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Olympo: la scadente versione sportiva di Élite

Sudore, sensualità, rivalità: queste le parole chiave della nuova serie spagnola adolescenziale di Netflix. Ma non si va oltre le premesse. In streaming.
Finito un successo, bisogna crearne un altro. Soprattutto se sei Nettflix e hai aperto le danze al mondo del binge watching. Per provare ad affrontare la fine di titoli come La casa di carta ed Élite, la Spagna rimpolpa il proprio catalogo con Olympo un teen drama che sembra estremizzare tutte le caratteristiche già asfissianti delle produzioni iberiche.

La coppia d'oro del serial
Realizzata dalla stessa casa di produzione di Élite, Zeta Studios, la serie è scritta da Jan Matheu, Laia Foguet e Ibai Abad, mentre la regia è firmata da Marçal Forès, Daniel Barone, Ana Vázquez e Abad. La location? Un centro di allenamento speciale ed elitario, dove finiscono solo i migliori.
Olympo: benvenuti all'accademia sportiva
Il punto di vista del racconto è quello dell'outsider Zoe Moral (Yanira Osahia), che ricorda un po' la protagonista di Gen V. La ragazza si ritrova, dopo un evento traumatico, spedita suo malgrado dal padre al Centro de Alto Rendimiento Pirineos, dove si allenano i giovani atleti più promettenti del Paese. Ben presto capisce che quel luogo tanto idolatrato dagli sportivi è in realtà un covo di serpi in cui la rivalità è all'ordine del giorno.

Amiche nemiche
Anche tra coloro che si professano grandi amici, addirittura 'fratelli' e 'sorelle': la campionessa di nuoto artistico Amaia Olaberria (Clara Galle) forma la coppia d'oro della scuola con il giocare di rugby Cristian Delavalle (Nuno Gallego), non altrettanto promettente. C'è poi la migliore amica e partner di Amaia nel nuoto sincronizzato, Núria Bórges (María Romanillos), che sembra non impegnarsi adeguatamente ma potrebbe sorprendere tutti. C'è infine Roque Pérez (Agustin Della Corte), dal grande cuore… ma anche dal grande talento? Tutti guardano con sospetto la nuova arrivata e forse pensano che sia meglio farsela amica. Il sogno di tutti? Arrivare alle Olimpiadi e quindi essere selezionati dalla misteriosa azienda che dà il titolo alla serie.
Amori e situazioni tossiche nel centro sportivo
In Olympo assistiamo alle dinamiche tipiche da teen drama: amori non corrisposti, triangoli amorosi, amicizie che diventano rivalità e viceversa. Non mancano sequenze ad alto tasso erotico per far sognare i giovani spettatori mentre la regia indugia sui dettagli dei corpi scolpiti dei protagonisti, insistendo fin troppo sulla parte fisica e ben poco su quella emotivo-sentimentale. Proprio come faceva Élite.

La squadra di Rugby nella serie Netflix
Non manca la tematica del possibile doping sportivo quando fin troppi atleti sembrano primeggiare nelle proprie discipline, instillando il sospetto in Amaia, abituata ad essere la prima della classe. A questi elementi aggiungiamo l'estremizzazione ed esasperazione tipica delle produzioni spagnole: ogni recitazione diviene più che teatrale, ogni sviluppo è fin troppo repentino senza dare il tempo al pubblico di metabolizzare le informazioni ricevute. Anche la caratterizzazione dei personaggi è quasi nulla, rimanendo sulla soglia del monodimensionale.
Critica sociale nello sport

C'è anche la tematica LGBTQIA+ in Olympo
Nonostante l'apparente (e purtroppo effettiva) superficialità del racconto, sembra esserci un tema sociale di fondo, per quanto non nuovo nel genere sportivo. L'uso di sostanze per migliorare le proprie prestazioni, e il concetto di sfida, ovvero: dove siamo disposti ad arrivare per inseguire i nostri sogni?
Insomma, quanto vengono messi sotto pressione i giovani sportivi? Quanto vengano spinti ben oltre i loro limiti, spesso da genitori e amici che dovrebbero invece salvaguardarne la propria salute mentale oltre che fisica? Lo stress emotivo, gli attacchi di panico, il dolore fisico: accade tutto questo e molto di più ai personaggi di Olympo. "Come uno zoo con gli animali in gabbia per l'intrattenimento altrui" dice Núria a Zoe nell'accoglierla nella scuola: un ritratto che si confermerà tristemente calzante. Non manca anche la tematica LGBTQIA+ ovvero il trattamento tutt'oggi discriminatorio dato agli atleti queer.

