Tumgik
#dentro quell'ora
crisvola · 2 years
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E allora se io ritorno Io ritorno a volare Con le mie ali aperte Da quello spiraglio Parto senza uno sbaglio Tu guardami bene sai Guardami bene se vuoi Perché poi mi vedrai Senza poggiarmi a niente no nemmeno un appiglio Ma vado dove voglio
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caro nonno, sono passati solo tre giorni e sento la tua mancanza come se mi mancasse l'aria. Mi manca sentirmi chiamare da te, mi manca sentirmi dire 'pupidda, dammi un bacetto', mi manca venire fuori in balcone da te e guardarti mentre fumavi la tua solita sigaretta e parlare di Dante, del lavoro e dei tuoi ricordi da bambino. Come faccio a vivere con la consapevolezza di non poterti mai più vedere? Di non poter mai più sentire la tua voce o vedere il tuo sorriso sdentato? Mi sento mancare ogni volta che ti penso, sono senza forze ma cerco di riprenderle per la nonna, perchè so che tu vorresti che io le stia accanto.. dormo tutte le notti con lei, cerco di starle vicino il più possibile e spero tu sia felice. Sembra tutto un incubo, vederti lì dentro con quella faccia serena e quel sorriso mi ha fatto capire che finalmente stai bene e sei contento, anche se non riesco a farmene una ragione.. il tuo funerale mi ha fatto sentire persa, quel giorno ho preso la consapevolezza che non tornerai mai più a casa da me, da noi. Mi ricordo quando tutte le mattine mi accompagnavi a lavoro, nonostante fossi stanco, ma a te non interessava niente perchè non volevi che io andassi da sola a quell'ora.
Ti amo per sempre e mi mancherai per tutta la mia vita.
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be-appy-71 · 10 months
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🔥Vieni...
Dove mi porti?
Ancora non lo so...
Sei buffo...
È così, io non lo so dove ti sto portando,
però so benissimo una cosa:
voglio che tu mi stia accanto.
Voglio camminare sapendo che la tua voce
è qui, e se mi volto ti vedo, e se ti chiamo per nome mi rispondi, e se prendo il tuo volto tra le mani sento il tuo calore e, se mi avvicino, il tuo respiro, le tue emozioni, le sento.
E se chiudi gli occhi io continuo a vederli.
Voglio condividere il tempo,
e se piove ci bagniamo insieme,
e se c'è il sole cerchiamo un posto dove magari sentire meno calore.
E se ci perdiamo,
insieme ritroviamo la strada.
E se discutiamo,
insieme parliamo per fare pace.
Voglio che tu sia qui,
perché se non ci sei...
cavoli mi manchi da impazzire!
Se non ci sei tu non puoi capire quanto pesi questo tempo.
Se non ci sei, che senso ha averti conosciuto?
E poi... e poi tu potresti insegnarmi...
Insegnarti? Insegnarti a fare cosa?
Non lo so, qualunque cosa.
Insomma ci sarà una cosa che non riesco a fare, ci sarà qualcosa che non ho mai pensato di fare.
Pensaci...mi hai insegnato cosa sia il desiderio di volere qualcuno affianco, mi hai insegnato a non poter fare a meno di te.
Cavoli, mi hai insegnato a rincorrere i giorni
pur di vederti.
Mi hai insegnato a gestire la mancanza.
Mi hai insegnato che non esistono limiti.
Mi hai insegnato a credere in quella strada difficile che si era aperta davanti a noi.
Ed ora che ci sei, resta...
Resta qui!
Ecco, insegnami a dipingere.
Dipingere la nostra vita.
Colorarla. Raccontarla.
Cavoli, pensaci...
Già adesso la nostra è una storia bellissima che le favole si metterebbero in fila per accaparrarsi un pezzetto.
Senti com'è bello stringersi...
Un giorno mi scrivesti:
"Ci vediamo a quell'ora di quel giorno".
Dentro di me ho sempre creduto a questo appuntamento nell'aria.
Questo è il giorno dove la mia vita aveva preso appuntamento con la tua.
Nel frattempo mi hai insegnato a non poter fare a meno di te, a cercarti in un sogno, nelle parole.
Mi hai insegnato che l'attesa può rendere i momenti indimenticabili.
E poi?
Shhh... camminiamo insieme.
Vieni...♠️
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Autore sconosciuto
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greenbor · 1 year
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Di noi non troveranno mai una foto assieme, il mondo non saprà mai che ci siamo amati, sfiorati e toccati...
Siamo solo anime che si abbracciano, corpi che si cercano, che si trovano nel buio, quando tutti dormono, quando il mondo spegne le luci...
Se un giorno qualcuno dirà "io li ho visti amarsi..." avrà visto solo due ombre che si stringevano che si fondevano all'unisono...
Noi non saremo mai una realtà visibile, noi non saremo mai una passeggiata, a noi non è concesso il sole sulla pelle...
Noi siamo il segreto, il peccato...
Noi siamo quelli sbagliati...
Quelli che guardano lo stesso cielo, le stesse stelle...
Esistiamo dentro gli angoli del nostro cuore ci accarezziamo nei ricordi a noi vissuti...e quei brividi di emozioni...che sentiamo e che nessuno può mai immaginare...quanta passione...quanto amore...
A noi ci è concesso sognare in silenzio...non siamo come gli altri...non saremo mai come gli altri...
Noi siamo un'ora d'amore e ventitre di sogni...di desideri, di crampi allo stomaco, di passione vera...di amore puro...noi siamo un ora di vero amore...cio che gli altri non hanno e sognano di avere...
Siamo al buio perche non possiamo viverci...ma quell'ora è la piu sincera... attimi di vera felicità...forza che ci fa andare avanti e credere all'Amore...
D. Bianco
Testo postato da https://www.tumblr.com/maripersempre-21
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rk-tmblr · 1 year
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Incontri non proprio casuali... -Murai Yakumo [Blue Period]
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Era stata una lunga giornata, a cui non vedeva l'ora di porre fine. Le fu di conforto chiudersi dentro le quattro mura casalinghe e lasciare fuori imbrunire il mondo, ancora troppo animato e vivace per i suoi gusti. Aveva preferito degli indumenti più comodi rispetto ai jeans che l'avevano fasciata per tutta la mattinata, legato le ciocche dorate in una bassa coda e si era messa ai fornelli per cucinare quell'agoniato pasto che lo stomaco le aveva preteso come cena.
Regnava il silenzio ed alleggeriva la testa liberandola dalla marea di pensieri, mentre ascoltava quei suoi pochi passi dal piano cucina al frigorifero riecheggiare, il coltello picchiare duro contro lo spesso tagliere di legno, la carne sfrigolare appetitosa in padella. Aveva finalmente acquistato un po' di pace, ma la sua quiete venne brutalmente interrotta dai colpi alla porta. Presa alla sprovvista, disturbata nel profondo dell'animo, la fissò da lontano dietro il bancone, sentì il cuore bloccato in gola battere così forte da agitarla e invano tentò di calmarsi.
