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#buon viaggio che sia andata o che sia ritorno
monologhidiunamarea · 11 months
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Ho scelto queste poche immagini per queste parole.
Questo viaggio è stato un vortice di emozioni pure. I sapori , i profumi , ogni dettaglio ,ogni rumore , suono me lo porterò dentro come porto te.
Non so se mai arriverà la battaglia che ci farà cadere , ci farà perdere , non so se qualcosa o qualcuno riuscirà mai a separare queste nostre mani che si tengono anche in silenzio e da distanti. Ma ci sei e ci sei stato in ogni passo. E sarai con me sempre. Ma qualsiasi cosa riserverà la vita o il destino o Dio o chi per lui sarò sempre fiera e grata di aver sentito tutto l'amore, di provare l'amore sulla pelle e sull'anima, quell'amore che non ti farà mai smettere di credere ,di sentire , di volere,di lottare.Sei la cosa più bella ,dopo la mia piccola, che potesse capitarmi . Si lo dico anche ora con le lacrime perché a breve dovrò salire su quell'aereo. Ti lascio qui il pezzo di me che ti appartiene e apparterrá sempre a te. Perché tanto tu lo sai...io sono te....tu sei me. Ho sentito tutto quello che dovevo sentire sulla pelle e ancora più dentro. Quella prepotenza disarmante che ti lascia ad anima nuda e ti sembra di essere senza pelle da quanto tutto risuona dentro. Avevo bisogno di noi. Ancora più di quello che già sento. E torno con l'anima calda. Aspettando che i nostri passi si ricongiungano di nuovo.
Immensamente tua.
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Buon viaggio, che sia un' andata o un ritorno,
Che sia una vita o un solo giorno,
Che sia per sempre o un secondo,
L'incanto sarà godersi un po' la strada...
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deathshallbenomore · 2 years
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il tipo è quello di mioffrioio ma che resti tra noi gente seria che apprezza i biondi con una certa controvoglia. con questo ti auguro buon viaggio. che sia un andata o un ritorno. che sia una vita... o solo un giorno?
qui facciamo del servizio pubblico per il club dilettantistico apprezzamento biondi [poi io sono una vecchia e per giunta malandata, quindi continuo a non avere ancora idea, mi documenterò], una minoranza scema e vulnerabile come i panda
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alonewolfr · 11 months
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"Buon viaggio, che sia un' andata o un ritorno, Che sia una vita o un solo giorno, Che sia per sempre o un secondo, L'incanto sarà godersi un po' la strada..."
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🧳La valigia sul letto è quella di un lungo viaggio... Cita una famosa canzone... La nostra valigia piena di grandi soddisfazioni è quella per un viaggio che non avrà mai fine ma che solo temporaneamente ci distanzia fino al 25 agosto!🏖 Buon viaggio che sia in andata o in ritorno! #headrush #seasons #travel #friends #barber #parrucchiere #passion #hair (presso HeadRush) https://www.instagram.com/p/CD3ngqYIi6I/?igshid=n9hbg67bi7s5
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urgeeeee · 5 years
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“It doesn’t have to make sense.”
A volte bisogna soltanto dare un po’ più di spazio alla spontaneità. Non sono una persona che la fa facile, o che prende decisioni a cuor leggero, ma arriva il momento in cui ti rendi conto che quello che ti piace fare non deve avere per forza senso.
Che a cercare sempre il senso delle cose, il tempo passa.
Che gli altri sì, sono dalla tua parte, ma è sempre bene cercarle un po’ da soli le risposte.
Che a sperare che tutti condividano le tue idee, le cambierai.
Che a far combaciare i programmi, spesso salta tutto.
Diverse persone mi hanno chiesto quale fosse il motivo di questo viaggio, ma la verità è che non esiste. Come per ogni decisione, c’è sicuramente del vissuto, ci sono dei sentimenti e delle idee, ma questi fanno parte della sfera personale. Per il resto, solo una serie di coincidenze: il fatto che io ora abbia tutto il tempo del mondo, che sia riuscito a mettere da parte un po’ di soldi, che sia stato capace di trovare offerte, sconti e bonus, questi sono gli unici motivi.
E probabilmente volevo provare l’ebbrezza di assecondare i pensieri un po’ a ruota libera, che -come vedrete- sarà la forza motrice di tutto questo viaggio.
Devo ringraziare le persone che mi hanno insegnato questa cultura del “Why not?”, che non vuol dire accettare ogni proposta senza pensarci due volte, prendersi rischi inutilmente o fare da parte i sentimenti per potersi divertire. Vuol dire semplicemente che se non trovi un buon motivo per non farlo, probabilmente faresti meglio a farlo.
E sia chiaro che questa deve essere una lotta con se stessi: non dico di farsi convincere ad agire controvoglia, o che non ci siano buoni motivi per rinunciare a qualche cosa, perché i buoni motivi esistono.
Ma dicevo, se non trovi un buon motivo per non farlo, probabilmente faresti meglio a farlo.
C’è una frase che avevo letto un po’ di tempo fa in un travel blog: “It doesn’t have to make sense or seem like a good idea”.
La prima volta che ho applicato questo motto è stato circa sei mesi fa. Avevo trovato un’offerta con Flixbus, per cui potevo acquistare qualsiasi viaggio di andata e ritorno a 20€. Così pensai di andare a Roma in bus, viaggiando tutta la notte. In molti mi fecero notare che non aveva tanto senso, ché a volte anche i treni costano poco e sono molto più veloci. In effetti non aveva senso, eppure quel weekend sono stato a Roma. In bus. Viaggiando tutta la notte.
Non avendo super poteri, quella notte non ho dormito bene. A dirla tutta, mi è servito di lezione per le volte successive: bastano pochi accorgimenti – vedrete più avanti – per riuscire a chiudere occhio, almeno a intermittenza.
Detto questo, quella notte non ho dormito bene. Ma non è nemmeno vero che avrei preferito dormire in un cinque stelle. È una cosa strana, difficile da descrivere. Probabilmente quando sei su un sedile scomodo, ti rigiri continuamente, la testa ti cade, hai male al collo e alle gambe, ti svegli ogni venti minuti, se ti fosse proposto in cambio un hotel, accetteresti volentieri. Ma nel tempo, il ricordo di quell’esperienza viene smussato, fino a diventare quasi dolce. Tant’è che qualche mese dopo ti ritrovi a prenotare di nuovo un viaggio notturno in bus.
Ad ogni modo, sono arrivato al mattino alla stazione e ho passato venti minuti nei bagni pubblici per cambiarmi, lavarmi e rendermi presentabile, per quanto possibile. Ho poi visitato la città tutto il giorno, quasi senza intoppi. Non manco di dire che alla sera sono crollato senza fare cena. Ma preferivo crollare senza cena a Roma, piuttosto che dormire sonni tranquilli a casa.
Scusate la digressione sul mio weekend a Roma.
E così, tornando invece al nostro viaggio, aveva senso comprare dei voli senza conoscere assolutamente la destinazione? E aveva senso visitare delle città perché dalle foto su Instagram sembravano carine? Bah, forse è meglio una meta ben collaudata, come Londra o Parigi!
Io, invece, a Londra e Parigi non sono mai stato. Non perché non mi ispirino, ma perché sto seguendo una mia filosofia di viaggio, di cui parlerò in un articolo dedicato. Non sono mai stato a Parigi, ma in questo tour sono stato a Varsavia, la cosiddetta “Parigi del Nord“, e a Budapest – la “Parigi dell’Est“.
E aveva senso visitare una serie di città solo per il gusto di varcare tre confini in tre giorni? Ma no! Passerai più tempo in bus che altro!
E visitare la Romania per il gusto di utilizzare l’ennesima moneta diversa? Che seccatura cambiare valuta! Poi ti fregano sempre sul cambio!
Tutto vero. Probabilmente nessuna di queste cose aveva senso, ma non c’erano motivi per non farle.
Se fossi stato a casa, per me ci sarebbe qualcosa di lasciato in sospeso, quindi, ad oggi, posso dire di aver scelto la soluzione più conveniente.
PAOLO URGESI
Se siete arrivati fino a qui, posso permettermi di sprecare ancora due parole per ringraziarvi. Grazie per aver letto il mio primo articolo! Ho appena iniziato questo blog, ma se vi sta piacendo continuate a seguirmi! Ogni volta che pubblico qualcosa lo comunico su Instagram. Potete anche iscrivervi, nel caso vogliate ricevere automaticamente gli aggiornamenti! A presto!
