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#ambasciata israeliana
kneedeepincynade · 2 months
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Un giorno dovremo tutti sederci al tribunale della storia ad essere giudicati,la storia ci chiederà cosa abbiamo fatto davanti a tutta la sofferenza,davanti alla morte,davanti al genocidio, io sono fiero di poter rispondere davanti alla storia di essere stato in prima linea,di essere andato davanti alla sede del male e aver dichiarato la verità
One day we will all have to sit at the tribunal of history to be judged, history will ask us what we did in the face of all the suffering, in the face of death, in the face of genocide, I am proud to be able to answer in the face of history that I have been on the front line, of having gone before the seat of evil and having declared the truth
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Un dipendente dell’ambasciata israeliana a Pechino aggredito
PECHINO – “Confermo, un impiegato della nostra ambasciata è stato attaccato”. Risponde concitato a Repubblica Yuval Waks, vice capo missione dell’ambasciata israeliana a Pechino. “Non c’è niente di più che posso dirvi in questo momento, però”. Il Ministero degli Esteri israeliano in un comunicato aggiunge che l’episodio non è avvenuto nelle vicinanze dell’ambasciata. La persona attaccata – di cui…
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Kosovo, Serbia per spostare le ambasciate a Gerusalemme, Kosovo per normalizzare i legami israeliani Secondo l'accordo sponsorizzato dagli Stati Uniti, Serbia e Kosovo normalizzeranno i legami economici, la Serbia sposterebbe la sua ambasciata a Gerusalemme. Per quanto riguarda il Kosovo, il Kosovo normalizzerebbe le sue relazioni con Israele e sarebbe il primo paese a maggioranza musulmana a spostare la sua ambasciata a Gerusalemme. Israele si oppone attivamente alla vendita di F-35 agli Emirati Arabi Uniti. Il capo dell'intelligence israeliana, yossi cohen ha detto che userà tutti i mezzi per opporsi alle vendite di F-35 negli Emirati Arabi Uniti, tuttavia Israele non si è opposto alla vendita di altre apparecchiature come il Prowler, le notizie sulle vendite di F-35 non erano necessariamente ufficiali, ma dei media speculazioni poiché non potevano credere alla formula pace per la pace, quindi l'opposizione israeliana potrebbe non essere nemmeno necessaria.
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napoliglamour · 3 years
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Arturo Schwarz, viene voglia di cominciare il racconto della sua vita con l'incipit di Cent' anni di solitudine di Gabriel García Márquez: «Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato...». Cosa pensava lei, in quella primavera del 1949, prima di salire sul patibolo in Egitto?
«Patibolo, esatto. Non mi aspettava un plotone, ma il nodo scorsoio: mi avevano condannato all' impiccagione lasciandomi tutto il tempo per riflettere sugli anni vissuti fino ad allora, 25, pochi ma intensi. Da tempo sapevo in cosa credevo e cosa volevo dalla vita. Come disse lo scultore Constantin Brancusi: "Tutte le mie opere sono databili dall'età di quindici anni". Per me, forse, da prima ancora».
Riavvolgiamo il nastro: com'era finito un italiano, quasi settant' anni fa, in una galera egiziana con la pena capitale pendente sulla testa? E com' è che oggi, a 94 anni, è qui, di fronte a noi, nella sua casa di Milano, zeppa di capolavori e libri, con una moglie giovane e bella, Linda, a raccontarcelo?
«Sono nato ad Alessandria d'Egitto da padre tedesco di Düsseldorf e da madre milanese, Margherita Vitta, figlia di un colonnello dell' esercito italiano. Entrambi ebrei. Si conobbero lì e si sposarono. Avevo la doppia cittadinanza ma nel 1933, con l'ascesa di Hitler al potere, rinunciammo a quella tedesca e mio padre, separatosi da mia madre e trasferitosi al Cairo, mi vietò di rivolgermi a lui nella sua lingua madre.
Non feci fatica: mi sentivo italiano, studiavo in scuole prima inglesi e poi francesi, e avevo una naturale repulsione per la Germania. Mio padre era influente in Egitto: aveva inventato la formula per disidratare le uova e le cipolle, dando un grande impulso alle esportazioni di un Paese esclusivamente agricolo.
Nel '38, a 14 anni, ero già trotskista. Con un paio di amici copti e uno musulmano, io, ateo, fondai la sezione egiziana della Quarta internazionale, voluta da Lev Trotskij da poco riparato in Messico. Aspetti, le mostro una reliquia che ha segnato tutta la mia lunga esistenza...».
(Si alza, stacca dalla parete un quadretto e me lo mostra) Ma questo è il biglietto da visita di Trotskij. Lo ha incontrato?
«Me lo fece avere dal poeta Benjamin Péret. Doveva essere il lasciapassare per il mio viaggio in Messico. Due mesi prima della partenza, però, i sicari di Stalin lo assassinarono e io decisi di dedicare la mia esistenza ad affermare le sue idee. Nel frattempo era scoppiata la Seconda guerra mondiale ed entrai, come volontario, nella Croce Rossa. Ero ad El Alamein a caricare i feriti sulle ambulanze, italiani o inglesi che fossero, e mi presi qualche scheggia nel polpaccio.
Di notte scrivevo poesie, come ho fatto per tutta la vita. Mandai le prime ad André Breton. Avevo letto il Manifesto del surrealismo ed avevo chiesto all' ambasciata di Francia al Cairo chi fosse questo Breton. Dissero che faceva lo speaker di Radio France Libre a New York. La risposta mi giunse sei mesi dopo, sfidando l'Atlantico infestato dagli U-Boot nazisti. Cominciò allora a trattarmi come fosse un padre. Mi incoraggiava, mi coccolava quasi. Finita la guerra mi iscrissi a medicina ma non dimenticai Trotskij».
Fu per causa sua che venne arrestato?
«Sì, aprii una libreria e cominciai a pubblicare i suoi libri in Egitto. All'alba di una mattina del gennaio 1947, la polizia irruppe in casa mia. Ero accusato di sovversione. Regnava Re Farouk. Da giovane sembrava potesse diventare un governante illuminato ma si rivelò un despota crudele.
Aveva abbandonato persino le buone maniere, a tavola mangiava come un animale, per dimostrare che a lui tutto era concesso. Mi trascinarono nella prigione di Hadra e mi rinchiusero nei sotterranei, in una cella piccola, senz' aria, solo con topi e scarafaggi. Dopo qualche settimana cominciarono le torture, mi strapparono le unghie dei piedi, causandomi la cancrena e la perdita di un dito, ma non parlai. Non era comunque necessario, perché l' amico musulmano spifferò tutto, raccontò della cellula trotskista, della nostra visione del mondo, dei contatti internazionali.