La domanda era una sola: chi diavolo mai avrebbe voluto cercarla a quell'ora!?
Sospirò frustrata e si incamminò verso l'ingresso.
«Hey, da quanto tempo non ci si vede!?» la salutò con felice arroganza, il suo solito ghigno a stirargli le labbra sottili mostrava i canini affilati e strizzava appena gli occhi ametista che la fissavano luccicanti.
«Yakumo...» brontolò sottovoce, incredula di averlo dinanzi e allo stesso tempo rassegnata alla sua intrusione.
Il corvino fece un passo in avanti, seppur lei fosse rimasta immobile a bloccargli l'ingresso, e poggiò entrambi i palmi sugli stipiti opposti della porta in parte temendo che potesse sbattergliela in faccia, in parte desiderando di avvicinarsi di più al suo viso imbronciato di finta indifferenza. Dio, se gli era mancato quel suo musetto arrabbiato!
«Posso rimanere qui da te, 'sta notte?» le domandò chinando il capo di lato, sussurrando languido le parole in una dolce supplica, intanto che provava ad intenerire i propri tratti e di smussare tutti i propri spigoli per far breccia nel suo buon cuore.
A fatica si trattenne dallo sbuffare ed alzare gli occhi al cielo: lo sapeva, avrebbe potuto scommettere, ne era stata certa fin dal primo momento in cui l'aveva intravisto, aperta la porta, che le avrebbe fatto ancora una volta quella stessa proposta! Che sarebbe stato un'altra volta assieme a lei per un periodo indefinito di tempo e che poi all'improvviso esattamente com'era apparso, l'avrebbe fatta risvegliare sola, ancora una volta... come faceva sempre. E come sempre quegli occhioni da cucciolo abbandonato in strada la mettevano in difficoltà. Maledetto stronzo! si morse la lingua fra i denti.
«Ti prego, sii buona con un povero bastardello come me! Non lasciarmi dormire su una fredda panchina al parco...» la supplicò sporgendosi maggiormente verso la sua direzione, quasi a sfiorarle la punta del naso con la propria fino a sbilanciarsi completamente in avanti.
Lei si scostò di lato tempestivamente guardandolo impanicato tentare di mettere un piede dopo l'altro nella disperata ricerca di un appiglio, ma invece di aiutarlo allungò una gamba in mezzo alle sue caviglie e lo fece cadere a terra. Ignorò i suoi mugolii di dolore, chiuse la porta alle proprie spalle e non appena lo scorse a carponi cercare di rialzarsi, lo schiacciò a terra con un piede sulla schiena. Il corvino guaì di protesta, ma non si dimenò affatto sotto la sua presa.
«Come hai fatto a scoprire dove abito?» chiese monocorde, asserendo di prepotenza il proprio controllo su di lui. Se lo poteva scordare che gliel'avrebbe fatta passare liscia nuovamente, soprattutto dopo l'ultima volta...
«Mi ricordavo di quel caffè di cui mi avevi parlato,» spiegò poggiando una guancia contro il parquet per vederla calpestarla con quelle sue iridi abisso fisse accoltellargli l'anima di freddezza, «...ed ero sicuro che ti avrei trovata lì!» tirò su un estremo delle labbra in un sorriso storpio, dall'aria scomoda data la posizione. Sapeva che l'avrebbe intenerita con la scusa di averla ascoltata, che l'avrebbe addolcita con la scusa di averla pensata e cercata: la conosceva fin troppo bene ed era sicuro di andare a colpo sicuro. Del resto non era una bugia, più una mezza-verità...
«Ci sono stata ore fa...» mormorò in soprappensiero, ripercorrendo mentalmente il tragitto che aveva fatto per il ritorno a casa, «Aspetta, mi hai pedinata!?» fece due più due scoprendolo.
«Cos-? No!» rispose ed immediatamente si contraddisse «Cioè... non proprio: sono stato un po' in giro, prima...» ammise sottovoce, temendo la sua reazione.
«Sul serio!? Non ci posso credere... per quale motivo saresti andato a zonzo?» la sua era una domanda retorica, stava per proseguire con «aspettando la sera per chiedere ospizio, così da impedirmi di negartelo?», ma per sua fortuna la precedette impedendole di proferire cose di cui si sarebbe potuta pentire in seguito.
«Ho preso le birre! Sono le uniche cose che mi potevo permettere al mini-market!» si giustificò voltandosi sull'altra guancia ed additando il borsone verde militare caduto a terra, «Sono dentro lo zaino!»
Sospirò pesantemente, chiudendo gli occhi e stringendo il ponte del naso con due dita per il fastidio. Si odiava terribilmente per quello che stava per fare, ma si sarebbe comunque odiata anche se non l'avesse fatto. Lo liberò dal peso del proprio piede sulla schiena e andò ad accucciarsi dinanzi al borsone per studiarlo con circospezione, senza aprirlo davvero. 
«Quindi posso restare...?» proferì esitante, una volta raggiratosi e steso più comodamente sul parquet, guardandola speranzoso da lontano. La sentì sbuffare di nuovo, allora si preparò ad essere scacciato via-
«Sei terribile, Yaku» le scappò una piccola risata che gli alleggerì il cuore.
Come fai a tenere ancora ad un bastardo come me? sorrise in colpa intanto che il fiato gli si mozzava in gola nel vedere le sue labbra timidamente stirate all'insù in quel sorriso che non vedeva da tanto, troppo tempo...
«Sei fin troppo fortunato: ho appena finito di preparare la cena» disse alzandosi in piedi, si avvicinò nuovamente a lui e gli porse una mano per aiutarlo a fare lo stesso.
«Mmm! Ecco cos'era questo buon odorino!» si leccò i baffi, affamato da giorni di un pasto decente che potesse essere né freddo né precotto, né rubato di nascosto.
Era stata una lunga giornata, a cui non vedeva l'ora di porre fine. Certo, non si aspettava quella visita non proprio casuale, ma fu confortata dal recupero di una nuova tranquillità. Cenarono l'uno affianco all'altra, scambiandosi qualche parola, godendosi il silenzio e la buona cena: il corvino, oltre a riempirla di complimenti, ne approfittò facendo addirittura il bis. Gli erano mancati i suoi pasti cucinati con premura e minuziosa attenzione, gli era mancato stare seduto a tavola ed alzare lo sguardo su di lei, gli era mancato la sua voce pacata parlargli dolce nelle orecchie... gli era mancata lei, in tutto e per tutto. Assieme ripulirono e sistemarono le stoviglie.
