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#centrini di pizzo
passiondiyblog · 9 years
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Coni portariso fai da te https://www.passiondiy.com/coni-portariso-fai-da-te/ Coni portariso per un #matrimonio fai da te!
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mezzopieno-news · 2 years
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IN SARDEGNA SI DECORA IL CIELO CON L’UNCINETTO
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Un piccolo Comune in Sardegna ha ideato un modo originale e creativo per valorizzare una vecchia tradizione, quella dei centrini di pizzo.
Una volta usati per adornare i centritavola, questi preziosi lavori prodotti dalle mani laboriose, si stanno dimenticando; per questo motivo a Domusnovas, nella provincia del Sud Sardegna un’associazione di donne, con il patrocinio del Comune ha creato un tappeto di centrini sospeso nel cielo proprio sopra un corso del paese. Come tante nuvole leggere e delicate i centrini, nati dalle mani delle donne del paese, hanno impreziosito la via centrale del borgo creando ombre, geometrie delicate e spiragli di luce. L’iniziativa ha attirato l’attenzione dei media e molti curiosi che sono accorsi nel piccolo Comune, facendogli riscoprire una insolita notorietà e donandogli una grande bellezza.
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Fonte: Cagliari Pad; foto su gentile concessione di Gian Marco Leoni
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Irama come noi da piccolæ che giocavamo a Spiderman con i centrini di pizzo della nonna
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pessimismodaiolo · 4 years
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Così, giusto per aprire una discussione futile, io adoro i copricostumi. E anche quelli in pizzo mi piacciono molto, non sembrano per forza centrini della nonna, dipende dal pizzo. 🙊
Se parliamo di pizzo vero, hai ragione è stupendo, se parliamo di quelle cose che vendono al mare per 5€ sono orribili e fatte malissimo. In generale i copricostume sono abbastanza inutili, però se a te piacciono chi sono io per impedirti di prenderli 🌸
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Centrini
Penso siano l’oggetto più inutile e antiestetico fra i soprammobili. Sono terribili: bianchi, bucherellati e con fantasie una più brutta dell’altra. Sono stati creati per infastidire chi li odia e per far perdere tempo a chi li ama. Si perde tempo per tenerli puliti e candidi ma anche per farli. Perché mica ci si accontenta di un centrino fatto da qualcun altro, se si è fan di questi stupidi oggetti ci si vuole creare il proprio, magari più bucherellato e con un pizzo differente rispetto a quella dell’amica. Eh già, perché poi si creano i gruppetti, che sono un po’ più come delle sette in realtà. Gruppi di signore amanti dell’uncinetto che si riuniscono per creare, parlare, e organizzare la diffusione dei centrini,  magari bevendosi anche una tazza di tè con qualche biscotto. Non si accontentano di produrseli per loro, ne fanno appositamente quantità spropositate per poterli regalare ad ogni tipo di festa ad ogni amico o parente. Che poi non mi è chiaro se lo facciano solo con l’intento di farti un regalo o se lo facciano con lo scopo di farti appassionare per poi tirarti all’interno del giro, insegnarti a creare centrini e far si che anche tu possa essere capace di produrne una quantità tale da poterli regalare a tua volta. Forse vogliono espandersi, forse vogliono controllare il pianeta, forse vogliono ricoprirlo di centrini. Chissà, ma se per un qualche motivo dovesse essere così sono sicuro che faranno di tutto per farcela. State attenti. 
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ricalcolopercorso · 7 years
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Condivisio
Camminavo tra questi palazzi, inquadrati in corti e cortili, fino al limitare della strada provinciale, per una via traversa in cui i pochi negozi ancora aperti resistevano ad insegne accese.
Una sera assolutamente banale, un appuntamento di facciata per un qualche raduno pseudo-amichevole d’atmosfera vagamente natalizia. Arrivato allo slargo del parcheggio, proprio davanti a quello stabile anni ’60, dall’androne vetrato e la guardiola polverosa, mi fermavo a pensare: mi ritrovavo a seguire con lo sguardo la linea di piastrelle traslucide che dal portone d’ingresso salivano al cielo, fino al quarto o quinto piano, incocciando con la sagoma di un qualcuno, la cui ombra pareva intenta a litigarsi il controluce di una finestra accesa, tra stendini e piante aromatiche. Appena di lato, una scarpiera scalcinata faceva da altare a fili ed antenne, parabole, pezzi di lampadari e soprammobili. D’intorno, nella penombra di un qualche novembre, la luce rosa del cielo serale litigava con la luce azzurra del preserale televisivo, in attesa di una cena o del caffè, fitto del contorno disordinato di altre sagome, di magliette e pigiami, piatti da lavare, discorsi gesticolati, bollette e centrini di pizzo, fori di tapparelle illuminati a neon. Si vedeva da là sotto tutto un condominio di esistenze, strette fra mura larghe, strizzate in un’edilizia caotica in cui condividere spazi e tempi con altre vite, speranze e rassegnazioni, tra cumuli di ricordi e oggetti fatti apposta per ricordarceli.
