Tumgik
#articoli non mi perdo niente
mirmidones · 2 years
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però non puoi iniziare un articolo di politica così....... non puoi in iniziare un articolo così in generale, ma in particolare uno di politica e ancora di più quando si tratta di politica estera..... io inizio, mi fermo a rileggere e immediatamente mi volteggiano i coglioni e mi viene da chiudere lì e sti cazzi quello che hai da dire
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pleaseanotherbook · 4 years
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I PREFERITI DEL MESE #11: Novembre
Novembre è stato un mese eterno e super difficile per me, sono stata di nuovo in lockdown, perché il Piemonte era zona rossa e anche se fondamentalmente la mia vita quotidiana non subisce sostanziali cambiamenti da febbraio, pure sapere di non potermi muovere e di non poter andare in giro mi ha molto demoralizzata. Non che chissà dove volessi andare però dover girare con l’autocertificazione anche per andare a fare la spesa è stato peso. Sono immensamente fortunata, lo so bene, però la sensazione di aver completamente messo in stand by la mia vita è sempre presente e un po’ mi tormenta. È passato un anno e non ho realizzato niente. Non lo so, da un lato penso che non sono impazzita, che sono sopravvissuta, che ho ricevuto doni speciali nonostante tutto, che passioni apparentemente inconsistenti mi hanno praticamente salvato rendendomi anche molto competente nei campi di ricerca minuziosa, nella costruzioni di solide timeline e nel riconoscere eventi solo da una misera foto, dall’altro ho la sensazione che sarà impossibile uscirne indenni e a conti fatti non so ancora cosa ho perso e non voglio fare il punto della situazione. Novembre è sempre un mese orrendo per me, il brutto tempo che si divora il mio umore, il gelo che penetra sotto i vestiti e la sensazione di non riuscire a scaldarmi neanche rivestita di coperte, mi lasciano sempre in balia della mia meteoropatia, ma quest’anno più di sempre. Uno dei momenti più alti di novembre resta comunque la scoperta che il mio Commerciale mi ha scritto il feedback più bello che abbia mai ricevuto per il mio lavoro, mi ha stupito così tanto che mi ha lasciato senza parole. Non che non mi abbia mai detto quanto sia importante il mio lavoro eh, però vederselo scritto in certi termini nero su bianco mi ha fatto una certa impressione. E meno male che ci sono le ragazze che mi accompagnano ogni giorno in questa tempesta.
Comunque, per cambiare le carte in tavola e dare una rinfrescata a questo blog, da inizio anno ho deciso di portare qui su questo spazio di web una delle rubriche che più mi piace guardare su Youtube e che sostanzialmente dimostra che non mi so inventare niente, ma che amo inglobare nel mio modo di essere espressioni, modi e idee che mi colpiscono l’immaginario. “I preferiti del mese” è un format che forse non si presta molto alla parola scritta ma ci proviamo, che tanto se non funziona lo facciamo funzionare a modo nostro.
Enjoy!
MUSICA
Meno male che ho la musica, davvero, che mi tiene ancorata a me stessa e riesce a regalarmi sempre una nuova prospettiva su me stessa e sulle cose. E il mese scorso è uscita un sacco di musica nuova. Prima di tutto ho consumato su Spotify Scooby Doo la traccia che ha anticipato Ahia! il nuovo cd dei Pinguini Tattici Nucleari. Non so se sia il testo accattivante, il ritmo, la voce di Zanotti, ma lo sto ascoltando a ruota da quando è uscita. Non correlato l’ascolto compulsivo anche di We lost the summer dei Tomorrow x Together una canzone che in realtà è di una tristezza incredibile perché racconta del tempo che stiamo vivendo di come letteralmente abbiamo perso un’estate, un anno in realtà, così, in un soffio. A novembre sono uscite anche Lacri-ma e Scusa di Gazzelle. Sto recuperando musica anche dagli episodi di Bones: meritano un ascolto Some of us di Starsailor e A pain that i'm used to dei Depeche Mode. Ma soprattutto a novembre è uscito BE il nuovo cd dei BTS. Un album in cui si sono messi in gioco in prima persona con ogni fase del processo di produzione e che racconta la loro vita, la nostra vita, in questi tempi difficili della pandemia. Inutile dire che me ne sono innamorata al primo ascolto. Scollarmi dalla voce di Kim Seokjin diventa impossibile.
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Il lead single è Life goes on una di quelle canzoni che è impossibile non canticchiare e che regala un’atmosfera di calma, e la sicurezza che ce la faremo, che dopo molti inverni arriverà di nuovo la primavera. L’altra mia canzone preferita è Stay: una canzone ritmata e allo stesso tempo incredibilmente malinconica, l’invocazione a rimanere è così sincera da togliere il fiato.
