1. Beatrice, Settembre 2019
-Grazie di aver accettato il nostro invito, Beatrice.
-Grazie a voi di avermi invitato.
-Quando l’abbiamo contattata, ci ha dato una sola condizione. Quindi forse sarà meglio dirlo subito per chi ci sta seguendo.
-Non parleremo dell’Incontro.
-Non ne parleremo.
-No.
-Parliamo del suo ultimo libro, allora. Eccolo qui: si chiama “Fine dell'Amore”, è disponibile da ieri in libreria, in audiolibro e in ebook su tutte le piattaforme. Ed ha una copertina molto sobria, con il titolo ed il suo nome in rosso scuro. Lei si definisce una persona sobria?
(Quando Beatrice Donati sorride, lo fa soprattutto con gli occhi, che s’accendono di una luce vivissima. Perde per un attimo la sua abituale severità, si rivela fragile e umana, solo una donna di mezza età che è stata in passato molto bella.)
-Sobria? Adesso, abbastanza. Ma non parliamo del passato.
-Parliamo del suo libro, dunque. L’ha già voluto definire un “romanzo sottile”. Bruno Cortesi ne ha parlato come "una storia di vittime e carnefici, di consapevolezza e di abbandono, a metà tra il saggio sociologico, l'autobiografia e il romanzo rosa".
-Bruno è un amico. Ma è anche una persona totalmente incapace di stare accanto al mondo senza dire stronzate.
-Non gliela manda a dire, eh?
-Diciamo che preferisco la consapevolezza del carnefice all'abbandono della vittima. E poi non mi dispiacciono i romanzi rosa.
-Di sicuro non le fa paura il melodramma. La sua protagonista ad un certo punto dice: “C’è la perdita, e c’è la distruzione. La perdita è consapevolezza: la distruzione, oblio”.
-Nonostante le mie migliori intenzioni, la mia vita non è mai stata drammatica quanto avrei voluto. Direi che in questo - come in tante altre cose - la mia protagonista è meglio di me.
-Lei sembra una persona piuttosto affezionata ai suoi personaggi. Eppure, non risparmia loro sofferenze immani.
-Sono un’estremista. E’ meglio amarli e farli soffrire, che voler loro bene e farli felici.
-Che cos'è la felicità per Beatrice Donati?
-La più bella definizione che abbia mai sentito della felicità l'ha data -- quasi vent'anni fa - una persona che mi era molto cara. Era una definizione bella e complessa che riguardava due simmetriche serate, una primaverile ed una invernale. Le ho rubato quella definizione e l'ho scritta in un libro, e da allora non mi parla più.
-Se ne pente?
-No, mi faceva piuttosto fatica parlarle. Era una di quelle persone che pretendono attenzione. E poi è passato troppo tempo.
-Cosa diceva quella sua amica?
-Che la felicità è quel momento in cui, in primavera, s'esce al tramonto vestite leggere, e si cammina in direzione d'un incontro pieno di promesse ignote. In identico modo, la felicità è il camminare d'inverno infagottate nel piumone, in direzione d'una casa piena di conferme note. In entrambi i casi, la felicità sta nella passeggiata e nella promessa della meta, ed entrambi i casi escludono la possibilità dell'esistenza dell'altro.
-È una definizione complessa di felicità.
-Scritta rende meglio che raccontata a voce.
-Leggere “Fine dell'Amore” è come seguirla in un percorso inquieto per dipanare i fili di un sentimento che l’ha perseguitata per tutta la vita. Alla fine del libro, coglie il suo bilancio: “sono rovinata, ed è una fortuna”.
-Raccontata così, sembra una storia piuttosto masochista.
-Lei ha apertamente dichiarato che è "la sua storia più autobiografica e personale".
-Lo è.
-Però sembra dimenticarsi di qualcuno.
-Sono una persona distratta, mi dimentico di un sacco di cose.
-Suo marito, il suo secondo marito.
-Ah, lui. certo. Siamo sposati da otto anni.
-Nessuno vi ha mai considerati una storia d’amore che potesse essere totalmente felice?
