MYRNA LOY: THE PERFECT WIFE
Intelligenza, eleganza, sensualità, verve, anticonformismo e, ovviamente, tanto talento: tra le protagoniste del cinema della prima metà del secolo scorso non c’era attrice che non incarnasse almeno una di queste caratteristiche. Una, però, le ha incarnate tutte: quell’attrice era Myrna Loy.
Nata come interprete di film muti e poi successivamente transitata (non tutti ne furono capaci) a quelli sonori, i cosiddetti “talkies”, Myrna Loy ha preso parte a produzioni memorabili, raggiungendo un successo strepitoso soprattutto nel periodo tra la metà degli anni ‘3o e la fine degli anni ’40, quando diede vita al suo personaggio più amato da pubblico e critica, quello di Nora Charles nella saga de L’uomo ombra (addirittura parodiato nel film del 1976 Invito a cena con delitto, in cui dame Maggie Smith interpretava “Dora Charleston”).
Fu la donna che tutte le donne volevano diventare (il suo naso era il più richiesto ai chirurghi plastici). E la donna che tutti gli uomini volevano sposare. Per il regista John Ford era “l’unica brava ragazza di Hollywood”. Nel 1937, un sondaggio promosso dal giornalista Ed Sullivan la elesse “Regina di Hollywood” (il re era Clark Gable), mentre tutto il mondo ancora oggi la ricorda con l’epiteto di “moglie perfetta”. La verità è che nel corso della sua vita e della sua carriera Myrna Loy è stata così tante cose che, beh, vale proprio la pena spendere un po’ di tempo a parlare di lei.
Prima di tutto, Myrna fu un’attrice. E per citare l’incipt di Harry Potter e La Pietra Filosofale, grazie tante. Dalle recite improvvisate nello scantinato del ranch di famiglia fino all’Oscar onorario nel 1991 (nello stesso anno in cui fu assegnato anche a Sophia Loren) “in riconoscimento delle sue straordinarie qualità sia sullo schermo che fuori, con la [nostra] gratitudine per una vita intera di performance indelebili”, la sua filmografia è vastissima: ben 124 titoli (esclusi i lavori per la tv, tra cui l’episodio 2x01 del Tenente Colombo). Tra questi film, alcuni - lo vedremo - che hanno fatto la storia (tecnica) del cinema, contribuendo a plasmarlo in quello che conosciamo oggi.
(a proposito di Oscar: per poter recitare ne L’uomo ombra, Myrna dovette rinunciare al ruolo di co-protagonista nel film Accadde una notte, poi andato a Claudette Colbert, per il quale vinse la statuetta alla miglior attrice nel 1935. Myrna, che nel corso della sua carriera non vi sarebbe mai stata nominata - a torto, lasciatemelo dire - non rimpianse “l’occasione perduta”: considerava l’aver potuto interpretare Nora Charles un premio sufficiente)
Brillante nelle commedie, intensa nei ruoli drammatici, Myrna - che non prese mai nemmeno lezioni di recitazione - era l’attrice con cui tutti volevano lavorare. Clark Gable, William Powell, Cary Grant, Spencer Tracy… tutti amavano averla come co-protagonista perché, dotata della notevole capacità di saper adattare il suo stile di recitazione a quello dei suoi partner, sapeva mettere in luce i loro punti di forza. Il suo talento, insomma, faceva risaltare il loro.
Con Clark Gable, che sullo schermo era solito interpretare dei “duri”, sapeva essere dura a sua volta.
[Arditi dell’aria (1938)]
Con William Powell, istrionico interprete comico, era più giocosa ma istintivamente più misurata, come a volerlo controbilanciare, per tenere il film in equilibrio perfetto.
[L’uomo ombra (1934)]
Ma Myrna fu anche una cittadina del mondo: durante la seconda guerra mondiale mise in pausa la sua carriera per arruolarsi nella Croce Rossa, raccogliendo fondi per l’esercito e visitando i soldati negli ospedali; per via delle sue forti opinioni anti-naziste finì nella lista nera di Hitler (in Germania, prima ancora che nell’agosto del 1940 venisse censurata la totalità della produzione cinematografica statunitense, furono specificamente i suoi film a essere messi al bando); fu una fervente attivista politica (partecipò alle campagne elettorali di Adlai Stevenson nel 1956, il quale perse contro Eisenhower, e di John F. Kennedy nel 1960), e fu la prima star di Hollywood lavorare per le Nazioni Unite, in qualità di ambasciatrice UNESCO.
E fu anche la prima donna ad Hollywood a lottare per la parità salariale rispetto ai suoi colleghi uomini, una problematica (purtroppo) attuale oggi come allora.
Ma in che modo una persona riesce a diventare tanto un’attrice di successo, quanto una stimata rappresentante di una tra le più importanti organizzazioni internazionali? Dove sono da ricercarsi le origini di queste sue vocazioni, professionali e umane? La risposta è abbastanza semplice: a casa.
Background culturale e i primi passi ad Hollywood
Myrna Adele Williams nacque, il 2 agosto del 1905, in una famiglia in cui entrambi i genitori si interessavano di politica (suo padre venne anche eletto nella legislatura del Montana), e crebbe con la consapevolezza dell’importanza di una vita vissuta all’insegna della partecipazione al processo democratico.
E sua madre le trasmise l’amore per l’arte: danza, recitazione, musica (entrambe suonavano il pianoforte). Non solo, era anche una persona di notevole apertura mentale - giova ricordare che siamo nei primi anni del Novecento: ad esempio, non era per lei un problema che nel vicinato abitassero anche famiglie di colore (all’epoca c’era una rigidissima quanto disumana separazione tra bianchi e neri). È evidente come, insomma, l’ambiente familiare, il background culturale in cui è nata e cresciuta abbia modellato il carattere di una persona che in futuro sarebbe diventata tanto una diva di Hollywood quanto un’attivista politica che ebbe sempre a cuore la lotta contro le discriminazioni. Fece scalpore, agli inizi degli anni ’30, una sua dichiarazione in cui si domandava “perché un nero in un film deve sempre interpretare un servo? Perché non far vedere una persona di colore che sale le scale di un tribunale con in mano una ventiquattrore?” Più di trent’anni dopo, Sidney Poitier avrebbe interpretato, in Indovina chi viene a cena?, uno stimato medico. Ecco, quando si dice essere in anticipo sui tempi.
Il primo punto di svolta nella vita di Myrna si ebbe nel 1918, quando l’influenza spagnola raggiunse anche la piccola cittadina di Helena, nel Montana. La contrassero prima sua madre e suo fratello, e poi lei stessa. E quando i tre furono guariti, fu invece la volta di suo padre, che però non sopravvisse. Si calcola che nel mondo, nel biennio 1918-1920, il morbo uccise all’incirca cinquanta milioni di persone.