«Grazie, occhi blu» le baciò una spalla per poi avvolgerla in un abbraccio, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo per inspirare lo smielato profumo di mandorla, tirandola a sé costringendola a fare aderire la schiena al proprio petto. I loro cuori distavano solo perché erano in due corpi differenti, tuttavia all'incirca alla stessa altezza battevano in sintonia imbarazzati, inteneriti, mancanti.
«Yaku, hai esagerato con la birra...» lo rimproverò bonariamente accarezzandogli i capelli corvini con una mano e ai suoi borbottii contrari replicò ancora «Forse sarebbe meglio andare a dormire, mh?»
Incontrò i suoi occhi ametista brillare languidi ad un respiro di distanza dai propri e non le piacque per niente quel sorrisetto che tentò di avvicinarsi alle sue labbra.
«Oi! Sei proprio andato!» lo tirò indietro stringendo fra le dita le ciocche ribelli, «Vuoi una botta in testa così da filare dritto dritto nel mondo dei sogni?» sollevò un sopracciglio squadrandolo seriosa, attenta alla sua prossima mossa.
«In realtà la botta, invece che in testa, la vorrei avere-»
Gli tappò la bocca con una mano, si liberò immediatamente dalla sua presa e dalle spalle lo spinse verso la camera degli ospiti. «La serata si conclude qui!» asserì tutta rossa in viso intanto che lui scoppiava in una fragorosa risata.
Dovette stargli appresso e rimboccargli le coperte come se fosse stato un bimbo capriccioso, ignorò le sue proposte insensate e prestò attenzione affinché le sue mani lunghe non la catturassero e trascinassero sotto le coperte.
«Non dormi qui con me?» piagnucolò bloccandola sull'uscio.
«No, buona notte, Yaku»
«Notte, occhi blu»
*
*
*
Mugolò di fastidio realizzando di essersi appena svegliata e si rifiutò di schiudere le palpebre, non diede ascolto alle preghiere dei muscoli intorpiditi tentando invece di ritornare in quel sogno, ma l'oscurità della sua mente dispettosa glielo negò. Allora un altro respiro pesante venne rilasciato dai suoi polmoni, mentre infelice si rassegnava alle esigenze del proprio corpo.
«Non muoverti»
Si sentì ordinare quando osò allungare le gambe sotto il piumone. Aprì gli occhi richiudendoli immediatamente dopo, accecata dalle prime luci del sole che filtravano attraverso le tende chiare ai lati della finestra. 
«Che cavolo ci fai qui?» chiese con la voce impastata dal sonno, stropicciandosi pigramente un occhio.
Poteva vederlo a metà, seduto a terra con la schiena poggiata al muro, i capelli corvini tutti spettinati rispetto ai quali brillavano i particolari orecchini pendenti dai lobi, lo sguardo basso sull'album da disegno scribacchiare con una matita repentina ed istintiva.
«Ti prego, dimmi che indossi i pantaloni...» si coprì il volto con un braccio, subito dopo aver notato il torso nudo.
Il ghigno che stirò le fece mordere la lingua fra i denti per non imprecare.
«Beh, se questo può rassicurarti: non ho il culetto nudo sul tuo parquet!» ridacchiò divertito udendola inveire nei suoi confronti, «E ti ho detto di non muoverti!» la riprese ancora una volta cogliendola girarsi con il naso rivolto all'insù verso il soffitto alto della camera.
Lo guardò di sbieco, sdraiata sulla schiena, un braccio piegato sul ventre e l'altro sotto la nuca ad intrecciare le dita della mano fra le lunghe ciocche.
«Stai ferma, così. Immobile» le scattò mentalmente una foto fissandola ammaliato da quell'attimo in cui le luci e le ombre accarezzavano morbide le sue forme, i primi colori caldi dipingerle perfettamente la candida pelle, renderle oro la chioma e lucenti fili d'ottone le ciglia, risaltare quell'abisso che nascondeva nel blu degli occhi.
«Non mi piace il tuo carattere dispotico di primo mattino,» finse protesta, in realtà accontentandolo e posando per lui, «...potrei almeno sapere che ore sono?» domandò cercando di trovare la risposta in quel cielo chiaro e fresco al di fuori della finestra.
«Le sei, credo...» sussurrò disinteressato, chinato in avanti sul foglio bianco su cui stava provando ad imprimere l'impressione di quel preciso istante.
«Hai dormito almeno un po'...?» proferì mal celando la propria preoccupazione nei suoi riguardi, «Oppure sei rimasto sveglio a fissarmi dormire, come uno strambo?» lo prese in giro, una volta che ebbe adocchiato sparsi a terra fogli che abbozzavano dei suoi ritratti assopiti.
La ignorò bellamente ed invece esclamò entusiasta raggirando l'album fra le mani, sollevandolo verso la sua direzione per mostrarglielo con lo stesso orgoglio di un bambino fiero del proprio lavoro.
«Vediamo...» 
«Oi! Chi ti ha detto che potevi muoverti!?» la rimproverò indispettito mentre lei, che gli rispondeva con una linguaccia, con una mano si appropriava dell'album così da vederlo da vicino.
Il corvino non gliela diede vinta e balzò sopra il letto, ritagliandosi presuntuoso il posto sotto il suo braccio sinistro, appoggiando la testa sul suo petto e avvolgendole la vita con il proprio.
«Fermo, mi fai il solletico!» ridacchiò quando si spinse poco più in alto, sopra la sua clavicola, cercando di allontanare di parte il viso per non fare colazione con i suoi capelli.
«Allora?» la incalzò impaziente, irrequieto faceva volare lo sguardo dall'immagine che aveva ritratto a quella pensierosa che stringeva fra le dita, «Che te ne pare?»
Emise un sospiro leggero prima di lasciargli un bacio sul capo, nascondendogli un triste sorriso.
«Stupendo»
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arte-miss7 · 2 years
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Cosa guardi tanto tempo quando il cielo tuona?
Fra le nubi viola, io vedo qualcosa
Questo cielo quando cola perde qualche nota, na na na na na
Sì, a quell'ora il cielo nero non piangeva ancora
Tu passavi tutti i giorni con l'aria distratta
Ti lanciai con la mia voce in volo qualche nota
Che creò due cerchi enormi nei tuoi occhi d'acqua, dai
Ma tu le nubi non le guardi mai, mai?