LIBRI
A novembre ho finalmente finito un libro che ho molto amato ma che mi trascinavo iniziato fin da luglio: Il sussurro delle api di Sofia Segovia. Ho letto api e non mi sono fatta troppe domande quando ho preso in mano questo libro, avevo letto superficialmente anche la trama ma mi aveva intrigato subito anche grazie alla copertina e non mi ero sbagliata. La Segovia recupera avvenimenti storici realmente accaduti nei dintorni di Monterrey in Messico e li unisce alla sua fantasia e a un tocco di magia che non guasta mai. Si tratta di una saga familiare dalle suggestioni potentissime che affascinano immediatamente. La storia della Segovia unisce monito e superstizione, realtà storica e personaggi di fantasia, gioia e dolore, la dolcezza del miele delle api e lo spavento del loro pungiglione e regala una storia piena di meraviglia da leggere con la consapevolezza che siamo sempre noi i fautori del nostro destino. Super consigliato.
FILM & SERIE TV
A novembre ho guardato due film bellissimi in modo diverso di cui vi vorrei parlare. Da un lato Ferro, il documentario autobiografico di Tiziano Ferro. Io sono una grande fan di Tiziano Ferro fin da ragazzina, posso aver dimenticato un sacco di cose ma non le canzoni contenute in Centoundici, e vederlo in questa veste così intima e trasparente è stato molto intenso e interessante. Si dice spesso che qualcuno “si mette a nudo” e mai come in questo caso le parole sono giuste per rappresentare le emozioni che Tiziano Ferro comunica agli spettatori. Non vi nego che ho pianto parecchio durante la visione. Sono arrivata alla fine con tante domande e molta speranza.
In un sabato sera di novembre le mie compagne di “Team Drama Club” mi hanno convinta a guardare Rock of ages e non pensavo che lo avrei affermato, ma nel suo genere è il film della vita. Nel 1987 a Los Angeles il Bourbon Club è il centro della scena Rock della città. In questo mitico locale s'incontrano Sherry, ragazza di provincia appena arrivata per cercare fortuna come cantante, e Drew, che con lei condivide la passione per la musica. Intorno a loro una serie di comprimari che come loro dovranno fare i conti con i loro sogni, le loro paure, i loro errori: in mezzo a tutto ciò il dio del rock Stacee Jaxx (interpretato niente poco di meno che da Tom Cruise).
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Certo, bisogna prenderlo per quello che è: un musical fuori dagli schemi che intreccia le storie di vari personaggi per fornire il quadro di una città in un periodo storico in cui non ci sono regole. Il mondo del rock, quello nutrito da fan scatenati, comportamenti sopra le righe, decisioni impulsive e sogni di gloria. Ci sono alcol, sesso e rock & roll come nella migliore tradizione, c'è musica cult, c'è Tom Cruise che di solito odio ma che insomma qui fa una interpretazione pazzesca con la sua faccia da pesce lesso (capisco perché Cruise si sforzi di cancellare questo ruolo dalla sua carriera come se non fosse mai esistito). Ci sono delle battute che ti fanno cadere dalla sedia e momenti in cui salti sulla sedia per cantare (non a squarciagola perché sennò i vicini di casa mi sarebbero venuti a suonare inviperiti). Quello che ci vuole per sopravvivere per farsi quattro risate.
BEAUTY
A novembre ho iniziato ad usare Maschera Fructis Hair Food Aloe Idratante sperando che potesse aiutarmi a districare i capelli e ridurre la quantità di capelli che perdo regolarmente in giro per la casa. Per quello non è un rimedio, per il resto è una bomba. Mi piace tantissimo il profumo e la resa sui capelli, un ottimo acquisto compulsivo.
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CIBO
Una delle cose che più mi fanno sentire amata è condividere il cibo, questo mese il mio cibo preferito sono sicuramente i tortelli verdi che mi ha regalato Chiara. Le poche e semplici istruzioni prevedevano solo due varianti di condimento: burro e salvia o “soffritto” una semplice passata di pomodoro. La mia scelta è caduta sulla prima opzione e in una domenica di tristezza estrema li ho mangiati sentendo addosso l’ultimo abbraccio che ci siamo scambiate, quando l’ho vista mettere la retro in macchina per tornare a casa. Mi manca un sacco.
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Ho scoperto queste… una droga.
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RANDOM
Lo spazio è sempre stata una delle mie grandi passioni e mi dispiace non aver potuto andare avanti a studiarlo una volta che ho dovuto scegliere il mio percorso universitario. Ma continuo a leggerne con immensa curiosità. Voglio condividere con voi un paio di articoli: uno della NASA in cui si parla del fatto che in un tempo passato la Luna e la Terra condividevano uno schermo magnetico e un altro in cui si racconta di un pianeta coperto da un oceano di lava.
