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#coniglio alla ligure
lamilanomagazine · 9 months
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Genova: premiati i vincitori del concorso "Scattiamo... in fattoria". Donati prodotti tipici della Liguria
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Genova: premiati i vincitori del concorso "Scattiamo... in fattoria". Donati prodotti tipici della Liguria. Genova. L'assessore all'Agricoltura e al Marketing territoriale Alessandro Piana ha incontrato i vincitori del concorso fotografico "Scattiamo... in Fattoria" ieri martedì 9 gennaio presso la vicepresidenza della Regione Liguria, a coronamento della tredicesima edizione di "Fattorie Aperte", manifestazione principe di promozione dell'agroalimentare rivolta soprattutto alle scuole e ai più giovani tramite experience e laboratori. Per suggellare la vittoria del contest di fotografie, che ricorda diversi aspetti ed emozioni di Fattorie Aperte 2023, sono stati donati prodotti tipici della Liguria (principalmente dolci della tradizione, vino DOC e olio Extra vergine di Oliva DOP Riviera Ligure) offerti dall'Assessorato all'Agricoltura della Regione Liguria per rimarcare ancora una volta l'importanza dell'agroalimentare ligure e della sua promozione. I vincitori della categoria giovani sono Leonardo Fontana (primo classificato, 10 anni) con "un coniglio in fattoria", Alessandro Conte (secondo classificato, 9 anni) con "mani e nasse" e Damiano Conte (terzo classificato, 13 anni) con "un mare tra le reti". Il podio della sezione adulti vede Denis Ciherean (prima classificata) con "alla corte degli ulivi" , Valeria Ghiorsi (seconda classificata) con "la tradizione in frantoio" e Fabrizio e Raffaele Conte (terzo classificato) con "tira le tue reti". "Ringrazio tutti i partecipanti oltre ai premiati – dice l'assessore Alessandro Piana - che hanno sottolineato la bellezza e la rilevanza delle nostre fattorie didattiche e delle aziende ittiche. Sempre di più l'educazione alimentare, il turismo enogastronomico e di prossimità raccolgono presenze e consensi proprio nei luoghi in cui nascono materie prime e prodotti, stimolando la creatività dei partecipanti e raccontando i saperi e i sapori che ci contraddistinguono".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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uominiedonneblog · 2 years
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Ricetta di cucina Coniglio alla melagrana
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E veniamo adesso a presentarvi la ricetta di Cucina Coniglio alla melagrana. Ovviamente con i nostri ingredienti e preparazione.
Ingredienti per 6 persone.
- Un coniglio di circa 1,5 kg già diviso in pezzi, con il suo fegato, - 2 melagrane - 2 spicchi d'aglio - 2 rametti di rosmarino - 2 foglie di salvia - mezzo bicchiere di latte - un cucchiaino di burro - un bicchiere di vino rosato - un bicchierino di aceto balsamico - 4 cucchiai di olio extravergine d'oliva - sale e pepe verde quanto basta o secondo il gusto dei vostri commensali
Preparazione Ricetta di Cucina Coniglio alla melagrana
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Lavate il coniglio e asciugatelo con carta da cucina. Lavate il fegato e mettetelo in una ciotola con il latte. Pulite salvia e rosmarino e tritateli Mettete il battuto in una ciotola e unitevi l'olio e l'aceto. Emulsionate con una fruta a mano in modo da ottenere una salsina gonfia. Mettete il consiglio in una padella a bordi alti con il burro, l'aglio sbucciato e qualche grano di pepe verde, salate con sale grosso e irroratelo con la salsina. Fate rosolare a fuoco medio per circa 7 minuti girando i pezzi con una paletta. Bagnate con il vino, fatelo evaporare poi abbassate la fiamma . Mettete quindi il coperchio e fate cuocere per circa 30 minuti girando i pezzi di tanto in tanto. Infine sgocciolate il fegato e tritatelo finemente. Tagliate le melagrane in quattro parti e sgranatelo eliminando tutta la pellicola bianca che ricopre i chicchi. Togliete dal fuoco, trasferite il consiglio sul piatta portata, irroratelo con il fondo di cottura e cospargetelo con i chicchi di melagrana. Servite caldo e come sempre buon appetito a tutti voi Dati Ricetta - Difficoltà Media - Preparazione 20 minuti - Cottura 30 minuti - Costo Economico. Potete commentare e votare la nostra ricetta di Cucina con le nostre Stelline ★ Vi potrebbe interessare la ricetta di cucina Coniglio alla Ligure Read the full article
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basketkitchen · 2 years
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Osteria Baciccin du caru, dal 1890 una Tradizione di Genuinità
Osteria Baciccin du caru, dal 1890 una Tradizione di Genuinità
Già dal sottotitolo “dal 1890 una Tradizione di Genuinità” ci si immagina buona parte di quello che alla finetroveremo dopo aver visitato questa magnifica antica osteria genovese; di stampo prettamente ligure, conleggere inflessioni del basso Piemonte, con il quale confina. Innanzi tutto, è situata a metà tragitto della vecchia strada statale del “TURCHINO”, molto conosciuta ed usata dai nostri…
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tarditardi · 4 years
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Ross Roys: "Liz" è uno scatenato viaggio nel ritmo
"Liz", il nuovo singolo di Ross Roys è finalmente disponibile negli store digitali e nei siti di streaming musicale su K-Noiz. E' un brano decisamente ipnotico, in cui l'armonia resta sospesa, mentre un ritmo sinuoso di batteria diventa più intenso o più leggero a seconda dei momenti: cassa, charleston, rullante, piatti, percussioni... tra battere e levare il groove non si ferma. Con il fluire del brano restare fermi diventa impossibile, perché quando si ascoltano techno, tech house e house che funzionano, non muovere almeno la testa a tempo sarebbe una tortura.
