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#così non impari mai
omarfor-orchestra · 7 months
Note
Anche io ho ricevuto regole diverse per cui ora non capisco nulla, infatti mi fa paura l’esame per questo. Mi sembra di non saper far nulla, anche se chiunque ha imparato in qualche modo
Ti capisco tesoro! Ci ho messo un sacco di tempo, alla fine guidavo in un modo con l'istruttrice e in un altro con mio padre. Qualche giorno prima dell'esame non toccare la macchina e resetta tutto! Poi in realtà l'importante anche durante l'esame è andare piano, fermarsi agli stop e dare le giuste precedenze. Sono le uniche cose su cui ti devi concentrare un po' di più
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catsloverword · 17 days
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È nella burrasca che impari a navigare.
È nella tempesta che impari ad avanzare.
Un mare piatto non ha mai forgiato bravi marinai.
Un vento calmo non ha mai gonfiato vele.
È nella burrasca e nella tempesta che impari a stare in equilibrio e ad apprezzare pace e tranquillità.
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...così Noi
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blogitalianissimo · 4 months
Note
Ciao, sto seguendo per quel che posso i tuoi reblog a proposito della guerra in Palestina. Stando a Wikipedia, sezione ventunesimo secolo, l'ultimo conflitto tra le due parti risale al 2021 con 11 giorni di scontro per poi arrivare ad una tregua, se così può essere chiamata. Si è ripreso con l'attentato della Palestina (o Hamas) ad ottobre 2023 per arrivare fino ad oggi. Non mi torna il fatto di non citarlo quasi mai, o meglio, si parla di tutto ciò come se tutta la colpa ricadesse solo ed esclusivamente su Israele stesso. Mi piacerebbe creare una discussione normale, sperando di non offendere ecc., sono uno che appoggia l'indipendenza di entrambi gli stati (anche se poi mi sa di situazione simil Corea).
"si parla di tutto ciò come se tutta la colpa ricadesse solo ed esclusivamente su Israele stesso", perché è esattamente così.
In breve ed in modo estremamente semplicistico, e chiedo scusa se sarò (come molto probabile) imprecisa: Israele è un esperimento coloniale da parte di europei di origine ebrea che spinti dall'ideologia sionista hanno deciso di colonizzare la cosiddetta "terra promessa", volevano una "loro patria" e si sono quindi sentiti in diritto di levarla agli abitanti della Palestina. Già dall'ottocento ci sono state migrazioni da parte degli europei per colonizzare pezzi di territorio palestinese, e nel 48 addirittura la fondazione di uno Stato che non dovrebbe nemmeno esistere in quanto frutto di una massiccia colonizzazione europea.
La ripartizione del territorio, come dici tu, c'è stata da parte dell'ONU (oltre ad altri tentativi di una pace tra israeliani e palestinesi), ovviamente in modo assolutamente impari e a favore dei coloni europei, che comunque non contenti hanno continuato e stanno continuando a colonizzare il territorio palestinese, adottare politiche di apartheid e bombardare civili palestinesi, perché il sionismo punta all'intera colonizzazione della "terra promessa", e i palestinesi non sono "graditi".
Le reazioni violente in risposta ad Israele non sono altro che il frutto di soprusi che la Palestina sta subendo da oltre 75 anni, ed è assolutamente imparagonabile la "forza" palestinese a quella israeliana. Israele ha tutto l'Occidente che l'appoggia, essendo appunto uno "Stato" fondato dagli europei, è come se si stesse paragonando un bambino con una fionda ad un uomo armato fino ai denti.
Perciò no, non sono assolutamente d'accordo con la coesistenza dei due stati, la Palestina ai palestinesi, e i sionisti* se ne tornassero in Europa/Occidente.
*edit: invece nulla in contrario all'integrazione delle persone decenti
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yomersapiens · 1 year
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I cigni fanno finta di niente cignorano.
Ho preso un post-it e sopra ho scritto "Comprare post-it", alché mi guarda e mi dice "Ma che cazzo, sono qua, me lo dici in faccia, me lo scrivi addosso?" e non sapevo come rispondere così ho puntato sull'essere onesti "Bello mio è il 2023 è ora che impari che siamo tutti sostituibili, tu, me, tutti" lui si è preso male, si è scolorito, è passato da quel bel rosa shock acceso tipico dei post-it in uno avvilito e depresso e ha aggiunto "Vabbé ok come vuoi, ricordati solo di prendere le medicine, mi avevi comprato per questo..." e io mi ero scordato in effetti. Ho preso le medicine, il post-it ha smesso di parlare. Peccato, perché era proprio un bravo post-it.
Nel telefono ho solo foto del mio gatto, praticamente. Mi piacciono molto ma mi piacerebbe anche variare un po'. Magari con foto tue di ogni tipo, anche vestita non è un problema. Sono un ragazzo aperto. Non troppo vestita però ché la distanza sarà sempre un problema e poi vorrei inciampare su qualcuna di queste foto mentre sto facendo vedere quanto è bello il mio gatto e "Guarda qua come è seduto in maniera buffa! Guarda qua che panza che ha! È proprio un ciocciottone!!! E invece qua ooops, eh no questa non dovevi vederla, però l'hai vista, ecco, hai visto che bella che è? Sì, pensa che ho il permesso di stringerla. Ti rendi conto? Io, con questa faccia e questa panza che neanche il mio gatto c'ha, posso stringere lei. Posso mettere queste mani su quella pelle. Assurdo eh? Beh, torniamo alle foto di Ernesto, ecco, qua si sta leccando la zona dove una volta aveva le palle, eh poverino, chissà se gli manca avere le palle".
La mostra è stata fatta. Mi hanno finanziato. Ho esposto tutte le tessere degli abbonamenti viennesi. Ho invitato altri artisti e c'era pure una vecchia conoscenza nostra, il caro Spaam, che ha portato un suo lavoro bellissimo ma racconterò tutto quando rebloggherò per la millesima volta il lunghissimo post delle tessere degli abbonamenti viennesi. Però dai metto una foto qui perché sono un sacco orgoglioso.
