Tumgik
#abnegazione
donnadilatta · 8 months
Text
Agite invece di supplicare. Sacrificatevi senza speranze di gloria né di ricompensa. Se volete conoscere i miracoli, fateli voi per primi. Solo così il vostro personale destino potrà compiersi.
– Ludwig van Beethoven
1 note · View note
ilguardianodelfaro · 20 days
Text
Per ogni folta chioma c’è radice
che vinse la durezza del terreno,
per ogni frutto buono abnegazione,
ricordalo, terrai la lingua a freno.
14 notes · View notes
kon-igi · 9 months
Note
Ciao Kon. Sono una sanitaria pubblica da molti anni. Sempre più spesso sento il peso di un'organizzazione che pezza ma non risolve, delle responsabilità assolte e liquidate con una pacca sulla spalla. Della stanchezza. Non ho più entusiasmo. So che è il momento d'oro del privato, ma non ho mai creduto alla favoletta del Bengodi, prima gli schiavi erano loro, adesso noi, la ruota prima o poi girerà di nuovo e resteranno sempre i conti da pagare. Certe vicende personali rendono tutto più pesante per il lavoro continuo che devo fare su me stessa. La professione mi ha curata tanto, adesso è come se l'avessi associata al mio malessere e volessi almeno cambiare posto... ma finora oltre a sentirmi dire che sono brava e l'occasione ci sarà, non ho ottenuto alcun miglioramento. Anzi. Sento di poter andare avanti, di essermi almeno allontanata un po'dal baratro della depressione, ma sento sempre addosso le sue dita viscide e l'impasse di non saper decidere cosa potrebbe essere meglio per me professionalmente, come mettere in fila le priorità. Non ti chiedo risposte, solo grazie di ascoltarmi, adesso come altre volte. Grazie.
Sai qual è il tuo errore?
Lo stesso che ho fatto io cioè credere che chi è sopra di te nella struttura piramidale organizzativa si occupi della cura degli altri con le tue stesse motivazioni.
E bada bene che il mio non è un giudizio sul singolo (esisteranno sempre persone ben motivate quanto abietti approfittatori) ma una considerazione sul sistema: più sali nella piramide, più paiono piccole le persone, fino ad assomigliare a numeri tutti uguali... e a volte diversi, quindi meno importanti.
E più sali, più diventano grandi le pressioni che ti fanno e i compromessi a cui devi scendere per evitare che il castello di carte crolli.
Perché il castello di carta, questo castello di carta E' destinato a crollare, senz'ombra di dubbio alcuna.
Da una parte c'è l'inclinazione di molte persone alla cura e all'accudimento (alcuni usano il termine 'missione' ma a me fa schifo perché sottintende abnegazione, sacrificio e troppo spesso annullamento) e poi ci sono quelli che soppesano le scelte con la bilancia del profitto, perché in una società come la nostra questo è il metro di misura che va per la maggiore...
L'utilità.
Prendi un cane non perché sia un membro della tua famiglia ma perché faccia la guardia, studi non per essere migliore della persona che eri ieri ma perché ti eleva nella succitata piramide, aiuti qualcuno non perché si vada avanti tutti assieme ma perché poi lui saldi il suo debito con te, costruisci non per la gioia della creazione ma per competere, ami non per 'sentire' l'altro ma perché l'altro ti ascolti e basta.
Io ho 'risolto' il problema fuggendo, letteralmente, anche solo dalla visione di quella piramide (senza nemmeno interessarmi al posto che avevo in essa) e lavorando in un contesto piccolo, in cima a una montagna e fuori dal mondo.
Detto da altri, avevo tutte le carte in regola per 'fare carriera' e per un po' ho avuto il pensiero e l'illusione che, magari, sulla parte alta della piramide avrei potuto fare qualcosa per cambiare le cose ma vedendo con chi avrei dovuto avere a che fare mi sono reso conto che non avrei avuto le forze fisiche e psichiche e che molto probabilmente sarei dovuto soccombere a quella merda che è la realpolitik.
No, grazie.
Preferisco aiutare e prendermi cura degli altri stando in basso, venendo deriso da colleghi che hanno fatto carriera e portando a casa uno stipendio decisamente modesto ma senza aver abiurato nemmeno per un attimo a quello che mi ero ripromesso tanti anni fa, quando ho cominciato a fare questo mestiere...
Nessuno verrà lasciato indietro.
Ed è faticoso perché le bestemmie te la cavano a forza dal cuore, con i loro sotterfugi, i loro compromessi al ribasso e la loro cecità verso tutto tranne che il guadagno e la gratificazione di un ego gonfio come la vescica di un alcolizzato.