Dopo mesi e mesi di smartworking mi sono finalmente decisa a comprare una sedia da ufficio, la mia schiena sinceramente ringrazia.
Un’intelligenza artificiale (AI) della divisione DeepMind di Google è riuscita a risolvere in poco tempo uno dei più grandi problemi della biologia: determinare la forma di una proteina, partendo dalle catene di amminoacidi che la costituiscono. E questo è il primo passo per il futuro.
E voi che avete combinato a novembre?
Raccontatemelo in un commento.
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caninerose · 7 years
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Non capisco l’euforia del guardare una persona sotto pelle in modo così disperato,invadente;arrogarsi il diritto di rimuovere in modo grossolano ogni strato di riservatezza  faticosamente conquistato dal malcapitato oggetto della nostra attenzione madida ti interrogativi ben calcati,questionari a risposta multipla,dalle opzioni ben calibrate,limitate;la pretesa di declinare la persona  del poveretto secondo uno schema pre-esistente,già deciso,ferreo nella sua apparente flessibilità. Che gusto c’è nelle rivolte silenziose!Non per questa sordità meno marcate,fissate con il nero in ogni verso emesso da questo stomaco affamato! Non ha un senso ciò che scrivo,dunque non soffermarti sul significato che dovrebbe essere sotteso a queste parole. Quando penso ad alta voce,m’infastidisce ciò che sento:frasi l’una la copia dell’altra,cloni di loro stesse e sinonimi anche degli articoli se si potesse.Non riesco ad articolare un pensiero in modo spontaneo,diretto e per questo impreciso,forse addirittura erroneo nella sua formulazione,ma autentico,veritiero pur nella banalità. Mi sento ridicola,e sono il mio stesso oggetto di scherno;provo un sadico piacere nel torturarmi,soprattutto quando non ci sono luci artificiali come fanali puntati contro di me. Spara che son ferma,non potrei essere altrimenti. Non so dove andare,e mi perdo nella mia staticità,la fissità mi confonde e stravolge il mio senso dell’orientamento mentale,psicologico,fisico:occupo un posto e mi inabisso nello spazio da me esasperato e sono ingombrante,un soprammobile che diventa quella cassettiera di ciliegio comprata per pochi soldi al mercatino dell’usato e che non vale neanche quanto ho dovuto sborsare dal portafoglio,lenzuola di un matrimonio non ancora consumato. Per un momento che si è protratto tanto da non riuscire a pensare per qualche secondo - raro fenomeno eclisse di luna meteora infuocata galassia nascente - a cosa stessi scrivendo. Un fluire a velocità instabile,portata incommensurabile e immediatezza feroce. Mi sforzo di non usare aggettivi,o almeno non più di uno per sostantivo. Non vorrei cadere nel mio stile di scrittura così denso e cristallizzato in metafore e sinestesie e similitudini e cos’altro poi? Giro intorno al senso e mai afferro un accenno di logicità nel mio discorrere. Mi sento così vuota e priva di alcuna ispirazione e creatività artistica che potrei sfiorire in questo attimo. Così avvizzita nelle mie immagini e le mie proiezioni così ben calcolate e riccamente espresse in forma di caratteri. Sono criptica,non trasmetto niente che non sia disordine caotico confusione e arrendevolezza a tutto ciò.Gli schemi mi irretiscono la fantasia,ma ne ho un frenetico bisogno. Ordine ed equilibrio. Ma dopo dove la trovo la poesia e la malinconia che m’appartiene? Mi chiedo se non sia tutta una finzione,un artificio letterario che lancio in aria con intenzione ma non con abbastanza forza e determinazione da ammetterlo in modo schietto. Mi fingo profonda;in vero,sono un rubinetto che perde. Scivolo sempre sulle mie stesse sensazioni,rubate a gesti altrui ed espressioni facciali che dovrebbero mettere a tacere la mia malsana curiosità. Mi lancio ad un numero qualsiasi di chilometri all’ora contro un muro di gomma che mi respinge e io vorrei diventare un  tutt'uno con quel rettangolo insensibile alla mia velocità all’impatto dei miei occhi sulla sua superficie ruvida. Son di carta pesta,e mi bagno e m’asciugo e mi bagno di nuovo,m’immergo anzi,in una danza snodata e priva di alcun punto di fuga:mi consacro agli spazi bianchi che tanto m’incutono timore da dover colmare anche  buche già sazie.
©
A.
