Tumgik
#allevamento suini
italiavivadelchierese · 11 months
Text
3 notes · View notes
3nding · 1 year
Text
LA PSA IN PROVINCIA DI PAVIA, FATTI E CONSIDERAZIONI - di Elisa Trogu, suiatra
Per approcciare correttamente il problema Peste Suina Africana (PSA), ritengo che in primis sia necessario chiarire un aspetto epidemiologico che sta venendo travisato anche sui media: la Peste Suina Africana NON è una patologia scatenata/causata/esacerbata dagli allevamenti intensivi. La PSA in Sardegna è presente dal 1978, e in Sardegna gli allevamenti intensivi sono pochissimi: nel contesto sardo la persistenza dell'infezione è stata mantenuta dai suini bradi illegali, animali quindi liberi e che vivono in un contesto di benessere assoluto. In Penisola Iberica, dove l'ingresso del virus si è avuto nel 1960, si è risolto definitivamente il problema depopolando gli allevamenti estensivi che utilizzavano una peculiare tipologia di strutture dove albergava un ben determinato tipo di zecca molle, Ornithodoros erraticus, che, come accade in Africa con Ornithodoros moubata, è serbatoio dell'infezione. Anche in questo caso, quindi, il problema NON erano affatto gli allevamenti intensivi. In molti paesi del Nord Europa oltre ai cinghiali il problema sono i piccoli allevamenti familiari, estensivi o semiestensivi, i cosidetti "backyard".
Veniamo a noi: la PSA in Italia sul Continente è arrivata tramite l'uomo, verosimilmente con qualche scarto alimentare. Nell'autunno 2021 ha iniziato ad infettare e uccidere i cinghiali in Piemonte/Liguria (focolaio scoperto nel gennaio 2022, quando ormai il virus era diffuso su un'area enorme), dopo la Pasqua 2022 la stessa problematica si è avuta a Roma (in un parco cittadino, probabilmente causata degli scarti di qualche grigliata), quindi in provincia di Salerno e poi Reggio Calabria. Queste sono tutte zone a bassissima, se non nulla, presenza di allevamenti intensivi. Interessante notare come in tutti i casi il numero di cinghiali morti sia enormemente superiore rispetto ai focolai negli allevamenti (unica eccezione Reggio Calabria, dove semplicemente con "allevamenti" si intendono piccolissime realtà familiari, anche di 1-2 capi per autoconsumo, e contestualmente la ricerca delle carcasse di cinghiale, in zone come l'Aspromonte e la Sila, non è affatto agevole): nella nostra realtà è proprio Sus scrofa ad essere il serbatoio dell'infezione e i numeri assolutamente folli delle popolazioni di questi animali, anche in contesti urbani, stanno rendendo difficilissima l'eradicazione della PSA.
Ma cos'è successo in provincia di Pavia?
Il giorno 18 agosto 2023 il Centro di Referenza Nazionale ha confermato la positività alla PSA di un piccolo allevamento (un agriturismo con 166 suini stabulati) a Montebello della Battaglia: dopo la morte di un paio di soggetti l'allevatore aveva contattato l'ASL, che in data 16 agosto ha effettuato un sopralluogo. In quel momento gli animali mostravano unicamente una lieve sintomatologia respiratoria. Il 19 agosto erano rimasti in vita 39 animali che sono stati abbattuti.
Chiariamo anche questa cosa: la PSA non uccide gli animali in maniera rapida e improvvisa: è lenta a diffondersi, strisciante, ma il genotipo attualmente circolante (il 2) manifesta una mortalità prossima al 100%.
A Montebello viene completata d'indagine epidemiologica da parte dei Colleghi di ATS Pavia e da essa si evince che il focolaio è stato causato da falle nella biosicurezza: l'allevatore infatti possiede e lavora molti terreni, i suoi mezzi agricoli entrano ed escono dall'allevamento e in zona sono stati ritrovati cinghiali positivi (il virus della PSA è estremamente resistente e può essere veicolato anche con le ruote dei mezzi, oltre che con le calzature). L'unico allevamento intensivo in zona di protezione (che seguo io) è negativo, e a fronte della presenza delle adeguate misure di biosicurezza rafforzata i maiali non vengono abbattuti.
lo e tutto il resto dei suiatri del Nord Italia ci illudiamo, per un istante, che il disastro sia evitato. II 24 agosto scoppia il bubbone: una collega di ATS Pavia si reca per un controllo di routine (fissato giorni prima proprio a seguito del primo focolaio) presso un allevamento di Zinasco. Al suo arrivo si trova davanti un allevamento vuoto (la mattina stessa erano stati inviati gli ultimi tre camion di suini al macello, in fretta e furia) e una trentina di carcasse. Grazie alla sua competenza comprende immediatamente la situazione e riesce ad intercettare i camion prima che i suini vengano scaricati nei macelli, allerta l'ATS e la Regione. Quello che emerge è AGGHIACCIANTE: da tre settimane (le prime ricette alla farmacia erano arrivate ai primi di agosto), nell'allevamento in questione (circa 1000 capi), i suini stavano morendo. In tre settimane erano morti circa 400 maiali (il 40%), erano state fatte innumerevoli ricette e nessun campionamento. Né l'allevatore né il veterinario che segue i maiali avevano segnalato la mortalità abnorme, al contrario avevano scientemente omesso la cosa e venduto tutti gli animali, anzitempo, pur di nascondere la situazione. I maiali infetti erano stati inviati in 4 strutture del Nord Italia, ma fortunatamente il virus non si è diffuso, probabilmente anche grazie alla prontezza a alla competenza della collega, che ha evitato che gli ultimi suini venissero scaricati nei macelli di destinazione. Ad oggi tre persone, tra le quali il soccidario e il veterinario, sono indagate; è opinione diffusa che ci siano altri individui implicati, ma sarà la magistratura a fare luce sulla cosa. Personalmente spero tanto che le pene siano esemplari.
In seguito a questo focolaio l'ATS ha iniziato una serie di controlli: altri due allevamenti intensivi, nello stesso comune di Zinasco, sono risultati positivi (anche in questo caso, considerato che il virus stava iniziando a circolare in quel momento, la mortalità era lievissima o assente). Tutti i maiali vengono chiaramente abbattuti, come stabilito dalla normativa.