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Questa primavera che non vuole saperne di arrivare mi piace. Anche se sono tornato a indossare i calzini di lana, il secondo paio di mutandoni invernali (fuori sarò ancora un bellissimo ragazzo ma dentro invecchio come non mai e ho qualcosa come centocinquantotto anni portati malaccio) e pure la maglietta della salute. Ogni tanto spunta il sole e Vienna si ricorda di essere viva e i viennesi come lucertole si fiondano sotto ogni raggio disponibile e io salgo sulla bici e pedalo fino a un laghetto poco distante. Non è facile arrivarci, devi seguire una strada piena di automobili e quanto fanno schifo le automobili sono rumorose e lentissime mentre io con la mia bici mossa dalle mie gambe alimentate dalla mia panza siamo molto più eco-amichevoli. Arrivato al laghetto mi sono seduto su un tavolino ignorato dagli osservatori di uccelli locali, quelli che vanno nella natura armati di fotocamere dal lunghissimo teleobbiettivo, e mi sono messo a guardare il cielo. Il tessutto azzurro pallido era graffiato dal passaggio di alcuni aeroplani diretti chissà dove così ho immaginato la mia vita lassù, su un aeroplano, che poi cade, spezzandosi in due. La mia testa non capisco cosa abbia di sbagliato ma vuole sempre che mi accada qualcosa di terribile. Immagino di ritrovarmi a cadere da non so quante migliaia e migliaia di metri da terra a una velocità assurda, anzi no non voglio cercare sul noto motore di ricerca qual è la velocità di caduta ma se ricordo bene deve essere 9,81 metri al secondo. Confermate? Sto cadendo velocissimo e mi manca l'aria ma riesco a raggiungere il telefono e prima di spiattellarmi al suolo vorrei almeno salutare tutti quelli a cui voglio bene, anche quelli che mi stanno sul cazzo dai, perché meritano di sapere che c'è un motivo per cui non li ho mai più contattati ed era proprio perché mi stavano sul cazzo. Quindi preparerei due messaggi, uno che dice "Ti ho sempre voluto bene" e un altro che dice "Sei un essere di merda e sono felice di morire prima di te perché stare ancora su un pianeta dove c'è pure la tua faccia di cazzo è una sofferenza costante". Perché il messaggio d'odio è più lungo di quello d'amore? Non lo so. Ho molta rabbia dentro. In ogni caso non credo sia fattibile. La pressione dell'aria non appena l'aereo si spezza in due sommata allo shock sommato alla temperatura glaciale ecco secondo me io crepo all'istante. Ho pensato a tutto questo mentre stavo seduto su quella panchina e i cigni mi hanno circondato. I cigni appartengono al secondo gruppo, quello dei messaggi di odio. Quanto mi stanno sul cazzo i cigni.
Ero alla mostra, stavo aspettando qualche visitatore. Tre curiosi sono passati, uno però è entrato solo perché credeva fosse stato recapitato qua da noi il pacco che gli hanno spedito. L'ho mandato al tabaccaio vicino ma prima di farlo uscire gli ho fatto vedere tutte le opere contenute quindi conta come visitatore! Ho fatto una videochiamata con mio nonno, volevo fargli vedere che suo nipote, disoccupato, prossimo ai quaranta, panciuto, biondo, rancoroso e ossessionato dal suo gatto ci è riuscito: ha fatto la sua prima mostra personale a Vienna. "Bravo Matteo, bravo!" ha detto prima di passarmi la nonna. La nonna non dice nulla da almeno 6 anni. È immobile sulla sua sedia, rinsecchita come una foglia sopravvissuta a troppe stagioni. Le ho detto "Guarda Pupetta! La mia prima mostra viennese! C'è il mio nome qua!" e lei non ha detto nulla. I suoi occhi erano sacchetti di acqua opaca. Sono tornato a parlare con il nonno che ultimamente si commuove per un nonnulla sempre. "Hai visto? Sono proprio felice nonno. È proprio una bella sensazione". Penso che la nonna abbia sentito che per la prima volta in non so quanti anni non mi sono lamentato di qualcosa e anzi ho detto di essere felice e forse ha capito che dai, pure quell'anima in pena di Matteo in qualche modo ha trovato il suo posto. E ha deciso di andarsene.
Guardo il telefono senza riuscire a staccarmi da ventiquattro ore in attesa della comunicazione ufficiale da parte di mia madre. Salirò su un aereo, arriverò a salutarla e le dirò "Ti ho sempre voluto bene" perché era lei il primo numero a cui avrei mandato un messaggio in caso di disastro aereo.
Per bilanciare allora mi sa che passo al laghetto, sulla via per l'aeroporto, a pestare di mazzate qualche cigno. Questa rabbia e lacrime devo sfogarle in qualche modo e quei pezzi di merda sanno di meritarsele.
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vintagebiker43 · 5 months
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LAVINIA CARA,
le racconto una storia.
Quando ero ragazzina e impiegavo le mie giornate sui libri per laurearmi mia mamma e persino mia nonna mi guardavano con orgoglio e mi dicevano “Studia, studia…studia per la tua libertà e la tua indipendenza, così se domani volessi comprarti un rossetto non dovrai chiedere i soldi a tuo marito…”
Mia mamma e mia nonna di figli ne hanno avuti 3 ciascuna e hanno interpretato il loro ruolo di madri alla perfezione.
Mia nonna è rimasta vedova giovanissima e se l’è cavata meravigliosamente.
Mia mamma ci ha cresciute, me e le mie sorelle, lavorando e facendo la mamma alla perfezione.
Per loro essere madri è stata una missione.
Ma non hanno mai dimenticato l’importanza della libertà e dell’indipendenza.
Perché loro tante mamme vittime dei mariti e della sudditanza economica le hanno viste dal vivo, Lavinia cara.
Hanno visto donne far la cresta sulla spesa per poter disporre di qualche spicciolo senza render conto al marito.
Hanno visto mamme spaccarsi la schiena a far pulizie presso terzi di nascosto dal marito durante le ore di lavoro del coniuge, pur di raccattare qualche soldo da metter via per i figli, per il loro futuro.
Hanno visto donne consumate dalla fatica e dal dolore di dover sempre abbassare la testa ma sempre incredibilmente fiere e dignitose.
