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carmelagabriele · 2 years
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Hai un'opera nel cassetto e vuoi farla pubblicare? Contatta allora Luce dell'Arte Edizioni! Si riceve su appuntamento, dopo aver scritto alla dott.ssa Carmela Gabriele a: [email protected] o aver telefonato al n. 3481184968.
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carmy77 · 2 years
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superfuji · 3 years
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L'eroe Mussolini e gli immigrati assassini: i fascio-fumetti invadono le scuole
La propaganda nera arriva dalla Germania sotto forma di vignette, graphic novel, opuscoli e libri animati pubblicati dalla galassia degli editori d'ultradestra: amministrazioni e assessori soprattutto di FdI li donano a istituti e biblioteche
C'E' LA CARICA dei tagliatori di teste al grido di “hail!”, che sostituisce, rievocandolo, il saluto hitleriano “heil”. C’è l’immigrato assassino che brandisce un machete insanguinato: lo stesso sangue grondante da un coltello impugnato dal solito uomo di colore che, nella narrazione fumettistica, rappresenta il male della società. C’è Mussolini raccontato come un eroe e c’è la ricostruzione fantasiosa e apologetica - in chiave martire-valoroso -, dell’uccisione a Dongo di Alessandro Pavolini, ultimo segretario del Partito fascista e comandante delle famigerate Brigate Nere. Sospesi tra realtà e finzione. Pieni di slogan e santini propagandistici, rimandi nostalgici, simboli del neofascismo e del neonazismo (rappresentati quasi sempre da personaggi “veri”, realmente esistiti e entrati nel pantheon dei camerati). Sono i fumetti dell’estrema destra. Scie, vignette, graphic novel, opuscoli, libri “animati”. Pubblicati da case editrici vicine, o collegate, in alcuni casi diretta emanazione di movimenti politici della galassia nera. Alcuni dei quali già sotto inchiesta e attualmente alla sbarra.
Controcultura nera
Un’operazione di “controcultura” in risposta al racconto mainstream. Che si snoda soprattutto tra Italia e Germania, ed è rivolta – ovviamente - alla platea dei giovani. Giovani delle scuole, anche. A cui – grazie all’iniziativa di amministrazioni comunali, sindaci, assessori, deputati – questi fumetti vengono regalati. L’elenco degli ultimi casi italiani ci porta a Ascoli Piceno. Su input del sindaco di FdI Marco Fioravanti, per il Giorno del Ricordo 2021, il Comune ha comprato e donato agli studenti della provincia il libro “Foiba Rossa. Storia di un’italiana”, dedicato a Norma Cossetto. Il volume è pubblicato da Ferrogallico, casa editrice di fumetti legata a doppio filo all’estrema destra: tra i soci fondatori (2017) figurano due esponenti di Forza Nuova (Marco Carucci, ex portavoce milanese, e Alfredo Durantini), e il cantautore “non conforme” Skoll, nome d’arte di Federico Goglio. A distribuire i volumi di Ferrogallico oggi è Altaforte, la casa editrice del dirigente-picchiatore di CasaPound Francesco Polacchi, pregiudicato per violenze come alcuni dei suoi autori, e anche proprietario del marchio di moda Pivert, nonché editore del Primato Nazionale, la testata (carta e on line) dei “fascisti del terzo millennio”. Sulle pagine del periodico di CPI trovano spazio pure i fumetti. Un esempio: la lenzuolata intitolata “Il paese normale, fatti e cronache di ordinaria integrazione”. Un collage di notizie di crimini commessi da immigrati ruota intorno al disegno di un coltello stretto in una mano dalla pelle scura.
Soldi pubblici e casse fasciste
Torniamo a Ferrogallico e al caso Ascoli Piceno. La stessa scelta di parlare del Giorno del Ricordo attraverso il fumetto su Norma Cossetto è stata assunta anche da altre amministrazioni: due anni fa, tra le prime, l’assessore all’Istruzione della Regione Veneto Elena Donazzan, di FdI, poi esibitasi in Faccetta nera ospite di una trasmissione radiofonica. Seguirono Regione Piemonte, Pavia - sempre su proposta di una consigliera del partito di Giorgia Meloni, Paola Chiesa, che distribuì personalmente il libro - , ed altri Comuni. Il tutto, tra prevedibili e incandescenti polemiche. Anche perché si tratta di soldi pubblici che finiscono dritti nelle casse di case editrici collegate a gruppi e movimenti dichiaratamente fascisti. Andiamo avanti. Sorvolando sul fumetto (sempre targato Ferrogallico) dedicato alla vita di Nino Benvenuti, esule istriano, si può ricordare un altro caso: due anni fa l’amministrazione di Verona decide di regalare alle scuole e alle biblioteche comunali il libro a fumetti pubblicato nel 2017 (l’editore è sempre lo stesso) che racconta la storia di Sergio Ramelli, giovane membro del Fronte della Gioventù ucciso nel 1975 a Milano da militanti di Avanguardia Operaia, e diventato, da allora, uno dei simboli del neofascismo.
"Immigrato criminale"
Come funziona la propaganda del fumetto nero? Da dove nasce? Chi c’è dietro questa editoria che punta su leggerezza e immediatezza per veicolare messaggi nostalgici e revisionisti? Alla base dell’ombra lunga, che trova il suo terminale nei politici che ricoprono ruoli decisionali nelle istituzioni (Ferrogallico è stata sdoganata con incontri convocati in Camera e Senato da politici di FdI e Lega), c’è una strategia di diffusione mirata a entrare in contatto coi più giovani. Che utilizza stile e modalità narrative particolari. Come spiega Emilio Cirri ne “Lo spazio bianco – nel cuore del fumetto”, queste opere “sono accomunate da alcuni elementi ricorrenti. Da una parte abbiamo la forma artistica e narrativa. Si usa uno stile realistico per dare al contenuto un effetto ‘storicamente corretto’. Uno stile spesso rigido e sgraziato, minato da errori di anatomie e prospettive, più attento a creare immagini da usare per la propaganda”. In molti fumetti spiccano immagini di stupri e uccisioni “per creare un macabro effetto shock”. Nei dialoghi nelle vignette – spiega sempre Emilio Cirri - c’è una “prosa pomposa e retorica allo sfinimento, con dialoghi lapidari utili solo per trasmettere una tesi preformata e una definizione macchiettistica dei personaggi, sia quelli ‘buoni’ sia quelli ‘cattivi’”. Altri esempi. Graficamente, diciamo, border line. La copertina di ‘Adam – una storia di immigrazione’. E’ la graphic novel del giornalista Francesco Borgonuovo uscita sempre per Ferrogallico. Suona come un inno splatter alla tesi sovranista immigrato uguale criminale. Qui non è tanto importante ricordare che l’autore è ospite abituale a eventi e convegni organizzati da gruppi neofascisti e anche di ispirazione neonazista (vedi Lealtà Azione). Più interessante è interpretare la presentazione che Ferrogallico propone dei propri fumetti. “Ostinati e contrari”. Con un presunto obiettivo: portare alla luce “storie taciute su cui grava il velo di silenzio del conformismo culturale e del politicamente corretto”.