In quanto figlia maggiore, suo padre lasciò a Myrna il compito di prendersi cura della famiglia nel caso lui fosse morto (glielo fece promettere dopo aver deciso di arruolarsi nell’esercito, ma si ammalò prima di poterlo fare). Il fatto è che all’epoca Myrna aveva appena compiuto soltanto tredici anni. Accettò il ruolo affidatole dal padre, ma per tutta la vita lo considerò come un fardello, una responsabilità troppo grande con cui gravare le spalle di una bambina (leggendo la sua autobiografia, Being And Becoming, questa sorta di risentimento nei confronti del padre emerge chiaramente in più di un’occasione).
Proprio per potersi prendere cura della famiglia, a diciotto anni lasciò la scuola senza diplomarsi per poter lavorare, perché a casa servivano soldi, e riuscendo a guadagnare qualcosa insegnando danza ai bambini.
[Nel 1922, quando ancora era una studentessa alla Venice High School di Venice, California, Myrna, insieme ad altri studenti, posò come modella per la statua “Fountain of Education, dello scultore Harry F. Winebrenner. Nel 2000 la statua venne rimossa e nel 2010 sostituita da una nuova versione, in bronzo e della sola figura di Myrna, ad opera di Ernest Shelton. La statua è visibile anche in qualche scena di Grease]
Nonostante le difficoltà familiari, infatti, l’arte è sempre stata una costante fondamentale nella sua vita. Sua madre amava circondarsi di amici dal temperamento artistico, e non mancavano mai i biglietti per la filarmonica. A teatro, Myrna ha potuto assistere alle esibizioni di artisti del calibro di Eleonora Duse, Beniamino Gigli, Anna Pavlova.
In seguito, trasferitasi con la famiglia in California, si unì al corpo di ballo del Grauman’s Egyptian Theater di Los Angeles, danzando negli spettacoli che fungevano da introduzione alle pellicole che sarebbero state proiettate. Un fotografo, poi, portò alcuni scatti delle ballerine all’attenzione di Rodolfo Valentino, il divo per eccellenza del cinema muto, e di sua moglie Natacha Rambova. Sebbene non ottenne alcuna parte per il film che Valentino doveva iniziare a girare, era chiaro che ad un certo punto il destino di Myrna fosse quello di fare il salto dal palco allo schermo.
Convinta dai produttori a cambiare il cognome in “Loy”, Myrna iniziò ad essere scritturata come comparsa in decine di film, e via via iniziarono a venirle affidati ruoli di maggior rilievo, sebbene, fondamentalmente, sempre dello stesso tipo: quello della femme fatale, della vamp, della seduttrice senza scrupoli (la qual cosa è decisamente ironica, se pensiamo al fatto che in seguito divenne la “moglie perfetta”).
Un’irlandese dal fascino esotico
In particolare, poiché non era la classica bellezza occidentale per via del taglio degli occhi un po’ a mandorla, che le conferiva un allure vagamente orientale (come orientale - thailandese nello specifico - era anche il cognome “Loy”), durante la gavetta si specializzò nell’interpretare personaggi esotici (lei che in realtà era di origini irlandesi - con tanto di capelli rossi e lentiggini - e svedesi): cinesi, indiani, egiziani, mediorientali, latini.
[I Simpson, ep. 27x09 “Barthood”]
All’epoca, peraltro (parliamo degli anni ’20 e ’30), era la norma scritturare attori occidentali - a prescindere dal loro fascino più o meno orientale - per interpretare personaggi di un’etnia diversa.
[Insieme a Irene Dunne in una scena del film Thirteen women (1932). Curiosità: a causa dei pesanti tagli alla pellicola, nella versione finale compaiono in realtà solo undici donne anziché le tredici del titolo. In buona parte tagliate anche le scene di Peg Entwistle, in quello che fu il suo primo e unico film: il 16 settembre 1932, a soli ventiquattro anni, si suicidò gettandosi dalla “H” della scritta celeberrima scritta “Hollywood” (che all’epoca si chiamava ancora “Hollywoodland”), che sovrasta Los Angeles]
Anzi, poteva addirittura capitare che attori occidentali venissero preferiti ad attori orientali per i ruoli da protagonisti. In The crimson city, in effetti, la parte principale - una ragazza cinese - andò a Myrna, e in una delle parti secondarie venne scritturata Anna May Wong, che cinese lo era davvero.
Una vera e propria rivoluzione nel mondo del cinema: l’avvento del sonoro
Prima di arrivare a L’uomo ombra, e alla celebrità senza tempo che il ruolo di Nora le avrebbe regalato, Myrna aveva ancora parecchia strada da fare. Continuava a macinare film su film, ma quasi sempre collezionando piccoli ruoli - in molti casi non fu che una semplice comparsa. Tuttavia, un paio di quei film hanno fatto la storia del cinema, perlomeno in senso “tecnico”:
Uno di questi è Don Giovanni e Lucrezia Borgia, film muto con John Barrymore del 1926, che fu il primo ad avere la colonna sonora sincronizzata. Prima di allora, infatti, l’accompagnamento musicale dei film era eseguito dal vivo da un pianista. In Don Giovanni e Lucrezia Borgia la musica era già nel film.
L’altro è Il cantante di jazz, del 1927, che è universalmente noto come il film che segnò l’avvento del cinema parlato. In realtà si tratta ancora di un film muto, e i dialoghi non durano che un minuto e mezzo circa in totale (una battuta però è profetica e memorabile: “aspettate, non avete ancora sentito niente”), ma ora il cinema era ufficialmente entrato in una nuova e magica era.
Tuttavia, per moltissimi interpreti del cinema muto, divi e no, la transizione al sonoro fu assolutamente devastante, perché fondamentalmente si stravolgeva tutto ciò che prima era stato, in termini di recitazione. Ora, infatti, con la possibilità per gli attori di esprimere le emozioni del personaggio anche attraverso la voce, non si rendeva più necessaria quella tendenza dei film muti a caricare tantissimo la gestualità, enfatizzandola e rendendola plateale, al fine di rendere quelle emozioni il più possibile comprensibili allo spettatore (era un modo, insomma, per compensare l’impossibilità di utilizzare uno degli strumenti fondamentali nel bagaglio di un attore, la voce).
(ora, io lo so che vi è venuta in mente una scena a caso di un film a caso di Charlie Chaplin, in cui sembra che corra velocissimo: ecco, non c’entra nulla col discorso della gestualità enfatizzata. Prima che - all’inizio degli anni ’30 - ci si attestasse sullo standard di 24 fotogrammi al secondo (fps), infatti, i film venivano girati a 16-18 fps: se li si guarda con un proiettore (o un televisore) impostato a 16-18 fps, il problema non si pone, e i movimenti appaiono naturali. Ma poiché i nostri televisori e i proiettori dei cinema sono tarati sui 24 fps ecco che, nel guardare un film girato con un rapporto più basso, i movimenti ci appaiono velocizzati)
Molti di quegli attori, però, scoprirono di non avere una voce adeguata al cinema sonoro: poteva essere il timbro, troppo acuto, o la mancanza di dizione. Il risultato fu un notevole ricambio generazionale: quelli che non risultarono adatti al nuovo cinema sparirono progressivamente dalle scene, e solo pochi riuscirono a fare il salto nel nuovo mondo: tra questi, Myrna Loy.