-Per me non ci sono storie d’amore totalmente felici. Ma il paradosso del quotidiano è che richiede la presenza di qualcuno - è una trincea troppo grande per occuparla da soli. E quindi: hai sempre bisogno di qualcuno accanto. Lo capisci e subito un’altra parte cade: il desiderio. Il desiderio e la solitudine sono legati insieme, come la colpa e la condanna.
-Non è un po’ pessimista?
-Nessuna storia d’amore è sufficientemente apocalittica.
(Beatrice, dieci anni prima, è stata oggetto di un rapimento. Non ne vuole parlare, non ne parlerà. Parla del suo libro, che racconta il suo progressivo distacco dalla voglia di abbandonarsi ad un amore che l'ha perseguitata per tutta la vita. Costretta a ricercare se stessa in una lunga teoria di sconosciuti, il pensiero fisso su qualcuno che è al centro dei suoi pensieri. Adesso ha scritto un romanzo sulla fine dell'amore, per esorcizzare questo sentimento che l'ha ossessionata negli ultimi vent'anni)
-Nel suo libro scrive: “il mondo si divide tra chi è stato tradito e chi non sa di esserlo stato”. Lei è mai stata tradita?
-Sì, troppo.
-Ed ha mai tradito?
-Mai abbastanza
-Come si spiega questo suo essere così severa con se stessa?
-Perché non sopporto la costanza con cui ripeto sempre il medesimo errore.
-Si sente vittima del destino?
-Ma no. Il mio destino è di essere ciò che sono: egoista, capricciosa, scorbutica, incostante. Altro che vittima.
-Quindi, per ritornare alla prima domanda: un carnefice.
-Nah.
-In una sua intervista di molti anni fa si definiva “una giovane signora piena di solitudine”.
-Può essere. Ero molto triste da giovane.
-La tristezza, a quanto pare, la insegue da sempre.
-Ci sono cose molto peggiori della tristezza, Beatrice.
-Ad esempio?
-La solitudine.
-La solitudine è spesso complicità.
-La massima complicità che si possa avere.
-A meno che lei non si fidanzi con se stessa - dice Pierre Dockès in una delle sue lettere.
-Sì, a meno che non si fidanzi con se stessa.
-Da qualche anno, pur essendo in coppia, ha voluto mettere una sorta di punto a quella serie di relazioni che l’avevano perseguitata per tutta la vita. Non usa più la parola libertà, come ha scritto
-Sono un’estremista. E sono anche estremamente infelice.
-Manca qualcosa alla sua vita, dunque.
-Sì, ma quando, per abbandonarmi a qualcuno, dovrei anche essere felice mi sposto in un territorio sconosciuto.
-Lei si è spostata molto in questo suo libro, con ali diverse. Un’alcolista, una madre che uccide suo figlio, una strega e una dolentissima donna che sta alla finestra con una striscia di luce. E, in fondo glielo dice anche la protagonista, forse non sa nemmeno più se si tratta di lei e del suo passato, o di un’altra persona, come se l’identità delle vittime non contasse più.
-Non volevo dare risposte. E nel romanzo non ragiona, non si chiede niente. Se mette in dubbio la sua identità, è perché non può fare diversamente. In ogni caso, al di là di ogni età e di ogni evento terribile, si tratta sempre di una persona che cerca se stessa in qualcun altro, nel desiderio struggente di ritrovare qualcuno con cui essere parte di una sola personalità.
-In questo suo libro, l’essere invisibile emerge come liberazione. Per la protagonista, per lei, per tanto di quello che lei ha scritto in questi ultimi anni. Per tutti, a un certo punto, in qualche modo, l’essere invisibile emerge come liberazione. Perché?
-Perché l’essere invisibile devi solo accorgertene, e capisci che tutto ciò che ti ha un po’ confuso è in realtà qualcosa di assolutamente normale. Perché essere invisibili è nére gratis. E risparmio sempre soldi. Ecco perché.
-Non è tutto. Lei sa anche che il fatto di essere invisibili si fa pesare più di ogni altra cosa. E’ questa la sofferenza. E ognuno interpreta la propria liberazione diversamente.
