#automatismos
Explore tagged Tumblr posts
anadelacalle · 2 years ago
Text
RELATO: "Un día como otro"
Un sonido porfiado desvela mi sueño. Entreabro un ojo que se resiste; como si fuese un periscopio recorro la estancia y ¡lo encuentro! Es un ambientador de esos automáticos que se interpone a los olores indeseable. Aunque ahora el indeseable es él, el maldito aparatejo que me ha machacado. Mi estado de sueño se ha esfumado, y se inicia un largo día. Tampoco es que mi estado onírico fuese…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
mina-concept · 2 years ago
Text
Tumblr media
Más allá de lo evidente..
Tinta , grafito sobre papel
3 notes · View notes
redatudo · 20 days ago
Text
Entendendo o Significado de Automático e Pilot Automático
Neste artigo, vamos aprofundar o entendimento sobre o termo automático, seu significado na língua portuguesa, sua origem etimológica e como ele se relaciona com conceitos como piloto automático. A compreensão dessas definições é essencial para quem deseja utilizar o termo corretamente em diferentes contextos. O que Significa Automático na Língua Portuguesa O termo automático possui uma relevância…
0 notes
Text
🔴🇮🇹 AUTOMATISMI INCONSCI X TE?!
senti una forza invisibile che ti porta in automatico a fare cose a tuo vantaggio e svantaggio!
Perché non scegliere cose automatiche solo a tuo beneficio?!
ti comporti in un modo automatico come se una forza interiore te lo comandasse ?
Esempio?
Quante volte ti dici di non fumare? E poi…
Quante volte ti dici di non fare abbuffate? E poi…
Quante volte ti dici di studiare? E poi…
Quante volte ti dici di dimagrire? E poi…
Quante volte ti dici di cambiare? E poi…
Quante volte ti dici di mollarlo? E poi…
Quante volte ti dici basta? E poi…
Quante volte ti dici di avere successo? E poi…
Quante volte ti dici di diventare ricco? E poi…
Quante volte ti dici di non arrabbiarti? E poi…
Quante volte ti dici di non stressarti? E poi…
Quante volte ti dici di guarire? E poi…
E poi e poi e poi ?
Una sensazione, una voce silenziosa più forte della tua volontà ti fa fare il contrario di ciò che dici, vero o no?
Forza interiore= Il tuo subcosciente, la tua immaginazione, il tuo genio della famosa lampada di Aladino!
Perché ti racconto ciò?
Perché se vuoi che i tuoi desideri diventino realtà usa la tua mente potente con la chiave del tuo subcosciente per aprire le porte del tuo scrigno segreto con l’ipnosi DCS Vera e professionale unica al mondo anche con 1 solo audio DCS!
Solo a te la scelta!
se le hai provate veramente tutte e Zero fatti, che ti costa provare l’ipnosi DCS Vera e professionale di Los Angeles Beverly Hills!
scopri di più su:
www.ipnologiAssociati.com
#volontà #immaginazione #potere #poteredellamente #
#depressione #tristezza #depresso #triste #genitori #passato#rabbia #subconscious
#ipnosi #autoipnosi #ipnosidcs #autoipnosidcs #metododcs #ipnosidcslosangeles #mp3dcs #subconscio#sensazione
Tumblr media
0 notes
recogiendofrutos · 2 years ago
Text
Lo que nace de la vida
Ejercicio de imagen de producción automática según el automatismo del surrealismo propuesto por Andre Breton.
Lo que nace de la vida Lo que nace de la vida. Ejercicio de imagen de producción automática según el automatismo del surrealismo propuesto por Andre Breton. Cree esta imagen cuando estaba estudiando el surrealismo. Me pareció un ejercicio interesante, pero tal vez muy abstracto, aun así, no es la única imagen que hice del estilo. https://es.wikipedia.org/wiki/Dibujo_autom%C3%A1tico
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
aindasaturno · 4 months ago
Text
“Hoje eu levantei da cama por puro automatismo, não houve vontade, nem força interior. Se então eu morrer a caminho das obrigações do dia saberei que morri em um dia que não quis vivê-lo. E esse é o pior de morte, morrer por morrer.”