Ed io sentii arrivare qualche goccia
Veleggiavo nei tuoi occhi come un marinaio
Incantato ora dal tropico della tua bocca
Bella e discinta che mi sembri dipinta
Pioggia fitta sull'erba tu eterea, una ninfa
Gocce di terra in questa eterna provincia
Ricordi di perla persi nella clessidra
Ehi e tu cantavi quella melodia
Che inseguiva in volo le falene
Ed io volevo che tu fossi mia
Tu inclinasti un poco il collo per dire va bene
Era un giorno a dicembre, la pioggia ed il vento
Noi sotto un ombrello col sole lì dentro
Mischiando i capelli, un frammento d'inverno
E il tempo era eterno e ci guardava in silenzio
E io ti feci una fotografia
In cui tu ridevi ed io guardavo
E suonavamo quella sinfonia, con le note mute e chiuse che produce un bacio
Quando pioverà sulla città, riapparirò come fosse magia
Ma il giorno sai in cui te ne andrai, riguarderò la tua fotografia
Sono caduti come petali i giorni dal mio calendario
Provo a non perderti da secoli,
Per questo studio il viaggio spazio-tempo per aprire un varco
E il tempo è un riflesso del nostro universo
E io ne ho già visto ogni pezzo, sequenza, segmento,
E c'è un futuro più bello, uno tremendo, uno stupendo
Ma in ogni futuro diverso io comunque ti perdo, mi pento
E non accetto la parola addio, se piango note ed esce un pentagramma
E non esiste la parola oblio, il tempo viaggia a bassa quota su ali di farfalla
Ma tu ogni volta mi cambi, ogni volta mi incanti, mi guardi e mi lasci
Ed io che rincorro fra colpi e rimbalzi i tuoi occhi giganti
Che per il mio cuore sono il migliore dei mondi di Leibnitz
Tu mi manchi, sarà forse questo causa di tuoni e lampi
Niente dedica romantica per tuoi rimpianti
Leggi della crononautica per cuori infranti
Ciao torno a guardare la fotografia
Dove ti bacio col cielo in agguato
Viaggio all'indietro e tu ritorni mia
Poi riavvolgo soli e lune e ritorno da capo
Quando pioverà sulla città, riapparirò come fosse magia
Ma il giorno sai in cui te ne andrai, riguarderò la tua fotografia
Io ti detto circa ti amo con ritmo circadiano
Di di da quanto ci incantiamo e ricadiamo, andiamo dai
Sai quanto ho meditato che non ti meritavo
L'ho detto ad ogni meridiana su ogni meridiano
Eh ma un cuore spezzato sai non si difende
Tu hai mai dato un pezzo di cuore a chi non lo vuole?
E quel pezzo è ormai perso e non si riprende
E ovunque vada vaga nello spazio per sempre, per sempre
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ilmiocentimetro · 18 days
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Un tremendo schianto mi destò all'improvviso; balzai in piedi dal sonno, ricaddi, mi rialzai e, ora ben sveglio, aprii la zanzariera. Venni accecato da un bagliore bianco, violento, sfavillante, e solo dopo qualche minuto mi resi conto che si trattava della luce di lampi che si susseguivano uno dopo l'altro senza tregua. Li accompagnava il mugghio e il brontolio del tuono, l'aria era stranamente mossa e pregna di elettricità che mi sentivo guizzare sulla punta delle dita.
Tutto stordito andai barcollando verso il vano della finestra che alla luce dei lampi ondeggiava davanti ai miei occhi e i cui contorni si spostavano come la fila di finestrini di un treno che passi a tutta velocità. Allora vidi che a due passi di distanza mi fissava la foresta, un mare agitato di fogliame, di rami aggrovigliati, di fasci di filamenti, tutta ondeggiante e atteggiata a difesa, sovrastata dai fulmini e profondamente ferita nel cuore scuro, scricchiolante, sussultante. Rimasi alla finestra accecato e intontito, fissando quello sconquasso, coi sensi vigili sentivo la vita furiosa della terra spandersi e distruggersi mentre io, immerso in essa con la mia mentalità e sensibilità di europeo non adattabili a quella furia tempestosa, assistevo curioso, pensando alle molte notti e ai molti giorni della mia vita, a tutte le ore, le innumerevoli ore, in cui mi ero trovato in qualche punto della terra a osservare come adesso cose e aspetti nuovi, guidato e attratto dallo strano impulso dello stare a guardare. Neppure per un attimo mi parve senza senso il fatto di trovarmi nella parte meridionale della paludosa foresta vergine di Sumatra e di assistere a un temporale notturno dei tropici; neppure per un attimo provai un senso di pericolo, anzi, ero già nel futuro e mi vedevo ancora centinaia di volte in luoghi lontanissimi da qui, stare solo e pieno di curiosità, in meravigliata contemplazione dell’Incomprensibile, cui rispondeva e si affrettava l’Incomprensibile e l’Irrazionale che era dentro di me.
Col medesimo sentimento di partecipazione e di irresponsabile voglia di guardare, da ragazzo avevo visto morire animali o schiudersi crisalidi di farfalle, col medesimo sentimento avevo guardato negli occhi di moribondi e nei calici dei fiori - non col desiderio di spiegarmi quelle cose, ma per il bisogno di essere presente e di non perdere nemmeno uno dei rari momenti in cui sentivo la Grande Voce parlarmi, e nei quali io e la mia vita e i miei sentimenti svanivano e perdevano ogni valore perchè non diventavano altro che un debole suono di fronte al tuono profondo o all'ancora più profondo silenzio degli eventi imperscrutabili.
Quell'ora rara, lungamente attesa, era arrivata, e io rimasi a guardare, nella luce dei mille lampi, la foresta vergine scordare il proprio mistero e rabbrividire nell’angoscia mortale, e ciò che in quei momenti mi parlava era esattamente quello che avevo sentito per decine e centinaia di volte nella mia vita, scrutando in un abisso delle Alpi, navigando in mezzo a una burrasca, sciando nel sibilo del föhn irrompente sopra un pendio nevoso, e in tutto ciò che non sono in grado di esprimere e che tuttavia devo continuamente cercare di sperimentare.
Poi tutto finì all’improvviso, e fu una cosa più straordinaria e più paurosa di tutto lo sconvolgimento dell’uragano. Più nessun lampo, più nessun tuono, solo l’oscurità indicibilmente fitta e lo scroscio di una pioggia selvaggia, famelica, furibonda, suicida. Tutt'intorno null'altro che un fremito profondo e l'odore penetrante della terra sconvolta, e in me una stanchezza e una sonnolenza così invincibili che mi addormentai in piedi e raggiunsi barcollando il mio materasso cadendovi sopra di schianto, né mi svegliai finché la foresta non tornò a echeggiare delle urla di mille e mille scimmie nel chiarore giallo dell’alba.