Che sia Núria la vera rivelazione sportiva?
Peccato che tutto questo rimanga in superficie, lasciando spazio agli scheletri nell'armadio dei protagonisti. Zoe, Amaia e gli altri saranno costretti ad affrontare gli eventi che hanno portato ciascuno di loro in quel Centro così desiderato eppure così odiato. Anche questi segreti scabrosi acuiscono l'identità iberica del racconto, dovendo inserire quasi a forza la componente crime per tenere viva l'attenzione del pubblico. Ma basterà a mantenerla fino alla fine?
Conclusioni
Olympo è un teen drama spagnolo pieno di cliché e stereotipi, situazioni e dinamiche già viste, nonché una caratterizzazione dei personaggi davvero flebile. Insiste fin troppo sul lato fisico e sensuale del racconto, complice il contesto sportivo e atletico in cui si iscrive, piuttosto che su quello sentimentale ed emotivo. Pur accennando ad una critica sociale del sistema, si perde nelle rivalità, nei segreti, nei colpi di scena tutti inseriti per tenere incollato il pubblico fino all’ultimo episodio, in pieno binge watching.
👍🏻
La denuncia sociale sportiva (ma rimane in superficie).
👎🏻
Cliché e stereotipi a non finire.
Personaggi monodimensionali.
Tematiche solo accennate.
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Fuori: Valeria Golino consegna Goliarda Sapienza al mito

Dopo aver diretto L'arte della gioia, tratta dal capolavoro della scrittrice, Golino la interpreta, completando l'omaggio a una delle nostre autrici più importanti e dimenticate.
"Non ci riesco, non riesco a farlo amare!". Una Goliarda Sapienza sempre più consumata parla così del suo libro, L'arte della gioia, al marito, Angelo Pellegrino, in un momento di sconforto. A interpretarli sono Valeria Golino e Corrado Fortuna in Fuori di Mario Martone, unico titolo italiano in concorso al Festival di Cannes 2025.

Valeria Golino in Fuori
Chissà cosa avrebbe provato oggi la scrittrice, vedendo finalmente riconosciuto il proprio valore, enfatizzata da questa onda di amore e rispetto, arrivati purtroppo troppo tardi perché se li potesse godere. Proprio la Golino è cardine di questa riscoperta di Sapienza, che conobbe da ragazza, senza capire bene, allora, quanto fosse importante la sua opera. Dopo la regia di L'arte della gioia, serie che adatta per lo schermo proprio il capolavoro dell'autrice, è lei stessa a darle corpo e sangue.
In Fuori Martone, che a sua volta avrebbe voluto trarre un film dal già citato romanzo, arrivando però troppo tardi ai diritti degli scritti, si concentra non tanto sulla scrittura di Goliarda, quanto su tutto ciò che ha contribuito alla creazione dei suoi personaggi complessi e imprevedibili, tanto imperfetti quanto umani. La scrittrice viene definita una "ladra di storie" e, approfondendo parte della sua vita avventurosa, si può comprendere perché da ogni sua pagina sgorghi una sincerità rara. Nonostante, come ammesso da lei stessa, non dicesse mai la verità.
Una ladra di storie
Come dicevamo, la vita di Goliarda Sapienza è stata non convenzionale. Il padre, antifascista, non le fece frequentare la scuola, perché non venisse condizionata dal regime. Si trasferì poi a Roma da Catania e, a 16 anni, entrò nell'Accademia d'arte drammatica. Fece quindi l'attrice, lavorando con registi quali Blasetti, Visconti e Citto Maselli, suo compagno per tanti anni. Ma il suo grande amore fu la scrittura, a cui si dedicò sempre. Come Modesta, la protagonista di L'arte della gioia, era poco incline a sopportare i salottini pieni di intellettuali e borghesi della Roma bene.
Tanto da arrivare a rubare i gioielli di una sua amica, per rivenderli. Ma anche per dispetto. Scoperta, finì in galera, a Rebibbia. È su questo episodio che si focalizza Fuori: in carcere Goliarda trovò un'umanità molto più interessante e onesta di quella dei suoi presunti amici. In grande difficoltà economica, la scrittrice fu infatti mano a mano ostracizzata ed estromessa dal "circolino" di cui faceva parte. "Questa piccola galera giudicante", lo definisce lei stessa nel film. Accanto alle donne di Rebibbia sentì invece che scorreva il sangue, la vita. In particolare insieme a Roberta (Matilda De Angelis), attivista politica e tossicodipendente che, come dice la protagonista, "fa arrivare il vento".
Valeria Golino e Matilda De Angelis sono magiche

