Tumgik
#con le ore contate
meteoroby · 5 months
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Domenica col sereno, weekend Primo Maggio a rischio di altre perturbazioni e le temperature potrebbero tornare a scendere
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be-appy-71 · 9 months
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CHIEDI ALLA VITA UN COMPLICE
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Qualcuno che appaia dal nulla e che
non abbia paura delle tue ferite.
Chi ti vede distrutta/o e si rimbocca
le maniche per tirarti fuori da una brutta giornata con la sua presenza o le
ore contate.
Con cui puoi sederti e raccontare parte della tua vita senza spogliarti del corpo, mentre indossi l'anima vestita di delusioni.
Chiedi alla vita un complice.
Che non abbia vergogna di vederti lavata, con le mani screpolate o leggera di lusso.
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Che tu possa uscire ogni giorno dalla sua mano e anche dalla sua vista, che ti cerchi con quella preoccupazione che sentono solo quelli che hanno paura di perderti perché fai parte dei loro piani e della loro felicità.
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Un complice quando non c'è voglia di
fare l'amore ma sentirlo in una carezza,
un dettaglio, una parola.
Che sappia distinguere quegli istanti di solitudine che servono quando i ricordi
e le date non hanno pietà per il calendario.
Chiedi alla vita un complice.
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Con cui non puoi avere segreti i tuoi sentimenti.
Che arrivi la notte e ti baci la fronte,
ti tolga le paure, ti metta nel suo presente.
Qualcuno in grado di capire come sei perché non è stato facile ogni mattina quando ti sei svegliato e ti sei chiesto più
e più volte, fino a dove possono arrivare
il dolore e le assenze.
Un complice con cui ridere e piangere.
Sapere che puoi appoggiarti quando ti tremano le gambe e hai bisogno di un abbraccio più di cento parole.
Con chi ti saluti chiudendo gli occhi e ti senti completamente sicura /o che aprendoli, sarà al tuo fianco, sapendo
che con te nulla sarà facile, ma ti accetta,
ti ama e ti sceglie giorno dopo giorno.
Non cercarlo.
Non sognarlo.
Non immaginarlo.
Non idealizzarlo.
Chiedi alla vita un complice
L'universo cospira sempre
a tuo favore.♠️🔥
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~ Tutta colpa del coso ~
Arrugginita è un eufemismo. Sono anni che non guido in questa città.
Due occhi non sono sufficienti a evitare di fare disastri. Me ne servirebbero due per guidare, uno per il navigatore e due per tenere d'occhio le altre macchine, i motorini e i pedoni che ti tagliano la strada da ogni lato. Muovermi con i mezzi del trasporto pubblico, considerando le ben note performance del servizio, non è nemmeno un'opzione. Mio marito non ha voluto accompagnarmi, troppe ore ad aspettare inutilmente dice. Non mi resta che farmi questa trasfertina by car, in fondo sono appena 60 km, che puó succedere mai? Suvvia.
La musica a palla mi fa compagnia, mentre sono tristemente incolonnata al casello della tangenziale. Sbircio nelle macchine ai miei lati e osservo le persone all'interno. Mi piace osservare gli altri, immaginarne chi sono e i loro pensieri dalle espressioni, dai movimenti, dagli oggetti che riesco a intravedere, da qualche dettaglio nella persona o nell'abbigliamento. Mi chiedo se sono pendolari occasionali come me o questo fa parte del loro delirio quotidiano. Come si fa ad abituarsi, ad inserire nella propria routine, un supplizio simile? Evidentemente in qualche modo si fa.
Mentre penso compiaciuta che le mie scelte di vita, per quanto opinabili, mi hanno almeno risparmiato situazioni del genere, all'improvviso la macchina vibra e si spegne. Riaccendo, faccio un metro, si rispegne. Idem il metro successivo. Spengo l'autoradio. Niente, non va. Le auto dietro iniziano a suonare. Panico. Disabilito l'alimentazione a gas e passo a benzina. Rispengo, riaccendo, va. Stronza di macchina, quando ti rottamo sarà sempre troppo tardi!
Lentamente guadagno il mio turno al casello, prendo le monetine dal portaoggetti già contate prima per non perdere tempo. Cerco di accostarmi il più possibile senza sfasciare niente, il braccio è corto purtroppo, e inserisco le monetine. Ne inserisco € 1,20 ne segna 0,90. Cazzo si è mangiato le monete! Prendo la borsa, poi il portafogli e cerco di afferrare monetine a cavolo il più veloce possibile, perché da dietro già suona un concerto di clacson in do minore. La macchina si spegne. Ma porcapú! Riaccendo, stenta ma grazieadio parte, infilo le monete che avevo in mano, sperando le conti bene stavolta. L'asta si alza, alleluja, e sfreccio manco fossi Verstappen in pole position, lasciando una scia di automobilisti incazzati alle mie spalle.
Non ho il tempo di tirare un sospiro di sollievo che il navigatore mi dice qualcosa che non capisco, svolto a sentimento ritrovandomi fortunatamente nella direzione giusta. Ma non faccio cento metri che arrivo ad un semaforo e mi accorgo di essermi incolonnata male: in quella posizione sono costretta per forza ad proseguire dritto, e io devo svoltare a sinistra! Scatta il verde e faccio diosolosacosa, ringraziando in cuor mio quelli in arrivo da dietro per non avermi ucciso.
Finalmente arrivo alla stazione, dove so che nei pressi c'è un parcheggio a pagamento molto grande, vicino alla mia destinazione. Faccio per entrare, mi accosto alla colonnina, e non vedo il solito fungo da premere per ritirare il ticket. Impossibile una retromarcia. Echecazzo! O sono su scherzi a parte o io e le sbarre oggi abbiamo un problema serio. È prestissimo, non arriva nessuno. Il presidio del custode del parcheggio è vuoto. Cerco in giro forme di vita amiche e, molto più in là, vedo due uomini che parlano, sembrano dipendenti delle ferrovie a giudicare dalle camicie celestine che conosco troppo bene. Mi frigge, ma mi tocca andare a fare la figura dell'impedita.
Mi avvicino disinvolta e sorridente e saluto sonoramente. I tipi si girano e quello che era di spalle toglie gli occhiali da sole, risponde al mio saluto con un cenno del capo, spalancando un sorriso da 1000 watt. Azz! Percezione collaterale di immediata umiditá mentre il resto del mio sistema esegue, in un quarto di secondo, una scansione fotografica del soggetto: altezza media, capelli castano chiaro, tendente al biondo, sistemati all'indietro, sfumatura sul collo a regola d'arte, ciuffo leggermente spettinato sulla fronte, ciglia folte e lunghe da fare invidia alle donne, occhi castani, barba da mezzo centimetro, mascella taglio laser, bocca con arco di cupido pronunciato, spalle larghe, braccia molto definite ben visibili nonostante la camicia arrotolata a tre quarti, di cui una tatuata fino al polso, bracciali vari, mani grandi, un solo anello al pollice, jeans chiaro riempito da due gambe promettenti, converse vissute. Valori biometrici nella norma. Colesterolo borderline. Secondo uomo: non pervenuto, non riuscivo a guardare altrove.
Chiedo se per caso sanno di problemi per l'ingresso al parcheggio, giacché non riesco a fare alzare la sbarra e, l'uomo non pervenuto, mi spiega, con l'intonazione da tombeur de femmes, che c'è da premere un pulsante che ti fa uscire il "coso", da infilare poi nella macchinetta automatica prima dell'uscita. Ah ecco, guarda tu che rivelazione. Gli rispondo che "io lo prenderei volentieri il coso, ma il pulsante non lo trovo!". Loro ridacchiano sotto i baffi e mi rendo conto solo dopo di quello che ho detto. "Vabbè il ticket... Ok provo a ricontrollare allora, grazie gentilissimi!". Perfetto, che graziosa figura di, se torno lì e c'è un pulsante giuro mi faccio ricoverare. Se non c'è, sradico la colonnina ed entro, dopo averla prima suonata in testa al tipo non pervenuto però. Faccio per andare quando quello carino fa "dai ti accompagno, io qua ho finito, devo andare proprio da quella parte", congedandosi dal collega con un cenno della testa. L'altro risponde stesso modo. Credo che la comunicazione tra uomini si sia evoluta verso una sintesi estrema, tuttavia efficace, giacché si comprendono perfettamente anche così. Sono prossimi alla telepatia secondo me. Fosse stata una mia collega, ci sarebbero voluti tre minuti di blablabla solo per dirci qualcosa che significasse "ci vediamo domani allora, stammi bene".
Ci incamminiamo, lui mi precede avendo una falcata più lunga della mia. Non mi dispiace, mi dà modo di apprezzare un OMG di backstage e la scia di un profumo vagamente familiare. Lo seguo a passo sostenuto cercando, allo stesso tempo, di mantenere un'andatura decentemente femminile e fluida, considerate le mie espadrilles da tacco 10 oltre zeppa. Una volta alla colonnina, mi indica una specie di fessura, che non avrei mai detto fosse qualcosa da premere e lo confesso onestamente ad alta voce. Mi fa "Tranquilla, la prima volta restano tutti un po' perplessi". Ok ha evitato con molta attenzione la parola scema, onore al merito, tre punti a favore per il tipo. Lo premo e la colonnina diligentemente sputa il "coso" e la sbarra ai alza. Mi ficco velocemente in macchina prima che si riabbassi e parcheggio poco più in là, alla prima piazzola che trovo.
Dallo specchietto retrovisore mi accorgo che il tipo si sta avvicinando alla macchina, apro la portiera e, senza scendere gli dico "grazie mille, tutto a posto!". Lui ha un attimo di esitazione, poi mi augura buona giornata, mi riabbaglia con quel sorriso da 1000 watt, indossa gli occhiali e se ne va. Io resto lì a fissare il "coso" sul mio cruscotto, ed un deciso sentimento di inadeguatezza mi pervade. Lo ricaccio indietro, non adesso, ho bisogno di concentrazione per quello che sono venuta a fare. Sono esausta e siamo solo alla metà della prima parte della giornata.
Essendomi anticipata enormemente sui tempi, mio solito, resto in macchina nel parcheggio e dormirei volentieri. La nottata di merda alle spalle, passata a studiare qualche pagina in più delle 15 materie richieste nel bando di concorso, si fa sentire. Ma cerco di restare vigile e continuo a leggere il mattone di diritto pubblico e costituzionale che mi sono portata dietro, prestatomi da una mia amica smart, ed alla quale non vedo l'ora di restituirlo perché, visto quanto ci tenesse, mi viene l'ansia a tenerlo un'ora sola in più.
Sono fuori da un bel po' e la necessità di fare pipì si fa sentire. Manca un'ora ancora all'apertura dei cancelli e poi chissà quanto durerà la fila per le operazioni di riconoscimento e assegnazione dei dispositivi. Trattenerla fino a quando sarò dentro è impensabile, rischio di esplodere. Nonostante il pensiero di un bagno pubblico mi ripugna, mi incammino alla ricerca di un bar. Evito i primi che trovo dall'aspetto infimo ed entro in uno più grande, non tanto moderno, dove però ci sono molti giovani studenti ai tavoli che stanno facendo colazione. Chiedo dov'è il bagno e seguo le istruzioni, notando con disappunto che la toilette per le donne e per gli uomini praticamente è la stessa, unico antibagno con due porte, una per sesso.