- Dall'India, Hermann Hesse
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maximuswolf · 5 months
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Cristian Nevola - Dentro quell'ora [hip hop]
Cristian Nevola - Dentro quell'ora [hip hop] https://www.youtube.com/watch?v=jKHJW7wv1_8 Submitted April 20, 2024 at 04:23AM by CrisVola https://ift.tt/8IM9SCE via /r/Music
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cinquecolonnemagazine · 7 months
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Luna Nera
La casa era immersa nel buio e l'uomo stava alla finestra, seduto su una poltroncina, guardava la strada illuminata dai lampioni e protetta da un tunnel verde di alberi centenari.  Davanti a lui case elegantissime, costruite a cavallo del secolo scorso, fiancheggiavano via Vincenzo Monti: a quell'ora non passavano i tram arancioni e solo rare auto transitavano sul pavè.  Fumava una sigaretta e pensava: un turbine di idee che non riusciva a mettere in ordine, come parole sparse, lettere slegate che roteavano nella sua mente, confondendolo, oppure, in altri momenti, sentiva quel vuoto tanto ricercato dai cultori della meditazione.  Ma avrebbe dovuto affrettarsi, il tempo stava per scadere: la telefonata che aveva ricevuto nel pomeriggio lo incalzava, impedendogli di dormire. E poi faceva caldo, chissà quanta gente come lui era sveglia in giro per casa, o si rigirava nel letto, sudando. Sopra il tetto della casa di fronte non si vedeva la luna quella notte. Era la Luna Nera, portatrice di sventure o la Luna Nuova, nuovo inizio?  A un tratto lo colpì qualcosa, forse un movimento impercettibile delle tende nella finestra dirimpetto, il bagliore di una piccola luce...ma forse era stata un'illusione. Rimase immobile nell'oscurità, attento... ...Una figura completamente nera si aggirava nell'appartamento. Tranne qualche spiraglio di luce che penetrava attraverso gli infissi, nella casa il buio era totale, doveva far attenzione all'unica finestra protetta solo dalle tende: ma l'uomo era attrezzato con un visore a infrarossi e si muoveva agevolmente. Come del resto aveva già fatto le altre due volte che era entrato lì dentro: era stato divertente, ma non era riuscito a spaventarla a sufficienza. Forse era stupida, tanto da non capire i messaggi, o distratta o superficiale, ma questa volta non avrebbe potuto equivocare: l'avrebbe terrorizzata. Aveva atteso per strada che lei uscisse: alle undici e mezza, ora da discoteca o locali simili, lui aveva tutta la notte disponibile, o quasi. Quella via della Milano bene, con le case antiche che trasudavano lusso, irraggiungibili per le sue tasche di poveraccio: la donna aveva preso l'ascensore per salire i gradini più alti della società, mentre lui era rimasto in basso, molto in basso.  Le luci aranciate illuminavano con discrezione la strada, come discreto era quell'ambiente e quel quartiere. Il caldo soffocante aveva svuotato la città per i luoghi di vacanza e il buio lo favoriva, nessuno l'aveva notato quando ancora i tram passavano e qualche passante si avventurava in giro.  Sapeva mimetizzarsi. Era invisibile.  Un uomo con un grosso cane pastore si era avvicinato, trainato dalla forza dell'animale che però, dopo averlo annusato appena, si era allontanato. Invisibile, anche per un animale. Adesso era entrato per la terza volta nell'appartamento e si sentiva a casa sua, tranquillo, ma determinato. Per prima cosa aveva disattivato l'allarme e le telecamere che aveva seminato dappertutto in precedenza: avevano registrato la vita che faceva la donna a suo uso e consumo. Poi andò in cucina, aprì il frigorifero e allestì uno spuntino sostanzioso, che mangiò con gusto accompagnandolo con lo champagne che aveva trovato ben ghiacciato, solo una dose piccola, doveva rimanere lucido. Lasciò briciole e gocce, piatti sporchi e carte poi tornò in soggiorno, portandosi il flûte, lo appoggiò sul tavolino del salotto e si sdraiò sulla poltrona. Decisamente comoda, come tutto in quell'elegante appartamento.  Ricordò la faccia della donna quando, la settimana precedente, aveva trovato una cornice con la sua foto sotituita con un'altra di molti anni prima, quando era liceale. Stupefatta, poi preoccupata: si era seduta sul divano e aveva fatto una telefonata, in preda all'ansia. Ma poi si era rilassata, due giorni prima aveva invitato un po' di amici e qualcuno doveva averle fatto uno scherzo. Altre telefonate, tutti avevano negato, ovviamente. La preoccupazione non era svanita, ma aveva trovato una spiegazione, così non aveva neppure cambiato le serrature dell'appartamento. Le telecamere avevano registrato tutto e lui aveva visto la vita che faceva. Ora doveva terminare il piano: in bagno cercò un rossetto. Si fermò un attimo davanti allo specchio per vedere la sua immagine grottesca, la testa coperta col mephisto e deformata dal visore a infrarossi. Bell'oggetto, utilissimo, era soddisfatto di aver avuto l'idea di comprarlo, sul web si trovava tutto.  Si piaceva così, trasformato in un commando delle forze speciali, forte e invincibile: gli mancava un mitra per completare la mutazione, ma non poteva far rumore, gli bastava un pugnale da assalto. Sapeva di essere esattamente il contrario: la sua faccia nuda era scarna e pallida, gli occhi spenti si animavano solo quando pensava alla sua missione, la bocca era una linea sottile. Un individuo anonimo che sapeva trasformarsi come un attore consumato, a seconda di quello che voleva ottenere, come era successo con quella la cameriera, che era rimasta colpita da lui, dal suo strano fascino e aveva abboccato all'amo. Già, sapeva diventare attraente, se voleva, oppure essere bruttissimo, o invisibile, secondo le necessità. Due settimane prima era entrato in quell'appartamento grazie alle chiavi rubate alla cameriera: quanto erano ottuse quelle due donne? Con la ragazza era stato facilissimo: l'aveva invitata a bere qualcosa mentre, sola in un bar, si guardava intorno cercando compagnia. Fortunatamente l'avevano chiamata al telefono, era uscita dal locale troppo affollato e chiassoso, così lui aveva preso le chiavi dalla sua borsa. Con rapidità era andato nel gabinetto degli uomini e aveva preso un calco, tornando giusto in tempo per non farla agitare: gli aveva sorriso sollevata, aveva avuto paura di essere stata mollata sul due piedi, un uomo così, interessato a lei, non lo trovava certo tutti i giorni. Durante la serata era riuscito a rimettere le chiavi al loro posto, poi si era dileguato. Al diavolo la troietta.  