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giulianaleone91 · 7 years
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Diario di bordo - 3° giorno di Route 66 (Kansas)
Il Best Western si rivela essere un adorabile motel a tema Route 66. Facciamo una ricca colazione e poi salutiamo questo gioiellino, ma non prima di aver scambiato quattro chiacchiere con un paio delle diverse persone che sono nella sala con noi. Alcuni degli ospiti sono qui per la Route. Era da un po’ che non incontravamo “compagni di viaggio”; a voler essere precisi dal primo giorno di Route 66, quando appena fuori da Chicago abbiamo conversato con un gruppo di americani anche loro pronti ad attraversare la Mother Road. Ci siamo trovati a consultare le indicazioni sulla Route davanti a una stazione di servizio chiusa e ci siamo augurati buona strada.
Prima di andare via facciamo qualche foto all’esterno, davanti alle riproduzioni di auto d’epoca e di una pompa di benzina.
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Ieri non abbiamo avuto modo di vedere Springfield (Mo), quindi ne approfittiamo per fare un giretto. Oggi il tempo è strano. Non c’è il caldo di ieri pomeriggio, ma nemmeno il freddo di ieri mattina. C’è vento, però. Cerchiamo invano una lavanderia e poi giriamo per il centro (e indovinate com’è?)... deserto. Per strada incrociamo massimo un paio di persone. Qui, comunque, sembra ci siano molti più negozi che negli altri posti dove siamo stati, escluso ovviamente Chicago. Passiamo da un asilo e mi chiedo quanti bambini lo frequenteranno. Tre? Non lo so. Le cose sono due: o questi americani non ci sono oppure non escono per le strade. Eppure il motel stamattina era abbastanza popolato. Mistero. Passiamo anche da un carinissimo teatro con i pannelli bianchi con su scritti i titoli. Hai presente? Oh, andiamo, lo avrai visto in mille film. A ogni modo, passando da lì mi domando se riusciranno mai a riempire la sala.
Salutiamo Springfield e ci muoviamo verso quello che scopro essere il paradiso. Immaginavo già che mi sarebbe piaciuto, ma non credevo tanto. La prossima meta infatti è Bass Pro Shop, un negozio gigantesco (credimi quando dico gigantesco) che vende articoli da campeggio, da caccia e da pesca. Questa meraviglia è divisa in diverse sezioni, tutte a tema. In quella dedicata alla pesca, per esempio, c’è anche un acquario da poter visitare. In quella dedicata al campeggio c’è, oltre a un’infinità di articoli di qualsiasi tipo come arnesi per cucinare all’aria aperta e un milione di altre cose di cui non sapevo l’esistenza, una zona dedicata anche ai giochi da campeggio e ai cibi. Mi perdo davanti a milioni di salse, patatatine e snack vari. Compro alcune delle cose più strane che trovo e poi mi dirigo verso la sezione seguente: quella dedicata alla caccia. Qui ci sono riproduzioni di animali feroci, piccole cascate artificiali e addirittura un alligatore. VERO! Che strano poggiare la mano sul vetro e appurare che tra me e lui non ci sono che un paio di centimetri.
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Ci rimettiamo in marcia qualche ora dopo. Oggi, in una giornata, se tutto va bene, ci troveremo in ben tre Stati.
Usciamo dal Missouri pronuciando “Come il Missouri però non c’è niente” e poi urliamo di gioia nel momento in cui passiamo il confine del terzo Stato: siamo in Kansas!
Forse si commuove per il nostro arrivo, non lo so, fatto sta che il Kansas ci dà il benvenuto con la pioggia. Tanta. Ha fascino anche così o forse proprio per questo, non lo so. So solo che pioggia o no, del Kansas mi innamoro subito. Il paesaggio è diverso. Il verde comincia a lasciare il posto al giallo-arancio. Salutiamo le foreste di aceri, le querce e cominciamo ad abituarci alle praterie. Questo Stato ha qualcosa di speciale che non può essere descritto.
Piove ma non c’è freddo, quindi abbandoniamo la macchina nel bel mezzo della strada deserta e ci lanciamo giù. 
Ci sentiamo folli, folli e felici, mentre corriamo a ripararci sotto la tettoia di un negozio chiuso e pieno di murales. Saltelliamo, urliamo, facciamo foto. Altro che metereopatia!
Ripartiamo e passiamo da una vecchia stazione, poi davanti alle riproduzioni dei personaggi di Cars, il cartone animato della Disney. La tappa successiva è una bottega che deve avere avuto minimo cento anni. Le mensole sono piene di bottiglie vuote d’epoca e tanti altri cimeli. Il proprietario è un signore anziano e gentile che ci domanda come siamo approdati lì. Compriamo qualche cartolina e torniamo in viaggio.