Quelle che avete appena letto sono le classiche parole d’ordine esibite dalla narrazione neofascista in questo mezzo secolo di storia: dagli anni ’70 ad oggi. Sono anche gli slogan che rimandano a quello che oggi si può considerare un laboratorio privilegiato della fumettistica di estrema destra. La Germania. E’ da lì che rimbalza, in Italia, il fenomeno. Per raccontare la mappa tedesca delle strisce apologetiche e revisioniste, delle graphic novel inneggianti alle SS e quelle che affondano nella propaganda omofoba e anti-immigrati, conviene partire da Hydra Comics. Che è diventato un caso politico. Andiamo con ordine. Ai lettori e agli appassionati della Marvel il nome Hydra non suonerà affatto nuovo: è la denominazione di una fittizia organizzazione terroristico-sovversiva, nata come società segreta, che compare nei fumetti americani Marvel Comics nel 1965. Gli spietati agenti di Hydra puntavano a istituire un nuovo ordine mondiale di stampo nazionalsocialista. Il loro motto? “Taglia una testa, altre due penderanno il suo posto”.
Sassonia ultranazionalista
Dresda, Sassonia. Un luogo a caso? No. E’ nel capoluogo del Land divenuto tristemente celebre negli ultimi anni per la nascita e l’attività violenta di gruppi di estrema destra e neonazisti che nasce Hydra Comics. Il fondatore è Michael Schafer, ex politico della Cdu poi passato a NPD e per anni dirigente dei Junge Nationaldemokraten (JN). Chi finanzia la creazione di Hydra? I destrissimi Movimento Identitario (Identitäre Bewegung) e Ein Prozent. Islamofobici, nemici dell’immigrazione e del multiculturalismo, oppositori dei diritti Lgbt. Parliamo di movimenti che non rifiutano angolazioni nostalgiche e neonaziste. Come Pegida, anche questa made in Sassonia. Nell’opera di proselitismo mediatico di queste formazioni, in particolar modo tra i giovani, oltre a cortei, presidi, manifestazioni no-vax, giocano un loro ruolo anche i fumetti.
Venticinque febbraio scorso: il caso Hydra balza alle cronache. Sulla pagina Fb di Comixene, importante rivista tedesca dedicata al fumetto, il direttore in persona fa, di fatto, da cassa di risonanza alla nascita di Hydra: prendendo formalmente le distanze dalla pubblicazione su un numero di Comixene della notizia del lancio della casa editrice nera, e invitando a indagare sulle sue origini segrete, nella pratica le offre un graditissimo spot. Comixene – come racconta sempre “Lo Spazio bianco – il cuore nel fumetto” - viene travolto da critiche durissime. Per altro: chi siano e cosa pubblichino quelli di Hydra Comics è già noto. Strisce e vignette con riferimenti ai “veri patrioti”, simbologia delle “squadre di salvaguardia” (SS) naziste, agenti segreti al servizio del popolo. Gli eroi Marvel Capitan America e Superman decontestualizzati. “Siamo aperti a tutti quegli autori che nel panorama odierno non trovano un posto in cui pubblicare” – spiega Hydra. “Opere non conformi, anche provenienti dall’estero” in difesa di quei lettori e quegli artisti che si sentono “limitati da un settore in cui l’ideologia viene prima del talento”. Intorno al progetto editoriale Hydra e alla sua lotta alla “dittatura del buonismo” si muovono artisti tedeschi della scena dell’estrema destra: il writer Wolf PM (che usa caratteri calligrafici di epoca nazista) e Remata’Clan dalla Turingia.
Asse Roma-Berlino-Tokyo
In Germania – dopo una lunga scia di violenze, molte delle quali avvenute proprio in Sassonia, e dopo la strage terroristica di Hanau del 21 febbraio 2020 – si è riaperto il dibattito sull’estremismo di destra. I servizi segreti hanno messo sotto sorveglianza AfD perché considerato un movimento pericoloso per la democrazia. AfD. Hydra. Link che si riattivano. Ci sono fumetti, in Germania, partoriti e pubblicizzati dagli stessi partiti. Tra il 2017 e il 2018 sulla pagina della sezione AfD di Berlino sono stati pubblicati sette racconti intitolati “Emilia and friends”. L’autore? Il caposezione Georg Pazderski. Protagonista dei racconti è, appunto, Emilia, una ragazza dalle sembianze di uccello, sostenitrice di AfD che difende le posizioni più estreme del partito contro una società fatta di crimini. A chi è ispirato, per la sua striscia ultranazionalista, Pazderski? Agli omologhi austriaci dell’FPÖ (Freiheitliche Partei Österreichs), partito di estrema destra austriaco il cui leader, Heinz Christian Strache, in questi anni è stato protagonista, a sua volta, di numerose vignette che lo immortalavano come un supereroe in lotta contro i mali della società liberale e globalista. Intorno a super Strache, un florilegio di riferimenti, diretti e indiretti, al nazismo e alle rune che ne hanno caratterizzato la deriva esoterica. L’elenco dei fumetti tedeschi finiti sotta accusa è lungo e fornito. Si è molto parlato, tra gli altri, di Der Vigilant. L’eroe qui – in un paradosso perfetto - è un vendicatore solitario che protegge il popolo da un partito dittatoriale ecologista. L’editore che ha dato alle stampe il fumetto si chiama Eric Zonfeld (Zonfeld-Comics). E’ noto per la pubblicazione di romanzi giovanili xenofobi, razzisti e attraversati da continui richiami al nazismo. Libri il cui contenuto – vari esposti sono finiti sul tavolo Tribunale di Colonia - “stimola l’odio razziale, glorifica o minimizza le idee del Nazionalsocialismo, glorifica i membri delle SS e discrimina gli omosessuali”. Il bisogno continuo di additare un nemico da combattere e annientare; la mitizzazione dei regimi e della razza; l'avversione verso gli "invasori” colpevoli di rovinarla. Dalla Germania all’Italia, sotto traccia, lavora la fabbrica del fumetto. L’ultimo prodotto Hydra Comics è dedicato all’artista giapponese Yukio Mishima, ultranazionalista adottato come feticcio dalle destre europee. Chi ha realizzato la nuova striscia? Semplice: Ferrogallico, l’etichetta editoriale dei fascisti di Forza Nuova distribuita dai fascisti di Altaforte-CasaPound. Siamo in tempo di pace, ma nella graphic novel si rinsalda l’asse Roma-Berlino-Tokyo.