Elodie in Fuori
L'amore è qualcosa di misterioso. Una formula chimica segreta, un incantesimo che nasce da uno sguardo, da una mano che ne sfiora un'altra, da un odore che entra in ogni fibra del nostro corpo per restarci. Questo accade tra Goliarda e Roberta: il loro è un amore indefinibile, magico. Potrebbe essere quello tra una madre e una figlia. Ma anche tra due sorelle o due amanti. In qualche modo, senza bisogno di parlare, si capiscono. Perché entrambe hanno un fuoco dentro, qualcosa che impedisce loro di rimanere ferme in un posto, di mettere radici.
Valeria Golino e Matilda De Angelis sono perfette per portare sullo schermo questa alchimia. Come delle incantatrici, catturano il nostro sguardo, facendoci sentire tutta l'inquietudine, il sudore, la rabbia, il desiderio di essere amate di queste donne non convenzionali e non destinate a prendere un posto nella società, rimanendo sempre estranee al concetto di "vita per bene". Il loro è uno sguardo sempre laterale sulle cose. E per questo prezioso e inquietante.

Matilda De Angelis e Valeria Golino in Fuori
Nel "tempietto dell'amicizia" che costruiscono, insieme anche a una terza donna, Barbara (Elodie, sempre più presente al cinema), si può quindi sperare di trovare un po' di conforto e comprensione. Come non accade invece né con i conoscenti ricchi, che si sentono sempre superiori a tutti, né con gli uomini, nel cui amore Goliarda non si perde come in quello per le donne, perché, come dice, "con gli uomini è più semplice". E proprio la complessità di una figura sfuggente come la scrittrice è ciò di cui invece c'è sempre più bisogno oggi, in tempi in cui tutto viene appiattito dalla velocità e da parole sempre più svuotate di significato. Viva quindi chi, come Goliarda Sapienza, scriveva per spronarsi. E non arrendersi.
Conclusioni
In coclusione Fuori di Mario Martone, insieme alla serie L'arte della gioia, diretta proprio da Valeria Golino, che qui interpreta la scrittrice, è il tassello perfetto per concludere la mitizzazione di una figura purtroppo poco apprezzata in vita. Nel raccontare la sua permanenza in carcere, Martone e Golino restituiscono tutta la complessità e lo sguardo prezioso sul mondo di una donna e un'artista che ha vissuto una vita non convenzionale e per questo ha saputo raccontare l'umanità con una verità assoluta.
👍🏻
L'interpretazione di Valeria Golino.
La chimica tra la protagonista e Matilda De Angelis.
Lo sguardo affettuoso ma per nulla retorico di Martone su Goliarda Sapienza.
👎🏻
Non aspettatevi colpi di scena o un ritmo da thriller: il film si prende il giusto tempo per creare un'intimità tra le protagoniste.
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New stills released for 'WEDNESDAY' Season 2!




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First trailer for 'WEDNESDAY' Season 2 Part 2! Releases September 3rd on Netflix!
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Ironheart: la forza e il calore di Riri Williams per una buona serie Marvel

Lo show prodotto da Ryan Coogler mette insieme elementi interessanti e familiari, fungendo da perfetto raccordo per i fan dell'Universo Marvel. Su Disney+.
Inutile girarci attorno: non è il momento d'oro dell'MCU. Dopo il miracoloso percorso produttivo che ha portato a Endgame, gli spettatori hanno gradualmente perso interesse per l'Universo Marvel, allontanandosi poco per volta, delusi da titoli non sempre del tutto riusciti e, forse e soprattutto, dall'abbondanza degli stessi. Seguire il Marvel Cinematic Universe viene percepito come troppo impegnativo o non soddisfacente? Forse la prima, più della seconda, perché se è vero che ci sono stati dei cali di qualità, è altrettanto vero che film invece riusciti, come il recente Thunderbolts* hanno sofferto in egual misura.

Una scena della nuova serie Marvel
E allora era forse necessario altro, serviva probabilmente più cuore, più partecipazione in quel che viene raccontato. Serve, forse, proprio IronHeart, la serie disponibile su Disney+ che venta la produzione di Ryal Coogler, già regista di Black Panther, per raccontare un'altra storia d'impronta black sviluppata da Chinaka Hodge e ispirata al personaggio a fumetti creato nel 2015 dallo scrittore Brian Michael Bendis e dall'artista Mike Deodato. Un personaggio che abbiamo già visto far capolino nell'Universo Marvel in Wakanda Forever e poi in uno degli episodi della terza stagione di What If?: Riri Williams.
Il ritorno a casa di Riri Williams