Mi trasferirono al campo di internamento di Abukir, dove venni a sapere della condanna a morte. Non la eseguirono subito perché servivo loro come ostaggio. Era scoppiata la guerra arabo-israeliana, e io ero ebreo. Dopo due anni di prigionia, l' impiccagione venne fissata per il 15 maggio, ma poche settimane prima Egitto e Israele firmarono l'armistizio. Negli accordi era prevista la liberazione dei prigionieri ebrei detenuti in Egitto.
Una mattina mi rasarono, lasciandomi credere che di lì a poco sarei salito sul patibolo. Invece mi accompagnarono al porto e mi imbarcarono su una nave diretta a Genova con il foglio di via e stampato, su tutte le pagine del passaporto, "Pericoloso sovversivo - espulso dall' Egitto". Così com' ero, senza poter rivedere i miei genitori, né procurarmi un ricambio d' abito».
Come le apparve l'Italia, quando sbarcò a Genova?
«Il paradiso terrestre. Raggiunsi Milano e trovai lavoro da un ebreo, Marcus, che aveva un ufficio d' import-export dietro al Duomo. Allora nessuno conosceva bene l'inglese e il francese. Appena possibile, una notte presi il treno per Parigi. Alle sei del mattino salii su un taxi, lasciai la valigia in un albergo di quart' ordine, e bussai alla porta di 42 rue Fontaine, a Montmartre. Aprì Breton, lo vedevo per la prima volta, ma mi abbracciò come fossi un vecchio amico.
L'appartamento era piccolo, il letto in un angolo e ogni spazio occupato da oggetti e opere d' arte. Sul muro, in fondo, occhieggiava una raccolta di bambole Hopi. Nello studio, straordinarie sculture africane e, sotto la finestra, La boule suspendue di Alberto Giacometti. Alle pareti, Giorgio De Chirico, Marcel Duchamp, Yves Tanguy, Max Ernst, Man Ray, Dalí... Salvador Dalí non mi è mai piaciuto, non era dei nostri, era Dalí e basta. Come, da trotskista, non ho mai accettato l' approccio commerciale di Pablo Picasso».
Quando decise di tornare a fare il libraio, l'editore e poi il gallerista?
«Un fratello di mia mamma, direttore di una filiale della Comit, mi fece avere un piccolo fido. Pubblicavo libri difficilmente commerciabili, giovani poeti e saggistica: Breton, Einstein e, soprattutto, Trotskij. Mandai in stampa La Rivoluzione tradita con una fascetta gialla: "Stalin passerà alla storia come il boia della classe operaia". Sa cosa accadde? Me lo confidò, tempo dopo, Raffaele Mattioli, amministratore della Comit e uomo di grande cultura.
Lo chiamò personalmente Palmiro Togliatti, chiedendogli di togliere il fido "alla iena trotsko-fascista di Schwarz". Così finì la mia prima esperienza di editore: per rientrare dovetti vendere tutto il magazzino a meno del 10% del prezzo di copertina e anche la libreria rischiò di chiudere. Per sopravvivere, cominciai a organizzare mostre di incisioni, acqueforti e libri illustrati dagli artisti.
Mi aiutarono molto Carlo Bo, Raffaele Carrieri, Elio Vittorini, Salvatore Quasimodo e molti altri amici. Non potendomi permettere l' arte contemporanea che andava per la maggiore (e nemmeno m' interessava), decisi di sfidare la legge capitalistica della domanda e dell' offerta: recuperai il Dadaismo e il Surrealismo che nessuno voleva. Feci uscire dalle soffitte le opere di Marcel Duchamp, che da tempo si era ritirato e non era più interessato ad esprimersi artisticamente. Con lui il rapporto fu meraviglioso: presi lezioni di scacchi dal maestro Guido Capello per un anno intero per poter giocare contro di lui. Rimase imbattibile, ma qualche soddisfazione riuscii a togliermela».
Poi, una mattina del 1974, senza avvisare nessuno, chiuse la sua galleria, ormai divenuta mitica, per dedicarsi agli studi di arte, di alchimia, di kabbalah. Cominciò a collocare (spesso donandole), in giro per il mondo, le sue collezioni. Sentiva il bisogno di prendere le distanze dal passato?
«No. E poi non le chiami collezioni, è una parola che non mi piace. Sentivo il bisogno di trasmettere un patrimonio senza smembrarlo. Resto trotskista e surrealista, ho venduto opere d' arte, ma ne ho anche donate moltissime, chiedendo in cambio che fossero trattate in maniera scientifica: catalogate, documentate, fatte sopravvivere, insomma. Del denaro non ho mai fatto una necessità, ho sempre cercato di sfuggire alla logica del suo dominio. Tutto questo ha a che fare anche con gli studi alchemici e cabalistici. Mica andavo cercando l' oro materiale, cercavo quello spirituale».
L' Italia, come ha detto lei, è stata il suo «paradiso terrestre», però molte delle sue opere sono finite in musei all' estero. Come mai?
«Un migliaio sono in quattro grandi musei internazionali, però un consistente nucleo di opere surrealiste e dada sono alla Galleria d' Arte Moderna di Roma. Non ha idea di quanto sia stato difficile. La burocrazia italiana è un nemico spietato: devi giustificarti per il tuo atto di liberalità, vissuto quasi con sospetto, mentre lo Stato non fornisce garanzie di corretta gestione. Mi sono anche visto rifiutare la donazione dei testi dada e surrealisti. Qualcuno pare li abbia definiti "robaccia pornografica". Li ho così regalati a Israele»
Per cosa combatte ora il trotskista Arturo Schwarz?
«Per l' amore di Linda. Così come ho amato la mia prima moglie, Vera, strappatami vent' anni fa da un tumore. E per un soffio d' aria fresca e pulita, un bisogno lasciatomi da quei mesi passati nei sotterranei di una prigione egiziana»
[Pier Luigi Vercesi]
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abr · 6 years
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L'America trasferisce la sua ambasciata a Gerusalemme. Capitale di Israele Gerusalemme lo è già e lo sarà per sempre, l'unica capitale in tutto il Nord Africa, il Medio Oriente e l'Asia dove chiese, moschee e sinagoghe sono protette e possono convivere grazie alla sovranità israeliana. Il gesto americano ha un grande valore non solo simbolico visto che buona parte della comunità internazionale non riconosce neppure l'Israele pre-1948. Dalla primavera araba sciagurata e dalla infame campagna di Libia contro Gheddafi, è la prima buona notizia che arriva in quella zona. Let Trump be Trump.