La traccia si chiama così in omaggio a una lucertolina che puntualmente si presentava sul davanzale della finestra dello studio di registrazione della dj ligure. Ross Roys, al secolo Rosaria Giudice, ha un rapporto particolare con gli animali e ricorda pure un coniglio, Masai... "Lasciava il suo amato giardino per venirmi a sentire suonare solo quando i suoni raggiungevano un 'certo livello'...", racconta. La label è K-Noiz.
Ross Roys - Liz (K-Noiz)
https://open.spotify.com/album/4PmIMd1c4NJI5E9uQKqtO1?si=MH2SfyEESXuM7KvNseK5DQ
https://www.traxsource.com/artist/513112/ross-roys?fbclid=IwAR1jUs6R_cKL6fppQ6kM1Fe4gZBL01TyR9sFoPnDVp_18AjBn2BzSnnZDbI
https://www.beatport.com/release/liz/2934114?fbclid=IwAR2uqF7bbuTFu9D_jVe6UUvyTY7VCEbXeArTLFS8TGZTjXcLJFhtB1bUwJs
https://www.youtube.com/watch?v=BG07MILaaV4&feature=youtu.be&fbclid=IwAR0cZL8I-wrp18ghElcWxPOOJ0XjUMiYIQRXhhA8E6fb9JB0nJB578Je4nY
MEDIA INFO / PHOTO HI RES / ROSS ROYS
https://lorenzotiezzi.it/ross-roys-dj/
Rosaria Giudice, al mixer Ross Roys, vive di ritmo. Ha iniziato a farlo in discoteca, come ballerina per mantenersi mentre studiava come medico veterinario. Ama gli animali e la natura alla follia, ma dopo la laurea l'amore per la musica è prevalso ed è diventata dj. Con il suo sound techno / tech house da tempo fa scatenare i club tra Toscana, Liguria e ovviamente pure a Ibiza.
Vive a Luni, un piccolo paese in Provincia della Spezia e ha iniziato a suonare in un piccolo locale a Bocca di Magra. Poi pian piano ha iniziato a spostarsi di club in club: Fusion Club a Marina di Massa (MS), Supersonic Club a Lucca (dove ha diviso la console con leggende come Francesco Zappalà, Roland Brant e Roberto Francesconi), Mambo Studio, Hush e Decibel ad Ibiza…
Tra le sue produzioni discografiche ci sono "Take" e Zwong", pubblicate da K-Noiz e "Waves" uscita su DVS Records.
"L'8 marzo pubblico sul mio canale MixCloud un dj set dedicato a tutte le techno girls che in questo periodo non possono andare a ballare e divertirsi", racconta Ross Roys, dj producer toscana che da tempo fa scatenare i club underground tra l'Italia e Ibiza. "E' una piccola iniziativa, ma spero regali un po' di energia in un momento così difficile per tutti.".
special adv by ltc - lorenzo tiezzi comunicazione
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ashur60 · 5 years
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Rome: Ore 12:00
mia cara l'uomo di cui ti sei innamorata ebbe a che fare con la tua famiglia e molto, e con Venezia e Bologna.
Sull’opera: “Ritratto d’uomo (l’uomo dal guanto)” è un dipinto autografo di Tiziano Vecellio, realizzato con tecnica a olio su tela nel 1523, misura 100 x 89 cm. ed è custodito nel Museo del Louvre a Parigi.
L’opera reca la firma dell’artista: “TICIANVS F.”. Essa proviene dalla Galleria della famiglia Gonzaga a Mantova. Nel 1627 apparteneva a Carlo I d’Inghilterra, il quale lo cedette al banchiere Jabach, quindi, passò a Luigi XIV.
MALATESTA, Giovanni Battista. - Nacque a Mantova intorno al 1490 da Federico e Lucia Ferrari.
Suo padre fu tesoriere marchionale e, dal 1494 al 1504, massaro del Comune di Mantova, cariche che poté ricoprire grazie agli importanti legami di parentela, essendo figlio di Eusebio nipote di Paola Malatesta prima marchesa di Mantova, potente e discusso favorito del marchese Federico Gonzaga.
Il M., come testimonia un mandato a suo nome del 20 febbr. 1506, con cui veniva esonerato dal dazio su alcuni beni personali che conduceva con sé, fu mandato giovinetto insieme con altri scolari mantovani allo Studio di Padova, dove studiò diritto; un percorso formativo che ebbe a condividere con i fratelli Giacomo e Francesco.
I tre fratelli furono accomunati dal fedele servizio reso ai marchesi di Mantova. Giacomo, infatti, fu cancelliere, nonché segretario ducale, più volte ambasciatore dei Gonzaga; mentre Francesco, forse il più vecchio dei fratelli, già oratore a Firenze dal 1500 al 1505, fu nel 1510 priore dei giureconsulti mantovani.
Non è noto quando il M. abbia completato la sua formazione padovana, né si conosce l'inizio dell'apprendistato nella Cancelleria mantovana, dove, tuttavia, il suo nome compare già nel 1515 in una lettera inviata dal M. da Innsbruck. Nel quinquennio compreso nella seconda decade del Cinquecento dovette, però, distinguersi in modo particolare, se dal gennaio 1519 gli fu affidato il delicato incarico di ambasciatore presso la Repubblica di Venezia, in un momento che si rivelò ancor più complesso per il piccolo Stato mantovano dopo la morte del marchese Gianfrancesco Gonzaga nel marzo di quell'anno e la successione del giovane Federico II sotto la tutela della madre Isabella d'Este.