E allora non rimane che aiutare dal basso, ignorando le false lodi da giuda iscariota, continuando per la nostra strada e spesso scegliendo quella che per altri è meno conveniente... ma certe persone non cercano il lustro o la gratificazione fine a se stessa.
Io con l'utilità dettata dagli altri è trent'anni che mi ci pulisco il culo.
Piango chi è andato insieme a chi è rimasto, tendo mille mani alle mille e uno persone che hanno bisogno (perché davvero non li puoi salvare tutti) e nella folla con cui proseguo il cammino verso non so dove mi tengo strette le persone a cui voglio bene.
Quando il castello di carte crollerà, tu sarai lontana e di gran lunga migliore di chi ti maledirà, perché nemmeno allora ti avrà voluto dare ragione.
35 notes · View notes
alonewolfr · 7 months
Text
Tumblr media
Per coraggio di abnegazione la donna è sempre superiore all'uomo, così come credo che l'uomo lo sia rispetto alla donna per coraggio nelle azioni brutali.
|| Mahatma Gandhi
13 notes · View notes
tiaspettoaltrove · 3 months
Text
Portare in dote la certezza di un amore unico e senza tempo.
Quanta ampia può essere, la gamma d’intensità di sentimenti, attenzioni, emozioni all’interno delle relazioni interpersonali? E quanto, esse stesse, possono essere diversificate, stratificate, con innumerevoli sfaccettature? Chi possiamo diventare per gli altri? Tutto è possibile? Siamo solo strumenti nelle mani di chi ci manovra? Mi torna in mente un caso raccontatomi tempo fa da un collega: una sua amica, che per un lasso di tempo neanche troppo breve ha vissuto quello che oggi viene definito “amore tossico”. Lui manipolatore, narcisista, egocentrico, e lei divenuta succube, accondiscendente, completamente plagiata e piegata. Dichiarazioni d’amore slanciate e importanti, da parte di lui, accompagnate da regali anche grossi e frequenti. Tutto ciò alternato da un tono prepotente, umiliante nei confronti della consorte, da messaggi spesso troppo frequenti e troppo maleducati. Un’altalena continua, di emozioni a volte positive e altre negative. Una vera e propria montagna russa, una giostra che ha portato allo stordimento di questa ragazza. Ora tutto è finito, lei lo ha lasciato (nonostante minacce di lui di farla finita e via discorrendo), e rimangono solo le considerazioni da fare. Io un amore del genere non l’ho mai vissuto nemmeno per sbaglio, nemmeno alla lontana. Io, una donna che mi amasse in un modo tanto spericolato, diligente, in totale abnegazione, non l’ho mai incrociata nemmeno per sbaglio. Non entro nel merito, mi rifugerei nelle banalità. Mi si dirà che questo non è vero amore, e bla bla bla. In questo testo non voglio contestare tale concetto. Rifletto però sul resto. Perché me la sono immaginata più volte, quella ragazza in adorazione del suo uomo. E ammetto di aver provato quasi una sorta di invidia, ma senza voler fare del male a nessuno. Semplicemente, sono probabilmente tornato alla mente ad Alice, che è stata l’unica a dimostrarmi (purtroppo per una fase della vita troppo breve) un minimo di gratitudine, di riconoscenza, di rispetto nel senso più alto di quello meramente legato all’educazione. Non mi sarei comportato come quell’uomo, e forse sta proprio qui il punto: sono io che sbaglio? Logicamente mi direte di no. Però care ragazze, io bado semplicemente alla realtà di fatto: ci sono femmine che, rifacendomi all’inglese, “cadono in amore”, ed altre che non ammetteranno mai nemmeno di aver bisogno di un uomo. Cogliete la provocazione, ché questo blog nasce per questo: a cosa dovrei ricorrere per essere amato, onorato, venerato in siffatta maniera? E quanto inconciliabile sarebbe, questo mio inedito modus operandi, con la mia persona? E aggiungo: lo sarebbe davvero? Non penso solo alle posizioni più estreme in cui quel ragazzo avrà fisicamente tratto godimento dal corpo della sua compagna, quello è un aspetto (se vogliamo) marginale. Penso molto di più, invece, all’attitudine. Questa era la componente inedita che finora, in modo illusorio, solo Alice ha saputo portarmi in dote. E temo rimarrà un caso unico nella mia esistenza.
14 notes · View notes
bicheco · 8 months
Text
Tumblr media
All'una e 20 prendo un Oki. Non dico altro. La mia abnegazione....
