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Arnoldo Mondadori posa in una foto di gruppo a Villa Meina. Insieme a lui Piero Chiara, Riccardo Bacchelli, Giorgio Bassani, Carlo Betocchi, Dino Buzzati, Oreste del Buono, Salvator Gotta, Giuseppe Novello, Guido Piovene, Domenico Porzio, Vittorio G. Rossi, Mario Soldati, Giuseppe Ungaretti. Natale 1968.
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occhidibimbo · 2 years
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«Un bambino che legge sarà un adulto che pensa». Ci piace tenere questo motto ben in vista nella nostra Libreria. I bambini sono un patrimonio inestimabile. Sembra una frase trita e ritrita, una retorica che sembra intrappolare le parole in una convenzione… eppure quanta santa verità! Con questo spirito, secondo questa filosofia abbiamo voluto organizzare i nostri nuovi spazi. Certo, perché quasi quattro anni fa abbiamo dovuto traslocare un secolo di storia e di libri dalla storica sede in Corso Zanardelli, a Brescia. Lo abbiamo dovuto fare, con il cuore crepato, per non rischiare di dover chiudere per sempre il libro della nostra storia. Ma andiamo per ordine. Tutto ha inizio con nonno Alfredo Tarantola, considerato uno dei capostipiti di quelle famiglie pontremolesi che dalla Toscana si mossero, contribuendo alla diffusione del libro in Italia. Furono in molti a varcare il Passo della Cisa, girovagando per il Paese a vendere testi e volumi contenuti in capienti gerle di legno appese alle spalle. È nel 1920, una volta terminato il servizio militare, che Alfredo oltrepassa la Cisa per aiutare il fratello Ulisse nelle mansioni di bancarellaio a Milano. Non era facile la vita: la prima bancarella aveva i libri esposti sopra e sotto un cassone utilizzato come letto. Ed è proprio all’ombra della Madunina che Alfredo Tarantola incontra e conosce i primi editori italiani, tra cui Arnoldo Mondadori, che al mattino gli portano le ultime novità librarie, ripassando poi la sera per il resoconto delle vendite. Nomi quasi mitologici, quelli con cui nonno Alfredo aveva a che fare! Trasferitosi a Brescia nel 1922, Alfredo lavora alle dipendenze degli zii Vannini, proprietari di una libreria e di una piccola ma attivissima tipografia. Di qui il grande balzo in Corso Palestro, sempre a Brescia, dove apre la propria libreria con la moglie Luigia, da sempre sua preziosa collaboratrice. È un negozio privo di vetrine. I libri, posti su rustici banchetti di legno, sbordano dal marciapiede sino ad invadere la strada. In questo modo Alfredo intende vincere le eventuali ritrosie dei potenziali lettori: la merce, così sistemata, difficilmente può sfuggire alla vista del passante distratto. Nonostante vendesse libri, Alfredo non sa leggere e non sa scrivere. Un privilegio, quello della cultura, che purtroppo non gli è spettato. Il caso vuole, però, che lui sia abilissimo a vendere quegli stessi prodotti che non sa decifrare. È un ragazzo pieno di buona volontà e non passa certo inosservato. Il senatore Ugo da Como, uomo di raffinata cultura e di spirito magnanimo, abita di fronte la libreria. Conoscendo Alfredo, prende a ben volere il giovane Tarantola, trasmettendogli l’amore per i libri e il desiderio di comprenderne a fondo valore e significato. Gli insegna a leggere e scrivere prima, ad interpretare poi la lingua latina. Lo trasforma quindi in un fine intenditore di libri d’arte sino a renderlo il tenutario della stima e della fiducia di tutti i bresciani che amano testi rari e preziosi. Ad Alfredo Tarantola va l’ulteriore merito di aver dato vita insieme ai fratelli e ai compaesani al Premio Bancarella, l’ambito riconoscimento che i librai assegnano a Pontremoli, ogni anno, al libro più venduto. A Silvana, la figlia di Alfredo, il compito di aprire poi la libreria Tarantola di corso Zanardelli, nel cuore del centro cittadino di Brescia. Qui sono confluiti i più noti e famosi scrittori italiani e stranieri a presentare i propri libri; qui si sono dati convegno per incontri e discussioni uomini di governo come il Presidente Spadolini o Susanna Agnelli, attori e attrici, con cadenze e appuntamenti che si sono distribuiti nell’arco di tanti anni di attività. Il figlio di Silvana, Marco, accanto alla figlia Roberta, oggi sta seguendo le orme degli avi, avendo fatto tesoro di tanti insegnamenti e di quell’eredità alla passione per i libri che ha accomunato sempre tutti i Tarantola. Ed eccoci ai giorni nostri.