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apeir0nn · 5 years
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Siccome che novità non riesco a dormire, mi sono messa a pensare al mio amico pepe (una p sola perché lui è triste, come il meme sad pepe). Oggi mi ha scritto che finalmente, dopo 13 ore di viaggio, dalla Puglia, non dall'Australia, è arrivata la ragazza che ama, ha sempre amato e, se non smette di fare il sottone, amerà e che sta con un altro. Starà un paio di giorni da lui. Poi, quando se ne sarà andata, mi manderà tantissimi messaggi e audio per raccontarmi tutto o quasi e ricevere strigliate. Io voglio bene a pepe, ci conosciamo da anni e ogni volta che torna al paesello ci prendiamo una birra per piangere dei nostri mali. A dicembre, o gennaio, gli dissi (il passato remoto va usato, non deve essere solo insegnato alle elementari) esplicitamente di non prendersi una cotta per me, non perché io fossi bella simpatica e una rubacuori, ma perché "poi dopo ti allontani e a me dispiacerebbe non sentirti più o non andare a Pescara con te mettendo due Playlist diverse tra andata e ritorno o non scriverti ehi pepe sono triste" e lui subito "ma no!! Ma che vai a pensare! Per una volta che la cosa è ricambiata!" (viene spesso friendzonato). Ora, so che magari una non lo prenderebbe come un complimento, ma l'esatto opposto, ma quello per me è stato come un rassicurante sigillo alla nostra amicizia.
Dunque, come dicevo prima ( la contestualizzazione ci voleva), lui dice che questa tipa lo conosce meglio di chiunque altro e, non che io sia gelosa perché sono la prima a raccontargli delle cose e a non raccontargliene altre, ho avuto una specie di interruzione perché mi è venuto in mente che io, me medesima, per un po' ho avuto la presunzione di voler conoscere le persone a cui volevo/voglio bene "meglio di chiunque altro", sono stata pretenziosa, egoista e megalomane nel non accettare che magari una persona per me importante potesse avere dei segreti o delle cose che non voleva rivelare o, peggio ancora, un'altra personacon cui confidarsi. Ero più scema di ora e mi arrabbiavo con me stessa perché pensavo di non essere abbastanza, mica per le cazzate che pensavo! Anche adesso credo di non essere abbastanza, perché non ho niente di migliore rispetto a nessuno, ma almeno ora non ho più questa stupida presunzione. Non mi interessa più scavare nella testa o nel cuore di qualcuno, cioè si mi interessa, ma non in modo ostinato e testardo come prima. L'estate scorsa mi ha ribadito il concetto che le persone buone sono poche e se ne trovi una devi tenertela stretta anche se non la conosci meglio di chiunque altro. Le altre sono tutte merde. Come il buon pepe, anche io ho avuto qualcuno che mi conoscesse a 360, anzi no facciamo 300, gradi, che è comunque tantissimo, solo che lui ce l'ha ancora e io no, ma nonostante io gli dica che fa schifo perché è un sottone, sono contenta per lui, però questo ovviamente non glielo dico.
Scrivere quando non riesci a dormire è bello perché poi ti iniziano a bruciare e lacrimare gli occhi e forse forse ci siamo! Dai dai!
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aurelia4you · 3 years
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Il nome di un Dio sconosciuto
Sento ancora le gambe è un buon segno, le braccia però sono ancora indolenzite, le muovo a mala pena, riesco a trascinarmi, quello di cui ho bisogno è una sigaretta, sono tesa, la testa mi fa male, il fumo riesce a calmarmi, di solito è Jimmy a rifornirmi di roba buona, il cinese ha sempre della maria di qualità, lo trovo in un angolo di strada, c'è lui con i suoi corrieri, li chiamo cosi, ragazzini che a mala pena conoscono l'alfabeto, ma riescono a fiutare se hai un anima oppure no, l'età è quella in cui io andavo a scuola a imparare a leggere a scrivere, un angolo di mondo a Madrid, tra un paio di ore devo essere in aula, sono le ultime lezioni prima della pausa estiva, devo essere concentrata, Letteratura Medievale, la lezione durerà all'incirca tre ore, prima di andare a lezione devo passare dal macellaio e ritirare la carne, mi sono rimasti pochi pezzi di carne in frigo. Pablo è l'unico macellaio del quartiere che mi procura il fegato fresco, una leggera anemia, caratterizza il mio sistema genetico, anemia che riesco a tenere sotto controllo, una sana alimentazione, attività fisica, le sigarette e il fumo sono il mio peccato, per il resto le analisi del sangue ed i loro valori sono nella norma. Ogni due anni i controlli sono necessari sul mio corpo sono rimaste indelebili le tracce delle infezioni, nel mio sangue è ancora tutto latente, la malaria, la febbre gialla, la tubercolosi, la febbre alta, i lunghi viaggi, l'acqua ferma le zanzare, la Bolivia, il mio sistema immunitario è andato oltre i quaranta, la resistenza è notevole, la febbre sempre alta mi ha piegata, riusciamo a stare in piedi, dedizione assoluta al lavoro, non sprechiamo mai del tempo, la concentrazione nel mio lavoro è fondamentale, la scioltezza di pensiero, nella mia mente si sovrappongono le immagini, associazione di immagini e pensieri. Gli alcaloidi servono, stabilizzano il mio sistema, lo regolano, si ragiona meglio, dove possibile dosi massicce di alcaloidi, la mancanza di tale sostanza è estremamente pericolosa, le immagini cominciano ad essere sfuocate, le immagini e i pensieri sbagliati cominciano a sovrapporsi, si rischia di impazzire, il sangue comincia a pulsare, la mancanza d'aria, si respira a fatica, l'astinenza è dannosa, ci serve per continuare il nostro lavoro, si lavora in modo costante, senza preoccupazioni, i pensieri dannosi scompaiono e il buon umore si fa strada, cariche di energia, il buon umore diventa stabile, cosi riusciamo ad andare avanti, per quanto riguarda la mia ricerca qui a Madrid mancano ancora due anni per concludere, dopodicchè potrò finalmente fare ritorno al mio vecchio lavoro, quello di traduzione di testi antichi. Un testo è ancora rimasto in sospeso, risale al XIII sec. una storia leggendaria narra la vita di un sacerdote, del suo rapporto con Dio, si dice che durante le notti, il suo corpo si disolvesse, si racconta che vagasse per notti intere alla ricerca di colui per dargli pace, una follia in sospeso, una devozione assoluta, un lavoro costante, Dio è colui che vede i miei pensieri, esiste il libero arbitrio la mia scelta nel seguirlo oppure no, il sacrificio per Allah, il sacerdote ha vissuto cosi fino a raggiungere i sessant’anni, si dice che una notte si fosse impiccato, non si conoscono le motivazioni, si è soltanto trovato il suo corpo inerme, avvolto in un sudario bianco, attorno al collo i segni dell'impiccagione, il colore bluastro dei segni della corda, i traditori, i criminali muoiono cosi, sono corrosi nell'anima, sono rimasta a questo punto, capire le motivazioni dell'impiccagione, il sudario bianco attorno al corpo, e la scelta della morte, quando lavoro cosi, gli alcaloidi sono necessari, perdo giorni, settimane intere a capire i vari testi, sono arrivata ad un punto che devo riflettere attentamente sul motivo di una scelta di questo genere, l'essere vecchi ci rende consapevoli dell'importanza della vita, del suo significato, il significato infinito di Dio e della sua infinita Misericordia. Attorno a questo pensiero, mi rendo conto che manca poco alla lezione e devo anche ritirare la carne, ma a questo punto preferisco farlo domani, Pablo non se ne accorgerà, della mia dimenticanza. Tra meno di un ora sarò in classe, il tempo di farmi una doccia, mi preparo il fegato crudo rimasto, il sapore del sangue in bocca, mastico la carne il sapore è ferroso, l'anemia diventa un problema quando non tenuta sotto controllo. Decido di farmi la doccia, l'acqua calda mi scende lungo il corpo, mentre mi faccio la doccia penso a lui, quel lui reale, fisico, una costante nel mio pensiero, è rientrato dopo un lungo viaggio in Africa, uno scavo durato quasi tre anni, durante questo periodo i contatti erano quasi inesistenti, l'ultimo un mese fa. Lo scavo riguarda un antica tribù di nomadi, le tracce lasciate, sono stati recuperati parte dei loro corpi, la struttura ossea impressionante, corpi perfettamente proporzionati, la parte superiore del cranio ampio senza difetti o imperfezioni. Ci vorrà del tempo prima di poter classificare quello che è stato trovato, penso ancora a lui, al suo lavoro, lo vedrò questa sera, mi manca vederlo. Mentre penso a questo sono quasi pronta, gli alcaloidi, riescono a regolare il mio umore, mi ci vorranno almeno venti minuti per raggiungere la facoltà di lettere, i miei soliti vestiti, i miei pantaloni di jeans, meglio vaqueros, la mia t-shirt una taglia in piu, comoda come sempre, capelli corti, rossetto rosso, mascara, la freschezza della doccia mi risveglia, il lavoro che faccio richiede concentrazione, sono arrivata in facoltà, mi aspettano fuori dalla porta, siamo in sette a seguire questo corso, sono puntuale come sempre, entriamo tutti quanti, il docente è una giovanissima studentessa che ha appena concluso i suoi studi, le sue spiegazioni sono perfette, senza errori o dimenticanze, concludiamo la lezione. Io sono pronta per rientrare a casa, questa sera lo rivedrò dopo diverso tempo, il mio lui, Sigurd