Tumgik
#c'è anche pannofino dai
omarfor-orchestra · 2 years
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Buongiorno non riesco a decidere cosa sia più divertente, se Nic che è cresciuto con Boris e lavora con CC trattenendo le risate ad ogni take o se lui che l'ha visto dopo apposta perché c'è CC e deve pur capire gli inside jokes in qualche modo o non riesce a lavorare
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multiverseofseries · 6 months
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Boris 4: Boris è ancora Boris, fortissimamente Boris
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Quando uscì la notizia di una nuova stagione di Boris potevo percepire il terrore negli occhi dei tanti fans della serie, perché era lo stesso che avevo e che si è visto in tutti questi anni in quelli di autori e attori ogni volta che si parlava di una quarta stagione. Di solito La parola "perfetto" la si trova soltanto nei vocabolari ma nella vita reale raramente si manifesta. Eppure Boris, "la fuoriserie italiana", è proprio quel rarissimo esempio di perfezione assoluta. Arrivata dal nulla, ormai nel  lontano 2007, dalla sua uscita ha cambiato tutto. Mentre i suoi personaggi ripetevano fino allo sfinimento che "una televisione diversa è impossibile", gli autori Mattia Torre, Luca Vendruscolo e Giacomo Ciarrapico sono riusciti nell’impresa di trasformare la serialità italiana. E contemporaneamente hanno portato a galla tutte le idiosincrasie dell'Italia, le nostre contraddizioni, le meschinità, i grandi slanci. La "locura" che ci contraddistingue, insomma. Con quale coraggio si poteva quindi mettere mano a tre stagioni e un film dall'equilibrio aureo? Ci è voluto tanto tempo, riflessione e anni di scrittura, ma alla fine due anni fa è uscita Boris 4. Gioite quindi perchè il miracolo è riuscito!
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Boris 4: Carolina Crescentini insieme a Pietro Sermonti in una scena del primo episodio
C’è da dire che dalla prima mitica stagione tutto è cambiato: il contesto storico, economico e politico dell'Italia è completamente diverso. Gli stessi attori sono diversi e, soprattutto, Mattia Torre ci ha lasciato. Non soltanto lui: anche Roberta Fiorentini, interprete di Itala, Franco Ravera (sua la battuta "una bella sambuca!") e Arnaldo Ninchi, il Dottor Cane. Tanti tasselli importanti di un mondo entrato nella nostra vita quotidiana: è incredibile come le battute di Boris siano radicate in modo capillare nell'uso corrente. Da "Dai! Dai! Dai!" a "F4 basito", "cagna maledetta", "molto italiano", "a cazzo de cane" e così via. Perfino le parole "pacchetto azionario" adesso hanno tutto un altro sapore. Eppure Boris racconta un microcosmo, quello del set di "una fiction demmerda", come la definisce il suo stesso regista, René Ferretti, un Francesco Pannofino immenso. Quel microcosmo, con le sue regole interne e le dinamiche ben definite è diventato di ampio respiro, raggiungendo un pubblico vasto, che non è soltanto quello degli addetti ai lavori.
Come si può raccontare però quei personaggi 15 anni dopo? In una realtà in cui lo stesso mondo dello spettacolo è profondamente mutato, in cui le "fiction demmerda" vanno in streaming e c'è una concorrenza spietata, proveniente da tutto il mondo, cosa farebbero Ferretti e la sua scalcagnata troupe? La verità ha superato la finzione: trasmessa da Fox, ex canale di Sky, Boris è finita prima su Netflix nel 2020 dove, complice la pandemia, è stata riscoperta e amata da un nuovo vastissimo pubblico. Poi, una volta presa la decisione di continuare, è stata Disney a produrre, perché nel frattempo ha comprato 20th Century Fox. E qui c'è stato il grande scatto d'intelligenza: se tutti abbiamo pensato, non negatelo, che Boris e Disney nella stessa frase non potessero coesistere, a meno di non vedere Duccio sniffare arcobaleni e Biascica abbracciare orsetti profumati, Disney Italia è stata invece più furba. Ha capito che Boris per essere Boris non poteva scendere a compromessi. Non si poteva rinunciare alla ferocia, alle parolacce, alla cattiveria. E infatti in questi nuovi episodi, otto in totale (così da arrivare alla cifra tonda di 50 complessivi), c'è tutta la scorrettezza che ricordavo.