Negli anni l’evoluzione è stata inarrestabile, pur mantenendo ben salde le radici della storia. Il caro affitti, la lettura sempre meno diffusa stavano rendendo complicata la vita dei librai Tarantola. Dinanzi alla necessità di chiudere, Marco ha detto no. Un no secco e perentorio. È così che la nostra vita è cambiata. Questo spazio è la nostra vita. Oltre ai libri si può trovare un caffè letterario che fa caffè e cappuccini e sforna torte. Un piano ben accordato è a disposizione di chi vuole cimentarsi e poi lo spazio dei bimbi ci apre il cuore. Voi che ne dite? Ogni sabato i nostri piccoli sono pronti a leggere e a seguire laboratori, cui segue una bella merenda. Tanti corsi regalano momenti incredibili in libreria: i pomeriggi dell’arte, il corso sul cinema, sul teatro, le conferenze e le presentazioni dei libri… tutto regala emozione. La Libreria è una casa, ma, soprattutto, è la casa del nostro cuore. Libreria Tarantola 1899 Via Porcellaga 4 Brescia Segui la Libreria Tarantola sul sito web
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paoloferrario · 2 years
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ARNOLDO MONDADORI. I LIBRI PER CAMBIARE IL MONDO, di Francesco Miccichè, con Michele Placido, F. Parenti, 2022
ARNOLDO MONDADORI. I LIBRI PER CAMBIARE IL MONDO, di Francesco Miccichè, con Michele Placido, F. Parenti, 2022
rivedi su RaiPlay: https://www.raiplay.it/programmi/arnoldomondadori-ilibripercambiareilmondo La storia esemplare di uno dei più importanti pionieri dell’industria editoriale italiana che con la sua visione, ha portato i libri e la lettura nelle case di tutti gli italiani. Regia: Francesco Miccichè Interpreti: Michele Placido, Flavio Parenti, Valeria Cavalli, Brenno Placido, Rodolfo…
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In Biblioteca puoi scoprire autori e opere che non conoscevi o di cui avevi sentito parlare ma che ancora non avevi avuto modo di leggere. Ed è per questo che abbiamo deciso di dedicare un angolo alla scoperta di questi "tesori nascosti".
Oggi l'opera prescelta è "Verdi colline d'Africa" di Ernest Hemingway.
È l’inizio degli anni Trenta, il 1933 precisamente, quando Ernest Hemingway e sua moglie, Pauline Pfeiffer, compiono un safari in Africa fra Kenya, Tanzania e Rhodesia. Lì la caccia rende le giornate dello scrittore entusiasmanti. Ci sono i kudù, animali a cui egli sta dando la caccia invano da almeno dieci giorni, e di cui non ne fa mistero parlandone con Kandisky, un austriaco che incontra al ritorno da una battuta di caccia a venti miglia dal suo villaggio. L’incontro è frutto di un’interessante divagare letterario da Joyce a Heinrich Mann a Rilke. C’è poi Mr. Jackson Phillips, un cacciatore bianco, una guida di professione, che accompagna Hemingway e signora ed insegna loro “i trucchi del mestiere”. Così passano le giornate tra la caccia alle antilopi e le varie digressioni letterarie, all’apparenza niente sembra accadere, ma... Verdi colline d’Africa non rientra tra le opere più rinomate di Ernest Hemingway: esso è un romanzo autobiografico che comincia con un’avvertenza del tutto singolare “nessuno dei personaggi e degli avvenimenti contenuti in questo libro è immaginario […] L’autore ha cercato di scrivere un libro completamente vero per vedere se il profilo di una regione e l’esempio di un mese di vita descritti con fedeltà possano competere con un’opera di fantasia”.
In "Verdi colline d’Africa" Hemingway lascia il lettore incollato alle pagine che scorrono tra descrizioni di paesaggi e battute di caccia – argomenti che potrebbero anche non appassionare tutti i lettori – e lo fa perché ciò che principalmente mette in luce sono le sue emozioni e i suoi stati d’animo e perché persino narrando di un viaggio – un safari – riesce comunque a collegare temi a lui cari come la letteratura americana e quelli che lui ritiene esserne i maestri: Mark Twain, Stephen Crane e Henry James.