Mi sento rinata mentre mi lavo le mani ma ti pareva che potesse funzionare l'asciugamani ad aria calda. Giammai! Riprendo alla meglio borsa e libro, cercando di non bagnarlo, ed esco di corsa da quel posto nauseabondo con le mani ancora grondandi prima che entri un uomo. Sbatto in qualcosa di durissimo e sto quasi per cadere all'indietro quando due mani mi afferrano e io afferro una camicia. Deo gratias! Solo cadere nel cesso mi manca stamattina! Sto per scusarmi del tamponamento maldestro quando mi accorgo che chi mi tiene, e a cui mi sto aggrappando, è mister 1000 watt. "È la seconda volta che ti salvo oggi!" mi dice mentre mi guarda divertito, per fortuna non infastidito, e io mi ricompongo alla meglio scusandomi e riscusandomi, veramente imbarazzata, anche per avergli praticamente stampato le mie mani bagnate sulla camicia. Lo lascio alla sua seduta di gabinetto e vado al bancone, mi siedo sullo sgabello, appoggio le mie cose e ordino un caffè "forte per favore". Che giornata.
"Cappuccio e cornetto Pasquá" sento mentre qualcuno si siede allo sgabello accanto al mio. "Adesso puoi cadere dallo sgabello, ci sono io" e mi fa l'occhiolino. Mentre penso cosa rispondergli il barman ci mette già davanti le nostre ordinazioni e gli fa "Danié che fai, ti asciughi addosso come i bambini?". Non posso fare a meno di ridere di gusto, quella faccia da figlio-di e la forma delle mie mani bagnate sulla sua camicia celeste erano davvero una situazione troppo surreale per non buttarla a ridere. Stemperata cosí la tensione, facciamo le presentazioni. "Piacere Daniele". "Piacere Serena". Mi chiede cosa ci facessi da quelle parti e gli dico di essere venuta per un concorso che si tiene in uno dei padiglioni della mostra. Lui è un dipendente delle ferrovie e aveva appena smontato da un turno molto lungo. Parliamo del più e del meno, è simpatico, ironico, si esprime bene, la conversazione è piacevole... insomma trovare su due piedi un difetto a quest'uomo sembra impossibile. Se leggo bene il linguaggio del corpo questo pezzo di Marcantonio, sembra attratto da me. Si protende e si avvicina parlando, sorride sempre, mi guarda negli occhi ma troppo spesso punta le mie labbra e la mia scollatura. Effettivamente oggi ho un po' esagerato con la merce esposta, ma fa un caldo boia.
Troppo lusingata dalle sue attenzioni, non mi rendo conto che il tempo è passa velocemente e quasi mi viene un colpo quando mi accorgo che è passata l'ora X e ormai avranno aperto i cancelli alla mostra. Lo saluto frettolosamente, afferro la borsa, vado alla cassa e pago per entrambi. Mi sembra il minimo offrirgli la colazione, e scappo via sperando di non essere troppo in ritardo. Fortunatamente la fila dei partecipanti è a perdita d'occhio, quando arrivo la gente ancora si riversa dai cancelli, mi accodo ansimante ma felice di non avere fatto tardi. È mattina presto ma già ci si scioglie dal caldo, ed il pensiero che dentro dovrò indossare la mascherina ffp2 per ore imprecisate mi fa girare la testa.
Scorriamo lentamente e, come al solito succede, faccio amicizia con altri speranzosi candidati. Discorriamo delle materie a concorso e mi rendo conto che tutti sono molto preparati su un argomento che io non ho considerato importante. Al check fila tutto liscio, mi assegnano un posto e mi posso finalmente rilassare mentre aspettiamo il via della commissione. Giacché occhio e croce ci vorrà ancora un bel po', decido di dare una lettura veloce a quell'argomento di cui si parlava. Solo in quel momento realizzo di non avere il libro con me. Il testo sacro della mia amica! Devo averlo lasciato sul bancone del bar, ma che testa-di-m! E non posso nemmeno rintracciarlo su Google e chiamare per chiedere il favore di metterlo da parte, caso mai fosse ancora lì, perché i cellulari sono stati spenti e riposti in borsette sigillate per tutta la durata della prova concorsuale.
Che giornata! Cos'altro poteva succedere? Meglio non pensarci, tanto finché non esco di qua nemmeno nulla posso fare. Cerco di rimanere concentrata sul momento, ripassare articoli di codice e argomenti a memoria, ma nella testa passa sempre la pubblicità di quell'uomo. La sua bellezza da scugnizzo cresciuto, il tono di voce con cui mi parlava, il modo lascivo in cui mi guardava, le sue mani grandi e virili. Sì Seré ma adesso basta, cerchiamo di non scadere nel ridicolo, era più bello, più giovane, più tutto. Sono fuori come un balcone a pensare che potesse essere attratto da me. Ma come mi viene in mente, e poi mi avrà definitivamente archiviata per matta per come l'ho piantato al bar.
Sospiro e ascolto la spiegazione del presidente su come si svolge la procedura, le regole e tutte le cause di annullamento della prova. Pronti, si parte, 60 domande in 60 minuti. Ce ne vogliono 5 solo per leggere la prima domanda. Merda.
Consegno all'addetto il tablet, scansioniamo i QR per l'abbinamento, mi sbloccano la custodia e libero il mio cellulare. Arrivederci e grazie. Non direi che è andata male ma su millemila partecipanti fare un punteggio idoneo a scavalcarne la maggioranza è pura utopia. Un aspetto positivo è che abbiamo finito molto prima di quanto immaginassi. L'ansia si dissolve al sole, che mi scioglie i pensieri ghiacciati dall'aria condizionata polare e mi ricordo che ho un libro da recuperare. Al banco del bar il tipo, Pasquá, è ancora di turno ma dice di non aver trovato nessun libro. Chiede anche ai colleghi e alla cassiera ma niente, nessuno l'ha visto. Sconsolata esco di lì e già penso a dove potrei ricomprarlo. Si era tanto raccomandata, che figura di. Poi, siccome sono una donna semplice, vengo rapita da una scritta gigante su una vetrina: saldi 70%. Azz. Sui manichini cosine molto interessanti. Dopo tutti stí patemi una piccola gratificazione ce vó. Entro e mi do alla pazza gioia, il paradiso delle tardone a prezzi stracciati proprio!
Mi guardo allo specchio del camerino mentre provo l'ultimo dei vestitini freschi, leggeri e svolazzanti che avevo scelto. L'hanno fatto per me. Mi sta benissimo. Scollatura in risalto. Doppia spallina sottile. Punto vita regolabile con lancetti incrociati sulla schiena. Gonna irregolare che scopre le gambe a tratti moltissimo a tratti no. Fondo nero con sfumature in vari colori safari che faceva risaltare la mia pelle chiara e che si abbinava una favola con le mie espadrilles corda. Mi vedevo uno schianto... Sono io o lo specchio è photoshoppato? Peccato che non mi ha visto così stamattina. Ma chi? Ma seria? Che pensiero stupido. Il caldo mi sta dando il colpo di grazia. Ed il pensiero di indossare i jeans che avevo prima, nei quali stavo prendendo fuoco, e la maglietta sudaticcia, proprio non mi va. Stacco il cartellino e lo tengo addosso. Fanculo al caldo.
Quando esco è ormai ora di pranzo. Decido di prendere qualcosa da mangiare ma prima voglio liberarmi delle borse ingombranti. Entro nel parcheggio e mentre mi avvicino alla macchina noto un foglio bianco svolazzante sotto il tergicristallo. E che cazzo, una multa?!!! Nooo pure questo! Ma perché mai mi hanno multato? Questo è un parcheggio... Forse l'area era videosorvegliata e mi hanno rintracciato dopo quella manovra criminale che ho fatto stamattina al semaforo? Nel frattempo che elaboro tutte le sciagure possibili sono alla macchina e tiro il foglio. È un semplice ritaglio bianco. Non è il bollettino di una multa. C'è un messaggio scritto a penna "Il tuo libro ce l'ho io. Daniele" ed un numero di cellulare. Tutt a poooost!
Mi si attorcigliano le viscere mentre compongo il numero e non so perché. Squilla fino a staccare. Uff. Riprovo, idem. Ottimo. Mi guardo intorno in cerca di non so cosa. Intanto ficco nel cofano le buste. Riprovo e quando penso ormai che non risponderà nemmeno stavolta sento "Pronto". Bum. Cazzo di voce pure al telefono.
"Ciao Daniele sono Serena" - "Hey ciao... com'è andata?"- "Non ho idea ma credo benino dai... senti guarda oggi le sto combinando di tutti i colori proprio! Mi spiace darti noia come possiamo fare per il libro? Non è mio, altrimenti..." - "Guarda me ne sono accorto dopo un po' del libro, sono venuto anche ai cancelli ma il tipo non mi ha fatto entrare perché non avevo la domanda di partecipazione o una cosa del genere... Ah grazie per la colazione!". Mannaggia che pazienza sta avendo sto tipo con me oggi. "Ma figurati. Mi spiace invece che oggi hai passato un guaio con me..."- "Si è vero... Scherzo!Ascolta non posso raggiungerti in questo momento, però abito proprio di fronte la stazione. Se guardi sulla sinistra vedi un palazzo alto, grigio e bordeaux, sotto c'è un supermercato. Non ti puoi sbagliare... da lì è un attimo. Ti mando il codice del citofono via whatsapp. Ok?"- "Ok.. ehm grazie".
Guardo alla mia sinistra: è il tripudio dei palazzi altissimi qui. Una densità abitativa che, in un solo isolato, fa gli abitanti di tutta la città da cui vengo. Però ne individuo solo uno grigio e bordeaux. Qualche secondo dopo mi arriva un messaggio con un codice, piano, interno... Uff, non può metterlo nell'ascensore o buttarlo giù? No, dal settimo piano non direi sia il caso. Salire a casa sua mi agita però, non lo vedo un tipo pericoloso e non mi sembra nemmeno il caso di fare storie, per oggi gli ho già rotto le scatole abbastanza a sto' cristiano. Che può mai succedere ancora? Prendo il libro e mi dileguo, facile facile. Arrivo a destinazione veramente in pochi minuti, digito il codice e si apre il portone. Azz, moderni.
Settimo piano a piedi nemmeno per sogno, corro il rischio con l'ascensore, tanto c'è il portiere che saluto con un sorrisone e mi risponde con un cenno del capo. Ma che hanno tutti qui che fanno solo cenni? Bah. L'ascensore è rapidissimo, manco il tempo di darsi una sistemata nell'enorme specchio che suona al piano. Sul ballatoio ci sono quattro porte, il suo interno è la seconda a sinistra. Mi viene da ridere quando vedo la scritta sullo zerbino "check yo energy before you come in my shit"... che tipo questo. Chissà se vive solo. Magari è sposato e mi apre la moglie... hai visto mai. Chissenefrega io un libro devo prendere, si tenesse il marito, ho già il mio e mi avanza. Suono e rido tra me e me.