-Lei in questo libro racconta di persone che non riescono a stare da sole, che sono costrette a cercare la compagnia di qualcuno per non rimpiangerlo. Che cercano di mantenere sempre in vita e accesa la fiamma dell’Amore.
-Sì, per un essere così vulnerabile e totalmente dipendente, essere invisibile significa accampare un diritto di natura all’oblio
-E’ una scelta riflessa?
-In molti casi, il desiderio di essere invisibili è insito nel talento di certi scrittori. Alcune donne sono nate come scrittrici e molti uomini come cantori.
-Lei ha una voce bellissima.
-E una voce di merda.
-Come fa a dirlo?
-Qui in giro - senza fare nomi - c’è qualcuno che potrebbe dimostrarle che ho una voce di merda.
-Sono degli egoisti, dunque.
-Lo è anche l’essere invisibile, quando cerca in continuazione l’amore di un altro come un
-Nel suo libro scrive: “siamo in attesa di una rivelazione che sta per accadere”.
-La scomparsa di mio figlio Andrea mi ha portato a una riflessione profonda sulla vita, e non solo sull'amore. Su questo sono arrivata a risultati che non credevo possibili.
-Per cosa la ringrazia?
-Per avermi fatto capire che non esistono problemi insolubili. Si può farcela, tutto si può superare.
-Francamente, non credevo che potesse scrivere un libro in cui l’amore non abbia una parte importante.
-Il mio libro è, da un lato, una discesa all’inferno perché viviamo in una società in cui l’amore è ancora un’ossessione. Il nostro libro non racconta una trasgressione, un abbandono di sé e di tutto. E non è un libro sulla sofferenza, è un libro sulla speranza, sulla fiducia, sul ritrovare uno stile personale. Ognuno di noi ha una risposta dentro di sé, bisogna solo cercarla.
-È un'altra persona, dopo la morte di suo figlio?
-Dicono che la morte cambi l’egoismo umano, che ci faccia capire un po’ di più la vita. Io ho capito il contrario. Dico: mio figlio si è suicidato e l’egoismo umano è diventato ancora più potente.
-Non si arrende all’egoismo umano?
-Nessuno può resistere a questa specie di corrente che coinvolge tutti. Io faccio fatica a credere che esista un solo uomo che non pensi solo a se stesso.
-Lei crede al paradiso?
-No.
-Al purgatorio?
-Non credo nemmeno a questo.
-All’inferno?
-No.
-Allora sarebbe davvero una nuova persona.
-No, io sono sempre stata quella che sono.
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War of Y - Episodio 16 e 17
Sì, ho saltato una settimana, che recupero con un commento doppio, ma era inevitabile. Avevo un esame di abilitazione e stavo stralunata (è andato bene, però!).
Ora, finalmente, ho potuto vedere i primi due episodi di Wife, la quarta e ultima storia di War of Y, e avere anche il tempo di buttarci giù due righe...
SPOILER
Devo dire che Y Idol mi aveva lasciato molto titubante, visto che l'attenzione si sarebbe spostata su Achi e Most che non mi avevano lasciato proprio una bella impressione (eufemismo).
Opinione che si è confermata? Nì.
Obiettivamente, è più facile mettersi nei panni di un protagonista e capirlo. In Y Idol, in un certo senso, Achi e Most (soprattutto Achi) erano i rivali di Peek e Kla, quindi per lo show era facile metterli in cattiva luce. In Wife, ora che sono finiti nel mondo dorato che sognavano (che però se gratti la patina dorata ti rendi conto essere ferro arrugginito), i villain si dimostrano essere altri.
La competizione aveva tirato fuori i lati peggiori di entrambi, ma ora che hanno vinto e hanno iniziato a girare il drama, li possiamo vedere sotto un'altra luce. Per esempio, è evidente che Achi voglia fare un bel lavoro e che abbia i suoi bei traumi. Mentre Most, visto che come sempre il protagonista vero è proprio è solo uno della coppia, è meno in secondo piano. Anche se in un certo senso stavo apprezzando l'amicizia con Fren, pure con tutta la falsità che la circondava.
E su questo bisogna aprire una parentesi.