Il 31 agosto risulta positivo un piccolo allevamento familiare (5 capi), dove era morto 1 suino. I restanti vengono soppressi.
II 4 settembre, viene ufficializzata la positività del "santuario" Cuori liberi. I responsabili avevano segnalato la morte di 2 soggetti su 40 e le analisi confermeranno che i maiali erano morti per la PSA. Da qui parte la follia. Mentre i focolai fortunatamente si fermano (si avranno ancora un caso a Dorno sempre il 4 settembre e un ultimo caso l'8 settembre a Sommo, sempre in zona di protezione), l'ATS inizia a scontrarsi con i tenutari del "santuario". Invito tutti a guardare la loro pagina: è allucinante. Non vi era nessuna minima misura di bio sicurezza: una foto del 28 giugno ritrae tre persone, con normalissime scarpe, senza calzari, che sono all'interno di un box con i suini. Il 16 aprile invece si trova l'immagine di visitatori esterni, anche questi privi di calzari e camici usa e getta, che accarezzano un minipig.
Vediamo di chiarirla questa cosa: la PSA se la sono tirata in casa loro. Loro non hanno tutelato minimamente i suini che avevano in stalla. Vi ricordo che la provincia di Pavia, per la vicinanza con quella di Alessandria dove i casi di cinghiali positivi sono numerosissimi e in espansione geografica, è sempre stata considerata ad alto rischio! Questa situazione di allerta era nota a chiunque si occupi di maiali, dai veterinari agli allevatori. I suini di "Cuori liberi" sono stati contagiati a causa delle persone che entravano senza nessuna attenzione dentro la struttura (vi ripeto che l'ATS è stata chiamata proprio perché due maiali erano morti) e stavano morendo per la PSA già ai primi di settembre.
II 4 settembre vi erano 38 maiali vivi. Quando è stato attuato l'abbattimento degli ultimi maiali in data 20 settembre ne erano rimasti in vita 9.
Gli altri sono morti e no, non è una bella morte quella da PSA: nel caso migliore (raro) la forma più acuta causa una morte repentina; negli altri casi i soggetti sviluppano febbre, sindrome emorragica, vomito e diarrea con presenza di sangue. Questo è quello che è stato fatto sopportare a quelle povere bestie.
Intanto l'ATS si rende conto della delicatezza della situazione: viene contattata anche la facoltà di Medicina Veterinaria di Lodi e viene deciso un protocollo farmacologico per l'abbattimento. In data 14 settembre il Collega Chiari (regione Lombardia) chiarisce la cosa durante un aggiornamento via web con gli stakeholder. La stessa sera mi chiama un caro amico, suiatra, che mi racconta di essere stato contattato da qualcuno del santuario che gli ha chiesto se può occuparsi della soppressione farmacologica dei suini rimasti. Lui, chiaramente, dice di no. Perché? Perché nessun veterinario suiatra vuole avere a che fare con quelle persone. Su alcune pagine vengono pubblicati video girati con i droni durante gli abbattimenti programmati (che tra l'altro interesseranno anche alcuni allevamenti negativi, ma correlati epidemiologicamente con altri infetti o comunque in zona di protezione) oltre che messaggi dai toni in alcuni casi quasi deliranti. Si inizia a leggere la parola "assassini" collegata a chi sta semplicemente eseguendo quanto imposto dalla legge. La violenza di queste persone è evidente e in aumento, giorno dopo giorno.
Intanto dal "santuario" continuano i messaggi strappalacrime, con richieste di soldi e di presenziare ai blocchi. Decine di persone si accalcano DENTRO e FUORI l'area, creando un pericolo enorme: molti di questi soggetti infatti hanno a che fare con altri suini in altri santuari. Di conseguenza in data 19/09 Regione Lombardia emette una circolare con oggetto "Sorveglianza santuari correlati con focolaio PSA 190PVO44" nella quale, al termine di una serie di misure di biosicurezza, viene riportata la frase "In caso di necessità la vigilanza di cui al punto precedente può essere effettuata anche con il supporto delle forze dell'ordine". Siamo arrivati al punto di dover esplicitare un'evenienza simile, manco stessimo parlando degli ippopotami di Escobar
La mattina del 20 settembre, a fronte di una situazione di stallo da una parte e di elevatissimo pericolo epidemiologico dall'altra, i pochi suini rimasti in vita sono stati abbattuti. Si poteva fare altro? No.
La PSA è catalogata nel Regolamento di esecuzione (UE) 2018/1882, che è uno degli atti derivanti dalla Animal Health Law (Regolamento UE 2016/429, in categoria A + D + E:
«malattia di categoria A»: malattia elencata che non si manifesta normalmente nell'Unione e che, non appena individuata, richiede l'adozione immediata di misure di eradicazione (articolo 9, paragrafo 1, lettera a), del regolamento (UE) 2016/429);
«malattia di categoria D»: malattia elencata per la quale sono necessarie misure per evitarne la diffusione a causa del suo ingresso nell'Unione o dei movimenti tra Stati membri, di cui all'articolo 9, paragrafo 1, lettera d), del regolamento (UE) 2016/429);
«malattia di categoria E»: malattia elencata per la quale vi è la necessità di sorveglianza all'interno dell'Unione (articolo 9, paragrafo 1, lettera e), del regolamento (UE) 2016/429).
Da settimane i suini del santuario stavano morendo. La PSA è stata introdotta dalla totale mancanza di attenzione dei tenutari. Alcuni scrivono che il loro veterinario avrebbe potuto occuparsi dell'eutanasia dei maiali: chi è il collega? Perché non l'ha fatto visto che sono stati contattati Veterinari esterni? Ma soprattutto: questo collega perché non ha tutelato i suini a fronte della situazione epidemiologica del Nord Italia? Vi ricordo che il 18 agosto vi era stato il caso di Montebello, ad una manciata di chilometri: perché nessuno ha fatto nulla per evitare il contagio? Incompetenza? Menefreghismo?