— 03, 2025.
68 notes · View notes
ideeperscrittori · 5 months ago
Text
Per un automatismo dico "scusami" quando urto qualcosa o qualcuno, anche se non è colpa mia. Quindi a volte mi scuso con i lampioni. Una volta, dopo aver ricevuto una pallonata, ho detto "scusami". E chi aveva lanciato il pallone ha perfino risposto "tranquillo, non c'è problema".
[L'Ideota]
33 notes · View notes
devaneios-efemeros · 5 months ago
Text
A monotonia do dia a dia é como um mar calmo, aparentemente inofensivo, mas que aos poucos nos engole em suas ondas silenciosas. Os dias parecem iguais, as horas repetem-se com precisão quase mecânica, e a vida escorre entre os dedos como areia.
Levantamos, seguimos rotinas traçadas e, antes de nos darmos conta, estamos deitados novamente, prontos para repetir o ciclo. A mesma paisagem pela janela, os mesmos caminhos percorridos, os mesmos rostos sem expressão. Nesse ritmo, é fácil esquecer o quão vivo o mundo pode ser, quantos detalhes ignoramos no automatismo do olhar cansado.
Porém, a monotonia é, em sua essência, um convite à reflexão. Ela nos obriga a buscar significado onde antes só víamos vazio, a encontrar beleza no simples ato de existir. Uma pausa em meio ao caos. O som do vento, a cor do céu, um sorriso despercebido. Pequenos lampejos de vida que quebram o cinza da rotina.
O desafio está em transformar o ordinário em extraordinário. É preciso olhar além da repetição, redescobrindo a poesia oculta no cotidiano. Às vezes, mudar o mundo significa mudar apenas o jeito de olhar para ele.
42 notes · View notes
Text
Il pensiero del giorno #2
Non è esattamente il secondo giorno di challenge, anzi a dire il vero dovrebbe essere il sesto. Ma sto cercando di essere clemente con me stessa ultimamente, oltre che le sfide della vita a volte si mettono di mezzo. Non ho intenzione di arrendermi ci volessero 6 mesi a raggiungere questo obiettivo! Non sto qui a cercare di giustificarmi, capitemi bene, questo piuttosto è la partenza per il pensiero di questo giorno.
Il giudizio è una forma di aggressività che spesso rigiriamo su noi stessi senza neanche accorgercene. Lo applichiamo come fosse un automatismo, senza controllo, anche usando epiteti violenti. Ci etichettiamo cattivi o sbagliati, semplicemente perché diversi o perché abbiamo delle sviste (spesso nel mio caso). Ma davvero abbiamo iniziato noi questo gioco per primi? Siamo davvero cattivi o a forza di sentirci ripetute le stesse accuse ce ne siamo convinti?
Avete presente quando state stendendo il carico di vestiti della lavatrice e un calzino finisce di sotto dal balcone? Quanti di vuoi hanno pensato di essere colpevoli di tale azione? E magari di conseguenza avete iniziato un soliloquio irruento verso voi stessi:
"Sono una totale cretina! Non sono in grado neanche di appendere un paio di calzini al filo dello stendino senza farne volare uno giù. Non sono buona a niente."
Ecco da qui parte il grandissimo inganno. Siamo noi stessi giudici e carcerieri di noi stessi. Negandoci compassione, neghiamo a noi stessi di poter sbagliare. Come tutti d'altronde, chi non commette un errorino un giorno si e uno no?
Applichiamo quella che sembra una regola con una potenza pari alle sentenze della Corte Costituzionale: "NON COMMETTERE ERRORI". Convertendola da specifica a generica. "Lo faccio tutte le volte [...] Sbaglio sempre [...] Ma perché non riesco mai?"