è piu giovane di me, almeno dieci anni in meno, la sua resistenza al nostro rapporto è incredibile, entrambi lavoriamo in modo costante, dedichiamo anima e corpo a quello che facciamo, l'ho conosciuto una sera per caso, ero al supermercato facevo la spesa, ci vado sempre quando è in chiusura, non ci trovo quasi mai nessuno, mi fermo davanti al reparto della carne, lui è di fianco a me, mentre mi accingo a prendere la carne anche lui fa lo stesso mi sorride e mi dice: anche lei questa sera cucinerà piccante, lo guardo in faccia e non capisco, mi dice: con il macinato si riesce a fare un ottimo piatto messicano piccante, scoppio a ridere, gli rispondo in realtà avrei fatto delle semplici polpette, si presenta, piacere sono Sigurd, la sua stretta di mano è calda, Aurelia, piacere. Continuiamo entrambi a fare la spesa, parliamo del piu e del meno, mi chiede come mai a quest'ora, io gli rispondo è l'unico momento libero che ho con il lavoro che faccio, sono quasi le undici di sera, che lavoro fai Aurelia? la ricercatrice, e adesso seguo un corso di Letteratura Medievale, il tempo che mi resta per me è relativamente poco, a quel punto Sigurd sorride e mi dice io sono un archeologo e non ho mai tempo per fare niente. Entrambi ci avviciniamo alle casse per pagare, Sigurd, mi sorride e mi dice: ti va di venire a mangiare da me, ti preparo quel piatto messicano, carne macinata piccante, insalata, e un ottima bottiglia di vino bianco. A quelle parole gli rispondo immediatamente di si, sono elettrizzata all'idea di mangiare da lui, mi ha fatto un ottima impressione, mentre raggiungiamo casa sua parliamo del piu e del meno, vive in un quartiere splendido di Madrid, le strade alberate, il pavimento a losanghe, arriviamo di fronte al Palazzo dove vive, è antico, il portone d'ingresso è ampio, entriamo c'è un ascensore in ferro battuto ampio e largo, ci porta al settimo piano, il Palazzo è spettacolare, man mano che saliamo vedo scorrere sotto i miei occhi l'ampia scalinata le colonne in ordine dorico, la semplicità è disarmante, come arriviamo al settimo piano, si apre di fronte a me un lungo corridoio, ci saranno almeno otto ingressi, aspetto che sia lui ad uscire, mi apre la porta dell'ascensore e andiamo verso il suo appartamento, la porta d'ingresso è ampia, entriamo. La sala d'ingresso presenta un corridoio che poi si apre su un salotto, una vetrata che da direttamente su una corte interna, libri ovunque, una biblioteca che copre entrambe le pareti laterali, un tavolo in legno dove si trovano mappe, cartine geografiche, planimetrie di scavi, appunti ovunque, un lavoro intenso e costante, mozziconi di sigarette sparsi qua e la, mi giro e gli dico: dedichi gran parte del tuo tempo al lavoro, Sigurd mi risponde: mi piace il mio lavoro e ci dedico anima e corpo, è la ragione della mia vita, mentre mi dice questo appoggia le borse della spesa, si toglie la giacca, le sue braccia sono completamente tatuate, tattoo tribali, un simbolo che non riesco a riconoscere copre il braccio destro, ha la forma di una libellula, ma non è proprio cosi, mi guarda e mi dice: hai fame? io gli dico di si, sono rilassata, quella sera è andata cosi, sono rimasta a mangiare da Sigurd, quella doppia metà, quell'altro di se, che credi di non trovare mai, abbiamo fatto sesso, al mattino mi sono svegliata tra le sue braccia, il suo respiro tra le mie orecchie, da quella sera siamo rimasti insieme. La lezione è stata interessante, sono finalmente a casa, mi preparo la sigaretta, fumo intensamente, l'odore da mandorle bruciate inonda la stanza, oltre al tabacco c'è un tipo di fumo fatto con delle spezie particolari, provengono dalla Cina, si dice che il diavolo si fermasse per un istante, l'odore, il ricordo, si dice che potesse piangere, il fumo mi fa bene, riesco a ragionare meglio, per questa sera, sarà lui a venire da me, mi racconterà del suo scavo e dei progressi che lui e il suo gruppo hanno raggiunto. Quello che io invece voglio dirgli è qualcosa di molto semplice, le mie dita sfiorano il mio ombelico, sono incinta, avere una parte di lui dentro di me, essendo sotto stress non ho fatto caso al mio ciclo, di norma è regolare, capita delle volte che abbia dei ritardi, ma sono brevi, non me ne sono accorta, l'ultima volta che ci siamo visti un mese fa. L'ho scoperto durante una visita, un controllo che eseguo ogni anno, le pulsazioni del mio cuore, mi capita di soffrire di tachicardia, al controllo i battiti cardiaci sono risultati essere in due, quando me l'ha detto è rimasto a bocca aperta, Aurelia, sei incinta, la mia reazione è stata immediata, cosa non è possibile, mentre lo dicevo, Javier rideva, te e Sigurd state insieme, smetti di fumare, o per lo meno fuma un po di meno, hai tutti i valori regolari. Mi sono alzata e l'ho salutato, ringraziandolo della sua pazienza. Quella mattina sono rientrata a casa, le gambe che mi tremavano, incinta di Sigurd, alle parole stiamo insieme, entrambi abbiamo un ottimo lavoro, la parola insieme non l'ho mai contemplata, o per lo meno non fino ad ora e non cosi al punto di avere un figlio. Prima del suo arrivo devo fare un po di cose e soprattutto preparare la cena, c'è un negozio di Indiani molto interessante non molto lontano, posso fare un salto e prendere un paio di cose, del curry, carote, patate, carne macinata, cipolle e del riso, lo yogurt bianco lo prendo di solito in un negozio greco, adoro la verdura, i sapori forti, il tutto con una bottiglia di vino bianco. Decido di farmi una doccia calda, all'interno del mio corpo ci sono due battiti cardiaci, il mio e il suo, apro il rubinetto della doccia calda, sento l'acqua scorrere lungo il mio corpo, mi lavo soltanto con una saponetta, il profumo è intenso e caldo, finisco di farmi la doccia, indosso un paio di jeans e una t-shirt, i capelli sono ancora umidi li lascio asciugare. Non manca tanto al suo  arrivo, vado in cucina e comincio a preparare la cena, faccio cuocere il riso lentamente, prima lo passo in padella con dell'olio poi ci verso dell'acqua bollente e ci metto sopra il coperchio cosi per almeno trenta minuti. Le verdure le taglio ed anche quelle le passo nell'acqua bollente venti minuti, la carne la lascio per ultima, taglio delle cipolle le faccio soffriggere, ci verso sopra la carne con del curry, il profumo è molto intenso, lo lascio cuocere per quindici minuti, la carne è fresca, il profumo è molto buono. Preparo la tavola, è quasi tutto pronto, in mezzo al tavolo ci metto dei fiori bianchi e delle margherite, l'odore dei fiori mi ricorda la mia infanzia, sono contenta di rivederlo, dirgli che avrà un figlio, suo figlio. Accendo la radio, la frequenza che adoro è radio ottanta, ad una certa ora della sera passano sempre della buona musica. Sento salire le scale, nel Palazzo dove vivo le scale scricchiolano, si sentono i passi, la pavimentazione è in legno, sono felice di sapere che è qui, apro la porta e me lo ritrovo di fronte a me, gli vado incontro, ha ancora le valigie in mano, lo abbraccio, sento il suo calore, le sue braccia attorno al mio corpo, so di amarlo, mentre lo abbraccio, gli sussurro all'orecchio di essere incinta e di amarlo, rimaniamo entrambi fuori dalla porta sulle scale, Sigurd mi stringe forte, mi solleva in braccio e mi porta in casa, mi bacia dolcemente, chiude la porta dietro di se. Si toglie la t-shirt, resta a petto nudo, mi solleva in aria, Ti amo, è cosi Aurelia, le lacrime mi scendono lungo il viso, lo sento tremare, mi bacia intensamente, mi toglie i vestiti resto nuda di fronte a lui, mi accarezza, mi solleva di nuovo e mi porta in camera da letto, il calore del suo corpo è intenso, è sopra di me, le sue mani su di me, resta nudo sopra di me, posso sentire la sua erezione, mi divarica le gambe, la penetrazione è intensa, lo sento dentro di me, si muove cosi su di me, mi accarezza i seni, li morde, l'intensita della penetrazione, il suo liquido è caldo, il suo orgasmo è sempre intenso, continua cosi, viene dentro di me, il suo cazzo è ancora duro, sono io a venire, mi sente ansimare. Le sue mani sono in mezzo alle mie gambe bagnate, le accarezza, il suo sperma è sul mio corpo, me lo passa sul ventre e mi accarezza dolcemente, bacia il mio ventre piu volte, le sue labbra su di me, ancora una volta e per sempre sarai l'amore mio, rimaniamo cosi, uno accanto all'altro, continua ad accarezzare il mio ventre, mi bacia, quello che mi dice rimarrà per sempre nella mia memoria come sigillo di un amore eterno, il giorno in cui io e te abbiamo concepito, Dio lo ha unito a noi per sempre, sacro come la vita e la morte, la nostra vita continua per sempre. Un unica vita, fatta di me e te, per sempre cosi sarai mia Aurelia. Nessuno tocchi quello che Dio ha unito in una sacra alleanza. Sigurd, crede in un Dio, nella sua infinita Misericordia, ha sempre amato Dio per la sua infinita Pietà, quella parte di lui che vede ancora Dio come un essere umano. Un sigillo infinito tra me e lui, il giorno in cui è nata nostra figlia Sigurd era li a tenerla tra le sue braccia, le lacrime che rigavano il suo viso, un unico Dio per lui e sua figlia, Eugenia, il suo unico grande amore per sempre e per tutta la vita. Nella mia memoria rimarranno cosi per sempre, noi tre per l'eternità.  
