Tumgik
#ecco il piatto forte
saruzzo · 16 days
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Amadeus ospite a "Stasera pago io" nel 2001 [3/3] >> AMADEUS SPOGLIARELLO VIDEO INTEGRALE (NOT CLICKBAIT)<<
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elperegrinodedios · 1 year
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Quello che conta nella vita è la nostra tendenza al positivo, è l'atteggiamento del nostro io, è la predisposizione del nostro cuore. Siamo noi, a decidere tutte le cose e già, siamo noi a fare del nostro cammino, una raccolta di belle emozioni od un deserto piatto di sopravvivenza. Si, siamo sempre noi a far bella o brutta la vita con i nostri atteggiamenti e i nostri approcci, con le nostre scelte le nostre decisioni e le nostre aspettative. Noi decidiamo cosa fare, e come e quando fare ogni cosa. Siamo ancora noi, la causa e l'effetto del nostro successo, o dei nostri vari fallimenti. Dovremmo ringraziare Dio ogni giorno, solo per il dono del libero arbitrio. Siamo i beneficiari di ogni vittoria, ma siamo anche, i destinatari di ogni sconfitta. Ecco, ci siamo, sta cominciando il nuovo anno. Che anno sarà. Magnifico dico io, perchè ho sempre e fin da sempre pensato, che il meglio debba ancora venire. Nonostante tutto. Come faccio a saperlo? Facile, lo decido! Esatto. Funziona proprio come la felicità, che non è una forte emozione che provi, ma una decisione che prendi e non permetti più a niente nè a nessuno di inficiartela. Naturalmente, questa decisione è un impegno che prendi per primo con te stesso, e che ti impone dei comportamenti rispettosi e coerenti con la decisione stessa, sapendo che il segreto della magnificenza e della beatitudine è il cuore della felicità che sta tutto nell'amicizia e nell'amore. Tu sai bene tutto questo e dunque tu diventi il primo seminatore ed elargitore di gioia e di benessere. Coraggio rendiamo straordinario questo nuovo anno, io sono tuo amico e vengo a te con amore, sorridi a me che ti sto sorridendo.
lan ✍️
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tma-traduzioni · 3 months
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TMAGP003 - Mettere radici
[Episodio precedente] [Indice TMAGP]
[Un computer dell’O.I.A.R. inizia a registrare]
[Qualcuno scrive velocemente su una tastiera, poi un invio deciso]
[Suono di un errore]
[Un agonizzante lamento di frustrazione]
COLIN
(a denti stretti) Ma dai.
ALICE
Che cosa sarebbe di preciso un errore .jmj? Che vuol dire?
COLIN
Niente. È solo una scusa del sistema per rovinarmi la giornata, ecco che cos'è.
ALICE
Potrei provare un altro computer–?
[Colin continua a scrivere mentre parla]
COLIN
No. Lo sta facendo apposta e cambiare computer lo incoraggerà. Non c’è niente di sbagliato, è solo che non accetta i comandi.
ALICE
Cioè – (una risatina divertita) mood, ma comunque…
[Colin pigia altri tasti]
[Errore]
[Colpisce il lato del monitor, forte, più volte]
ALICE
Devo chiamare Lena prima che tu spacchi Freddie? Questa è quasi un’aggressione.
COLIN
(Distratto per la concentrazione) A me o al computer? E cosa potrebbe fare Lena di preciso?
ALICE
Non so. Potrebbe essere utile avere un’altra testimone per quando la situazione degnera in omicidio.
[Tasti. Errore.]
COLIN
E che testimone. Non saprebbe riconoscere un comando DOS nemmeno se le mordesse il culo. Senti, hai messo mano alla directory o qualcosa del genere?
ALICE
Certo che no! Perché dovrei mettermi a litigare con Freddie? Quello è il tuo lavoro.
[Colin scrive ancora]
COLIN
(implorando) Dai funziona, ti prego!
[Pigia invio con l’attenzione con cui si disinnesca una bomba]
[Errore]
COLIN
Bastardo! (scrive) Dimmi solo quale è l’errore! Ti serve qualcosa? Devo prendere un disco di avvio? Ti serve un cavolo di massaggio? COSA?
[Alice ridacchia]
[Tasti. Poi di nuovo errore.]
ALICE
Vuoi fare una telefonata a un amico? Magari al dipartimento di informatica?
[Una sedia con le rotelle viene spostata]
COLIN
Non sono amici amici miei, nemmeno tuoi. Ti seppelliscono di scartoffie solo per sostituire un tappetino per il mouse - lo sai. 
[Colin s’infila sotto la scrivania]
Conosco questo sistema meglio di chiunque altro ancora in vita e ciò nonostante non capisco come funziona! Quindi posso garantirti che nessuno di quegli idioti non sa nemmeno da dove iniziare con questa fumante pila di me-
ALICE
(al computer) È tutto okay, Freddie-piccino. (Lo accarezza) Andrà tutto bene, tesorino.
COLIN
Non provarci con il computer mentre ci sto lavorando.
ALICE
Hey, non sono io quella a pecora…
COLIN
(riemerge da sotto la scrivania) Sono serio. Non dargli una personalità. Non dovresti nemmeno chiamarlo “Freddie.”
ALICE
Uh-huh. Perché FR3-D1 è così facile da dire.
COLIN
Fare amicizia con questo stramaledetto programma che prova ad annientarsi ogni volta che apro una finestra non è “carino”. Già è abbastanza difficile dedicare ogni secondo della mia vita a impedire che questo intricato casino sporchi il letto senza che tu ti incazzi.
ALICE
Oh andiamo, non è poi così male. 
COLIN
Hai almeno idea di che cosa succederebbe se questo coso alla fine riuscisse ad estinguersi?
ALICE
(tono piatto) …Andremmo a casa prima?
[Colin fa un suono irritato]
[Scrive]
ALICE
Forse ha solo bisogno di un po’ di incoraggiamento.
COLIN
O forse solo ha solo bisogno di un bel calcio nelle p-
[Dei rumori indistinti diventano un audio]
VOCE DEL COMPUTER (NORRIS)
Caso: Omicidio Data: …
COLIN
Grazie a Dio!
[Colin schiaccia la barra dello spazio per metterlo in pausa]
[La registrazione si interrompe]
ALICE
Hey, l’hai aggiustato! Ed eccccccco Freddie!
COLIN
Hai sbagliato film.
ALICE
Meh, sappiamo entrambi che Robert Englund sarebbe stato più bravo. Complimenti, Colin, sei una star.
[Si sposta e gli dà un colpetto sulla schiena]
Devo processare delle montagne di roba stasera, quindi fallo partire, io vado a mettere su il bollitore! Vuoi niente?
COLIN
Uno scotch doppio.
ALICE
Vada per del caffè vecchio di due giorni.
COLIN
(con la testa tra le mani) Eurgh.
[Colin schiaccia di nuovo la barra spaziatrice con aggressività]
[Passi mentre si allontana]
[Il computer inizia a parlare da solo]
VOCE DEL COMPUTER (NORRIS)
….zero- tre, zero-quattro, duemilanove. 8:45 a.m.
[Norris come l’altra volta sembra umano ma ha una cadenza robotica]
Racocolta: Deposito CID del Kent.