di Paolo Berizzi - la Repubblica
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valoriontinuit · 7 years
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DIVERSITÀ È RICCHEZZA. SALENTO ROMAGNA A/R LUIGI DE GIOVANNI ESPONE A MODIGLIANA 27 AGOSTO – 3 SETTEMBRE READING LETTERARIO A CURA DELLA CASA EDITRICE IL RAGGIO VERDE PRESENTAZIONE DEL LIBRO “SALENTITUDINE” DI CARLO PETRACHI 28 agosto | Tavola rotonda: DIVERSITÀ È RICCHEZZA Il Salento, con la casa editrice Il Raggio Verde, va in trasferta in Romagna dal 27 al 29 agosto per portare la bellezza e l’energia positiva e creativa del nostro territorio e farne dono agli amici di Modigliana. Coltivare con questo gemellaggio la bellezza della cultura dell’incontro. Diversità è Ricchezza. Salento Romagna A/R, come suggerisce il titolo, ha avuto un prologo nel Salento, lo scorso 20 giugno, quando in occasione del Convegno “Cultura e sociale” (presso la sede del GAL Capo S. Maria di Leuca) Franca Soglia, presidente di “Kara Bobowski”, ha presentato la sua cooperativa nata venticinque anni fa a Modigliana e l’idea di realizzare un gemellaggio culturale rafforzando il sodalizio con la casa editrice Il Raggio Verde con la quale si è avviata una collaborazione tre anni fa grazie al libro “C’è facebook per te”. Sarà una delegazione di autori e artisti salentini ad approdare in quel di Modigliana per realizzare appunto una full immersion tra arte e letteratura per celebrare questo importante anniversario per la cooperativa “Kara Bobowski”. Nella città romagnola l’artista Luigi De Giovanni insieme al pastry chef Giuseppe Zippo saranno gli ospiti d’onore della Festa. Con loro però la casa editrice porterà alcuni autori salentini, tra i quali Carlo Petrachi che con il suo Salentitudine porterà in terra romagnola il profumo del mare del Salento e le sue storie. L’obiettivo è di rafforzare le eccellenze che accomunano i due territori nei vari settori, per consolidare e ampliare i rapporti culturali, sociali ed economici, per offrire ai territori interessati nuove e serie opportunità di sviluppo nei diversi campi del vivere civile e stabilire nuove connessioni. E come se non attraverso i linguaggi dell’arte? Dalle mostre (vernissage domenica 27 agosto ore 18) quella curata dal GAD - Kara Bobowski - Abbraccio Verde e quella sul paesaggio di Luigi De Giovanni, protagonista nei giorni successivi anche di un laboratorio aperto al pubblico e in particolare agli ospiti del centro, alla staffetta letteraria in programma sempre domenica 27 agosto, alle ore 19, che unirà in un alternanza di suoni una selezione di testi di scrittori romagnoli e salentini: Salvina La Marca, Alberta Tedioli, Niceta Maggi, Anna Signani, Anna Paola Pascali e Franca Soglia. In apertura presentazione del libro “Salentitudine” di Carlo Petrachi. Regia poetica: Antonio Spino; Regia sonora: Walter Perini. A seguire buffet a cura di Abbraccio Verde e AUSER.Infine i sapori, anch’essi si fonderanno per creare nuove suggestioni e imbastire nuove storie. Dal Salento come accennato arriverà per il gran galà per realizzare le sue dolci creazioni il pastry chef Giuseppe Zippo. Particolarmente significativo sarà la tavola rotonda sul tema: “Diversità è ricchezza” che si sovlgerà lunedì 28 agosto nella sala Bernabei in piazza Matteotti a Modigliana. Dopo i saluti di benvenuto di Valerio Roccalbegni, sindaco di Modigliana seguiranno le introduzioni di Viviana Ceroni, presidente Associazione GAD; Franca Soglia, presidente Coop. Sociale Kara Bobowski; Nicoletta Galassi, coordinatrice Coop. Agr.-Soc. Abbraccio Verde; Angelica Sansavini, consigliere Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì Giusy Petracca, presidente “Il Raggio Verde” edizioni di Lecce. Parteciperanno al convegno con i loro contributi Bruno Biserni, presidente GAL L’Altra Romagna, Carlo Petrachi, autore del libro “Salentitudine” ed esperto di storia salentina; Mauro Neri, presidente Confcooperative Forlì-Cesena; Antonietta Fulvio, direttore editoriale “Il Raggio Verde” edizioni e direttore responsabile della rivista “Arte e luoghi”; Alfonso Pascale, docente del Master in Agricoltura sociale dell’Università degli Studi Roma Tor Vergata in convenzione con la Rete Fattorie Sociali e l’Associazione Oasi. Modererà Serena Bambi, responsabile di posizione organizzativa Unione dei Comuni della Romagna Forlivese Al termine buffet a cura di Cooperativa Kara Bobowski e Ass. GAD in collaborazione con Caffetteria La Piazanova. Tantissime le attività in programma, segnaliamo in particolare martedì 29 agosto, nello splendido giardino Don Giovanni Verità in via Marconi, il “Percorso culinario dalle colline romagnole al mare del Salento” nell’ambito delle cene Open Air a cura di Abbraccio Verde, GAD e Kara Bobowski con la partecipazione del pastry chef salentino Giuseppe Zippo. Presentazione su Arte e Luoghi (Mensile di Arte Cultura Spettacolo e Curiosità) testo di Antonietta Fulvio La scenografia dell’esistenza. Lo spazio, il tempo, la memoria. Sono i cardini lungo cui si snoda la poetica di Luigi de Giovanni che nella ricerca della luce-colore ha la sua essenza. In un gioco di rimandi, dalla vista al gesto passando dall’ascolto, figlio del silenzio, al dialogo esclusivo con l’universo: De Giovanni intesse il suo racconto per immagini cogliendo il problema dell’estetizzazione del reale. Come gli antichi greci creatori di miti, De Giovanni ha generato il suo. Raccontare i luoghi ritornando alla Natura. Ritrovare il genius loci che alberga in ogni paesaggio partendo dallo studio del colore, dalla luce naturale che dovrebbe essere la lente attraverso cui guardare le cose del mondo. Oltre i 16:9 dei tv al plasma, dei monitor - dai pc, ai tablet ai cellulari di ultima generazione - che sembrano essere diventati lo spazio di confronto che intrappolano la natura e la natura dell’uomo. Una pittura estetica ma anche etica che inviti l’uomo ad una profonda riflessione e a rifondare la società in relazione ad un rapporto più autentico con la natura, senza dimenticare l’arte del buon governo della polis secondo la definizione aristotelica che vuole l’uomo per natura animale politico. Questo, in estrema sintesi, il leitmotiv della sua ricerca stilistica e pittorica. Una ricerca iniziata negli anni Sessanta nell’Accademia di Belle Arti a Roma, allievo dei maestri Avanessian e Vergoz (per la specializzazione in Scenografia). Poi lo studio del nudo con i maestri Guzzi, Spadini e lo stesso Avanessian con il quale, legato da profonda amicizia, continua un rapporto di lavoro e di studio che lo porta a dipingere en plein airper tre mesi i paesaggi marini nella provincia di Taranto e a perfezionare la tecnica dell’olio, dell’imprimitura delle tele, le tempere all’uovo. Tecniche che padroneggia con assoluta maestria per realizzare i suoi lavori, quasi quinte scenografiche, dove protagonista è un paesaggio non antropizzato, selvaggio, eppure l’uomo è presente, è lo stesso artista con il suo punto di vista a raffigurarne e a farne percepire i sentimenti, le paure ancestrali e i mutamenti