Mia nonna e mia mamma non hanno mai detto a me o alle mie sorelle di considerare come massima aspirazione per una donna quella di far figli.
Perché, spiace dirlo ma è così, mia nonna e mia mamma sono nate molti decenni prima di lei ma sono molto ma molto più giovani di lei.
Per loro una donna è una persona, non una fattrice.
E aggiungo, per quel che conta.
Io figli non ne ho avuti ma lei non sa perché.
E come me milioni di donne non abbiamo figli e lei non sa perchè.
Ma nessuno l’autorizza a pensare che non sia o non sia stata la nostra aspirazione.
Impari a dosare le parole, senatrice cara.
Impari a rispettare chi ascolta o legge le sue esternazioni.
Impari a parlare di temi così delicati come il calo delle nascite secondo il suo ruolo, che non è certo quello di dire alle mamme cosa devono insegnare alle loro figlie.
Si impegni piuttosto a ricercare soluzioni per assicurare quanti più diritti possibili alle donne.
Che siano mamme o no.
E, già che ci sono, le ricordo che in Italia le cure per avere una gravidanza per le donne che non ci riescono sono costosissime e solo in piccolissima parte a carico del servizio sanitario nazionale.
Non lo sapeva forse…ebbene, glielo dico io.
Cominci da qui magari.
E tenga per sé i suoi inopportuni predicozzi sulle aspirazioni che dovrebbero avere le diciottenni.
Che non è che tutti siamo stati fortunati come lei, Lavinia cara…
Cordialità (giusto quanto basta)
@ Antonella Pavasili
Nella foto, presa dal web, la senatrice Lavinia Mennuni.
Ha dichiarato che per le donne diventare madri dev’essere la prima aspirazione.
E amen…
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susieporta · 9 months
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Mi sono sbagliata su molte cose e il momento in cui è successo è stato la mia salvezza.
I miei errori mi hanno salvata.
Ogni volta che ho commesso uno sbaglio di valutazione o un errore di fiducia, ho dato spazio al Distruttore di agire.
Freud lo chiamava Istinto di Morte.
Io lo chiamo il Distruttore.
Il Distruttore è uno degli archetipi più potenti, perché permette di cambiare: è la parte interna con cui mettiamo fine alle cose che non vanno più bene per noi.
Se non sai attivare il Distruttore in modo funzionale, succede che rimani a consumarti in una situazione che ti logora.
Il Distruttore esiste e se ne frega del pensiero positivo, de “la vita è bella”, dell’ “amore per sempre” e dell’ottimismo ad ogni costo.
Il Distruttore produce le guerre e tutti quegli eventi scellerati più o meno tragici causati dall’uomo di ogni tempo o storia.
Ma più in fondo, il Distruttore sta dentro ciascuno di noi, che ci piaccia o no.
Io ho un Distruttore dentro e ce l’hai anche tu.
Bisogna onorarlo e saperci fare con Lui.
Perché il Distruttore agisce e il suo lavoro è distruggere.
Se lavora bene, fa marcire il seme per permettere al germoglio di nascere, rompe i legami con i nostri genitori e con le persone che per un tempo ci fanno da guida, ma poi “anche basta”, quando è tempo di prendere il volo.
Il Distruttore è il garante della nostra possibilità di separarci, di diventare cioè emotivamente indipendenti.
Le separazioni del Distruttore, quando lo facciamo lavorare bene, non causano danni eccessivi: di solito si tratta di un dolore momentaneo finalizzato ad una trasformazione.
Se non lo usiamo bene, invece, il Distruttore può essere davvero dannoso, come d’altronde ogni cosa: pure l’amore diventa dannoso quando non è governato da un atteggiamento sano.
L’amore è insano quando diventa manipolazione, possesso, controllo.
Il Distruttore è insano quando agisce non per trasformare, ma per eliminare.
E non importa che lo faccia dentro di te o fuori.
Il risultato è un deserto in cui scarseggiano acqua e cibo e di deserto… si muore.
Lo puoi agire abusando di tv, sostanze, social, sport, cibo, pensieri negativi, emozioni come odio, invidia, rancore.
Lo puoi agire abusando delle relazioni, permettendo a qualcun altro di distruggerti o trasformandoti nel manipolatore di turno.
Insomma, non importa come lo fai.
Se non impari a governare questa parte così potente di te, finisce che a finire sei tu.
Se impari ad usarla, se impari a mettere distanza da te, a distinguere, a separare, allora inizierai a fiorire.
Io prendo sempre esempio da Cenerentola e Psiche, due che di separazioni e Distruttori se ne intendono: entrambe nelle loro storie superano la prova di dover separare mucchi enormi di lenticchie e semi per tipologia, una prova impossibile a prima vista, proprio come quando ci troviamo ingarbugliati in mezzo a mille pensieri e il cuore batte e ti chiedi se ce la farai da sola e compili liste infinite di buoni motivi per andartene, ma anche per restare.
Cenerentola e Psiche riescono a separare le lenticchie l’una e i semi l’altra e devono farlo prima, come la prima di altre prove, per poter arrivare a costruire il loro amore sano.
Se non impari a distinguere il vero dal falso, quello che è tuo da ciò che non lo è, le tue scelte da quelle altrui, i tuoi valori da quelli degli altri, non puoi maturare e costruire relazioni sane.
Ti auguro di separare i tuoi semi ogni giorno.
Di fare del Distruttore il tuo alleato.
Di sederti la paura accanto e andare verso gli altri senza tralasciare mai nessuna parte di te.
Meriti di restare intero, intera."
Manuela Toto
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Non ho molto da dire.
Credo di aver imparato molto poco in tutti questi anni: ho imparato che ci sono molte cose sconsiderate che puoi fare. E tra quei milioni una che è ancora più sconsiderata delle altre. E di solito fai quella.
Ho imparato che il blu e il nero insieme sono un cazzotto in un occhio.
Ho imparato che certi odori si fissano nella memoria, e quando li risenti è come se tutti quegli anni non fossero mai passati.
Ho imparato che il sabato è meglio della domenica.
Ho capito che chiunque ha qualcosa da raccontare, ma ho capito anche che l’odio per certe persone ti aiuta a vivere meglio.
Ho imparato che certe mattine saresti disposto a dare via un braccio pur di dormire alti cinque minuti.