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Troviamo tanti negozietti chiusi e poi un centro informazioni per viaggiatori che attraversano la Route 66. All’inizio, quando entriamo, non c’è nessuno. Poi spunta una donna da una porta dietro la quale ci sarà casa sua (a quanto pare qui è normale). Scambiamo quattro chiacchiere con lei, ci fa firmare un diario delle visite e poi la lasciamo al suo pranzo che, a dirsi dal profumo nella stanza, deve essere pronto. 
Sono quasi le tre e stiamo morendo di fame anche noi. Decidiamo non fare più soste fino a quando non troveremo cibo da mettere sotto ai denti, invece dopo pochi minuti salta fuori una sosta irrinunciabile. Pickers’ Post, un negozio nell’usato che ha tutta l’aria di nascondere tesori. Al nostro ingresso i proprietari allungano verso di noi una ciotola di popcorn e ci invitano ad assaggiarli, poi ci chiedono da dove veniamo. Anche loro, come gli altri, rimangono sconvolti non appena rispondiamo Italia. Ci chiedono il permesso di scattarci una foto e noi accettiamo. Hanno una pagina facebook e la caricheranno lì, ci fanno sapere. (Ho controllato adesso e sì, c’è.) Poi tirano fuori un mappamondo pieno di puntine da disegno e ci invitano a metterne una sulla nostra città d’origine. È davvero tanto emozionante scoprire di essere la prima siciliana ad avere scovato questa meraviglia.
 Perdiamo tanto tempo in giro per il negozio. Ci sono così tante cose che catturano la nostra attenzione da far passare in secondo piano anche la fame. Qui c’è di tutto: pezzi di legno grezzi colorati, oggetti vari creati a mano, cd e libri, giocattoli antichi, cartoline già spedite e addirittura confezioni di collant vintage (senza le calze). Compriamo qualcosina e poi andiamo via. Io prendo un libro per un dollaro.
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Finalmente troviamo una stazione di servizio e pranziamo. Mentre Gloria e Luca fanno la fila un ragazzo americano entrato dopo di noi paga per loro. E quando sgomenti gli chiedono come mai, lui risponde che l’ha fatto così, per aiutarli. Assodato il fatto che in America si usa fare in questo modo, dobbiamo proprio avere l’aspetto di quattro barboni disperati. 
Il piovoso e bellissimo Kansas ci dice addio troppo presto, ma la tristezza lascia subito il posto a un nuovo entusiasmo. Come ogni volta tengo d’occhio il navigatore e avviso gli altri nel momento esatto in cui varchiamo il confine.  “Siamo in Oklahoma” urlo, e salutiamo tutti con un grido di esultanza il nuovo Stato.
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 Attraversiamo miliardi di Ranch e mi dico che un giorno mi piacerebbe pernottarci. Lo terrò in considerazione per il prossimo viaggio. Deve essere una bella esperienza. Mentre sfrecciamo nella meravigliosa Route 66 deserta, assistiamo al tramonto più bello della nostra vita. L’orizzonte sconfinato e insolitamente distante si colora di arancio, rendendo ancora più denso il colore dei campi. È La prima volta che non c’è nulla a destra e sinistra a delimitare lo sguardo. Niente case, niente edifici, niente alberi, solo distese di praterie infinite e lunghe chilometri. (Ti giuro che la descrizione non rende minimamente. Bisogna essere lì per capirlo.)
Se in questo momento mi chiedessero cosa è la libertà risponderei: “qui, ora”. E se mi chiedessero cosa è la felicità risponderei allo stesso modo. Con i cuori traboccanti di gioia schizziamo, squarciando il vento, per la Strada tutta nostra, riempendoci gli occhi di questo spettacolo.
Quando sta facendo ormai buio passiamo dalla Blue Whale a Catoosa, un ponte a forma di balena su un laghetto.
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Per cena ci fermiamo a Tulsa, città finalmente popolata. Ci sono diversi locali e gente per strada. Wow! Scegliamo il Caz’s Chowhouse, uno steakhouse molto carino. Siamo indecisi se provare i Calf Fries adesso o se riservarli per domani. Nel nostro viaggio a Edimburgo abbiamo provato le Haggis, interiora di pecora. Quindi ci sembra giusto provare anche questa particolare specialità.
Alla fine troviamo sul menù altre cose interessanti e ci ripromettiamo di assaggiare i Calf Fries domani a pranzo. Così, con soli 9,99 dollari prendo un secondo di carne con due contorni. Tutto molto buono.