dell’animo che seguono nel ritmo ver-tiginoso del colore le variazioni della natura. A parte l’iniziale esperienza figurativa e gli studi grafici, se si vuole cercare l’uomo non lo si troverà mai nelle composizioni pittoriche di De Giovanni che ha via via concentrato la sua attenzione e la sua indagine sul paesaggio. Che si tratti della Puglia o della Sardegna, o di una dimensione più intimistica, l’artista passa dal macrocosmo al microcosmo per raccontare in fondo l’esistenza umana tra paradossi e certezze legate alla contemporaneità, senza necessariamente ritrarre l’uomo. Anche quando ricorre all’evoluzione degli oggetti, risultato della tecnologia che soffoca la memoria contadina, o ai jeans, trasformandoli da supporto pittorico a icona dell’umanità, per esprimere e rappresentare il disagio della civiltà che cambia, il crollo delle ideologie, le ingiustizie sociali, il mal de vivre che rende schiavi. Lui, però con la sua pittura, intrisa di filosofia, è un uomo libero. Ribelle, forse. Ma libero di esprimere le sue idee, ciò che sente e ciò che vede, estraniandosi quasi dal contingente per raggiungere con la sua arte una sorta di limbo dove annulla lo spazio e il tempo. Un po’ come il pittore leonardiano, “padrone di tutte le cose che possono cadere in pensiero all’uomo” lui le genera con i mezzi a sua disposizione, il tratto, i contrasti cromatici, perfino le spremiture di colore direttamente sulla tela. Perché il colore è il linguaggio, la parola che si fa immagine, volume che riempie il vuoto, materia che cattura la luce. La sua ricerca pittorica coincide con un tema ricorrente che è il senso della vita e il rapporto con il cosmo. Lo abbiamo visto anche nelle sue più recenti esposizioni da La rinascita di Flora, mostra preludio al suo Dialogo con la natura – oltre i 16:9 (Brindisi, 2013) al progetto artistico, E il naufragar m’è dolce in questo mare, mostra itinerante partita nel 2014 da Tricase, che lo ha visto impegnato a costruire un itinerario pittorico lungo una direttrice immaginaria che attraversa i comuni nell’area del “Parco Naturale Regionale “Costa Otranto S.M. di Leuca - Bosco di Tricase”: Alessano, Andrano, Castrignano del Capo, Castro, Corsano, Diso, Gagliano del Capo, Ortelle, Otranto, Santa Cesarea Terme, Tiggiano e Tricase. Costa dopo costa, Luigi De Giovanni ha tracciato un percorso che è materia e colore, segno e memoria. Perché l’arte è uno strumento di valorizzazione e di promozione dei luoghi e di un ritorno ai luoghi per un approccio più autentico con la Natura. Riannodando il filo mai interrotto del suo “Dialogo con la natura”, coerente centro della sua poetica che lo ha visto esporre da Parigi a New York, da Cannes a Bruxelles oltre che nelle principali città italiane, Luigi de Giovanni dal 26 al 3 settembre sarà ospite a Modigliana dove terrà tra l’altro un laboratorio sul paesaggio e sulle narrazioni del colore. In mostra naturalmente i paesaggi del Salento, le marine e i fiori...la natura che si srotola davanti ai nostri occhi quotidianamente. In ogni sua tela si può leggere l’omaggio a Madre Terra, al miracolo della creazione che si fa pensiero e colore. Se è vero che esiste un linguaggio dei fiori proprio con essi De Giovanni parla da sempre delle angosce che possono rendere cupa l’esistenza, come il buio ingoia il paesaggio racconta della caducità della vita, metaforicamente resa nelle nature morte floreali che occupano l’intera tela in cui rintracciare il sentimento del sublime. Ma i sentimenti sono eterni. Non hanno tempo. Appartengono a generazioni di generazioni, da quando il primo uomo ha respirato il profumo di essenze diventate memoria: come l’odore intenso della terra bagnata dalla pioggia, il bouquet dei fiori di campo, la fragranza inebriante della macchia mediterranea, percezioni e visioni immagazzinate come dati per poi essere decodificate e riaperte come file del ricordo. De Giovanni ha inventato un suo codice espressivo, elaborando e digerendo i grandi maestri dell’arte dall’impressionismo, all’espressionismo, alla scuola romana; il suo segno è materico, incisivo, la sua tavolozza dai cromatismi quasi sempre violenti perché la natura è violenta – dice – non è mai statica. C’è sempre in corso una lotta, invisibile agli occhi, perché l’equilibrio naturale resti tale. Per lui dipingere è un rito ancestrale e con la stessa sacralità con cui gli antichi sacerdoti si recavano al tempio ce lo immaginiamo quando all’alba imbraccia tele e pennelli per catturare una minima variazione di luce, il gioco di ombre o semplicemente i fotogrammi di una pellicola che la natura srotola davanti ai nostri occhi, quotidianamente. Con immutata passione si dirige in un luogo ben preciso, perché, come lui stesso rivela, ha scoperto degli angoli della sua Specchia, come del Salento e della Sardegna, dove trovare l’inquadratura perfetta da trasferire sullo spazio pittorico. Uno spazio che può moltiplicarsi nei moduli quadrati, nelle tele rettangolari che si avvicinano alla dimensione di quel sedici noni attraverso i quali noi umanità di terzo millennio guardiamo alla realtà. Una realtà fittizia, perché elaborazione di bit, di pixel che ci rendono prigionieri. Il nostro spazio visivo è sempre più uno spazio virtuale. Mediatico. Dal tubo catodico al plasma, ai led, i monitor sono diventati la nostra finestra sul mondo e spesso, sempre più spesso, dimentichiamo di aprire le finestre reali e guardare la natura che prosegue inarrestabile il suo ciclo vitale. Un ciclo che Luigi De Giovanni inquadra e cerca di fermare in uno spazio tempo che ha perso le coordinate convenzionali. La sua pittura è un invito a guardare. Oltre e dentro noi stessi. A riflettere su quel processo di equilibrio che è alla base della vita e che noi con il nostro agire quotidiano stiamo alterando, e seriamente compromettendo in una direzione che può portare solo ad un processo irreversibile. Luigi De Giovanni è un sognatore perché la dimensione del sogno e la metafisica sono la vera password per accedere alla spiritualità che domina tanto il cosmo esteriore che quello interiore. Nell’arte si rinnova l’estrema attuazione della libertà del pensiero, quel guardare oltre e dentro di sé che fa fede a quel meraviglioso precetto leonardiano secondo il quale il pittore «se vuol generare siti deserti, luoghi ombrosi o freschi ne’ tempi caldi, esso li figura, e così luoghi caldi ne’ tempi freddi. Se vuol valli, il simile; se vuole dalle alte cime di monti scoprire gran campagna, e se vuole dopo quelle vedere l’orizzonte del mare egli n'è signore; e così pure se dalle basse valli vuol vedere gli alti monti, o dagli alti monti le basse valli e spiagge. Ed in effetto ciò che è nell'universo per essenza, presenza o immaginazione, esso lo ha prima nella mente, e poi nelle mani, e quelle sono di tanta eccellenza, che in pari tempo generano una proporzionata armonia in un solo sguardo qual fanno le cose». E lui, con la sua pittura, nipote della Natura, ci offre insoliti e originali sguardi. A noi la scelta di imparare a guardare. Oltre i 16:9, appunto. degiovanniluigi.com