Vi è poi un altro aspetto che vorrei chiarire: i suini non amano affatto essere toccati da persone che non conoscono e il contenimento per questi animali è fonte sempre di grandissimo stress (considerate che già entro due minuti dall'inizio del contenimento si hanno alterazioni del leucogramma). Per i suini quindi le manipolazioni necessarie per la soppressione farmacologica comportano senza dubbio una sofferenza maggiore rispetto, ad esempio, a un improvviso e rapidissimo colpo alla testa.
Comunque, l'ATS aveva concesso ai tenutari del santuario di utilizzare il metodo farmacologico, proprio per cercare di risolvere la situazione. Inoltre, nei maiali lo "scodinzolare" non è sovrapponibile a quello dei cani, bensi in moltissimi casi è indice di un atteggiamento aggressivo e di difesa: basta con la storiella dei maialini che correvano felici incontro ai loro carnefici. Pensiamo invece come per due lire c'è chi li tratta come i cetacei dei delfinari, obbligandoli a contatti con umani che non conoscono ma che sono disposti a versare un obolo per la foto da postare sui social.
Ricordatevi poi che a, fronte di una situazione epidemiologica tanto grave, i Colleghi delle ATS devono giustamente sottostare a quanto riportato dalla Normativa (e dal Regolamento di Polizia Veterinaria del 1954 all'Animal Health Law (Regolamento (UE) 2016/429) molte cose sono cambiate, ma certi capisaldi permangono), oltre che ad eventuali Decisioni della Commissione: i Colleghi che una massa di violenti esaltati sta minacciando di morte hanno semplicemente eseguito quanto prescritto da norme che sono il frutto di studi, conoscenze decennali, oltre che di competenze acquisite tramite il lavoro di migliaia di persone ed anche, perché negarlo, la morte di milioni di animali. Che si abbia la decenza di tacere almeno di fronte a questo.
Inoltre vorrei riportarvi due articoli del nostro Codice Penale:
Articolo 500: Diffusione di una malattia delle piante o degli animali Chiunque cagiona la diffusione di una malattia alle piante o agli animali, pericolosa all'economia rurale o forestale, ovvero al patrimonio zootecnico della nazione, è punito con la reclusione da uno a cinque anni. Se la diffusione avviene per colpa, la pena è della multa da euro 103 a euro 2.065.
Articolo 416: Associazione per delinquere
Quando tre o più persone si associano allo scopo di commettere più delitti, coloro che promuovono o costituiscono od organizzano l'associazione sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da tre a sette anni.
Per il solo fatto di partecipare all'associazione, la pena è della reclusione da uno a cinque anni.
I capi soggiacciono alla stessa pena stabilita per i promotori.
Infine, una semplice domanda: cosa rende diversi i suini dei "santuari", o comunque "non DPA", rispetto ai suini di un allevamento intensivo? Perché un esemplare di Sus scrofa domesticus di tot anni, stabulato in un contesto assolutamente inadatto (come ad esempio un appartamento), obbligato a defecare ed orinare su di una traversina, con calori mensili a vuoto, obeso, impossibilitato a grufolare, privo di interazioni con i conspecifici, MALATO, dovrebbe essere più tutelato di un maiale di tot mesi SANO che, sebbene destinato al macello, sta in quel momento vivendo la sua vita tranquillamente, senza alcuna sofferenza?
Voi che vi stracciate le vesti, che urlate, minacciate, postate frasi allucinanti di una violenza assoluta, me la spiegate la differenza? Perché io, che da più di un mese non riesco a dormire una notte intera, che passo i fine settimana a studiare, correggere piani di Biosicurezza, che passo ore al telefono con i Colleghi per cercare un confronto, o anche solo conforto, che da anni combatto davvero affinché i suini degli allevamenti soffrano il meno possibile, io, che i suini se serve li uccido con le mie mani, per evitare sofferenze inutili, io, questa differenza, non riesco proprio a vederla.
Dr.ssa Elisa Trogu, medico veterinario
22 notes · View notes
lamilanomagazine · 6 months
Text
Ailano (CE): I Carabinieri Forestale e A.S.L. accertano un'illecita gestione degli effluenti zootecnici bufalini e l'irregolare presenza di suini
Tumblr media
Ailano (CE): I Carabinieri Forestale e A.S.L. accertano un'illecita gestione degli effluenti zootecnici bufalini e l'irregolare presenza di suini. I militari del Nucleo Carabinieri Forestale di Alife (CE), unitamente ai medici veterinari dell'ASL Caserta – "U.O.V. Matesino di Piedimonte Matese (CE), hanno svolto una verifica presso un'azienda zootecnica sita in comune di Ailano (CE), riscontrando un'illecita utilizzazione agronomica degli effluenti zootecnici prodotti dall'allevamento bufalino per mancata Comunicazione al competente ufficio provinciale della Regione Campania e per carenze anche di natura strutturali e sanitarie. Il legale rappresentante è stato ammesso alla procedura delle prescrizioni ambientali che consentono, ove assolte nei termini prescritti, alla estinzione del reato previo pagamento di una sanzione amministrativa. Inoltre, è stata accertata anche la presenza di un allevamento di suini non registrato presso la competente ASL/CE - Unità Operativa Veterinaria di Piedimonte Matese, della consistenza di nr. 12 capi, di cui due scrofe, un verro e nove maialetti lattanti di circa due mesi di età, che sembrerebbero appartenere ad una razza molto pregiata nota come il "Suino Nero dei Nebrodi". Detti animali sono stati sottoposti a sequestro amministrativo ai fini della tutela della salute pubblica e del patrimonio zootecnico, tempestivamente trasmesso alle autorità sanitarie regionali competenti in materia, in considerazione degli obblighi derivanti dall'emergenza sanitaria vigente per la peste suina, giusta Ordinanza Ministeriale nr. 5 del 24 agosto 2023, e successive proroghe della stessa.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
scienza-magia · 7 months
Text
Maiali geneticamente modificati virus resistenti
Tumblr media