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ricordounbacio · 7 years
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Buon viaggio che sia un andata o un ritorno, che sia una vita o solo un giorno
La musica italiana mi fa cagare.
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I sognatori li riconosci...si siedono dalla parte del finestrino.
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latinabiz · 4 years
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Il Regina Coeli di papa Francesco del 26 aprile 2020
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Papa Francesco Il Santo Padre, nel Regina Coeli della terza domenica di Pasqua, ha trattato il tema dell'andare in cammino con Gesù, come lui ha fatto con i discepoli di Emmaus, camminando affianco a loro e facendosi vicino rincuorandoli che con la morte non è finito tutto, ma arriva la risurrezione. ha ricordato la giornata mondiale della lotta contro la malaria ed ha introdotto con una lettera il mese di maggio, visto che è alle porte il mese mariano per eccellenza.  Ecco il testo della catechesi, come riportata dall'Editrice Vaticana: "Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Il Vangelo di oggi, ambientato nel giorno di Pasqua, racconta l’episodio dei due discepoli di Emmaus (cfr Lc 24,13-35). È una storia che inizia e finisce in cammino. C’è infatti il viaggio di andata dei discepoli che, tristi per l’epilogo della vicenda di Gesù, lasciano Gerusalemme e tornano a casa, a Emmaus, camminando per circa undici chilometri. È un viaggio che avviene di giorno, con buona parte del tragitto in discesa. E c’è il viaggio di ritorno: altri undici chilometri, ma fatti al calare della notte, con parte del cammino in salita dopo la fatica del percorso di andata e tutta la giornata. Due viaggi: uno agevole di giorno e l’altro faticoso di notte. Eppure il primo avviene nella tristezza, il secondo nella gioia. Nel primo c’è il Signore che cammina al loro fianco, ma non lo riconoscono; nel secondo non lo vedono più, ma lo sentono vicino. Nel primo sono sconfortati e senza speranza; nel secondo corrono a portare agli altri la bella notizia dell’incontro con Gesù Risorto. I due cammini diversi di quei primi discepoli dicono a noi, discepoli di Gesù oggi, che nella vita abbiamo davanti due direzioni opposte: c’è la via di chi, come quei due all’andata, si lascia paralizzare dalle delusioni della vita e va avanti triste; e c’è la via di chi non mette al primo posto sé stesso e i suoi problemi, ma Gesù che ci visita, e i fratelli che attendono la sua visita, cioè i fratelli che attendono che noi ci prendiamo cura di loro. Ecco la svolta: smettere di orbitare attorno al proprio io, alle delusioni del passato, agli ideali non realizzati, a tante cose brutte che sono accadute nella propria vita. Tante volte noi siamo portati a orbitare, orbitare … Lasciare quello e andare avanti guardando alla realtà più grande e vera della vita: Gesù è vivo, Gesù e mi ama. Questa è la realtà più grande. E io posso fare qualcosa per gli altri. È una bella realtà, positiva, solare, bella! L’inversione di marcia è questa: passare dai pensieri sul mio io alla realtà del mio Dio; passare – con un altro gioco di parole – dai “se” al “sì”. Dai “se” al “sì”. Cosa significa? “Se fosse stato Lui a liberarci, se Dio mi avesse ascoltato, se la vita fosse andata come volevo, se avessi questo e quell’altro…”, in tono di lamentela. Questo “se” non aiuta, non è fecondo, non aiuta noi né gli altri. Ecco i nostri se, simili a quelli dei due discepoli. I quali passano però al sì: “sì, il Signore è vivo, cammina con noi. Sì, ora, non domani, ci rimettiamo in cammino per annunciarlo”. “Sì, io posso fare questo perché la gente sia più felice, perché la gente migliori, per aiutare tanta gente. Sì, sì, posso”. Dal se al sì, dalla lamentela alla gioia e alla pace, perché quando noi ci lamentiamo, non siamo nella gioia; siamo in un grigio, in un grigio, quell’aria grigia della tristezza. E questo non aiuta neppure ci fa crescere bene. Dal se al sì, dalla lamentela alla gioia del servizio. Questo cambio di passo, dall’io a Dio, dai se al sì, com’è accaduto nei discepoli? Incontrando Gesù: i due di Emmaus prima gli aprono il loro cuore; poi lo ascoltano spiegare le Scritture; quindi lo invitano a casa. Sono tre passaggi che possiamo compiere anche noi nelle nostre case: primo, aprire il cuore a Gesù, affidargli i pesi, le fatiche, le delusioni della vita, affidargli i “se”; e poi, secondo passo, ascoltare Gesù, prendere in mano il Vangelo, leggere oggi stesso questo brano, al capitolo ventiquattro del Vangelo di Luca; terzo, pregare Gesù, con le stesse parole di quei discepoli: “Signore, «resta con noi» (v. 29). Signore, resta con me. Signore, resta con tutti noi, perché abbiamo bisogno di Te per trovare la via. E senza di Te c’è la notte”. Cari fratelli e sorelle, nella vita siamo sempre in cammino. E diventiamo ciò verso cui andiamo. Scegliamo la via di Dio, non quella dell’io; la via del sì, non quella del se. Scopriremo che non c’è imprevisto, non c’è salita, non c’è notte che non si possano affrontare con Gesù. La Madonna, Madre del cammino, che accogliendo la Parola ha fatto di tutta la sua vita un “sì” a Dio, ci indichi la via." Dopo il Regina Cœli "Cari fratelli e sorelle, ieri ricorreva la Giornata Mondiale delle Nazioni Unite contro la malaria. Mentre stiamo combattendo la pandemia di coronavirus, dobbiamo portare avanti anche l’impegno per prevenire e curare la malaria, che minaccia miliardi di persone in molti Paesi. Sono vicino a tutti i malati, a quanti li curano, e a coloro che lavorano perché ogni persona abbia accesso a buoni servizi sanitari di base. Rivolgo anche un saluto a tutti coloro che oggi, in Polonia, partecipano alla “Lettura Nazionale della Sacra Scrittura”. Vi ho detto molte volte e vorrei dirlo ancora di nuovo, quanto è importante prendere l’abitudine di leggere il Vangelo, alcuni minuti, tutti i giorni. Portiamolo in tasca, nella borsa. Che sia sempre vicino a noi, anche fisicamente, e leggerne un po’ ogni giorno. Tra pochi giorni inizierà il mese di maggio, dedicato in modo particolare alla Vergine Maria. Con una breve Lettera – pubblicata ieri – ho invitato tutti i fedeli a pregare in questo mese il santo Rosario, insieme, in famiglia o da soli, e pregare una delle due preghiere che ho messo a disposizione di tutti. La nostra Madre ci aiuterà ad affrontare con più fede e speranza il tempo di prova che stiamo attraversando. Auguro a tutti un buon mese di maggio e una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci." Read the full article
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frontedelblog · 4 years
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Frieda, confessioni di un agente letterario
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Frieda, la storia della "riscoperta" di un libro senza tempo. Una vicenda editoriale unica ai tempi di social network e coronavirus raccontata in prima persona da un agente letterario a caccia di scrittori veri   Di Gianluca Zanella Quando le persone mi chiedono che lavoro faccia, ho sempre qualche istante di difficoltà. Non tanto per paura che il mio interlocutore non capisca, quanto per non essere sicuro di riuscire a spiegarmi bene. Dunque alla risposta “Faccio l’agente letterario”, segue sempre la postilla “Vado a caccia di scrittori”. Il termine anglosassone sarebbe talent scout, ma non mi piace il suono della parola, quindi mi affido alla ricchezza del nostro vocabolario per inoltrarmi in definizioni a volte precise e circoscritte, altre volte più elaborate, in base all’umore del giorno. I miei “terreni di caccia” sono molti: festival letterari, presentazioni di libri, il supermercato dietro casa e, soprattutto, i social. È su portali come Facebook, Twitter e Linkedin che entro molto spesso in contatto con scrittori o aspiranti tali. Specificare la differenza è d’obbligo: Non conosco la tendenza negli altri Paesi, ma posso dire con una discreta dose di sicurezza che in Italia ci sono molti più (pseudo) scrittori che lettori. Sono tanti i messaggi che mi arrivano ogni giorno. Persone che mi chiedono di leggere le proprie opere, di valutarle, di curarne l’editing, nell’intento di inserirsi nella corrente giusta che li porti al mare magnum dell’industria editoriale italiana, ovviamente puntando sempre al top, sicuri di avere tra le mani il prossimo Premio Strega, quando non il Nobel. Inutile dire (ma lo dico lo stesso) che un buon 90% delle volte quello che mi arriva è da cestinare dopo aver letto le prime righe. Lo so, vi chiederete come si possa scartare un libro senza nemmeno aver letto le prime dieci pagine. Vi assicuro che è possibile, anzi, se così non fosse sarebbe davvero impensabile poter far fronte all’infinita mole di materiale che si accumula nella mia casella di posta. Senza contare il fatto che, molto spesso, chi mi contatta lo fa senza alcun tatto verso il mio lavoro, pretendendo una valutazione gratuita di un libro che magari supera le 500 pagine, senza rendersi conto