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degiovanniluigi · 7 years
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De Giovanni Luigi a ModiglianaDIVERSITÀ È RICCHEZZA. SALENTO ROMAGNA A/R LUIGI DE GIOVANNI ESPONE A MODIGLIANA 27 AGOSTO – 3 SETTEMBRE READING LETTERARIO A CURA DELLA CASA EDITRICE IL RAGGIO VERDE PRESENTAZIONE DEL LIBRO “SALENTITUDINE” DI CARLO PETRACHI 28 agosto | Tavola rotonda: DIVERSITÀ È RICCHEZZA Il Salento, con la casa editrice Il Raggio Verde, va in trasferta in Romagna dal 27 al 29 agosto per portare la bellezza e l’energia positiva e creativa del nostro territorio e farne dono agli amici di Modigliana. Coltivare con questo gemellaggio la bellezza della cultura dell’incontro. Diversità è Ricchezza. Salento Romagna A/R, come suggerisce il titolo, ha avuto un prologo nel Salento, lo scorso 20 giugno, quando in occasione del Convegno “Cultura e sociale” (presso la sede del GAL Capo S. Maria di Leuca) Franca Soglia, presidente di “Kara Bobowski”, ha presentato la sua cooperativa nata venticinque anni fa a Modigliana e l’idea di realizzare un gemellaggio culturale rafforzando il sodalizio con la casa editrice Il Raggio Verde con la quale si è avviata una collaborazione tre anni fa grazie al libro “C’è facebook per te”. Sarà una delegazione di autori e artisti salentini ad approdare in quel di Modigliana per realizzare appunto una full immersion tra arte e letteratura per celebrare questo importante anniversario per la cooperativa “Kara Bobowski”. Nella città romagnola l’artista Luigi De Giovanni insieme al pastry chef Giuseppe Zippo saranno gli ospiti d’onore della Festa. Con loro però la casa editrice porterà alcuni autori salentini, tra i quali Carlo Petrachi che con il suo Salentitudine porterà in terra romagnola il profumo del mare del Salento e le sue storie. L’obiettivo è di rafforzare le eccellenze che accomunano i due territori nei vari settori, per consolidare e ampliare i rapporti culturali, sociali ed economici, per offrire ai territori interessati nuove e serie opportunità di sviluppo nei diversi campi del vivere civile e stabilire nuove connessioni. E come se non attraverso i linguaggi dell’arte? Dalle mostre (vernissage domenica 27 agosto ore 18) quella curata dal GAD – Kara Bobowski – Abbraccio Verde e quella sul paesaggio di Luigi De Giovanni, protagonista nei giorni successivi anche di un laboratorio aperto al pubblico e in particolare agli ospiti del centro, alla staffetta letteraria in programma sempre domenica 27 agosto, alle ore 19, che unirà in un alternanza di suoni una selezione di testi di scrittori romagnoli e salentini: Salvina La Marca, Alberta Tedioli, Niceta Maggi, Anna Signani, Anna Paola Pascali e Franca Soglia. In apertura presentazione del libro “Salentitudine” di Carlo Petrachi. Regia poetica: Antonio Spino; Regia sonora: Walter Perini. A seguire buffet a cura di Abbraccio Verde e AUSER.Infine i sapori, anch’essi si fonderanno per creare nuove suggestioni e imbastire nuove storie. Dal Salento come accennato arriverà per il gran galà per realizzare le sue dolci creazioni il pastry chef Giuseppe Zippo. Particolarmente significativo sarà la tavola rotonda sul tema: “Diversità è ricchezza” che si sovlgerà lunedì 28 agosto nella sala Bernabei in piazza Matteotti a Modigliana. Dopo i saluti di benvenuto di Valerio Roccalbegni, sindaco di Modigliana seguiranno le introduzioni di Viviana Ceroni, presidente Associazione GAD; Franca Soglia, presidente Coop. Sociale Kara Bobowski; Nicoletta Galassi, coordinatrice Coop. Agr.-Soc. Abbraccio Verde; Angelica Sansavini, consigliere Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì Giusy Petracca, presidente “Il Raggio Verde” edizioni di Lecce. Parteciperanno al convegno con i loro contributi Bruno Biserni, presidente GAL L’Altra Romagna, Carlo Petrachi, autore del libro “Salentitudine” ed esperto di storia salentina; Mauro Neri, presidente Confcooperative Forlì-Cesena; Antonietta Fulvio, direttore editoriale “Il Raggio Verde” edizioni e direttore responsabile della rivista “Arte e luoghi”; Alfonso Pascale, docente del Master in Agricoltura sociale dell’Università degli Studi Roma Tor Vergata in convenzione con la Rete Fattorie Sociali e l’Associazione Oasi. Modererà Serena Bambi, responsabile di posizione organizzativa Unione dei Comuni della Romagna Forlivese Al termine buffet a cura di Cooperativa Kara Bobowski e Ass. GAD in collaborazione con Caffetteria La Piazanova. Tantissime le attività in programma, segnaliamo in particolare martedì 29 agosto, nello splendido giardino Don Giovanni Verità in via Marconi, il “Percorso culinario dalle colline romagnole al mare del Salento” nell’ambito delle cene Open Air a cura di Abbraccio Verde, GAD e Kara Bobowski con la partecipazione del pastry chef salentino Giuseppe Zippo. Presentazione su Arte e Luoghi (Mensile di Arte Cultura Spettacolo e Curiosità) testo di Antonietta Fulvio La scenografia dell’esistenza. Lo spazio, il tempo, la memoria. Sono i cardini lungo cui si snoda la poetica di Luigi de Giovanni che nella ricerca della luce-colore ha la sua essenza. In un gioco di rimandi, dalla vista al gesto passando dall’ascolto, figlio del silenzio, al dialogo esclusivo con l’universo: De Giovanni intesse il suo racconto per immagini cogliendo il problema dell’estetizzazione del reale. Come gli antichi greci creatori di miti, De Giovanni ha generato il suo. Raccontare i luoghi ritornando alla Natura. Ritrovare il genius loci che alberga in ogni paesaggio partendo dallo studio del colore, dalla luce naturale che dovrebbe essere la lente attraverso cui guardare le cose del mondo. Oltre i 16:9 dei tv al plasma, dei monitor – dai pc, ai tablet ai cellulari di ultima generazione – che sembrano essere diventati lo spazio di confronto che intrappolano la natura e la natura dell’uomo. Una pittura estetica ma anche etica che inviti l’uomo ad una profonda riflessione e a rifondare la società in relazione ad un rapporto più autentico con la natura, senza dimenticare l’arte del buon governo della polis secondo la definizione aristotelica che vuole l’uomo per natura animale politico. Questo, in estrema sintesi, il leitmotiv della sua ricerca stilistica e pittorica. Una ricerca iniziata negli anni Sessanta nell’Accademia di Belle Arti a Roma, allievo dei maestri Avanessian e Vergoz (per la specializzazione in Scenografia). Poi lo studio del nudo con i maestri Guzzi, Spadini e lo stesso Avanessian con il quale, legato da profonda amicizia, continua un rapporto di lavoro e di studio che lo porta a dipingere en plein airper tre mesi i paesaggi marini nella provincia di Taranto e a perfezionare la tecnica dell’olio, dell’imprimitura delle tele, le tempere all’uovo. Tecniche che padroneggia con assoluta maestria per realizzare i suoi lavori, quasi quinte scenografiche, dove protagonista è un paesaggio non antropizzato, selvaggio, eppure l’uomo è presente, è lo stesso artista con il suo punto di vista a raffigurarne e a farne percepire i sentimenti, le paure ancestrali