Il mandato presso la Serenissima si prolungò fino all'agosto del 1528, quando il M. lasciò l'incarico al fratello Giacomo, che vi rimase fino al 1530. Nella linea di condotta dell'oratore mantovano a Venezia rientrò lo scambio di avvisi con altri diplomatici là residenti, in modo particolare, nel 1523, con l'ambasciatore inglese presso la Repubblica, una prassi che fu poi continuata dai successori in quella sede.
Nominato il marchese Federico II Gonzaga capitano generale delle truppe papali - dall'8 dic. 1520 regnando Leone X e in seguito sotto il pontificato di Adriano VI e di Clemente VII - il M. venne a rappresentare un importante referente a Venezia non solamente della politica estera del giovane Gonzaga, che si andava indirizzando sempre più verso il partito imperiale, ma anche delle scelte papali. Fittissimo lo scambio epistolare intercorso in quel periodo tra la Cancelleria mantovana e l'oratore presso la Repubblica. Si deve al saggio consiglio del M. se Federico Gonzaga non accettò la nomina, caldeggiata dal doge, a capitano della lega di Francesco I di Valois.
Molto attivo si rivelò il M. anche sul piano della committenza artistica, adoperandosi dalla sua legazione in laguna per sostenere ogni iniziativa collezionistica di Federico Gonzaga e di sua madre Isabella. Costei, il 4 maggio 1522, lo ringraziò per un prezioso vaso antico, mentre nel giugno dell'anno successivo il M. si preoccupò di consegnare a Tiziano i 100 ducati inviatigli dalla marchesa per un suo quadro; il 26 maggio 1528 Isabella comunicava all'oratore a Venezia di aver ricevuto alcune sue medaglie, disperse a Tunisi dopo il sacco di Roma e che il M., con abili trattative, aveva contribuito a recuperare.
Numerosi altri sono gli episodi che si potrebbero elencare, anche nel quadro dell'importante ruolo che il M. giocò nel rapporto di committenza di Federico Gonzaga con Tiziano, sin dalla fine del 1522, quando il Gonzaga invitò il pittore cadorino a Mantova per il tramite del proprio ambasciatore, il quale era felice di comunicare l'accettazione dell'artista; Tiziano, infatti, giunse a Mantova nel febbraio 1523, preludio di un legame che avrebbe poi coinvolto l'imperatore Carlo V, dapprima con opere donate dal Gonzaga e successivamente con un'autonoma scelta autocelebrativa del sovrano affidata al Vecellio.
Sempre più legato all'imperatore dopo il sacco di Roma, il Gonzaga per trarre i maggiori vantaggi dai negoziati tra il papa, il re di Francia e lo stesso Carlo V - che portarono alla pace di Cambrai del 7 luglio 1529 - si affidò al M. per sondare gli animi dei principali rivali nei conflitti di quegli anni, inviandolo dapprima in Francia, tra l'ottobre e il novembre 1528, e in seguito in Spagna. Giunto il 29 novembre a Bayonne, l'oratore mantovano dovette attendere il 28 dicembre nella vicina Fuenterrabia, il salvacondotto per Toledo, dove giunse il 17 genn. 1529. Tra i compiti del M. vi fu anche quello di esplorare la possibilità di un'alleanza matrimoniale del marchese con la casa imperiale, dopo il definitivo provvedimento del papa, intervenuto il 22 apr. 1528 per sciogliere il precedente matrimonio contratto con Maria Paleologo: il 24 febbraio, infatti, l'oratore riferiva in codice il proprio tentativo presso l'imperatore per ottenerne il consenso alle nozze di Federico Gonzaga con una delle sue sorelle. L'obiettivo, molto ridimensionato, ebbe esito nel successivo viaggio dell'imperatore in Italia, ma la nubenda prescelta come sposa del marchese di Mantova fu Giulia d'Aragona, parente di Carlo V.
Munifici decreti da parte del marchese a favore del M. andavano nel frattempo riconoscendo la preziosa opera dell'ambasciatore presso l'imperatore: a una donazione, il 18 sett. 1528, di 12 biolche di terra con casa in territorio di Bellaguarda, faceva seguito, il 30 luglio 1529, il decreto con il quale gli veniva concesso ogni emolumento pervenuto al porto di Borgoforte sul Po, fino a un valore di 4000 ducati.
Partito con il seguito di Carlo V alla volta dell'Italia nel mese di marzo di quell'anno, il M. anticipò il proprio arrivo nella penisola, per poi ricongiungersi il 5 agosto a Genova con l'imperatore, al quale rese solenne omaggio in nome di Federico Gonzaga. Questi, giunto nella città ligure il 16 successivo, il 21 settembre ottenne la carica di capitano generale delle truppe imperiali in Italia.
Il M. seguì quindi Carlo V prima a Piacenza e poi, ai primi di novembre, a Bologna, dove fu presente ai preparativi per la solenne incoronazione imperiale del sovrano, avvenuta il 24 febbr. 1530, che descrisse in dettagliate relazioni; contribuì, nel contempo, con la propria azione diplomatica, alla concessione del titolo ducale a Federico Gonzaga, conferito dall'imperatore a Mantova l'8 aprile successivo, dopo che, due giorni prima, erano stati stesi i capitoli nuziali del novello duca con Giulia d'Aragona, anche questi abilmente negoziati dal Malatesta.