Questi sono pensieri che alla lunga si stratificano e formano un massiccio di credenza. E quindi? Beh iniziamo a crederci, a credere che non possiamo altro che fallire (oltre che non valere quanto altri).
Cosa ci aspettiamo dagli altri quando sbandieriamo le nostre autocritiche come successi, o magari come battute? Come possiamo non aspettarci che queste parole non arrivino anche dall'esterno a conferma delle nostre convinzioni?
Mi piacerebbe conversarne con voi, fatevi avanti che non mordo (sempre) ✨🔥
12 notes · View notes
enterfilm · 5 months ago
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
SANXIA HAOREN (STILL LIFE) (Jia Zhangke, 2006) FENG LIU YI DAI (CAUGHT BY THE TIDES) (Jia Zhangke, 2024)
Hace unos días pude asistir a la proyección de Caught by the Tides en el Festival Internacional de Cine de Gijón, poco antes de cerrar con Miséricorde, de Alain Guiraudie. El pase tuvo una acogida bastante fría pero, ¿quién sabe?, yo mismo me encontraba perplejo, con un sentimiento a medio camino entre la estupefacción y el entusiasmo. La irreflexión y ciertos automatismos mentales me llevaron a pensar de inmediato en las películas de Dziga Vertov y Chris Marker mientras se reformulaba en pantalla la visitación a un material filmado por Jia Zhangke a lo largo de los últimos veinte años. Una miscelánea de colores soportada en formato digital y, también, litografiada en celuloide de 16 mm y 32 mm que de nuevo reproduce un viejo mundo que se desvanece, algo ya preludiado y mostrado en largometrajes como Unknown Pleasures y Still Life. Se descubren entonces esas mismas imágenes abismadas en lapsos temporales. Algunas de ellas libertadas del descarte y otras como resultado de un proceso de tratamiento, reedición y redefinición. Pareciera que la propuesta de Jia Zhangke girase en torno a la representación de la representación cinematográfica de una realidad en constante proceso metamórfico. Laberíntico e inabarcable ejercicio de volición acerca del audiovisual y de la forma en que vemos, percibimos y entendemos el cine.
Me quedaré, por tanto, con esa magistral construcción de personajes vehiculares que asisten por décadas a los diferentes cambios geográficos, arquitectónicos, sociales, económicos y políticos de la China contemporánea, sincrónica para con ellos mismos y para con el espectador, puesto que se propicia una relación dialéctica entre las imágenes, la narrativa ficcional y las experiencias personales, aduciendo así a la teórica de Roland Barthes acerca del tercer sentido. La imbricación culmina con la evocación de una memoria auditiva modulada desde el eclecticismo que nos permite transitar tiempos y lugares (la utilización de música diegética se desplaza desde las populares canciones de Jody Chiang al Under Sun Remix del tema "Liquefaction").
Me quedo también con esa plasmación del olvido como profunda forma de memoria —que diría Borges— y con el paso del tiempo sobre los rostros de unos actores reconocibles para aquellos que estén familiarizados con la filmografía de este trascendental director.
En el último tercio de la película se origina y manifiesta la expresión visual de la experiencia emocional, cerrando así una indagación memorialista que reverbera en un sincretismo cinematográfico del que existen muy pocos precedentes.
Las imágenes que figuran en esta publicación asonantan en plática de quinces un laborioso trabajo y se corresponden con la parte central de Caught by the Tides y esa monumental película del año 2006 que en España llevó por título Naturaleza muerta.
10 notes · View notes
susieporta · 7 months ago
Text
UOMO
Ti chiedo Uomo se sei pronto a lasciar andare
Lasciar andare le vecchie storie
Le vecchie narrazioni quelle che ti hanno forgiato.
Lasciar andare i vecchi “credo”.
Dogmi sui quali sei cresciuto.
Pensieri non tuoi, idee non tue, ruoli affibbiati.