Qualcosa si avvicina alla porta, rumore di zampe, ansimi, graffi. Tra moglie e cane da guardia non ero andata lontana. Sento la sua voce che parla, al cane evidentemente, e poi guaiti sommessi. Mi apre sorridente mentre trattiene a stento per il collare uno stupendo ed enorme esemplare di pastore tedesco. Non so chi dei due è più bello. Il padrone è scalzo e a petto nudo, indossa solo un pantalone di tuta chiaro che, per come lascia evincere altre forme, mi dice che è nudo pure sotto. Il tatuaggio non è limitato al braccio ma si estende sulla spalla e in parte sul petto. Il mio imbarazzo deve aver prevaricato sul finto sorriso, giacché si affretta ad aggiungere "tranquilla... quello pericoloso non è lui". Rispondo troppo velocemente "Si capisce subito". Ridacchia e spalanca di più la porta, facendo segno di entrate. "No, dai tranquillo, non ti preoccupare dammi il libro al volo e ti libero" - "Te lo do volentieri... ma entra un attimo che non riesco più a mantenerlo, se scappa per le scale è finita!" e sono dentro prima di ascoltare qualsivoglia obiezione della mia testa.
Appena lo lascia il cane si avventa su di me. È chiaro che vuole solo giocare, il problema è che alzandosi su me, con la sua mole, mi sbilancia e lo scodinzolare impetuoso della sua coda fa volare la mia gonna. Il tipo ridacchia e interviene solo quando ormai mi cade la borsa perché ho bisogno di entrambe la mani per pararmi dalle leccate. "Ok ok... Leó vieni qua! Buono... su! Scusa ma era divertente vederlo farti tante feste... Non fa mai così con gli sconosciuti, anzi è geloso" - "Ah beh, lo prendo come un complimento... Grazie Leó???" "Sarebbe Leonardo".
"Piacere di piacerti Leonardo! Tieni per le brunette tu? Bravo cucciolo, sei un buongustaio!" guaisce mentre gli faccio i grattini sotto il muso. "Tale cane tale padrone!" risponde "e poi come dargli torto in questo caso... non c'era bisogno che ti mettessi in tiro per l'occasione, ad ogni modo ottima scelta!". Mi dedica un occhiolino e poi fa un'ampia squadratura della mia persona. "Non ti esaltare caro... Non è per te. Non ho saputo resistere al richiamo del negozio di abbigliamento all'angolo e quando ho provato il vestito avevo così caldo che non mi andava proprio di rimettere i jeans!" - "Eh... hai ragione si muore oggi... guarda me: ho ficcato i pantaloni per decenza perché stavi venendo tu, altrimenti nudo restavo...".
Gli occhi che ero riuscita a tenere fino a quel momento fissi nei suoi cadono sulla curva delle spalle, e poi sul petto e sulla pancia, ricoperte di una peluria castana dall'aspetto così soffice che viene voglia di passarci le mani dentro. In un verso e poi nell'altro. Il figlio di ballerina se ne accorge e con un sorriso compiaciuto aggiunge "Spero di non turbarti così". Non nutrirò il suo ego già in sovrappeso con la conferma di avermi squilibrato l'assetto ormonale. Non lo conosco, sono una donna sposata e probabilmente più vecchia di lui. Devo sbrigarmi a uscire di qui. Con la migliore faccia da poker rispondo "No tranquillo, è casa tua, anzi se mi dai il libro ti libero immediatamente. Devo tornare presto. Approposito grazie mille per averlo preso, non è nemmeno mio, che figura sarebbe stato non poterlo restituire a causa della mia sbadataggine!".
"Che fretta c'è. Ti ho salvato tre volte oggi, non merito una piccola ricompensa?" Si avvicina un pochino ed i miei occhi sbarrati suscitano la sua ilarità perché ridacchia di gusto e aggiunge "Mi merito almeno un caffè in compagnia, non ti spaventare bambolina". Non vedo nemmeno il cazzo di libro in giro per poterlo afferrare, girare i tacchi e salutarlo dicendo "bambolina glielo dici a tua sorella!". Deve notare che mi sono irrigidita e aggiunge "5 minuti per il caffè migliore di sempre Seré, e non per il caffè ma perché le mie mani sono magiche" e poi fa la cosa peggiore che potesse fare. Mi mette una mano dietro la schiena, in basso, nella curva prima del sedere, per spingermi a seguirlo verso la cucina. Una mano enorme e calda. Quel contatto in quel punto per me è la criptonite. La password del firewall. Il passpartout.
Lo seguo senza opporre obiezioni, è solo un caffè che può mai succedere? La casa è semplice ed essenziale. Maschile nei colori, ordinata e ben tenuta per essere abitata da un uomo e un cane. Dieci punti per il tipo. Sento che il caldo aumenta e non sono sicura che sia solo per la temperatura esterna. "Accomodati dove vuoi ma eviterei la Leó zone" e mi indica un angolo con scodelle e un cuscino davvero enorme dove prontamente il cane si fionda a rivendicare il suo territorio. "Non oserei mai Leó", dico al cane e appoggio la borsa sul tavolo mentre lo osservo ormeggiate con tazzine e cialde. Vengo attirata dalla porta finestra che da su un balcone e su una veduta mare veramente wow. "Posso affacciarmi fuori?" - "Sei la padrona bambolina".
Fuori il sole del primo pomeriggio è a picco ma al settimo piano c'è un venticello deciso e piacevole che si insinua sotto la gonna leggera e la fa svolazzare. È proprio bello lí ma non sono abituata, la vertigine mi prende subito. "È stupenda la vista qui" gli grido "Anche un'altra vista è stupenda" risponde di rimando. Lo sento avvicinare. "Servizio in terrazza madame" dice porgendomi la tazzina di caffè da dietro e praticamente abbracciandomi per darmela. "Merci monsieur". La prendo e lo assaggio. Il cazzone aveva ragione, fa un caffè degno del re. "Mmmmm buono davvero" - "Vedi devi fidarti di più... faccio bene un sacco di cose, oltre a salvare bamboline in difficoltà".
Stavolta rido io, è talmente sfacciato e sicuro di sé che quasi lo invidio. Me la toglie dalle mani appena ho finito e la appoggia su una sedia. Poi mi mette le mani sui fianchi da dietro. O lo butto giù adesso o lo lascio fare. Magari un altro poco e poi basta. Mi sfiora il collo con le labbra e poi mi bacia la spalla. Gli chiedo "Questo fa parte del pacchetto ringraziamento o cosa?" - "O cosa" risponde lui continuando fino a risalire alla guancia. Saranno le vertigini oppure è lui che mi fa girare la testa? D'istinto volto il viso verso le sue labbra. Solo un altro poco e poi basta mi ridico. Il bacio che ricevo è qualcosa di eccezionale, non mi ricordo più da quanto tempo non mi baciano così. Il caffè sulle sue labbra ha un sapore ancora migliore. Le sue mani salgono la schiena, accarezzano le braccia, il mio seno le riempie alla perfezione mentre stringe. Un brivido. Mi giro del tutto e lo bacio io. Le mani libere di accarezzare quel petto. Solo questo e poi basta. Ma perdo la cognizione del tempo e non so per quanto tempo continuo così, torno un poco in me solo quando sento le sue mani sul mio sedere e poi farsi strada sotto le mutandine. "Aspetta, non é il caso... devo andare, scusa".
Mi trattiene e mi stringe di più a sé mentre continua a farsi strada dove vuole. "Shhhhhhhh. Ferma. Abbiamo un problema qui" dice accarezzando tutta la lunghezza della mia intimità bagnata, un tocco così dosato e sapiente che mi strappa un bastardo di mugolio. "Abbiamo lo stesso problema" mi sussurra e si spinge contro di me facendomi sentire la sua eccitazione. Senza vergogna le mie mani si precipitano ad afferrarlo, toccarlo, testarlo. Eh sì, aveva un problema. Un grosso problema. Questa volta il rantolino di piacere è il suo. Mi solleva come se non avessi peso continuando a baciarmi e mi riporta dentro, appoggiandomi sul tavolo. Mi spoglia o mi spoglio, non lo so. So solo che sono mezza nuda, la sua bocca vorace sul mio seno zittisce ogni voce di buonsenso interiore e quando la sua testa sparisce sotto la mia gonna proclamo la mia resa definitiva. Non peccava di presunzione quando diceva che sapeva fare molte... cose bene. Non c'era bisogno di guidarlo, faceva piano, faceva forte, mordeva al momento giusto proprio come se leggesse i miei pensieri, provasse le mie stesse sensazioni. Si accorge infatti quando sto quasi per venire e si ferma. Mi trascina giù dal tavolo, togliendomi quel poco di stoffa che resta su di me ed io lo aiuto a liberarsi della tuta. Non posso non fermarmi un secondo ad ammirarlo. Questa volta sono io a bloccarlo contro il tavolo, mentre cado in ginocchio per assaggiarlo. E forse non si aspettava di non essere l'unico a saper fare le cose per bene, a giudicare dai forti sospiri di apprezzamento e da come mi mantiene la testa, sembra che abbia paura che smetta. Oh sì che so cosa fare, e lo faccio con trasporto, gusto, piacere mio anche se lo contengo a fatica in bocca: madre natura era in vena di strafare quando l'ha creato. I muscoli delle sue gambe si irrigidiscono sempre di più, è vicino. Mi fermo, lo voglio subito. Come leggendomi nel pensiero mi ribalta sul tavolo, mi bacia ancora, mi stende e mi dice "afferra il bordo del tavolo bambolina... sarà forte e cattivo". Alza le mie gambe sulle sue spalle ed entra in me lento, mentre mantiene il contatto visivo, cosa che mi manda in estasi già di per sé. La mia carne cede e si adatta a lui, è così grosso, mi riempie e lo sento tutto. Quando arriva fino in fondo si tira via, poi rientra in un colpo solo. Stupendo. Di nuovo. E mantiene la promessa. Si scatena dentro me, forte, voglioso, cattivo. Le oscenità che mi dice non fanno che aumentare il mio piacere. Devo mantenermi forte al tavolo davvero mentre fa. Sento il piacere travolgermi prepotente, gli spasmi del mio orgasmo mi scuotono tanto che le mie urla spaventano Leó che, coda tra le gambe, sparisce in un altra stanza. Le sue arrivano un secondo dopo, forti come le mie, più dolorose. Si accascia su di me rimanendomi dentro, ansimiamo sudati e sconvolti. Mi scosta i capelli dal viso e mi chiede come va. "Ci ha sentito tutto il palazzo e abbiamo traumatizzato il cane. Secondo te come va?". Ridiamo insieme. Appena il respiro si calma, cerca di nuovo le mie labbra. Non è ancora finita.
Come al solito prima di andare via sistemo le scartoffie sulla mia scrivania, ben allineate, e ripongo il "coso" che ormai uso come segnalibro nel codice di procedura. Lo rigiro un attimo tra le mani. Sorrido al pensiero di tutto quello che mi ricorda quel piccolo pezzo di carta ogni volta che lo vedo. A lui devo le ore più rocambolesche, indicibili, peccaminose e soddisfacenti della mia vita, trascorse tra le braccia di uno sconosciuto, che non ho più rivisto. E un nuovo lavoro. Ah sì, perché poi quel concorso l'ho vinto.
@conilsolenegliocchi 🐞
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ama-god · 5 months
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GIUSTIZIATO!!!
Il 27 aprile del 1945, a Musso, Mussolini viene pizzicato e arrestato insieme all'amante Claretta Petacci.
Viene beccato su un camion dell’esercito tedesco, dopo un rozzo tentativo di mascherarsi con addosso un cappottone militare. Troppo voluminoso per un tracagnotto come lui.