Il 6 giugno 1530, con la morte improvvisa del giovane marchese del Monferrato, Bonifacio IV Paleologo, si apriva, però, la prospettiva per il duca di Mantova di pretendere a quello Stato, ove fosse riuscito a non dare seguito al ricordato breve papale che aveva sciolto il suo matrimonio con Maria Paleologo, sorella del defunto. Secondo Coniglio (p. 281), al M. e al suo consigliere - il frate e astrologo Benedetto Moncetti - fu allora addebitata ogni responsabilità delle scelte e delle vicende che avevano portato prima alla sottoscrizione dei capitoli di nozze con Giulia d'Aragona, poi alla richiesta di scioglimento di quella stessa promessa di matrimonio, una volta emersa la possibilità per il duca di aggiudicarsi il Monferrato. Per scagionarsi di fronte all'imperatore della grave violazione contrattuale, si sarebbe quindi incolpato il M. di non aver valutato appieno l'impossibilità di contrarre nuove nozze, sussistendo la legittimità delle precedenti. Tale ipotesi potrebbe essere avvalorata dai gravi, quanto oscuri, provvedimenti, che furono adottati nella corte mantovana nei confronti del M. e del suo consigliere: nell'agosto 1530 si procedette alla loro cattura con la successiva prigionia, il 25 agosto, del primo nel castello di Ostiglia e del secondo a Cavriana. Furono sottoposti entrambi a un regime di dura segregazione, senza alcuna possibilità di comunicare con l'esterno; all'ex ambasciatore vennero per di più revocati tutti i decreti di beneficio in precedenza concessi. A nulla valse, pochi giorni dopo, l'intercessione di Isabella Grossi, consorte del M. - al quale aveva dato i due figli, Federico e Alba -, per la conservazione di quei diritti.
Del M., caduto definitivamente in disgrazia, ignoriamo la data della morte; dal 1532 manca ogni traccia documentaria.
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Ricetta del coniglio alla ligure
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fabriziocambiasi · 3 years
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Coniglio alla ligure con carciofi trifolati. In padella olio evo aglio scalogno alloro rosmarino timo oppure origano aggiungere il coniglio in pezzi rosolare e sfumare con vino bianco oppure rosso ridurre e aggiungere brodo e olive taggiasche o nere,a fuoco lento per un ora alla fine aggiungere i pinoli tostati . Carciofi,in pentola olio aglio prezzemolo carciofi tagliati a spicchi brodo cuocere per venti minuti finire con burro e correggere con pepe e sale. By Fabrizio 😋. (presso Torino (To) Piemonte) https://www.instagram.com/p/CaSiezTIynW/?utm_medium=tumblr
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pepe-tom · 3 years
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... involtini con coniglio alla ligure e un buon bordeaux https://www.instagram.com/p/CVvCbUYoiCo/?utm_medium=tumblr
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gogobus · 3 years
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Liguria: una terra ricca di sapori da scoprire
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A chi non viene subito in mente di pensare alla Focaccia e al Pesto alla genovese quando parliamo di Liguria a tavola?
Ebbene la cucina ligure è sicuramente tanto pesto di basilico, ma anche molto molto altro!
É difficile stilare una top ten dei piatti più buoni, sarebbe veramente una lotta all’ultimo morso riuscire a dare il primo posto! 
Dovendo però iniziare da qualcosa, partiremo dalla Focaccia genovese: la cosiddetta fugassa, una ricetta dagli ingredienti semplici, la accompagni con tutto ed un morso tira l’altro, a chi non piace pane sale ed olio? Ma se ti trovi a Recco, non lasciarti scappare la Focaccia di Recco! 
No, non è la stessa ricetta di quella genovese, innanzitutto è senza lievito, ma poi la riconosci subito dalla presenza del formaggio fresco. Prodotto da forno a marchio gip assolutamente da assaggiare! Dunque nella vostra gita ligure, ricordatevi di passare in panificio e fare scorta di focacce! 
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Un altro piatto dagli ingredienti semplici è la gustosissima Farinata di ceci. La Farinata è una specie di torta salata, come suggerisce il nome è fatta di farina di ceci. I ceci sono molto utilizzati nella cucina ligure. La farinata è dunque una torta salata adatta ai vegetariani non molto alta, anzi più bassa di una focaccia, ma dal sapore pieno e gustoso dei ceci, molto amata dai liguri.
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Se invece hai voglia di qualcosa di più complesso e sostanzioso, allora devi provare il Cappon Magro. È definito magro perché è un cibo che da tradizione i liguri mangiano nel periodo di quaresima, quindi sta ad indicare un periodo di “magra”, con una dieta senza carne, quindi non aspettarti che sia dietetico. É il pesce infatti che fa da padrone in questo piatto impiattato a strati. Il piatto è infatti un’alternanza di strati di pesce, per lo più crostacei, strati di salsa verde (salsa ricca di ingredienti tra cui acciughe e pinoli) e verdure, che messi insieme creano una cupola gustosa e molto bella da vedere, poggiata poi su un letto di gallette del marinaio. Devi assolutamente assaggiarla, è un piatto che ti riempirà gli occhi e lo stomaco! 
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Per chi non ama molto il pesce ma preferisce carne, il Coniglio alla ligure vale sicuramente un assaggio!  Piatto dai contrasti forti tra la dolcezza del coniglio e l'amarognolo del vino e delle olive nere.
Per concludere il tour gastronomico e necessario passare dai primi piatti, e qui i Pansoti e le Trofie al pesto la fanno da padrone. I Pansoti non sono semplice pasta ripiena, innanzitutto per l'assenza di carne e poi per la varietà dei ripieni, per lo più vegetali. 