Oggetto: Diario del Dr. Samuel Webber, età 46 anni. Rilasciato da Harriot Manning, counselor specializzato nell’elaborazione del lutto. Ritrovato all’interno di una ventiquattrore nera danneggiata dall’acqua, parzialmente sotterrato, attraversato da delle radici ammuffite.
Ulteriori contenuti: Uno smartphone danneggiato dall’acqua. Un portafoglio con la carta di identità del Dr.Webber e la sua carta di credito. Le chiavi del n.13 di Marigold Drive con un portachiavi d’oro. Parti delle cartelle mediche di Gerald Andrews - età 37 anni, al n.12 di Castlehill Avenue - e Maddie Webber - età 39 anni, deceduta.
Caso: 1201/19
Numero di serie: 72003210
Raccolto da: Agente Speciale Caroline Jennings, 2911
Diretto a: Deposito Prove Sud-Est – Lewisham
Seguono passaggi del diario di interesse:
Data: 07-12-09. 10:03 p.m.
[La voce di Norris si fa completamente umana non appena inizia a leggere dal diario]
La giornata di oggi è stata da manicomio. Avevo pianificato tutto, tutto quanto! E poi un attacco di panico mi ha soffocato lasciandomi senza determinazione. È stato così umiliante! Mi sono sentito come se il terreno si sarebbe aperto sotto i miei piedi con tutti che mi fissavano, solo per alzare gli occhi al cielo davanti alla mia “isteria,” per usare le parole dei paramedici. Loro non capiscono. Ero quasi sul punto di essere preso… Ma è fatta. Ora devo soltanto sparire.
Non posso tornare a casa. Per lo meno non per qualche giorno. E dovrò evitare i soliti posti finché non si saranno nuovamente scordati di me. Non dovrebbe essere difficile, che sarà mai un altro dottore stressato. Solamente un uomo grigio in mezzo alla folla, mai degno di nota finché non necessario.
Un uomo nella metro continuava a fissarmi. Sembrava che stesse cercando di connettere i puntini… sono paranoico, lo so, a starmene sdraiato in mezzo ai fiori di campo in un giardino dimenticato. Il fango mi ha rovinato le scarpe.
Non ho molto nella valigetta. Comunque, fare un elenco aiuta a mantenere l’ordine:
Fascicoli su “gli amanti sventurati”
Il turno di lunedì mattina - spero che l’operazione della signora Mrs. Campbell’s sia andata bene
Nove caramelle Werther’s Originals (perché a un certo punto sono diventato un vecchietto senza rendermene conto)
Penne, blocchetti per le ricette
Tessera Oyster – sempre valida
23 sterline e 22 in contante– pensavo fossero 24, ma una delle monete era un euro consumato. Non sono certo del tasso di cambio…
Questo diario, ovviamente. Molte grazie, counselor - è più probabile che lo usi come esca per il fuoco che per “esprimere i miei sentimenti”
E il mio telefono. Batteria al 43%, 1 tacca… Possono rintracciare le SIM, no? Dovrei probabilmente distruggerla. Meglio rimanere isolato che essere beccato.
È quasi mezzanotte. (Perché non è più buio?) Non mi sono portato dietro un pranzo, non pensavo che mi sarebbe servito. Non pensavo che sarei riuscito ad arrivare a questo punto. Mi chiedo per quanto dovrò rimanermene qui prima che smettano di cercare. Probabilmente dovrei mangiare una Werther’s. Solo una però. Cristo, mi sono ridotto a dover razionare le caramelle.
Devo trovare un posto asciutto. (Per quale motivo ho mai scelto di nascondermi qui?) Potrei provare in un ostello? Dovrei mostrare un documento? Potrei mentire, usare un nome finto.
Potrei essere Gerald Andrews. Sono certo che a Maddie sarebbe piaciuto molto.
Adesso ricordo. Era per il gelsomino. Quel profumo nella pioggerella sottile mi ha attirato. Me la ricorda così tanto.
[Una musica molto leggera inizia a crescere]
Maddie amava il profumo del gelsomino. Avrebbe adorato questo posto, nascosto tra i brutti vicoli di mattoni.
Mi avrebbe fatto delle domande sulle piante, e io le avrei risposto che non sapevo. Non sapevo nemmeno che i giardini potessero fiorire così tardi.
Non stavo ragionando quando mi sono fatto strada oltre il cancello. Stavo solo seguendo il mio naso verso i ricordi di tempi più felici, suppongo. L’odore è molto più pungente qui dentro di quanto non lo fosse da fuori, e quasi eccessivamente dolce-quasi-marcio vicino alle piante. Maddie avrebbe saputo che cosa è. Ma è buio e silenzioso, questa è la cosa più importante.
Sembra che nessuno si prenda cura del giardino, cosa che mi va benissimo. Cresce selvatico attorno alle rovine di una qualche chiesa distrutta dalle bombe. È bello vedere la natura che guarisce delle vecchie ferite.
Mi sono graffiato le mani e la faccia lottando per farmi strada tra i cespugli sotto uno dei vecchi archi. Ho freddo ma ne vale la pena; qui non mi troverà nessuno.
C’è un tale silenzio. Il fitto fogliame soffoca il rumore della città in un sussurro. Posso a malapena sentire le sirene. Dubito che siano per me, ma rimango comunque fermo.
Non ho molta scelta; dove altro potrei andare? Non posso andare a casa, quello è il primo luogo che controlleranno. Tra l’altro lì ci sono troppi ricordi, e - (inspira) ci sono i vicini… Sempre a ficcanasare con i loro volantini sulla sicurezza del vicinato.
Lista di altri possibili nascondigli:
Il terreno dello Zio T. Sicuro, ma a circa 9 miglia - troppo lontano. Le uova fresche di giornata sono un plus, ma non esattamente di proprietà. Tra l’altro, il gallo potrebbe essere un problema.
La cantina dell’ospedale. Sarebbe stata la soluzione migliore, ma arrivare lì senza essere visto è un problema eccetera, e non sarebbe facile trovare del cibo. Di sicuro sarebbe stata più calda e asciutta, con il boiler acceso tutto il giorno.
Sono più al sicuro qui nel mio piccolo santuario. Sudicio e dolorante, ma al sicuro.
Suppongo ci sia un’altra possibilità.
Il magazzino.
Ho sempre una chiave. Il mio nome non è più sul contratto, ed è riparato e asciutto, ma… Maddie ha messo lì tutte le sue cose dopo che se n'è andata. Non so se ce la faccio ad essere circondato da tutta quella storia, anche se sarebbe più comodo.
Non riesco a dormire. Questo fastidio mi sta uccidendo! Lo sento anche se standomene sdraiato a terra ho perso la sensibilità per il freddo. Deve essere una reazione allergica a qualcosa. L’irritazione si estende per tutto il lato sinistro. Proverò a cercare un posto migliore con la luce.
Credo di aver sentito qualcuno che mi chiamava per nome. Niente torce però, nessun movimento, solo la voce. Sembrava Maddie. Le mie mani non la smettono di tremare.
La mezzanotte è passata da un pezzo. Dovrebbe - essere buio pesto, ma riesco ancora a distinguere delle sagome grigie nell’ombra. La voce mi sta ancora chiamando. Devo rimanere immobile anche se il mio cuore sta battendo all’impazzata. Mi sa che dei rami si sono spezzati, ma non so dove.