E immaginando tutte quelle vite, mi ricordavo di queste parole: "La speranza equivale alla rassegnazione. E vivere non è rassegnarsi". Chissà da che parte stanno loro, le sagome lassù; chissà da quale parte si sono messe, tempo fa, se si sono rassegnate o hanno continuato a sperare, colpevoli o incolpevoli.
Perché - pensavo - la speranza non è sempre la soluzione più nobile o moralmente apprezzabile, come qualche inesauribile iper-ottimista potrebbe perorare: non è che sperare ti rende migliore, di principio, né ti rende la vita migliore, alla fine. Chissà: forse, magari, la soluzione più nobile o moralmente apprezzabile potrebbe essere la disillusione, un composto "rassegnarsi" all’andare sinuoso e inesorabile delle cose, dovunque vadano, comunque si esauriscano. Tanto che – parafrasando in modo certamente iperbolico e irrispettoso il filosofo – in quel ripido frangente di piastrelle lucide arrivavo a pensare che la speranza, nello scorrere incessante di tutte le ipotesi di una vita, potesse rappresentare per l'anima ciò che la masturbazione è per il corpo: uno sfogo necessario e istintivo - certo, forse - ma solo in quanto meramente lenitivo e consolatorio di uno stato di solitudine, di insoddisfazione intima e malcelata.
Una contorsione logica, un volo di pensieri lungo lo spazio di un secondo: l’attimo utile per cambiare mano alla bottiglia e suonare il campanello; il tempo di ritrovare le mie ombre acquattate dietro sigarette accese, lassù, a quel quarto piano di ringhiera, pronte a contemplare l’imminente buio in veranda, tra rosmarino e basilico, miasmi di muffa e profumi di cucina; un secondo, un attimo, il tempo di un cambio di scena in cui ritrovare tutto il mistero semplice ed inestricabile delle persone e della loro umanità, fatta di speranze e rassegnazioni, empatia e indulgenza, scatti di dignità e moti d’orgoglio, piccole rivincite e piccole vendette. Siamo l’odore acre di un angolo di strada ma siamo pure il profumo di salsedine o fieno che entra dai finestrini, le camice a quadri dei cercatori di funghi, il fiorir di luci al freddo di Natale, l'antica tempra bellica degli ottuagenari ricurvi sui bastoni, le finestre d'ospedale accese, che incorniciano altrui sofferenze e – mai abbastanza – dettano invano il senso e le priorità delle tue fortune, delle fortune di chi spesso nemmeno ci bada.
E allora mi chiedo se e come si smetta di credere possibile il desiderare ancora, ovvero se e come ci si possa ancora concedere il lusso di sperarlo sempre possibile. Mi domando se e come si possa considerare giusto sperare di poter ritrovare il passo giusto per riprendere una corsa, continuare una rincorsa, appresso a tutte quelle ipotesi di vita fatte da bambini e disfatte da adulti; mi interrogo su come si possa ritenere desistenza il semplice rallentare il ritmo, l’accostare e riprender fiato, a bordo pista, lasciando che tutte le ipotesi di vita viste in tv, girino al largo.
Davvero è ignobile il lasciar correre la “lepre”? Non è invece nobile l’accomiatarsi dalla gara con una sana e serafica scrollata di spalle, salutando chi si contorce nella rincorsa e distorce il senso della corsa stessa? Oppure: chi dice che nobile sia credere imperterriti di poterla acchiappare, quella “lepre”? Non è invece ignobile - magari, al contrario - l’incaponirsi nella rincorsa con un’acefala e affannata bramosia, denigrando chi si defila dalla gara e sceglie il conforto di una panchina? Certo, qualcuno potrebbe dirmi che quella “lepre” non rifarà il giro della pista, che la vita è una e quella e non si può mica passarla a rassegnarsi, mentre si può spenderla sperando.
Ma forse sì: magari sotto forma di chissà quale occasione quella “lepre” - la vita - ripasserà prima poi. E magari non troverà chi l’ha rincorsa finora, disperso chissà dove, chissà a quale giro; magari incontrerà chi invece si è seduto ad aspettarla, in quello stesso punto della pista dove aveva smesso di sperare, fermo ad ascoltare le foglie delle betulle che frusciano, all’ombra di un qualche maggio, illuminato dalla consapevolezza che rincorrere qualcuno o qualcosa è solo un inutile gioco a perdere.