In ultimo, il famigerato pesto alla genovese! È vero, sembra quello meno allettante visto la possibilità di poterlo acquistare al supermercato, ma non ha niente a che vedere con il pesto preconfezionato. Il gusto intenso del basilico fresco pestato con l'aglio e i pinoli  vi stupirà fino a convincervi di non aver mai mangiato il pesto prima.
Nel vostro viaggio in Liguria vale la pena addentrarsi nella tradizione culinaria, la Liguria è tutta bella ed anche tutta buona, assaggiarne e gustarne la cultura anche a tavola ti conquisterà cuore e papille gustative!
PRENOTA QUI IL TUO VIAGGIO IN LIGURIA CON GOGOBUS
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diegobongiovanni · 4 years
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💥CONIGLIO ALLA LIGURE ▪️ingredienti: ▫️1 coniglio ▫️2 cipolle ▫️1 spicchio di aglio ▫️3 cucchiai di olive Taggiasche ▫️1 bicchiere di Asti spumante ▫️2 cucchiai di pinoli ▫️Olio evo ▫️Sale ▫️Pepe ▪️Preparazione: Lavare accuratamente il coniglio, tagliarlo a pezzi. Rosolarlo bene da tutti i lati e toglierlo dalla padella. A parte tagliare l cipolla fine, tritare l’aglio e rosolarlo con pinoli ed olive. Rimettere il coniglio in pentola, sfumare con vino bianco. Aggiungere le erbe aromatiche, se necessario dell’acqua e continuare l cottura per circa 40 minuti. Mettere in tavola accompagnandolo con verdure miste. (presso Diego Bongiovanni) https://www.instagram.com/p/CGcYfIhg4Mq/?igshid=1v8ujxmt3a8w6
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vinoproduzione · 4 years
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Il vino e i Piatti regionali Italiani
Il vino e i Piatti regionali Italiani
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  Il vino e i Piatti regionali Italiani
Il panorama Italiano è caratterizzato da vini di una certa gradazione che si aggira fra i 12 gradi e i tredici quindi vini strutturati da cui è possibile ricavare delle buone ricette.
In Piemonte un piatto famoso fatto con un vino altrettanto famoso “il Brasato al Barolo”, si realizza per mezzo di una lunga marinatura e cottura del vino. Invece nella  ” lepre Al Civet” ,viene utilizzato il robusto Barbera. Per il “vitello Tonnè” viene consigliata una bottiglia di vino bianco secco ( CORTESE o Erbaluce di Caluso ).
Negli “agnellot alla canavesana” fa la comparsa il vino rosso; nel risotto alla novarese viene impiegato il vino Rosso (Gattinara o Ghemme). Questo è uno dei piatti piemontesi più vigorosi. Il Marsala secco viene accompagnato con “l’anguilla al Tartufo”, nelle “pernici in Salmi”come pure per le “quaglie alla piemontese”.
In Valle d’Aosta troviamo il piatto la “Carbonada” che richiede impiego di vino rosso forte, mentre nel Caffè Valdostano la grappa viene usata in maniera eccessiva.
La cucina ligure è assai economica di vino,però il vino bianco secco (coronata,Vermentino e Pigato) entra nel ciupin, una particolare zuppa di pesce. Ancora vino bianco troviamo nella zuppa di datteri alla spezzina e nelle cozze alla marinara. Così anche per i maccheroni con le trippe e per il sugo di carne alla genevese.
Il vino rosso lo troviamo nella cucina ligure in pochi casi nel “Tocco tufato (manzo)”, nel coniglio alla ligure e nella salsa genovese per i pesci lessati. Invece per il manzo con le acciughe viene usato nuovamente il vino bianco.
Il risotto alla milanese
In LOMBARDIA c’è una specie di disputa se usare il vino nel risotto alla milanese;      se gli astemi optano per non usarlo i cuochi, degni di portare il nastro Cordon Bleu, propendono per l’uso. Addirittura in una tornata congressuale dell’Accademia della Cucina italiana a Venezia ci fu un dibattito.
Comunque nel risotto alla milanese viene usato o un buon bicchiere di rosso derivi dall’usanza brianzola poi portata sotto le guglie del duomo di Milano. Anche se nell’Enciclopedia della cucina e del vino viene proposto un buon bicchiere lombardo di Riesling dell’oltrepò o Lugana gardesano.
Altri accostamenti possibili
Il risotto con i Borlotti viene consigliato il vino rosso robusto. Nel risotto alla pitocca con pezzi pollo il vino bianco entra di diritto.
Per la lepre in Salmi vengono richiesti circa due litri di Barbera e questo popolare vino entra anche nello stufato. Attenzione comunque in cucina ad adoperare sempre Barbera robusto e non troppo giovane. Con il tacchino alle castagne la ricetta tradizionale richiede il Cognac.
Gli arrostini annegati s’intendono beatamente nuotanti in mezzo litro di vino bianco,mentre il “bruscit con polenta richiede un vino robusto e austero tipo Ghemme o Gattinara”.
Nell’ossobuco alla Milanese si puo’ a piacere adoperare il vino rosso oppure quello bianco. Per l’anatra in Salmi è d’obbligo usare il vino rosso; i pavesi per questa pietanza usano il sangue di Giuda e Barbacarlo, che rendono gli intensi gli umori.
https://online-wine-shop.com/il-vino-e-i-piatti-regionali-italiani/
from https://luxurywineshop.tumblr.com/post/629456032714899456
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mantruffles · 4 years
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Il vino e i Piatti regionali Italiani
Il vino e i Piatti regionali Italiani
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    Il vino e i Piatti regionali Italiani
Il panorama Italiano è caratterizzato da vini di una certa gradazione che si aggira fra i 12 gradi e i tredici quindi vini strutturati da cui è possibile ricavare delle buone ricette.
