione
Per gli appassionati oltre che per gli estimatori, un grande racconto della fotografia dalle origini ai giorni nostri ad opera di Walter Guadagnini, docente di Storia della fotografia all’Accademia di Belle Arti di Bologna e curatore di mostre in musei e istituzioni internazionali. Un vero viaggio, guidato, nel mondo delle immagini nei tre album, posti in apertura, in itinere e a conclusione del…
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Arte e scienza per il pianeta, a Camera Mandy Barker
Camera Centro Italiano per la fotografia di Torino ospita, giovedì 21 settembre alle 18.30, Mandy Barker, artista inglese pluripremiata a livello internazionale, in occasione dell’inaugurazione di Oasi iTierra! di Lavazza. In dialogo con il direttore artistico Walter Guadagnini, Barker racconterà il lavoro fotografico, riconosciuto a livello mondiale, che da oltre tredici anni conduce sui detriti…
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domenicosolimeno · 2 years
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Fotografe di ieri e di oggi in mostra a Firenze
Fotografe di ieri e di oggi in mostra a Firenze
vintage prints, album e negativi dagli Archivi Alinari, opere provenienti dalle diverse collezioni di oltre quaranta fotografe, in molti casi inedite, a partire da quelle delle prime dagherrotipiste degli anni ’40 dell’Ottocento del fondo Oggetti Unici che è stato restaurato, catalogato e digitalizzato nel 2021. È FOTOGRAFE! la grande mostra a cura di Emanuela Sesti e Walter Guadagnini, in…
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personal-reporter · 1 year
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Dorothea Lange e Futures 2023 alla Camera di Torino
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A Torino, Camera, il Centro Italiano per la Fotografia,  propone due mostre all’insegna della grande fotografia. La prima è la mostra Dorothea Lange. Racconti di vita e lavoro, che si compone di oltre 200 immagini ed è curata dal direttore artistico Walter Guadagnini e dalla curatrice Monica Poggi, sul la carriera di Dorothea Lange (Hoboken, New Jersey, 1895 - San Francisco, 1965), autrice che è stata, come disse  John Szarkowski, “per scelta un’osservatrice sociale e per istinto un’artista”. Il percorso, visitabile fino all’8 ottobre, si concentra sugli anni Trenta e Quaranta, picco assoluto della sua attività, periodo nel quale documentò gli eventi epocali che hanno modificato l’assetto economico e sociale degli Stati Uniti. Fra il 1931 e il 1939, il Sud degli Stati Uniti fu infatti colpito da una grave siccità e da continue tempeste di sabbia, che misero in ginocchio l’agricoltura dell’area, costringendo migliaia di persone a migrare. Dorothea Lange fece parte del gruppo di fotografi chiamati dalla Farm Security Administration, agenzia governativa incaricata di promuovere le politiche del New Deal,  a documentare l’esodo dei lavoratori agricoli in cerca di un’occupazione nelle grandi piantagioni della Central Valley, e realizzò migliaia di scatti, raccogliendo storie e racconti, riportati poi nelle didascalie che completano le immagini. È in questo contesto che realizzò il ritratto, passato alla storia, di una giovane madre disperata e stremata dalla povertà, che vive insieme ai sette figli in un accampamento di tende e auto dismesse. I temi trattati da Dorothea Lange sono di assoluta attualità e forniscono spunti di riflessione e occasioni di dibattito , oltre a evidenziare una tappa della storia della fotografia del Novecento. In parallelo alla mostra dedicata a Dorothea Lange, fino  all’8 ottobre c’è nella Project Room la collettiva Futures 2023: nuove narrative, a cura di Giangavino Pazzola che coordina i progetti di ricerca. Sei giovani talenti fotografici, selezionati per il programma europeo di promozione e valorizzazione degli artisti emergenti Futures Photography, esplorano il tema della rappresentazione visiva della contemporaneità in oltre 40 scatti. Attingendo a varie pratiche di creazione fotografica, da quelle di riutilizzo di immagini e materiali di archivio fino a quelle che vedono l’impiego di software e nuove tecnologie, i progetti indagano non solo usi e costumi della società odierna, ma anche le nuove tendenze che attraversano il panorama della fotografia contemporanea. I progetti della mostra sono di Andrea Camiolo (Leonforte, 1998), Nicola Di Giorgio (Palermo, 1994), Zoe Natale Mannella (Londra, 1997), Eleonora Roaro (Varese, 1989), Sara Scanderebech (Nardò, 1985), Alex Zoboli (Guastalla, 1990). Read the full article
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