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/america-fatta-maglie-trump-fa-rsquo-annuncio-ufficiale-casa-162451.htm
E ringraziamolo. Ricodiamo che sono VENT’ANNI che gli Usa han preso questa decisione ma la rinviavano, dando corda ai terroristi islamici e ai loro impauriti partner europoidi. Fuck Off.  
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samdelpapa · 4 years
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LA SHOAH: RISORSA FINANZIARIA E RELIGIONE PLANETARIA
CHEMS EDDINE CHITOUR
E’ stata la sinistra antirazzista a fare della Shoah la suprema religione della Repubblica…
Diana Johnston
Tutti conosciamo il termine “genocidio”, creato da Raphael Lemkin, un anziano ebreo deportato, a proposito dei massacri di massa degli ebrei. Negli ultimi vent’anni, il termine genocidio è diventato un marchio depositato che può essere utilizzato solo per indicare la tragedia degli ebrei sotto il terzo Reich. Per circa trent’anni la strumentalizzazione del dolore dei deportati è stata limitata e le compensazioni elargite dalla Germania e da altri paesi non avevano raggiunto le dimensioni attuali, ora che i sopravvissuti dei campi di sterminio non ne godono direttamente, cosa che ha fatto scrivere a Norman Finkelstein: “L’industria dell’olocausto”. In questo scritto vogliamo soffermarci proprio su questa fonte di denaro che è diventato il dolore degli ebrei deportati e sopravvissuti; ma anche sulla falsa unicità della Shoah, che è diventata un orizzonte insuperabile, una religione planetaria più temuta – nei paesi occidentali – che davvero rispettata o seguita.
La risorsa finanziaria dello sfruttamento dell’olocausto
I tedeschi saranno “per sempre in debito” per i crimini commessi durante la Seconda Guerra Mondiale?
Di fatto, dopo l’Accordo del Lussemburgo del 1952, la Germania è stata la creditrice ufficiale di questo stato canaglia di Israele, oltre al suo sostegno diplomatico secondo solo a quello degli Stati Uniti. All’inizio degli anni ’50, si sono svolti dei negoziati sulle riparazioni di guerra tra il Primo Ministro israeliano, David Ben Gourion, il segretario generale del Congresso ebraico mondiale, Nahum Goldman, e il Cancelliere della Germania dell’Ovest, Konrad Adenauer. A causa dell’estrema delicatezza del dossier, questa decisione fu ampiamente dibattuta alla Knesset israeliana. Nel 1952 vennero firmati degli accordi di riparazione. Complessivamente, a partire dal 2007, la Germania ha versato 25 miliardi di euro come riparazione a Israele ed ai sopravvissuti dell’olocausto nazista (1).
 
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Si viene inoltre a sapere che i sistemi per far pagare i tedeschi sono molteplici e l’immaginazione dei richiedenti è molto vivace. Sul sito di lingua inglese dello “Spiegel Online International”, un articolo di David Gordon Smith a Berlino segnala che, secondo Ingeburg Gruning, portavoce del Ministero delle Finanze tedesco, il governo della Germania, che ha già versato un totale di circa 64 miliardi di euro ai sopravvissuti dell’olocausto, non ha intenzione di pagare i costi delle cure psicologiche. L’autore dell’articolo, realista, aggiunge che la Germania potrà alla fine essere costretta a pagare altri milioni per queste cure. Le somme in questione non sarebbero enormi, sostiene Baruch Mazor, direttore generale del Fondo Fisher: solo da 10 a 20 milioni di dollari l’anno… La tecnica è consolidata. In caso di rifiuto, ecco la minaccia:
«Se i negoziati che stiamo conducendo in questo momento non porteranno risultati, allora bisognerà aspettarsi delle rivendicazioni sostenute al 100% dall’opinione pubblica»(2).
Gli altri paesi coinvolti negli indennizzi
In diverso grado, tutti gli stati hanno dovuto prima o poi indennizzare le vittime dell’olocausto. Vedremo più avanti, con Norman Finkelstein, che ad approfittarne non sono necessariamente gli aventi diritto. Si ha notizia che Parigi e Washington hanno intavolato dei negoziati su eventuali indennizzi a famiglie delle vittime americane dell’olocausto deportate tramite la SNCF (Società Nazionale delle Ferrovie Francesi, ndt.) tra il 1942 e il 1944, dossier sensibile che rischia di privare il gruppo ferroviario francese di contratti negli Stati Uniti (nel 2011, il gruppo aveva riconosciuto d’essere stato “un ingranaggio della macchina nazista di sterminio”). In Maryland, due eletti hanno presentato una proposta di legge per vietare alla SNCF l’accesso ai contratti pubblici finché essa non avrà versato gli indennizzi per il suo ruolo nella deportazione degli ebrei. Dopo diversi incontri informali avvenuti nel 2013, alcuni diplomatici dei due paesi hanno avviato a Parigi queste trattative il 6 febbraio 2014, come hanno dichiarato alla AFP (Agence France Presse, ndt.) il 21 dello stesso mese l’avvocato delle famiglie delle vittime, Stuart Eizenstat e l’ambasciata francese a Washington, confermando l’informazione del Washington Post.
D’altra parte, secondo rivelazioni di “Der Spiegel”, Berlino ha effettivamente fornito allo stato ebraico dei sottomarini che possono essere dotati di capacità nucleare. All’interno dell’opposizione, i socialdemocratici e gli ecologisti moltiplicano le loro critiche al governo di Angela Merkel. Israele, che non ha firmato il trattato di non-proliferazione nucleare (TNP), non ha mai confermato né smentito le proprie capacità nucleari. Lo stato ebraico è tuttavia considerato come la sola potenza nucleare della regione. Israele mantiene una politica d’ambiguità sul suo programma atomico, e rifiuta di firmare il trattato di non-proliferazione nucleare e di consentire un’ispezione internazionale alla sua centrale di Dimona (3).
“Der Spiegel” ha rivelato che Israele è in procinto di dotare i sottomarini forniti dalla Germania di missili da crociera a testata nucleare. I sottomarini tedeschi diventano così un pezzo forte della strategia di dissuasione verso il regime iraniano. Berlino ha sempre negato che questi sottomarini possano far parte dell’arsenale nucleare israeliano. La Germania ha già fornito tre di questi sottomarini e altri tre verranno consegnati entro il 2017. Secondo alcuni esperti militari stranieri, Israele dispone di un arsenale nucleare di oltre 200 ogive (3).