che per farlo devo impiegare tempo, concentrazione e, soprattutto, la mia professionalità. Altre volte, invece, chi mi scrive riesce a cogliere la mia attenzione anche solamente per la gentilezza che traspare sin dalle prime righe del messaggio. Con Christophe Palomar è andata così. Il suo messaggio mi arriva sulla posta di Linkedln in un giorno qualunque. Mi chiede se voglio leggere qualcosa di ciò che ha scritto, rispondo di sì senza troppi convenevoli. Inizia così, grazie all’intermediazione di un social, la storia della mia prima grande scoperta. O meglio, la storia di una riscoperta. Christophe mi affascina da subito. Mentre mi invia un saggio scritto a sei mani e che vedrà la luce senza la mia intermediazione nel 2019, cerco qualche informazione su di lui, rendendomi conto che si trova veramente poco. Una volta letto il saggio in questione (pubblicato da Pendragon con il titolo Occhi mediterranei), ci sentiamo telefonicamente. Vive a Bologna, ma il suo accento è il risultato di un impasto di lingue, culture e luoghi diversi: Trieste, Parigi, Tunisia, Spagna. Il saggio che ho letto mi ha convinto, ma non credo di avere contatti con l’editore giusto. Lui mi dice che ha dell’altro materiale, io gli dico che mi piacerebbe leggere qualcosa, lui mi dice che sarebbe bello conoscerci di persona, io prenoto seduta stante un treno per Bologna. Nel giro di pochi giorni siamo faccia a faccia sotto la Fontana del Nettuno. Niente convenevoli, nessun imbarazzo. Come due vecchi amici per i quali la differenza d’età è un aspetto insignificante, ci abbracciamo (sembrano lontani i tempi in cui si poteva farlo senza temere il contagio!) e, facendoci largo tra i turisti che affollano il centro di Bologna in quella primavera del 2018, troviamo un bar in cui sederci. Mentre attendiamo che qualcuno venga a prendere le ordinazioni (capiremo solo dopo una buona mezz’ora che non è previsto il servizio al tavolo) cominciamo a parlare. Di cosa, non ricordo. Probabilmente di tutto. Mi colpisce la sua cultura vasta e il modo di non farla pesare sull’interlocutore. Capisco di avere di fronte un uomo di mondo, particolarmente avvezzo nel cogliere le sfumature e le contraddizioni del presente, dei rapporti con le persone, delle dinamiche che regolano la società. È mentre stiamo parlando del saggio che ho avuto il piacere di leggere che mi parla di un suo romanzo, Frieda. Al di là di quello che mi dice, una cosa mi colpisce sopra tutte: il libro è già stato pubblicato qualche anno prima. Abbastanza per farmi disinteressare seduta stante della faccenda. Un libro già pubblicato è un libro “bruciato”, è stato più o meno quello che ho pensato. Mi spiego meglio: perché perdere tempo a parlare di un libro già uscito per un’altra casa editrice quando io sono venuto qui alla ricerca di qualcosa di inedito? Christophe capisce il mio ragionamento, ma insiste nel volermi far leggere questo Frieda. Ne parla davvero come se si trattasse del libro di tutta una vita. Gli dico che lo leggerò e cambiamo argomento. Al termine del nostro incontro, sui binari della stazione sotterranea in attesa del treno che mi porterà a Roma, Christophe torna all’attacco. Mi ha già mandato il Pdf del libro, dice, così lo potrò leggere durante il viaggio di ritorno. Ammetto di essermi improvvisamente scoperto contrariato. Non tanto nel sentirmi messo con le spalle al muro da un autore che conosco appena, quanto nello scoprire, una volta comodamente seduto al mio posto, che ho dimenticato a casa il romanzo che stavo leggendo e che dunque sono in qualche modo costretto a ingannare il tempo leggendo un libro che - a prescindere - so che non rappresenterò mai presso alcun editore. Il viaggio da Bologna a Roma sull’alta velocità dura circa tre ore. Tre ore durante le quali ogni mio convincimento riguardo il mio rapporto futuro con Frieda viene implacabilmente sovvertito. Quello che scorre sullo schermo del mio portatile è un romanzo che, pagina dopo pagina, mi lascia senza fiato. Al mio arrivo a Termini sono arrivato a metà, l’altra metà la divorerò il giorno seguente. Frieda è la storia di una fuga senza fine da sé stessi, quella del conte Joachim von Tilly, ricco rampollo di una famiglia di industriali nella Germania di inizio Novecento. Una fuga che lo porterà in Italia, Austria e, infine, Argentina. Una fuga costellata di incontri, amori travolgenti, tradimenti, amicizie, sullo sfondo del tragico dipanarsi del Secolo breve, tra la fine in agonia della Belle Epoque e l’avvento brutale del nazifascimo. La Frieda che dà il titolo al romanzo è realmente esistita: si tratta di Frieda von Richthofen, figlia di un ufficiale tedesco e cugina del Barone Rosso, destinata a divenire musa e moglie di D.H. Lawrence. Donna dalla personalità eccezionale, è lei la grande fonte d’ispirazione del protagonista e voce narrante del romanzo. Di quest’opera mi colpisce l’atmosfera di una grande saga d’altri tempi, narrata con un linguaggio e uno stile modernissimo, personale. Una penna, quella di Palomar, capace di sviscerare l’animo dei protagonisti, di coglierne le doppiezze, gli inganni, le falsità ma, soprattutto, la grande umanità, spesso caratterizzata tra una tragica ironia. Mi rendo conto del grande potenziale di questa storia così trasversale e, improvvisamente, il fatto che il libro sia già stato pubblicato si trasforma in un’opportunità. Telefono a Christophe. Non sembra stupito del fatto che io abbia cambiato idea riguardo Frieda nel giro di 48 ore. Ho bisogno di sapere di più della vecchia pubblicazione. Tutti i dettagli. Per buona parte della sua vita, Christophe è stato un manager e dirigente d’azienda a grandissimi livelli. Ha viaggiato molto ed è stato proprio nel corso di questi viaggi che ha scritto Frieda. Una gestazione lenta, maturata per lo più nel cuore della notte. Una specie di doppia vita, la sua. Poi, un giorno, avviene quella piccola “svolta”, quell’incontro, quell’improvvisa illuminazione che può mutare il corso degli eventi per ciascuno di noi. Christophe incontra Francesco Morawetz, un letterato prestato al mondo aziendale. È infatti in ambito lavorativo che i due si conoscono e si piacciono, come possono piacersi gli spiriti affini. Una sera a cena, a margine di discorsi tutti gravitanti attorno all’orbita dell’azienda di turno che li vedeva temporaneamente colleghi, Morawetz chiede a Christophe di fargli leggere qualcosa di suo. Perché è chiaro che tu sia uno scrittore, gli dice. Christophe si sente preso in contropiede. Non si aspettava certo di venire allo scoperto in questo modo. Prima nega, poi ammette. Si, sono uno scrittore. Qualche giorno dopo, Christophe porta il manoscritto di Frieda a quello che, inaspettatamente, si sta profilando come mentore. Ancora non sa che Francesco Morawetz ha un figlio, Lucio Morawetz, noto libraio milanese che ha in progetto di diventare anche editore. Da questo momento le cose sembrano accelerare il loro corso. L’incontro con Lucio, la proposta di pubblicare con la Libreria Utopia Editrice, il netto rifiuto di Christophe, che non vuole mischiare le sue due vite. Poi la stessa proposta, ancora un rifiuto, stavolta meno netto. Poi il sogno di vedersi pubblicati prende il sopravvento. E sia! Ma poche copie, nessuna distribuzione, nessuna pubblicità. Affare fatto. Frieda viene pubblicato in 500 copie nel 2015. Sarà disponibile solamente all’interno della libreria. Poi accade qualcosa. Le prime copie vendute, i primi commenti in rete – tutti positivi, e – assolutamente inaspettate – le prime recensioni da parte di grandi critici del panorama italiano, venuti chissà come a conoscenza di Frieda. “Uno splendido esordio”, scrive Daniele Giglioli sul Corriere della Sera; “Palomar fa il proprio esordio con un romanzo di rara potenza narrativa e letteraria… un capolavoro”, scrive su Il Giornale Gian Paolo Serino. Tanto Christophe quando il suo editore sono sconcertati. Ma lo sono ancora di più quando Frieda viene selezionato per il Premio Campiello «Opera Prima». Certo, non stiamo parlando del Festival di Sanremo, ma partecipare a un premio così prestigioso, irrompendo sulla scena letteraria italiana a gamba tesa, sicuramente esporrebbe a una discreta notorietà, almeno in ambito culturale. Questa considerazione, legata alla mancanza fisica di copie cartacee da inviare ai giurati del Premio e dai primi gelidi venti del fallimento che travolgerà la casa editrice di lì a poco tempo, spingono entrambi a tirarsi indietro. Proprio come “uno stupendo meteorite capitato da chissà dove” (Silvia de Laude sul blog Satisfiction), Frieda si perde da qualche parte nell’universo. Alcune copie circolano sul web, qualcuno nei blog si chiede che fine abbia fatto il misterioso Christophe Palomar, addirittura se sia mai esistito, ma il silenzio dura – più o meno ininterrotto - tre anni. Tre anni sicuramente cruciali nella vita di Christophe; tre anni durante i quali l’anima dello scrittore prende il sopravvento su quella del dirigente d’azienda. Come nato a nuova vita, Christophe si guarda indietro, forse sente di aver mancato una grande occasione, o forse