L’autocolonna nazifascista viene bloccata dallo sbarramento della 52esima Brigata Garibaldi all’uscita di Musso, località a un chilometro da Dongo, sul lago di Como.
Un passo indietro.
Fino al 18 aprile Mussolini se ne sta rintanato tra le mura del Palazzo Feltrinelli di Gargnano, un comune vicino a Brescia, da dove si illude di guidare la Repubblica Sociale Italiana, uno stato-caricatura filo-nazista creato nel settembre del 1943 in seguito all’Operazione Quercia.
È la missione con cui i nazisti liberano Mussolini, tenuto prigioniero sul Gran Sasso, dopo che nel luglio del ‘43 il Gran Consiglio del Fascismo ne decide l’arresto.
Nel panico gioca l’ultima carta tentando di barattare la propria incolumità con il Comitato di Liberazione Nazionale. L’unica proposta che riceve dai suoi interlocutori è la resa incondizionata.
Il 25 aprile del ‘45 a Milano viene proclamata l’insurrezione generale. Il Duce non ha scampo. Ha le ore contate. A Menaggio, in provincia di Como, Mussolini e la Petacci, si aggregano a una colonna di soldati tedeschi in ritirata verso Nord.
E’ la fuga, direzione Svizzera. O forse Germania.
Ma nel pomeriggio del 27 aprile finisce per sempre la sua carriera criminale.
Con lui, i partigiani arrestano altri 52 fascistissimi, tutti immediatamente trasportati nel municipio di Dongo.
Sulla base del proclama «Arrendersi o perire», foglio n. 245 del 4 aprile 1945, tutti gli arrestati sono immediatamente passibili della pena di morte.
Mussolini, insieme a Claretta Petacci, viene trasferito per la notte prima nella caserma della guardia di finanza di Germasino, poi presso la famiglia contadina dei De Maria, a Bonzanigo.
Il giorno dopo i partigiani chiudono il conto con l’uomo che ha fatto sfracellare l’Italia in Guerra e in una dittatura spregevole.
Il plotone di partigiani incaricato di fare giustizia è comandato dal colonnello Valerio, al secolo Walter Audisio, per ordine dei capi del Comitato di Liberazione Nazionale dell'Alta Italia.
Prelevati dall’abitazione dei De Maria, Mussolini e la Petacci vengono condotti nella località di Giulino di Mezzegra.
Alle 16 e 30 del 28 aprile 1945 l’esecuzione. I partigiani sparano. Mussolini è morto. Stessa sorte per la Petacci.
Ma c’è da finire il lavoro.
A Dongo, gli altri condannati a morte, precisamente, Barracu, Bombacci, Calistri, Casalinovo, Coppola, Daquanno, Gatti, Liverani, Mezzasoma, Nudi, Pavolini, Porta, Romano, Utimperghe, Zerbino, vengono portati nella piazza davanti al lago e fucilati.
«Giustizia è fatta!»
— Alfredo Facchini
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turuin · 7 months
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minchia non più tardi di tre giorni fa con i colleghi scherzavamo sul fatto che la coppia fedez/ferragni avesse le ore contate, vorrei avere 'sto talento per i giochi d'azzardo.
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donaruz · 1 year
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La grande occasione.
È sbagliata la data di quasi dieci anni, come un candeggio impreciso sul colore dei panni,
No, non era a dicembre di un anno maldestro ma in un giorno preciso di quest’anno funesto.
Lo dicevano i Maya che il tempo è rotondo e domenica sera c’è la fine del mondo.
Sarà un botto improvviso? sarà un urlo di vita? Io spero soltanto non ci sia la partita
Che sarebbe un peccato non vederla finire, con il triplice fischio non possiamo morire.
Vorrei guardare lo show ma seduto là in fondo, quanto costa il biglietto per la fine del mondo?
Ci dobbiamo sbrigare, annullare gli impegni, son saltati i discorsi, i comizi e i convegni,
è l’evento assoluto, questo è l’atto finale, molto più di Sanremo e di Babbo Natale,
il mio bar sotto casa non ha perso un secondo e prepara i mojto per la fine del mondo.
C’è chi ha già pagato per poterla vedere, la diretta su facebook mentre tutto succede,
gli influencer su instagram hanno ore contate, ma col pianeta che esplode fanno soldi a palate
e su Twitter da mesi hanno l’hastag già pronto, questa sera in tendenza c’è la fine del mondo.
E ne parlano tutti, anche in televisione, sarà l’apocalisse ma in mondovisione
E c’è un telefono nuovo con i pixel a milioni, è uscito a febbraio in duemila versioni,
ci faremo le foto, sceglieremo lo sfondo, testimoni oculari della fine del mondo
Ci saranno concerti in qualunque nazione, paghi solo l’ingresso senza consumazione,
sulla muraglia cinese c’è una gran fiaccolata e una messa a San Pietro per Maria immacolata
l’indulgenza plenaria è al 50 di sconto, c’è il black friday in Paradiso per la fine del mondo.
Ci son già le magliette con la scritta “È la fine” te le vende Versace per seimila sterline,
E se indossi le Geox l’universo ti ammira, morirai rilassato mentre il piede respira,
non vestirti di stracci tu non sei un vagabondo, va di moda il griffato per la fine del mondo.
I mercati globali han subito flessioni, l’armageddon in borsa fa crollare le azioni
Mentre gli economisti ribadiscono in coro, con l’estinzione totale sale il prezzo dell’oro
Se sei furbo puoi farci un miliardo rotondo, non è che capita spesso una fine del mondo.
Ma c’è chi non si rassegna e rovina la festa, tutta gente frustrata e anche fuori di testa
Questi vivono ancora con principi e ideali, che non hanno tik tok o altri canali,
l’onestà per ‘sti stronzi è un valore profondo, sono i rompicoglioni della fine del mondo.
Francesco Lollerini 🖋
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seoul-italybts · 1 year
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[✎ ITA] Rolling Stone, intervista : Come Suga Si È Lasciato alle Spalle il Passato e Ha Mosso i Primi Passi Verso il Futuro | 24.04.23⠸
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SUGA | Agust D 💿 D-DAY : Intervista con Rolling Stone - 24. 04. 2023
‘Ho Messo l'Anima in Quest'Album’
Come Suga Si È Lasciato alle Spalle il Passato e Ha Mosso i Primi Passi Verso il Futuro
Il poliedrico membro dei BTS ci spiega il processo emotivo che sta dietro l'ultimo album della sua serie di Agust D, ci parla di come ha trovato la sua libertà attraverso la musica e della collaborazione con il suo eroe, Ryuichi Sakamoto
__ di MICHELLE HYUN KIM |  Twitter 🗞 Articolo
Tra tutti i membri dei BTS, probabilmente Suga è quello che conosce meglio il senso di timore che si prova prima del rilascio di un progetto solista — salvo che non aveva ancora mai pubblicato qualcosa del calibro e spessore di D-DAY.
Min Yoongi, rapper, produttore e cantautore trentenne, ha già due mixtape a nome Agust D, il suo alter ego — quella di debutto, del 2016, intitolata come il suo secondo pseudonimo, e D-2, del 2020, ed entrambe lo hanno reso noto come un artista estremamente introspettivo. Grazie ai suoi rap emotivamente strazianti, ha saputo distinguersi in audacia tra le altre star del K-pop per le sue riflessioni sulla salute mentale e le lotte interiori, che non ha avuto timore di condividere.
Tuttavia, la scorsa estate, i BTS hanno annunciato che si sarebbero concentrati sui propri progetti individuali, piuttosto che su album di gruppo. Suga era già in piena preparazione per il capitolo finale della sua trilogia di Agust D e sapeva bene che il mondo intero avrebbe prestato particolare attenzione a questo suo progetto solista. Improvvisamente si è ritrovato schiacciato dal senso di responsabilità e dalla necessità di restare fedele all'esplosiva crudezza rap del suo alter ego Agust D, pur tenendo alto il nome di Suga in quanto membro dei BTS, colui che ha tenuto discorsi alle Nazioni Unite e alla Casa Bianca, oltre ad aver collaborato con giganti del pop quali PSY, Halsey ed i Coldplay.
“Visto che tanto dovevo concludere la trilogia, volevo spingere Agust D all'eccesso”, spiega a Rolling Stone via Zoom dagli uffici della HYBE a Seoul. “Eppure, di fatto, SUGA ha più impatto pubblicitario. Ho avvertito tutto il peso di dover armonizzare [gli alter ego] Agust D e Suga, e questo ha avuto un grandissimo impatto sull'album, ritardandone la produzione.”
Nei suoi lavori solisti – e nelle oltre 100 canzoni co-scritte per i BTS -, Suga ha sempre cercato di conciliare identità diverse ed i rispettivi desideri, in una lotta interiore che lo vede aspirare al successo pur rifuggendo il materialismo, ricercare l'autenticità pur temendo l'eccessiva esposizione ed essere all'altezza delle aspettative del pubblico, seppur conscio del rischio d'essere frainteso dalla critica. Ma, parlando del suo nuovo album, D-DAY – rilasciato il 21 aprile insieme ad un documentario che ne svela i retroscena, Suga: Road to D-DAY, in onda su Disney+ - ci svela d'aver imparato a superare questi conflitti interiori. Nella traccia d'apertura dichiara, infatti, l'intenzione di forgiare un nuovo futuro definito solo ed unicamente da lui. “Fare di tutto per essere al pari degli/lle altrə, complesso di inferiorità, odio per se stessə / Da oggi, mirate, tutte queste cose hanno le ore contate”, rappa.
Nel corso delle 10 tracce che compongono questo progetto – in cui troviamo un misto di vigorosi beat drill, del R&B estremamente toccante e dell'emo rap angosciante – Suga sfodera versi altamente filosofici in cui parla dei suoi traumi personali, di amore e perdita, dell'invivibilità del capitalismo d'ultima generazione nonché, come sempre, dell'ipocrisia dei suoi hater — conditi, però, da una nuova saggezza che deriva da una più profonda consapevolezza di sé. Se, nel 2016, Agust D era espressione di un Suga che usava il suo rap come uno sfogo e modo d'esternare le sue emozioni più intense, e D-2, nel 2020, ci ha presentato una versione dell'artista ormai in grado di accettare se stesso, a dispetto delle incertezze residue, potremmo dire che quello di D-DAY è il sound di un musicista che ha finalmente capito chi è, e sa superare il caos ed i cambiamenti nella propria vita.
In D-DAY, Suga riflette sull'idea di “liberazione”, rappando della sua volontà di liberarsi dagli schemi del mondo e dalle sue preoccupazioni personali. E, di fatto, l'album sembra voler postulare come la musica – ed il processo emotivo che vi sta dietro – sia, di per sé, una forma di libertà. Nel singolo principale, “Haegeum” - termine coreano che significa “rimuovere un divieto” nonché riferimento ad uno strumento a corde tradizionale coreano – ci offre un'acuta critica culturale riguardo il sovraconsumo dei contenuti e media digitali. “Sono tuttə accecati dall'invidia e dalla gelosia / e non si accorgono neppure d'incatenarsi a vicenda /
Non lasciamoci trascinar via da questo tsunami di informazioni”, sputa. Ma quando, nel ritornello, invita ad “unirsi a lui” seguendo lo sporco beat drill del brano, la sua sembra quasi un'esortazione a vivere nel presente, lasciandosi trasportare dalla chiassosa melodia.