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Poi ripartiamo. Vogliamo raggiungere Oklahoma City e pernottare lì. Prenotiamo un motel e ci rimettiamo in cammino. Sono circa le otto e mezza e contiamo di arrivare lì fra tre orette circa. Siamo abbastanza stanchi ma dandoci il cambio alla guida dovremmo farcela. 
Inizia così, con queste premesse tutte positive, la notte più lunga del nostro viaggio.
 All’inizio attraversare la Route di sera è rilassante. Non ci siamo che noi e fuori si respira tranquillità. Il primo guerriero crolla presto. Gloria, sopraffatta dal sonno, si abbandona a Morfeo. Rimaniamo in tre a darci il cambio. Per un po’ la cosa non ci pesa, soprattutto perché siamo impegnati in un dibattito che vede Marco convinto che la strada sia in pendenza, anche se non è vero. Nel frattempo diversi animali ci tagliano la strada (opossum, volpi e addirittura cervi) e, a dirsi dalle chiazze di sangue sull’asfalto, devono non averla tagliata solo a noi. Per un pelo Marco non fa fuori un opossum che per fortuna corre al sicuro giusto in tempo.
Passiamo anche da Pop’s ad Arcadia, un negozio a forma di bottiglia che vende bibite di tutti i tipi. Peccato essere arrivati qui di sera, mi sarebbe piaciuto provarne qualche gusto bizzarro.
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Quando Luca alla guida dice di vedere doppio, ci fermiamo per una breve sosta in una stazione di servizio, la prima che ci capita di incontrare da tante tante miglia. Intanto si sono fatte le undici e mezza e siamo, scopriamo con sconcerto, solo a metà del percorso. Luca, esausto, “chiude gli occhi giusto due minuti” e così rimaniamo in due. Io non ho sonno, o almeno non troppo. Il mio fidanzato super apprensivo però, nonostante faccia fatica a restare sveglio, insiste affinché si rispettino i turni stabiliti in precedenza: quindici minuti ciascuno.
Ci immettiamo in autostrada all’una e qualcosa. Seguiamo il navigatore e sbagliamo l’uscita per la città circa mille volte. A questo punto io sono tanto stanca da non riuscire nemmeno a capire ciò che succede intorno a me e visto che non posso essere d’aiuto mi faccio da parte e lascio spazio agli altri che nel frattempo hanno recuperato un po’ di forze. Riusciamo a raggiungere Oklahoma City solo alle due di notte e finalmente arriviamo davanti al Days  Inn, il motel prenotato tramite booking ore fa.
Siamo tanto stanchi da non avere quasi nemmeno la forza di scendere dall’auto e di trascinarci tutte le nostre cose che giorno dopo giorno diventano sempre di più. Siamo talmente esausti che l’essere arrivati a destinazione dopo quasi sei estenuanti ore sembra troppo bello per essere vero. Entriamo e ci avviciniamo al bancone, ma io non riesco a scacciare un fastidioso presentimento. 
Un uomo alla reception controlla la nostra prenotazione e dice che c’è un errore. Lascio cadere tutto ciò che ho tra le mani a quelle parole. Non so perché, me lo sentivo, e sono troppo stanca per affrontare qualsiasi cosa che non implichi il dormire immediatamente. Abbiamo prenotato al Days Inn, sì, solo che non questo. Gli chiediamo se può fare una modifica visto che si tratta di una catena. Ci mostriamo anche disponibili a prendere un’altra stanza, tutto pur di non metterci in strada. Non può aiutarci, ci dice. Può solo spiegarci dove si trova il motel corretto e chiamare il suo collega per accertarsi che la prenotazione sia confermata.
Io per un attimo mi rifiuto. Decido che dormirò qui, sulla sedia della reception di questo stupido motel. Oppure in macchina, potremmo dormire in macchina. Quando siamo partiti dopotutto ci siamo ripromessi di provare anche questa esperienza. Gli altri però insistono nel cercare il motel, ormai che ci siamo quasi. E così, con uno sconforto paragonabile a quello della prima giornata a Chicago, raccogliamo le nostre cose e ritorniamo in macchina, per un’ultima grande fatica. Impieghiamo un’altra ora a trovare il Days Inn giusto, ormai sono già passate da un pezzo le tre. Facciamo le docce più addormentati che svegli (nel senso che dormiamo aspettando il nostro turno per il bagno) e poi moriamo sui materassi per qualche ora.
Ed è così che termina questa lunghissima giornata che ci ha visti in ben tre Stati: la mattina nel Missouri, il pomeriggio nel Kansas e la sera nell’Oklahoma.