capisce di averla solamente rimandata a un futuro prossimo. Questo dovremmo chiederlo a lui. Poi quello che già sapete: un messaggio su Linkedln, un treno preso come un salto nel buio e un caffè che non arrivava. E infine questa chiamata. Da oggi sono il tuo agente, gli dico. Va bene, risponde Christophe. Chiudo la telefonata e prima che arrivi il treno (si, sono alla stazione di Maccarese. Telefonare in attesa di un treno è stata la costante di quel periodo), compongo il numero di Vincenzo Ostuni, l’editor di Ponte alle Grazie. Collaboro da tempo con questa casa editrice che in qualche modo mi ha dato i natali, ma fino a questo momento sempre per libri d’inchiesta, anche molto coraggiosi. Mai per un romanzo. Parlo con Vincenzo. Le nostre sono chiamate veloci. L’essenziale la fa da padrone. È un libro già pubblicato, gli dico, ma la casa editrice è fallita e l’autore detiene tutti i diritti. Ah, aggiungo, è bellissimo. Frieda è stato pubblicato da Ponte alle Grazie il 27 febbraio 2020, alla vigilia della pandemia che avrebbe sconvolto le nostre esistenze (in perfetta linea con la sua storia editoriale unica) in una versione in parte differente dalla prima, se possibile migliore. Una parte consistente del lavoro di promozione punta proprio su quello che, inizialmente, mi era parso come un ostacolo insormontabile: la passata pubblicazione e la scomparsa dai radar che, caso davvero più unico che raro, permettono oggi il grande ritorno. Una storia nella storia – in parte ancora da scrivere - dove tutto (o almeno, la tappa finale del viaggio) parte da un social network. Quel messaggio su Linkedin è stato per me un passaggio cruciale che mi ha portato a prendere decine di treni, passare ore al telefono, correggere bozze, infilarmi nei panni del conte von Tilly, immaginare il volto di Frieda, il suo sorriso, il suo odore. Grazie a Christophe ho viaggiato da Napoli a Buenos Aires insieme a migliaia di migranti italiani sul ponte di un transatlantico; ho assaporato l’atmosfera estiva di una Capri esaltante di inizio Novecento e ho sentito sulla pelle il vento che spazza la Pampa argentina; ho camminato nella Vienna della Belle Epoque tra studenti perdigiorno e artisti suicidi; ho vissuto in prima persona la tormentata parabola di una Germania protagonista indiscussa nella storia del secolo scorso. Ecco, quando mi chiedono che lavoro faccia, mi piacerebbe sempre poter rispondere: scopro dei capolavori senza tempo. Gianluca Zanella Frieda, di Christophe Palomar - GUARDA IL ROMANZO Read the full article
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freedomtripitaly · 5 years
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Ah, le Maldive. Tutti ne abbiamo sentito parlare, tutti ce le sogniamo, tutti faremmo di tutto per andarci in ferie e bearci di quel magnifico sole tropicale, dello stormire della vegetazione lussureggiante sotto i caldi venti equatoriali, del poter passeggiare su quella sabbia candida, fine ed impalpabile prima di gettarsi in mari limpidi, caldi e cristallini e lì rimanere per ore intere, senza un pensiero per la testa. Che meraviglia, che goduria, che sogno! E se state leggendo questo articolo, con ogni probabilità siete parte di quel sogno e vi state preparando a partire. Solo… Solo che non sapete come, di preciso. Sicuro, c’è l’aeroporto delle Maldive (e anche voli low cost per le Maldive che partono dall’Italia), ma usciti da lì cosa si fa? Come ci si arriva, anche? E dove si va? Come si raggiunge la propria isola? Se queste sono le uniche domande cui dovete trovare risposta, non disperate e continuate a leggere. L’aeroporto delle Maldive Alle Maldive si arriva in aeroporto. E fin qua ci siamo, nulla di nuovo sotto al sole (tropicale). Andiamo più nel dettaglio. L’aeroporto ha il nome preciso di Velana International Airport, è il principale scalo delle Maldive e sorge sull’isola disabitata di Hulhulé, che è a sua volta poco distante dalla capitale della nazione, Malé. Lo scalo di per sé è gestito da una compagnia privata, la Maldives Airports Company Limited (o MACL), e gestisce la maggior parte di tipi di traffici aerei e compagnie, tanto di linea quanto charter; è anche uno scalo molto frequentato, specialmente sulla linea che collega le Maldive allo Sri Lanka. Per quanto riguarda noi italiani, abbiamo a disposizione voli diretti in andata e ritorno grazie ad Alitalia (scali di Milano Malpensa e Roma Fiumicino) o Neos (sempre Malpensa e Fiumicino, ma anche Verona). L’arrivo alle Maldive Quindi il viaggio è andato a buon fine e siamo nell’idilliaco paesaggio isolano. Ora che si fa? Anzitutto, guardiamoci attorno. Il Velana International Airport è composto da tre terminal passeggeri, ognuno dedicato a differenti tipi di voli (internazionali, nazionali e uno specificamente per gli idrovolanti). Quello a cui dovremmo atterrare è il primo, dedicato ai voli internazionali, che è anche il più grande; al suo interno attendono una varietà di servizi relativamente comuni nei grandi aeroporti ma che è comunque bene elencare: Clinica medica; Banca con cambio valute; Ristorazione con bar, caffè, ristoranti, etc.; Area fumatori; Oggetti smarriti (attiva 24/7, situata nell’area arrivi e contattabile sia via mail a [email protected] oppure via telefono al numero 960-7785366); La Maamahi Executive Lounge, sala d’aspetto per VIP e facoltosi (l’ammissione, prenotabile via mail, costa almeno 200 dollari) ricca di ogni amenità, dal catering al wi-fi privato; La Leeli Lounge, dedicata ai passeggeri di prima classe e un po’ meno accessoriata ma nondimeno attrezzata con i servizi del caso (wi-fi, angolo bar/ristorante, selezioni di riviste, televisione, schermi con info sui voli, etc.); Deposito bagagli (6 dollari al giorno per bagagli regolari, 12 per oggetti fuori misura). https://ift.tt/32QK0W4 Aeroporti alle Maldive: quanti e quali sono? Ah, le Maldive. Tutti ne abbiamo sentito parlare, tutti ce le sogniamo, tutti faremmo di tutto per andarci in ferie e bearci di quel magnifico sole tropicale, dello stormire della vegetazione lussureggiante sotto i caldi venti equatoriali, del poter passeggiare su quella sabbia candida, fine ed impalpabile prima di gettarsi in mari limpidi, caldi e cristallini e lì rimanere per ore intere, senza un pensiero per la testa. Che meraviglia, che goduria, che sogno! E se state leggendo questo articolo, con ogni probabilità siete parte di quel sogno e vi state preparando a partire. Solo… Solo che non sapete come, di preciso. Sicuro, c’è l’aeroporto delle Maldive (e anche voli low cost per le Maldive che partono dall’Italia), ma usciti da lì cosa si fa? Come ci si arriva, anche? E dove si va? Come si raggiunge la propria isola? Se queste sono le uniche domande cui dovete trovare risposta, non disperate e continuate a leggere. L’aeroporto delle Maldive Alle Maldive si arriva in aeroporto. E fin qua ci siamo, nulla di nuovo sotto al sole (tropicale). Andiamo più nel dettaglio. L’aeroporto ha il nome preciso di Velana International Airport, è il principale scalo delle Maldive e sorge sull’isola disabitata di Hulhulé, che è a sua volta poco distante dalla capitale della nazione, Malé. Lo scalo di per sé è gestito da una compagnia privata, la Maldives Airports Company Limited (o MACL), e gestisce la maggior parte di tipi di traffici aerei e compagnie, tanto di linea quanto charter; è anche uno scalo molto frequentato, specialmente sulla linea che collega le Maldive allo Sri Lanka. Per quanto riguarda noi italiani, abbiamo a disposizione voli diretti in andata e ritorno grazie ad Alitalia (scali di Milano Malpensa e Roma Fiumicino) o Neos (sempre Malpensa e Fiumicino, ma anche Verona). L’arrivo alle Maldive Quindi il viaggio è andato a buon fine e siamo nell’idilliaco paesaggio isolano. Ora che si fa? Anzitutto, guardiamoci attorno. Il Velana International Airport è composto da tre terminal passeggeri, ognuno dedicato a differenti tipi di voli (internazionali, nazionali e uno specificamente per gli idrovolanti). Quello a cui dovremmo atterrare è il primo, dedicato ai voli internazionali, che è anche il più grande; al suo interno attendono una varietà di servizi relativamente comuni nei grandi aeroporti ma che è comunque bene elencare: Clinica medica; Banca con cambio valute; Ristorazione con bar, caffè, ristoranti, etc.; Area fumatori; Oggetti smarriti (attiva 24/7, situata nell’area arrivi e contattabile sia via mail a [email protected] oppure via telefono al numero 960-7785366); La Maamahi Executive Lounge, sala d’aspetto per VIP e facoltosi (l’ammissione, prenotabile via mail, costa almeno 200 dollari) ricca di ogni amenità, dal catering al wi-fi privato; La Leeli Lounge, dedicata ai passeggeri di prima classe e un po’ meno accessoriata ma nondimeno attrezzata con i servizi del caso (wi-fi, angolo bar/ristorante, selezioni di riviste, televisione, schermi con info sui voli, etc.); Deposito bagagli (6 dollari al giorno per bagagli regolari, 12 per oggetti fuori misura). Quanti e quali sono gli aeroporti delle Maldive? Come raggiungere la propria isola una volta arrivati? Scoprilo qui.