Immagini confezionate da un pensiero comune.
Da un perbenismo dilagante, falso ipocrita e arrogante.
Ti chiedo uomo se sei pronto a diventare Uomo
Vero. Se pensi sia giunto il momento di Riunire, e non più di dividere, di sentire anche senza capire.
Perché guarda che da capire o da essere risolto c’è davvero poco.
Quello Che c’è da fare ora, L’unica realtà che conosco Uomo, è quella che risiede lì dentro di te. Oltre i giudizi e pregiudizi. Oltre le ferite.
Accogli tutto
E agisci. Agisci il cambiamento.
L’unica realtà Uomo che vale davvero la pena di vivere è quella presente e la riconosci subito perché batte allo stesso ritmo del tuo cuore.
Il resto equivale al grande sonno. Il resto è passato o futuro, automatismo, non esistono. Non sono reali.
Ecco Uomo è giunta l’ora di rimettere ognuno al proprio posto, ognuno al proprio ruolo, ognuno con le proprie responsabilità, anche tu.
E se a volte ti trovi a piangere rannicchiato su te stesso è perché questo adesso te lo puoi concedere.
Perché ora sei pronto e forte, forte così tanto da permetterti di essere anche fragile senza per questo aver paura di essere ferito.
Nessuna persona al mondo può più ferirti
Nessuna persona al mondo ha così tanto potere su di te se tu non gliene dai.
Ora Uomo è il momento dell’Amore.
Alessandro Catanzaro
8 notes · View notes
maycreaciones · 17 days ago
Text
Tumblr media
Probando los zentangles. Como saben, no sólo me gusta dibujar animes, sino también hago cosas con automatismo y zentangles 😊
4 notes · View notes
raffaeleitlodeo · 8 months ago
Text
Open Arms, l'accusa dei Pm: «Salvini agì in spregio a tutte le regole. Era un'autopromozione»
Sei anni per aver trattenuto illegalmente 147 persone a bordo di una nave, «piegando strumentalmente le norme alla strategia dei porti chiusi», non sono una richiesta politica contro l’atto politico di un ministro.
Sono piuttosto la valutazione giuridica di un comportamento considerato illegittimo in base alle leggi nazionali e alle Convenzioni internazionali. Un reato, secondo la valutazione dei pubblici ministeri, commesso non per attuare la linea politica di un governo, bensì l’autopromozione della propria personale posizione. Anche in chiave elettorale.
È il punto chiave, per quanto scivoloso, del processo e dell’atto d’accusa finale: alla sbarra non è la politica ma il comportamento di un politico, ribadiscono i pm, sapendo che la difesa ha battuto e batterà proprio su questo punto.
Non a caso, la requisitoria parte proprio da qui. «Di fronte al fallimento delle misure varate dal governo — spiega il procuratore aggiunto Marzia Sabella, riferendosi alle direttive e ai decreti sicurezza approvati dall’esecutivo Conte sostenuto da Lega e Cinque stelle —, l’imputato Salvini s’è avventurato in atti amministrativi illegittimi e penalmente rilevanti, consapevole di agire in spregio a tutte le regole, distinguendo così la sua responsabilità da quella del governo del suo insieme».
A partire dal 14 agosto 2019, quando il Tar del Lazio annullò il divieto d’ingresso di Open Arms in acque nazionali, gli altri ministri competenti Elisabetta Trenta (Difesa) e Danilo Toninelli (Trasporti) si rifiutarono di firmare un nuovo provvedimento che confermasse il primo; e lo stesso premier Conte scrisse a Salvini per chiedergli di far scendere almeno i minorenni (la loro presenza a bordo è un’aggravante del reato) e poi che l’obiettivo della redistribuzione era in via di raggiungimento. Provocando un «vero e proprio caos istituzionale», costringendo altri organismi «ad approntare soluzioni di fortuna non potendo permettere di lasciare quei naufraghi senza terra».