Ho constatato che alcune città sono capaci di farti scordare anche come ti chiami.
Ho imparato che ci sono persone così esteticamente stupefacenti che emanano addirittura luce propria. Sembrano, non so... fosforescenti!
Ho capito che non c’è da preoccuparsi se a 40 anni non sai che fare della tua vita, se hai ancora una gran voglia di giocare. Forse sei l’unico che ha capito qualcosa.
Ho imparato che se ripeti una parola tante volte, all’improvviso perde di significato.
Ho imparato che a volte avresti talmente tanta voglia di fare l’amore con una determinata persona che glielo chiederesti in ginocchio.
Ho imparato che una sigaretta, specie se sei a terra, può addirittura salvarti la vita.
Ho scoperto che esistono persone talmente scassapalle da rappresentare un vero e proprio ornamento ai testicoli.
Ho imparato che non c’è cosa più inebriante che impuntarti sulla tua scelta. E poi sbagliare.
Ho imparato che il conforto degli amici a volte può esserecrudele.
Ho imparato che la voce di Frank Sinatra è uno dei motivi per stare al mondo. E la Heineken è l’altro.
Ho imparato che il sale si mette prima che l’acqua cominci a bollire.
Ho capito che certe regole sono fatte per andarci contro.
Mi sono accorto che non c’è cosa più divertente che dare ragione a un idiota. E dentro ridere.
Ho scoperto che con gli anni i tuoi errori e i tuoi rimpianti impari ad amarli come figli.
Ho imparato che la nostalgia ha lo stesso sapore della cioccolata bollente.
Ho imparato che i film di Ingmar Bergman non sono solo capolavori: sono lezioni di vita.
Ho capito che niente è più bello che alzarsi la notte mentre tutti gli altri dormono e girovagare in solitudine come un cane tra i rifiuti, alla ricerca di una qualsiasi sensazione appagante.
Ho imparato che se ti chiedono di fare cinque cose e all’ultimo momento ne aggiungono due, tu inevitabilmente dimentichi le prime tre.
Ho imparato che certa gente ha la testa solo per separare le orecchie.
Ho imparato che la tua camicia preferita attira il sugo in modo micidiale.
Ho imparato che non c’è cosa più bella che svegliarsi una mattina senza sapere che ore sono, senza riconoscere la stanza e soprattutto senza ricordare come ci sei arrivato.
Ma soprattutto ho imparato che i giorni veramente importanti nella vita di una persona sono cinque o sei in tutto.
Tutti gli altri fanno solo volume.
Così fra sessant’anni non ti ricorderai il giorno della tua laurea, o quello in cui hai vinto un Oscar.
Ti ricorderai quella sera in cui tu e i tuoi amici, quelli veri, avete fumato 10 sigarette a testa e ubriachi persi avete cantato per strada a squarciagola fradici di pioggia.
Quelli sono i momenti in cui la vita davvero batte più forte.
Federico Fellini
P.S.: Però, in fondo, qualcosa l’ho imparato.
Federico Fellini
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libero-de-mente · 1 month
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Che si fottano tutti. Gli oracoli su TikTok e i nuovi profeti di Instagram.
Non voglio farmi turlupinare dai responsi su Fb della nuova generazione di filosofi del web, o dai nuovi vate su X.
Che possano affogare nella loro stessa tracotanza, nella melma di odio e astio che divulgano. Con i loro seguaci del diritto d’opinione a tutti i costi e comunque sacra. Alla faccia della libertà. Non si è liberi di distruggere o demolire senza rispetto, solo per ego, ma diventa una dittatura verbale senza un confronto civile. Io penso, io dico quindi io sono e voi muti.
La verità è che molti sono incattiviti, sopraffatti dall’ego smisurato che ha come metro di misura il numero di follower. La mia paura è quella di essermi incattivito anche io, nonostante io cerchi di mantenere un equilibrio sempre più precario. Vorrei scegliere la vita, ma la vita è piena di invidia e competizione.
A volte penso che una vita fatta di famiglia, mutuo, lavoro, polizza, ristorante una volta a settimana, cinema, divano super confortevole, televisore con tanti canali a pagamento, abiti firmati, sushi all you can eat, il Natale tutti insieme, nulla a cui pensare o di cui preoccuparsi fino alla fine dei propri giorni, sia il desiderio di tantissime persone.
Io è da molto che non ho più questi desideri. Dovrei essere tanto arrabbiato per quello che mi è successo e che ho subito in passato, ma è difficile restare rancorosi quando impari a stare sulle punte dei piedi e guardare al di là dello steccato della quotidianità indotta. Quando scopri che esiste tanta bellezza nel mondo, perché esiste in alcune persone.
Quando ho la fortuna di incontrarne una provo un enorme senso di gratitudine verso il destino, ringraziandolo per ogni singolo momento che mi sarà concesso di condividere con queste persone nella mia piccola vita. Anche un messaggio, un caffè condiviso, una telefonata rubata ai mille impegni quotidiani. Soprattutto anche quando queste persone non capiscono l’importanza che hanno per me, temendo l’ennesimo “caso umano”.
Ho potuto toccare con mano degli orrori, orrori che stanno nella vita di alcune persone. Dolori e ingiustizie subite, spesso come fossero delle torture. Non esistono parole per descrivere quello che ho ascoltato, in parole che erano come un grido di aiuto, a coloro che non sanno cosa significhi l’orrore. Ho percepito cose che molti esseri umani non s’immaginano, ho visto cuori distrutti di una bellezza inaudita.
L’orrore molte volte è creato e nutrito da chi l’orrore non lo conosce, non avendolo mai subito ma facendone parte. Senza remore o colpe molte persone sono parte dell’orrore di altri esseri viventi. Ma sorridono e stringono mani come se fossero persone a modo. Non accettano giudizi, i giudizi indeboliscono la loro convinzione di essere i migliori.
Tutta quella bellezza. In alcune anime non riesco a vederne la fine. Ci si potrebbe navigare per una vita intera, spesso certe menti le trovo troppo grandi per me. Rimango ad ammirarle come un neonato di fronte alla bellezza del seno materno. A bocca aperta, ma in silenzio per non disturbare. Darei l’anima per poter essere degno di una piccolissima attenzione da parte loro.