Questi maiali potrebbero essere i primi animali geneticamente modificati sulle nostre tavole. Sono resistenti a una malattia che provoca danni miliardari all’industria suinicola e secondo Science potrebbero invadere il mercato alimentare. In agricoltura il dibattito sugli organismi geneticamente modificati è ormai vecchio, per quanto sempre attuale. Se parliamo di animali, invece, inizia ad entrare nel vivo solo in questi anni. Fino a poco tempo fa, infatti, non esistevano animali geneticamente modificati (gm) approvati per il consumo umano. Le cose però stanno cambiando velocemente (almeno in America), e grazie alle nuove possibilità messe in campo da Crispr-Cas9, i tempi sembrano ormai maturi per l’arrivo della prima specie gm di rilevanza zootecnica destinata ad una diffusione mondiale: una razza di maiali modificata per resistere al virus della sindrome respiratoria e riproduttiva dei suini, sviluppata dall’azienda inglese Genus con l’ambizione di eliminare nel giro di qualche decennio questa malattia, che provoca ogni anno danni miliardari all’industria del maiale. Vediamo meglio di cosa si tratta. La malattia La sindrome respiratoria e riproduttiva dei suini (o Prrsv) è una malattia virale che colpisce i maiali ed affini, e provoca due sintomatologie principali: infertilità e problemi riproduttivi, e disturbi respiratori che possono colpire animali di tutte le età, ma che risultano particolarmente gravi (e spesso letali) nei cuccioli. È stata identificata negli anni ‘80, e nei decenni seguenti ha raggiunto praticamente ogni angolo del globo, fino a rappresentare il principale pericolo infettivo per gli allevatori di maiali, con danni per il comparto stimati intorno ai 2,7 miliardi di dollari l’anno. A causarla sono due virus, Prrsv-1 e Prrsv-2 appartenenti al gruppo degli Arteriviridae. Le strategie di prevenzione farmacologica attualmente consistono principalmente nell’utilizzo della vaccinazione, che però non risultano particolarmente efficaci, perché i due virus hanno un’elevata capacità di mutare, riducendo velocemente l’utilità dei vaccini. Ad oggi, quindi, un’epidemia di Prrsv in un allevamento procura quasi certamente grosse perdite, che richiedono tempi lunghi e il sacrificio di molti capi di bestiame per essere controllate. È per questo, che il mercato per una razza di maiali immuni alla malattia è considerato dagli esperti particolarmente promettente. Prevenzione genetica I due artesivirus che causano la Prrsv utilizzano un recettore chiamato CD 163 come porta d’ingresso per infettare le cellule dei maiali. E un esperimento dell’università del Missouri di qualche anno fa ha dimostrato che è possibile rendere immuni i maiali eliminando artificialmente il recettore in questione: fortunatamente, per farlo è sufficiente colpire un singolo gene, e questo rende quindi possibile effettuare facilmente la modifica (o più correttamente il knockout del gene, visto che basta silenziarlo) utilizzando Crispr-Cas9. Partendo da queste ricerche, Genus, un’azienda inglese specializzata nella selezione genetica di animali da allevamento, ha testato la fattibilità della tecnica sperimentata dai ricercatori dell’università del Missouri, su scala commerciale.
Tumblr media
Le modifiche genetiche sono state effettuate su quattro animali, e dopo le verifiche del caso, necessarie per accertarsi che la procedura fosse andata a buon fine e non avesse causato la comparsa di tratti indesiderati, questi sono stati fatti incrociare per ottenere un popolazione di partenza con cui produrre una nuova razza di suini adatti all’allevamento, e immuni alla sindrome respiratoria e riproduttiva dei suini. Le loro fatiche sono descritte in un articolo pubblicato sul Crispr Journal, e stando agli esami effettuati dagli scienziati dell’azienda avrebbero prodotto esemplari perfettamente sani e indistinguibili da animali non geneticamente modificati, che presentano tutti il knockout (cioè l’inattivazione) di entrambe le copie di CD 163. A detta dei suoi creatori, i nuovi maiali gm hanno ottime chance di trasformarsi nei primi animali modificati geneticamente con ampia diffusione nel mercato zootecnico. Tutti gli allevatori – ragionano alla Genus – vorranno probabilmente mettersi al riparo dai rischi economici legati alla malattia, e le modifiche apportate potrebbero essere più “digeribili” per i consumatori rispetto ad altre viste in passato, perché in qualche modo mimano processi che possono avvenire naturalmente (il silenziamento di un gene) e non prevedono la creazione di organismi transgenici (cioè l’aggiunta di geni prelevati da altre specie). Resta da vedere quale opinione esprimerà al riguardo l’Fda, principale interlocutore dell’azienda in questa fase, che dovrebbe presentare la richiesta di approvazione per i suoi maiali nell’arco dei prossimi mesi. Altri esempi In Europa, per ora, non esistono ancora animali geneticamente modificati approvati per il mercato alimentare. Diversa invece la situazione negli Stati Uniti, dove i precedenti sono già due. Il primo è stato un salmone transgenico approvato nel 2015 per il consumo umano (primo animale al mondo) e sviluppato per incrementarne taglia e velocità di crescita, in modo da ridurre i costi di produzione e l’impatto ambientale degli impianti di acquacoltura. Il pesce è un salmone atlantico, modificato inserendo nel suo Dna un gene che regola la produzione dell’ormone della crescita prelevato da un’altra specie imparentata, il salmone reale, e un gene promotore proveniente da un pesce della famiglia delle Zoarcidae. Il risultato, è un salmone atlantico che raggiunge in metà del tempo la taglia utile per la vendita, e che però dal 2021, quando è iniziata effettivamente la produzione, non ha ancora ottenuto risultati apprezzabili sul mercato americano e canadese (i due paesi in cui è attualmente disponibile). Il secondo animale è un maiale conosciuto con il nome commerciale di Galsafe, approvato nel 2020 per il consumo umano e l’utilizzo nel campo degli xenotrapianti. I maiali Galsafe sono ingegnerizzati per bloccare la produzione di uno zucchero conosciuto come galattosio-alfa-1,3-galattosio (o alfa-gal) sulla membrana delle loro cellule, che può provocare reazioni allergiche anche gravi in persone che soffrono della cosiddetta allergia alla carne, o sindrome alfa-gal, associata alla puntura di alcuni tipi di zecche. Per ora, i maiali in questione sono stati utilizzati unicamente per il prelievo di organi indirizzati agli xenotrapianti (che spesso nel caso di organi di maiale provocano rigetto proprio per la reazione dell’organismo allo zucchero alfa-gal). Ma nel corso del 2024 dovrebbe iniziare anche la commercializzazione alimentare, indirizzata al mercato degli allergici alla carne. A fianco si due già approvati, la lista di quelli in attesa o in procinto di arrivare alla meta è relativamente affollata. Ci sono maiali modificati per essere sterili, in modo da potervi impiantare cellule staminali prelevate da un altro esemplare maschio con cui fargli produrre sperma (e quindi cuccioli) dalle caratteristiche genetiche desiderate (questa tecnologia sviluppata dalla Washington State University ha incassato per ora un’autorizzazione “investigazionale”). Una specie di vacche modificate per avere un pelo corto e un’elevata resistenza al caldo, in modo da prosperare anche con le temperature sempre più elevate dei prossimi decenni. Maiali che non hanno bisogno di essere castrati. Vacche che producono solo cuccioli di sesso maschile. E molti altri. La ricerca, al pari dell’industria, sembra pronta a sfruttare le nuove opportunità offerte da Crispr per rivoluzionare l’allevamento del bestiame, con la speranza di renderlo più economico, meno inquinante, e più resistente ai cambiamenti climatici e alle malattie. Non sempre, soprattutto in occidente, l’opinione pubblica condivide tanto ottimismo. Uno scetticismo che per ora si riflette nelle normative con cui sono regolati. In Europa, lo dicevamo, le leggi Ue, piuttosto stringenti, non hanno ancora permesso la commercializzazione di alcun animale modificato geneticamente. In America sono lievemente meno restrittive, ma prevedono comunque gli stessi step di approvazione richiesti ai farmaci. E questo allunga, e rende molto costosa, la strada da percorrere per giungere ad un’approvazione. Altri grandi mercati, come quello cinese o quelli di molte nazioni sudamericane, non si fanno gli stessi scrupoli, e potrebbero dare una spinta decisiva nei prossimi allo sviluppo di queste nuove tecnologie. Read the full article