Inoltre, in “Amygdala”, Suga ci propone una liberazione dai rimpianti attraverso un luttuoso rap in cui parla di quella parte del cervello in cui sono conservati frammenti di ricordi e traumi del passato. Nei suoi versi, lo sentiamo fare alcune delle sue ammissioni più intime, mentre rappa di alcuni tra gli eventi più difficili della sua vita in una sequenza spasmodica di immagini e visioni: l'operazione al cuore cui sua madre si è dovuta sottoporre poco dopo la sua nascita, l'incidente in motorino di quando, adolescente, lavorava come fattorino e “la chiamata, ricevuta a lavoro, riguardo il tumore al fegato di mio padre.” Tuttavia, scrivere questa canzone e riesumare quei “ricordi spiacevoli” così da mettere ordine nella sua mente, gli è servito a facilitare il processo di guarigione, spiega in Road to D-DAY. “Fa parte della terapia, andare a ripescare brutti ricordi dal passato ed imparare a tenerli a bada”, approfondisce nel documentario.
Cresciuto a Daegu, in Corea del Sud, Suga ha imparato da solo a rappare e produrre molto prima di sognare di diventare un idol K-pop. Da adolescente, si esercitava con il sampling producendo beat dalle sorgenti strumentali dei brani di Ryuichi Sakamoto, famosissimo compositore, nonché membro della Yellow Magic Orchestra, venuto a mancare a marzo all'età di 71 anni. Con D-DAY, Suga ha chiuso questo cerchio in quanto ha potuto incontrare e collaborare con il suo eroe musicale al brano “Snooze”, cui partecipa anche Woosung dei The Rose, band indie rock coreana. In Road to D-DAY è possibile seguire il primo incontro tra Suga e Sakamoto, in cui i due artisti discutono le loro fonti di ispirazione e motivazione nel fare musica, e dove li vediamo suonare “Merry Christmas Mr. Lawrence” di Sakamoto, al pianoforte. I delicati accordi di questo classico e lo stile inconfondibile di Sakamoto sono stati la musa ispiratrice per “Snooze”, un commovente brano trip-hop dedicato a tuttə gli/le artistə esordienti che hanno deciso di far musica perché ispiratə dai BTS, spiega Suga a Sakamoto nel documentario. “Con questa canzone, volevo far loro coraggio. ‘So che è difficile, ma andrà tutto bene […] Se avete paura di cadere, io vi sosterrò’ ”, spiega. Questo è l'esempio perfetto di come Suga abbia la capacità di offrire parole di conforto al suo pubblico, come fa in “Life Goes On”, brano dei BTS che ha ottenuto anche la pos. n.1 sulle classifiche Billboard, reinterpretato in D-DAY in una versione alternative hip-hop.
Suga è entrato alla Big Hit Entertainment nel 2010, convinto che non avrebbe dovuto imparare coreografie troppo complesse. Ora, grazie a tutti gli anni insieme ai BTS, è diventato un performer a 360°, agile nel ballo, focoso nel rap nonché abile alla chitarra, che ha iniziato a studiare negli ultimi anni. Nonostante sia il primo membro dei BTS ad imbarcarsi in un sensazionale tour solista – che inizierà il 26 aprile in Nord America per poi proseguire in Asia, in estate – è modesto fino all'eccesso nel parlare dei suoi piani ed obiettivi per le sue esibizioni. “Sono solo un rapper”, dice. “Ho riflettuto molto su come sarebbe stato meglio esprimere me stesso. Ma, sì, non sono poi così malaccio alla chitarra, quindi ho pensato che magari al pubblico potrebbe piacere.”
Prima del rilascio del suo album e dell'inizio del tour, Suga ha parlato con Rolling Stone di come è stato collaborare con IU e J-Hope, della sua filosofia riguardo la produzione e dell'eventualità che il suo alter ego, Agust D, continui ad esistere.
Nel documentario Road to D-DAY, hai detto: “Mentre lavoravo a quest'album, mi sono chiesto se sarebbe stato l'ultimo progetto a nome Agust D.” Giusto per conferma, D-DAY non è il tuo ultimo album come Agust D, vero? No. Se comprate l'album e andate a leggere i ringraziamenti, capirete [e saprete la risposta]. Se mai dovessi dire che è l'ultimo, allora sarà veramente l'ultimo. Molti musicisti dicono che hanno intenzione di ritirarsi, ma poi tornano con nuova musica — Non voglio sicuramente succeda una cosa simile. È l'ultimo della trilogia, non di Agust D.
Ma le storie che racconto tramite Agust D sono più toste di quelle di Suga, vero? Non ho più abbastanza energie per continuare a parlare di quelle cose perché ho già messo tutta la mia anima in quest'album. Ma lasciate passare un paio di mesi e, forse, avrò nuove storie da raccontare come Agust D, o magari potrei fare uscire qualcosa come Yoongi o rilasciare qualcos'altro come Suga. Non possiamo sapere cosa ci riserverà il futuro. Quindi, no, non posso dire che questo sia l'ultimo album di Agust D. Un mio nuovo progetto potrebbe uscire il prossimo anno, tra un decennio o anche appena prima di morire. L'etichetta può anche aver detto che questo sarebbe stato l'ultimo [album come Agust D], ma non è mia intenzione chiuderla qui. Così come c'è la trilogia del Cavaliere Oscuro e poi sono usciti nuovi film di Batman. Più o meno è quella la situazione.
Hai collaborato di nuovo con IU a “People Pt. 2”, dopo aver già prodotto e partecipato alla sua “Eight”, nel 2020. Che cosa apprezzi di lei in quanto collaboratrice e che tipo di sintonia c'è tra voi?
Dovevamo fare in modo che [gli alter ego] Suga e Agust D fossero sincronizzati, visto che, da un punto di vista strettamente pubblicitario, non avevo alcun motivo di rilasciare un brano simile come Agust D. Ho sempre parlato di storie personali, riguardanti me, Min Yoongi, attraverso Agust D e ora dovevo aggiungere anche Suga all'equazione. Ho riflettuto molto su quale artista sarebbe statə più adattə per compiere questa armonizzazione.
Avrei anche potuto includere i membri dei BTS. Anzi, Jungkook ha anche registrato la versione demo del brano. Ma non volevo che l'impressione poi fosse “Oh, questa è un'altra cosa made in BTS!” Quindi ho cercato un/'altrə artista con cui lavorare. Avevo già collaborato con IU per “Eight”. Ci eravamo già creatə una certa sinergia e il pubblico ama quella canzone proprio per la connessione che c'è tra noi. Inoltre noi due andiamo d'accordo, siamo amici ed abbiamo la stessa età. Ecco perché le ho chiesto di partecipare alla mia canzone. Però è una persona piena di impegni, quindi avevo paura non avrebbe accettato. Fortunatamente ha subito detto di sì. Sono piuttosto soddisfatto di “People Pt. 2”.
Per “HUH?!” featuring J-Hope, gli hai dato qualche indicazione su quale direzione seguire per la sua strofa?
Sono 17-18 anni che faccio musica, ma quando lavoro con altrə, non faccio mai pressioni. Il genere di quella canzone è drill. L'ho prodotta con Yijeong [EL CAPITXN, produttore ed autore alla HYBE]. Il beat è piuttosto complesso. J-Hope mi ha detto che era difficile scriverci qualcosa sopra, ma io gli ho detto “Tu scrivi ciò che vuoi. Poi ci penserò io a risistemarlo!”
È andata più o meno come quando ho lavorato con PSY, o quando ho partecipato a “Eight”, o anche come quando scrivo musica per le pubblicità. Quando produco canzoni per altrə, solitamente chiedo: “Che cosa stai cercando? Che tipo di canzone vorresti? Cosa vuoi che scriva?” La stessa cosa vale per quando è qualcun altrə a scrivere un brano per me, al che rispondo “Fa ciò che vuoi” o “Scrivi ciò che vuoi”. Quando poi ho sentito i versi di J-Hope, andavano benissimo. Gli ho detto, “Wow, hai davvero scritto tutto ciò che volevi dire, e funziona alla grande!” Abbiamo usato la sua versione così, senza ulteriori modifiche.
Hai fatto ascoltare l'album ai BTS? Che tipo di commenti hai ricevuto?
I ragazzi non mi danno veri e propri feedback. Cioè, sì, ma sono sempre un po'... Visto che il mio documentario è su Disney+, diciamo che i loro commenti sono in stile Disney: sempre positivi. Mi dicono cose tipo, “Wow, l'album è pazzesco!” e non posso essere sicuro al 100% sia un parere obiettivo, quindi mi affido più che altro a feedback esterni. I membri mi dicono sempre che gli piace. Se facessi ascoltare loro qualcosa di bassa qualità, non mi direbbero che non gli piace (ride). Però, ovviamente, sono loro molto grato. Mi danno tanta motivazione e coraggio.
Per “Snooze” hai collaborato con Woosung dei The Rose e Ryuichi Sakamoto, che è venuto a mancare da poco. In che modo Sakamoto ti è stato d'ispirazione sotto il punto di vista artistico e com'è stato collaborare con lui? È un po' complicato a spiegarsi, ma c'è questo metodo attraverso cui è possibile invertire i sample, il “taglio e giuntura”, che gli autori di canzoni usano spesso. Forse qualcuno penserà
“E quello sarebbe comporre?”, ma, di fatto, lo è perché i sample provengono tutti dalle loro fonti originali e vengono ri-registrati. Ad esempio, per “Eight” con IU, ho creato il tema ad inizio brano rovesciando e tagliando un pezzo di un audio. È un processo molto comune e frequente nell'hip-hop— moltə artistə hip-hop hanno usato e continuano a sfruttare questo metodo. Per potersene servire, però, c'è bisogno di brani strumentali, canzoni che non abbiano la parte vocale e che possano essere inserite in diverse strutture e composizioni. Dovevo fare pratica nella produzione attraverso il sampling e mi sono messo ad usare i brani di Sakamoto, per esercitarmi. Ancor prima che iniziassi a produrre, fin da quando ero piccolo, già ammiravo molto le sue composizioni, come “Merry Christmas Mr. Lawrence” o la colonna sonora di The Last Emperor (L'Ultimo Imperatore). Quando ero in seconda media, o su di lì, usavo quel tipo di tracce strumentali per creare i miei beat. Quindi, chiaramente, Sakamoto era una delle leggende che ho sempre sognato di incontrare, e quando ho espresso tale desiderio, lui ha subito accettato. Mi rattrista molto la sua morte. Quando ci siamo visti è stato bellissimo. Non è stato un incontro tra musicisti. Mi sono semplicemente sentito come un bambino di fronte ad un adulto. Mi manca molto. Era uno dei miei modelli di vita. Era felice di poter partecipare al mio album e la collaborazione è andata benissimo. Entrambi abbiamo lavorato insieme con gioia.
Inoltre, in quella canzone non racconto necessariamente la mia storia, non solo, almeno. Se ascolterete il testo, credo capirete. Non è dedicata soltanto agli/lle artistə che hanno debuttato dopo di me [e dei BTS], ma anche a tutte quelle persone nel mondo che trovavano e trovano conforto nelle composizioni di Sakamoto.