Ma il leader leghista ha proseguito con il suo diniego, proclamando in diretta facebook: «Solo contro tutti». Una frase che ora finisce nella requisitoria a riprova che la linea politica del governo non c’entrava più; anche perché «non c’era più il governo», ormai in crisi dopo la decisione della Lega di sfilarsi dalla maggioranza, come hanno testimoniato gli ex colleghi davanti al tribunale.
Prima di qualsivoglia volontà politica, collettiva o individuale, nell’impostazione dell’accusa ci sono comunque le leggi. Secondo le quali i diritti fondamentali delle persone — alla vita, alla salute, alla libertà personale — prevalgono su ogni altro. Compresa la difesa dei confini da parte dei singoli Stati. L’obbligo dei salvataggi in mare, che giuridicamente si conclude solo con la concessione del Pos (permesso di sbarco in un porto sicuro), «è un principio ancestrale che risale all’Odissea», ricorda l’altro pm Calogero Ferrara. Estendendo il concetto: «Anche il terrorista e il trafficante di uomini non possono essere lasciati in mare; uno Stato democratico è diverso dai criminali, prima li salva e poi li processa».
È un altro punto qualificante affrontato dall’accusa per contrastare la difesa di Salvini. Il divieto di approdo e di sbarco era giustificato dall’ipotetica presenza a bordo di terroristi o soggetti comunque pericolosi per l’ordine pubblico. Ma quella presenza, sottolinea Giorgia Righi, terzo magistrato del pool della Procura palermitana, era presunta e indimostrata: «L’ha ammesso lo stesso imputato, qui in aula, quando ha sostenuto che per lui era un automatismo; tutti i passaggi di navi con soggetti imbarcati senza il coordinamento dell’Italia erano considerati potenzialmente offensivi, anche in assenza di segnalazioni o ragioni specifiche».
Un motivo in più, secondo la ricostruzione dei pm, per considerare illegittimo il comportamento del ministro, consapevole di aver innescato «un iter criminoso» interrotto solo dall’intervento della supplenza della magistratura», quando il procuratore di Agrigento ordinò il sequestro della nave e lo sbarco di tutti i migranti.
Niente — almeno negli ultimi sei giorni di un’odissea che era cominciata il 1° agosto e quindi durava da venti, mentre le condizioni di salute e di sicurezza a bordo della nave si stavano facendo drammaticamente pericolose tanto che i migranti cominciavano a buttarsi in mare pur di toccare terra — giustificava il persistente rifiuto del ministro dell’Interno di concedere il Pos. Non il rifiuto da parte del comandante di andare in Spagna né quello di far scendere a Malta solo una parte dei migranti, perché non si poteva continuare a navigare per giorni né si potevano rischiare disordini a bordo.
Bisognava solo rispettare le regole, e l’imputato s’è guardato bene dal farlo, concludono i pm. Chiamati a «difendere i confini del diritto», a fronte di un imputato che invoca solo la difesa dei confini nazionali. Giovanni Bianconi, Corriere della Sera 14/09/2024
10 notes · View notes
marquise-justine-de-sade · 10 months ago
Text
Tumblr media
Si chiama "jamais vu" (in francese "mai visto"), ed è il contrario del "deja vù" ( che invece vuol dire "già visto" ): il nostro cervello improvvisamente non riconosce e di conseguenza percepisce come estraneo qualcosa o qualcuno di ben noto.
Tuttavia il jamais vu non ha correlazioni con altre patologie più note legate alla memoria, come l'alzheimer o la demenza senile. Esso è differente, poiché il deficit agisce sul meccanismo della routine.
Una strada percorsa decine di volte, eppure si sbaglia direzione; una canzone suonata sempre, di cui improvvisamente non si ricordano le note. Il jamais vu è proprio questo, il cervello e la memoria, dopo una eccessiva esposizione e rappresentazione di situazioni, luoghi e volti, si "oppongono" all'abitudinario, ed è come se interrompessero un automatismo.