Manca poco alla mattina, ma la sento ancora là fuori, che si muove nel giardino. Per poco non rispondevo mentre sonnecchiavo.
Il mio cellulare è morto. Proprio la mia fortuna. Riesco a vederci abbastanza per scrivere, quindi dovrebbe mancare poco all’alba… Dio solo sa se mi serve del calore.
L’irritazione sta peggiorando e i graffi finiranno per infettarsi se non li pulisco. Ne ho controllato uno sul mio avambraccio e sembra che stia secretando qualcosa pieno di filamenti semitrasparenti e a spirale. Sottili come capelli, le radici sono venute via facilmente quando ho tirato con uno strappo che ho sentito sia fisicamente che come rumore. Non ho mai visto niente di simile prima d’ora, ma d’altronde la dermatologia non è mai stata il mio forte. 
Se avessi gli strumenti giusti, sarebbe molto più facile. Devo trovare un bisturi e uno specchio. Ho pulito i graffi alla meno peggio, ma adesso quando mi muovo ho delle fitte all’addome.
Condizioni attuali:
Sento il sapore dell’anice.
Mi sta colando il naso. Muco normale, grazie a dio.
L’irritazione si è diffusa su tutta la mia schiena adesso, e se mi muovo, riesco a sentire la zona irrigidita che si apre e gocciola come una crosta.
Mi sento molto stanco. Probabilmente l'ipotermia. Brutto segno.
Le mie unghie sono nere per il terreno, anche se non mi ricordo di aver scavato…
I graffi stanno tutti gocciolando adesso.
Fatico a non ricadere in sogni vividi.
Devo alzarmi, uscire di qui per trovare delle cure. Per lo meno devo rischiare in una farmacia. Ne ho vista una a qualche strada di distanza. Non sono di questa zona, quindi dubito che mi riconosceranno. Ho ancora il mio blocchetto delle ricette con me, ma usare i miei stessi fogli sarebbe incredibilmente stupido.
Questo luogo è di gran lunga più grande di quanto non avessi pensato.  Ho seguito le betulle e le chiome lungo quel sentiero di ghiaia vicino al muro. Bordato di muschio. C’è una fitta parete di boscaglia che schiaccia la recinzione. Lo so, io - me lo ricordo. Non riesco più a sentire il traffico adesso. È difficile continuare a muoversi.
Non riesco a trovare un ingresso. Mi sono rassegnato a farmi strada a forza nei cespugli ingarbugliati come prima. È stato molto doloroso, ma ce l’ho fatta. Solo per scoprire che il giardino continua dall’altra parte. Sembra lo stesso. Credo anche che Maddie sia sempre lì.
Gelsomino ovunque. L’odore mi punge dove mi tocca, ma - questo non ha senso. Mi chiedo se sia psicosomatico? Una coscienza sporca abbinata alla polmonite…
Sono di nuovo tra la vegetazione bassa. Non sono sicuro di essermi mai alzato. Non ricordo di esserci tornato - i miei piedi sono gonfi.
C’è qualcosa di molto sbagliato. Devo andare alla farmacia ora o mai più. Sono riuscito a infilare a forza i piedi nelle scarpe con qualche puntura, ma… fatico a stare in piedi. 
Maddie ha ragione, però. I dottori sono i peggiori pazienti. Siamo sempre ad auto-diagnosticarci, e la vediamo sempre nera. Si è offerta di andare e prendermi le medicine. È sempre stata gentile.
Cercherò di mantenermi caldo e dormire finché non spunta il sole. Desidero così tanto vederlo di nuovo.questa notte sembra infinita. Voglio sentire nuovamente il calore.
Ho così tanta paura. Grazie a dio c’è Maddie. Devo trattarla meglio. Tornerà presto con le medicine.
Aggiornamento delle condizioni:
Bocca secca e gola gonfia. Adesso sento il sapore di anice bruciato.
Le dita sulla mano sinistra sono quasi immobili. La destra non è messa molto meglio. (fa scattare la penna) Non so per quanto ancora riuscirò a scrivere.
Il dolore all’addome è passato e le perdite sono pressoché finite, ma mi fa male la schiena.
Ho senza dubbio un’infezione. Nei graffi stanno germogliando qualche sorta di polipi e anche toccandoli molto delicatamente sembra di picchiare un nervo scoperto.
Puzzo di gelsomino. O almeno credo.
Devo solo riposare, e questo posto è abbastanza sicuro. Maddie però non è ancora tornata. Spero stia bene. Mi manca la sua risata. E quel sorriso.
Mi preoccupo quando esce da sola. Potrebbe parlare con chiunque, come Gerald. Non mi è mai piaciuto lui. Dovrei dedicarle più tempo; sono troppo impegnato e lavoro fin troppo. Arrivo a casa e - vado diretto a dormire! Devo fare attenzione o finiremo per allontanarci. Non so cosa potrei fare se pensassi di averla persa.
Ma qui non sono solo. Sono coperto di insetti. Sembra piacergli mangiare dalle mie ferite, quindi glielo lascio fare. Tra l’altro grattano il prurito.
Il braccio destro adesso è del tutto insensibile e la pelle si sta aprendo fino all’osso. Ho rimosso le falangi - tirandole via come il nocciolo da una pesa. Le ho piantate in profondità. Le mosche hanno assalito la ferita, e presto ci saranno le larve a mangiare solamente la carne morta, lasciando quella viva. La natura è così meravigliosa, così efficiente; niente nel giardino viene sprecato.
Posso vedere che le mie ossa sono avvolte dagli stessi strani filamenti sottili delle ferite. È una cosa così affascinante da osservare. Dovrei scrivere un articolo. Ovviamente se l’infezione dovesse raggiungere il midollo ci potrebbero essere delle complicazioni. Potrei prendere delle contromisure più drastiche, ma mi servirebbe qualcosa con cui tagliare. Qualcosa di duro e pesante. Una roccia forse? Potrei? Dovrei?
Non saprei per quanto ho dormito. Sempre niente sole.
Maddie, sei tu?
Hai ragione. Dovrei rimanere.
È tornata da me! Solo un sussurro ma è proprio lei! Sapevo che non mi avrebbe mai abbandonato. Dice che c’è un punto dove posso sedermi al sole e sentire il vento sul volto. Cosa farei senza di lei?
Abbiamo deciso di non asportare più niente di me mentre la mia condizione è in fase di sviluppo. A Maddie non sembra prudente, adesso che il vomito è passato. È stata una situazione delicata per un po’ di tempo, ma credo di aver espulso la maggior parte del marcio, e creato abbastanza spazio per crescere.
Monitoneremo il progresso, ovviamente con un rigido regime di aria fresca, luce del sole e riposo. (Sorridendo) I polipi dovrebbero fiorire tra poco.
Aggiornamento delle condizioni:
Ho acquisito un bel po’ di peso e la mia pelle sta venendo via bene, come un pomodoro cotto.
Le gambe saranno presto non reattive. Devo rendere definitiva la mia posizione prima di allora, ma ci sono moltissime variabili da prendere in considerazione. Maddie mi sta dando consigli.
Le radici si sono liberate del peso della mia carne, e questa si stacca dalle ossa e cade nel terreno.
Niente afidi o altri parassiti. Sono piuttosto sano.