Era entrato facilmente, quella notte di due settimane prima, le donne erano fuori, sapeva benissimo dove e come muoversi, conosceva quell'appartamento, se non in ogni angolo, almeno per quello che serviva ai suoi scopi. Adorava la tecnologia, i social e tutto quello che ruotava attorno: soprattutto sapeva approfittarne. Come aveva fatto seguendo in modo compulsivo la vita di quella femmina, diventata una nota influencer, che non perdeva mai un'occasione per esibirsi e mostrare al suo pubblico i particolari della sua vita, di ogni cosa che faceva. Foto e video della sua casa gli avevano dato molte informazioni utili, dalla posizione delle stanze alle serrature e agli infissi, poi i suoi gusti, i luoghi che preferiva. Così l'aveva ritrovata e conosciuto questa nuova versione della ragazza che era stata. La mattina dopo l'intrusione aveva potuto seguire gli eventi grazie alle telecamere che aveva installato (era il lavoro che sapeva fare meglio): la donna che apriva il cassetto della biancheria intima e non trovava un completino nuovo di pizzo bianco, chiamava la cameriera e la redarguiva, lei negava. In bagno mancava una crema costosa e la donna si era infuriata, aveva gridato e la cameriera aveva fatto i bagagli. Una di meno. Si alzò dalla poltrona, andò in camera, disfò il letto si adagiò per lasciare la sua impronta su un lato, mentre sull'altro scrisse con il rossetto rosso fuoco "puttana". Si era eccitato, la rabbia che aveva compresso stava emergendo come l'onda d'urto di un terremoto. Ammirò il suo lavoro e lo arricchì con emoticon ridenti sulle lenzuola e sui muri. Preso da una frenesia inconsulta agguantò dei vestiti appesi nell'armadio e li sparse ovunque, ma ben presto si rese conto che così facendo rischiava di compromettere il piano che aveva studiato con tanta accuratezza. Si rannicchiò sul pavimento in mezzo allo sfacelo cercando di riprendere fiato e tolse il mephisto che lo faceva sudare troppo. Appena si fu calmato cercò di capire se i vicini di casa avessero sentito rumore, ma tutto era calmo e silenzioso. Erano quasi le tre, non aveva più molto tempo. Dalla tasca capiente dei pantaloni cargo estrasse un foulard di seta fiorato e lo appoggiò sul divano, ben steso, doveva essere subito visibile. Sogghignando ricordò quando l'aveva rubato a lei, tanti anni prima: a scuola c'era stato un gran movimento, un oggetto costoso, firmato come voleva la moda di quegli anni, ma lui era un esterno e non poteva essere facilmente identificato. Già, lui era sempre stato un esterno, fuori dal gioco, fuori dal gruppo, fuori dalle righe. Mai accettato,  sempre invisibile. Si rimise comodo in poltrona, tracannò lo champagne e accese lo smartphone.  Eccola, selfie con gli amici poi un video in diretta con la musica a palla della discoteca, lei avviluppata in un tubino luccicante che copriva meno di quanto mostrasse. Si muoveva sinuosa, la zoccola, ondeggiando i fianchi e strofinandosi su un tipo belloccio e palestrato, faccia da magnaccia. Le visualizzazioni salivano rapidamente mentre il tipo le metteva le mani dappertutto. Guardando le immagini si era eccitato all'idea di quello che le avrebbe fatto al termine del suo piano. L'avrebbe pagata cara.  L'indifferenza, il rifiuto, la derisione: aveva impiegato anni di rabbia per decidere di vendicarsi, e quella donna sarebbe stata solo la prima della lista.  Le ore passavano, era sempre più rabbioso. Girava per le stanze, in una buttava per terra i libri che coprivano le pareti, in un altro rovesciava un vaso di fiori, una pianta, in camera si fermò a guardare due abiti da sera ricamati di perline, strepitosi, elegantissimi, che aveva buttato a terra. Li fece a brandelli, con il gusto di distruggere un lavoro certosino, forse fatto da mani bambine in qualche catapecchia dell'India e venduti a prezzi esorbitanti. Vampira. Troia. Brutta puttana.  Stanchissimo, tornò a stravaccarsi sul divano versandosi altro champagne, borbottando tutti gli epiteti che gli venivano in mente all'indirizzo di quella donna infame. Si addormentò di botto. Qualcosa lo svegliò. Un lieve chiarore entrava dalle tende della finestra, si alzò a guardare: stava spuntando il sole e la donna non era ancora tornata, doveva fuggire al più presto. Barcollando uscì dalla porta e si precipitò per strada, ancora deserta, si incamminò velocemente col cappuccio tirato sugli occhi e si fermò solo una volta arrivato all'angolo dell'isolato. Voltandosi indietro vide una donna che si avvicinava al portone ed entrava. Era lei, con il suo corpo esile e flessuoso, i capelli lunghissimi e biondi, il tubino luccicante, la falcata lunga e sicura, in equilibrio sui tacchi altissimi. Modello di look per tutte le sue followers che si vantava di influenzare, oggetto di desiderio per migliaia di maschi che sbavavano guardando i suoi video sul web. Aveva dimenticato nell'appartamento il visore a infrarossi, ma come poteva tornare indietro? Oggi non poteva portare a termine il suo piano, ma ci sarebbe stata un'altra occasione: nel frattempo godeva al pensiero del terrore che la donna avrebbe provato di lì a qualche secondo, aprendo la porta ... ...Quanto tempo era passato? Un battito d'ali o l'infinito? Il cielo era sempre scuro, ma il nero era meno profondo, una sfumatura dal rosso al rosato spingeva verso l'alto il blu della notte.  L'uomo era ancora seduto sulla poltroncina, forse si era anche appisolato, ma ora sentiva una nuova carica, l'idea brillante, l'insight era finalmente arrivato, non l'avrebbe fatto fuggire perdendo tempo.  Rimase fermo ancora un attimo, attraversato da un pensiero triste: i traumi del passato sono come quelle resine che colano dalle incisioni fatte sulla corteccia degli alberi. Ferite da cui sgorga qualcosa che assomiglia al sangue, scende e si coagula, non si sa che forma prenderà, né che via si aprirà attraverso i solchi del tronco. Quasi mai sarà dolce come la manna del frassino, o utile come la gomma, quasi sempre sarà velenosa come l'oleandro. Si alzò con un sospiro di sollievo, anche questa era una buona ispirazione. La nuova storia sarebbe piaciuta all'editore, che così avrebbe smesso di tormentarlo.  Si sedette alla scrivania davanti al computer e cominciò a digitare rapidamente "...Una figura completamente nera si aggirava nell'appartamento. Il buio era totale, tranne qualche spiraglio di luce rossastra che penetrava attraverso gli infissi, ma l'uomo era attrezzato con un visore a infrarossi e si muoveva agevolmente. Come aveva già fatto le altre due volte che era entrato lì dentro: era stato divertente...". Foto generata con Copilot per Cinque Colonne Magazine Read the full article
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crisvola · 1 year
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Dentro quell'ora - Cristian Nevola 
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greenbor · 1 year
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Di noi non troveranno mai una foto assieme, il mondo non saprà mai che ci siamo amati, sfiorarti e toccati...
Siamo solo anime che si abbracciano, corpi che si cercano, che si trovano nel buio, quando tutti dormono, quando il mondo spegne le luci...