I cavalli di Troia
La mia attenzione è stata catturata anche da un’informazione anodina. Giudicate voi: le ambasciate tedesche saranno al servizio dei cittadini israeliani nei paesi ostili. A priori non c’è niente di strano in questo. Molti paesi che non hanno relazioni diplomatiche con altri paesi hanno la possibilità di essere rappresentati da paesi terzi che si fanno carico di trasmettere o ricevere i reclami di entrambe le parti. Tuttavia la singolarità sta nel fatto che qui si tratta di tre soggetti, di cui due sono in teoria avversari (Israele e i paesi musulmani), e di un altro partner, la Germania. Leggiamo la notizia:
«All’inizio della settimana verrà firmato un nuovo accordo a Gerusalemme dalla cancelliera tedesca Angela Merkel. La Germania garantirà agli israeliani servizi consolari in paesi quali ’Indonesia, Malesia, Arabia Saudita, ecc., dove Israele non ha rappresentanze diplomatiche. Secondo l’ambasciatore israeliano in Germania, Yaakov Hadas-Handelsman, questa offerta tedesca svela l’importanza delle relazioni che legano Berlino a Tel Aviv. »
Sul sito web lemondejuif.info possiamo leggere:
«A partire dalla loro storia tanto dolorosa, tedeschi e israeliani hanno compiuto un miracolo nel costruire la loro amicizia. Vogliamo ampliare e approfondire questa amicizia, anche per quanto riguarda i problemi concreti della vita quotidiana»:
sono le parole dell’ambasciatore tedesco in Israele, Andreas Michaelis (4).
Le ambasciate tedesche diventeranno così una sorta di cavallo di Troia, “instaurando, sulla base di questo futuro accordo”, la rappresentanza diplomatica ufficiale di una “seconda ambasciata dello stato d’Israele”. La Germania, firmando questo accordo con Israele, diventerà complice e garante della politica d’occupazione sionista. In questo senso, nell’ambito d’una visita di tre giorni in Israele, Francois Fillon dichiara sostanzialmente:
«Mi ha sempre appassionato il destino d’Israele […] Mi ricordo della guerra dei sei giorni, avevo tredici anni. Con l’orecchio attaccato alla radio, seguivo gli avvenimenti in cui si parlava d’un comandante militare con un occhio bendato – Moshé Dayan – e sentivo che la Storia laggiù era in fermento. […] Durante la guerra del Kippur ho tremato per Israele. Il ricordo della Shoah è dentro i vostri cuori, ma fa anche parte della nostra coscienza europea, e anche universale. Ciò che vi riguarda, riguarda anche noi, ciò che vi angoscia, angoscia anche noi,, perché tra Israele e la Francia, tra Israele e l’Europa, c’è un legame morale e storico» (5).
La Shoah: religione di stato? Un’eresia nella Francia laica
Con queste parole Diana Johnston s’interroga sulla strumentalizzazione da parte del sionismo della tragedia degli ebrei. La campagna del governo francese, dei grandi media e delle organizzazioni influenti per mettere a tacere il comico Dieudonné M’Bala M’Bala mette in luce una rottura radicale nell’opinione che i francesi hanno del comico, ma anche su altre questioni. (…) Commentando questa vicenda il 10 gennaio su RTL (rete radiofonica privata, ndt.), Eric Zemmour ha accusato Valls (Mnistro degli Interni francese, ndt.) di aver dimenticato la libertà d’espressione, pur presentandosi come uomo di sinistra:
«E’ stata la sinistra ad averci insegnato nel maggio ‘68 che è vietato vietare, è la sinistra creativa che ci ha spiegato che bisognava colpire la borghesia. E’ la sinistra antirazzista che ha fatto della Shoah la religione suprema della Repubblica» Provenendo dalla sinistra, Dieudonné provoca, secondo Zemmour, la «borghesia ben pensante di sinistra».
Ricordare la Shoah serve indirettamente a giustificare l’avvicinamento sempre più stretto tra Francia ed Israele relativamente alla politica in Medio Oriente. (…) Quasi a conferma di questa impressione,
il 9 gennaio la Procura di Parigi e il Memorial della Shoah hanno stipulato una convenzione, in base alla quale l’autore di un atto di antisemitismo, che abbia più di 13 anni, potrà essere condannato a svolgere uno stage di sensibilizzazione sulla storia dello sterminio degli ebrei. Si reputa che lo studio dei genocidi possa inculcare «i valori repubblicani di tolleranza e di rispetto per il prossimo»(4).
E se fosse proprio il contrario di ciò che si dovrebbe fare? Il Procuratore di Parigi ignora forse che i giovani pensano di aver ricevuto troppa, e non troppo poca, educazione sulla Shoah? Eccezionalmente, un articolo di “Le Monde” dell’8 gennaio ha riportato delle opinioni che si possono facilmente ritenere che siano pronunciate dai giovani, se si vuole davvero ascoltarle. Essi fanno risalire la “sacralizzazione” della Shoah ai corsi di storia a scuola, di cui serbano uno sgradevole ricordo. (…) Guillaume, un ragazzo di vent’anni, si lamenta: «La Shoah ce l’hanno propinata fino all’ultimo anno. Io rispetto quel periodo della storia, ma non più di altri»(4).
«Recentemente, la Francia ha accolto a braccia aperte il gruppo ucraino delle “Femen”. Il 20 dicembre scorso hanno invaso la Chiesa della Maddalena per rappresentarvi “l’aborto di Gesù”, e poi orinare sull’altare. Non si sono sentite grida d’indignazione da parte dei ministri del governo. La chiesa cattolica se ne lamenta, ma l’eco non si riesce a sentire». (4)
Non stupisce che su questa stessa linea si giunga alla negazione degli altri genocidi. L’ultimo esempio lo ha dato l’avvocato Maitre Jacubowicz con il coraggioso rilascio di Frédéric Taddei. Maitre Jacubowicz dopo il rilascio ha dichiarato a Taddei che egli non voleva che si relegasse l’antisemitismo al livello d’un crimine come gli altri, ma che bisognava elevarlo al rango di crimine numero uno, insomma una nuova religione. Che si fa allora con il genocidio degli Armeni? E con i genocidi ruandesi? Si misura l’importanza d’un genocidio in base al numero dei morti? Essere gasati e bruciati è forse peggio che essere decapitati con il machete a causa della propria origine? Non avremo risposta.
Perché la Shoah è diventata sacra?