(Con gioia) Le nubi si sono finalmente aperte e i cieli azzurri sono così luminosi, quasi accecanti! Siamo benedetti con una tale raggiante gioia di calore e amore, seduti insieme nel nostro giardino. Il pensiero di tutti quegli anni alle mie spalle, a faticare nel buio, ignorando il nutrimento per mè stesso e gli altri, così riservato… Ma non più. Ho così tanto tempo adesso, qui nella luce. Ma - stranamente, nel profondo del mio animo, sotto le radici, c’è qualcosa che ancora trema di paura.
Non capisco perché. Il sole è luminoso, le mie radici sono profonde, e la brezza e fresca e pulita. (La voce rallenta, diventando più robotica) Credo che rimarrò qui per un bel po’.
[Il computer si spegne con un bip e dei rumori]
[I rumori della CCTV per una nuova registrazione]
[La macchinetta del caffè si avvia]
[Sam fa un piccolo sospiro]
[Versa il caffè]
ALICE
Versane anche agli altri, se non ti dispiace.
SAM
Certo.
[Continua a versare]
[Sam sospira di nuovo, un po’ frustrato]
ALICE
Già. Non ho sentito tutto, ma è sembrato divertente.
SAM
Com’è che lo devo classificare? Dubito ci sia un codice per “giardino-pasrassita-che-gli-sussurra-all’orecchio-con-la-voce-della-donna-che-ha-palesemente-ucciso-e-poi-ti-trasforma-tipo-in-albero.” 
ALICE
“Infezione” comma“arborea”? Incrociato con “colpa” se sei ispirato.
SAM
(divertito) Ovviamente.
[Sam versa il caffè]
[Passi quando lo serve]
ALICE
Alla salute.
[Bevono]
SAM
(Notando la sua espressione) …Cosa?
ALICE
Stavo solo pensando. Ti dispiacerebbe farmi un favore?
SAM
Dipende.
ALICE
Niente di osceno -
SAM
Oh bene.
ALICE
– è solo…
Ti dispiacerebbe chiamare il dipartimento informatico per conto mio?
SAM
Pensavo che Colin fosse riuscito ad aggiustarti il computer.
ALICE
L’ha fatto, con tanto di ramanzina, e onestamente sono piuttosto stufa di doverci rimettere ogni volta che Freddie fa le bizze. Sappiamo tutti che il sistema è un casino, Colin ce l’ha detto tipo un miliardo di volte, ma è lui che quello che mette sempre mano al sistema, e, beh…
SAM
Pensi che sia lui a causare i problemi?
ALICE
È solo che ho iniziato a chiederme se ha idea di cosa sta facendo con tutto quel - groviglio di codici. Chiederei io al dipartimento ma, se Colin dovesse beccarmi, darà di matto!
SAM
(sarcastico) Oh giusto, ma io e lui adesso siamo così vicini proprio dopo il tuo scherzetto la mia prima sera.
ALICE
Ahhh, ma tu sei nuovo.  Puoi sempre appellarti all’ignoranza! Per l’amor del cielo quella sì che è una scusa credibile. Sei praticamente un puledrino appena nato che gira per la stalla sulle sue zampette a grissino.
SAM
Beh, grazie mille.
ALICE
(punzecchiando) Non c’è di che.
SAM
Guarda, Alice – in questo momento l’unica cosa che voglio è alzare un polverone, mi sembra che ci sia già troppa tensione così com’è.
ALICE
Sto solo dicendo che è Colin ad armeggiare sempre con questo sistema, e non ho mai visto della supervisione. 
Se tu fai delle domande ai piani alti su questa situazione, con gli occhioni da Bambi e così innocente,  potrebbe partire un campanello d’allarme! Potrebbero anche venire giù e fare un aggiornamento o un reboot, o che ne so.
SAM
Hmmmmmm. La tua argomentazione non è niente male…
ALICE
Grazie.
SAM
Ma è comunque un no, temo.
[Una pausa]
ALICE
(scherzando) Ti sei fatto una potente nemica stanotte.
SAM
(bevendo) Ho più paura che Colin mi faccia mangiare a forza la mia tastiera.
[Passi di Gwen che entra]
ALICE
(ridacchia) Onesto.
GWEN
Alice il 27 sei a lavoro? Ho un impegno, e sai com’è Lena.
ALICE
(grandiosa e snob) Buona sera, Gwendolyn!
GWEN
Devi fare così ogni singola volta?
ALICE
(normale) Va bene. Di quale “impegno” si tratta?
GWEN
Proprio non ti riguarda. Dimmi solo, sei a lavoro o no?
ALICE
Vedi, adesso proprio devo saperlo. Tu che ne pensi, Sam?
SAM
Non ho intenzione di farmi trascinare in questa discussione.
GWEN
Alice, non ho tempo per queste cose. È facile: sì o no.
ALICE
Non sarebbe un vero peccato se non potrai andare solo perché ti sei rifiutata di dirmelo. Sarebbe davvero infantile, non è vero, Sam?
SAM
Bastaaa.
GWEN
(trattenendosi) Si tratta di una cena con degli amici, se davvero devi saperlo. Tutto qua.
ALICE
Fammi indovinare. (Con un accento da alta borghesia) Abiti meravigliosi, champagne, bagni nel sangue dei poveri – quel genere di cosa?
GWEN
(con voce ferma, neutra) Sai che abbiamo lo stesso stipendio, Alice. Una vecchia amica è appena diventata partner nel suo studio legale. Vuole festeggiare.
ALICE
Proprio non stai nella pelle.
GWEN
Oh, non vedo l’ora di chiacchierare con loro e raccontargli che lavoro sempre nella stessa latrina in cui ero la scorsa volta che me lo hanno chiesto.
ALICE
Oh andiamo, non è così male.
GWEN
Sei a lavoro o no? Il 27, sì o no?
ALICE
(tono piatto) Va bene. Sì, quella notte sono a lavoro. Sono a lavoro ogni singola notte. Sono nata qua sotto e qua morirò. Felice?
GWEN
(sospirando) Chi di noi lo è?
SAM
Accidenti.
[La registrazione della CCTV s’interrompe]
[Traduzione di: Victoria]
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writetodrive · 6 days
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Provo la Opel Astra Electric
Quando mi hanno detto che la prossima auto in prova sarebbe stata l’Astra Electric in versione Ultimate, ho provato immediatamente due pensieri, uno è durato un solo secondo “non ne ho mai guidate!” l’altro che è durato ore e ore “wow!”.
Si, perché a parte il test fatto con la Citroen AMI che potete trovare tra i miei articoli precedenti, non solo una macchina Full Electric non l’avevo ancora guidata, ma soprattutto, non una “sportiva” come sicuramente è la Opel Astra da 156 Cv con capacità batterie di 54 Kwh, che mi sta aspettando con quel colore blu denominato Kobalt blue, che a me tanto piace.
Prendo posizione nell’abitacolo, mi sistemo e premo start, ecco, per un attimo, il mio cervello ha dovuto resettare in un secondo l’attesa del rumore identificativo di un’automobile, qui il vero distinguo si chiama silenzio.
Freccia a sinistra, modalità di guida Drive e si parte, dopo pochi Km, ma che dico centinaia di metri, mi piace già.
Il silenzio che ti avvolge, ti permette di godere appieno di quanto ti circonda, che cerchi con lo sguardo come per attivare altri sensi - se hai persone a bordo, parli con loro senza alcun disturbo e il relax regna fin dai primi metri.