In Piemonte un piatto famoso fatto con un vino altrettanto famoso “il Brasato al Barolo”, si realizza per mezzo di una lunga marinatura e cottura del vino. Invece nella  ” lepre Al Civet” ,viene utilizzato il robusto Barbera. Per il “vitello Tonnè” viene consigliata una bottiglia di vino bianco secco ( CORTESE o Erbaluce di Caluso ).
Negli “agnellot alla canavesana” fa la comparsa il vino rosso; nel risotto alla novarese viene impiegato il vino Rosso (Gattinara o Ghemme). Questo è uno dei piatti piemontesi più vigorosi. Il Marsala secco viene accompagnato con “l’anguilla al Tartufo”, nelle “pernici in Salmi”come pure per le “quaglie alla piemontese”.
In Valle d’Aosta troviamo il piatto la “Carbonada” che richiede impiego di vino rosso forte, mentre nel Caffè Valdostano la grappa viene usata in maniera eccessiva.
La cucina ligure è assai economica di vino,però il vino bianco secco (coronata,Vermentino e Pigato) entra nel ciupin, una particolare zuppa di pesce. Ancora vino bianco troviamo nella zuppa di datteri alla spezzina e nelle cozze alla marinara. Così anche per i maccheroni con le trippe e per il sugo di carne alla genevese.
Il vino rosso lo troviamo nella cucina ligure in pochi casi nel “Tocco tufato (manzo)”, nel coniglio alla ligure e nella salsa genovese per i pesci lessati. Invece per il manzo con le acciughe viene usato nuovamente il vino bianco.
  Il risotto alla milanese
In LOMBARDIA c’è una specie di disputa se usare il vino nel risotto alla milanese;      se gli astemi optano per non usarlo i cuochi, degni di portare il nastro Cordon Bleu, propendono per l’uso. Addirittura in una tornata congressuale dell’Accademia della Cucina italiana a Venezia ci fu un dibattito.
Comunque nel risotto alla milanese viene usato o un buon bicchiere di rosso derivi dall’usanza brianzola poi portata sotto le guglie del duomo di Milano. Anche se nell’Enciclopedia della cucina e del vino viene proposto un buon bicchiere lombardo di Riesling dell’oltrepò o Lugana gardesano.
Altri accostamenti possibili
Il risotto con i Borlotti viene consigliato il vino rosso robusto. Nel risotto alla pitocca con pezzi pollo il vino bianco entra di diritto.
Per la lepre in Salmi vengono richiesti circa due litri di Barbera e questo popolare vino entra anche nello stufato. Attenzione comunque in cucina ad adoperare sempre Barbera robusto e non troppo giovane. Con il tacchino alle castagne la ricetta tradizionale richiede il Cognac.
Gli arrostini annegati s’intendono beatamente nuotanti in mezzo litro di vino bianco,mentre il “bruscit con polenta richiede un vino robusto e austero tipo Ghemme o Gattinara”.
Nell’ossobuco alla Milanese si puo’ a piacere adoperare il vino rosso oppure quello bianco. Per l’anatra in Salmi è d’obbligo usare il vino rosso; i pavesi per questa pietanza usano il sangue di Giuda e Barbacarlo, che rendono gli intensi gli umori.
leggi tutto https://bit.ly/3hDnarZ
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tarditardi · 4 years
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Ross Roys: su K-Noiz è la volta di Liz
La dj ligure Ross Roys a maggio 2020 propone dj set e musica tutti nuovi. Chi non riesce ad aspettare, nel frattempo, può cliccare su  https://www.mixcloud.com/rosaria-giudice/ e godersi il suo ritmo techno / tech house.  
Il 24 maggio 2020 viene pubblicato il nuovo singolo di Ross Roys, "Liz". La canzone si chiama così in omaggio a una lucertolina che puntualmente si presentava sul davanzale della finestra dello studio di registrazione della dj ligure. Ross Roys, al secolo Rosaria Giudice, ha un rapporto particolare con gli animali e ricorda pure un coniglio, Masai... "Lasciava il suo amato giardino per venirmi a sentire suonare solo quando i suoni raggiungevano un 'certo livello'...", racconta. La label è K-Noiz.
Il 16 maggio invece Ross Roys partecipa ad una importante iniziativa benefica. E' DJs United to support the Emergency. Il dj set dell'artista liguere , da sempre in bilico tra techno e tech house, va in onda il 16 maggio 2020 dalle 17 alle 18 su radiohousemusic.it nel programma House in the House - Home Edition. I proventi delle mini clip pubblicitarie all'interno dei set vanno direttamente alla Protezione Civile.
BIO INFO PHOTO HI RES ROSS ROYS http://lorenzotiezzi.it/ross-roys-dj/
Rosaria Giudice, al mixer Ross Roys, vive di ritmo. Ha iniziato a farlo in discoteca, come ballerina per mantenersi mentre studiava come medico veterinario. Ama gli animali e la natura alla follia, ma dopo la laurea l'amore per la musica è prevalso ed è diventata dj. Con il suo sound techno / tech house da tempo fa scatenare i club tra Toscana, Liguria e ovviamente pure a Ibiza.
Vive a Luni, un piccolo paese in Provincia della Spezia e ha iniziato a suonare in un piccolo locale a Bocca di Magra. Poi pian piano ha iniziato a spostarsi di club in club: Fusion Club a Marina di Massa (MS), Supersonic Club a Lucca (dove ha diviso la console con leggende come Francesco Zappalà, Roland Brant e Roberto Francesconi), Mambo Studio, Hush e Decibel ad Ibiza…
Tra le sue produzioni discografiche ci sono "Take" e Zwong", pubblicate da K-Noiz e "Waves" uscita su DVS Records.