Se sono sorpresa che P si sia rivelato un bastardo? Assolutamente no, è dall'inizio della serie che mi manda cattive vibe. E ora, finalmente, la cosa diventa ovvia.
O meglio... direi che è il prodotto di un mondo malato. Lavorando nello show business da anni e continuando pure a portare avanti il fan service con Dew, sa benissimo come funziona quel mondo e quindi si è adeguato di conseguenza. Ora vuole avere successo in una nuova veste che non sia quella dell'attore e sta cercando di fare il possibile perché questa cosa funzioni. Pur magari calpestando i suoi stessi principi e lasciandosi trascinare.
Vuole assolutamente che questo nuovo BL sia un successo. E si impegna, questo lo vedo, anche se sta diventando molto impopolare, pure tra lo staff. E noto anche una certa ingenuità in lui. Sta cercando di seguire la massa, senza cercare di produrre qualcosa che vada bene perché oggettivamente fatto bene. Lo produce solo perché abbia successo, la qualità non è obbligatoria.
Infatti, il nuovo regista (per Mike mi è spiaciuto, era paziente) è una ventata di aria fresca. Non approvo completamente il suo atteggiamento, però dice anche un sacco di cose vere, ed è fantastico vederlo in contrapposizione con P che praticamente è un burattino.
Tornando al nostro trio protagonista.
Sappiamo bene che è stato P ad accendere la miccia. Lui voleva che Fern aiutasse Most e Achi con il fanservice, e lei lo ha fatto... per un po'. Vederli scherzare insieme è stato anche carino, peccato che la cosa venisse rovinata dalla consapevolezza che il rapporto di questi tre è stato un po' pilotato.
(Tra l'altro, mi sorprende che nessuno abbia trovato sospetto che all'inizio Fern fosse "casualmente" sempre in mezzo alle scatole).
A peggiorar le cose... l'amore ci ha messo lo zampino. Fern e Achi stanno instaurando una relazione e Most si sta prendendo una bella cotta per Achi.
Achi... mentirei se dicessi che lo capisco. So che ha un trauma provocato da quel tizio che ha una nuova ship e so che si impegna perché vuole avere successo, ma mentre per Most almeno si capisce che prova qualcosa, ancora per Achi non ho inquadrato il suo cuore. Lo scopriremo presto.
Forse persino troppo. Siamo al secondo episodio di Wife e ne mancano tre. Temo che questa trama sia un pelo troppo articolata per lo spazio a disposizione. (Infatti, prima che iniziasse Wife, io pensavo che Fern fosse già la ragazza di Achi, che avessero già una relazione pre-Y Idol, invece no, l'ha conosciuta nell'episodio 16).
Per dare un giudizio di questi primi due episodi... non mi hanno convinto del tutto. Ci sono molte ingenuità di trama. Most e Achi hanno chimica, sarei pazza a negarlo, ma il mio gradimento per i personaggi principale è andato in discesa di storia in storia.
Vedremo come proseguirà... Alla prossima!
Varie ed eventuali:
Durante Y Idol lo potevano dire che i sei ragazzi avrebbero avuto tutti un ruolo nello show nuovo. Sembrava quasi che solo due avrebbero vinto e gli altri 4 sarebbero stati mandati a casa. Per carità, i protagonisti sono solo 2, però anche fare la coppia secondaria non è un brutto trampolino di lancio. Un sacco di volte vediamo seconde ship che sono o più amate della principale, oppure i cui attori ottengono un ruolo da protagonisti in un drama successivo. Certo, Kla e Peek non hanno ottenuto il ruolo, ma sappiamo benissimo che è perché ne hanno trovato un altro da protagonisti per un altro canale (e perché Peek ormai lo staff di Y Idol lo vedeva come un ribelle incontrollabile).
Carinissimi Earth e Korn. Mi ero accorta già da Y Idol che erano passati al livello successivo, però non mi aspettavo di rivederli, né che ora avrebbero avuto una relazione segreta. (L'unica volta in cui Most e Achi hanno avuto il mio pieno rispetto è stato quando hanno allontanato Fern per proteggere il segreto di Earth e Korn).
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