Ai primi semafori la mia curiosità sceglie di testare le partenze da fermo che risultano corpose e continue così come le riprese necessarie per districarsi nel traffico delle nostre aree urbane.
E su strade a scorrimento veloce saprà soddisfarmi? Avevo provato  nelle settimane scorse la Suzuki Swift Sport portandola lungo la strada Doria -Creto, famosa per la sua lunga storia di competizioni in salita avvincenti e dal sapore di altri tempi e così decido che dopo aver sorriso e sorriso alla guida della piccola tuto pepe, quale miglior percorso avrei potuto nuovamente scegliere se non proprio la Doria -Creto, fatto di salite a volte anche ripide, curve e tornanti tra viste mozzafiato sul nostro territorio per  mettere alla prova motori scoppiettanti di ogni dimensione. Dimenticavo! E’ elettrica.
L’accelerazione è significativa con dati 0-100 km/h in 9,2 secondi, allunga nei tratti rettilinei senza nessuna flessione, esce da ogni tornante con una coppia massima in grado di raggiungere i 270 Nm aggrappandosi tramite le sue gomme 215/45 su cerchi da ’18 ad ogni centimetro quadrato dell’asfalto, ha un assetto sportivo, piatto, pochissimo trasferimento di carico grazie al peso delle batterie ottimamente distribuito, freni dal mordente adeguato, forte e deciso se al comparto frenante si chiedono decelerazioni repentine.
Mi sta veramente divertendo, raccordo ogni uscita di curva con la prossima sfruttando tutta la sua erogazione, in men che meno la curva appena lasciata e quella che inizialmente vedo lontano, subito dopo è già lì - ma davvero è elettrica?
Sul belvedere, schiaccio stop. Sono entusiasta, volevo talmente guidarla che prima di partire non mi sono neanche soffermato a guardare troppo gli interni che come da tradizione Opel sono razionali, plastiche di buona fattura, design moderno e funzionale, tutto è facilmente raggiungibile.
Quando sono partito, il display segnava la possibilità di percorrere più di 400 Km, dopo una buona mezz’ora di guidato decisamente allegro, siamo certamente scesi con i numeri in riferimento alla percorribilità totale ma sono stupito dai consumi che non hanno sofferto della nostra insistente richiesta di energia e possono bastare anche 26 minuti per una ricarica fino all’80%.
Fa freddo, provo il riscaldamento abitacolo che in breve tempo senza alcuna incertezza raggiunge la temperatura selezionata, il sedile di ottima fattura, contenitivo, sportivo, riscaldabile con la selezione di vari livelli, regala comfort durante i climi freddi e se anche le mani avessero voglia di caldo, basta selezionare l’apposita funzione per il volante.
Con cinque porte, una lunghezza di 4374 mm, larghezza 2062 mm compresi i retrovisori, è comoda.
la seduta è bassa, spaziosa, omologata cinque posti, a bordo non si sente l’esigenza di maggiore spazio e grazie ad una velocità massima di 170 Km/h anche gli spostamenti autostradali diventano agevoli coadiuvati da un bagagliai di buona ampiezza e capacità.
Riporto l’auto soddisfatto di questo test che mi ha permesso di apprezzare un nuovo stile di guida, un approccio diverso a emozioni diverse ma tutte in un’unica direzione percorsa da questa Opel Astra elettrica: piacere di guida! Opel Astra Elettrica e tutti gli altri modelli disponibili, li potete trovare presso concessionaria Gecar del Gruppo GE che ringrazio per la collaborazione.
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sounds-right · 25 days
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La Locanda dei Giurati - Como, carni alla brace e menu degustazione d'eccellenza
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Alla Locanda dei Giurati di Como sono disponibili diversi menu degustazione per un viaggio culinario d'eccellenza tra carni prelibate e piatti della tradizione. Sono tutti elencati sul sito del locale, www.locandadeigiurati.com. Tutti i menu sono davvero completi, dall'antipasto al dolce e comprendono acqua, vino (una bottiglia ogni 4 persone) dedicato al menu. E per finire dolce, caffè e amaro. 
Il menu Valtellina (60 euro a persona) punta su Brisaola Chiavennasca e Sciatt (antipasto), pizzoccheri e poi brasato con polenta e dolce. Come vino, ovviamente, un ottimo Rosso della Valtellina. Il menu degustazione Dalla Cucina (ancora 60 euro), propone un antipasto di Flan di piselli e patate con fonduta di cacio e pepe con porro croccante, Fusilloni al ragù di cinta senese e peperone crusco, tagliata di manzo con contorno a scelta (Patate al forno, verdure grigliate, purè o polenta), dolce e un vino a scelta tra Cabernet Sauvignon (Friuli) o Aglianico (Campania). 
Ecco poi il menu Dalla Brace (60 euro a persona) propone Tagliere di salumi e formaggi locali Bruschette e frutta secca e dalla brace, Fiorentina (Lombo Iberico) alla brace con contorno. "Le nostre carni sono Grass Fed allevati al pascolo e nutriti esclusivamente ad erba senza uso di antibiotici, ormoni e OGM", spiega lo staff de La Locanda. Ecco infine il menu Locanda (70 euro) che aggiunge alla proposta precedente un primo piatto eccellente: Fusilloni al ragù di cinta senese e peperone crusco.
Non è, ovviamente tutto. La Locanda dei Giurati è un paradiso per chi vuol provare le migliori carni al mondo. "Dal colore rosso ciliegia, la Frisona gallega disponibile in Locanda ha una forte presenza di grasso che la rende eccezionale nel gusto e particolarmente succosa al palato", racconta lo staff de La Locanda dei Giurati - Como sui social. Questo spazio è davvero un paradiso di chi ama la carne, in tutte le sue forme. E non solo. I piatti vegetariani non mancano e tra le specialità, quando è il momento giusto nella stagione, è disponibile il tartufo.
E non c'è senz'altro solo la  frisona gallega, tra i tagli disponibili qui. Le carni tra cui scegliere a La Locanda dei Giurati - Como sono tante, tantissime.  "Dal colore rosa brillante, Avileña Negra Ibérica si presenta con strati di grasso bianco e una consistenza compatta".  
Si può scegliere anche La Arakin spagnola, o ancora la Fassona piemontese, che si distingue da tutte le altre carni per la sua tenerezza e per la straordinaria magrezza. Due caratteristiche che in genere non vanno di pari passo e per cui la Fassona Piemontese rappresenta la classica eccezione che conferma la regola.
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Senz'altro il successo della Locanda dei Giurati cresce nel tempo per un mix vincente di semplicità ed eccellenza, da gustare tra l'altro anche a pranzo, con business lunch tutti da vivere.  Ecco come lo staff de La Locanda dei Giurati di Como presenta sui social la sua filosofia: "Un fantastico vino e la nostra pregiata carne, sono il connubio perfetto per creare un momento sensoriale ai nostri ospiti. Un'opera d'arte che si può associare solo alla nostra Locanda, perché venire da noi, non è solo stare bene, ma è arrivare a toccare il piacere degustativo attraverso i nostri piatti".