0 notes
Text
Peste suina: quali sono i sintomi che devono allarmare
Quali sono i sintomi della peste suina? A monitorarli sono soprattutto, in queste ultime settimane, gli allevatori della Lombardia. In questa regione, infatti, i contagi sono in continua ascesa così come in controlli tesi a frenarli. Mentre le autorità competenti eseguono gli atti dovuti, le associazioni animaliste si oppongono all'abbattimento degli animali. Allarme peste suina in Lombardia Nelle ultime settimane sono stati scoperti ben 8 focolai di peste suina solo in provincia di Pavia. Una situazione che ha portato l'Unione europea a vietare la movimentazione di maiali, in ingresso come in uscita, in ben 172 comuni del pavese. Quando i dati arrivano a numeri preoccupanti è indispensabile procedere con l'abbattimento degli esemplari malati. Finora in Lombardia sono stati abbattuti 33.865 maiali malati. Lo scopo è infatti quello di evitare che il virus raggiunga anche altri allevamenti della regione. Perché la peste suina desta così tanta preoccupazione? Cos'è la peste suina africana La peste suina africana (PSA), come spiegato dal Ministero della Salute, è un'infezione virale innescata da un virus della famiglia Asfaviridae, genere Asfivirus. L'infezione colpisce i suini sia domestici che selvatici, dunque anche i cinghiali. La malattia è stata scoperta nel 1921 in Africa per essere ritrovata, nel corso del secolo, in Europa e in America. Negli anni Novanta era stata eradicata in molti Paesi, la Regione Sardegna era rimasta l'unica area al di fuori dell'Africa in cui se ne registrava una presenza endemica. Negli ultimi anni, invece, sono stati scoperti diversi casi di PSA in più regioni del nostro Paese. Come si sviluppa la malattia e quali sintomi presenta? Quali sono i sintomi della peste suina africana Iniziamo col dire che la peste suina non si trasmette da animale a essere umano. Pertanto l'uomo che ingerisce carne di maiale infetta non corre il rischio di contrarre la malattia. La contagiosità da animale ad animale, invece, è elevatissima. Il virus si diffonde con grande facilità e velocità grazie a: - contatto con suini infetti (la trasmissione può avvenire anche tra suini che pascolano insieme all'aperto) - ingestione di prodotti alimentari infetti - contatto con oggetti contaminati (attrezzi o capi di abbigliamento) - morsi di zecche infette. Il virus, inoltre, presenta una buona resistenza all'ambiente esterno, può restare attivo per mesi all'interno di salumi resistendo alle alte temperature. Nel sangue è riscontrabile anche per 18 mesi. Dulcis in fundo, gli animali che riescono a guarire dalla malattia restano portatori del virus per circa un anno. Gli animali che contraggono la malattia presentano, tra l'altro: - febbre - difficoltà respiratorie - andatura incerta data da una debolezza degli arti inferiori - emorragie interne ed esterne - aborti spontanei Da quanto illustrato si comprende che, pur non andando a impattare sulla salute dell'uomo, la peste suina rappresenta un grave pericolo per gli allevamenti, con risvolti economici non trascurabili. Per fermare l'avanzamento del virus è necessario, infatti, abbattere gli esemplari infetti prontamente mentre per eradicarlo da un allevamento occorre molto tempo. In copertina foto di Bodo Surmann da Pixabay Read the full article
0 notes
Peste suina, indagati allevatore e veterinario nel Pavese
Il titolare di un allevamento di suini di Zinasco, nel Pavese, e un veterinario dell’azienda sono indagati dalla Procura di Pavia con l’ipotesi di reato di non aver segnalato i primi casi di morti sospette di animali che si sono verificate all’inizio di agosto, provocando così un focolaio di peste suina.     I due sono già stati ascoltati dagli inquirenti. Gli allevamenti di suini che si trovano…
View On WordPress
0 notes
roccotartaglia · 2 years
Text
La Stampa: Nella fabbrica di maiali grande come un grattacielo, così allevano per il macello 1,2 milioni di suini l'anno
...i criminali, quelli veri...come incubare le prossime pesti planetarie... ottusità asiatica a livelli inimmaginabili, metafisici, asintotici (non ho mai capito appieno il senso di questo termine, ma credo possa andar bene)
0 notes
manifestocarnivoro · 4 years
Photo
Tumblr media
EURCAW, NASCE IL SECONDO CENTRO EUROPEO PER IL BENESSERE ANIMALE
Dopo la nascita dell’EURCAW-Pigs (www.eurcaw.eu/en/eurcaw-pigs.htm), varato nel 2018 sotto il coordinamento dell’Università di Wageningen in Olanda, l’Unione Europea ha istituito il secondo centro continentale per il benessere animale, dedicato a polli, volatili, conigli e in generale ai piccoli animali da allevamento. La guida del nuovo centro è stata affidata all’Agenzia per la sicurezza alimentare francese (Anses), che gestirà le attività dei centri specializzati di Danimarca, Spagna e Italia. La nascita del centro fa seguito alle azioni di attuazione dell’Official Controls Regulation, normativa che ha lo scopo di riordinare un settore nel quale erano già attivi diversi centri in più paesi con l’obiettivo di creare una rete europea per tutelare meglio il benessere animale. Il nuovo EURCAW ha iniziato ufficialmente la sua attività a gennaio 2020. Per i prossimi cinque anni dovrà seguire ogni passaggio della vita dei volatili e degli altri animali, dalla nascita o dalla schiusa delle uova alla macellazione, verificando che siano sempre applicate al meglio le indicazioni europee sul benessere. Oltre ai controlli, l’ente dovrà svolgere un’attività di informazione e sensibilizzazione, fornendo il supporto tecnico in termini di competenza, novità provenienti dal mondo della ricerca, formazione del personale, condivisione dei dati e così via, per cercare di migliorare le condizioni di allevamento, rendendole omogenee in tutti i paesi. Per quanto riguarda l’Italia, saranno coinvolti gli Istituti zooprofilattici della Lombardia e dell’Emilia-Romagna, insieme alle Università di Milano e Bologna (fonte: www.unaitalia.com; photo © Viktor Cap 2019).