14 notes · View notes
Text
Tumblr media
Madri, staffette, combattenti: la liberazione delle donne
Non erano delle fanatiche, né portavano per partito preso il coltello in mano o fra i denti le 35mila donne che dal 1943 al 1945 parteciparono alle azioni di guerriglia partigiana per liberare l’Italia dal nazifascismo. Le oltre 4.500 arrestate, torturate, condannate, le 623 fucilate, impiccate o cadute in combattimento, oppure le circa tremila deportate in Germania cercavano semplicemente un’esistenza più dignitosa in un Paese libero dall’autoritarismo fascista. Agognavano spazi di libertà al di fuori dagli schemi precostituiti di un regime che le aveva relegate sempre più a fondo nella sfera familiare e domestica. Molte combatterono in montagna dimostrando abnegazione e coraggio, altre cospirarono, fiancheggiarono, fornirono supporto di ogni tipo ai ribelli nella più totale clandestinità, altre ancora tennero tenacemente in piedi famiglie divise, segnate da violenze e lutti.
Illustrazione Milo Manara
8 notes · View notes
occhietti · 2 years
Text
Il male sta nelle parole che la tradizione ha voluto assolute, nei significati snaturati che le parole continuano a rivestire.
Mentiva la parola amore, esattamente come la parola morte. Mentivano molte parole, mentivano quasi tutte.
Ecco che cosa dovevo fare: studiare le parole esattamente come si studiano le piante, gli animali. E poi, ripulirle dalla muffa, liberarle dalle incrostazioni di secoli di tradizione, inventarne delle nuove, e soprattutto scartare per non servirsi più di quelle che l'uso quotidiano adopera con maggiore frequenza, le più marce, come: sublime, dovere, tradizione, abnegazione, umiltà, anima, pudore, cuore, eroismo, sentimento, pietà, sacrificio, rassegnazione.
Imparai a leggere i libri in un altro modo. Man mano che incontravo una certa parola, un certo aggettivo, li tiravo fuori dal loro contesto e li analizzavo per vedere se si potevano usare nel "mio" contesto.
In quel primo tentativo di individuare la bugia nascosta dietro parole anche per me suggestive, mi accorsi di quante di esse e quindi di quanti falsi concetti ero stata vittima.
- Goliarda Sapienza - da "L’arte della gioia"
39 notes · View notes
violamilalba · 4 months
Text
ripetutamente del senso di colpa. santa caterina da siena che espia le colpe del caso dopo la morte della sorella cara. già nei diari della mia giovinezza c'era un sentore come di martire rinnovato da chi negli anni mi ha chiamata Santa, prima ancora che io avessi il coraggio di chiudermi nello spazio angusto del martirio. non per scelta (di qui l'angusto - manca il respiro). lieve egocentrismo, l'idea di poter permettere (promettere?) agli altri il paradiso tramite la mia abnegazione. poi tendenza all'ascetismo che diventa mania di perfezione. stare immobile a contemplare un'idea nella mente.
terrore del desiderio. "riscoprire me stessa nel desiderio". sembra impossibile.
johann sebastian bach. raddrizzo la schiena. i doveri mi animano. null'altro che i doveri. fino anche alla tortura. i doveri, come anche ciò che devo a chi amo. essere amata sembra allora non importare. eppure sto male: è questo il sinonimo del mio mentire?
4 notes · View notes
donnadilatta · 1 year
Text
La felicità non implica necessariamente successo, prosperità o grandi traguardi; essa spesso deriva dal godimento dello sforzo speranzoso, della consacrazione delle nostre energie a uno scopo giusto. La radice della vera felicità è piantata nell’abnegazione e il suo fiore è l’amore.
— William George Jordan
1 note · View note
pomegrenatefeedback · 4 months
Text
"Abnegazione" è un bel termine, fatto tutto di un piacere annichilente nell'investire se stessi, di uno sforzo sovrumano fatto di gioie e sacrificio
2 notes · View notes
petalidiagapanto · 6 months
Text
«Ecco, questo è il mio modo di amarti,
forse un giorno ti stancherai e non vorrai più sentir parlare di me, quel giorno tu conoscerai il mio spirito di abnegazione.
Io continuerò ad amarti, nel silenzio di una stanza vuota, di nascosto dal mondo,
probabilmente in un posto vicino la fine del mondo, e quando i miei giorni saranno finiti,
riceverai una busta...
Quella busta conterrà le foto di tutti i viaggi che avrei voluto fare
con te, le lettere e le poesie a te indirizzate
e mai spedite, tutti i miei effetti più cari,
ma soprattutto una parola, una frase che nessuna ha mai sentito pronunciare dalle mie labbra e che invece a te avrei voluto
urlare ogni giorno, ogni istante della mia vita...»