Con un timbro di voce particolarissimo e molto musicale e un’eleganza innata, Myrna si avviava a conquistare il grande schermo.
I gangster tra cinema e realtà: John Dillinger, il nemico pubblico n. 1
Con il passaggio dai ruggenti anni Venti ai turbolenti anni Trenta, Myrna iniziò a farsi notare in una serie di film e ruoli interessanti, come quello della simpatica contessa Valentine in Amami stanotte (1932), che aveva un solo pensiero in testa, gli uomini.
Ormai era diventata una leading lady: stava pian piano abbandonando i ruoli secondari in favore di quelli da protagonista o co-protagonista, al fianco di interpreti come Leslie Howard in The animal kingdom (1932) o Cary Grant in Volo di notte (1933).
Ma il vero punto di svolta nella sua carriera fu Le due strade (1934), al fianco di Clark Gable e di William Powell. Con Powell avrebbe poi girato altri tredici film (di cui sei della saga de L’uomo ombra), diventando così una delle coppie (cinematografiche) più amate ed affiatate del grande schermo.
[Il primo incontro non solo tra i personaggi interpretati da Myrna Loy e William Powell, ma tra gli stessi attori: i due infatti si sono conosciuti proprio in questo frangente, durante una prova della scena. Ne nacque un sodalizio professionale durato tredici anni (girarono insieme per l’ultima volta nel 1947), e un’amicizia ancora più lunga, terminata solo con la morte di lui nel 1984]
Le due strade è una storia di gangster. L’aneddoto interessante è come questo film si sia indissolubilmente legato alla storia di un vero gangster, John Dillinger.
Nemico pubblico n. 1, John Dillinger fu un rapinatore di banche attivo nel periodo tra 1931 e il 1934, quando morì in un agguato dell’FBI uscendo da un cinema di Chicago. Pare che Myrna fosse l’attrice preferita di Dillinger, e questi, nonostante fosse ricercato, decise comunque di recarsi a vedere il film. Nella sua autobiografia, l’attrice scrisse: “Gli agenti dell’FBI gli spararono fuori dal Biograph Theater a Chicago, dopo che ebbe visto il film. Pare che fosse un mio fan, e che uscì dal suo nascondiglio per vedermi. Personalmente, credo che fosse più il tema della pellicola ad averlo attratto, e non il mio fascino, ma comunque mi sono sempre sentita un po’ in colpa per questo. L’hanno crivellato di colpi, quel poveretto”.
[Sempre elegante nei suoi abiti di sartoria e dai modi estremamente affascinanti, la gente comune vedeva John Dillinger come una sorta di Robin Hood dell’era moderna, in quanto i suoi obiettivi erano solo “i ricchi”, cioè le banche (mi viene difficile immaginare che meno abbienti depositassero lì loro risparmi, anziché nasconderli sotto al materasso). Si dice anche che avesse l’abitudine di bruciare i libri contabili contenenti debiti ed ipoteche, con grande riconoscenza di chi versava in ristrettezze economiche. Tutto ciò contribuì - siamo negli anni della grande depressione - ad una visione romantica dei gangster di quel periodo]
Il sesso e la morale cattolica nella società americana e nel cinema: la censura operata dal Codice Hays
La peculiarità di Myrna in quanto attrice, cosa che per i biografi e gli storici del cinema (e anche per i miseri blogger come la sottoscritta) costituisce un interessante motivo di ricerca e di approfondimento, è stata quella di aver lavorato a cavallo di un importante spartiacque nella storia della settima arte, il “Motion Picture Production Code”, altrimenti noto come Codice Hays, dal nome di William H. Hays, che dal 1922 al 1945 fu il presidente della Motion Picture Producers and Distributors of America. Fu tuttavia Jospeh Breen - dalla rigida educazione cattolica - la persona scelta per farlo rispettare e vigilare sulla sua effettiva applicazione.
Approvato nel 1930 ed entrato in vigore nel 1934, il Codice regolamentava tutta la produzione cinematografica, e stabiliva cosa fosse o non fosse opportuno - in termini di morale e di decenza - mostrare al pubblico, e come. Questo perché anche quello che riceveva luce verde andava strettamente controllato: per fare un esempio, “I baci in numero eccessivo e lascivi, gli abbracci lascivi, posture e gesti allusivi non devono essere mostrati” (Codice Hays, Sezione II, punto 2, lettera b).
[Due kolossal a confronto: da un lato, un bacio tra Rhett e Scarlett in Via col vento (1939), dall’altro uno tra Jack e Rose in Titanic (1997)]
Vi siete mai domandati perché mai nei vecchi film (il codice Hays sarebbe rimasto vigente fino al 1967) le coppie sposate dormono in letti separati? Esatto, perché i censori avrebbero trovato sconvenienti le implicazioni che derivavano dal mostrare un letto matrimoniale. Nella serie di film di maggior successo di Myrna, cioè la saga de L’uomo ombra, i protagonisti - Nick e Nora - sono una coppia sposata affiatatissima e innamoratissima, l’archetipo di ogni coppia nei film romantici ancora oggi: eppure, anche loro si davano la buona notte da due letti singoli, rigorosamente separati da un comodino.
Breen aveva il pieno appoggio della comunità cattolica. E le autorità cattoliche americane istituirono quindi, nel 1933, un’organizzazione, la National Legion of Decency, il cui compito era passare al vaglio film e copioni al fine di individuare (e reprimere) i contenuti contrari alla morale. Addirittura l’arcivescovo di Filadelfia, parlando ai fedeli dal pulpito, proibì loro di andare al cinema in assoluto: sarebbe stato peccato mortale.
Myrna, avendo mosso i suoi primi passi nel cinema nel decennio precedente all’entrata in vigore del Codice, poté dunque sperimentare il "prima" e "il dopo". Suoi film come The animal kingdom (1932), Una notte al Cairo (1933) e Il caso dell'avvocato Durant (1933) costituiscono tre esempi perfetti del "prima".
In The animal kingdom Myrna è Cecelia, una moglie manipolatrice che usa il sesso e la seduzione per tenere in scacco il marito (in una scena molto significativa la vediamo chiudere il marito fuori dalla camera da letto, fino a che non avesse acconsentito a fare quello che diceva lei in merito a delle questioni lavorative). Alla fine del film il marito comprende il reale carattere della persona che ha sposato e torna dal vero amore della sua vita, ma non prima di aver compilato un assegno per Cecelia, come fosse una prostituta e non la moglie. Alla faccia della santità del matrimonio che due anni dopo il Codice Hays si sarebbe tanto sollecitamente ed esplicitamente preoccupato di difendere.