Fonte: Eurocarni, 1/20
0 notes
moonyvali · 2 years
Text
SFATTORIA degli ULTIMI: perché non è una battaglia animalista ma POLITICA. Perché sta svelando il sistema, quel Dorian GRAY chiuso in soffitta, legale quindi ai loro occhi perfetto, ma è un mostro. Il paradosso è sotto gli occhi di tutti e prima o poi quel mostro uscirà. Leggete l'email che ho inviato ieri (il giorno prima della sospensiva del TAR all’abbattimento) al Commissario che gestisce la PestNicola Zingaretti Angelo Ferrari, eAlessio D'Amatoesidente Nicola ZingarettiRoberto Speranzare Alessio D'Amato e il ministro competente Roberto Speranza. Se abbattono questi animali sani e liberi devono dire perché non abbattono anche tutti gli altri sani ma chiusi e che vivono in condizioni penose.
QUI ELENCO le argomentazioni POLITICHE del sistema che appoggiano, loro responsabilità davanti alla società civile.
Gent.mo COMMISSARIO FERRARI,
Sono l’autrice e ideatrice del programma di RAI TRE Indovina chi viene a cena, l’unica trasmissione italiana interamente dedicata all’ambiente, alla sostenibilità, alla salute, al cibo e al benessere animale.
In merito al provvedimento di abbattimento notificato al Santuario “La sfattoria degli animali” della signora Samaritani dalla ASL RM1 a seguito del contenimento della peste suina africana, Le chiedo di poter avere alcune delucidazioni e di conoscere con almeno un giorno di anticipo la data prevista per l’abbattimento, dovesse svolgersi e di documentare le operazioni di abbattimento con le nostre telecamere al fine di verificare la modalità di abbattimento in linea con le norme.
In particolare Le posso già anticipare le mie perplessità e le argomentazioni che le sottoporrei:
* non c’è alcun esemplare positivo alla PSA nella Sfattoria sebbene si trovi in un’area infetta (ma che ha colpito, mi risulta, un allevamento intensivo. Avete dunque provveduto ad eliminare anche tutti gli animali che vivono negli allevamenti intensivi presenti nella zona infetta?).
* è stato dichiarato che il problema è di biosicurezza, di abusivismo e molte altre lacune nella gestione. Ma questi sono problemi assolutamente GESTIBILI e REVERSIBILI...
* Il limite dei 2 animali_suini possibili da detenere è di per sé la dimostrazione di una normativa che poggia su una visione industriale dell’allevamento criticata dalla scienza alla quale la politica non si vuole adeguare per una evidente convenienza. Un sistema quello degli allevamenti intensivi che, invece, può legalmente costringere una scrofa per mesi in una gabbia di gestazione, ucciderla dopo tre parti con i quali partorisce 10/12 suini alla volta e che, in genere, hanno una percentuale di mortalità dovuta all’asfissia. Questo provvedimento che riguarderà suini e cinghiali allo stato libero e sani, appare a più persone ormai paradossale visto che l’allevamento intensivo che si intende con questo abbattimento proteggere è stato più volte criticato dalla politica del green new deal, della Next Generation. Un sistema che fa un uso abnorme di antibiotici dovuto all’assembramento e alle numerose infezioni, uso che causa la devastante problematica dell'antibiotico-resistenza (7-10 mila morti umani l’anno), da me più volte documentata anche nelle inchieste passate a Report (puntata Resistenza passiva) e le più recenti di Indovina, un sistema che consuma soia OGM dal Brasile e quindi corresponsabile della deforestazione, concausa di gas serra e, peggio ancora, “ponte epidemiologico di virus e zoonosi “ (cito il rapporto “Frontiers dell’UNEP. 2016)
Tutto questo, segno evidente che le normative possono essere modificate o, come avviene quando serve o quando si vuole, derogate.Sabrina Giannini un Vostro cortese riscontro
Porgo i miei più cordiali saluti
Sabrina Giannini
Nel mondo attuale, dove tutto gira vorticosamente intorno al profitto e solo ed esclusivamente a questo, dove per l'essere umano moderno allevare miliardi di esseri viventi in condizioni igieniche e fisiche aberranti, il tutto in nome di un frenetico sistema a catena di montaggio (forse più di s-montaggio) continuo, nel quale a soffrire e patire le pene dell'inferno sono sempre e solo gli animali, ormai ridotti ad oggetti, depauperati del diritto alla vita, mai come adesso ci giunge chiaro quanto siano coinvolti gli sporchi interessi di politica, istituzioni, lobbies che si riempiono la bocca di belle parole come "benessere animale", "made in Italy", "eccellenza italiana" ma che in realtà nascondono l'ennesimo lato marcio e sporco della coscienza umana che se ne fotte del benessere animale tanto quanto di quello del cittadino. Sono vegana per motivazioni etiche e morali, ma ora più che mai capisco quanto questo riguardi anche la questione politica. In ogni caso, la scelta migliore che abbia mai fatto in vita mia.