"L'8 marzo pubblico sul mio canale MixCloud un dj set dedicato a tutte le techno girls che in questo periodo non possono andare a ballare e divertirsi", racconta Ross Roys, dj producer toscana che da tempo fa scatenare i club underground tra l'Italia e Ibiza. "E' una piccola iniziativa, ma spero regali un po' di energia in un momento così difficile per tutti.".
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Il vino e i Piatti regionali Italiani
Il vino e i Piatti regionali Italiani
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    Il vino e i Piatti regionali Italiani
Il panorama Italiano è caratterizzato da vini di una certa gradazione che si aggira fra i 12 gradi e i tredici quindi vini strutturati da cui è possibile ricavare delle buone ricette.
In Piemonte un piatto famoso fatto con un vino altrettanto famoso “il Brasato al Barolo”, si realizza per mezzo di una lunga marinatura e cottura del vino. Invece nella  ” lepre Al Civet” ,viene utilizzato il robusto Barbera. Per il “vitello Tonnè” viene consigliata una bottiglia di vino bianco secco ( CORTESE o Erbaluce di Caluso ).
Negli “agnellot alla canavesana” fa la comparsa il vino rosso; nel risotto alla novarese viene impiegato il vino Rosso (Gattinara o Ghemme). Questo è uno dei piatti piemontesi più vigorosi. Il Marsala secco viene accompagnato con “l’anguilla al Tartufo”, nelle “pernici in Salmi”come pure per le “quaglie alla piemontese”.
In Valle d’Aosta troviamo il piatto la “Carbonada” che richiede impiego di vino rosso forte, mentre nel Caffè Valdostano la grappa viene usata in maniera eccessiva.
La cucina ligure è assai economica di vino,però il vino bianco secco (coronata,Vermentino e Pigato) entra nel ciupin, una particolare zuppa di pesce. Ancora vino bianco troviamo nella zuppa di datteri alla spezzina e nelle cozze alla marinara. Così anche per i maccheroni con le trippe e per il sugo di carne alla genevese.
Il vino rosso lo troviamo nella cucina ligure in pochi casi nel “Tocco tufato (manzo)”, nel coniglio alla ligure e nella salsa genovese per i pesci lessati. Invece per il manzo con le acciughe viene usato nuovamente il vino bianco.
  Il risotto alla milanese
In LOMBARDIA c’è una specie di disputa se usare il vino nel risotto alla milanese;      se gli astemi optano per non usarlo i cuochi, degni di portare il nastro Cordon Bleu, propendono per l’uso. Addirittura in una tornata congressuale dell’Accademia della Cucina italiana a Venezia ci fu un dibattito.
Comunque nel risotto alla milanese viene usato o un buon bicchiere di rosso derivi dall’usanza brianzola poi portata sotto le guglie del duomo di Milano. Anche se nell’Enciclopedia della cucina e del vino viene proposto un buon bicchiere lombardo di Riesling dell’oltrepò o Lugana gardesano.
Altri accostamenti possibili
Il risotto con i Borlotti viene consigliato il vino rosso robusto. Nel risotto alla pitocca con pezzi pollo il vino bianco entra di diritto.
Per la lepre in Salmi vengono richiesti circa due litri di Barbera e questo popolare vino entra anche nello stufato. Attenzione comunque in cucina ad adoperare sempre Barbera robusto e non troppo giovane. Con il tacchino alle castagne la ricetta tradizionale richiede il Cognac.
Gli arrostini annegati s’intendono beatamente nuotanti in mezzo litro di vino bianco,mentre il “bruscit con polenta richiede un vino robusto e austero tipo Ghemme o Gattinara”.
Nell’ossobuco alla Milanese si puo’ a piacere adoperare il vino rosso oppure quello bianco. Per l’anatra in Salmi è d’obbligo usare il vino rosso; i pavesi per questa pietanza usano il sangue di Giuda e Barbacarlo, che rendono gli intensi gli umori.
https://bit.ly/3hDnarZ
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joaomurakami · 4 years
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Il vino e i Piatti regionali Italiani
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    Il vino e i Piatti regionali Italiani
Il panorama Italiano è caratterizzato da vini di una certa gradazione che si aggira fra i 12 gradi e i tredici quindi vini strutturati da cui è possibile ricavare delle buone ricette.
In Piemonte un piatto famoso fatto con un vino altrettanto famoso “il Brasato al Barolo”, si realizza per mezzo di una lunga marinatura e cottura del vino. Invece nella  ” lepre Al Civet” ,viene utilizzato il robusto Barbera. Per il “vitello Tonnè” viene consigliata una bottiglia di vino bianco secco ( CORTESE o Erbaluce di Caluso ).
Negli “agnellot alla canavesana” fa la comparsa il vino rosso; nel risotto alla novarese viene impiegato il vino Rosso (Gattinara o Ghemme). Questo è uno dei piatti piemontesi più vigorosi. Il Marsala secco viene accompagnato con “l’anguilla al Tartufo”, nelle “pernici in Salmi”come pure per le “quaglie alla piemontese”.
In Valle d’Aosta troviamo il piatto la “Carbonada” che richiede impiego di vino rosso forte, mentre nel Caffè Valdostano la grappa viene usata in maniera eccessiva.