Se The animal kingdom gioca molto sulle suggestioni, Una notte al Cairo è ben più diretto. Un anno dopo non sarebbe stato possibile nemmeno immaginare un film del genere, figuriamoci girarlo e distribuirlo. Cominciato come una commedia romantica (io c’ero decisamente cascata, per poi arrivare alla fine del film decisamente disgustata), quasi subito vira drasticamente verso toni assai differenti: il protagonista maschile, invaghitosi del personaggio di Myrna e assolutamente non intenzionato ad accettare un “no” come risposta, oltre ad una serie di atti persecutori nei suoi confronti, ad un certo punto lo rapisce e lo stupra. Ora, in realtà la violenza non ci viene mostrata in quanto la scena “stacca”, si interrompe prima, ma quello che sta per succedere è assolutamente inequivocabile.
[Questo intenso primo piano ha luogo nella scena immediatamente successiva allo “stacco” di cui sopra, e non lascia certo adito a dubbi o ad altre interpretazioni]
[Una notte al Cairo avrebbe incontrato la disapprovazione dei censori non solo per le tematiche trattate - e il modo in cui sono state trattate, pesante perfino per gli standard attuali - ma anche per una scena come questa, di “nudo”, pur trattandosi più che altro di un “vedo e non vedo”. Recita infatti la Sezione VI del Codice, al punto 1, che “La nudità completa non è mai consentita. Ciò include la nudità effettiva o in silhouette, o qualsiasi licenzioso riferimento ad essa da parte di altri personaggi”]
Il caso dell'avvocato Durant è invece elegantemente implicito, ma comunque impossibile da fraintendere. Il personaggio interpretato da Myrna è infatti (evidentemente) una escort, e sebbene nessuno lo dica mai espressamente, gli sceneggiatori non fanno certo nulla per nasconderlo.
In effetti, Il caso dell'avvocato Durant, che risale ad appena un anno prima del Codice, può anche essere considerato - proprio perché tanto implicito quanto comunque lampante - un segno dei tempi che stavano cambiando, sia dal punto di vista della censura, sia di quello degli escamotage adottati per aggirarla. Questo perché sebbene le nuove regole della produzione cinematografica abbiano pesantemente inciso sulla libera espressione artistica, hanno anche, se vogliamo, inconsapevolmente avuto effetti positivi. Registi e sceneggiatori, infatti, dovendo ora operare all'interno di rigide regole morali, si fecero più "furbi" e più creativi: le storie e gli elementi che verosimilmente avrebbero "corrotto" la moralità degli spettatori venivano raccontate ugualmente, ma in maniera più sottile, più arguta. Insomma. come dice il vecchio adagio, "fatta la legge, trovato l'inganno".
Nel 1967, infine, il Codice Hays venne sostituito da un diverso sistema di classificazione delle pellicole, il Motion Picture Association of America’s film-rating system, con le indicazioni che siamo abituati a conoscere attualmente: G (General Audiences: film adatti a qualsiasi tipo di pubblico), PG (Parental Guidance Suggested: film per cui è suggerita la presenza dei genitori), PG-13 (Parentes Strongly Cautioned: film non adatto ai minori di 13 anni), R (Restricted: film non adatti ai minori di 17 anni), NC-17 (Adults Only: film vietati ai minori di 18 anni).
Myrna Loy & William Powell, la coppia più amata di Hollywood
"Perfino i miei amici non perdono occasione di dirmi che la cosa più intelligente che abbia mai fatto fu quella di sposare Myrna Loy sullo schermo" - William Powell
Dalla nascita del cinema fino alla prima metà degli anni '30, sullo schermo il matrimonio era soltanto due cose: o la trappola da cui tirarsi fuori, o il lieto fine a cui aspirare, il punto di arrivo della storia. Nel secondo caso, i film ci lasciavano immaginare che i personaggi avrebbero inequivocabilmente vissuto "per sempre felici e contenti", ma senza mai farcelo vedere. In effetti, introdurre fin dall’inizio di un film una coppia sposata era considerato un rischio dai produttori: il pubblico voleva vedere intrighi e colpi di scena (anche se, stando al Codice - Sezione II, n. 1 - “l’adulterio e il sesso illecito, a volte necessari per la trama, non devono essere trattati esplicitamente e o presentati in modo attraente”) e l'idea di rappresentare un matrimonio suonava... decisamente noiosa.
L'uomo ombra, film del 1934 tratto dal romanzo di Dashiel Hammet, opera in questo senso una vera e propria rivoluzione. Tra battute, punzecchiamenti, Asta il wire fox terrier, fiumi di alcool (era da poco cessato il proibizionismo), indagini per omicidio ed ex-galeotti, Nick e Nora Charles dimostrano infatti che non solo può esserci vita all'interno del matrimonio, ma come questa possa essere pure terribilmente divertente.
- Signora, temo che dovrò portare via il cane.
- Oh, va bene, va bene, è tutto a posto: il cane è mio, e mia moglie è mia.
- Avresti potuto nominarmi per prima.
Nick è un ex poliziotto, ritiratosi dalla professione dopo aver sposato Nora, una ricca ereditiera. Sebbene si occupi ora soltanto di gestire le aziende di famiglia, non può fare a meno di indagare sui diversi casi di omicidio di cui viene a conoscenza, soprattutto spinto dalla curiosità della moglie.
Ora, Nora è un personaggio davvero non convenzionale, specie per l'epoca. Ad esempio, cosa decisamente non trascurabile, è economicamente indipendente. I Charles viaggiano, danno feste eleganti e alloggiano in alberghi di lusso, e i soldi per pagare tutti questi svaghi sono quelli di Nora. Questa circostanza costituisce una gag ricorrente all'interno della serie,
- Quel delitto mi sembra interessante, perché non te ne occupi?
- Non ho tempo, devo evitare che tu perda quel denaro per cui ti ho sposato.
- Va bene, va pure, va! Che mi importa. Ma non è bello avermi portata fino a New York per rendermi vedova!
- Non resterai vedova a lungo.
- Ci puoi scommettere!
- Con tutti i soldi che hai...
la quale a sua volta diventa la misura del rapporto tra i due coniugi: fondamentalmente, è un rapporto pienamente paritario. Si possono dire tutto, possono scherzare tra loro e punzecchiarsi costantemente (perché è evidente che il loro non sia un matrimonio di convenienza o di mere ragioni economiche, checché ne dica Nick), senza che nessuno si imponga sull'altro. Dico "fondamentalmente" perché in effetti qualche squilibrio c'è: Nick, per esempio, regge l'alcol molto meglio di Nora… Va bene, volendo essere più concreti, lo squilibrio risiede più che altro nel fatto che, essendo i film de L'uomo ombra dei film gialli, è ovvio che Nick, essendo un abile detective, abbia un risalto diverso e forse leggermente maggiore.
Ma i personaggi di Nick e Nora non fecero presa sul pubblico solo per gli scanzonati atteggiamenti di lui e la pungente ironia di lei, ma anche e soprattutto per i loro interpreti: la chimica tra i due infatti è più che evidente, e l'incredibile affiatamento tra i due attori (che divennero molto amici nella vita) contribuì a rendere Nick e Nora personaggi memorabili.