3 notes · View notes
goodbearblind · 3 years
Photo
Tumblr media
RePosted @agripunkonlus Gli strumenti urbanistici del Comune di Bucine hanno previsto da anni che gli allevamenti intensivi presenti nel proprio territorio vanno chiusi! Il Piano Strutturale è chiaro in proposito: l’art.146, c.2, prevede la chiusura degli “allevamenti appartenenti all’area di Montebenichi nel quadro del progetto di Parco territoriale tematico promosso dal Comune di Castelnuovo Berardenga che dovrebbe interessare un ampio territorio intorno alle sorgenti dell’Ambra e dell’Ombrone”. L’art.147 riguarda il Podere Migliaiolo nei pressi di San Pancrazio riporta che “sono stati realizzati ingenti volumi e spazi per l’allevamento che rappresentano elemento di forte impatto e di degrado in un contesto di alto pregio paesistico”, mentre l’art.64 del Piano Operativo prevede che i manufatti già destinati ad allevamenti zootecnici, od alla trasformazione dei prodotti agricoli, dismessi da almeno tre anni, debbano essere soggetti ad un Piano di Recupero trattandosi di Area Degradata, sottoposta a decenni di sversamenti inquinanti, documentati dall’ARPAT di Arezzo, all’interno degli stabilimenti e all’esterno verso i corsi d’acqua. In piena pandemia, marzo 2020, oltre 300 scrofe sono state reintrodotte nell’allevamento intensivo di suini, inattivo da più di tre anni nei pressi della frazione collinare di San Pancrazio. Attualmente è in corso una richiesta di Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) dell’Azienda Agricola Fattorie Aretine srl per ottenere il permesso di segregare fino a 900 scrofe. AGRIPUNK parteciperà alla conferenza di servizi per opporsi a questo allevamento intensivo, iniziando col chiedere di negare l’ammissibilità dell’AIA tramite una consulenza tecnica qualificata. Aggiungiamo: allə abitanti di Ambra e dintorni che combattono da anni contro i disagi di questi allevamenti, a noi che abbiamo abitato accanto ad un allevamento e lo abbiamo fatto chiudere mostrando le evidenze a chi di dovere, ai miliardi di animali rinchiusi e sfruttati ogni giorno, alle popolazioni ammazzate per rubare le loro terra, alle foreste distrutte per fare pascoli e soia. Non veniteci a dire che solo "solo suggestioni" Non offendete la nostra intelligenza, grazie. https://www.instagram.com/p/CVkETGzrL6g/?utm_medium=tumblr
1 note · View note
italiavivadelchierese · 11 months
Text
Progetto di Mega-Porcilaia a Poirino -Appello alla Sindaca Mollo e ai Consiglieri Comunali di Poirino per convocare un Consiglio Comunale Aperto -
Tumblr media
Poirino di fronte alla sfida della sostenibilità: una partita da giocare, non subire. Alle porte una possibile maxi-porcilaia con 9000 maiali che potrebbe fare da apripista per altre. Tocca alla politica informare del presente e scrivere il futuro.
LETTERA APERTA AL SINDACO MOLLO E AI CONSIGLIERI COMUNALI DI POIRINO
Pare sempre più concreto il possibile insediamento di un allevamento intensivo di 9000 maiali ai margini del comune di Poirino, verso il confine con Pralormo, Ceresole d’Alba e Carmagnola. Non si tratta di una questiona marginale, ma di uno snodo cruciale per il futuro del nostro territorio.
Il progetto risale all’inizio del 2023, poi ritirato per evitarne la bocciatura e riproposto in altra area non distante.
Residenti, comitato di zona, associazioni, sindaci e amministratori di diversi comuni hanno sollevato molti dubbi sulla sostenibilità ambientale dell’iniziativa.
Nel giugno scorso, durante l’incontro pubblico che abbiamo organizzato a Chieri alla presenza dell’ex ministro dell’agricoltura Teresa Bellanova, abbiamo chiesto ai 26 comuni che hanno dato vita al Distretto del Cibo del Chierese-Carmagnolese di definire insieme una sorta di Piano Regolatore di Distretto, definendo regole condivise per “selezionare” gli investimenti sostenibili nel territorio. Noi di Italia Viva riteniamo che allevamenti intensivi così grandi, confliggano con lo spirito del distretto del cibo e con le azioni intraprese da tempo in Europa per incentivare pratiche più sostenibili in tutti i settori dell’agire umano.
Registriamo con rammarico che il comune di Poirino abbia tenuto un basso profilo sulla vicenda derubricandola come mera “questione tecnica”. Tocca alla Politica e non ai tecnici invece definire le linee di sviluppo del territorio, adottando norme precise.
Noi di Italia Viva riteniamo che iniziative così impattanti per il territorio necessitino di una decisione condivisa con i cittadini e con il territorio, sulla scorta delle necessarie informazioni e, possibilmente, attraverso un dibattito pubblico. È un dovere civico per gli amministratori locali informare adeguatamente i cittadini su rischi e vantaggi del nuovo insediamento.
Noi di Italia Viva rivolgiamo un appello alla Sindaca Mollo e a tutti i Consiglieri Comunali di Poirino affinché si attivino per convocare al più presto un Consiglio Comunale Aperto, per informare i cittadini di Poirino e di tutta la zona omogenea, per approfondire l’impatto sul territorio del nuovo insediamento produttivo intensivo, per conoscere le osservazioni presentate dal Comitato Pro Ternavasso in Città Metropolitana e conoscere la posizione di ciascun consigliere sull’iniziativa e, più in generale, su quale sviluppo immaginano per il nostro territorio.