La Locanda dei Giurati - Como 
via Giulini 16, 0314310051
Dalle 12:30 alle 14:30 e dalle 19 alle 23, chiuso il lunedì
www.locandadeigiurati.com
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tarditardi · 25 days
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La Locanda dei Giurati - Como, carni alla brace e menu degustazione d'eccellenza
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Alla Locanda dei Giurati di Como sono disponibili diversi menu degustazione per un viaggio culinario d'eccellenza tra carni prelibate e piatti della tradizione. Sono tutti elencati sul sito del locale, www.locandadeigiurati.com. Tutti i menu sono davvero completi, dall'antipasto al dolce e comprendono acqua, vino (una bottiglia ogni 4 persone) dedicato al menu. E per finire dolce, caffè e amaro. 
Il menu Valtellina (60 euro a persona) punta su Brisaola Chiavennasca e Sciatt (antipasto), pizzoccheri e poi brasato con polenta e dolce. Come vino, ovviamente, un ottimo Rosso della Valtellina. Il menu degustazione Dalla Cucina (ancora 60 euro), propone un antipasto di Flan di piselli e patate con fonduta di cacio e pepe con porro croccante, Fusilloni al ragù di cinta senese e peperone crusco, tagliata di manzo con contorno a scelta (Patate al forno, verdure grigliate, purè o polenta), dolce e un vino a scelta tra Cabernet Sauvignon (Friuli) o Aglianico (Campania). 
Ecco poi il menu Dalla Brace (60 euro a persona) propone Tagliere di salumi e formaggi locali Bruschette e frutta secca e dalla brace, Fiorentina (Lombo Iberico) alla brace con contorno. "Le nostre carni sono Grass Fed allevati al pascolo e nutriti esclusivamente ad erba senza uso di antibiotici, ormoni e OGM", spiega lo staff de La Locanda. Ecco infine il menu Locanda (70 euro) che aggiunge alla proposta precedente un primo piatto eccellente: Fusilloni al ragù di cinta senese e peperone crusco.
Non è, ovviamente tutto. La Locanda dei Giurati è un paradiso per chi vuol provare le migliori carni al mondo. "Dal colore rosso ciliegia, la Frisona gallega disponibile in Locanda ha una forte presenza di grasso che la rende eccezionale nel gusto e particolarmente succosa al palato", racconta lo staff de La Locanda dei Giurati - Como sui social. Questo spazio è davvero un paradiso di chi ama la carne, in tutte le sue forme. E non solo. I piatti vegetariani non mancano e tra le specialità, quando è il momento giusto nella stagione, è disponibile il tartufo.
E non c'è senz'altro solo la  frisona gallega, tra i tagli disponibili qui. Le carni tra cui scegliere a La Locanda dei Giurati - Como sono tante, tantissime.  "Dal colore rosa brillante, Avileña Negra Ibérica si presenta con strati di grasso bianco e una consistenza compatta".  
Si può scegliere anche La Arakin spagnola, o ancora la Fassona piemontese, che si distingue da tutte le altre carni per la sua tenerezza e per la straordinaria magrezza. Due caratteristiche che in genere non vanno di pari passo e per cui la Fassona Piemontese rappresenta la classica eccezione che conferma la regola.
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Senz'altro il successo della Locanda dei Giurati cresce nel tempo per un mix vincente di semplicità ed eccellenza, da gustare tra l'altro anche a pranzo, con business lunch tutti da vivere.  Ecco come lo staff de La Locanda dei Giurati di Como presenta sui social la sua filosofia: "Un fantastico vino e la nostra pregiata carne, sono il connubio perfetto per creare un momento sensoriale ai nostri ospiti. Un'opera d'arte che si può associare solo alla nostra Locanda, perché venire da noi, non è solo stare bene, ma è arrivare a toccare il piacere degustativo attraverso i nostri piatti".
La Locanda dei Giurati - Como 
via Giulini 16, 0314310051
Dalle 12:30 alle 14:30 e dalle 19 alle 23, chiuso il lunedì
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francy-riflessioni · 2 months
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Se un piatto o un bicchiere cadono a terra senti un rumore fragoroso.
Lo stesso succede se una finestra sbatte, se si rompe la gamba di un tavolo o se un quadro si stacca dalla parete. Ma il cuore, quando si spezza, lo fa in assoluto silenzio. Data la sua importanza, ti verrebbe da pensare che faccia uno dei rumori più forti del mondo, o persino che produca una sorta di suono cerimonioso, come l’eco di un cembalo o il rintocco di una campana. Invece è silenzioso, e tu arrivi a desiderare un suono che ti distragga dal dolore.
Se rumore c’è, è interno.
Un urlo che nessuno all’infuori di te può sentire.
Un boato così forte che le orecchie rintronano e la testa fa male.
Si dimena nel petto come un grande squalo bianco intrappolato nel mare; ruggisce come la mamma orsa a cui è stato rapito il cucciolo.
Ecco cosa sembra e che rumore fa. È un’enorme bestia intrappolata che si agita, presa dal panico; e grida come un prigioniero davanti ai propri sentimenti.
L’amore è così…nessuno ne è indenne.
È selvaggio, infiammato come una ferita aperta esposta all’acqua salata del mare, però quando si spezza il cuore non fa rumore.
Ti ritrovi a urlare dentro e nessuno ti sente.
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(Cecelia Ahern) 
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giardinoweb · 8 months
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skatespy31 · 2 years
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Occhiali Da Sole Gucci 2022 Da Donna E Uomo
Il modello è disponibile in una classica palette di colori scuri; decorazioni in smalto nero, giallo e ambra impreziosiscono le aste. Nella gamma rientrano anche lenti turchesi tinta unita per un tocco vintage. Siete in piazza del Popolo, a Roma, nel bel mezzo degli anni ’50. Marcello, uno scrittore in erba, passeggia per la città, quando la lucente automobile di Maddalena entra sfrecciando in scena... Questi Occhiali da Sole Gucci GG1085S 001 con montatura dalla forma rettangolare con design superiore piatto, si distingue per il volume e la texture audaci, amplificati dagli iconici rivetti in metallo che scintillano su frontale e aste.
Il venditore ti garantisce la conformità e il corretto funzionamento di tutti i prodotti che trovi in vendita sul nostro sito.
Inoltre il costo delle montature che troverete sul nostro sito agevolerà i vostri acquisti.
Largo spazio agli occhiali da sole donna Gucci che allungano lo sguardo con lo stile inimitabile del cat eyes più seducente.
Forma femminile squadrata in acetato caratterizzata da volumi decisi e forte personalità.
L’attuale fidanzato di Kaia Gerber si è imposto tra la folla di star alle varie première sfoggiando una scelta di look senza tempo dai tocchi retrò, di cui la combo di Cannes 2022 è la punta di diamante.
Si occupa di Moda, analizzando nel dettaglio i red carpet e le tendenze. Sul blog di VelvetMAG è curatrice di curiosità ignote ai più. Autorizzaci a leggere i tuoi dati di navigazione per attività di analisi e profilazione. Così la tua area personale sarà sempre più ricca di contenuti in linea con i tuoi interessi. Noemi Bianchi è stata la prima scrittrice ad aver aderito a ilmeteodeicastelli.it.