Un'immagine di Ironheart
Riri Williams, studentessa dell'MIT, torna alla propria città d'origine, Chicago. Un punto importante, perché Ironheart non si limita a introdurre e sviluppate nuovi personaggi dell'MCU, ma anche una nuova location da esplorare. Lì Riri entra in contatto con una figura enigmatica, Parker Robbins, che si fa chiamare The Hood. Attraverso di lui e del suo gruppo, si trova coinvolta in una serie di attività oltre i confini della legalità e che la fanno entrare in contatto con segreti che si muovono in bilico tra tecnologia e magia, iniziando un percorso avventuroso e, ovviamente, molto pericoloso.
L'MCU tra elementi consolidati e novità
Se personaggi e ambientazione sono ulteriori novità introdotte nel Marvel Cinematic Universe, nuovi spunti narrativi da sviluppare anche per il futuro, IronHeart riprende e ricama anche dinamiche consolidate della saga: oltre all'armatura alla Iron Man, il plot introduce anche elementi che si rifanno agli Heist Movie, come i film di Ant-Man, oltre a un nuovo approccio alla magia, già sviluppata nei titoli in cui appare Doctor Strange. Un modo per tirare le fila, proporre al pubblico dei punti di riferimento chiari in un momento che appare di grande confusione per i fan dell'MCU.

Riri Williams in una scena della serie
E se l'antagonista si rivela riuscito solo a tratti, confermando in parte la debolezza che altri titoli dell'MCU avevano dimostrato su questo piano, è anche vero che il lavoro di scrittura sulla protagonista è invece molto riuscito e sentito: si percepisce l'investimento emotivo di Chinaka Hodge e gli autori nel tratteggiare Riri Williams, così come della sua interprete Dominique Thorne, che ne porta su schermo un ritratto interessante che può rappresentare una valida aggiunta all'Universo Marvel e i rapporti tra i suoi personaggi già consolidati.
Qualche difetto, ma anche tanto calore per IronHeart

Ironheart in volo
Parlavamo di un lavoro sentito da parte degli autori, ed è quello che ci fa passare sopra ad alcuni difetti: da una parte l'antagonista non sempre incisivo, dall'altra una certa lentezza nelle fasi introduttive, comunque giustificata dal dover presentare un nuovo segmento di un qualcosa di più ampio e già definito. Li enunciamo subito per chiarezza, ma riteniamo che i pregi siano superiori a essi, perché sostenuti, enfatizzati dal calore che gli autori riescono a infondere a storia e personaggi, l'affetto con cui traumi e drammi vengono veicolati, accrescendo l'emozione, l'intuizione di attingere a spunti già presenti da convogliare in qualcosa di nuovo e integrare con una importante e attesa novità che possa andarsi a porre con sicurezza sul nuovo cammino che l'Universo Marvel sta costruendo, tra Nuovi Avengers e Fantastici 4, verso quell'evento che dovrà essere Doomsday. Un evento a cui Riri Williams si candida a far parte con la sua originale freschezza e definita personalità.
Conclusioni
In conclusione non una serie perfetta, ma una serie che arriva al momento giusto per provare a tirare le fila di alcuni aspetti dell'Universo Marvel da far convogliare in qualcosa di nuovo. IronHeart funziona in tal senso, nonostante alcuni difetti, anche per il calore con cui è scritta e l'intensità con cui è interpretata la protagonista.
👍🏻
Riri Williams è un'ottima nuova pedina dell'Universo Marvel, anche grazie alla sua interprete.
Il calore e la passione con cui storia e ambientazione sono tratteggiati.
Il modo in cui mette insieme aspetti dell'Universo Marvel per costruire qualcosa di nuovo.
L'anima black che sostiene i temi con personalità.
👎🏻
L'antagonista non è sempre incisivo.
Pur comprensibile per la natura introduttiva, i primi episodi si prendono i suoi tempi per costruire la storia.
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Fountain of Youth: voleva essere Indiana Jones, ma è solo un stanco divertissement

Su Apple Tv+ la nuova avventura di Guy Richie, una rocambolesca caccia al tesoro alla ricerca di una fonte prodigiosa guidata dalle star John Krasinski e Natalie Portman.
Uno strano destino accomuna Guy Ritchie a M. Night Shyamalan. Per quanto diversi siano lo stile e i generi a cui si dedicano, entrambi i cineasti oscillano tra lo status di autore di culto e quello di bersaglio della critica per via della discontinuità della loro produzione. Negli ultimi anni Ritchie ha accelerato il ritmo lavorativo, sfornando due film all'anno oltre a dedicarsi alla tv. Di conseguenza la qualità ne ha risentito. Ma sulla carta, Fountain of Youth - L'eterna giovinezza rappresentava il tentativo di misurarsi con un territorio inesplorato, accantonando momentaneamente i crime movie/war movie con cui il regista britannico è solito cimentarsi.