(I ponti di Madison County, scena finale)
Tumblr media
2 notes · View notes
academybdsm · 1 year
Text
La sottomissione richiede sempre l'abnegazione dei desideri e interessi personali, per il motivo stesso dell'appartenenza.
Dedizione disinteressata accompagnata da una consapevole rinuncia ai propri interessi.
Sottomissione è abnegazione volontaria e consapevole 👑
- Renée Sade
Tumblr media
11 notes · View notes
gregor-samsung · 9 months
Text
" La morale utilitaristica riconosce negli esseri umani la capacità di sacrificare il proprio sommo bene per il bene degli altri. Rifiuta solamente di ammettere che il sacrificio sia, di per se stesso, un bene. Un sacrificio che non aumenta o non tende ad aumentare la somma totale della felicità, è sciupato: l'unica abnegazione che approva è il consacrarsi alla felicità degli altri, o a tutto ciò che concorre alla felicità dell'umanità collettivamente intesa, o degli individui nei limiti imposti dagli interessi collettivi. Devo di nuovo ripetere, benché i critici dell'utilitarismo di rado lo riconoscano, che la felicità, fondamento della norma utilitaristica come giusto criterio di condotta, non è la felicità personale di chi agisce, ma la felicità di tutti gli interessati. Tra la propria felicità e quella degli altri, l'utilitarismo pretende che colui il quale agisce sia del tutto imparziale come uno spettatore disinteressato e benevolo. Nella regola aurea di Gesù di Nazareth scorgiamo chiaramente lo spirito dell'etica utilitaristica: «Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te» e «Ama il prossimo tuo come te stesso» costituiscono l'ideale perfezione della morale utilitaristica.
Come mezzo per avvicinarsi il più possibile a questo ideale, l'utilità vorrebbe imporre che le leggi e le istituzioni sociali ponessero la felicità, o (in termini pratici) l'interesse di ciascuno, il più possibile in armonia con l'interesse della collettività; e in secondo luogo che l'educazione e l'opinione, che hanno così ampia influenza sul carattere, dovrebbero volgerla a consolidare nell'animo di ogni individuo un'indissolubile unità tra la propria felicità e il bene di tutti; soprattutto fra la propria felicità e la traduzione in pratica di norme di condotta, negative o positive, come prescrive il riguardo per la felicità universale. Cosicché egli non solo può essere incapace di concepire una possibile felicità per se stesso, in antitesi al bene comune, ma può comprendere altresì che un impulso diretto a promuovere il bene comune può essere una motivazione di comportamento abituale in ciascun individuo, e i sentimenti a questa connessi possono svolgere un ruolo preminente nell'esistenza di ognuno.' Se i critici della morale utilitaristica avessero una chiara idea della sua vera natura, non so quali altre norme che mancherebbero nell'utilitarismo potrebbero essere trovate in una qualsiasi altra morale: quale più bello e più nobile sviluppo della natura umana possono supporre in altri sistemi etici, o su quale molla d'azione, sconosciuta all'utilitarismo, tali sistemi si basano per dare effetto alle loro obbligazioni? "
John Stuart Mill, L'utilitarismo, Traduzione di Mario Baccianini e Milojka Saule, SugarCo Edizioni (Collana Tasco n° 165), 1991; pp. 34-35.
Nota: L'opera ebbe origine da tre articoli pubblicati nel 1861 sulla rivista letteraria conservatrice londinese Fraser's Magazine, raccolti in volume (Utilitarianism) nel 1863.
6 notes · View notes
bicheco · 1 year
Text
Rispondete con abnegazione.
10 notes · View notes
ilmomentoingiusto · 10 months
Text
"Se vogliamo paragonare le costruzioni della mente a scale atte a elevarci verso ciò che è recondito, dobbiamo immaginarcele appoggiate non alle mura del castello della verità, bensì alla semplice immagine delle medesime scale riflessa nello specchio del nostro intelletto. E dunque, per quanta abnegazione possiamo mettere nell'arrampicarci e per quanto in alto possiamo spingerci, alla fine siamo ogni volta condannati ad andare a sbattere contro noi stessi, senza accostarci alla verità e senza neppure scostarcene. Quanto più lunghe saranno le nostre scale, tanto più si innalzeranno le mura, giacché lo stesso castello sorge solo quando appaiono coloro che ambiscono a espugnarlo, e quanto più intenso ne è il desiderio, tanto più esso si fa inespugnabile. Prima dell'attimo in cui iniziamo a cercare la verità essa nemmeno esiste. In questo consiste la verità."
3 notes · View notes