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ma tipo c'ero io che camminavo per le strade di una metropoli. sembrava tipo new york. palazzi altissimi. grigio ovunque. ad un tratto delle ragazze che camminavano davanti a me, entrano in una specie di luogo di culto che si affacciava sulla strada. tutto buoio. stile molto gotico. candelabri. candele. legno. c'era anche uno di quesi cosi tipo leggìo per la bibbia lol.
appena entriamo - ed io non ho idea del perché abbia seguito le ragazze dato che non le conoscevo e mai le avevo viste prima - il portone si chiude sbattendo alle nostre spalle.
ci troviamo davanti un vampiro. lui ci dice che per sopravvivere dobbiamo superare delle sfide. quindi io affronto quesre sfide, ma sono sfide crudeli. devo fare del male alle altre ragazze. quindi io non voglio farlo, ma per sopravvivere lo faccio comunque. pero facendolo mi rimane un senso di colpa enorme.
questo vampiro è felicissimo del mio risultato e per questo mi tiene in vita come unica sopravvissuta. però non mi lascia libera. infatti mi trascina da oltre nella stanza ed attraverso un passaggio che sembrava quasi un confessionale, arriviamo ad un'altra stanza.
quest'altra stanza sembra proprio un magazzino. c'era merce stile frigoriferi, forni ecc. io devo rimanere lì per sempre secondo quanto lui dice, però quando il giorno dopo lui va via, io rimango da sola. quindi cerco un'uscita. e la trovo. prendo queste scale in pietra che portano a moltissimi piani piu alti. ero praticamente in un grattacielo. però le scale erano pochissime. tanto che in pochi passi arrivo dal magazzino sotterraneo al piano piu alto di tutti.
arrivo lì e mi rendo conto di essere in un negozio di articoli per la casa, elettrodomestici, etc. tipo media world enorme. da lì sono felicissima perché cavolo se ci sono persone che comprano significa che una via d'uscita c'è di sicuro. allora inizio a cercare un'uscita.
mentre cammino vedo il vampiro e cosi scopro che lui lavora lì. è il proprietario di questo negozio. allora siccome lui mi vede inizio a correre. scappo cercando di nascondermi. però non è facile nascondermi tra le persone perche i miei capelli sono tipo tinti blu.
comunque riesco a nascondermi tra due frigoriferi messi un pochino distanti dal muro e quando il vampiro si avvicina, io tiro un ragazzo che stava passando davanti a me tra i due frigoriferi in modo che mi copra dal vampiro. vampiro tira dritto ed il ragazzo mi aiuta a rimanere coperta.
poi però il vampiro torna indietro e cerca di guardare proprio dietro al ragazzo. il ragazzo rimane fermo per proteggermi ed io scappo dall'altra parte, tra frigo e muro. inizio a correre velocissimo e finalmente torno alle scale di pietra. scendo ed incontro un ragazzino che sale. li ci sono due scalinate che vanno verso il basso. allora chiedo al ragazzo dove vadano le scale che prima non avevo notato. e lui mi risponde al bowling. io per sicurezza ridomando "al bowling? non al magazzino?" e lui risponde "Nono, al bowling." al che ringrazio e felicissima continuo a scendere verso il bowling pensando che se è un bowling un'uscita ci sarà. allora arrivo in questa stanza buiissima e riesco ad uscire dall'edificio.
mi trovo di nuovo in mezzo alla strada. grigio ovunque. grattacieli.
inizio a correre per scappare il più lontano possibile da quel posto. ho paura il vampiro mi voglia inseguire perché lui mi teneva perché ci godeva nel vedermi soffrire nel far male alle persone per poter sopravvivere. non si nutriva del mio sangue ma della mia sofferenza.
corro tantissimo e cerco di tornare verso casa.
ma mentre vado verso casa. baam. il vampiro mi trova e mi riporta in quel luogo di culto.
devo affrontare di nuovo da capo le sfide. e sembra quasi come se lui non si ricordasse neanche di me. mi dice le stesse cose. stesse domande. stesse sfide. sembra letteralmente un replay della giornata precedente.
questa volta però nel magazzino non mi lascia sola. mette dei tizi che lavorano con lui al negozio a controllarmi. e lui torna a lavoro.
questa volta ha messo anche delle reti davanti all'uscita. allora mentre io provo a rompere la parte bassa, i due tizi mi fissano ma non mi fermano perché li sento dire cose tipo "Tanto non ce la fa" e bla bla.
comunque la rete si rompe in basso e io mi striscio sotto. corro contro le scale ma sta volta prendo l'ascensore. su questo ascensore c'è una donna che ha il dovere di bloccarmi. quindi io inizio ad arrampicarmi sulle pareti fatte di corda ed annodate per formare una rete e mi impegno più che posso perché ogni piano è tipo diviso da un'ulteriore rete che devo spostare. quindi io riesco ad arrampicarmi ed ad arrivare al negozio appena un pelo prima che lei mi afferri la caviglia.