John Krasinski con la torcia in mano
Strizzando l'occhio alla saga di Indiana Jones, ma anche a classici quali All'inseguimento della pietra verde e Il gioiello del Nilo, Fountain of Youth si presenta come un divertissement per famiglie intrigante e accattivante interpretato da un manipolo di star. Al centro della storia, i fratelli Luke (John Krasinski) e Charlotte Purdue (Natalie Portman), figli d'arte, visto che il padre defunto era un celebre esperto d'arte. Entrambi i fratelli hanno onorato l'eredità familiare, ciascuno a modo proprio: Charlotte diventando curatrice della National Gallery di Londra, Luke proseguendo l'attività di cacciatore di opere d'arte. Quando Luke viene ingaggiato per rintracciare la mitica Fonte della Giovinezza, che dona potere infinito a chi sorseggia la sua acqua, trascina la sorella in una vorticosa avventura che li catapulterà fino in Egitto, nel cuore delle Piramidi.
Ingredienti già visti per uno script che non decolla
Un po' I predatori dell'arca perduta, un po' Il Codice Da Vinci, un po' Il mistero dei Templari, la sceneggiatura di James Vanderbilt mescola una serie di ingredienti che, sulla carta, dovrebbero dar vita all'intrattenimento perfetto. Una storia che cavalca la moda dell'archeologia d'assalto e degli enigmi custoditi nelle opere d'arte, un tesoro da trovare, una coppia di protagonisti belli, famosi e di talento circondati da un manciata di star, location esotiche, una regia dinamica e spettacolare, il tutto condito da un pizzico di arguto humor, che non guasta mai.

Natalie Portman, John Krasisnki e Domhnall Gleeson indagano su un mistero
Tutto perfetto, tutto accurato, eppure il giocattolo stavolta non diverte come dovrebbe, forse per colpa di quel martellante effetto déjà vu che ci perseguita durante la visione del film. Eppure basterebbe solo lo spettacolare incipit che vede John Krasinski sfrecciare in motoretta per le affollate vie di Bangkok e poi su un treno, impegnato a scrollarsi di dosso un gruppo di criminali thailandesi che cercano di recuperare un prezioso dipinto sottratto al loro boss, a conquistare il pubblico. La perizia di Guy Ritchie crea un inseguimento mozzafiato magistralmente coreografato che meriterebbe il grande schermo - anche se il film è destinato unicamente allo streaming - catturando lo spettatore in un gioco, di ritmi, angolazioni e punti di vista che offre uno sguardo stylish e inedito su Bangkok e introduce la possibile villain del film, l'agente Esme, interpretata da una grintosa Eiza Gonzales.
Personaggi e interpreti, quando manca l'alchimia

Natalie Portman e John Krasinski a Londra
Anche se le pedine sembrano tutte al posto giusto, Fountain of Youth soffre di alcuni problemi che ne penalizzano la godibilità. Il principale riguarda il casting. Se John Krasinski nei panni dell'eroe scavezzacollo che opera ai limiti della legge raggiunge una sufficienza d'ufficio, il miscasting principale riguarda Natalie Portman. La diva che trasuda intensità e talento drammatico nel film di Guy Richie sembra un pesce fuori d'acqua e non è mai in grado di entrare in sintonia col tono del film, indubbiamente anche per i limiti della sceneggiatura.

I protagonisti in un momento della loro ricerca
La scelta di Vanderbilt di puntare su due fratelli invece che su una coppia, alla maniera dei focosi scoppiettanti Michael Douglas e Kathleen Turner, per intenderci, impedisce lo sviluppo di qualsivoglia plot romantico. Per di più tra i due protagonisti manca del tutto l'alchimia e il personaggio di lei viene appesantito ulteriormente da un figlio tredicenne al seguito che ci fa rimpiangere la verve di Ke Huy Quan in Indiana Jones e il tempo maledetto. Sottoutilizzati la star di The Boys Laz Alonso e Carmen Ejogo, a cui vengono assegnate pochissime battute tanto che quasi non ci si accorge della loro presenza. Gli unici a emergere sono Eiza Gonzales, che fa del suo meglio nonostante il castissimo gioco di seduzione che instaura con Krasinski, e Domnhall Gleeson, diligente e a tratti anche divertente nel ruolo che riserva più sorprese, quello di un milionario malato terminale che cerca la fonte per scopi personali. Imperdibile il cameo di Stanley Tucci ambientato, guarda caso, in Vaticano. Ed è subito nostalgia di Conclave.
Un mistero da risolvere