Sta di fatto che si è arrivati alla saturazione. “Troppe tasse uccidono le tasse”, diceva Jacques Chirac. Mutatis mutandis, “troppa Shoah uccide la Shoah”. L’autore dello scritto prosegue:
«Il richiamo costante alla Shoah, negli articoli, nei film, nei discorsi, come anche nella scuola, lungi dal costituire una prevenzione, crea una sorta di subdola fascinazione per le “identità”. Incoraggia la “competizione vittimista”. […] Questa commemorazione serve comunque a Israele, che sta facendo partire un programma di tre anni per incoraggiare un numero in crescita di circa 600.000 ebrei francesi a partire per Israele. L’anno scorso oltre 3000 ebrei hanno compiuto la loro Aliyah (immigrazione ebraica in Israele, ndt), una tendenza che l’European Jewish Press attribuisce alla “mentalità sempre più sionista della comunità ebraica francese, soprattutto tra i giovani, e alla manifestazione degli sforzi dell’Agenzia ebraica, del governo israeliano e delle ONG per coltivare l’identità ebrea in Francia”. Un modo per incoraggiare l’Aliyah è di spaventare gli ebrei con la minaccia dell’antisemitismo, sostenendo che i numerosi ammiratori di Dieudonné siano tutti potenziali nazisti»(6).
(è stato eliminato una parte di testo assolutamente privo di riferimenti e fonti documentali. Il testo completo è consultabile al link di fonte)  Del resto, nella storia, ci sono stati molti genocidi che alcuni definiscono olocausti; parlando dei misfatti della colonizzazione belga sotto Leopoldo II, Hochschild scrisse: «Dal 1880 al 1920 il Congo è teatro di uno dei maggiori olocausti della storia: la metà d’un popolo di venti milioni di persone viene sterminato»(7). Chi se ne ricorda?
In un testo tanto coraggioso quanto efficace, Norman Finkelstein, la cui famiglia morì deportata (i genitori dell’ebreo finkelstein non sono morti nei lager tedeschi, ma ne sono sopravvissuti, e risarciti. nd Olo), denuncia sia la strumentalizzazione politica che lo sfruttamento finanziario della sofferenza degli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale. Finkelstein distingue l’olocausto nazista, evento storico nel corso del quale furono sterminati milioni di ebrei, e l’Olocausto con la maiuscola, il suo abuso ideologico.
«L’industria dell’Olocausto trasforma la memoria di Auschwitz in garanzia ideologica e in merce redditizia. Riporta un intero percorso ai metodi utilizzati, che appartengono alla categoria del ricatto ai buoni sentimenti, traendo appoggio dall’artiglieria pesante delle pressioni economiche americane. L’altra componente di questa duplice estorsione è che il denaro così ottenuto, invece di arrivare alle vere vittime sopravvissute – o ai loro eredi – finisce nelle casse delle organizzazioni ebraiche legate agli Stati Uniti o a Israele»(8).
Israele si crea sempre più nemici nel mondo per la sua politica di colonizzazione ed espulsione, in violazione di tutte le risoluzioni dell’ONU. Ricordiamo che su proposta dell’Arabia Saudita (iniziativa di Riyad nel 2002) i paesi arabi erano pronti a sviluppare delle normali relazioni con Israele, se solo la questione palestinese avesse trovato una soluzione onorevole tale da preservare la dignità dei palestinesi, che, occorre ricordare, accettano di vivere in pace su meno del 20% della Palestina originaria. E’ questo il prezzo della pace nel mondo.
Professor Chems Eddine Chitour
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purpleavenuecupcake · 5 years
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Trasferimento ambasciate a Gerusalemme? Israele contribuisce con 12milioni di euro
E’ passato un anno dall'inaugurazione della nuova ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme e ad oggi solo il Guatemala ha trasferito la sua cancelleria.  Tanta la delusione registrata in Israele tant'è che il ministro degli esteri, Israel Katz, del Likud, ha deciso di favorire il trasloco da Tel Aviv di altre rappresentanze diplomatiche.  Il quotidiano Israel ha-Yom ha reso noto che il governo di Israele contribuirà anche, sostanziosamente, alle spese. Il trasferimento a Gerusalemme delle ambasciate, ha spiegato Katz al giornale, "e' un obiettivo nazionale, politico e strategico di primo livello".  "Non c'è niente che esprima meglio il nostro ritorno a Sion ed il successo del sionismo - ha aggiunto - del rafforzamento a Gerusalemme della sovranità di Israele e del popolo ebraico".  Nel prossimo futuro, almeno secondo il giornale, Katz chiedera' al governo di approvare per i Paesi che trasferiscano a Gerusalemme la propria sede diplomatica principale un pacchetto di aiuti finanziari per un valore complessivo di 50 milioni di shekel, oltre 12 milioni di euro.  Denaro utile per acquisire i terreni ritenuti idonei, adibire gli edifici necessari, regolare i rapporti col municipio. Nell'ultimo anno diversi Paesi hanno annunciato la possibilità di aprire ambasciate a Gerusalemme, ma per ragioni diverse le iniziative non sono andate in porto. Il Paraguay in effetti l'ha inaugurata a maggio, su istruzione del presidente uscente, Horacio Cortes, ma il suo successore Mario Abdo Benitez l'ha subito riportata a Tel Aviv.  Anche il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, era sembrato all'inizio dell'anno sul punto di spostare la propria ambasciata, ma poi ha avuto un ripensamento. Altri Paesi che Israele ha cercato di coinvolgere sono stati l'Honduras, l'Ungheria, la Romania, la Repubblica Ceca e la Slovacchia.  In tanti avversano l'iniziativa israeliana. In primo luogo vi sono i palestinesi e il mondo arabo, secondo i quali, in assenza di un accordo che metta fine al conflitto israelo-palestinese e che definisca il futuro assetto di Gerusalemme, il trasferimento delle ambasciate è incompatibile con la formula dei Due Stati.  Israele ha come forze contrarie anche l'Unione Europea e una parte di statunitensi non in linea con la politica estera trumpiana.   Read the full article
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vitasemplice · 5 years