Se un giorno qualcuno dirà "io li ho visti amarsi..." avrà visto solo due ombre che si stringevano che si fondevano all'unisono...
Noi non saremo mai una realtà visibile, noi non saremo mai una passeggiata, a noi non è concesso il sole sulla pelle...
Noi siamo il segreto, il peccato...
Noi siamo quelli sbagliati...
Quelli che guardano lo stesso cielo, le stesse stelle...
Esistiamo dentro gli angoli del nostro cuore ci accarezziamo nei ricordi a noi vissuti...e quei brividi di emozioni...che sentiamo e che nessuno può mai immaginare...quanta passione...quanto amore...
A noi ci è concesso sognare in silenzio...non siamo come gli altri...non saremo mai come gli altri...
Noi siamo un'ora d'amore e ventitre di sogni...di desideri, di crampi allo stomaco, di passione vera...di amore puro...noi siamo un ora di vero amore...cio che gli altri non hanno e sognano di avere...
Siamo al buio perche non possiamo viverci...ma quell'ora è la piu sincera... attimi di vera felicità...forza che ci fa andare avanti e credere all'Amore...
D. Bianco
Testo scelto da https://www.tumblr.com/maripersempre-21
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DARMAN: VENERDÌ 30/09 ESCE IN RADIO E IN DIGITALE"ELLE" IL NUOVO SINGOLO
Dal 30 settembre 2022 sarà disponibile sulle piattaforme digitali e in rotazione radiofonica "Elle" (Ayawasca Sciamani Musicali), il nuovo singolo di Darman.
"Elle" è un brano nato sulla spiaggia di Agay, in Costa Azzurra, all'imbrunire, quando il Sole viene inghiottito dai calanchi rossi che si tuffano nel mare blu francese. Qui il cielo, a quell'ora del giorno, assume dei colori meravigliosi: blu, viola, rosa, arancione. Sembra una tavolozza imbrattata da un pittore. 
Spiega l'artista a proposito del brano: "Per gustarmi al meglio lo spettacolo, sono andato in spiaggia con un calice di vino e un taccuino dove poter scrivere le suggestioni del momento. Sentivo dentro di me l'ardore della miccia ispirazionale. In quei momenti è quasi come se si svolgesse un rituale magico, è inspiegabile ciò che succede "in cellule rinchiuse nel bianco sporco del tuo capo". So solo che anche quella sera, la magia si è ripetuta e manifestata proprio quando ho percepito quel fuoco interiore e quella voglia ancestrale di generare arte, di dar vita e forma a qualcosa. Quel qualcosa si è manifestato nel testo di Elle, che ha intinto da quel momento magico, condendolo con tutto ciò che si trovava con me in quel momento. In particolare, durante la composizione ho immaginato una similitudine tra la genesi dell'atto creativo e la genesi della vita all'interno del brodo primordiale degli oceani, dove molecole di vario genere si mescolavano grazie al movimento delle maree per poi dare inizio alla vita su questo pianeta. E' un po' come la nascita della molecola del DNA, di quel linguaggio arcaico che ci consente di tramandare la vita per come la conosciamo. Tutto per merito del mare, del moto dell'acqua."
Il videoclip è diretto dal regista Emanuele Spagnolo, che spiega: "In Elle il mare è fonte d'ispirazione ma anche specchio dell'animo umano, nei suoi contrasti, nelle sue trasformazioni indefinite. Il mare come conforto ma anche turbamento."
Guarda qui il videoclip: https://youtu.be/BbRhikYVI5o
Biografia
Darman, volto nuovo dell'alternative rock italiano prossimo a lanciare il suo quarto album in studio "Rifugio", è attualmente impegnato con l'Eunomos tour 2022, col quale sta portando in giro per l'Italia la sua musica intima e luminescente.
Il cantautore calabrese di base a Torino ha già all'attivo tre lavori discografici, tutti pubblicati per l'etichetta Ayawasca Sciamani Musicali: "Four-Leaved Shamrock" 10 novembre 2015, "Segale Cornuta"; 20 aprile 2017 e "Necessità Interiore", 3 aprile 2020.
"Necessità Interiore", registrato ed editato da Christian Lisi al Not Brushing Dolls di Castel San Pietro Terme (Premio Tenco con "Il Grande Freddo" di Claudio Lolli), mixato da Dirk Feistel allo Studio X Berlin e masterizzato da Kai Blankenberg allo Skiline Tonfabrik di Dusseldorf, (entrambi freschi collaboratori per il live a Berlino dei Black Rebel Motorcycle Club) fa sbarcare Darman nei negozi di dischi grazie alla collaborazione con AudioGlobe.
Sono molti i singoli che Darman ha lanciato in questi primi cinque anni di carriera da solista. Come non citare "Strana Creatura", attualmente il suo brano di maggior successo, primo singolo estratto da Segale Cornuta e pubblicato in anteprima su Fanpage il 30 marzo 2017 (il videoclip su YouTube ha ricevuto oltre 210.000 views). O "Pubblicità Riflesso", primo singolo estratto da Necessità Interiore e pubblicato in anteprima italiana su Rockerilla e mondiale su Vents Magazine.
Il nome e il seguito che è riuscito a creare attorno a sé ha portato Darman a realizzare quattro tour italiani e uno europeo (il secondo sarebbe dovuto partire nella primavera del 2020, poi annullato per via della pandemia da Covid-19), oltre che a presenziare su palcoscenici importanti; ne sono un esempio il Concerto del Primo Maggio 2012 in Piazza Maggiore a Bologna, le due anteprime in Expo Milano 2015 e la partecipazione da headliner al festival italiano Musaic-On 2017 e al The Sound Festival 2018 in Olanda.
Anticipato dal brano "Agay", "Elle" è il nuovo singolo di Darman disponibile sulle piattaforme digitali e in rotazione radiofonica dal 30 settembre 2022.
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tarditardi · 2 years
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DARMAN: VENERDÌ 30/09 ESCE IN RADIO E IN DIGITALE"ELLE" IL NUOVO SINGOLO
Dal 30 settembre 2022 sarà disponibile sulle piattaforme digitali e in rotazione radiofonica "Elle" (Ayawasca Sciamani Musicali), il nuovo singolo di Darman.
"Elle" è un brano nato sulla spiaggia di Agay, in Costa Azzurra, all'imbrunire, quando il Sole viene inghiottito dai calanchi rossi che si tuffano nel mare blu francese. Qui il cielo, a quell'ora del giorno, assume dei colori meravigliosi: blu, viola, rosa, arancione. Sembra una tavolozza imbrattata da un pittore. 