Forse alla vita basterà questo, per ripresentarsi tutta nuova, ogni volta; poter ancora credere in quella moneta fortunata che raschia un gratta e vinci, confidare in un colloquio di lavoro finalmente umano, tornare a salutarsi per strada, concedere una precedenza, ripartire dalle prossime vacanze, impacchettare un regalo, brindare al compleanno di nonna o accarezzarne la foto al cimitero, far correre un cane, giocarsela insomma, per condividere un percorso e sorridere delle proprie piccole fortune, anche se non sono “quelle” grandi fortune.
“Sali”, mi dice il citofono, “sei l’ultimo”.
L’ultimo, già: l’ultimo ad arrivare, l’ultimo a finire l’università, a farsi casa, a sistemarsi, a fare figli, sposarsi, finire, chiedere l’aumento, l’ultimo che deve parlare, l’ultimo che può addormentarsi...E a quel punto tutto è ulteriormente chiaro: alla fine, il taglio del traguardo ci vedrà comunque ultimi ma comunque primi, all’un tempo vincitori e sconfitti, indipendentemente dall'averci creduto o meno, dall’essersi goduti il tempo o averlo rincorso, nella speranza di fermarlo o nella rassegnazione di non poterlo fare, nella ricerca spasmodica di altro o altrove o nell’accettazione sorniona del qui ed ora.
“Sono l’ultimo”, pensavo.
E in questa minuscola solitudine, intrisa di una consapevolezza placida e autunnale di un ben più grande e inesorabile insegnamento, si accartocciava tanto lo spazio per una sana masturbazione dell'anima quanto il tempo per una malsana commiserazione; e io mi ritrovavo a pensare che la speranza ha di fatto il suo perfetto contraltare nella rassegnazione, è la chiusura di un cerchio, l’altra faccia della luna.
Salendo le scale fin su, una bottiglia nella mano e la sciarpa accartocciata nell’altra, tra pianerottoli di porte sbeccate e zerbini ammiccanti, profumi di cucina e miasmi di muffa, immaginavo tutte quelle vite là dietro, tra cumuli di oggetti e montagne di giorni e rughe, pensando che in fondo la vera illuminazione è solo questa: decidere di non ingaggiare o gareggiare, darsi o negarsi, tantomeno puntare a vincere alcunché, né titoli né svolgimenti.
È solo giocarsela, camminare al proprio passo, condividere un percorso, sorridendo delle proprie fortune, piccole o grandi che siano.
"La vera generosità verso il futuro consiste nel donare tutto al presente".
Che vivere non è sperare che quel gratta e vinci sia vincente, né rassegnarsi all’idea che comunque non lo sarà mai: vivere è solo continuare a credere che quella moneta sia fortunata.
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acasaconmanu · 7 years
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sylcameojewels3 · 7 years
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passiondiyblog · 9 years
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Coni portariso fai da te https://www.passiondiy.com/coni-portariso-fai-da-te/ Coni portariso per un #matrimonio fai da te!
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RICICLO CREATIVO: Vasi ricoperti di pizzo
Aggiungi un tocco di classe ai vostri vasi ricoprendoli di pizzo. Spruzzali di un colore in tinta con l’arredamento ed avrai dei meravigliosi vasetti pronti ad accogliere i fiori di primavera!
MATERIALE OCCORRENTE
VasiVernice sprayPizzo e centriniForbiciColla
COME PROCEDERE
♥ FASE UNOPulite bene il vostro vaso e asciugatelo. Prendete un pezzo di pizzo che possa ricoprirlo.
♥ FASE DUEUtilizzando il vaso come un modello, e ritagliate il pizzo seguendo la forma del vaso assicurandosi che il pezzo sia abbastanza grande da poter avvolgere interamente il vaso.
♥ FASE TRECon la colla a caldo (preferibile) fissate il pizzo al vaso partendo dalla base.
♥ FASE QUATTRO
Spruzzate con la vernice spray i vostri vasi ricoperti.
L’IDEA IN PIU’
Potete anche usare colori contrastanti o tono su tono per vaso e pizzo. In questo caso spruzzate con la vernice prima il vaso poi lasciate asciugare prima di procedere alla ricopertura con il pizzo.
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baublology · 7 years
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elsiescdesign · 7 years
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Collezione #18 by acasaconmanu featuring silver key chains ❤ liked on Polyvore
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passiondiyblog · 9 years
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Coni portariso fai da te https://www.passiondiy.com/coni-portariso-fai-da-te/ Coni portariso per un #matrimonio fai da te!
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Creatività e handmade utile: La Favola Incantata di Ieva Raffaella
Con gli scampoli di lana, ma anche di stoffa, è possibile realizzare copertine o tappeti patchwork. Molto amata in USA è una tecnica che sfrutta completamente il concetto di recupero, componendo insieme quadrati di stoffa di vario formato e cuciti per ottenere una composizione multicolore. L’ideale è sposare in modo armonico stoffe e colori, per ottenere un risultato omogeneo. Sagomando e ritagliando vecchi avanzi di stoffa, ad esempio vecchie magliette o camicie di cotone, è possibile realizzare borse e tracolle originali. E ancora cuscini sagomati, a forma di animali o dalla linea classica ma dal decoro accattivante.