La cucina ligure è assai economica di vino,però il vino bianco secco (coronata,Vermentino e Pigato) entra nel ciupin, una particolare zuppa di pesce. Ancora vino bianco troviamo nella zuppa di datteri alla spezzina e nelle cozze alla marinara. Così anche per i maccheroni con le trippe e per il sugo di carne alla genevese.
Il vino rosso lo troviamo nella cucina ligure in pochi casi nel “Tocco tufato (manzo)”, nel coniglio alla ligure e nella salsa genovese per i pesci lessati. Invece per il manzo con le acciughe viene usato nuovamente il vino bianco.
  Il risotto alla milanese
In LOMBARDIA c’è una specie di disputa se usare il vino nel risotto alla milanese;      se gli astemi optano per non usarlo i cuochi, degni di portare il nastro Cordon Bleu, propendono per l’uso. Addirittura in una tornata congressuale dell’Accademia della Cucina italiana a Venezia ci fu un dibattito.
Comunque nel risotto alla milanese viene usato o un buon bicchiere di rosso derivi dall’usanza brianzola poi portata sotto le guglie del duomo di Milano. Anche se nell’Enciclopedia della cucina e del vino viene proposto un buon bicchiere lombardo di Riesling dell’oltrepò o Lugana gardesano.
Altri accostamenti possibili
Il risotto con i Borlotti viene consigliato il vino rosso robusto. Nel risotto alla pitocca con pezzi pollo il vino bianco entra di diritto.
Per la lepre in Salmi vengono richiesti circa due litri di Barbera e questo popolare vino entra anche nello stufato. Attenzione comunque in cucina ad adoperare sempre Barbera robusto e non troppo giovane. Con il tacchino alle castagne la ricetta tradizionale richiede il Cognac.
Gli arrostini annegati s’intendono beatamente nuotanti in mezzo litro di vino bianco,mentre il “bruscit con polenta richiede un vino robusto e austero tipo Ghemme o Gattinara”.
Nell’ossobuco alla Milanese si puo’ a piacere adoperare il vino rosso oppure quello bianco. Per l’anatra in Salmi è d’obbligo usare il vino rosso; i pavesi per questa pietanza usano il sangue di Giuda e Barbacarlo, che rendono gli intensi gli umori.
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belle-et-inspirante · 4 years
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    Il vino e i Piatti regionali Italiani
Il panorama Italiano è caratterizzato da vini di una certa gradazione che si aggira fra i 12 gradi e i tredici quindi vini strutturati da cui è possibile ricavare delle buone ricette.
In Piemonte un piatto famoso fatto con un vino altrettanto famoso “il Brasato al Barolo”, si realizza per mezzo di una lunga marinatura e cottura del vino. Invece nella  ” lepre Al Civet” ,viene utilizzato il robusto Barbera. Per il “vitello Tonnè” viene consigliata una bottiglia di vino bianco secco ( CORTESE o Erbaluce di Caluso ).
Negli “agnellot alla canavesana” fa la comparsa il vino rosso; nel risotto alla novarese viene impiegato il vino Rosso (Gattinara o Ghemme). Questo è uno dei piatti piemontesi più vigorosi. Il Marsala secco viene accompagnato con “l’anguilla al Tartufo”, nelle “pernici in Salmi”come pure per le “quaglie alla piemontese”.
In Valle d’Aosta troviamo il piatto la “Carbonada” che richiede impiego di vino rosso forte, mentre nel Caffè Valdostano la grappa viene usata in maniera eccessiva.
La cucina ligure è assai economica di vino,però il vino bianco secco (coronata,Vermentino e Pigato) entra nel ciupin, una particolare zuppa di pesce. Ancora vino bianco troviamo nella zuppa di datteri alla spezzina e nelle cozze alla marinara. Così anche per i maccheroni con le trippe e per il sugo di carne alla genevese.
Il vino rosso lo troviamo nella cucina ligure in pochi casi nel “Tocco tufato (manzo)”, nel coniglio alla ligure e nella salsa genovese per i pesci lessati. Invece per il manzo con le acciughe viene usato nuovamente il vino bianco.
  Il risotto alla milanese
In LOMBARDIA c’è una specie di disputa se usare il vino nel risotto alla milanese;      se gli astemi optano per non usarlo i cuochi, degni di portare il nastro Cordon Bleu, propendono per l’uso. Addirittura in una tornata congressuale dell’Accademia della Cucina italiana a Venezia ci fu un dibattito.
Comunque nel risotto alla milanese viene usato o un buon bicchiere di rosso derivi dall’usanza brianzola poi portata sotto le guglie del duomo di Milano. Anche se nell’Enciclopedia della cucina e del vino viene proposto un buon bicchiere lombardo di Riesling dell’oltrepò o Lugana gardesano.
Altri accostamenti possibili
Il risotto con i Borlotti viene consigliato il vino rosso robusto. Nel risotto alla pitocca con pezzi pollo il vino bianco entra di diritto.
Per la lepre in Salmi vengono richiesti circa due litri di Barbera e questo popolare vino entra anche nello stufato. Attenzione comunque in cucina ad adoperare sempre Barbera robusto e non troppo giovane. Con il tacchino alle castagne la ricetta tradizionale richiede il Cognac.
Gli arrostini annegati s’intendono beatamente nuotanti in mezzo litro di vino bianco,mentre il “bruscit con polenta richiede un vino robusto e austero tipo Ghemme o Gattinara”.
Nell’ossobuco alla Milanese si puo’ a piacere adoperare il vino rosso oppure quello bianco. Per l’anatra in Salmi è d’obbligo usare il vino rosso; i pavesi per questa pietanza usano il sangue di Giuda e Barbacarlo, che rendono gli intensi gli umori.
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