Eiza Gonzales esplora l'interno di una Piramide con la pistola in pugno
Se i personaggi concepiti da James Vanderbilt sono e restano algidi nonostante lo sguardo spudoratamente pop di Guy Ritchie, che nei film scritti da lui ci ha abituati a ben altri verve e calore, l'altro limite che condiziona Fountain of Youth è il mistero attorno a cui ruota il film. La ricerca della Fonte della Giovinezza avviene attraverso passaggi piuttosto farraginosi che includono una serie di celebri opere d'arte, un'edizione della Bibbia Cattiva, così chiamata per via di un errore di stampa che capovolge il senso di un comandamento, e un'escursione all'interno delle Piramidi di Giza. I momenti di stanca, dovuti anche all'eccessiva lunghezza, coincidono soprattutto con i complicati spiegoni e le tirate erudite messe in bocca ai personaggi, in particolare a Charlotte, che assume l'ingrato ruolo di maestrina puntigliosa. Neppure le mirabili scene d'azione confezionate da Guy Ritchie sono in grado di donare freschezza e di far dimenticare quel senso di pesantezza che accompagna gran parte del film.
Conclusioni
In conclusione scene spettacolari e un cast all star non aiutano a decollare l’avventura per famiglie, in parte per via di una sceneggiatura farraginosa, che alterna scene d’azione mozzafiato a lunghi spiegoni eruditi, in parte per alcune scelte di cast non troppo azzeccate come quella di Natalie Portman, che risulta un pesce fuori d’acqua di fronte allo stile smaccatamente pop di Guy Ritchie.
👍🏻
L'incipit magistrale di Guy Ritchie.
L'uso suggestivo delle location.
Lo stile smaccatamente poo ed energico di Guy Ritchie…
👎🏻
…qui penalizzato da una sceneggiatura farraginosa e poco originale.
Discutibili alcune scelte di cast, in particolare Natalie Portman, il cui stile di recitazione mal si sposa con l'atmosfera del film.
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First poster for ‘ONE PIECE’ Season 2. Releasing in 2026 on Netflix.

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‘ONE PIECE’ has been renewed for Season 3 at Netflix. Season 2 releases in 2026.

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The first trailer for ‘ONE PIECE’ Season 2 has been released. Releasing in 2026 on Netflix.
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PERCY JACKSON’ Season 3 has begun filming. Season 2 releases in December.

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New stills has been released for 'WEDNESDAY' Season 2 Part 2!




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New poster for 'WEDNESDAY' Season 2! Part 2 releases on September 3rd on Netflix.

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Wednesday 2, Parte 1: un ritorno all'insegna del true crime

Jenna Ortega ha voluto una seconda stagione con meno romanticismo e più mistero. Grazie a lei Wednesday Addams ora è una detective. Su Netflix.
Ricordate quando, dopo l'immenso successo della prima stagione (ancora oggi tra i titoli più visti di sempre sulla piattaforma di streaming), Jenna Ortega ha detto che voleva prendersela con calma, fino a quando non avrebbe avuto delle sceneggiature interessanti? Si era lamentata dell'eccessiva presenza di storie d'amore, volendo invece per la sua Wednesday Addams qualcosa di più maturo e oscuro. Faceva sul serio: Wednesday 2 è molto più dark.

La famiglia Addams
La Parte 1 della seconda stagione di Wednesday 2, composta da 4 episodi, arriva su Netflix e può contare ancora una volta sulla regia di Tim Burton. Non è comunque finita qui: il 3 settembre sarà disponibile anche la Parte 2, in cui ci sarà Lady Gaga, ed è stata confermata una terza stagione. Insomma, nonostante a lei molto probabilmente non farebbe piacere, il futuro di Mercoledì è roseo.
L'avevamo lasciata nel momento della scoperta dell'identità dell'Hyde e del vero scopo della professoressa Marilyn Thornhill (Christina Ricci, interprete di Mercoledì nei film anni '90), intenta a scrivere il romanzo sul personaggio di Viper De La Muerte e soprattutto alle prese con l'arrivo di poteri degni di una chiaroveggente. Non era che l'inizio: le cose alla Nevermore Academy si fanno sempre più strane.
Wednesday 2: tutto in famiglia
Wednesday si concentra, ovviamente, sul personaggio di Mercoledì Addams. Ma anche il resto della famiglia ha diverse cose da dire. In questa seconda stagione conosciamo meglio suo fratello Pugsley (Isaac Ordonez), che comincia a frequentare la sua stessa scuola, e soprattutto la madre, Morticia. A interpretarla è il premio Oscar Catherine Zeta-Jones, che finalmente ha maggiore spazio. I momenti in cui mamma e figlia dialogano sono tra i migliori di questi nuovi episodi.
Morticia, che ha lo stesso dono di preveggenza di Wednesday, cerca di aiutarla a controllare i suoi poteri. Le due però, con il passare del tempo, si sono allontanate e riuscire a comunicare non è così semplice. E a quanto pare è una dinamica che si ripete: anche Morticia ha un rapporto complicato con sua madre. Nonna Addams (una strepitosa Joanna Lumley) è la new entry che stavamo aspettando: cinica, spietata, elegantissima.
C'è del marcio alla Nevermore Academy

