è dicembre, è sera e fa freddo. cammino cautamente verso il parcheggio cercando di non rovesciare la cioccolata che mi scalda le mani.
soffia un’aria tagliente, trattengo le lacrime a fatica e non mi sento più il naso.
ho la mente libera, non ti penso più ultimamente.
sorseggio la bevanda calda, alzo lo sguardo verso il cielo, le nuvole spinte dal vento si muovono rapidamente, il chiaro di luna e la luce dei lampioni mi illuminano il viso.
sento delle risate, attirano la mia attenzione, un gruppo cammina nella direzione opposta alla mia.
lo spostamento d’aria alla mia sinistra si intensifica, guardo verso i componenti del gruppo e il tempo rallenta.
i nostri sguardi si incrociano, il mio cuore salta un battito, trattengo il respiro.
tutto d’un tratto, i ricordi mi inondano la mente: da un lato quello che siamo stati e dall’altro quello che non saremo mai.
il tempo riprende a scorrere, il mio cuore batte regolarmente, respiro e ti penso.
Thick, rich, and creamy – this Italian style hot chocolate is the absolute best! It’s a simple yet decadent chocolate drink, and the recipe is super easy to make in just 15 minutes. Enjoy a cup of this homemade hot cocoa for breakfast, with afternoon snacks or as an elegant dessert. Inspired by the Italian cioccolata calda we enjoyed on a recent trip to Italy.
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Fare una cioccolata calda senza latte è possibile, anzi, il risultato è una cioccolata light leggera e digeribile grazie all’acqua. Da gustare senza sensi di colpa.
Nella sala d'attesa dello psichiatra mi sorseggio una cioccolata calda delle macchinette, così da alleviare l'umido che mi riempie le ossa e mi increspa i capelli. Mi è tornato in mente, senza una ragione precisa, il concerto dei derozer e dei gbh a Bologna, quasi vent'anni fa. Mi rivedo adolescente, addormentata alla stazione, stretta stretta nelle braccia di un punk con la cresta rosa che si faceva chiamare il guercio e che non ho mai più rivisto. Era tutta una posa, mi dico. Ce l'ho sempre avuta una casa in cui tornare, pure se non ci stavo bene. Pure se forse non sono stata mai bene da nessuna parte. Sempre a scoppio ritardato o, al contrario, troppo in anticipo. Precoce, ma non capisce niente. Brava, ma non si applica. Testa sulla luna, piena di stranezze, avvocato delle cause perse, che parla come un libro stampato. Così mi hanno sempre detto, puntando il dito. Oggi una parola ce l'aggiungo io, che non sono pazza, bizzarra o in décalage col mondo: ma sono autistica, adesso lo so. Semplice così, no? Sono autistica. Così semplice che si sciolgono nodi di incomprensioni nel petto. Mi ci sono voluti 36 anni, un burn-out colossale, tre giornate di test, due neuropsicologi, uno psichiatra, un amore neurodivergente pure lui (che chi si somiglia si piglia) e tanti epic fail a vivere la vita che ho smesso di contarli. Sono autistica e diagnosticata tardivamente. Adesso faccio i conti con questa informazione nuova, questa chiave di lettura che mi fa cambiare prospettiva. Sono finalmente sulla strada di casa.
La foto è vecchia di sette anni esatti, ma non è cambiato niente a questo sentimento placido di chi si riconosce. Solo le rughe e la nuova consapevolezza, forse.