(c'è da dire, peraltro, che se il casting di William Powell - che già in passato aveva interpretato dei detective - nel ruolo di Nick ebbe subito luce verde da parte di Louis B. Mayer, capo della MGM, diversamente andò per Myrna: Mayer riteneva che, nascendo come vamp, non fosse adatta per il ruolo. Tra lui e W. S. Van Dyke, il regista, che invece la voleva fortemente, nacque in merito un'accesa discussione. Alla fine, Mayer acconsentì a scritturare Myrna, a condizione che l'attrice terminasse le riprese per L'uomo ombra in tempo per iniziare a girare Gli amori di una spia, tre settimane più tardi. L'uomo ombra venne completato al tempo record di sedici giorni e sarebbe diventato un vero e proprio cult)
In effetti, William Powell e Myrna Loy erano così in sintonia che la gente iniziò a credere che i due fossero sposati sul serio. Al riguardo, c'è un aneddoto molto carino che li vede coinvolti.
Le riprese in esterni di Dopo l'uomo ombra si svolgevano in California, così Myrna, William e Jean Harlow si recarono in treno a San Francisco. Ora, Jean Harlow non era nel film ma lei e William Powell stavano insieme (sebbene segretamente, non volevano le attenzioni della stampa). L'hotel, però, fece un po' di confusione con le prenotazioni: dando per scontato che Myrna e William fossero sposati, riservò a loro la camera matrimoniale. Caso volle che ogni altra stanza fosse già occupata, tranne per una piccola a piano terra. E non vi fu altra soluzione se non ficcarci lì William, da solo.
[Myrna Loy, William Powell, Jean Harlow e Spencer Tracy in una scena del film La donna del giorno (1936). Appena un anno dopo, Jean Harlow sarebbe morta di nefrite acuta a soli ventisei anni]
La premiata ditta Powell-Loy girò la ragguardevole cifra di 14 film, più di quanto ne abbiano girati insieme Fred Astaire e Ginger Rogers (che si sono fermati a quota 10), e Katharine Hepburn e Spencer Tracy, che erano una coppia anche nella vita reale (9).
[Un collage di locandine di tutti i 14 film. Iniziata nel 1934 con Le due strade, la loro collaborazione professionale sarebbe terminata nel 1947 con Il canto dell’uomo ombra, il sesto e ultimo film della saga]
In realtà, sarebbe più corretto dire 13 + 1: in The senator was indiscreet, infatti, Myrna fa solo un cameo. La moglie del senatore del titolo, nominata nel corso di tutto il film, non viene mai mostrata se non proprio nella scena finale. Ma anche se solo per un minuto e un battuta, chi altri se non Myrna Loy avrebbe potuto essere scelta per interpretare la moglie di William Powell?
La moglie perfetta. O quasi
Da esotica seduttrice a fedele consorte: Myrna non fece in tempo a scrollarsi di dosso un'etichetta che subito gliene cucirono addosso un'altra (e, ironicamente, di significato opposto).
L'appellativo di perfect wife non si riferiva soltanto all'arguta ed elegante Nora Charles, ma anche a Milly Stephenson, che con amore e pazienza aiuta il marito, tornato dalla guerra, a reinserirsi nella società civile ne I migliori anni della nostra vita (1946).
[Insieme a Fredric March in una scena del film. Bellissima pellicola che racconta le difficoltà di tre soldati a riprendere la vita di tutti i giorni, I migliori anni della nostra vita conquistò ben nove premi Oscar, tra cui quello per miglior film e miglior attore protagonista. Myrna considerava la sua interpretazione di Milly la migliore di tutta la sua carriera, e quel film il suo più importante]
Ovunque nascevano fan club chiamati "Men Must Marry Myrna". Secondo l'attore James Stewart "dovrebbe esserci una legge contro qualunque uomo che non voglia sposare Myrna Loy". E in effetti, in un articolo del Morning Herald del 17 ottobre 1936 si calcolava che il 38% delle lettere che Myrna riceveva dai fan contenesse inviti a cena e proposte di matrimonio.
Ma le felici vicende coniugali sullo schermo non coincisero mai con quelle della vita vera: "la moglie perfetta" si sposò quattro volte, e quattro volte divorziò. Il primo matrimonio risale al 1936, col produttore Arthur Hornblow Jr, e terminò nel 1942. In quello stesso anno sposò l'imprenditore John Hertz, salvo poi lasciarsi due anni più tardi. Dal 1946 al 1950 fu sposata col produttore e sceneggiatore Gene Markey (ex marito di Hedy Lamarr) ed infine, tra il 1951 e il 1969 con il delegato UNESCO Howland Sargeant.
Ognuna di queste unioni ha avuto la sua bella dose di alti e bassi. Ad esempio, Hornblow non amava il fatto che Myrna avesse una carriera, carriera a cui lei giustamente non aveva alcuna intenzione di rinunciare per dedicarsi esclusivamente alla cura della casa e della famiglia (“Sarei terrorizzata all’idea di abbandonare il lavoro. Non conosco nient’altro… proprio non mi vedo a giocare costantemente a bridge”).
Ma è senza dubbio la seconda quella decisamente più problematica. John Hertz era soggetto a repentini cambi di umore, era possessivo, indulgeva eccessivamente nell'alcol, e in più di un'occasione rivelò un temperamento violento, arrivando a procurare a Myrna dei lividi, tra cui un occhio nero. Una volta, Myrna ricorda nella sua autobiografia, le scagliò addosso una scultura di Rodin. E poi aggiunge, con una battuta degna di Nora Charles, che "anche nei suoi momenti peggiori, John ha sempre avuto buon gusto".
E per quanto riguarda i figli, non ne ebbe mai, ma instaurò un bellissimo rapporto con John Terry Hornblow, il figliastro. In effetti, di Arthur rimase incinta quando lui era ancora sposato con un'altra pur essendo di fatto separati, così Myrna decise di abortire e nella sua autobiografia liquida la questione con un laconico "evitai di restare incinta di nuovo". In realtà, spiegò Terry alla biografa Emily Leider, autrice di The Only Good Girl In Hollywood, Myrna divenne sterile a causa di un'infezione contratta durante l'operazione.
[Se da una parte Terry riempì il vuoto di Myrna di non aver mai avuto figli suoi, dall'altra Myrna sopperì alla mancanza di affetto paterno nei confronti di Terry. Arthur, infatti, sebbene economicamente non gli facesse mancare nulla, ad esempio pagando le costose rette scolastiche (Terry frequentò medicina e divenne neurologo), non aveva alcun interesse ad instaurare con lui qualsivoglia legame affettivo]
Lo sciopero per l'uguaglianza salariale
Nel corso della sua carriera, Myrna Loy ha interpretato i ruoli più disparati: è stata la seduttrice e la moglie affezionata, la cattiva e l'eroina, e poi ancora l'ereditiera, la truffatrice, la donna in carriera, la spia, la escort, la pupa del gangster, l'aviatrice, il giudice, la madre alcolizzata di nientemeno che Paul Newman. Quello che non è mai stata? La damigella in pericolo. Cioè non ha mai interpretato personaggi che non avessero un certo livello di intelligenza, di abilità, o che non sapessero stare al mondo senza qualcuno - magari un uomo - che dicesse loro cosa dovessero fare.