Poirino 30 ottobre 2023
Pier Antonio Pasquero
Coordinatore Italia Viva del Chierese-Carmagnolese
0 notes
corallorosso · 3 years
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Discarica di maiali fuori dall’allevamento: “Quali controlli sono stati effettuati?” “Quelle immagini delle carcasse di suini ammassate in una fossa a fare da banchetto per i gatti sono state un pugno nell’occhio e sono il segnale di una situazione che rischia di essere fuori controllo, per gli animali, per l’ambiente e anche dal punto di vista epidemiologico”. Dopo la pubblicazione della video-inchiesta firmata dalla giornalista Giulia Innocenzi per ilfattoquotidiano.it sulle inadempienze filmate in un allevamento della provincia di Cremona e la denuncia di Lav, il consigliere regionale M5S della Lombardia, Marco Degli Angeli, ha presentato un’interrogazione indirizzata alla giunta regionale, al presidente leghista Attilio Fontana e agli assessori competenti. “Credo sia importante sapere quanto e quali controlli siano stati effettuati – spiega Degli Angeli, cremasco, a ilfattoquotidiano.it – soprattutto per quanto riguarda lo smaltimento illecito delle carcasse e, a questo punto, cosa intenda fare la Regione Lombardia rispetto alle situazioni denunciate. Mi hanno colpito le risposte fornite dallo stesso allevatore intervistato da Giulia Innocenzi, il quale non sembrava avere la minima idea dei possibili rischi ambientali e sanitari a cui andava incontro”. Nell’interrogazione, tra l’altro, si segnalano anche altre vicende. In primis, il caso di un allevamento di bovini a Crema, dove nei giorni scorsi i carabinieri forestali hanno trovato carcasse di vitelli galleggianti nelle vasche di stoccaggio, cumuli di macerie edili e rottami di veicoli. E poi Degli Angeli ricorda un’altra interrogazione datata luglio 2020 e rimasta senza risposta, nella quale si chiedeva conto di quanto scoperto, anche in questo caso dopo la denuncia di Lav, in un allevamento di Rebecco d’Oglio, sempre in provincia di Cremona, “dove i carabinieri della Forestale avevano sequestrato a novembre 2019 una ventina di vacche da latte in condizioni terribili”. A Regione Lombardia era già stato chiesto “quali controlli fossero stati fatti all’interno dell’azienda” per verificare il rispetto delle normative vigenti e “quali provvedimenti potessero essere presi nei confronti dell’allevamento”. (...) “tra le province di Cremona e Mantova ci sono 2 milioni di suini in 850 allevamenti” e che “se tutto va bene, un allevamento registrato viene ispezionato ogni due o tre anni, a meno che non ci siano segnalazioni particolari o interventi con altre autorità”. I controlli sono pochi, dunque, come segnalato dal direttore generale di Lav, Roberto Bennati, e confermato dall’avvocato Manuela Giacomini, esperta in diritto degli animali, che sottolineava l’inutilità di controlli programmati e annunciati agli allevatori. “Sentiamo spesso parlare di personale non sufficiente rispetto al numero di allevamenti presenti sul nostro territorio, ma a questo punto – commenta Degli Angeli – veniamo a conoscenza di queste situazioni solo attraverso associazioni o interventi diretti delle forze dell’ordine. Allora mi domando quale sia stato l’obiettivo della riforma sanitaria della Lombardia, se poi sono questi i risultati”. (...) Luisiana Gaita
4 notes · View notes
abatelunare · 4 years
Quote
Frattanto, dalle bocche degli artiglieri, presero a dipartirsi altri e più tempestosi richiami, indirizzati a varie personalità delle gerarchie celesti, non escluso l'Onnipotente; a quest'Ultimo vennero successivamente attribuiti i nomi di diversi mammiferi da allevamento. Per un caso singolarissimo, tali mammiferi erano scelti, quasi esclusivamente, fra i suini. Siffatti avvenimenti accadevano in dialetto bergamasco e bolognese e in lingua toscana.
Carlo Emilio Gadda, La Madonna dei Filosofi
6 notes · View notes
lamilanomagazine · 2 years
Text
Bellona, tre cinghiali, due suini e una capra: lo zoo di un allevatore improvvisato
Tumblr media
Bellona (Caserta), tre cinghiali, due suini e una capra: lo zoo di un allevatore improvvisato. Nel corso della tarda mattinata odierna, in Bellona in provincia di Caserta, i carabinieri della Stazione di Vitulazio, unitamente a quelli della Stazione Forestale di Formicola (CE) e a personale della ASL, Servizio Veterinario di Pignataro Maggiore (CE), hanno ispezionato un terreno di quell’agro individuando un allevamento abusivo sito proprio nella pertinenza dell’abitazione di un cinquantenne, poi scoperto essere l’improvvisato allevatore. Sono stati rinvenuti, in precarie condizioni igienico sanitarie e sprovvisti dei dispositivi di tracciabilità tre cinghiali, due suini e una capra tibetana. Inoltre sono stati rinvenuti 5 cani sprovvisti del previsto microchip. Conseguenze Nella circostanza sono state elevate sanzioni amministrative per un importo complessivo di € 10.000,00. L'area di circa 500 mq e gli animali sono stati posti sotto sequestro amministrativo e penale, al momento, in attesa del completamento delle previste procedure, sono stati dati in affidamento al deferito. Read the full article
0 notes
qdmnotizie-blog · 6 years
Text
ANCONA / MALTRATTAMENTI IN UN ALLEVAMENTO DI SUINI, PERQUISIZIONE DEI CARABINIERI FORESTALI
ANCONA / MALTRATTAMENTI IN UN ALLEVAMENTO DI SUINI, PERQUISIZIONE DEI CARABINIERI FORESTALI
I responsabili dell’allevamento sono accusati di aver posto in essere gravi condotte a danno degli animali
  ANCONA 10, settembre 2018  – Carabinieri Forestali del Nipaaf di Ancona e delle Stazioni CC Forestali di Arcevia, Genga, Sassoferrato e Senigallia sono stati impegnati nel corso della mattinata di  inattività di perquisizione disposte dalla Procura della Repubblica di Ancona.
Obbiettivo,…
View On WordPress
0 notes
3nding · 5 years
Text
6 notes · View notes