Il tema dell'album è la “liberazione”. Che cosa significa liberazione per te? In passato, sapevo che significato darle ed avevo le idee chiare, avendo risolto ogni dubbio durante il processo di registrazione. C'è questo drama intitolato My Liberation Notes [del 2022] che ha avuto molto successo. Io ho iniziato a lavorare a quest'album tre anni fa — e poi ho notato che il tema del mio progetto si sposava davvero bene con quello della serie. Ho realizzato - e in realtà ci speravo - che la gente è interessata a questo discorso della “liberazione”, a sentire storie del genere.
Ma, a dire il vero, non ho scritto la mia canzone [“Haegeum”] perché ero ossessionato da quel concept, niente di simile. L'haegeum è uno strumento musicale. Poi, qualche tempo fa ero piuttosto preso da questo videogioco a ritmo in cui ci sono delle tracce chiamate “canzoni haegeum” [*canzoni che puoi sbloccare solo arrivatə ad un determinato livello]. Di base, era quello il significato della canzone. Il ritornello di “Haegeum” l'ho scritto circa tre anni fa, mentre lavoravo a “Daechwita”. In quel periodo usavo spesso strumenti tradizionali nelle mie composizioni. E, tra l'altro, sì, quel beat era originariamente pensato per “Daechwita”, ma non credo il pubblico abbia colto.
Dopo essermi interrogato su che significato dessi io al concetto di liberazione, ho iniziato ad approfondire maggiormente quell'idea [attraverso le mie canzoni]. Credo il pubblico la troverà molto divertente ed interessante—considerate le mie precedenti attività promozionali. Sono abbastanza sicuro. Nel video mi do ad uno stile di vita un po' libertino (ride).
La “D” in Agust D sta per Daegu, la tua città natale. Dato che ormai è tanto che vivi a Seoul, e hai anche girato il mondo, che cosa rappresenta Daegu, oggi, per te? La gente mi chiede sempre perché c'è quello spazio dopo Agust e poi c'è una D. Commentano, “È un riferimento a One Piece?” [*Il protagonista di One Piece (Rubber) si chiama Monkey D. Rufy]. Daegu è molto importante per me — ovviamente, è dove sono nato. Mi ci trovo molto a mio agio. E poi, sa, i musicisti vanno sempre molto fieri dei loro luoghi d'origine. Ci torno spesso. Ci vado per il makchang [*frattaglie grigliate]. E poi, ai miei genitori piace molto, è un posto da sogno.
Che tipo di performance stai preparando per quest'album?
Per quello non vi preoccupate, ho già tutto pronto, basta che veniate a vedere i concerti. Non li registreremo. Se Min Yoongi si esibisce, dovete venire a vederlo dal vivo.
ita : © Seoul_ItalyBTS
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LA FOLLIA DEL PICCOLO TITAN
Ieri ho fatto un pò di ricerche sulla storia del sommergibile scomparso, e ho scoperto diverse cose sconcertanti.
Il Titan (questo il nome del piccolo sommergibile) ha perso il contatto con la nave madre dopo un'ora e 45 minuti dall’immersione.
L’unico modo di comunicare fra nave madre e sommergibile è un sistema di messaggini tipo SMS, che funziona solo se il Titan si trova sotto la verticale della nave. Se per caso la corrente lo porta fuori rotta, perde ogni comunicazione. (Sott’acqua la radio non è utilizzabile, perchè le onde radio non viaggiano nell’acqua).
Dopo pochi minuti di immersione il Titan si trova nel buio più assoluto. (Il Titan è dotato di luci esterne, che però possono illuminare fino ad un massimo di 30 mt.). Per raggiungere il Titanic (il relitto della nave sommersa), il piccolo sottomarino deve seguire le indicazioni che arrivano via SMS dalla nave madre. In altre parole, naviga alla cieca.
In caso di emergenza il Titan ha diversi sistemi che gli permettono di riemergere in superficie, ma si troverebbe comunque a galleggiare nel mezzo dell’oceano senza possibilità alcuna per gli occupanti di tornare a respirare aria fresca: il portellone infatti è sigillato con 17 bulloni che si possono aprire solo dall’esterno.
Gli occupanti quindi, dal momento in cui perdono contatto, hanno le ore contate per essere ritrovati: sono le ore che gli concede la riserva di ossigeno, sia che si trovino sott’acqua sia che si trovino in superficie.
E qui viene la parte più interessante: da quel che sono riuscito a capire, il Titan utilizza un sistema di riciclo dell’aria simile al “magico” PLSS degli astronauti: un sistema apposito rimuove l’anidride carbonica emessa durante il respiro, per cui gli occupanti del sub possono continuare a respirare aria pulita. Ma solo fino a 90 ore in ogni caso.
Ora la domanda viene spontanea: quale disprezzo per la vita bisogna avere, per infilarsi in una capsula d’acciaio lunga 5 metri, farsi sigillare al suo interno, e immergersi nel buio più assoluto, con temperature esterne vicine allo zero, impossibilitati a comunicare con il mondo, sapendo che in ogni caso ti porti dietro una riserva di ossigeno di sole 90 ore?
E il tutto per poter dire agli amici “ho visto il relitto del Titanic”?
Massimo Mazzucco
Tutto questo per apparire, senza dare valore alla vita!
Il genere umano mi fa sempre più schifo!!!
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beautifully-mine · 2 years
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Chiedi alla vita un complice ✨
Qualcuno che appaia dal nulla e che non abbia paura delle tue ferite.
Chi ti vede distrutta/o e si rimbocca le maniche per tirarti fuori da una brutta giornata con la sua presenza o le ore contate.
Con cui puoi sederti e raccontare parte della tua vita senza spogliarti del corpo, mentre indossi l'anima vestita di delusioni.
Chiedi alla vita un complice.
Che non abbia vergogna di vederti lavata, con le mani screpolate o leggera di lusso.
Che tu possa uscire ogni giorno dalla sua mano e anche dalla sua vista, che ti cerchi con quella preoccupazione che sente solo quelli che hanno paura di perderti perché fai parte dei loro piani e della loro felicità.
Un complice quando non c'è voglia di fare l'amore ma sentirlo in una carezza, un dettaglio, una parola.
Che sappia distinguere quegli istanti di solitudine che servono quando i ricordi e le date non hanno pietà per il calendario.
Chiedi alla vita un complice.
Con cui non puoi avere segreti i tuoi sentimenti.
Che arrivi la notte e ti baci la fronte, ti tolga le paure, ti metta nel suo presente.
Qualcuno in grado di capire come sei perché non è stato facile ogni mattina quando ti sei svegliato e ti sei chiesto più e più volte, fino a dove possono arrivare il dolore e le assenze.
Un complice con cui ridere e piangere.
Sapere che puoi appoggiarti quando ti tremano le gambe e hai bisogno di un abbraccio più di cento parole.
Con chi ti saluti chiudendo gli occhi e ti senti completamente sicura /o che aprendoli, sarà al tuo fianco, sapendo che con te nulla sarà facile, ma ti accetta, ti ama e ti sceglie giorno dopo giorno.
Non cercarlo.
Non sognarlo.
Non immaginarlo.
Non idealizzarlo.
Chiedi alla vita un complice.
L'universo cospira sempre a tuo favore.
L’Almanacco della strega 🧙🏻‍♀️
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lamilanomagazine · 2 months
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Il gran caldo africano si attenua: arrivano temporali con grandine
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Il gran caldo africano si attenua: arrivano temporali con grandine. L’anticiclone africano ha le ore contate: si avvicina all’Italia un nucleo di aria più fresca e instabile che darà il colpo di grazia all’alta pressione subtropicale. Antonio Sanò, fondatore del sito www.iLMeteo.it, non ha dubbi sul tempo previsto nel weekend e per la prossima settimana.... Leggi articolo completo su La Milano Read the full article
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cinquecolonnemagazine · 6 months
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Oroscopo di Chirya: dal 1 al 7 Aprile
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Oroscopo di Chirya: Cari tutti, eccoci alle previsioni dal 1 al 7  Aprile  2024, tante le novità, cambia segno Venere che  il 6 entra in Ariete, e coccola i segni di fuoco, i segni d’acqua possono contare sul sostegno di Marte in Pesci.  Avremo tanta  serenità  per Cancro e Scorpione,  tensioni per i Sagittario, i Gemelli hanno giorni magnifici. Saturno invita tutti a relazioni durature, i Capricorno sono all’erta per questioni finanziarie, per i Pesci attenzione alle spese folli. Oroscopo di Chirya: uno sguardo segno per segno Ariete Cari Ariete,  sarete  i protagonisti  della settimana sociale, vi divertirete follemente. Sul lavoro è favorito chi opera con la creatività, Plutone vi sostiene o vi regala l’appoggio che vi serve. Chi cerca amore, potrà  trovare il partner ideale,  Non per niente i pianeti più importanti  sono nel vostro segno, e dal 6 anche  Venere vi regala fortuna in amore, in famiglia, nelle relazioni. Migliorano tutti i vostri rapporti, e vi tiene alto l’ umore e vi regala giornate serene. Toro Oroscopo di Chirya: Cari Toro, settimana piena di determinazione sul lavoro, Giove vi regala tanto buon umore e tanta fiducia nella vita.  