"Con la merda se semo comprati Spoleto"
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Boris 4: Caterina Guzzanti e Francesco Pannofino in una scena del primo episodio
Molto gattopardianamente, gli autori hanno fatto la mossa più semplice e vincente: cambiare tutto per, in sostanza, non cambiare nulla. È vero, ora non c'è più la Rete, la tv generalista è in crisi, lo streaming con il suo algoritmo regna sovrano, ma la capacità di adattamento dei nostri è immutata. Stanis e Corinna (Pietro Sermonti e Carolina Crescentini) si sono sposati, ma si odiano come e, forse, più di prima. Con la loro casa di produzione, la SNIP (So Not Italian Production, e qui scatta già l'applauso), stanno mettendo in piedi una serie, la Vita di Gesù, dalle ambizioni internazionali. In attesa di ricevere l'approvazione di un colosso dello streaming per essere acquistata, Ferretti e soci si sono portati avanti, accettando perfino di fare un corso su come comportarsi con rispetto nei confronti degli altri colleghi. Politicamente corretto, cambiamento del linguaggio ("ammerdu" è un piccolo capolavoro), il rapporto con i social: il presente è di certo entrato prepotentemente in Boris, ma i nostri protagonisti sono sempre i soliti irrimediabili cialtroni.
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Boris 4: Alessandro Tiberi e Francesco Pannofino in una scena del primo episodio
Molto bello l'omaggio a Mattia Torre, che non vi sveliamo per non rovinarvi la sorpresa, messo in atto grazie alle figure dei tre sceneggiatori, alter ego dei veri creatori della serie. È sempre grazie a loro e alle assurde (ma molto verosimili) sedute di brainstorming che capiamo come, dove e quando stiamo andando su questa Italia. Ancora una volta copiano, ancora una volta scelgono soluzioni facili, ancora una volta pensano solo ai soldi (una delle nuove battute più belle la dicono loro: "con la merda se semo comprati Spoleto, ma c'è un limite a tutto"). Eppure in qualche modo se la cavano sempre, perché in fondo "l'algoritmo si muove come un demente". Forse è così, o forse chi è veramente bravo sa creare qualcosa che piace a prescindere da calcoli e previsioni, fatto sta che Boris 4 è davvero Boris, fortissimamente Boris. Si ride moltissimo, forte, e con gusto. Il ritmo è forsennato: ogni scena, ogni gesto, ogni frase è un tripudio di invenzioni, trovate, gag. La nostalgia per i classici c'è, ma non troppo: si punta infatti su nuovi tormentoni, utilizzando con parsimonia i vecchi, a cui magari si dà un nuovo geniale significato.
Inutile dire che il cast è fenomenale: effettivamente non è passato un giorno dall'ultima volta che tutti questi splendidi attori hanno lavorato insieme, perché in 15 anni ogni interprete ha ritrovato gli altri in molti film e serie. E si vede. La chimica è più che palpabile: ognuno conosce l'altro, i suoi tempi, la fisicità e insieme funzionano come un'orchestra, in cui il singolo elemento suona con virtuosismo il proprio strumento. Accanto alle colonne di Boris ci sono anche facce nuove e come al solito è il gruppo a essere vincente. Come già fatto in passato, autori e cast ci hanno regalato una dose di gioia da vedere e rivedere. E sarebbe bello che non finisca qui: anche solamente per una simmetria dantesca, perchè, dopo "l'Inferno della quarta stagione", proprio quella che avevano giurato di non fare mai, bisognerebbe, per completezza, passare anche per un Purgatorio e un Paradiso.
Conclusioni
In conclusione i nuovi episodi di Boris 4 non deludono, anzi, sorprendono per qualità di scrittura, ritmo e inventiva. Il cast è fenomenale, affiatato esattamente come le scorse stagioni. Chi ha amato la serie sarà commosso nel ritrovare la stessa ferocia, la cattiveria, la comicità irresistibile. Disney è stata molto intelligente a capire che per funzionare davvero Boris non poteva snaturarsi: e per fortuna è ancora la stessa, anche se tutto intorno è cambiato.
👍🏻
- La scrittura brillante.
- Le battute, che sono già tormentoni.
- Il cast super affiatato.
- La capacità di adattarsi a un mondo completamente diverso.