Mi dispiace, ma io non voglio fare il saccente, non voglio avere ragione. Se do questa impressione me ne dispiaccio, non era nelle mie intenzioni. Vorrei aiutare tutti, se possibile chiunque.
Tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre, dovremmo trarre pace e soddisfazione dalla felicità del prossimo, credetemi io l’ho fatto e mi sono trovato meglio che a godere dei miei successi in solitudine.
Non guardiamo troppo al passato, non scervelliamoci sul futuro, viviamo appieno il presente. Se lo faremo sarà un buon passato da ricordare, ogni tanto, e la base per un radioso futuro.
E in maniera che oggi non riusciamo manco a immaginare, perché potrebbe davvero sorprenderci.
Non sapevo cosa scrivere, senza diventare troppo prolisso. Qui funziona così, poche righe altrimenti sei illeggibile, da passare oltre. Ma se tu stai leggendomi a questo punto, vuol dire che un po’ di attenzione te l’ho presa.
Siamo nell’inferno dell’egoismo oggi, ma chi crede nell’altruismo o fa squadra o affonderà nella melma dell’individualismo.
Credetemi. Sarà una vita fatta di schiaffi e senza luce.
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stunmewithyourlasers · 10 months
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Vabbè dai è stato bellino avere una persona in testa per 4 giorni,mi sono ricordato com'è non essere totalmente focalizzati su di sé e avere il cervello in balia di ormoni vari, però diciamocelo,sta lontano da me e ho troppi cazzi per andarmene da tutt'altra parte d'Italia per scopare(non mio scopo primario,in questo periodo veramente ho la libido di un putto rinascimentale, però sono stati appesi manifesti verso quella direzione pare) in questo momento.
Poi già è rientrata su tinder quindi bona,questione di tempo e inizierà a calare di intensità e posto in lista la chat fino a scomparire,sostituito da chissà chi,alla fine non siamo né unici né indispensabili e la miglior società possibile ci dice che c'è sempre di più ,di meglio e per tutti.
In realtà ci sono anche abbastanza abituato,mi è successo in varie amicizie negli anni(direi popi popi ma in realtà siamo animali sociali che hanno bisogno di legarsi vicini geograficamente,è DNA ed evoluzione bitches,non li biasimo)figurati non capiti per una roba così banale come piacersi esteticamente lol.
Le verità sono due:
-La prima è che mi piace pensarla così,almeno mi aspetto il peggio e o vengo confermato(ho poteri da veggente in quel caso daje) o smentito in positivo
-La seconda è che tutte le donne con cui ho avuto proprio un minimo di roba che non fosse amicizia, alla fine mi hanno sostituito in pochissimo tempo o comunque mai dato stabilità,quindi ci sono abituato e ho il culetto abbastanza traumatized,dubito ci sia terapia che tenga perché queste cose le risolvi con un facsimile della terapia di esposizione,ti esponi all'esperienza temuta/negativa finché non impari che non ti porta un danno, però mi sembra più una speranza o terno all'otto.
È una maratona:ti feriscono->confidi che l'umanità non sia tutta così blabla->corri ancora fino alla prossima and the show must go on.
Sono i postumi del ferragosto,mangiato troppo e bevuto ancora di più,il limoncello imparanoia.
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intotheclash · 11 months
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Erano appena le tre e le si era liberata la giornata. Non aveva voglia di ritornare nel suo appartamento, in un anonimo palazzone della sterminata periferia romana. Aveva bisogno d'aria e di camminare per rammendare le idee. Puntò decisa verso Villa Borghese. Quel polmone verde, che dava respiro a tutto quel cemento che lo circondava, le ricordava vagamente la campagna dove era nata. Scelse con cura una panchina e si sedette a fumare e riflettere. Riavvolse il nastro della sua vita, con particolare attenzione a quell'ultimo anno. non le sembrava di avere davanti un bilancio troppo positivo. La linea spezzettata sul grafico, anche se non cadeva a picco, scendeva inesorabilmente verso il segno meno. Solo il lavoro faceva eccezione. Era un'agente immobiliare, vendere case le piaceva e con la gente ci sapeva fare. Aveva chiuso diversi contratti, alcuni molto travagliati e al limite del possibile; ciò le aveva permesso di guadagnare bene, oltre che in vile moneta, anche nella stima dei suoi colleghi. Ci sapeva davvero fare. Ma, tolto il lavoro, cosa le restava? Tolto il lavoro si poteva tranquillamente parlare di disastro. Disastroso il  rapporto con i suoi genitori, disastroso il rapporto con gli amici, disastroso il rapporto con gli uomini. Già, gli uomini…ma che razza di bestie erano? Aveva trentaquattro anni, era una bella donna, lo sapeva e ne riceveva conferma ogni giorno. Ancora catturava occhi e sorrisi. Allora come mai si ritrovava da sola? Che fosse colpa sua? Certo, era finita da un pezzo l'epoca dei vent'anni. Col passare del tempo, era diventata molto più esigente ed insofferente. Non aveva voglia di accontentarsi, si rifiutava di accettare ciò che non riusciva a digerire. non voleva saperne degli altrui difetti, quelli che, come tutti dicono, poi impari ad amare. Se ne fotteva. E, soprattutto, non era disposta a cambiare, a cambiarsi. Non poteva condividere i sogni con chi, in ultima analisi, era incapace di sognare. O tutto, o niente. Forse davvero era colpa sua! Era diventata insofferente.
Anche gli uomini, però, ci mettevano del loro. E ne avevano da metterci! Anche quell'Umberto, per esempio, non era male…era un bell'uomo, elegante, curato, pulito, in sporadici casi, anche brillante, ma, come tipico della sua “razza”, demandava troppo spesso il compito di ragionare al suo fratellino più piccolo. Quanto piccolo sarà stato poi? Tale riflessione la fece ridere come una scema, ma riprese subito il controllo, sbirciando in giro a sincerarsi che nessuno se ne fosse accorto. Le venne in mente un brano di Davide Van De Sfroos, La ballata del Genesio, dove cantava: ho dato retta al cuore e qualche volta all'uccello. Centro. Era ciò di cui aveva bisogno: qualcuno che sapesse dar retta al cuore e all'uccello contemporaneamente. Non le sembrava chiedere troppo!