e i mutamenti dell’animo che seguono nel ritmo ver-tiginoso del colore le variazioni della natura. A parte l’iniziale esperienza figurativa e gli studi grafici, se si vuole cercare l’uomo non lo si troverà mai nelle composizioni pittoriche di De Giovanni che ha via via concentrato la sua attenzione e la sua indagine sul paesaggio. Che si tratti della Puglia o della Sardegna, o di una dimensione più intimistica, l’artista passa dal macrocosmo al microcosmo per raccontare in fondo l’esistenza umana tra paradossi e certezze legate alla contemporaneità, senza necessariamente ritrarre l’uomo. Anche quando ricorre all’evoluzione degli oggetti, risultato della tecnologia che soffoca la memoria contadina, o ai jeans, trasformandoli da supporto pittorico a icona dell’umanità, per esprimere e rappresentare il disagio della civiltà che cambia, il crollo delle ideologie, le ingiustizie sociali, il mal de vivre che rende schiavi. Lui, però con la sua pittura, intrisa di filosofia, è un uomo libero. Ribelle, forse. Ma libero di esprimere le sue idee, ciò che sente e ciò che vede, estraniandosi quasi dal contingente per raggiungere con la sua arte una sorta di limbo dove annulla lo spazio e il tempo. Un po’ come il pittore leonardiano, “padrone di tutte le cose che possono cadere in pensiero all’uomo” lui le genera con i mezzi a sua disposizione, il tratto, i contrasti cromatici, perfino le spremiture di colore direttamente sulla tela. Perché il colore è il linguaggio, la parola che si fa immagine, volume che riempie il vuoto, materia che cattura la luce. La sua ricerca pittorica coincide con un tema ricorrente che è il senso della vita e il rapporto con il cosmo. Lo abbiamo visto anche nelle sue più recenti esposizioni da La rinascita di Flora, mostra preludio al suo Dialogo con la natura – oltre i 16:9 (Brindisi, 2013) al progetto artistico, E il naufragar m’è dolce in questo mare, mostra itinerante partita nel 2014 da Tricase, che lo ha visto impegnato a costruire un itinerario pittorico lungo una direttrice immaginaria che attraversa i comuni nell’area del “Parco Naturale Regionale “Costa Otranto S.M. di Leuca – Bosco di Tricase”: Alessano, Andrano, Castrignano del Capo, Castro, Corsano, Diso, Gagliano del Capo, Ortelle, Otranto, Santa Cesarea Terme, Tiggiano e Tricase. Costa dopo costa, Luigi De Giovanni ha tracciato un percorso che è materia e colore, segno e memoria. Perché l’arte è uno strumento di valorizzazione e di promozione dei luoghi e di un ritorno ai luoghi per un approccio più autentico con la Natura. Riannodando il filo mai interrotto del suo “Dialogo con la natura”, coerente centro della sua poetica che lo ha visto esporre da Parigi a New York, da Cannes a Bruxelles oltre che nelle principali città italiane, Luigi de Giovanni dal 26 al 3 settembre sarà ospite a Modigliana dove terrà tra l’altro un laboratorio sul paesaggio e sulle narrazioni del colore. In mostra naturalmente i paesaggi del Salento, le marine e i fiori…la natura che si srotola davanti ai nostri occhi quotidianamente. In ogni sua tela si può leggere l’omaggio a Madre Terra, al miracolo della creazione che si fa pensiero e colore. Se è vero che esiste un linguaggio dei fiori proprio con essi De Giovanni parla da sempre delle angosce che possono rendere cupa l’esistenza, come il buio ingoia il paesaggio racconta della caducità della vita, metaforicamente resa nelle nature morte floreali che occupano l’intera tela in cui rintracciare il sentimento del sublime. Ma i sentimenti sono eterni. Non hanno tempo. Appartengono a generazioni di generazioni, da quando il primo uomo ha respirato il profumo di essenze diventate memoria: come l’odore intenso della terra bagnata dalla pioggia, il bouquet dei fiori di campo, la fragranza inebriante della macchia mediterranea, percezioni e visioni immagazzinate come dati per poi essere decodificate e riaperte come file del ricordo. De Giovanni ha inventato un suo codice espressivo, elaborando e digerendo i grandi maestri dell’arte dall’impressionismo, all’espressionismo, alla scuola romana; il suo segno è materico, incisivo, la sua tavolozza dai cromatismi quasi sempre violenti perché la natura è violenta – dice – non è mai statica. C’è sempre in corso una lotta, invisibile agli occhi, perché l’equilibrio naturale resti tale. Per lui dipingere è un rito ancestrale e con la stessa sacralità con cui gli antichi sacerdoti si recavano al tempio ce lo immaginiamo quando all’alba imbraccia tele e pennelli per catturare una minima variazione di luce, il gioco di ombre o semplicemente i fotogrammi di una pellicola che la natura srotola davanti ai nostri occhi, quotidianamente. Con immutata passione si dirige in un luogo ben preciso, perché, come lui stesso rivela, ha scoperto degli angoli della sua Specchia, come del Salento e della Sardegna, dove trovare l’inquadratura perfetta da trasferire sullo spazio pittorico. Uno spazio che può moltiplicarsi nei moduli quadrati, nelle tele rettangolari che si avvicinano alla dimensione di quel sedici noni attraverso i quali noi umanità di terzo millennio guardiamo alla realtà. Una realtà fittizia, perché elaborazione di bit, di pixel che ci rendono prigionieri. Il nostro spazio visivo è sempre più uno spazio virtuale. Mediatico. Dal tubo catodico al plasma, ai led, i monitor sono diventati la nostra finestra sul mondo e spesso, sempre più spesso, dimentichiamo di aprire le finestre reali e guardare la natura che prosegue inarrestabile il suo ciclo vitale. Un ciclo che Luigi De Giovanni inquadra e cerca di fermare in uno spazio tempo che ha perso le coordinate convenzionali. La sua pittura è un invito a guardare. Oltre e dentro noi stessi. A riflettere su quel processo di equilibrio che è alla base della vita e che noi con il nostro agire quotidiano stiamo alterando, e seriamente compromettendo in una direzione che può portare solo ad un processo irreversibile. Luigi De Giovanni è un sognatore perché la dimensione del sogno e la metafisica sono la vera password per accedere alla spiritualità che domina tanto il cosmo esteriore che quello interiore. Nell’arte si rinnova l’estrema attuazione della libertà del pensiero, quel guardare oltre e dentro di sé che fa fede a quel meraviglioso precetto leonardiano secondo il quale il pittore «se vuol generare siti deserti, luoghi ombrosi o freschi ne’ tempi caldi, esso li figura, e così luoghi caldi ne’ tempi freddi. Se vuol valli, il simile; se vuole dalle alte cime di monti scoprire gran campagna, e se vuole dopo quelle vedere l’orizzonte del mare egli n’è signore; e così pure se dalle basse valli vuol vedere gli alti monti, o dagli alti monti le basse valli e spiagge. Ed in effetto ciò che è nell’universo per essenza, presenza o immaginazione, esso lo ha prima nella mente, e poi nelle mani, e quelle sono di tanta eccellenza, che in pari tempo generano una proporzionata armonia in un solo sguardo qual fanno le cose». E lui, con la sua pittura, nipote della Natura, ci offre insoliti e originali sguardi. A noi la scelta di imparare a guardare. Oltre i 16:9, appunto. degiovanniluigi.com