La settimana  in  amore è tranquilla,  la Luna vi fa valutare più il lato concreto della vita, e saprete progettare utili interventi alle vostre finanze e l'ambiente in cui amate vivere. Forte la vostra determinazione ad affermare ambizioni con le concrete possibilità di realizzarne una buona parte, non siate sgarbati con chi vi sta intorno. Gemelli Cari Gemelli,  bellissima  settimana tutta da vivere, fino in fondo come un bicchiere di bollicine, l’amore  sarà  pieno di romanticismo e passione, contate su inaspettate gioie che arriveranno, permettendovi di godere bei momenti con i vostri cari. Possibile per voi, grazie ad una Venere che a metà  settimana  diviene favorevole, migliorare il vostro conto corrente, e le vostre finanze. Mercurio vi rende comunicativi, programmate un bellissimo fine settimana. Cancro Oroscopo di Chirya: Cari Cancro, una settimana scomoda, con alti e bassi, Venere potrebbe causarvi dall’Ariete e che vi è ostile. Potrebbe traballare il rapporto con i figli, con i genitori, con l’autorità, non cadete nel baratro della depressione, pochi giorni e tutto passa, prendetela come una sfida. Soprattutto non rifugiatevi nell’indifferenza con chi vi sta accanto, peggiorerebbe le cose, in questo periodo, evitate le situazioni complicate, fate un  passo  indietro semmai. Leone Cari Leone, la settimana vi vuole vedere tolleranti e generosi verso tutti e tutto, sarà ottima per iniziare un amore con progetto matrimoniale,  Venere  in aspetto più che favorevoli vi  regala relazioni importanti e molto favorevoli per la vostra vita sociale, raccogliete i frutti dei vostri  sforzi. Come al solito vi metto in guardia sulle questioni di spese folli  in   momenti di surplus non eccedete con le spese e il denaro tenetelo stretto, accumulate, per ore è meglio così. Vergine Cari Vergine,  la   settimana  è estremamente calma, come piace a voi, tutto sotto controllo e tutto secondo i vostri programmi. Tuttavia  la vostra sensibilità, sarà rivolta alla vostra casa, Mercurio in aspetto sfavorevole vi fa vedere quelle questioni ancora senza una soluzione, e vi impone di trovarle, in particolare quelle di natura finanziaria. Dovrete impegnarvi e prendervi cura delle  vostre  cose oltre che di voi  stessi. Bilancia Cari Bilancia, settimana importante e fortunata per la vostra vita, per trovare soluzioni giuste a piccoli  e  grandi problemi che negli ultimi tempi hanno causato qualche noia familiare. Un po’ di diplomazia, comunque,  non  guasterà e vi permetterà di andare veloci e fluidi verso un bellissimo fine settimana, tutto da vivere. Avrete bisogno di aumentare le idee e di organizzare delle azioni mirate per il sostegno alle vostre finanze.  Scorpione Cari Scorpione, la settimana è di recupero, Mercurio vi incoraggia e protegge nelle relazioni, promuove insieme a Marte l’armonia con i figli, la famiglia, i colleghi, anche Plutone vi fa vivere l’amicizia con passione e fiducia, Cercate di risparmiare sulle spese, i soldi non sono tanti in questo periodo, non è il caso di sprecarli. Per fortuna che voglia di fare e di progettare, come una primavera di rinascita. Sagittario Cari Sagittario, la settimana vede qualche preoccupazione,  e  molta ansia, in casa soprattutto, le cose sono elettriche, grazie a Venere favorevole, le relazioni sociali sono soddisfacenti. Attenzione ai contratti, alle firme, alle clausole, alle transazioni, sono possibile momenti di confusione, occasionale o ambiguità negli scambi, magari rimandate. Potete buttarvi nelle imprese più avanti, c’è tempo, e godetevi un fine settimana sereno. Capricorno Cari Capricorno,  dovete  vivere la settimana con  calma e prudenza, ci possono essere divergenze con genitori, con figli, con fratelli, e amici. Saturno vi invita alla calma e non ad essere particolarmente critici, sia sul lavoro che negli altri campi, avrete meno problemi. Smaniosi e insofferenti come siete in questo momento, non riuscite a fare le cose che vorreste e ciò peggiore il vostro carattere, e vi fa salire la frustrazione, pensate a come agire, andrà meglio. Acquario Oroscopo di Chirya: Cari Acquario,  la  settimana è instabile e turbolenta, problemi con  i vostri genitori,  i vostri figli, probabilmente dovrete affrontare un problema che riguarda la famiglia, affrontarlo con la dovuta calma e tutto andrà a posto.  Ciò che funziona è il vostro conto corrente, migliorare la vostra situazione economica, e ci saranno nuove opportunità di investimento da cogliere, comunque soppesare i pro e i contro, e agite in fretta, risolvendo qualche problema. Pesci Cari Pesci,  nella  settimana potrete trovare l’amore, il lavoro, la ricchezza, chiedete e vi sarà dato.  E’ il momento del dialogo con la famiglia, di godere del vostro rifugio preferito, la famiglia appunto. Vivrete momenti di  passione  soddisfacenti, mentre fate attenzione ai  soldi, non fatevi attrarre dalla voglia di spese folli, fare altro magari qualche lavoretto in casa, in modo da renderla più confortevole. Read the full article
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alessandro54-plus · 7 months
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Meteo, previsioni: pioggia e neve in tutto il Nord, smog con ore contate
articolo di Mario Landi: https://www.leggo.it/schede/meteo_previsioni_pioggia_neve_smog_maltempo_dove_quando_21_2_2024-7949877.html Mercoledì 21 Febbraio 2024 Meteo, cambia tutto. Addio anticipo di primavera, torna l’inverno vero con pioggia e neve in montagna. Le previsioni dei prossimi giorni parlano chiaro: precipitazioni anche intense che avranno almeno modo di cancellare lo smog record in…
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La Befana porta nubifragi, vento, freddo e neve
Una Befana caratterizzata dal brutto tempo con nubifragi, vento, freddo e neve. E’ quanto annuncia Andrea Garbinato, responsabile Redazione del sito http://www.iLMeteo.it. secondo il quale il caldo anomalo che ha caratterizzato il periodo natalizio e i primi giorni dell’anno ha le ore contate.     Già da venerdì in mattinata avremo le prime avvisaglie del peggioramento con qualche piovasco. Le…
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mali-zhang · 10 months
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.⠀ ⠀ 𝘀𝘁𝗼𝗿𝘆𝗹𝗶𝗻𝗲 …⠀new york 🥀 09 nov 2023 ⠀ ⚠️ᴄᴏɴᴛᴇɴᴛ ᴡᴀʀɴɪɴɢ: drxg abuse, de4th, cr1me.
Il trambusto newyorkese del sabato sera trasudava della tipica frenesia che caratterizzava il fine di una settimana che ogni singolo cittadino sembrava aver atteso con fervente trepidazione; volta, essa, al termine, ogni mente si era sì dissuasa dalle preoccupazioni di giorni ormai trascorsi al fine di godere di quelle contate ore che avrebbero preceduto l'inizio di una nuova. Quella visione leopardiana del sabato, fugace ed effimero, era stata adottata da Mali Zhang sin dall'esordio dell'adolescenza, quando si era lasciata convincere da quell'allegoria dell'esistenza, che non faceva che presentare piacere, per poi porre ad esso una prematura fine. Spendere, tuttavia, il sabato tra le familiari mura del The Venus Trap era una sorta di rituale, una costante che si ripeteva ad ogni sesto giorno, seppur sempre in maniera diversa. La ballerina, agghindata da capo a piedi ed avvolta in uno dei succinti e sfarzosi costumi di scena, si era aggirata tra le pareti di quel ristretto anfratto situato dietro le quinte, adibito a camerino, ove tutto il necessario alla preparazione di una nuova performance era posto a sua disposizione, affinché ultimasse la sua trasformazione in una seducente ninfa. Dinanzi al longilineo specchio, la figura d'ella appariva eterea, desiderabile; tuttavia, quando il di lei sguardo incontrò il proprio, nel fermo riflesso quella immobilità parve distorcersi e perdersi nel nulla, dandole l'impressione di star fissando due egualmente vuote voragini che le si aprivano in volto, al centro esatto delle orbite, di cui era impossibile percepirne il fondo, certa che, se si fosse lanciata alla ricerca di tale fine, si sarebbe persa per sempre.
               𝐻𝑜𝑤 𝑙𝑢𝑐𝑘𝑦 𝐼 𝑓𝑒𝑒𝑙 𝑡𝑜 𝑏𝑒 𝑖𝑛 𝑚𝑦 𝑏𝑜𝑑𝑦 𝑎𝑔𝑎𝑖𝑛,                𝘩𝑜𝑤 𝑙𝑜𝑣𝑒𝑙𝑦 𝐼 𝑓𝑒𝑒𝑙 𝑛𝑜𝑡 𝑡𝑜 𝘩𝑎𝑣𝑒 𝑡𝑜 𝑝𝑟𝑒𝑡𝑒𝑛𝑑.
C’erano ferite nel suo animo che, per quanto l’avessero irrimediabilmente dilaniato, avevano iniziato a guarire, formando in quegli squarci la rosea e nuova membrana che ben presto si sarebbe rafforzata a comporre parte di quella corazza che la foderava; quella metaforica e nuova pelle rendeva visibili le cicatrici che l’avrebbero segnata per sempre. Una lezione che aveva appreso era che la fiducia le faceva onore ma che, al tempo stesso, la rendeva vulnerabile; che era come una sottile superficie facile da incrinare con un gesto, una parola, persino. Eppure per quanto quella lezione fosse a lei chiara, non sembrava volerla assimilare e ci cascava ancora, ed ancora: si era fidata di suo padre, ed egli le aveva mentito; s’era fidata di colui che era stato il suo primo amore ed egli l’aveva tradita ed, infine, aveva provato ad aprire il suo cuore, ancora una volta, e Juno sembrava fatta di tutti i sogni e le fantasie che fino ad allora erano state solo inchiosto su pagine di novelle d'amore, prima che i di lei tacchi a spillo le camminassero crudelmente sul cuore che aveva, pian piano, imparato a desiderarla al di là del desiderio carnale, al di là di una fugace e passionale notte, abbandonandola in quella solitudine in cui tornava ad annegare, ad ogni infrangersi di quel sottile strato di ghiaccio che la separava dal gelo perenne ch’erano le profondità del suo essere. Quella solitudine in cui si rifugiava aveva assunto un significato quasi confortante, una volta accettata la consapevolezza che avrebbe potuto fidarsi solo di se stessa. Eppure, talvolta ciò era impossibile, perché ella non aveva mai saputo badare a se stessa. Quando inspirò, l’ossigeno parve farsi largo nelle vie respiratorie e giungere ai polmoni, affinché essi si gonfiassero, risaltando quel petto che faceva da sostegno al lucore di numerose collane, incitando i seni non troppo pronunciati affinché esprimessero il loro silente disagio nel trovarsi ristretti tra i succinti indumenti che li contenevano in parte, onorando il compito di celare all’altrui guardo solo i punti più eccitanti della femminile anatomia che la componeva. Esalò dunque quello stesso ossigeno, che parve aver sostato per un lasso sì breve da darle l’impressione di non aver mai respirato; difatti, c’erano volte in cui quella naturale pratica perdeva ogni significato, altre in cui ogni respiro sembrava poggiarle sul petto un macigno che la costringeva ad annaspare. In quel frangente, tuttavia, avvertiva la sensazione che, pur respirando a dovere, non fosse, in realtà, viva. Le ambrate falangi avvertirono la serica sensazione della propria pelle sotto i polpastrelli, dapprima pulsanti, prima che quel battito flebile e costante fosse associato alla quintessenza dell’esistenza, a quel muscolo pompante di vitalità che, tuttavia, pareva mettere in moto le funzioni biologiche soltanto. Quel centro del proprio essere, difatti, avrebbe potuto essere una macchina dalle precise istruzioni, tanto era capace di svolgere il suo compito alla perfezione, ma senza lasciarsi influenzare da fattore alcuno. Il cuore di Mali era ciò che la manteneva in vita, sì, seppur sembrasse essersi arreso nella missione di accelerare i battiti e animarla d’impulsi euforici, adrenalinici,
               𝑆𝘩𝑜𝑐𝑘𝑖𝑛𝑔 𝑡𝑜 𝑓𝑒𝑒𝑙 𝑎 𝑝𝑜𝑠𝑖𝑡𝑖𝑣𝑒 𝑐𝘩𝑎𝑟𝑔𝑒,                𝑖𝑛𝑛𝑜𝑐𝑢𝑜𝑢𝑠 𝑡𝘩𝑟𝑖𝑙𝑙, 𝑏𝑖𝑔 𝑖𝑛𝑣𝑖𝑠𝑖𝑏𝑙𝑒 𝑠𝑝𝑎𝑟𝑘.             