Accese un'altra sigaretta, guardò l'orologio: le cinque e trenta del pomeriggio. Alzò il viso e, solo allora, si avvide dell'uomo che, non più distante di una quindicina di metri, stava puntando dritto verso di lei. Lo soppesò con lo sguardo e decise che non c'era da preoccuparsi. Era decisamente attraente, si muoveva con estrema leggerezza, sembrava scivolare sul terreno come l’acqua; certo che era vestito in maniera del tutto anonima e pensò che fosse un vero peccato. E peccato anche che l'avesse puntata. Voleva starsene da sola e in silenzio. Niente mosconi a ronzarle intorno. Non oggi.
“Mi perdoni, ma avrei bisogno di accendere.” Disse l'uomo senza inflessioni dialettali nella sua voce, sbollando un pacchetto di Pall Mall.
La donna sbuffò infastidita e col tono del “con me non attacca, bello!”, rispose:“ E’ un po’ vecchiotta, forse ti conviene provare altrove.”
“Non importa che sia vecchia, non a me, comunque. L'importante è che abbia ancora voglia di accendersi e di accendere. Mi creda, non desidero altro.”
Lo fissò dritto negli occhi, occhi in moto perpetuo, non inebetiti sulle sue tette. Forse… ma no, l'approccio era stato di una banalità disarmante, così: “Mi dispiace, non ho da accendere” Soffiò fuori in fretta.
“Fa niente, andrò a cercare miglior fortuna altrove. Ma capita anche che le cose siano esattamente come sembrano. Mi perdoni l'intrusione. Le auguro che la sua giornata migliori.” Le disse con un accenno di sorriso e guardandola, per la prima volta negli occhi.
Fu sinceramente colpita da quella sorta di congedo. Lo seguì con lo sguardo e lo vide avvicinarsi ad una coppia di anziani, ottenendo, ormai era evidente, quello che stava cercando. Si era comportata come un qualsiasi idiota. Si era dimostrata prevenuta e scortese, Non le piacque affatto il suo comportamento di poc'anzi e tentò di rimediare.
“Ehi!” Gridò, agitando la mano per richiamare l'attenzione dell'uomo. Lui si voltò, le mostrò la sigaretta accesa, sorrise apertamente e tornò a voltarsi per la sua strada.
“Aspettami!” Disse ad alta voce, alzandosi dalla panchina per raggiungerlo. Non lo avrebbe lasciato andare portandosi via un'immagine di lei così odiosa.
“Non serve che si giustifichi, una brutta giornata capita a tutti.” La anticipò.
Fu di nuovo colta di sorpresa, le parole stentarono ad uscire, ma parlare era parte del suo mestiere, la parte che le riusciva meglio e se lo ricordò appena in tempo.
“Toccata! Mi sono comportata come una stupida. Ti avevo cucito addosso un bel giudizio precotto. Scusami di nuovo e, credimi, di solito non succede.”
“Sono felice per te. Perché, al contrario, di solito, è esattamente quel che succede. Affibbiare etichette sembra essere lo sport nazionale. Altro che il calcio. Forse è come con i cani, che hanno bisogno di marcare il territorio. Allo stesso modo, gli uomini devono orinare sui propri simili per avere l'illusione di saperli riconoscere.”
“Posso farti una domanda?” Non capiva cosa le fosse preso, ma ormai era andata.
“Certo, basta che non implichi il dovere di una risposta.”
“Ho smesso da un bel pezzo di pretendere.”
“Allora puoi andare con la domanda.”
“Di che colore sono i miei occhi?”
“Domanda a doppio taglio. Non è così facile come potrebbe sembrare…”
“Lo sapevo, peccato.” Pensò la donna, ma, ancora una volta, era giunta a conclusioni affrettate.
“Oggi, con questo sole abbagliante, di un bel celeste trasparente, ma direi che il più delle volte potrebbero essere sul verde, con tendenze al grigio nelle giornate di pioggia.” Sentenziò l'uomo, dopo una profonda boccata di sigaretta.
Partì anche la seconda domanda. Partì prima del pensiero, prima che la vergogna per averla fatta le incendiasse il viso:“E le mie tette come sono?”
Lui non si scompose e, senza distogliere lo sguardo da quello di lei rispose: “Dovresti fare più attenzione. Perché, a volte, potrebbe capitare che rubino il palcoscenico agli occhi.”
“Posso offrirti un caffè? Per rimediare!”
L'uomo la trapassò con la vista come una freccia di balestra e trapassò anche tutto quello che c'era dietro di lei, per finire dove nessuno sapeva dove. “Rimediare è un verbo privo di significato.” Disse “Non c'è possibilità di rimediare al passato; per quanto prossimo. Possiamo solo comportarci diversamente.”
“Sarebbe un no?”
“Al contrario, sarebbe un si. Non so se tu ti aspettassi un'altra risposta, nell'eventualità, mi dispiace. Ma io non rifiuto mai un buon caffè.” E sorrise.
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bicheco · 10 months
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Bersani Ebbasta
Avrete certamente saputo della polemica Bersani (Samuele non Pierluigi) e Sfera Ebbasta, impossibile sfuggire alla "web-cazzata-del-giorno".
L'uno contesta all'altro di non saper cantare. Io per generazione, inclinazione, status mentale e costituzione sarei dalla parte di Samuele: per cantare bisognerebbe sapere cantare, per dipingere bisognerebbe saper disegnare e così via. Fin troppo ovvio. Tuttavia Sfera e i suoi simili, i cosiddetti trapper, non "cantano" bensì urlano, si sfogano, si "dichiarano" in forma di canzone. Detto ciò, a questi ragazzi rimprovero una cosa sola: non dovete usare l'autotuner. Mai! Assumetevi le vostre irresponsabilità! Sarebbe un po' come uno che vorrebbe partecipare al giro d'Italia, però con la bicicletta elettrica. Non è possibile. O pedali, e impari a pedalare oppure stoni, ma sempre!
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gcorvetti · 7 months
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Il mondo è fatto a scale.