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Golden Goose Saldi Business copy Writer incantare il bene One.or altri Than Them!
C'erano una coppia di versioni per aiutarti come funziona, ma il modo in cui lo faccio sarebbe questo. I miei amici e io abbiamo un paio di barattoli di marmellata, e in effetti alcuni contenitori saranno, senza dubbio, da fare, dal momento che ho diviso le mie entrate. I contenitori procedono ciascuno a sborsare per una chiave importante del commercio e delle spese nella mia vita attuale. Nel caso in cui la nave sia vuota, allora non sarò mai in grado di farlo quando hai bisogno di avere alcune di queste spese fino al momento in cui nel barattolo c'è una certa valuta. La salute è solo ricchezza. Se ti accorgi che non sei abbastanza in forma per funzionare, che cosa è in genere l'anchorman di fare tutto ciò? Pensa alla tua dieta quotidiana e al tuo regime d'azione. Ho bisogno di una scala invece per quanto riguarda la scala mobile a volte. Controlla i tuoi obiettivi, se una persona ricorderà, il mio maritino e ho suggerito i tuoi obiettivi per tutti gli aspetti della tua vita, non finanziariamente pessimista. Tuttavia impostare le particolari aspirazioni del benessere della salute e mettere a questo tipo di. La supervisione dei dirigenti della società è andata oltre le previsioni e ha dichiarato la loro approvazione unanime. Quello che segue era ogni piano semplice, ma seriamente brillante. Usando il fatto, seguendo il consiglio questi tipi di persone hanno ottenuto facilmente il risultato finale che aveva bisogno di prevedere. Gli individui prontamente lo hanno annunciato che un genio adatto inoltre gli ha pagato felicemente questo grande Golden Goose Saldi asso fisso. Essere stato approvato il 'Best Brewpub Brewer over America' ​​nei confronti del Great American Lager Festival, oltre ad essere in grado di ricevere numerosi premi e riconoscimenti, davvero bisogno di dare qualche indicazione legata a come puoi goderti questo eccellente microbirrificio e così è la sua birra leggera. Partendo da Chicago, è solo una sorta di rapido viaggio in treno Metra fino a Flossmoor, che fa davvero risparmiare l'intera preoccupazione di bere anche alla guida. Normalmente sono a caccia di microbrew disponibili, che vanno dalla Zephyr Valuable Ale sulla strada per Iron Pony Stout. Il miglior favorito (e una quantità inusuale) in genere la Chessie Cherry Whole Ale e di conseguenza il suo Roundhouse Raspberry, e le birre combinate con aromi di frutta, la migliore mania popolare nei paesi dell'Unione Scarpe Golden Goose Outlet uropea piace molto alla Svezia ma al Belgio. Che cosa ottieni per migliorare le tue risorse? Qualcuno ha ancora un lavoro per profitto o denaro sta guadagnandosi da vivere per la tua organizzazione? Stai facendo delle cose specifiche, oltre a persone di successo che stanno intraprendendo o dovrebbero essere te solo dopo le orme della maggior parte dei poveri e anche di solito sulla strada di un disastro monetario? Quelli che riguardano hanno incluso rapidamente il loro uovo d'oro del marchio Golden Goose che gli esperti affermano di aver avuto con loro per un lungo periodo. Ma appena usato per consentire loro di essere la cellula uovo nido perfetto per i loro anni d'oro si è trasformata in un puro denaro legato solo alcuni mesi che aiuterà a vivere a parte. Quasi ogni persona l'idea è che è coinvolto con la sua comunità deve dire a tutti che le imprese di buone dimensioni Scarpe Golden Goose Saldi ncludono il ritorno dell'osso relativo all'America. Ora potremmo avere delle esitazioni per essere pensate nel suo articolo. Per niente tutti dichiarano la carta convenzionale dal momento che queste aziende continuano a comprare per una (in una grande quantità di aree). Se questo è tipicamente il tuo apprensione, ci sarebbe una cura attraverso la quale. Semplicemente commercializzi tutto ciò che riguarda gli inserzionisti a costo zero. Non sempre ognuno di loro troverà 1 di uno di questi, ma le persone lo fanno solo perché stanno facendo shopping. Qui c'è anche un bel posto per mettere davvero i clienti. Anche Golden Goose Scarpe Donna uelli piccoli ma di successo cambiano molto.
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inciampando · 6 years
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Ho scritto la bozza di questo racconto di ciò che è stato il viaggio a Barcellona direttamente dall’aereo di ritorno verso casa, dopo due settimane in giro per Spagna e Portogallo, tra surf nell’oceano, più di 50 persone conosciute, lavoro e studio con il team Marketers e tantissime risate in una casa bellissima vicino il centro di Barcellona. 
Ho alloggiato da un’amica e per questo motivo non posso consigliarti hotel o bnb ma posso parlarti di posti da non perdere se vuoi vivere un po’ più da local e meno da turista, ristoranti e birrerie scovate camminando e colazioni buonissime. Cominciamo il nostro viaggio a Barcellona insieme?
COSA VEDERE A BARCELLONA?
Cosa non vedere, si farebbe prima ad elencare quello! Barcellona è continuo stupore ad ogni passo; anche i semplici palazzi residenziali o gli uffici diventano opere d’arte cittadine.
Iniziamo con la classica passeggiata sulla Rambla, arteria principale della città ricca di artisti di strada, fiorai e negozi. Ovviamente trovandoti qui non potrai mancare la visita al mercato della Boqueria: colori, sapori, profumi e voci. Se tutto va bene ti troverai con sei cose da mangiare diverse tra le mani e non sapere da dove iniziare!
Il mio consiglio è di entrare per consumare un pranzo o una merenda salutare a base di succo fresco o frutta appena sbucciata. 
Continuiamo il giro ma prima una precisazione importante: per alcune attrazioni sarà necessario prenotare la visita altrimenti non riuscirai ad entrare, soprattutto per quanto riguarda la Sagrada Familia (che io ho rimandato alla prossima volta, visto che non ci sono arrivata) e il Park Güell.
I costi di ingresso sono diversi a seconda del pacchetto che sceglierai di visite guidate, tour ecc. Ti consiglio comunque di acquistare sui siti principali dei monumenti per risparmiare qualcosina e non dai vari aggregatori.