Se avesse potuto fisicamene sgusciare fuori da quello stato di inerzia, quella sensazione di intorpidimento che attutiva ogni suono e colpo proveniente dall’esterno, facendolo rimbalzare sulla sua pelle senza che lei se ne curasse, l’avrebbe fatto; eppure l’unico modo che pareva rivelarsi effettivo, era l’aggrapparsi a quelle poche sicurezze che ancora costellavano la sua ripetitiva esistenza, quelle da cui dipendeva per trarre un pretesto per proseguire: la danza, il suo lavoro, lo spettacolo che avrebbe, di lì a poco, offerto ad un pubblico di usuali clienti, quelle poche persone che ancora confidavano in lei; e poi c’era dell’altro, quei pochi impulsi di vita che le regalavano le cattive abitudini: l’alcool, il fumo, quei flirt occasionali che si perdevano nel suo disinteresse, le piccole dipendenze a cui non aveva mai realmente detto addio. Batté le folte e finte ciglia, facendo calare le palpebre su quei due spenti soli, forzandoli a tramontare per un lasso di tempo che parve prolungarsi per diversi attimi. Quando li riaprì, lo specchio le restituì lo stesso grottesco sguardo, contornato dal pesante e preciso trucco che sarebbe stato in grado di dare vita ad un cadavere, ma non pareva avere effetto alcuno sul di lei volto scarno. Serate come quella portavano con esse violente ed ambigue battaglie interne che vedevano contrapporsi opponenti parti del suo essere, una fazione capitanata dalla di lei coscienza, l’altra che vedeva al comando ogni debolezza che Mali avesse mai collezionato; al calare di quelle notti ad oscurare il firmamento, non le restava altra scelta che scegliere un vincitore sacrificandosi per quella lotta, nel cadere nelle solite e vecchie abitudini distruttive da cui non era mai riuscita a districarsi. Ricordava ancora la prima volta in cui aveva ceduto a quella debolezza per curiosità, nel bramare una spinta di vita per riscuotersi dal torpore indotto da un’esistenza che aveva ormai perso ogni ambizione; ricordava ancora la prima sensazione di bruciore causato dall’aspirare quelle pregiate sostanze stupefacenti, ricordava la presa rassicurante di Kai attorno alla propria sottile vita, a ripeterle, la voce echeggiante a ripetere in eterno, 𝖼𝗁𝖾 𝗌𝖺𝗋𝖾𝖻𝖻𝖾 𝖺𝗇𝖽𝖺𝗍𝗈 𝗍𝗎𝗍𝗍𝗈 𝖻𝖾𝗇𝖾, 𝖼𝗁𝖾 𝗅𝖾 𝗆𝖺𝗇𝗂 𝖺𝗏𝗋𝖾𝖻𝖻𝖾𝗋𝗈 𝗌𝗆𝖾𝗌𝗌𝗈 𝖽𝗂 𝗍𝗋𝖾𝗆𝖺𝗋𝖾. Così quella piccola vetta innevata che avrebbe potuto troneggiare su un polpastrello, avrebbe potuto essere spazzata via da un soffio, invece venne aspirata con tutta la determinazione che non riusciva ad applicare alle faccende della vita d’ogni giorno. Quei minuscoli cristalli bianchi le graffiarono le narici donandole la sensazione del tagliente gelo invernale che invade le vie respiratorie, riportandola bruscamente alla realtà, donandole la convinzione che la vita era fatta di quei piccoli impulsi e di quei piccoli sacrifici che la rendono vivibile prima di distruggerla per sempre; consapevole dei rischi, non era mai stata abbastanza forte per combatterli a dovere. Una struttura in lenta decadenza dal proprio interno, cosicché chiunque posasse lo sguardo sull'esterna apparenza non riuscisse a percepire le crepe che si diramavano lungo le mura, non fosse in grado di avvertire la debolezza delle fondamenta che reggevano un peso insopportabile; a tale concetto soleva paragonare la propria esistenza, in costante disfatta a precedere il giorno in cui le macerie del proprio essere fossero state impossibili da tenere insieme o ricomporre.
               𝐼'𝑚 𝑎𝑙𝑖𝑣𝑒 𝑖𝑛 𝑠𝑝𝑖𝑡𝑒 𝑜𝑓 𝑚𝑒 𝑎𝑛𝑑 𝐼'𝑚 𝑜𝑛 𝑡𝘩𝑒 𝑚𝑜𝑣𝑒,                 𝑠𝑜 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑎𝑛𝑑 𝑙𝑜𝑜𝑘 𝑖𝑛𝑠𝑖𝑑𝑒 𝑜𝑓 𝑚𝑒,                 𝑤𝑎𝑡𝑐𝘩 𝑚𝑒 𝑤𝘩𝑖𝑙𝑒 𝐼 𝑏𝑙𝑜𝑜𝑚 ...
Quel riflesso sfocato nello specchio riprese stabilità, poco a poco; quando smise di tremolare sotto il proprio guardo, studiò la nota figura per un’ultima volta, pettinando con le falangi il nero ammasso di folti ricci che formavano una parrucca indossata appositamente per lo spettacolo che avrebbe condotto di lì a poco. Parve d’osservare un fiore sbocciare nella fretta di far sfoggio della sua bellezza.
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kritere · 1 year
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Meteo, quanto dura il caldo e quando torna il maltempo: le previsioni della settimana
DIRETTA TV 11 Settembre 2023 Secondo i principali modelli meteo, il caldo fuori stagione di questi giorni ha le ore contate. In agguato sull’Italia vi è una nuova perturbazione che, secondo le previsioni meteo di questa settimana, è destinata a portare piogge e temporali. 0 CONDIVISIONI Mentre l’Italia vive ancora scorci di estate con una nuova settimana che inizia ancora all’insegna de bel…
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Per anni gli account ufficiali di aziende e celebrità hanno goduto gratuitamente su Twitter di una spunta che verificava la loro autenticità
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Elon Musk, il nuovo proprietario di Twitter pretende che tutti paghino un abbonamento mensile per la spunta: otto dollari per la spunta blu, che certifica gli individui, oppure mille dollari per quella oro che identifica le organizzazioni. L’ultimatum di Musk - pagate oppure perderete la vostra spunta -è scaduto lo scorso 1 aprile. Non è un pesce d’aprile. L’azienda ha comunicato che sta iniziando a rimuovere le spunte di chi non ha pagato. Il primo - o almeno uno dei primissimi - che ne ha fatto le spese è stato quello del New York Times. Per ora il popolare giornale americano sembra essere l’unica grande testata internazionale ad aver perso il ‘badge’. Tutte le altre che hanno comunicato di non voler sottoscrivere un abbonamento - dal Washington Post al Los Angeles Times - in effetti hanno ancora la spunta oro sui loro profili. Oppure davvero Musk vuole concedere "alcune settimane di grazia" ai profili che non hanno ancora sottoscritto un abbonamento, a patto che dichiarino subito di essere disposti a pagare. L'imprenditore lo avrebbe scritto in un tweet pubblicato sul social e poi cancellato. Anche celebrità come LeBron James e Patrick Mahomes, che si erano detti contrari a versare una quota per avere la spunta blu, in effetti non sono stati toccati dal provvedimento. Due domande, a questo punto, sorgono spontanee. La prima è questa: perché i grandi giornali americani non vogliono pagare mille dollari al mese per una spunta che certifica i loro contenuti? La risposta è stata accennata da Sara Yasin, managing editor del Los Angeles Times: “Questo nuovo processo di verifica non stabilisce più alcuna autorità o credibilità”. Un concetto ribadito anche dal portavoce del Washington Post, che ha dichiarato: “È evidente che una spunta non rappresenta più alcuna autorità o competenza”. Per questo motivo tutti i quotidiani che si sono ribellati a Musk non rimborseranno ai loro giornalisti gli otto dollari al mese necessari per conservare la spunta blu. In una nota inviata al suo staff, Politico ha scritto: “In futuro un badge non dimostrerà più che siete dei giornalisti verificati. Ma solo che pagate per avere dei benefit come la possibilità di scrivere tweet più lunghi o di vedere meno pubblicità”. La seconda domanda, invece, è questa: perché Twitter ha rimosso immediatamente la spunta al New York Times e ha graziato - per ora - tutti gli altri? In questo caso la risposta è più complicata. Con un tweet ufficiale, il social ha comunicato lo scorso 23 marzo che la rimozione delle spunte, dai profili che ne godevano prima dell’avvento di Musk, sarebbe iniziata il primo aprile. Questa operazione richiede del tempo, come ha raccontato il Washington Post, e quindi gli account di altre testate come il Los Angeles Times o Politico potrebbero semplicemente avere le ore contate. Tra Musk e il New York Times non corre buon sangue. E questo potrebbe aver fatto la differenza. Quando il Times ha fatto sapere che non avrebbe pagato né per sé né per i suoi giornalisti, come ha riportato Reuters nella giornata di ieri, su Twitter ha iniziato a circolare un meme con protagonista Musk che afferma: “Il Nyt non vuole pagare per la spunta. Guardate, non importa a nessuno”. Il vero Musk ha preso la palla al balzo. E ha commentato quel meme con un tweet: “Oh, ok, gliela togliamo allora”. Neanche un’ora dopo, l’imprenditore ha aggiunto un altro tweet: “La vera tragedia per il New York Times è che la loro propaganda non è neanche interessante”. E ancora, qualche minuto dopo: “Il loro feed è illeggibile, è come diarrea. Avrebbero molti più follower se condividessero gli articoli principali”. Sono passate alcune ore e, all’improvviso, la spunta d’oro dell’account principale del New York Times è sparita. Una decisione umorale, probabilmente, come tante a cui - negli ultimi tempi - ci ha abituati l’imprenditore. Anche perché pochi giorni prima, il 30 marzo, proprio il New York Times ha rivelato che il social di Musk intende fare delle eccezioni: i migliori 500 investitori e le 10mila aziende/organizzazioni più seguite sulla piattaforma potranno conservare la loro spunta senza pagare un centesimo. Tra queste, con i suoi 55 milioni di follower, c’è sicuramente anche il New York Times, che risulta addirittura tra i 30 account più seguiti sul social. Lo scontro tra il Ceo di Tesla e il quotidiano americano si è acceso a maggio del 2022, quando il Times ha pubblicato un articolo sull’infanzia di Elon Musk in Sudafrica, lasciando intendere come la sua vita fosse lontana dalle atrocità dell’apartheid. Il pezzo aveva scatenato le ire della madre dell’imprenditore, Maye Musk, che su Twitter aveva tuonato: “In Sudafrica se ti dichiaravi apertamente contro l’apartheid finivi in prigione. Volete forse condannare un bambino per le decisioni prese da un governo?”. Pochi mesi dopo, a dicembre 2022, Musk aveva rivolto un altro pesante attacco al New York Times, colpevole - secondo l’imprenditore - di non aver rivolto la giusta attenzione ai suoi Twitter Files. “Questo perché il New York Times è diventato, a tutti gli effetti, una società di lobbying non registrata per i politici di estrema sinistra” aveva dichiarato Musk attraverso un tweet. Il braccio di ferro con il New York Times è il frutto della strategia di Musk volta a monetizzare il più possibile il social networkche ha acquistato per 44 miliardi di dollari alla fine del 2022. In un documento sfuggito all’azienda, si legge che il valore di Twitter oggi sarebbe appena la metà: 20 miliardi di dollari. La spunta blu e oro, tuttavia, non influiscono solo sui conti del social. Musk ha infatti stabilito che, a partire dal prossimo 15 aprile, i profili senza spunta non potranno comparire nella sezione “Per te” degli utenti, vale a dire quella generata da un algoritmo che spinge i contenuti “consigliati”. Chi non paga, insomma, ha meno probabilità di essere visibile sulla piattaforma e meno possibilità di diventare virale con un tweet. A meno che non possa contare su milioni di follower come - indovinate un po’? - il New York Times. Read the full article
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