Oggi ho fatto un colloquio, albergo 4 stelle con cucina Michelin cerca cuoco per le colazioni, questo era sommariamente l'annuncio, ieri mi ha chiamato questa tizia e tenuto al telefono una ventina di minuti tra domande e spiegazioni, poi mi chiede se oggi potevo andare così vedevo il posto e parlavo anche con gli chef, ok. Stamane barba e capelli, per quel poco che c'è da fare, doccia e di corsa perché mi sono accorto che ero in ritardo, arrivato c'è sta tipa che mi porta su una sala con un divano due poltrone e un televisorone piatto, arriva uno dei cuochi, solite domande di rito poi mi portano nella sala mi fanno vedere dove si prepara il tutto, cucina open, poi il tizio va via, mentre mi accompagna alla porta la tipa mi snocciola orari e paga, nonostante le avessi detto che sotto una soglia di pagamento non vado lei comunque è scesa, già sta cosa non mi piace, altro problema i turni sono pessimi, il primo arriva alle 5 di mattina, il secondo alle 8, poi alla fine del turno oltre le pulizie si deve preparare il pranzo per i colleghi, ha detto più o meno 35 persone con quello che c'è, quindi random tanto sono i lavoratori. Mi farà sapere Lunedì o Martedì quando e se mi fanno una prova, non penso di andare per vari motivi uno su tutti è l'orario, cioè mi dovrei svegliare alle 3:30 di notte per essere là alle 5, anzi un pò prima, e alle 6:30 se ho il turno alle 8, è alternato, quindi a che ora dovrei andare a letto? Alle 7 di sera? Altra cosa che non mi è piaciuta è che mi sono sentito un pò preso per il culo, la tipa ha esordito con "ho letto il tuo CV e mi è piaciuto molto", cosa c'è di bello in un curricula con svariati lavori, non ti sei neanche accorta che nella sessione studio ho fatto il liceo musicale e che quindi non ho studiato all'alberghiero e per me è un lavoro come un altro, bah, alla faccia degli esperti nelle assunzioni del personale. Penso che siccome nessuno vuole fare sti orari assurdi non hanno alternative, ricordo che quando aprirono quell'albergo lavoravo in piazza in un wine bar e siccome c'era aria di bancarotta avevo iniziato a cercare, feci un colloquio proprio li con una signora che ad un certo punto mi diede una pacca sulla spalla dicendomi in estone "il tuo livello di estone è pessimo, torna quando impari meglio", quando lo raccontai ad una collega mi disse che non è vero che il mio livello è basso e aggiunse che era stata scortese, meglio così disse. Altro motivo è il mio bioritmo, cioè già faccio fatica a dormire in una situazione rilassata figuriamoci se devo sballare tutti gli orari, no no, quando e se mi chiama dirò di no, poi il tizio che c'era al colloquio mi guardava in modo strano come se fossi un alieno e non ha sorriso mai, faccia serissima, sembrava infastidito da quell'incontro, boh fatti suoi. Poi sono andato a mangiarmi una cosa e a prendere un caffè così per ammazzare un pò il tempo, si lo so cosa pensi che facendo così non troverò mai un lavoro, me l'ha detto anche Spock oggi aggiungendo che finirò a lavorare al Mcmerda, beh almeno non c'è bisogno che faccia il figo tanto è merda :D
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Questa foto l'ho fatta mentre andavo, in fondo alla strada c'è il fiume ed è evidente dal fogliame che siamo in pieno autunno anche se stamane quando mi sono svegliato nevicava, senza attecchire, ma faceva freddo, si lo so che per il mio compleanno ci sarà un metro di neve me lo sento.
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vefa321 · 2 years
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❤️𝘽𝙪𝙤𝙣 𝙘𝙤𝙢𝙥𝙡𝙚𝙖𝙣𝙣𝙤
Il tempo, il tempo passa
Come il vento
Come l'acqua
che scorre lungo il letto del fiume.
Così gli anni, i mesi, i giorni, impari a non contarli che la somma non cambia la sostanza, l'ammanco rimane...
Un vuoto nell'esistenza.
Il tempo è passato,
come una folata a primavera,
ha sussurrato anche qualche aliseo,
soffiato pure parecchia tramontana.
Oramai vi è nell'aria solo un canto malinconico,
una brezza di nostalgia che profuma come il caffè...
Che brucia come il sale e guarisce come le lacrime.
Oggi è ciò che il tempo spendeva di candeline
Oggi è un anno in più che non va più via.
Per te che non ci sei, essendoci ormai per sempre.
Il tempo è scontato, un po' come un tesoro sepolto ma mai nascosto...
Per te che della vita hai dato il meglio senza temere il peggio per te che oggi compie il tempo che non passa più,
e per me che del tempo intreccio i ricordi.
𝘼𝙪𝙜𝙪𝙧𝙞 𝙩𝙧𝙖 𝙤𝙜𝙜𝙞, 𝙞𝙚𝙧𝙞 𝙚𝙙 𝙖𝙣𝙘𝙤𝙧𝙖 𝙙𝙤𝙢𝙖𝙣𝙞.
Ovunque il tempo avrà cura di te.
Perché sei parte del tempo che sono.
Per te che sei parte di me...