👎🏻
- è un piccolo capolavoro, un miracolo seriale cosa potrebbe mai esserci che non vada. Assolutamente Nulla.
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enkeynetwork · 4 years
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I podcast per la quarantena
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La quarantena continua, avete videogiocato, guardato film, letto libri, perché ora non provare i podcast? Contrariamente a quanto si possa pensare all'interno di questo termine sono racchiuse tante tipologie di audio. In questo periodo poi è possibile sfruttare le prove gratuite prolungate delle varie app per provare questo nuovo modo di passare il tempo. Prima bisogna fare una precisazione: su Audible e Storytel sono disponibili una selezione molto simile di titoli. Mentre quella Spotify è molto più ridotta, anche se qui è possibile trovare delle chicche che sugli altri due non sono disponibili.
Podcast di libri
Dalle favole per bambini ai grandi romanzi d'autore, sono moltissimi i libri che trovate sulle app come Storytel, Audible o quelli disponibili su Spotify nella sezione apposita. Per esempio è disponibile l'audiolibro dell'ultimo romanzo di Alessia Gazzola (madre della serie L'allieva) Questione di Costanza, o l'ultimo libro di Viola Ardone Il treno dei bambini, ma è possibile anche ascoltare il romanzo che ormai sta spopolando grazie al passaparola sul web I leoni di Sicilia di Stefania Auci.
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Alcuni esempi di libri che si possono trovare su Audible Tra i grandi classici che è possibile trovare in podcast c'è per esempio Orgoglio e pregiudizio letto da Paola Cortellesi o Jane Eyre letto da Alba Rohrwacher. Per i ragazzi è disponibile tutta la saga di Harry Potter interamente letta da Francesco Pannofino, che nei film da la voce ad Hagrid. Ma sono anche disponibili altri titoli inerenti come Il Quidditch attraverso i secoli e Gli animali fantastici: dove trovarli. Sono moltissime anche le storie da ascoltare con i bambini: troverete dai classici come Il principe ranocchio o Il piccolo principe, fino ad arrivare a Storie della buona notte per bambine ribelli. Troverete poi tutti i libri di Geronimo Stilton e le fiabe di Gianni Rodari.
Non solo libri
Ma se i libri preferite leggerli tra i podcast potrete trovare anche corsi d'inglese come quello di John Peter Sloan su Audible, oppure di divulgazione scientifica come Questa è scienza, in cui Massimo Polidoro racconta come la scienza attraversa la nostra vita quotidiana. Su Storytel e su Spotify è possibile invece seguire il podcast giornaliero The essential. In cinque minuti si può ascoltare un resoconto, essenziale appunto, di quello che sta accadendo nel mondo di attualità, economia e politica. The essential è scritto e letto da una ragazza che sta diventando famosa sui social, sopratutto su Instagram: Imen Boulahrajane. Oppure potete ascoltare Da Costa a Costa scritto e letto da Francesco Costa racconta l'america di Trump. O ancora Le parole per farlo di Annamaria Anelli, in cui viene spiegato in ogni puntata come usare le parole per raccontarsi, in ottica lavorativa ma non solo.
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Alcune schermate dell'app Storytel Daily Cogito, su Spotify, è invece filosofia da asporto, Rick DuFer racconta ogni giorno qualche aspetto dell'attualità per stimolare pensieri indipendenti. Sempre su Spotify è possibile ascoltare il podcast di Roberto Saviano per ActionAid. Se vi piacciono le biografie, in ogni puntata di Morgana (disponibile su Spotify e su Storielibere.fm) Michela Murgia e Chiara Tagliaferri raccontano di donne scomode, strane e impopolari. Ascolterete le storie di Margaret Atwood, Tonya Harding, Madonna, Cher passando anche per Shirley Temple. Sempre prodotto per Storielibere.fm c'è Vita tra i paperi. Valentina de Poli, storica direttrice di Topolino (il giornalino) racconta storie degli autori dei fumetti e scopre lati nascosti di Paperino, uno dei personaggi più amati di sempre. Su Storytel c'è anche un podcast ad hoc per questo periodo strano, si intitola Storie dalla quarantena. È scritto e letto da Letizia Bravi ed Elisabetta Carosio, quest'ultima è regista e scenografa e racconta ogni sera  come artisti, scrittori, liberi professionisti affrontano loro quarantena. Read the full article
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