Infine realizzare fiori finti per decorare la tavola, divertenti borselli portamonete, grembiuli con scampoli sovrapposti di vario colore, fino a gonne e magliette ottenute ritagliando e combinando decori con texture sovrapposte. Se dovete arredare la cucina niente paura, con i vecchi canovacci tagliati a strisce è possibile realizzare tendine shabby chic, magari abbellite con passamaneria e pizzo minimal. Mentre per il tappeto o la passatoia potrete riciclare vecchi asciugamani o vecchie strisce di stoffa di varia tipologia. Per creare un articolo unico recuperate una rete antiscivolo di gomma, nel formato che più vi è utile, quindi tagliate il tessuto in strisce di 2x14cm. Fissate la prima striscia con un nodo al primo foro e proseguite in questo modo ricoprendo l’intera superficie della rete, avrete così ottenuto un tappeto a ciuffetti colorati.
Con la stoffa è possibile rivisitare l’aspetto di qualsiasi oggetto e ambiente, magari con l’aggiunta di un tocco di pittura e di fantasia. Ad esempio ricoprire le copertine di libri, agende e quaderni, creare pupazzi originali per i vostri bambini, cucce e abitini per i vostri animali di casa, presine e sottopentola ottenuti combinando vecchi centrini con scampoli di cotone per la base e l’imbottitura interna, fino a gioielli originali e unici nati dalla combinazione di stoffe intrecciate, perle e cordini. E ancora cerchietti e fasce per capelli, cravatte originali, sciarpe e obi-cinture, pins, tovaglie, bracciali e tutto ciò che la vostra voglia di creare vi spingerà a realizzare.
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Decori per la casa con la carta pizzo
In un post precedente vi avevamo mostrato come decorare dei semplici piatti e bicchieri di ceramica utilizzando i centrini di carta pizzo. Ma con i centrini di carta si possono fare tante altre cose. Ecco alcune idee. Decorare i muri
Dipingendoli in vari colori , ci si possono decorare le pareti. Usare la colla per la carta da parati per farli aderire al muro ed il gioco è fatto! Decorare le sedie
Utilizzare i centrini come “tatuaggi” per rimodernare vecchie sedie. Dopo averle ridipinte del colore desiderato, decorate le sedie con i centrini colorati e attaccateli con buona colla. Scatole di latta decorate
Vecchie scatole di latta, verniciate con una base bianca, diventano una tela su cui, utilizzando la tecnica dello stencil, scrivere il nome del contenuto e ricalcare i bei ricami della carta pizzo.
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Decorare con il pizzo
Trovi che il pizzo ed i centrini siano un po’ troppo vecchio stile? Il pizzo, leggero come un velo, è perfetto per le decorazioni estive. Trasparente, bianco e delicato, il pizzo decora un tavolo, cambia aspetto ad una bottiglia oppure può prestarsi da stampo per un vaso o persino una torta.
  Ecco 8 proposte tutte di pizzo!
TOVAGLIA
Occorrente: 3 metri di lino bianco (o quanto necessario per ricoprire la vostra tavola)centrini in pizzo differenti.Come procedere: cucire sulla tovaglia di lino i centrini a caso, scegliendo di accostare forme diverse e lasciandoli allungare oltre il bordo della tovaglia.
POLVERE DI PIZZO
Occorrente: un pezzo di pizzo traforato.Come procedere: appoggiare il pezzo di pizzo sulla vostra torta poi cospargere di zucchero a velo.
MENU DECORATO
Occorrente: pezzo di pizzo, carta colorata, foglio di cartoncino, campana di vetroCome procedere: posizionare il pizzo su un lato della carta colorata. Scrivere il menu.Stampare lo scritto e incollarlo sul cartoncino. Inserire il menu sotto la campana di vetro ed aggiungere alcuni confetti bianchi.
BOTTIGLIE DECORATE
Queste bottiglie sono state realizzate con una speciale carta pizzo adesiva.
TOVAGLIA DI PIZZO
Occorrente: un pezzo di pizzo grande quanto basta per ricoprire il tavoloE’ molto semplice, basta ricoprire il tavolo con il pizzo ed ecco fatto!
CESTINI DI PIZZO
Occorrente: palloncino piccolo, vinavil, centrino di pizzoCome procedere: diluire il vinavil con l’acqua e lasciare il pizzo in immersione. Modularlo sul palloncino in modo da dare la forma della ciotolina. Lasciare seccare bene.
PARALUME
Occorrente: paralume, centrino, vinavil (in assenza di vinavil si può provare a preparare uno sciroppo di acqua e zucchero=Come procedere: con lo stesso concetto dei cestini di pizzo sopra.
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