(Maman je t'aime.)❤️
J.D
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decadence-brain · 1 year
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Il lavoro che facevo era la mia vita, e l’ho amato e odiato infinitamente. Mi sono sempre sentito "uno che aiuta" fin dentro alle ossa, fin da quando ero bambino. Quando a scuola gli insegnanti chiedevano "cosa vuoi fare da grande?" fioccavano risposte come ballerina, astronauta, cantante, presidente della Repubblica; io semplicemente dicevo: "voglio aiutare" e così è stato, ho realizzato quello che sembrava il sogno della mia vita. Nulla mi rendeva più felice che indossare la divisa e presentarmi al cospetto della nuova missione, questo mi faceva essere in pace con me stesso. Spesso mi ritrovo a cercare di fare un bilancio dell’ultimo anno ma non riesco, dentro di me riaffiorano migliaia di emozioni contrastanti dalla paura costante che fosse arrivata la fine a quella di poter essere un danno per chi dovevo aiutare misti alla gioia dei risultati ottenuti perché ogni elemento della squadra aveva dato il massimo senza remore, senza mai tirarsi indietro, senza contare il tempo dedicato, anche se ci sono stati molti momenti di sconforto. Le persone che fuggono dall’orrore ti si presentano sempre coscienti, lucide e piene di paura e tu hai la sensazione siano dei naufraghi che stanno affogando e soffri perché sai benissimo che non riuscirai a salvarli tutti, mentre loro si aggrappano a te implorandoti di aiutarli, ti guardano negli occhi cercando un contatto umano in mezzo alla bestialità, cercano un contatto umano che molto spesso tu non potrai dargli. I loro occhi esprimo tutto il terrore di non salvarsi, di non rivedere i propri cari o di non poter più baciare le labbra della persona amata e tu ti perdi in quegli occhi pieni di lacrime e disperazione, loro si aggrappano a una piccola speranza e in quel momento la loro speranza sei tu che impari a mentire anche a te stesso dicendo e pensando che si risolverà tutto in modo positivo. A volte è così grande il senso di impotenza e la fatica a convivere con questo perenne macinio che ti schiaccia. Nel tempo in cui sono stato in missione ho visto così tanta tristezza e disperazione, che si sono aggiunte ad altre tristezze e disperazioni del passato, che ho sentito come se il cuore aumentasse di peso colmo delle cicatrici formatesi una sull’altra. Le immagini che la notte continuano a scorrere nei miei occhi, le morti, i fuggitivi, i disperati, le famiglie distrutte, il rumore dei bombardamenti, le cicatrici, il sangue, le urla, le lacrime. Mi chiedo come è possibile che l’uomo riesca a infliggere tutto questo a un suo simile. Non ho mai avuto dubbi sulla mia scelta di fare quello che ho fatto ed anche se ho vissuto momenti di grandissima paura e scoramento sapevo che sarebbe svanita, quando ti trovi di fronte a migliaia di persone disperate dimentichi tutto … rimane solo il desiderio di aiutarle e questo ti fa superare ogni timore.
Pensavo di avere ancora tanto da dare, purtroppo il destino ha deciso diversamente.
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crazy-so-na-sega · 1 year
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“Non ho molto da dire. Credo di aver imparato molto poco in tutti questi anni: ho imparato che ci sono molte cose sconsiderate che puoi fare. E tra quei milioni una che è ancora più sconsiderata delle altre. E di solito fai quella. Ho imparato che il blu e il nero insieme sono un cazzotto in un occhio. Ho imparato che certi odori si fissano nella memoria, e quando li risenti è come se tutti quegli anni non fossero mai passati. Ho imparato che il sabato è meglio della domenica. Ho capito che chiunque ha qualcosa da raccontare, ma ho capito anche che l’odio per certe persone ti aiuta a vivere meglio. Ho imparato che certe mattine saresti disposto a dare via un braccio  pur di dormire altri cinque minuti. Ho constatato che alcune città sono capaci di farti scordare anche come ti chiami. Ho imparato che ci sono persone così esteticamente stupefacenti che emanano addirittura luce propria. Sembrano, non so... fosforescenti! Ho capito che non c’è da preoccuparsi se a 40 anni non sai che fare  della tua vita, se hai ancora una gran voglia di giocare. Forse sei l’unico che ha capito qualcosa. Ho imparato che se ripeti una parola tante volte, all’improvviso perde di significato. Ho imparato che a volte avresti talmente tanta voglia di fare l'amore con una determinata persona che glielo chiederesti in ginocchio. Ho imparato che una sigaretta, specie se sei a terra, può addirittura salvarti la vita. Ho scoperto che esistono persone talmente scassapalle da rappresentare un vero e proprio ornamento ai testicoli. Ho imparato che non c’è cosa più inebriante che impuntarti sulla tua scelta. E poi sbagliare. Ho imparato che il conforto degli amici a volte può essere crudele. Ho imparato che la voce di Frank Sinatra è uno dei motivi per stare al mondo. E la Heineken è l’altro. Ho imparato che il sale si mette prima che l’acqua cominci a bollire. Ho capito che certe regole sono fatte per andarci contro. Mi sono accorto che non c’è cosa più divertente che dare ragione a un idiota. E dentro ridere. Ho scoperto che con gli anni i tuoi errori e i tuoi rimpianti impari ad amarli come figli. Ho imparato che la nostalgia ha lo stesso sapore  della cioccolata bollente. Ho imparato che i film di Ingmar Bergman non sono solo capolavori: sono lezioni di vita. Ho capito che niente è più bello che alzarsi la notte mentre tutti gli altri dormono e girovagare in solitudine come un cane tra i rifiuti alla ricerca di una qualsiasi sensazione appagante. Ho imparato che se ti chiedono di fare cinque cose e all’ultimo momento ne aggiungono due, tu inevitabilmente dimentichi le prime tre. Ho imparato che certa gente ha la testa solo per separare le orecchie. Ho imparato che la tua camicia preferita attira il sugo in modo micidiale. Ho imparato che non c’è cosa più bella che svegliarsi una mattina senza sapere che ore sono, senza riconoscere la stanza e soprattutto senza ricordare come ci sei arrivato. Ma soprattutto ho imparato che i giorni veramente importanti nella vita di una persona sono cinque o sei in tutto. Tutti gli altri fanno solo volume. Così fra sessant’anni non ti ricorderai il giorno della tua laurea, o quello in cui hai vinto un Oscar. Ti ricorderai quella sera in cui tu e i tuoi amici, quelli veri, avete fumato 10 sigarette a testa e ubriachi persi avete cantato per strada a squarciagola fradici di pioggia. Quelli sono i momenti in cui la vita davvero batte più forte.
-Federico Fellini
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fiore-dimaggio · 10 months
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Quando devi abbracciarti da sola, quando sei l’unica persona su cui puoi contare, quando le uniche mani che asciugano le lacrime sono le tue, impari a fare a meno di chiunque, sempre.
Non ero così, ma ci sono diventata, ma è una bella consapevolezza sapere che posso perdere chiunque, l’importante è che non perda mai me stessa.
Potete tutti sparire nell’etere da domani, che me ne fregherebbe meno di un cazzo.
Baci baci
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