In questo senso il famoso gatto nero di matrix potrebbe passarci davanti svariate volte con le medesime modalità, stessa eleganza, stesso movimento felino, stesso luogo, stesso miagolio, ma in tal caso ci apparirebbe del tutto inedito.🐈‍⬛
Giuseppe Casà
7 notes · View notes
cesar-soares · 6 months ago
Text
Filósofo marinheiro navego por marés vivas e mortas, converso com quem está igualmente perdido ou nunca se encontrou.
É de facto preciso estar vivo para estar só, quando morremos todos nos falam, todos nós visitam.
Existe todo um apreço pelo lado do lê, que nos recusamos a reconhecer deste lado, ignorando o abraço, esquecendo o acaso.
A desculpa é sempre relativa, tal como o tempo o é, rodeia-te de quem arranja tempo, quer mesmo e abandona o vazio de quem já te colocou noutro barco.
São pequenos sinais que vemos, que se notam mais quando tens tempo para pensar.
Larga o temos de combinar, deixa cair a a filosofia vaga, mas conversa ou tenta.
Somos incrivelmente hábeis em ver sinais, mas fazemos vista grossa aos nossos, fingimos uma cegueira selectiva, quase sempre autodestrutiva.
A vida como as marés não pára, como pode ela parar?
Estamos em constante movimento, mesmo estando só a respirar. E respirar é tempo, o tempo que não aproveitamos é descontentamento até se tornar em arrependimento.
Os barcos por vezes são os culpados dos episódios magnificos da natureza que se expressa e grita, que sussurra e ninguém parece querer ouvir.
Os discursos que fazemos em silêncio são avisos, pedidos de ajuda, cordas que por vezes ninguém atira até ser tarde.
É nesse momento tão nefasto em que toda a gente ouve os gritos, algjns perguntam porque é que não disseste nada e poucos, muito poucos entendem só um.
A vida segundo a filosofia, revê-se mais em tentar procurar respostas depreesa do que em tentar entender as perguntas num final de tarde a ler ao pôr do sol.
Todas as perguntas são consequências de outras que fizemos antes, regem-se na verdade por tantas mais que deixámos para trás sem saber se o cerne estava mesmo no fim ou se onde tudo um dia se engendrou por um automatismo no tempo que nos fez filosofar em primeiro lugar.
É certo e sabido, mesmo que sejamos ignorantes, porque advém do senso comum esquecendo o princípio mais básico do que quando nascemos não somos só mais.
É preciso ter coragem para sair desse molde, dessa prisão em que insiste a humanidade em nos meter.
Saber ouvir, saber pensar, saber falar e acima de tudo saber calar.
O silêncio é por si só fascinante, se olharmos para ele como um livro de instruções.
Os olhos falam mesmo que a boca esteja fechada, o corpo respira, mesmo que haja um sorriso nos lábios e a postura muda quando nos sentimos observados.
Do tamanho implícito e ínfimo de coisas que realmente controlamos, tratamos tantas e tantas vezes de controlar (ou pelo menos tentar) o que os outros pensam de nós, com que imagem ficam de nós e o que os vai levar a fazer. Degradamos a essência a natureza e a sua espontaniedade. As oportunidades que nos trazem de ser felizes de uma outra maneira, quiçá mais inteira. Mas parem, pensem bem se querem entrar.
Esta é uma viagem de marés por mares onde só alguns conseguem sair, menos ainda conseguem sair vivos e nem todos podem ser realmente felizes.
É arriscado filosofar, seja a viver ou a fazer de conta, podemos sempre entrar, sempre sair, mas só quem se quiser salvar poderá morrer feliz um dia, mesmo sem saber nada(r).
Passaremos para além da taprobana quer Deus queira quer não, quer o barco seja metafórico ou literal quer estejamos no destino a querer voltar, ou a ir em nova vaga de exploração. Querer mais não é crime, crime é este poeta não estar publicado. Seja ele anónimo ou pela crítica adorado. São todos os que escrevem para si, com muitos, mas poucos a ler.