Il cast di Mercoledì 2
Oltre alle dinamiche familiari, Wednesday deve affrontare però anche le sfide che le presenta la Nevermore Academy. L'arrivo del nuovo preside, Dort (Steve Buscemi), non impedisce infatti a strani accadimenti di sconvolgere la quiete scolastica. Ed è proprio qui che la serie si distacca dal teen drama classico, per trasformarsi in un racconto che pesca a piene mani dalle atmosfere true crime, con la protagonista che si dimostra una detective perfetta.

Jenna Ortega è Wednesday Addams
Non soltanto è meticolosa e instancabile nel cercare indizi e unire i punti: riesce a entrare perfettamente nella mente dei serial killer. Questo fa sì che tutto sia più inquietante e sinistro, rispecchiando lo spirito originale delle storie di Tim Burton, in cui l'innocenza dei personaggi deve scontrarsi con la crudeltà (e la follia) del mondo. Scenografie e costumi contribuiscono a costruire la sensazione di soffocamento, mentre lo stile distintivo del regista ritorna prepotente grazie al design di creature mostruose e ripugnanti. Dopo Beetlejuice Beetlejuice, Burton sembra continuare a divertirsi molto con il proprio immaginario, diventato ormai estremamente pop e di moda, ma con ancora qualche scintilla di ribellione.
E se è vero che la Wednesday di Jenna Ortega è una sorta di alter ego per il regista, come ripete in ogni intervista, qui la vediamo interrogarsi, tra le altre cose, anche su questo: come sopravvivere alla popolarità dopo una vita vissuta tra gli emarginati? La protagonista non ci sta. E avverte tutti: non mettetela su un piedistallo. Lo brucerebbe. Ecco: se la prima stagione di Wednesday vi è sembrata troppo infantile e rivolta principalmente a un pubblico adolescente, questi nuovi episodi sono ancora rivolti a un pubblico giovane, ma molto più maturo.
Conclusioni
In conclusione la seconda stagione di Wednesday abbandona le classiche pene d'amore da teen drama per scoprirsi più dark e interessata al mistero. Quindi accantonati del tutto papabili fidanzati e dentro invece una Wednesday che si dimostra una detective strepitosa, in grado di entrare nella mente dei serial killer. C'è anche più spazio per il resto della famiglia Addams: Catherine-Zeta Jones ha finalmente il giusto spazio nel ruolo di Morticia. E occhio a Nonna Addams.
👍🏻
Jenna Ortega si conferma una Wednesday Addams perfetta.
La Morticia di Catherine-Zeta Jones.
Tim Burton torna a dirigere diversi episodi e si diverte a giocare con l'immaginario che ha creato.
La parte della storia dedicata al mistero ha preso il sopravvento: evviva!
Le tante new entry di lusso: da Steve Buscemi a Christopher Lloyd.
👎🏻
Questa seconda stagione è si più matura e dark, ma non aspettatevi un horror sconvolgente.
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Elio: la Pixar verso l’infinito e oltre. Ancora una volta

Viviamo in un mondo di polemiche e critiche, spesso preventive o ingiustificate, che non hanno risparmiato nemmeno Elio, il nuovo film Pixar: si è parlato dei costi eccessivi, di un trailer che appariva poco incisivo, forse avaro di momenti fulminanti. Eppure qualcosa ci aveva incuriositi, da subito: il character design, il look generale, i colori e soprattutto quello sguardo colmo di sogni ed emozioni del giovanissimo protagonista in cui avevamo visto qualcosa di noi per come mirava verso l'infinito e oltre, verso il mistero dell'universo e la voglia di scoprire cosa ci sia tra i miliardi di stelle che ci circondano.

Il piccolo protagonista del film Pixar
E non ci eravamo sbagliati, perché una volta visto Elio conferma quelle sensazioni che avevamo provato e quella magia che avevamo intravisto tra le pieghe della storia, quella capacità di portarci tra le stelle per trasmettere emozioni umane, terrene, concrete, che urlano un messaggio di pace che oggi come oggi non può che fare del bene, e che speriamo colpisca l'emotività del pubblico.
Elio, un bambino e il suo sogno
Il protagonista è appunto Elio, il bambino che dà il titolo al film, rimasto orfano e costretto a vivere con la zia che si barcamena tra lui e il lavoro, tra sforzi, frustrazioni, rinunce per potersi occupare del nipote. Una situazione in cui il bambino si sente costretto e abbandonato, da cui vorrebbe fuggire sognando una destinazione fuori dal comune: lo spazio profondo, le stelle in cui è sicuro che si nascondano alieni e altre civiltà a cui si rivolge per essere rapito o, dal suo punto di vista, salvato.