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......Quando Gerusalemme  nel 1099 viene conquistata dai crociati la moschea di al-Aqsa diventa il palazzo del re poi alla riconquista mussulmana subisce  alcune modifiche ad opera prima di Saladino, poi dai mamelucchi e dagli ottomani, i danni dovuti a terremoti nel 1927 e nel 1936 hanno comportato la necessità di una pressoché integrale riedificazione della moschea e  le colonne di marmo di Carrara dell'interno sono state donate dal Duce Benito Mussolini. Dopo aver girovagato per la spianata, nelle moschee è proibito entrare, siamo tornati tra le vie della città passando per la Porta del mercato del cotone e siamo scesi al Muro del Pianto (Kotel in ebraico), questo muro è ciò che resta del muro di cinta della spianata ed è santo per gli ebrei perché è il luogo più vicino al posto dove c’era il Tempio, il muro è come una Sinagoga a cielo aperto e una transenna divide uomini e donne, un po’ più a destra c’è un posto dove gli ebrei non ortodossi pregano tutti insieme; dalla parte degli uomini c’è un pezzo di muro che è al coperto e lì sotto un vetro si vede il livello di calpestio dell’epoca di Gesù; gli ebrei pregano ognuno per conto suo anche ad alta voce senza disturbarsi, sono molto allenati allo studio, hanno 613 comandamenti ma ne restano “solo” 300 perché gli altri 313 riguardavano strettamente il Tempio che tornerebbero obbligatori solo se ricostruiranno il Tempio stesso, le donne ne hanno meno perché visto il pesante carico famigliare (di solito hanno molti figli) sono esonerate da alcuni comandamenti. Lasciamo poi questo luogo per recarci sul Monte Sion nominato spesso nella Bibbia, passiamo attraverso la Porta di Sion o in arabo Porta del re Davide, e usciamo dalla città vecchia, nel 1948 a seguito della guerra arabo-israeliana, Gerusalemme si ritrovò divisa in due zone: quella occidentale, abitata principalmente da popolazione ebraica, controllata da Israele; quella orientale, abitata principalmente da popolazione araba, controllata dalla Giordania e su questa strada corre la “linea verde” che divide Israele dalla Cisgiordania ma Israele vuole tutta la città vecchia e quando Trump ha spostato la sua ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme ha praticamente avallato che Gerusalemme appartenga ad Israele. Gustando il panorama delle colline che circondano la città, siamo arrivati al Cenacolo; questo salone non è l’originale dove Gesù ha fatto l’ultima cena ma l’area geografica è sicuramente questa, qui non si può celebrare perché appartiene agli ebrei. Nel Cenacolo si ricordano 6 avvenimenti importanti raccontati nel Vangelo: 1- l’istituzione dell’eucarestia, 2- l’apparizione di Gesù dopo la Pasqua quando Tommaso non c’era, 3- la seconda apparizione di Gesù la seconda domenica dopo Pasqua, 4- gli apostoli ricostituiscono il n° 12 tirando a sorte scelgono Mattia, i primi 12 erano stati scelti direttamente da Gesù ma ora gli 11 comprendono di avere il dovere e l’autorevolezza di continuare e estraendo a sorte Mattia hanno dato inizio al meccanismo della chiesa che ha l’autorevolezza e il dovere di continuare (Luca e Mattia sono sepolti a Padova), 5- il mattino della Pentecoste ebraica gli apostoli e Maria pregavano riuniti qui e con un boato scende su di loro lo Spirito Santo, dopo questo fatto Pietro fa un grande discorso davanti a 2000 persone che chiedono poi di essere battezzate nasce così la Chiesa, il Cenacolo è come una sala parto dove i cristiani vengono generati, 6- la morte di Maria o meglio la dormizione, parola che può essere usata anche per noi, sarà poi portata alla sepoltura e assunta in cielo. Attraversiamo un chiostro medioevale costruito nel 1300 dai francescani, qui sotto il Cenacolo è nato il primo convento cattolico ufficiale, si possono vedere nel muro delle pietre quadrate che sono la base di una costruzione romana che però potrebbe essere solo una coincidenza per ciò che riguarda il vero Cenacolo. Visitiamo poi la Tomba del re Davide, non è la vera tomba della quale non si sa niente ma è stato un luogo molto importante, una Sinagoga fino a quando non è stato aperto il Muro del Pianto. Ci rechiamo al Cenacolino dove celebriamo la S. Messa e poi ci dirigiamo verso il pullman che ci porterà a pranzo. Passando davanti alla Porta di Sion vediamo tanti militari giovani e fa uno strano effetto vedere questi ragazzi poco più che bambini con in mano un mitra.
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Il bilancio della strage di palestinesi compiuta dai militari israeliani è di 61 morti nel solo giorno di protesta del 15 maggio 2018 lungo tra la striscia di Gaza e Israele.
IMMAGINI RIFERITE AGLI SCONTRI E AD ALTRI EPISODI DI VIOLENZA MESSE IN ATTO DALL’ESERCITO ISRAELIANO.
Lo riferisce il portavoce del ministero della Sanità a Gaza, l’ultima vittima è un uomo di 30 anni deceduto in ospedale per le ferite riportate.
Una neonata soffocata dai gas lacrimogeni e 16 minorenni sono tra le vittime della mattanza messa in atto dall’esercito e si stima che dal 30 marzo,giorno dell’inizio della protesta che ha dato inizio alla Grande Marcia del Ritorno la strage sia di almeno 110 morti e decine di migliaia di feriti.
Il bilancio più grave durante l’inaugurazione dell’Ambasciata degli Usa a Gerusalemme mentre la Turchia ha convocato l’ambasciatore di Israele in relazione al bagno di sangue a Gaza chiedendogli di lasciare temporaneamente il Paese.
La conferma arriva dal ministero degli Esteri turco.
La commissione permanente per i diritti umani della Lega araba ha chiesto alla procura della Corte penale internazionale, con sede all’Aia, di indagare urgentemente “sui crimini dell’occupazione israeliana” contro i palestinesi.
Il presidente della commissione,Amjad Shamout, riferendosi all’uccisione di decine di manifestanti ha detto: “Israele è un’entità oppressiva e omicida e i suoi politici e funzionari devono essere portati alla Corte penale internazionale”.
Mercoledì, la Lega araba terrà una riunione d’emergenza per discutere del trasferimento “illegale” dell’ambasciata Usa nella città contesa.
Lo status di Gerusalemme è la questione più spinosa nel conflitto israelo-palestinese.
Israele considera l’intera città come sua capitale, mentre i palestinesi ritengono che Gerusalemme Est sia la capitale del loro futuro Stato.