Spiega l'artista a proposito del brano: "Per gustarmi al meglio lo spettacolo, sono andato in spiaggia con un calice di vino e un taccuino dove poter scrivere le suggestioni del momento. Sentivo dentro di me l'ardore della miccia ispirazionale. In quei momenti è quasi come se si svolgesse un rituale magico, è inspiegabile ciò che succede "in cellule rinchiuse nel bianco sporco del tuo capo". So solo che anche quella sera, la magia si è ripetuta e manifestata proprio quando ho percepito quel fuoco interiore e quella voglia ancestrale di generare arte, di dar vita e forma a qualcosa. Quel qualcosa si è manifestato nel testo di Elle, che ha intinto da quel momento magico, condendolo con tutto ciò che si trovava con me in quel momento. In particolare, durante la composizione ho immaginato una similitudine tra la genesi dell'atto creativo e la genesi della vita all'interno del brodo primordiale degli oceani, dove molecole di vario genere si mescolavano grazie al movimento delle maree per poi dare inizio alla vita su questo pianeta. E' un po' come la nascita della molecola del DNA, di quel linguaggio arcaico che ci consente di tramandare la vita per come la conosciamo. Tutto per merito del mare, del moto dell'acqua."
Il videoclip è diretto dal regista Emanuele Spagnolo, che spiega: "In Elle il mare è fonte d'ispirazione ma anche specchio dell'animo umano, nei suoi contrasti, nelle sue trasformazioni indefinite. Il mare come conforto ma anche turbamento."
Guarda qui il videoclip: https://youtu.be/BbRhikYVI5o
Biografia
Darman, volto nuovo dell'alternative rock italiano prossimo a lanciare il suo quarto album in studio "Rifugio", è attualmente impegnato con l'Eunomos tour 2022, col quale sta portando in giro per l'Italia la sua musica intima e luminescente.
Il cantautore calabrese di base a Torino ha già all'attivo tre lavori discografici, tutti pubblicati per l'etichetta Ayawasca Sciamani Musicali: "Four-Leaved Shamrock" 10 novembre 2015, "Segale Cornuta"; 20 aprile 2017 e "Necessità Interiore", 3 aprile 2020.
"Necessità Interiore", registrato ed editato da Christian Lisi al Not Brushing Dolls di Castel San Pietro Terme (Premio Tenco con "Il Grande Freddo" di Claudio Lolli), mixato da Dirk Feistel allo Studio X Berlin e masterizzato da Kai Blankenberg allo Skiline Tonfabrik di Dusseldorf, (entrambi freschi collaboratori per il live a Berlino dei Black Rebel Motorcycle Club) fa sbarcare Darman nei negozi di dischi grazie alla collaborazione con AudioGlobe.
Sono molti i singoli che Darman ha lanciato in questi primi cinque anni di carriera da solista. Come non citare "Strana Creatura", attualmente il suo brano di maggior successo, primo singolo estratto da Segale Cornuta e pubblicato in anteprima su Fanpage il 30 marzo 2017 (il videoclip su YouTube ha ricevuto oltre 210.000 views). O "Pubblicità Riflesso", primo singolo estratto da Necessità Interiore e pubblicato in anteprima italiana su Rockerilla e mondiale su Vents Magazine.
Il nome e il seguito che è riuscito a creare attorno a sé ha portato Darman a realizzare quattro tour italiani e uno europeo (il secondo sarebbe dovuto partire nella primavera del 2020, poi annullato per via della pandemia da Covid-19), oltre che a presenziare su palcoscenici importanti; ne sono un esempio il Concerto del Primo Maggio 2012 in Piazza Maggiore a Bologna, le due anteprime in Expo Milano 2015 e la partecipazione da headliner al festival italiano Musaic-On 2017 e al The Sound Festival 2018 in Olanda.
Anticipato dal brano "Agay", "Elle" è il nuovo singolo di Darman disponibile sulle piattaforme digitali e in rotazione radiofonica dal 30 settembre 2022.
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giovaneanziano · 3 years
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Cosa mi porto a casa da questa settimana calabra:
- Il codice della strada è un concetto astratto
- Non voglio più vedere del cibo fino al 2050
- Mare e montagna tutti raggiungibili in 20 minuti
- "Ma voi al nord lo avete..." come domanda ricorrente
- Qui c'è un'altra lingua che non riesco a interiorizzare e quando ci provo divento la scimmietta ammaestrata più bella del reame
- i prediciottesimi esistono e ne ho le prove
- si pranza alle 14 e si cena alle 20.30 che tipo io a quell'ora vado a dormire
- la Salerno - Reggio Calabria è un'A22 del Brennero senza caselli e con molti più cantieri
- @orestiade mi strappa dalle grinfie del dialetto ogni volta che ci finisco dentro a piè pari
Però ci lascio un pezzo di cuore e ci tornerò sicuro si deciso
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i-am-a-polpetta · 3 years
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Ogni fine settimana devo portare a casa il mio collega che però abita in un'altra provincia e ci metto esattamente un'ora ad andare e una a tornare. Farsi quell'ora per tornare a casa è devastante. Abbasso il finestrino, metto la musica ma mi si riempiono comunque gli occhi di lacrime che poi non escono mai.
Mi sento a disagio anche solo nel dirti ciao perché ho paura di disturbarti, di accollarmi, di essere un peso, di essere molesta. Ho paura di poterti ferire anche con un ciao del cazzo. Sai come quando qualcuno sta dormendo e non vuoi svegliarlo e ti limiti a fargli le carezze sulla fronte o i cerchietti sulle guance?
Rimango qui a combattere con questa sensazione di non meritare nessun perdono perché anche se non è colpa mia io sento di essere colpevole ugualmente.
Chiedo in continuazione scusa, probabilmente per quello che farò perché sicuro saranno solo danni.
La musica in sottofondo non la sento nemmeno più. Mi sono già dissociata completamente. Che lunga questa strada quando non hai nessuno da cui tornare.
Mi viene da piangere ma non lo faccio.
Un anno fa scrivevo cose piene di amore e adesso scrivo di quanto sia difficile darlo, riceverlo, accettarlo.
Per te ne provo sempre tanto.
Vorrei dirtelo ma non lo faccio.
Ti dico solo ciao, ti mando una canzoncina che cantavamo quella sera alle tre di notte, ti chiedo come stai ma ho paura della risposta.
Mi manchi tanto ma credo che tu questo già lo sappia.
Sono passata da Nonantola anche stasera, là c'è quel libro raro che abbiamo fotocopiato illegalmente.
Vorrei tornare indietro.
Ti cerco dentro a tantissime cose e ti ritrovo sempre.
Ti giuro che prima o poi la smetterò.
Mi dispiace davvero tanto...
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crisvola · 2 years
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E allora se io ritorno Io ritorno a volare 
Con le mie ali aperte 
Da quello spiraglio Parto senza uno sbaglio +
tu  guardami bene sai 
guardami bene se vuoi 
perché poi mi vedrai senza poggiarmi a niente no 
nemmeno un appiglio ma vado dove voglio 
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