[A proposito di aviatrici: qui Myrna con Cary Grant e Amelia Earhart, che fece da consulente per il film Ali nel buio (1935)]
Innegabilmente, in questi personaggi c'era qualcosa di Myrna stessa: lei che con i soldi che guadagnava manteneva madre e fratello dopo la morte del padre, e che aveva le idee perfettamente chiare sui suoi diritti di donna lavoratrice.
Alla fine degli anni '30, Myrna Loy era l'attrice di maggior successo nella scuderia MGM. E la coppia Powell-Loy si era rivelata una vera e propria miniera d'oro per lo studio. I vari Uomo ombra e gli altri film che giravano insieme incassavano regolarmente cifre stratosferiche al botteghino. E il marketing li pubblicizzava come un duo (come potevano essere, che so, Stanlio e Ollio: era impossibile pensarli separati). Soltanto, lei guadagnava - a parità di lavoro - la metà di quanto guadagnasse Powell. La MGM puntualmente respingeva le sue richieste di parificare i due stipendi (la cifra che chiedeva - 1500 dollari per settimana di lavorazione - era comunque una frazione dei profitti che lei procurava allo studio). Così decise di andarsene. O, meglio, di scioperare (il contratto firmato con la MGM nel 1931 la legava infatti per altri tre anni). Fondamentalmente, fu la prima persona ad Hollywood a sollevare la questione della parità salariale (una ventina di anni dopo anche Marilyn Monroe se ne sarebbe lamentata - potete leggerlo qui) e, soprattutto, a fare qualcosa al riguardo. Quando tornò a lavorare, dopo aver raggiunto con la MGM un nuovo e più equo accordo economico, era assente dal grande schermo da ben nove mesi.
La censura di Hitler e la "partecipazione" di Myrna alla seconda guerra mondiale
Sempre sul finire degli anni '30, in Europa iniziavano a soffiare venti di guerra. Nel settembre del 1938, con la Conferenza di Monaco, Hitler ottenne l'annessione allo Stato tedesco di parte del territorio della Cecoslovacchia, i Sudeti. Dare seguito alle sue rivendicazioni era, almeno nelle intenzioni di Francia e Regno Unito, un modo per rabbonirlo. In realtà si stava facendo un ulteriore e decisivo passo verso il secondo conflitto mondiale.
Myrna, che aveva letto il Mein Kampf ed era convinta che Hitler avesse tutta l'intenzione di realizzare quanto scritto nel suo libro, seguì con preoccupazione l'evolversi della questione cecoslovacca. Dopo aver ascoltato il messaggio radio che annunciava l'annessione e profetizzava la guerra di Jan Masaryk, primo ministro cecoslovacco costretto all'esilio a Londra, Myrna gli inviò un telegramma per esprimergli la sua solidarietà. Telegramma che innescò una serie di eventi interessanti. Per prima cosa, permise a lei e Masaryk di diventare amici (e tali restarono fino alla controversa morte di lui: classificato ufficialmente come suicidio, probabilmente si trattò di un omicidio politico da parte del regime sovietico); per seconda cosa, condusse alla completa messa al bando di tutti i suoi film in Germania. Il telegramma, così come il suo supporto per i tentativi di boicottaggio della Germania nazista e le sue esplicite prese di posizione a favore degli ebrei, arrivò infatti alle orecchie del Führer, che quindi la fece inserire nella sua "lista nera". Myrna Loy era diventata, per così dire, persona non gradita al Reich.
Nel 1940, ancora prima che gli Stati Uniti entrassero in guerra, Hollywood iniziò una raccolta fondi per sovvenzionare gli sforzi franco-britannici contro i tedeschi. Oltre a Myrna, a vendere noccioline e sigarette c'erano attori del calibro di Claudette Colbert, Laurence Olivier, Cary Grant e Rosalind Russell.
Per i successivi due anni Myrna continuò a partecipare a raccolte fondi per sovvenzionare la lotta contro i nazisti, fino a quando la Croce Rossa non le chiese di ideare un programma di intrattenimento per i feriti negli ospedali. Divenne così Assistant to the Director of Military and Naval Welfare of the American Red Cross in the North Atlantic Area, una sorta di ufficiale di collegamento tra le agenzie che mandavano gli artisti negli ospedali, e l'esercito. Organizzò le visite di artisti come Frank Sinatra e Betty Grable, la pin-up per antonomasia.
[Allo scoppio della guerra Myrna era all’apice del successo, ma arruolandosi nella Croce Rossa mise bene in chiaro quali fossero le sue priorità in quel momento: per circa tre anni, quindi, si dedicò allo sforzo bellico e in quel periodo girò un unico film, L’uomo ombra torna a casa, uscito nel 1945]
Ora, con la seconda guerra mondiale, il mondo assistette per la prima volta all'utilizzo di armi atomiche. Per quanto incredibile possa sembrare, Myrna ebbe un "ruolo" anche nel Progetto Manhattan, cioè il programma di ricerca e sviluppo che condusse alla creazione delle bombe che distrussero Hiroshima e Nagasaki. Durante la guerra, infatti, i materiali di una certa importanza per la ricerca venivano indicati con dei nomi in codice: per l'uranio "Tuballoy", per l'uranio 235 "Oralloy", e per il torio… "Myrnaloy".
L'attivismo politico…
Quando, in un'intervista per il programma Day At Night, le chiesero se gli attori debbano assumere un ruolo attivo in politica, la risposta di Myrna fu un fermo "Yes". Purché, aggiunse, "sappiano di cosa stanno parlando", trattandosi di "una grande responsabilità". Da parte sua, convintamente democratica (come la madre, mentre suo padre fu un repubblicano), Myrna era in effetti sempre in prima fila quando si trattava di difendere la libertà di parola o di lottare contro le discriminazioni. Fu l'attore e regista Burt Reynolds a dire che Myrna Loy era sì una ragazza di Hollywood, ma sapeva guardare oltre i suoi stessi confini, aveva lo sguardo rivolto al mondo.
Quando la Commissione per le attività anti-americane si scagliò, in una vera e propria caccia alle streghe, contro la (vera o presunta) propaganda comunista, a Hollywood come ovunque negli Stati Uniti, ostracizzando e privando del lavoro chiunque fosse sospettato di avere legami o anche semplicemente simpatie nei confronti dei “rossi”, Myrna, insieme allo sceneggiatore Philip Dunne e ai registi John Huston e William Wyler, fondò nel 1947 il Comitato per il primo emendamento (Comittee for the First Amendment). Scopo del Comitato era la difesa del diritto - costituzionalmente garantito a ogni cittadino - di poter esercitare liberamente la propria religione, di non vedersi limitata la libertà di parola e di stampa, e di riunirsi pacificamente in assemblea. Tra gli altri, il comitato vantava membri del calibro dei coniugi Humphrey Bogart e Lauren Bacall, Bette Davis, Katharine Hepburn, Groucho Marx, Gene Kelly, Frank Sinatra e Billy Wilder.