Há excepções obviamente, há marés sem corrente e barcos que não estão em condições de filosofar.
Por medo.
Por solidão.
Por acha que não há mundo para ver.
Por cansaço de viver.
Qual é o teu?
Tenho medo, estou cansado e apreensivo.
Se me faz querer não embarcar?
Não.
Mas faz-me querer esperar por ventos mais favoráveis.
E se o tempo decidir acabar?
Viajo sem sair do lugar, a minha mente anda ao dobro da velocidade. Da qual quero tantas vezes me separar, mas se não for assim que parte de nós irá realmente partir, que sucedâneo de nós irá realmente chegar e no fim disso tudo sobrará alguém?
Alguém possível de salvar?
Ou só mais um filósofo louco confundido por velho do Restelo rotulado?
Não sei. Talvez não me importe, mas nunca me nego nem me coibo de ainda assim perguntar.
Um dia, numa delirante epifania, numa qualquer conversa entre Deus e o diabo, uno os pontos.
Saberei nesse dia o significado da filosofia, interpretar de todas as formas a poesia e responderei com as certezas de um pobre tolo que é por ali que quero ir.
E nesse dia, nesse dia entrarei sem arrependimentos, sem medos, com a bagagem que tomei por cansaço, mas não passavam de rios que corriam para o mar.
E controlando o tão incontrolável tempo, caminho.
Sem pressa de nada mais.
Pressão só da ânsia...
Ds soma das partes, da subtração das tardes.
Um brinde às madrugadas, aos céus estrelados, às noites escuras e aos nevoeiros cerrados.
Desejando metafóricamente a tempestade, esquecendo de forma quase inconsciente a devastação e a sua literalidade. A sua imprevisibilade.
Assim se vive.
Assim penso..
Assim vivo,
Assim por um qualquer golpe de sorte um dia partirei.
Ficará só a minha doutrina.
Estes versos de filosofia,
Estes pensamentos que às vezes rimam, mas não se atrevem sequer a sonhar ser poesia.
Tumblr media
4 notes · View notes
rompuspouravoir · 11 months ago
Text
Alle volte mi sembra che un'epidemia pestilenziale abbia colpito l'umanità nella facoltà che più la caratterizza, cioè l'uso della parola, una peste del linguaggio che si manifesta come perdita di forza conoscitiva e di immediatezza, come automatismo che tende a livellare l'espressione sulle formule più generiche, anonime, astratte, a diluire i significati, a smussare le punte espressive, a spegnere ogni scintilla che sprizzi dallo scontro delle parole con nuove circostanze. Non m'interessa qui chiedermi se le origini di quest'epidemia siano da ricercare nella politica, nell'ideologia, nell'uniformità burocratica, nell'omogeneizzazione dei mass-media, nella diffusione scolastica della media cultura. Quel che mi interessa sono le possibilità di salute. La letteratura (e forse solo la letteratura) può creare degli anticorpi che contrastino l'espandersi della peste del linguaggio. Vorrei aggiungere che non è soltanto il linguaggio che mi sembra colpito da questa peste. Anche le immagini, per esempio. Viviamo sotto una pioggia ininterrotta d'immagini; i più potenti media non fanno che trasformare il mondo in immagini e moltiplicarlo attraverso una fantasmagoria di giochi di specchi: immagini che in gran parte sono prive della necessità interna che dovrebbe caratterizzare ogni immagine, come forma e come significato, come forza d'imporsi all'attenzione, come ricchezza di significati possibili. Gran parte di questa nuvola d'immagini si dissolve immediatamente come i sogni che non lasciano traccia nella memoria; ma non si dissolve una sensazione d'estraneità e di disagio.
Italo Calvino, Lezioni americane, Sei proposte per il prossimo millennio, Mondadori, 1993
7 notes · View notes