A Park Güell sarà necessario dedicare almeno 3/4 ore. Prendi il bus che ti porta fin sopra il parco altrimenti ti aspettano delle salite incredibili (alcune fornite di scale mobili ma altre no.) Il biglietto che acquisterai è per la parte monumentale mentre il resto del parco è free. Cerca di essere puntuale alla visita della zona monumentale poiché si entra a scaglioni d’orario. Poi la durata della tua visita non sarà importante, potresti anche rimanere lì dentro ore. Ultima postilla: potrai entrare soltanto una volta, non è consentito entrare ed uscire dalla zona monumentale.
Una passeggiata che non dovrai farti scappare è quella nel quartiere gotico. A me sembrava di essere dentro un libro di storia. Gioiello del Barrio è sicuramente la Cattedrale di Santa Maria del Mar. Uno spettacolo di arte gotica, maestosa e ricca di dettagli.
Tornando sulla Gran Via arriverai a Casa Batllò, una delle creazioni del grande Gaudì, che è stata riportata a nuova vita e che ancora oggi ha lavori di ristrutturazione all’interno per offrire all’utente un’esperienza sempre migliore. Il biglietto costa abbastanza caro rispetto gli altri monumenti, e io sinceramente mi aspettavo molto di più visto appunto il costo, ma è un monumento che non gode di fondi pubblici dunque gli unici introiti sono proprio i biglietti d’ingresso e le donazioni dei privati. Vi daranno un’audio guida interattiva a tratti divertente, con animazioni e ricostruzioni 3D.
Barceloneta, fusti e relax
Playa de Barceloneta
  Se tra un momento e l’altro vuoi fare un po’ di relax ignorante (esattamente come ho fatto io) a venti minuti di bus o di metro ti aspetta Barceloneta. Ogni volta che passeggio in questa spiaggia mi sento un po’ a Miami. Surfisti, skater, biker, famiglie e gente da ogni parte del mondo. Strutture per allenarsi, chioschi sulla spiaggia, campi da beach volley. (Potrei continuare per ore, dici che si nota che andrei a vivere a Barceloneta subito?)
Nel pomeriggio invece dedicati Montjuic, Plaza de Espana e la fontana magica. Potrai passeggiare nel parco di Montjuic nel tardo pomeriggio, ammirare il tramonto dalle terrazze del belvedere e poi bere una birra in uno dei locali vicini aspettando le 21.30 per poi tornare bambini davanti la Fontana Magica. Noi ci siamo sedute al bordo, con conseguente doccia.
Non era la mia prima volta a Barcellona quindi probabilmente mancano ancora tantissime cose da vedere che io ho un po’ trascurato perché visto altre volte in passato e che potrei segnalarvi ma ho preferito il relax, il buon cibo e il tempo di qualità.
E quindi secondo me, possiamo anche parlare di cibo adesso!
DOVE MANGIARE A BARCELLONA – DA LOCAL
La parte turistica è divertente ma io amo vivere i posti come se fossi una persona del luogo e stavolta mi è anche andata benissimo visto che ero con una mia amica che vive proprio lì.
Iniziamo col dire che Barcellona fa rima con TAPAS! Meglio tradotto da me come LA GIOIA.
Tanti piattini di cose buonissime tutte da condividere per assaggiare di tutto o da mangiucchiare al posto della cena. Quintali di patatas bravas (era una delle mie missioni, che si sappia), melanzane fritte con pangrattato e miele, prosciutto crudo iberico, uova, letti di patate, e toast di avocado sono alcune delle cose che ho divorato!
Ecco qualche nome:
Per la colazione vi consiglio EL ARBOL, vicino la fermata della metro Tetuan: un posticino super hipster con altalene, carte da parati stile giungla e un menu ricco e delizioso. Ogni portata era ottima, gli smoothies eccezionali e grandissima scelta tra dolce e salato.
Per un pranzo veloce vi ho consigliato il mercato della Boqueria ma se vi trovate a Barceloneta allora ZUMOS è il posto da non perdere: succhi freschi, toast e bagel ottimi e grandissima scelta anche per i vegetariani.
Postilla: la mia amica è vegetariana, per questo motivo tutti i posti che vi sto consigliando sono perfetti sia per chi mangia qualunque cosa, anche i tavolini (tipo me), e chi invece preferisce un’alimentazione veg.
Pulled Pork Burger
Corner
Travel Spirit
  Altro posto delizioso dove abbiamo mangiato benissimo e il locale è davvero bello, tutto a tema travel è Mr.Robinson. Io ho mangiato hambuger con pulled pork e patatine fritte e poi un tortino al cioccolato che era commovente per quanto era buono. La mia amica ha preso un burger veg a quanto pare molto buono, insieme abbiamo mangiato anche l’hummus come starter. Eccezionale. Non perdetevi una cena in questo locale!
Vicino Plaza de Espana inoltre avevamo scovato un piccolo ristorante, gestito da un ragazzo italiano, dove abbiamo mangiato benissimo, anche se le porzioni erano davvero mini e i prezzi no. Però il locale è un amore, lui gentilissimo e i piatti sono davvero eccellenti. Sarebbe anche bello ricordarsi il nome, ma no.
QUANDO ANDARE A BARCELLONA?
La mia risposta potrebbe essere SEMPRE perché la amo e andrei a vivere lì domani, senza pensarci. Barcellona però da il suo meglio da Aprile/Maggio fino ad Ottobre, un po’ come il nostro Sud Italia. C’è chi sceglie di fare soltanto un week end a Barcellona, io sono del parere invece che la Spagna vada vissuta per più tempo, per essere capita ed apprezzata in tutte le sue sfumature. La gente è accogliente, sorride, le sensazioni che provo ogni volta sono di leggerezza e concretezza allo stesso tempo. Mi ispira, mi carica, mi coccola. Barcellona è uno di quei posti dove torno sempre, anche se questa è almeno la sesta volta. E sto già pensando ad un break primaverile.
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Inciampando a…Barcellona – da local e da turista Ho scritto la bozza di questo racconto di ciò che è stato il viaggio a Barcellona direttamente dall’aereo di ritorno verso casa, dopo due settimane in giro per Spagna e Portogallo, tra surf nell'oceano, più di 50 persone conosciute, lavoro e studio con il team Marketers e tantissime risate in una casa bellissima vicino il centro di Barcellona. 
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youremyeverglow · 6 years
Text
"Buon viaggio
Che sia un'andata o un ritorno
Che sia una vita o solo un giorno
Che sia per sempre o un secondo
L'incanto sarà godersi un po’ la strada
Amore mio comunque vada
Fai le valigie e chiudi le luci di casa
Coraggio lasciare tutto indietro e andare
Partire per ricominciare
Che non c’è niente di più vero di un miraggio
E per quanta strada ancora c'è da fare
Amerai il finale"
Nell'ultimo giorno ho avuto questa canzone in testa, perché esprime quello che penso: che sarà un bel viaggio, che partirai per ricominciare da te stessa. So che questa é la tua strada, fatta su misura.
In dieci giorni che sembrano uno solamente, sei stata un sole. Quando mi chiedono come va con te, io dico che non é mai andata così bene, perché stiamo uniti e abbiamo trovato quella connessione che rende ogni singolo istante un momento magico. Non so come ci riesci, ma hai placato ogni singola onda, ogni tempesta, e ora il mare é calmo e piatto come la mattina presto che non ci sta nessuno in spiaggia, sei sotto il sole ma fa ancora fresco e tira quella bell'arietta che ti fa sentire vivo. Tu sei vita, ecco che sei. La mia.
Ricorderò anche io tutte quelle cose, che avrei voluto scrivere, ma io riuscirò a ricordare cose che tu non puoi nemmeno con la tua memoria d'acciaio: i tuoi occhi. Le cose che mi hanno detto, sono impronunciabili, non hanno traduzione. Non li puoi neanche controllare, ma mi hanno parlato, mi hanno detto che stai bene, che ti senti felice, che ti senti a casa, che ti senti in famiglia, che possono chiudersi ma che continui a sentirti tranquilla perché ci sono io accanto a te. Li ho visti impauriti, ma sempre coraggiosi per affrontare il peggio. La paura ti spinge avanti, e quello sbrilluccichio che hai che ti porti sempre appresso é proprio quella forza, quel coraggio. I tuoi occhi hanno parlato d'amore e di gioia, più di quanto io potrò mai fare con le parole.
Saranno giorni difficili non c'è dubbio, ma avrai un'intera famiglia con te, e anche io ci sarò. Ci manca ancora tanto, e tornerò a dirti queste cose, ma ti voglio rassicurare e dirti che ci sto, che puoi contare su di me, come ci conti quando ti svegli che ci sono le tapparelle alzate e senza dirmi niente le abbasso, come il dentifricio i fazzoletti le risate e gli asciugamani.
Tu sei.. vita. Ti stringerò forte stanotte, te lo prometto.
"Chi ha detto che tutto quello che cerchiamo
Non è sul palmo di una mano
E che le stelle puoi guardarle solo da lontano"
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