Gli Usa all’Onu incolpano Hamas per la strage e che a loro dire Israele si sarebbe comportata con moderazione: “Colpa di Hamas, Israele ha usato moderazione”
L’Ambasciatrice americana all’Onu,Nikky Haley, ha affermato che la colpa per le violenze di ieri a Gaza è di Hamas: “nessun Paese in questa situazione agirebbe con più moderazione di quanto ha fatto Israele. Hamas è felice di quanto accaduto, chi tra noi accetterebbe questo tipo di azioni sui suoi confini? Nessuno. Gli Usa sono preoccupati per la perdita di vite in Medio Oriente, ma c’è molta violenza nella regione e in questo Consiglio c’è sempre un doppio standard. Qualcuno ha suggerito che le violenze di ieri a Gaza hanno una connessione con l’apertura della nuova ambasciata Usa a Gerusalemme. Per alcune persone la nuova ambasciata è una ragione per commettere violenze, ma come viene giustificato ciò?, le parole  dell’ambasciatrice americana all’Onu che ha aggiunto:”L’apertura della sede a Gerusalemme non pregiudica un accordo di pace, ma promuove la realtà e il desiderio di pace, gli Usa non vogliono niente più della pace, dove le persone di tutte le religioni vengono rispettate”.
L’Ambasciatrice di Israele in Belgio,Simona Frankel, è stata convocata dal Belgio dopo una intervista RIPUGNANTE in cui afferma che le 55 vittime,compresa una neonata di 8 mesi e 16 ragazzi, erano tutti terroristi.
Il ministro degli Esteri belga,Didier Reynders, ha dichiarato : “Si possono sentire molte cose, ma ci sono dei limiti”.
L’ambasciatrice Frankel, intervistata dalla radio pubblica La Premie’re, aveva detto: “Mi dispiace molto per ogni essere umano deceduto anche se sono dei terroristi, 55 terroristi che vengono vicino alla barriera di confine per cercare di passare sul territorio israeliano.
Il ministro ha ribadito e concluso che: “Ascoltare che tutte le persone che sono state uccise erano dei terroristi, questo supera la ragione, denunciando l’uso sproporzionato della forza fatto da Israele. L’idea della proporzionalità è chiara, non c’è stato alcun ferito da parte di Israele”.
GERUSALEMME. LA STRAGE DI PALESTINESI FIRMATA TRUMP-NETANYAHU: 110 MORTI E DECINE DI MIGLIAIA MIGLIAIA DI FERITI DAI CECCHINI ISRAELIANI. Il bilancio della strage di palestinesi compiuta dai militari israeliani è di 61 morti nel solo giorno di protesta del 15 maggio 2018 lungo tra la striscia di Gaza e Israele.
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encas45 · 7 years
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"Mio figlio era nella sede diplomatica israeliana per dei mobili"
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purpleavenuecupcake · 6 years
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Trump fa marcia indietro: trasferimento Ambasciata Usa a Gerusalemme nel 2018 non è prioritario
Il presidente Donald Trump ha negato che il trasferimento programmato dell'ambasciata statunitense in Israele a Gerusalemme, si sarebbe svolto entro un anno Il primo ministro Benjamin Netanyahu si aspettava, invece, il trasferimento nel corso del 2018. Invertendo decenni di politica degli Stati Uniti, Trump all'inizio di dicembre riconobbe Gerusalemme come capitale israeliana e mise in moto il processo di trasferimento dell'ambasciata da Tel Aviv, mettendo in pericolo gli sforzi di pace in Medio Oriente e sconvolgendo il mondo arabo e gli alleati occidentali. Il segretario di stato americano Rex Tillerson ha detto il mese scorso che il trasferimento dell'ambasciata non sarebbe avvenuta prima di tre anni, ed è piuttosto ambiziosa", un periodo di tempo che i funzionari dell'amministrazione hanno attribuito alla logistica di trovare e mettere in sicurezza un sito e organizzare alloggi per diplomatici. Gerusalemme è sede di luoghi sacri alle religioni musulmana, ebraica e cristiana. I palestinesi vogliono Gerusalemme Est, che Israele ha occupato nella guerra arabo-israeliana del 1967, azione non riconosciuta a livello internazionale, come la capitale del loro Stato futuro. Netanyahu, secondo i giornalisti israeliani che lo hanno seguito in un viaggio in India, ha detto oggi: "La mia valutazione è che andrà molto più veloce di quanto si pensi - entro un anno da oggi." Alla domanda sul commento di Netanyahu, Trump ha detto a Reuters in un'intervista che "Entro la fine dell'anno, stiamo parlando di diversi scenari - voglio dire ovviamente che si tratterebbe di una soluzione temporanea. Trump -ha promesso, tuttavia, che sarebbe stata una "bella ambasciata ma non quella che costa $ 1,2 miliardi", riferendosi a quello che dice è il costo della nuova ambasciata USA a Londra . Trump la scorsa settimana ha annullato un viaggio a Londra per aprire la nuova missione diplomatica, incolpando il suo predecessore della Casa Bianca Barack Obama per aver venduto il vecchio "peanuts" in un cattivo affare. Ha riconosciuto che la mossa dell'ambasciata in Gran Bretagna è stata approvata dall'ex presidente George W. Bush, ma ha detto che è stata costruita sotto Obama ed "è uscita tremendamente fuori dal budget previsto. Read the full article
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purpleavenuecupcake · 6 years
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13 sono i Paesi che hanno avuto ambasciate a Gerusalemme
Gli Stati Uniti hanno sfidato il mondo con il riconoscimento di Gerusalemme quale capitale di israele, e lo hanno fatto concretamente con l'annunciato trasferimento dell'ambasciata nella città santa, per le tre religioni monoteiste. Molti altri Paesi avevano avuto la loro Ambasciata a Gerusalemme, a partire dal Guatemala, che conta molto sui finanziamenti Usa, che oggi ha seguito l'esempio di Washington, in totale altri 12 Paesi (Bolivia, Cile, Colombia, Costa Rica, Ecuador, El Salvador, Haiti, Paesi Bassi, Panama, Repubblica Dominicana, Uruguay, Venezuela) hanno avuto in periodi diversi le loro legazioni in quella che nel 1980 la Knesset dichiarò "capitale unica ed indivisibile di Israele". Le Nazioni Unite non hanno mai accettato lo 'status quo' creatosi con l'annessione di Gerusalemme Est da parte delle truppe israeliane alla fine della Guerra dei Sei Giorni a giugno del 1967. Sei successive risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU hanno denunciato o dichiarato non validi i tentativi di Israele di controllare e/o unificare la città. Questo vale anche per la più importante, la n. 478 del 1980 (passata con 14 voti favorevoli e l'astensione degli USA) in cui il Consiglio di Sicurezza ha dichiarato la legge israeliana del 1980 "nulla e priva di valore legale, e da ritirarsi immediatamente" perchè mirante ad "alterare la natura e lo status di