Una scena del nuovo film Pixar
Ed è proprio ciò che accade, quando viene prelevato ed erroneamente scambiato per un ambasciatore terrestre, dando il via a una serie di circostanze, incontri e riflessioni sul proprio percorso di appartenenza, sulla necessità di dialogare e operare per evitare gli scontri, perché "nessun conflitto ha un vincitore".
I tanti alieni di un Communiverso in cui credere

Elio e Glondor
Elio, un nome che suona un po' come alien, perché se sono alieni quelli che lui cerca, è altrettanto vero che lui lo è per loro, per la moltitudine di esseri con cui viene in contatto. A cominciare dall'altro bambino del film, quello che appare nelle immagini promozionali di Elio insieme al protagonista: Glordon, un altro individuo che cerca il proprio posto, che non vuol combattere pur appartenendo a un popolo di guerrieri, che sente di essere una delusione, un errore, un fallimento. Il loro cammino è comune, è toccante, ed è di quelli con cui entriamo facilmente in sintonia, è la guida emotiva per noi spettatori in un mondo colorate, vibrante, denso di creature bizzarre dal character design che trasmette la partecipazione degli artisti Pixar al progetto.
Puntare alle stelle per trovare il proprio posto

Una scena del film
Un altro elemento che si nota guardando Elio è l'attenzione e passione per il genere fantascientifico, citato a più riprese in situazioni, dettagli e persino musica: emergono sonorità alla E.T. o Star Trek, riferimenti espliciti a Terminator e altri film. Un'attenzione al genere che di quel mondo sci-fi fa suo il messaggio di apertura, comprensione e accettazione universale. Elio come la grande fantascienza, che mira all'infinito come già Toy Story ci aveva insegnato, alle stelle, all'incredibilmente lontano, per guardarsi dall'esterno e ritrovare se stessi e quell'intimità puramente umana che spesso ci sfugge, presi dalle nostre frenetiche vite quotidiane. Per trovare il proprio posto in quella complessa, turbolenta ed eterogenea comunità che è la razza umana.
Il messaggio di Elio: essere unici, non soli
Si elogia l'essere se stessi, l'essere speciali e unici in Elio, con quel magnifico messaggio di "essere unici, non soli", parte di un universo che deve, necessariamente, essere più ampio, ricco, vivo di quanto le nostre piccole esistenze lasciano supporre. Migliore, in qualche modo, perché è nel confrontasi con gli altri, con le loro unicità e diversità, che cresciamo e capiamo quanto importanti e preziosi possiamo essere così come siamo, con la nostra unicità.

I due protagonisti in una scena del nuovo film targato Pixar
Per questo motivo Elio è un film che arriva al momento giusto, mentre il mondo brucia dell'ennesima guerra, perché è quello che la grande arte fa sempre: anticipa i tempi ed è in grado di arrivare al momento giusto per rendere più forte e valido il proprio messaggio. Che nel caso di Elio è di comunicazione, comprensione e pace.
Conclusioni
Dopo Red, la regista Domee Shi, qui insieme a Madeline Sharafian, confeziona un altro film riuscito: Elio è un lavoro molto diverso dal precedente, ma non rinuncia a raccontare tematiche importanti quanto attuali, parlando di pace e comprensione in un mondo allo sbando e segnato dalle guerre come è quello che ci circonda. Funziona il character design del protagonista e del suo amico alieno Glordon, così come il look molto colorato e vivace di un film ricco di trovate e di ritmo, di emozioni e di quella ricerca di se stessi in cui tutti possiamo riconoscerci.
👍🏻
Lo sguardo verso le stelle del piccolo protagonista Elio.
Il messaggio, di comprensione e pace, così preponderante oggi.
I riferimenti alla fantascienza, genere di cui fa orgogliosamente parte.
Il look generale e il character design dei tanti alieni presenti…
👎🏻
… che qualcuno potrebbe considerare infantile.
Nella sua spumeggiante creatività, ci sono momenti in cui rischia di perdere il filo.
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The intro of WEDNESDAY Season 2 has been released! PART1: Today & PART2: Sep 3rd. Only on Netflix.
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New scene from Wednesday season 2
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Moving character posters for 'WEDNESDAY' Season 2!
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