Lo stile di Hemingway non conosce fronzoli, si sa, è semplice ed asciutto ma sempre brioso, disinvolto, coinvolgente. Le descrizioni degli animali sono perfette, quelle dei paesaggi meno curate ma riescono tuttavia a trasmettere la maestosità, la bellezza ed il fascino di un continente impareggiabile. Hemingway porta il lettore sotto il sole cocente di un'Africa selvaggia, incontaminata, dura ed affascinante, lo arma di carabina e installa in lui il piacere non tanto della caccia indirizzata all'uccisione, quanto quello della preparazione, della tattica, dell'attesa. Lunghe giornate acquattati ai limiti di un lick in attesa di un animale che forse non verrà mai, oppure ore di marcia attraverso erbe alte, cespugli, intrichi vegetali, a combattere con il caldo, gli insetti e con se stessi, con la propria smania, le proprie ambizioni, le proprie paure. Poi cala il sole, la caccia termina, si accende il fuoco e tra un pezzo di carne arrostita su un falò crepitante e un sorso rigenerante di alcool, ci si gode il fresco della sera. Illuminati dal chiarore delle stelle che tempestano gli sconfinati cieli africani, ci si lascia andare ai ricordi, ai commenti e ai programmi per il giorno successivo. Ma ci sono anche il tempo e la voglia di staccare, di pensare ad altro. Allora ci si abbandona ad interessanti dissertazioni riguardanti la vita e l'arte, ovviamente con particolare attenzione alla letteratura e a ciò che ci gira intorno, a scrittori più o meno bravi e a critici che sembrano assomigliare sempre più a pidocchi.
Se la caccia, oggi, è un argomento che può infastidire qualcuno, bisogna considerare che ogni cosa va rapportata con il suo tempo e come è noto a tutti in quegli anni non c'era la sensibilità attuale riguardo al rispetto per gli ecosistemi e al rapporto tra uomini ed animali. Spesso non c'era neanche (e forse neppure oggi c’è) la capacità di rapportarsi ad altre culture "meno sviluppate" senza arroganza e senza porsi in posizione di superiorità, come troppe volte e con grande naturalezza sembra fare il protagonista-scrittore con i suoi compagni nei confronti degli indigeni di cui si circonda e dei quali si serve come portatori, autisti e guide. Forse il – sensibile – lettore moderno gradirebbe che ogni tanto il dito non schiacciasse il grilletto e sicuramente preferirebbe una maggiore commistione tra diverse culture e l'instaurazione di una sincera amicizia tra cacciatori occidentali e aiutanti (non schiavi) Masai.
Insomma, un'opera dai due volti di cui è difficile criticare l'innegabile valore letterario ma che, per il resto, ognuno può giudicare, tenendo presente il momento storico in cui i fatti sono accaduti, in base alla propria sensibilità a certi argomenti, alla propria maturità e a ciò che cerca quando si imbarca in una nuova lettura.
Ernest Miller Hemingway (1899 – 1961) è stato uno scrittore e giornalista statunitense. È stato un autore di romanzi e di racconti. Soprannominato Papa, fece parte della comunità di espatriati americani a Parigi durante gli anni 1920, conosciuta come la "Generazione perduta" (Lost Generation, che include le persone nate tra il 1883 ed il 1900, in particolare i Ragazzi del 99, che compirono 18 anni sul fronte della Prima guerra mondiale) e da lui stesso così chiamata nel suo libro di memorie “Festa mobile”, ispirato da una frase di Gertrude Stein. Condusse una vita sociale turbolenta, si sposò quattro volte e gli furono attribuite varie relazioni sentimentali. Raggiunse già in vita una non comune popolarità e fama che lo elevarono a mito delle nuove generazioni. Hemingway ricevette il Premio Pulitzer nel 1953 per Il vecchio e il mare e vinse il premio Nobel per la letteratura nel 1954. Lo stile letterario di Hemingway, caratterizzato dall'essenzialità e asciuttezza paratattiche del linguaggio, e dall'ipòbole, ebbe una significativa influenza sullo sviluppo del romanzo nel XX secolo. I suoi protagonisti sono tipicamente uomini dall'indole stoica, i quali vengono chiamati a mostrare "grazia" in situazioni di disagio (grace under pressure). Molte delle sue opere sono considerate pietre miliari della letteratura statunitense.
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susannatosatti · 8 years
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susannatosatti · 8 years
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susannatosatti · 8 years
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Classici Moderni Mondadori
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