Gerusalemme" ed ha invitato tutti gli stati membri ad accettare questa decisione, esortando quegli stati membri con delle missioni diplomatiche a Gerusalemme a ritirarle da lì. Dopo la risoluzione 478 Bolivia, Cile, Colombia, Costa Rica, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Haiti, Paesi Bassi, Panama, Repubblica Dominicana, Uruguay, Venezuela accogliendo il testo Onu spostarono la loro ambasciata a Tel Aviv. Costa Rica ed El Salvador trasferirono nuovamente le rispettive ambasciate a Gerusalemme nel 1984, per poi riportarle a Tel Aviv nel 2006. Al momento nessuna ambasciata è a Gerusalemme, benchè quelle di Paraguay e Bolivia sono a Mevasseret Zion, un sobborgo 10 km ad ovest della città. Nel frattempo, l'ambasciatore di Israele in Guatemala, Matty Cohen, ha dichiarato ad Army Radio che non è ancora stata fissata una data per il trasferimento dell'ambasciata ma ha precisato che "succederà dopo" che gli Stati Unti sposteranno la loro sede diplomatica da Tel Aviv a Gerusalemme. E fonti Usa hanno fatto sapere che per il trasferimento potrebbero volerci almeno due anni. Gli Stati Uniti sono importante fonte di assistenza per Guatemala e Honduras, e Trump aveva minacciato di tagliare gli aiuti finanziari ai Paesi che hanno appoggiato la risoluzione dell'Assemblea Onu. Read the full article
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purpleavenuecupcake · 6 years
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13 sono i Paesi che hanno avuto ambasciate a Gerusalemme
Gli Stati Uniti hanno sfidato il mondo con il riconoscimento di Gerusalemme quale capitale di israele, e lo hanno fatto concretamente con l'annunciato trasferimento dell'ambasciata nella città santa, per le tre religioni monoteiste. Molti altri Paesi avevano avuto la loro Ambasciata a Gerusalemme, a partire dal Guatemala, che conta molto sui finanziamenti Usa, che oggi ha seguito l'esempio di Washington, in totale altri 12 Paesi (Bolivia, Cile, Colombia, Costa Rica, Ecuador, El Salvador, Haiti, Paesi Bassi, Panama, Repubblica Dominicana, Uruguay, Venezuela) hanno avuto in periodi diversi le loro legazioni in quella che nel 1980 la Knesset dichiarò "capitale unica ed indivisibile di Israele". Le Nazioni Unite non hanno mai accettato lo 'status quo' creatosi con l'annessione di Gerusalemme Est da parte delle truppe israeliane alla fine della Guerra dei Sei Giorni a giugno del 1967. Sei successive risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU hanno denunciato o dichiarato non validi i tentativi di Israele di controllare e/o unificare la città. Questo vale anche per la più importante, la n. 478 del 1980 (passata con 14 voti favorevoli e l'astensione degli USA) in cui il Consiglio di Sicurezza ha dichiarato la legge israeliana del 1980 "nulla e priva di valore legale, e da ritirarsi immediatamente" perchè mirante ad "alterare la natura e lo status di Gerusalemme" ed ha invitato tutti gli stati membri ad accettare questa decisione, esortando quegli stati membri con delle missioni diplomatiche a Gerusalemme a ritirarle da lì. Dopo la risoluzione 478 Bolivia, Cile, Colombia, Costa Rica, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Haiti, Paesi Bassi, Panama, Repubblica Dominicana, Uruguay, Venezuela accogliendo il testo Onu spostarono la loro ambasciata a Tel Aviv. Costa Rica ed El Salvador trasferirono nuovamente le rispettive ambasciate a Gerusalemme nel 1984, per poi riportarle a Tel Aviv nel 2006. Al momento nessuna ambasciata è a Gerusalemme, benchè quelle di Paraguay e Bolivia sono a Mevasseret Zion, un sobborgo 10 km ad ovest della città. Nel frattempo, l'ambasciatore di Israele in Guatemala, Matty Cohen, ha dichiarato ad Army Radio che non è ancora stata fissata una data per il trasferimento dell'ambasciata ma ha precisato che "succederà dopo" che gli Stati Unti sposteranno la loro sede diplomatica da Tel Aviv a Gerusalemme. E fonti Usa hanno fatto sapere che per il trasferimento potrebbero volerci almeno due anni. Gli Stati Uniti sono importante fonte di assistenza per Guatemala e Honduras, e Trump aveva minacciato di tagliare gli aiuti finanziari ai Paesi che hanno appoggiato la risoluzione dell'Assemblea Onu. Read the full article
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purpleavenuecupcake · 6 years
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Erdogan all’OIC: Israele uno stato "occupante" e "terrorista”
Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa turca Anadolu, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, durante il suo discorso di apertura del vertice dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica (OIC) convocato oggi ad Ankara, da definito Israele uno stato “occupante e terrorista”. Il summit si propone come obiettivo quello di dare una risposta coordinata ed univoca rispetto alla decisione degli Stati Uniti di riconoscere Gerusalemme come capitale israeliana e di spostarvi per questo la propria ambasciata. Erdogan, rivolgendosi ai rappresentanti dei paesi presenti ha detto che la decisione degli Stati Uniti è "nulla e non valida" e ha ringraziato tutti i paesi del mondo che si sono rifiutati di riconoscere Gerusalemme come capitale dello stato ebraico. Il presidente turco ha poi imputato la responsabilità al presidente Trump di aver "retribuito" Israele per i "suoi atti terroristici" nei confronti dei palestinesi. Read the full article
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purpleavenuecupcake · 6 years
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Erdogan all’OIC: Israele uno stato "occupante" e "terrorista”
Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa turca Anadolu, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, durante il suo discorso di apertura del vertice dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica (OIC) convocato oggi ad Ankara, da definito Israele uno stato “occupante e terrorista”. Il summit si propone come obiettivo quello di dare una risposta coordinata ed univoca rispetto alla decisione degli Stati Uniti di riconoscere Gerusalemme come capitale israeliana e di spostarvi per questo la propria ambasciata. Erdogan, rivolgendosi ai rappresentanti dei paesi presenti ha detto che la decisione degli Stati Uniti è "nulla e non valida" e ha ringraziato tutti i paesi del mondo che si sono rifiutati di riconoscere Gerusalemme come capitale dello stato ebraico. Il presidente turco ha poi imputato la responsabilità al presidente Trump di aver "retribuito" Israele per i "suoi atti terroristici" nei confronti dei palestinesi. Read the full article
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