OCCHIALI DA SOLE GUCCI 0178S
Ecco che nella nuova collezione spuntano le forme rettangolari in animalier, con stampa pitone e logo doppia G tridimensionale con lenti piccole e scure. Il total black torna a regnare sovrano con aste XXL e logo in oro, sino all’effetto matelasse più elegante su lente beige delicata. Per chi preferisce forme più squadrate e lineari, Gucci si veste anche di geometrie quadrate che vengono illuminate dall’oro della montatura in metallo e lenti che cambiano colore da abbinare con il proprio umore oppure look del giorno. Ecco le rosa sfumate che cedono il passo alla gialla con un fiero ritorno agli anni ’70 più autentici, sino al total black per stili più eleganti. La catena funge sia da accessorio estetico che funzionale in quanto, può anche aiutare a tenere gli occhiali al collo quando non li vogliamo più indossare. SmartBuyGlasses™, fondato nel 2006, è rivenditore indipendente e leader mondiale nella vendita di occhiali da sole e vista di design. Non è di proprietà né in alcun modo affiliato ai marchi che vende, se non diversamente specificato. Riserviamo ai marchi riportati sul nostro sito i completi diritti. Le lenti polarizzate possono anche migliorare i contrasti di colore che vediamo quando siamo esposti al sole. Questo attributo è vantaggioso per gli atleti, gli appassionati di pesca e gli uomini all'aperto che vogliono ricevere una maggiore percezione della profondità per migliorare le loro prestazioni. Famiglia eccezionale, come suggerisce il nome, che esprime appieno il mood eclettico di Gucci. Questo concept è stato concepito per chi cerca stili cool e alla moda. Forma squadrata stretta, oversize, in contrasto, con aste in metallo super leggero. Ponte a sella, aste in acetato tartarugate con logo in rilievo in oro, particolare attacco asta con diramazione a triangolo. Montatura vintage dalla forma di ispirazione pilot con ponte singolo, in metallo. Questa montatura avvolgente dalla forma rettangolare si distingue per il volume e la texture audaci, amplificati dagli iconici rivetti in metallo che scintillano su frontale e aste, a loro volta impreziosite dal carismatico logo Gucci in oro... Per l’uomo Gucci vede un look allo stesso modo originale, con un’ampia possibilità di scelta di modelli e stili. Gli occhiali da sole Gucci Uomo sono eleganti e raffinati, rifiniti in ogni loro particolare, inconfondibili sia per quanto riguarda le montature, sia per le lenti, belle, robuste e colorate. https://faucre.com/website-list-it-26/
GG1160O 001 Shiny Black
L’articolo è comprensivo di packaging ufficiale Gucci contenente custodia rigida, panno in microfibra, certificati di autenticità e garanzia. Tutti i nostri metodi di pagamento che utilizzano connessioni sicure e garantite dalle banche con cui lavoriamo, per cui l'acquisto è totalmente sicuro. Il prezzo pubblicato online non include i dazi doganali e le tasse locali nazionali del Paese di destinazione, che dovranno essere pagati direttamente allo spedizioniere al momento della consegna. Ma la parte più importante sono le lenti che riescono a proteggere gli occhi dai raggi UV. Il punto forte degli occhiali da sole Gucci del nostro outlet risiede nella comodità, fattore importante, soprattutto se si indossano a lungo, il comfort è notevole soprattutto nella zona del naso e nel peso delle aste laterali dietro le orecchie. Tra le montature più famose non mancano quelle dalle ampie lenti, stile anni ‘50 con forme e montature definite. Il logo negli occhiali Gucci viene riportato sempre sulle bacchette laterali che dona un design molto chic. Verso serate a cui ho partecipato, ma anche verso mondi come quello dello Studio 54, del Cocoricò, del Plastic. Fughe verso quei momenti in cui durante un concerto senti un tipo di connessione particolare con il pubblico. Per me la vita notturna è sempre stata fondamentale come se fosse un momento rituale, primitivo e collettivo. Fondato nel 1921 a Firenze, Gucci è uno dei marchi leader mondiali nell'universo dell'alta moda. Eclettica, romantica e soprattutto contemporanea, Gucci sta esplorando un approccio alla moda di respiro decisamente moderno, così ridefinendo l'idea stessa di "lusso" del XXI secolo. Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere direttamente nella tua casella e-mail informazioni su sconti,promozioni e offerte speciali sui nostri prodotti. Montature extra size, preziosi ciondoli gioiello anche nei modelli uomo, rivestimenti in pelle di serpente, cat eye rovesciati e dettagli intarsiati a contrasto sono solo alcune delle sfide che Gucci lancia al mondo fashion.
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ilmerlomaschio · 3 years
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Oscena
https://www.rossoscarlatto.net
Se ne stava lì, oscenamente offerta al suo sguardo e al desiderio di lui altrettanto indecente: uno iato di emozioni in altalena a volte decise, altre imprecise, altre ancora incerte che lo facevano esitare quel poco che bastava ad imprimere ancora più forza al suo sguardo posato su di lei. Una forza che lei sentiva travolgente così come l'essenza di umori nella quale si scioglieva mentre lui la stava guardando.
Reciproco era il piacere di darsi senza darsi realmente, ma con la netta percezione che tutto potesse accadere, che ogni cosa potesse essere e divenire, senza mai allentare la presa dello sguardo.
Sembrava che gli ospiti gustassero il cibo in silenzio; in realtà era l'atmosfera ovattata e le luci soffuse del ristorante che invitavano ad abbassare il tono della voce, a ricercare la calda intimità che si diffondeva tra i tavoli.
A me, attenta osservatrice, non erano sfuggiti gli sguardi intensi tra quei due, seduti a qualche metro dal mio tavolo, entrambi accompagnati dai rispettivi partner che continuavano a mangiare e a parlare, inconsapevoli co-protagonisti di quella che sembrava una serata particolare.
I due ignari accompagnatori non si accorgevano del duplice filo di fuoco che stava attraversando il ristorante che, denso, dolce, cocente si insinuava tra i commensali per raggiungere i veri bersagli delle stoccate ardenti.
E lei se ne stava lì, oscena immagine agli occhi dell'altro che continuava a fenderla nella carne: attraverso lo sguardo lui non smetteva di indirizzarle carezze di fuoco che le lambivano le cosce infierendo sul sesso di lei, corolla spalancata dove avrebbe voluto la sua bocca suggerle via la vita. Più lui diveniva prepotentemente indecente più lei lo desiderava.
Era piacevole osservarli, mi divertivo e intanto il cuore autonomamente pulsava più forte; mi ero intromessa in un gioco che non mi apparteneva ed era come violare una privacy sacrosanta.
L'attimo speso per il mio imbarazzo aveva creato una sorta di interruzione tra i due perché lui, inaspettatamente, aveva spostato lo sguardo dalla sua preda a me.
Mi aveva spiazzata.
La mia mano a sistemare i capelli e lo sguardo piantato sul piatto erano un ordinario tentativo per distogliere l'interesse: non riuscivo a starmene con gli occhi abbassati oltre il tempo necessario a infilzare uno scampolo di cibo per portarlo alla bocca.
Adesso lo sguardo di lui passava dalla donna a me e il mio imbarazzo era in crescendo, come una musica assordante nelle mie orecchie, un turbinio, un marasma viscerale che mi trapassavano il corpo.
Ero in trappola.
Ma in quella trappola avvertivo anche una sorta di invito al comando da parte di lui. Cosa voleva esattamente da me? Era così sicuro che avrei accettato di condurre un gioco di cui non conoscevo ancora le regole?