tornata nuovamente nel negozio, inizio a correre verso un'uscita. questa volta cerco il ragazzo della volta precedente ma lui non c'è. quindi fuggo fuori - non si sa come cazzo faccio - e torno a correre per le strade.
questa volta evito la strada verso casa dato che la volta precedente mi ha beccato proprio lì. così corro corro corro. alla fine appena il vampiro mi trova ed io continuo a scappare, il ragazzo che mi aveva aiutata nel negozio mi incontra e inizia a trascinarmi per aiutarmi a scappare - wtf .
riusciamo a scappare ma dobbiamo trovare un piano per lasciare la città. la nazione!!!!
allora ci mettiamo d'accordo. ritiriamo tutti i soldi che abbiamo. ci organizziamo. in tutto ciò ci innamoriamo- wtf x2.
il giorno in cui dovremmo prendere l'aereo sto caZo di vampiro ci trova.
sta volta quando ci porta indietro, niente magazzino. ora la sua attività di trovare umani con i quali nutrirsi si svolge nel negozio.
infatti lì è stra pieno di gente in fila per fare una sfida. in pratica dobbiamo lanciare una pietra contro un vetro ma non sappiamo se vince chi lo rompe o chi non lo rompe quindi alla cazzo. così ci mettiamo in fila. io incazzata. e faccio amicizia con dei ragazzi lì in fila. in tutto il tragitto ci mettiamo d'accordo per fuggire e scappare dal vampiro. arrivato il mio turno non provo neanche a colpirlo il vetro dato che so che o lo rompo o no, io verrò comunque tenuta dal vampiro.
in tutto ciò io mi perdo il mio fidanzato - wtf x3. quando tutti finiamo la sfida io e sti ragazzi riusciamo a fuggire nella confusione e con la distrazione dei partecipanti alla sfida ma il mio fidanzato non si sa do cazzo sta.
una volta usciti da sta struttura i ragazzi tutti esultano fortissimo. e io tipo "ok ma non gridate che se ci sente ci riporta indietro." e loro tipo "Nono siamo liberi quindi dobbiamo esultare." ok fate quello che cZzo vi pare. del resto la mia vita è inutile tanto vale morire nonostante abbia avuto culo tre volte.
continuiamo a camminare fino ad un bivio. in questo bivio loro vogliono andare a sinistra ma io so che tipo a sinistra non va bene e ci sono dei pericoli. allora lo dico e cerco di convincerli sulla destra. loro "Nono continuiamo di qua tu se vuoi vai" ok addio in bocca a lupo bla bla. ci dividiamo.
a destra io. a sinistra loro.
dopo qualche chilometro sento le loro grida. ok sono morti, glielo avevo detto. allora accelero. però poi mi trovo davanti tre diverse strade. tutte vanno nella stessa direzione. sono però divise da piccole siepi perché ogni tot metri posso scegliere di cambiare strada. il punto è che una strada ha ostacoli, una ha mostri e l'altra è libera. io da fuori vedo cosa vado in contro quindi easy peasy. kinda. allora vado. dopo qualche tempo, sto per imboccare la strada di mezzo ma poi esplode tipo un corpo dal cielo e mi trovo la sua testa staccata davanti nella strada di mezzo quindi cambio immediatamente per quella a sinistra e continuo dritta.
il sogno finisce con io che sto in angoscia perché dovrò per sempre scappare senza fine. non so dove sia il mio fidanzato e mi sento in colpa ad averlo lasciato indietro.
fine
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domenicaesigarette · 5 years
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E invece
Il mese non è stato affatto turbo. Al contrario.
Ho perso un affare da $3k, ho avuto problemi con la mia ragazza e sono decisamente frustrato. Mancano i soldi, le soddisfazioni, la voglia di continuare ad andare avanti.
Ieri mattina ho deciso che se entro Gennaio non avrò ancora concluso niente metterò da parte ogni singolo spicciolo per partire in un altro Paese Europeo, in cerca di fortuna mentre limito la mia passione a lavoro part-time. 
Fa male ammettere di star sbagliando, però è necessario di tanto in tanto.
Tenere dei ritmi troppo serrati mi ha consumato ed ora son stanco, ho difficoltà a concentrarmi e anche fisicamente sono piuttosto provato; sembra che il mio corpo si accorga della frustrazione nella mia mente.
E dire che c’è stato un tempo in cui tutto andava bene e in cui dovevo partire.
Le visite al mio sito continuano a essere bloccate verso le 600 al mese, non riesco a contattare stabilmente i potenziali clienti perchè perdo il focus e non riesco a scrivere nuovi articoli.
Ahi ahi.
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