Nel 1956 appoggiò il candidato democratico alle elezioni presidenziali Adlai Stevenson, assumendo un ruolo attivo all’interno della campagna elettorale, parlando pubblicamente alle manifestazioni e ai raduni e aiutando ad organizzarli. Lo stesso fece nel 1960 per John Fitzgerald Kennedy, il quale poi venne eletto.
[Amicizie presidenziali: Myrna insieme alla first lady Eleanor Roosevelt, moglie di Franklin Delano - che di Myrna era un grande fan. Attivista per i diritti civili e umani, Eleanor giocò un ruolo di primo piano nella nascita delle Nazioni Unite e nella redazione della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Insieme a Myrna, di cui divenne amica, lavorò a molti progetti in sede ONU]
E durante l’amministrazione Kennedy Myrna venne inoltre nominata co-presidente dell’Advisory Council of the National Committee Againist Discrimination in Housing (NCDH), un’organizzazione non-profit che affrontava la problematica della discriminazione in tema di alloggi e case popolari, discriminazione che peraltro aveva conseguenze anche dal punto di vista economico. Ebbe infatti a dire Myrna nell’intervista al programma Day At Night che “nella città di New York molte delle fabbriche si sono spostate in periferia e la ragione per cui molte persone… C’è una così grande disperazione in alcune aree della città perché queste persone non hanno un lavoro e nemmeno possono andare al lavoro, perché non riescono ad ottenere degli alloggi. [I padroni di casa] non li vogliono se sono di colore o se sono poveri”.
… e l’impegno a favore delle Nazioni Unite
L’Organizzazione della Nazioni Unite (ONU) è un’organizzazione internazionale - probabilmente la più celebre - fondata nel 1945, al termine della Seconda guerra mondiale, in sostituzione dell’inefficace Società delle Nazioni, anch’essa un’unione sovranazionale di Stati e dagli scopi similari. In linea di massima, fini e principi delle Nazioni Unite sono quelli di mantenere la pace e la sicurezza internazionale, favorire la soluzione pacifica delle controversie internazionali e promuovere ed incoraggiare il rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali senza distinzioni di razza, di sesso, di lingua o di religione (Art. 1 dello Statuto delle Nazioni Unite).
Come per il cinema, anche nella storia dell’ONU Myrna Loy ha preso parte fin dagli albori. E in quanto prima star di Hollywood ad essere coinvolta in prima persona nel lavoro delle Nazioni Unite, ha di fatto aperto la strada a tutte quelle che sono venute dopo di lei. Tanto per fare qualche nome: Audrey Hepburn, ambasciatrice UNICEF (Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia), Angelina Jolie, ambasciatrice UNHCR (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati); Lucy Liu, ambasciatrice UNICEF; Drew Barrymore, ambasciatrice WFP (Programma alimentare mondiale).
Molto appropriatamente, per una che da adolescente aveva posato per una statua intitolata “Fountain of Education”, Myrna iniziò a lavorare come delegata per l’UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura).
Scopo dell’agenzia era ed è quello di contribuire promuovere la pace e il dialogo interculturale attraverso l’istruzione, la scienza, la cultura, la comunicazione e l’informazione.
Myrna si occupò di diffondere questi ideali come relatrice in conferenze sia negli Stati Uniti che in Europa. Addirittura il Presidente degli Stati Uniti Harry Truman chiedeva a Myrna opinioni e consigli quando doveva affrontare questioni che riguardavano l’UNESCO.
In una di quelle conferenze, nel 1950 a Siena, incontrò anche la famosa pedagogista Maria Montessori, inventrice del metodo educativo che porta il suo nome - la signora il cui ritratto campeggiava sulle 1.000 lire, per intenderci, se come la sottoscritta siete sufficientemente anziani da ricordarvele.
E fu proprio Maria Montessori (che Myrna descrive come una vecchietta che, sebbene occasionalmente costretta sulla sedia a rotelle, ancora sprizzava energia e curiosità) a riconoscere il notevole potere che Myrna deteneva in quanto attrice al servizio delle Nazioni Unite: il suo essere una celebrità.
Ad un certo punto si girò verso di me, i suoi dolci lineamenti italiani animati da occhi intensi e indagatori. “Hai idea di quanto potere tu abbia?”, chiese. “Hai un enorme potere!” […] Intendeva il potere del cinema, e sottintendeva senza mezzi termini che avrei dovuto usarlo.
La sua fama, infatti, attirava l’attenzione del pubblico, attenzione che di conseguenza veniva canalizzata sulle attività dell’UNESCO. La presenza di Myrna, insomma, garantiva all’agenzia una notevole visibilità.
E lei era ben lieta di mettere a disposizione la sua celebrità per il perseguimento di scopi superiori. Se ci pensate, è esattamente quello che oggi fa Leonardo DiCaprio: persino durante il discorso di ringraziamento per il suo primo (attesissimo) Oscar non ha perso occasione di ergersi a portavoce dell’ambiente, esortandoci a prenderci cura dell’unico pianeta che abbiamo e a non darlo per scontato.
Il palcoscenico
Se oggi le attrici di mezza età faticano a trovare ruoli interessanti, figuriamoci cinquant’anni fa. È vero che ci sono anche delle fondamentali eccezioni, grazie anche al fatto che stiamo vivendo l’età d’oro della televisione - penso a Jessica Lange, che proprio tv da qualche anno sta vivendo una seconda giovinezza (nel momento in cui scrivo queste righe è appena andato in onda il secondo episodio di Feud, in cui interpreta Joan Crawford, che per restare in tema era molto amica di Myrna Loy), ma è comunque una situazione complicata.
[Insieme a Joan Crawford (nome d’arte di Lucille Le Sueur). Amiche fin dal loro debutto cinematografico nel film La mosca nera del 1925, Joan e Myrna non potevano essere più diverse: tumultuosa e sensuale la prima, elegante e distinta la seconda. La vita privata di Joan Crawford fu abbastanza turbolenta: la figlia Christina, nel suo libro del 1978 intitolato Mammina Cara” - da cui poi nel 1981 è stato tratto l’omonimo film - la accusava di essere una madre alcolizzata e violenta. Myrna ha sempre difeso la Crawford a spada tratta, qualificando le accuse di Christina - con la quale aveva avuto una breve ma tragica esperienza lavorativa a teatro - come volgari calunnie. Joan Crawford ebbe quattro figli, tutti adottivi: Christina e Christopher, i maggiori, e le gemelle Cindy e Cathy. I primi due furono diseredati]
Negli anni ’60, quando le parti interessanti iniziavano a scarseggiare, Myrna reinventò la sua carriera artistica - parallela a quella, ormai decisamente consolidata, all’ONU e all’NCDH - pur non abbandonando mai il cinema (si ritirò dal grande schermo solo nel 1980).