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DIVERSITÀ È RICCHEZZA. SALENTO ROMAGNA A/R LUIGI DE GIOVANNI ESPONE A MODIGLIANA 27 AGOSTO – 3 SETTEMBRE READING LETTERARIO A CURA DELLA CASA EDITRICE IL RAGGIO VERDE PRESENTAZIONE DEL LIBRO “SALENTITUDINE” DI CARLO PETRACHI 28 agosto | Tavola rotonda: DIVERSITÀ È RICCHEZZA Il Salento, con la casa editrice Il Raggio Verde, va in trasferta in Romagna dal 27 al 29 agosto per portare la bellezza e l’energia positiva e creativa del nostro territorio e farne dono agli amici di Modigliana. Coltivare con questo gemellaggio la bellezza della cultura dell’incontro. Diversità è Ricchezza. Salento Romagna A/R, come suggerisce il titolo, ha avuto un prologo nel Salento, lo scorso 20 giugno, quando in occasione del Convegno “Cultura e sociale” (presso la sede del GAL Capo S. Maria di Leuca) Franca Soglia, presidente di “Kara Bobowski”, ha presentato la sua cooperativa nata venticinque anni fa a Modigliana e l’idea di realizzare un gemellaggio culturale rafforzando il sodalizio con la casa editrice Il Raggio Verde con la quale si è avviata una collaborazione tre anni fa grazie al libro “C’è facebook per te”. Sarà una delegazione di autori e artisti salentini ad approdare in quel di Modigliana per realizzare appunto una full immersion tra arte e letteratura per celebrare questo importante anniversario per la cooperativa “Kara Bobowski”. Nella città romagnola l’artista Luigi De Giovanni insieme al pastry chef Giuseppe Zippo saranno gli ospiti d’onore della Festa. Con loro però la casa editrice porterà alcuni autori salentini, tra i quali Carlo Petrachi che con il suo Salentitudine porterà in terra romagnola il profumo del mare del Salento e le sue storie. L’obiettivo è di rafforzare le eccellenze che accomunano i due territori nei vari settori, per consolidare e ampliare i rapporti culturali, sociali ed economici, per offrire ai territori interessati nuove e serie opportunità di sviluppo nei diversi campi del vivere civile e stabilire nuove connessioni. E come se non attraverso i linguaggi dell’arte? Dalle mostre (vernissage domenica 27 agosto ore 18) quella curata dal GAD - Kara Bobowski - Abbraccio Verde e quella sul paesaggio di Luigi De Giovanni, protagonista nei giorni successivi anche di un laboratorio aperto al pubblico e in particolare agli ospiti del centro, alla staffetta letteraria in programma sempre domenica 27 agosto, alle ore 19, che unirà in un alternanza di suoni una selezione di testi di scrittori romagnoli e salentini: Salvina La Marca, Alberta Tedioli, Niceta Maggi, Anna Signani, Anna Paola Pascali e Franca Soglia. In apertura presentazione del libro “Salentitudine” di Carlo Petrachi. Regia poetica: Antonio Spino; Regia sonora: Walter Perini. A seguire buffet a cura di Abbraccio Verde e AUSER.Infine i sapori, anch’essi si fonderanno per creare nuove suggestioni e imbastire nuove storie. Dal Salento come accennato arriverà per il gran galà per realizzare le sue dolci creazioni il pastry chef Giuseppe Zippo. Particolarmente significativo sarà la tavola rotonda sul tema: “Diversità è ricchezza” che si sovlgerà lunedì 28 agosto nella sala Bernabei in piazza Matteotti a Modigliana. Dopo i saluti di benvenuto di Valerio Roccalbegni, sindaco di Modigliana seguiranno le introduzioni di Viviana Ceroni, presidente Associazione GAD; Franca Soglia, presidente Coop. Sociale Kara Bobowski; Nicoletta Galassi, coordinatrice Coop. Agr.-Soc. Abbraccio Verde; Angelica Sansavini, consigliere Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì Giusy Petracca, presidente “Il Raggio Verde” edizioni di Lecce. Parteciperanno al convegno con i loro contributi Bruno Biserni, presidente GAL L’Altra Romagna, Carlo Petrachi, autore del libro “Salentitudine” ed esperto di storia salentina; Mauro Neri, presidente Confcooperative Forlì-Cesena; Antonietta Fulvio, direttore editoriale “Il Raggio Verde” edizioni e direttore responsabile della rivista “Arte e luoghi”; Alfonso Pascale, docente del Master in Agricoltura sociale dell’Università degli Studi Roma Tor Vergata in convenzione con la Rete Fattorie Sociali e l’Associazione Oasi. Modererà Serena Bambi, responsabile di posizione organizzativa Unione dei Comuni della Romagna Forlivese Al termine buffet a cura di Cooperativa Kara Bobowski e Ass. GAD in collaborazione con Caffetteria La Piazanova. Tantissime le attività in programma, segnaliamo in particolare martedì 29 agosto, nello splendido giardino Don Giovanni Verità in via Marconi, il “Percorso culinario dalle colline romagnole al mare del Salento” nell’ambito delle cene Open Air a cura di Abbraccio Verde, GAD e Kara Bobowski con la partecipazione del pastry chef salentino Giuseppe Zippo. Presentazione su Arte e Luoghi (Mensile di Arte Cultura Spettacolo e Curiosità) testo di Antonietta Fulvio La scenografia dell’esistenza. Lo spazio, il tempo, la memoria. Sono i cardini lungo cui si snoda la poetica di Luigi de Giovanni che nella ricerca della luce-colore ha la sua essenza. In un gioco di rimandi, dalla vista al gesto passando dall’ascolto, figlio del silenzio, al dialogo esclusivo con l’universo: De Giovanni intesse il suo racconto per immagini cogliendo il problema dell’estetizzazione del reale. Come gli antichi greci creatori di miti, De Giovanni ha generato il suo. Raccontare i luoghi ritornando alla Natura. Ritrovare il genius loci che alberga in ogni paesaggio partendo dallo studio del colore, dalla luce naturale che dovrebbe essere la lente attraverso cui guardare le cose del mondo. Oltre i 16:9 dei tv al plasma, dei monitor - dai pc, ai tablet ai cellulari di ultima generazione - che sembrano essere diventati lo spazio di confronto che intrappolano la natura e la natura dell’uomo. Una pittura estetica ma anche etica che inviti l’uomo ad una profonda riflessione e a rifondare la società in relazione ad un rapporto più autentico con la natura, senza dimenticare l’arte del buon governo della polis secondo la definizione aristotelica che vuole l’uomo per natura animale politico. Questo, in estrema sintesi, il leitmotiv della sua ricerca stilistica e pittorica. Una ricerca iniziata negli anni Sessanta nell’Accademia di Belle Arti a Roma, allievo dei maestri Avanessian e Vergoz (per la specializzazione in Scenografia). Poi lo studio del nudo con i maestri Guzzi, Spadini e lo stesso Avanessian con il quale, legato da profonda amicizia, continua un rapporto di lavoro e di studio che lo porta a dipingere en plein airper tre mesi i paesaggi marini nella provincia di Taranto e a perfezionare la tecnica dell’olio, dell’imprimitura delle tele, le tempere all’uovo. Tecniche che padroneggia con assoluta maestria per realizzare i suoi lavori, quasi quinte scenografiche, dove protagonista è un paesaggio non antropizzato, selvaggio, eppure l’uomo è presente, è lo stesso artista con il suo punto di vista a raffigurarne e a farne percepire i sentimenti, le paure ancestrali e i mutamenti dell’animo che seguono nel ritmo ver-tiginoso del colore le variazioni della