Nel 1961, infatti, all’età di cinquantasei anni, debuttò a teatro con The Marriage-Go-Round, vinse il prestigioso Sarah Siddons Award nel 1964 per il suo ruolo in Barefoot in the park, e approdò a Broadway nel 1973 nella pièce The women.
E nel 1963 fu tra i fondatori dell’American Place Teather, teatro non-profit il cui scopo era quello di aiutare i drammaturghi emergenti a formarsi. Ma forse più che i nomi degli autori sono quelli degli attori ad essere stati lanciati da quel teatro a farvi suonare qualche campanello mentale: Micheal Douglas, Morgan Freeman, Richard Gere, Dustin Hoffman e Lauren Graham, tra gli altri.
Life is not a having and a getting, but a being and a becoming
Cinema, teatro, politica, diritti civili: ripercorrere la vita e la carriera di Myrna Loy ha significato immergersi in un periodo estremamente interessante del secolo scorso, sia in termini artistici che storici: dalla nascita del sonoro alla censura del Codice Hays, dall’ascesa al potere di Hitler all’istituzione delle Nazioni Unite fino ad arrivare alla presidenza di John Kennedy.
Senza scadere nella retorica si può tranquillamente dire che in tutto questo Myrna Loy, da brava attrice, ha recitato un ruolo. Diretto o indiretto, marginale o rilevante che fosse, in qualche modo lei c’era.
In effetti Lauren Bacall, nel conferirle il premio Kennedy Center Honor (riconoscimento annuale da parte della Casa Bianca a coloro che si sono distinti in campo artistico), disse di ammirarla non solo come persona e come attrice, ma anche e soprattutto come donna consapevole di ciò che accadeva nel suo paese e nel mondo.
È proprio quest’ultimo aspetto che mi ha colpito mentre leggevo di lei e facevo ricerche: la sua determinazione a fare del mondo un posto migliore, e a non considerare la fama come un qualcosa di fine a se stesso, ma come una risorsa da mettere a disposizione per un bene superiore e collettivo.
In termini artistici, invece, scoprire Myrna Loy l’attrice è stata una vera rivelazione. Aveva un modo tutto suo di riempire lo schermo: una sua arricciata di naso o un’alzata di sopracciglia parlavano più di un monologo.
Molto banalmente, per essere una che ha vissuto una vita così ricca di eventi e di stimoli, e dopo essere sopravvissuta al cancro e a due mastectomie (nel 1975 e nel 1979), Myrna Loy è morta a causa di una complicazione durante un intervento chirurgico il 14 dicembre 1993, all’età di 88 anni.
Eppure ancora oggi, in ogni personaggio femminile arguto, brillante e sarcastico c’è un po’ di Nora Charles, e dietro a ogni conferenza tenuta da Emma Watson all’ONU sull’uguaglianza di genere o da Angelina Jolie sul tema dei rifugiati c’è un po’ di Myrna Loy.
APPENDICE
Non parlo per iperbole quando dico che per scrivere questo post ho utilizzato molte più fonti di quanto non abbia fatto per la tesi di laurea, da cui si deduce quali siano le mie priorità nella vita.
Filmografia
Purtroppo non è possibile visionare l’intera filmografia perché molti film - soprattutto quelli dei primi anni ’20 - sono andati definitivamente perduti. Di seguito, quindi, elencherò solo i 57 titoli che sono riuscita a reperire e a guardare.
1926
Don Giovanni e Lucrezia Borgia
1927
Il cantante di jazz
1929
La guardia nera
1931
Un americano alla corte di re Artù
Un popolo muore
1932
Vanity fair
Amami stanotte
Thirteen women
La maschera di Fu Manchu
The animal kingdom
1933
Topaze
Una notte al Cairo
L’idolo delle donne
Il caso dell’avvocato Durant
Volo di notte
1934
Le due strade
Uomini in bianco
L’uomo ombra
Gli amori di una spia
L’amante sconosciuta
Strettamente confidenziale
1935
Ali nel buio
Le quattro perle
1936
La donna del giorno
Dopo l’uomo ombra
Gelosia
Il paradiso delle fanciulle
1937
Sposiamoci in quattro
Parnell
1938
Man-proof
Arditi dell’aria
L’amico pubblico n. 1
1939
Lucky night
La grande pioggia
Si riparla dell’uomo ombra
1940
Third finger, left hand
Ti amo ancora
1941
Innamorato pazzo
L’ombra dell’uomo ombra
1945
L’uomo ombra torna a casa
1946
I migliori anni della nostra vita
1947
Il canto dell’uomo ombra
L’intraprendente signor Dick
The senator was indescreet (cameo)
1948
La casa dei nostri sogni
1949
Minuzzolo il cavallino rosso
1950
Dodici lo chiamano papà
1952
Ragazze alla finistra
1960
Merletto di mezzanotte
Dalla terrazza
1969
Sento che mi sta succedendo qualcosa
1972
Il Tenente Colombo, ep 2x01 “Concerto con delitto”
1975
Airport ’75
1978
La fine… della fine
1980
Dimmi quello che vuoi
Bibliografia / Articoli
Being and becoming - Myrna Loy & James Kotsilibas-Davis
The only good girl in Hollywood - Emily W. Leider
Spencer Tracy: a biography - James Curtis
Hollywood and Hitler, 1933-1939 - Thomas Doherty
Hollywood’s censor: Joseph I. Breen & the production code administration - Thomas Doherty
Saving cinema: the politics of preservation - Caroline Frick
Hollywood goes oriental: caucasian performance in american film - Karla Rae Fuller
The Hollywood romantic comedy: conventions, history, controversies - Leger Grindon
The runaway bride: Hollywood romantic comedy of the 1930s - Elizabeth Kendall
Hollywood: left and right - Steven J. Ross
Glamour in a golden age: movie stars of the 1930s - AA.VV. (James Castonguay per il capitolo “Myrna Loy and William Powell: the perfect screen couple”)
Silent murders - Mary Miley (romanzo)
Renting silence - Mary Miley (romanzo)
Myrna Loy biography: author Emily Leider discusses the ‘Queen of Hollywood’
Venice High and the Myrna Loy statue
Myrna Loy, model of urbanity in ‘Thin Man’ roles, dies at 88
Documentari / Interviste
Complicated women
Sex, sin and censorship in pre-Code Hollywood
Why be good? Sexuality & censorship in early cinema
Myrna Loy: so nice to come home to
Hollywood biographies: Myrna Loy
TMC’s tribute by Julianne Moore
Day at night with James Day
Myrna Loy ad Lillian Gish interview
The Only Good Girl In Hollywood, interview with Emily Leider
Anjelica Huston presenting an Honorary Oscar to Myrna Loy
Interview with Miss Myrna Loy, UNESCO House, Paris, 8 august 1949
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