natura. A parte l’iniziale esperienza figurativa e gli studi grafici, se si vuole cercare l’uomo non lo si troverà mai nelle composizioni pittoriche di De Giovanni che ha via via concentrato la sua attenzione e la sua indagine sul paesaggio. Che si tratti della Puglia o della Sardegna, o di una dimensione più intimistica, l’artista passa dal macrocosmo al microcosmo per raccontare in fondo l’esistenza umana tra paradossi e certezze legate alla contemporaneità, senza necessariamente ritrarre l’uomo. Anche quando ricorre all’evoluzione degli oggetti, risultato della tecnologia che soffoca la memoria contadina, o ai jeans, trasformandoli da supporto pittorico a icona dell’umanità, per esprimere e rappresentare il disagio della civiltà che cambia, il crollo delle ideologie, le ingiustizie sociali, il mal de vivre che rende schiavi. Lui, però con la sua pittura, intrisa di filosofia, è un uomo libero. Ribelle, forse. Ma libero di esprimere le sue idee, ciò che sente e ciò che vede, estraniandosi quasi dal contingente per raggiungere con la sua arte una sorta di limbo dove annulla lo spazio e il tempo. Un po’ come il pittore leonardiano, “padrone di tutte le cose che possono cadere in pensiero all’uomo” lui le genera con i mezzi a sua disposizione, il tratto, i contrasti cromatici, perfino le spremiture di colore direttamente sulla tela. Perché il colore è il linguaggio, la parola che si fa immagine, volume che riempie il vuoto, materia che cattura la luce. La sua ricerca pittorica coincide con un tema ricorrente che è il senso della vita e il rapporto con il cosmo. Lo abbiamo visto anche nelle sue più recenti esposizioni da La rinascita di Flora, mostra preludio al suo Dialogo con la natura – oltre i 16:9 (Brindisi, 2013) al progetto artistico, E il naufragar m’è dolce in questo mare, mostra itinerante partita nel 2014 da Tricase, che lo ha visto impegnato a costruire un itinerario pittorico lungo una direttrice immaginaria che attraversa i comuni nell’area del “Parco Naturale Regionale “Costa Otranto S.M. di Leuca - Bosco di Tricase”: Alessano, Andrano, Castrignano del Capo, Castro, Corsano, Diso, Gagliano del Capo, Ortelle, Otranto, Santa Cesarea Terme, Tiggiano e Tricase. Costa dopo costa, Luigi De Giovanni ha tracciato un percorso che è materia e colore, segno e memoria. Perché l’arte è uno strumento di valorizzazione e di promozione dei luoghi e di un ritorno ai luoghi per un approccio più autentico con la Natura. Riannodando il filo mai interrotto del suo “Dialogo con la natura”, coerente centro della sua poetica che lo ha visto esporre da Parigi a New York, da Cannes a Bruxelles oltre che nelle principali città italiane, Luigi de Giovanni dal 26 al 3 settembre sarà ospite a Modigliana dove terrà tra l’altro un laboratorio sul paesaggio e sulle narrazioni del colore. In mostra naturalmente i paesaggi del Salento, le marine e i fiori...la natura che si srotola davanti ai nostri occhi quotidianamente. In ogni sua tela si può leggere l’omaggio a Madre Terra, al miracolo della creazione che si fa pensiero e colore. Se è vero che esiste un linguaggio dei fiori proprio con essi De Giovanni parla da sempre delle angosce che possono rendere cupa l’esistenza, come il buio ingoia il paesaggio racconta della caducità della vita, metaforicamente resa nelle nature morte floreali che occupano l’intera tela in cui rintracciare il sentimento del sublime. Ma i sentimenti sono eterni. Non hanno tempo. Appartengono a generazioni di generazioni, da quando il primo uomo ha respirato il profumo di essenze diventate memoria: come l’odore intenso della terra bagnata dalla pioggia, il bouquet dei fiori di campo, la fragranza inebriante della macchia mediterranea, percezioni e visioni immagazzinate come dati per poi essere decodificate e riaperte come file del ricordo. De Giovanni ha inventato un suo codice espressivo, elaborando e digerendo i grandi maestri dell’arte dall’impressionismo, all’espressionismo, alla scuola romana; il suo segno è materico, incisivo, la sua tavolozza dai cromatismi quasi sempre violenti perché la natura è violenta – dice – non è mai statica. C’è sempre in corso una lotta, invisibile agli occhi, perché l’equilibrio naturale resti tale. Per lui dipingere è un rito ancestrale e con la stessa sacralità con cui gli antichi sacerdoti si recavano al tempio ce lo immaginiamo quando all’alba imbraccia tele e pennelli per catturare una minima variazione di luce, il gioco di ombre o semplicemente i fotogrammi di una pellicola che la natura srotola davanti ai nostri occhi, quotidianamente. Con immutata passione si dirige in un luogo ben preciso, perché, come lui stesso rivela, ha scoperto degli angoli della sua Specchia, come del Salento e della Sardegna, dove trovare l’inquadratura perfetta da trasferire sullo spazio pittorico. Uno spazio che può moltiplicarsi nei moduli quadrati, nelle tele rettangolari che si avvicinano alla dimensione di quel sedici noni attraverso i quali noi umanità di terzo millennio guardiamo alla realtà. Una realtà fittizia, perché elaborazione di bit, di pixel che ci rendono prigionieri. Il nostro spazio visivo è sempre più uno spazio virtuale. Mediatico. Dal tubo catodico al plasma, ai led, i monitor sono diventati la nostra finestra sul mondo e spesso, sempre più spesso, dimentichiamo di aprire le finestre reali e guardare la natura che prosegue inarrestabile il suo ciclo vitale. Un ciclo che Luigi De Giovanni inquadra e cerca di fermare in uno spazio tempo che ha perso le coordinate convenzionali. La sua pittura è un invito a guardare. Oltre e dentro noi stessi. A riflettere su quel processo di equilibrio che è alla base della vita e che noi con il nostro agire quotidiano stiamo alterando, e seriamente compromettendo in una direzione che può portare solo ad un processo irreversibile. Luigi De Giovanni è un sognatore perché la dimensione del sogno e la metafisica sono la vera password per accedere alla spiritualità che domina tanto il cosmo esteriore che quello interiore. Nell’arte si rinnova l’estrema attuazione della libertà del pensiero, quel guardare oltre e dentro di sé che fa fede a quel meraviglioso precetto leonardiano secondo il quale il pittore «se vuol generare siti deserti, luoghi ombrosi o freschi ne’ tempi caldi, esso li figura, e così luoghi caldi ne’ tempi freddi. Se vuol valli, il simile; se vuole dalle alte cime di monti scoprire gran campagna, e se vuole dopo quelle vedere l’orizzonte del mare egli n'è signore; e così pure se dalle basse valli vuol vedere gli alti monti, o dagli alti monti le basse valli e spiagge. Ed in effetto ciò che è nell'universo per essenza, presenza o immaginazione, esso lo ha prima nella mente, e poi nelle mani, e quelle sono di tanta eccellenza, che in pari tempo generano una proporzionata armonia in un solo sguardo qual fanno le cose». E lui, con la sua pittura, nipote della Natura, ci offre insoliti e originali sguardi. A noi la scelta di imparare a guardare. Oltre i 16:9, appunto. degiovanniluigi.com
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