Mi era bastato incrociare lo sguardo di lei per capire che - sì - ero stata invitata a partecipare ma, soprattutto, a - comandare - . Non solo, ma un impercettibile apertura delle sue gambe ad offrirmi lo spicchio del suo sesso - che fino a qualche momento prima aveva concesso solo allo sguardo di lui – sollecitava in me il desiderio a farla continuare.
Incuranti degli ospiti nel ristorante le fila di fuoco riprendevano ad incrociarsi a ritmi più serrati, e l'uomo, compiacendosi per questa nuova entrée nel gioco, con lo sguardo mi chiedeva oscenamente - vuoi scoparla? -
- Sì - era la mia risposta mentre l'indice scivolava voluttuoso sulle mie labbra e il sangue scendeva copioso al mio sesso languidamente sollecitato dal pensiero di questa strana situazione.
La cena era quasi al termine. Le luci divenivano più soffuse e sul palco posto in angolo, dirimpetto all'ingresso, iniziava a sistemarsi il gruppo musicale in programma quella sera.
Era il momento.
Con estrema lentezza, posavo il tovagliolo sul tavolo, mi alzavo indirizzando lo sguardo complice prima verso la donna e, a seguire, sull'uomo. Avevano accettato l'invito a seguirmi.
Pochi passi mi erano bastati per raggiungere la toilette: profumata e accogliente, segnata da colori tenui, al femminile, arricchita da ampi specchi e lavamano con rubinetterie eleganti che invitavano a porre le mani sotto il getto dell'acqua tiepida per refrigerarle.
Mentre mi asciugavo, ecco la porta aprirsi e la figura della donna stagliarsi d'impatto: gli occhi profondi mi squadravano mentre si avvicinava al lavamano, aprivano l'acqua a replicare il gesto che avevo appena concluso.
Quello era il momento.
Mi era bastato aderire a lei, i miei seni contro la sua schiena, per sentirla gemere sommessamente e offrirle la spalla dove poggiare la testa così da avere il collo a portata delle mie labbra. Non facevo che suggerle quel piccolo spazio di pelle tirandole su il vestito per arrivare al suo sesso.
- E' questo che volevi, piccola troia? Un inizio, una esortazione? - le dicevo mentre le mie mani raggiungevano la corolla grondante, quel clitoride come cazzo fiorente che voleva solo essere goduto.
- Sì - la sua voce gatta era una ammissione di subordinazione.
Non aspettavo che questo consenso per spingerla oltre la porta di una delle toilette libere, liberandole il sesso dalle mie dita, all'improvviso consapevole – lei – di essere nelle mie mani.
La schiena contro il muro fresco della toilette la faceva rabbrividire insieme al desiderio di essere scopata: mi offriva il suo monte di Venere, ma io volevo egoisticamente condurre, non subire.
Forse entrambe le cose.
Così, prendevo le sue mani a percorrere il mio corpo, i seni turgidi protesi al piacere del suo tocco: aveva mani sapienti che sapevano dove, come sfiorare un corpo di donna; eravamo dischiuse l'una all'altra, le lingue che si rincorrevano avide ad arraffare e imprimere reciprocamente la fragranza dell'altra.
Un lieve bussare alla porta: sapevamo che l'uomo voleva partecipare. Non era stato quello lo scopo strategico del gioco?
All'interno di quella piccola stanza iniziava la partita a tre. Ero io, adesso, con le spalle al muro, i vestiti a scoprire il morbido mondo che di lì a poco avrebbe accolto qualcosa dell'altro. Lei era contro di me, aderente come stoffa di seta, le bocche incollate, le dita ad accarezzare il sesso, in mezzo fra me e l'uomo che aveva già accostato il suo cazzo nel solco delle femminee prominenze posteriori.
- Fatti scopare da lui – le dicevo io mentre continuavo a masturbarle il clitoride.
L' ordine era arrivato e l'uomo entrava dentro di lei, ormai sfatta dai continui assalti al suo clitoride. Un piccolo sussulto, un lieve inarcare della schiena per attirarlo nel profondo del suo corpo che già lei stava godendo della carne nella carne e l'uomo, grato, affondava la sua lingua nella mia bocca immergendosi dentro di lei lentamente, aggrovigliando le sue dita alle mie posate sui seni della donna.
Come lentamente era affondato dentro di lei, altrettanto lentamente ne usciva smorzandole l'ultimo sussulto, mostrando la sua tensione ma non ancora appagato.
Da me voleva un altro ordine.
- Adesso mia troia, devi scopare me – le dicevo mentre l'uomo, spostandosi di lato, non smetteva di guardarci e di sfiorare il suo turgore, in attesa dell'exploit finale.
La sua lingua era morbida e lei era intensa mentre mi leccava, affamata, intrufolandosi nel mio sesso mentre accarezzava il suo, grondante. Lui era osceno nella sua intensità solitaria.
Ma insieme, eravamo tre perfetti sconosciuti che si stavano vivendo un momento di osceno desiderio, uniti in un sigillo erotico che ci avrebbe accompagnato nei ricordi per il resto dei nostri giorni.
Le rovesciavo il mio piacere in bocca, dentro quella bocca assetata a cui avevo ordinato di farmi godere. Le dilagavo dentro mentre lei diveniva acqua e l'uomo aumentava il ritmo delle carezze al suo turgore violaceo e le inondava il viso del suo sapore, chiudendo, infine, la sua mano attorno al glande mentre si piegava su sé stesso ansimante.
Stavano ancora applaudendo, al termine di uno dei brani eseguiti, mentre la donna ed io rientravamo in sala. Nessuno si era accorto della nostra assenza.
Il suo accompagnatore, da perfetto gentiluomo, aveva accennato ad alzarsi prendendole una mano e portandosela alle labbra per regalarle un bacio lieve.
Chissà se in quel momento, nel momento del contatto con la mano della donna, lui si era accorto che questa profumava di oscenità...
Enchantra
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sciatu · 3 years
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SICILIAN STREET FOOD - Cazzilli e panelle, pani ca meusa, cartoccio frittura, panini, arancino, sfincione, anelli di totano, panino con la mortadella, pitone con scarola, Cannolo.
Sex and Food: La Dottoressa Pinuccia Barbera.
Uscì dall’ascensore e si guardò intorno, osservando le tre porte che apparivano sul pianerottolo. Strinse l’impermeabile che ne copriva le forme e andò decisa verso quella centrale portandosi dietro il trolley. Sulla porta, per non suonare nel posto sbagliato, lesse la targhetta d’ottone che recitava “Dott. Pinuccia Barbera” Suonò con decisione ed udì un ciabattare ed un girare di chiavi fino a che non si apri una stretta feritoia tra i battenti della porta. “Siiii??” Fece un volto tondo con due occhi azzurrissimi ed i capelli scuri che formavano una grande nuvola riccia. “ Mi manda l’agenzia … è lei la Dottoressa…?” Gli occhi del volto si allargarono eccitati “Si … entri …” Si spostò di lato e fece entrare la donna che la superava in altezza di almeno quaranta centimetri, poi, osservando che nessuno fosse sul pianerottolo chiuse velocemente la porta. La stangona entrò dritta senza curarsi di lei, incamminandosi lungo il corridoio guardando le varie stanze che su di esso si affacciavano. Vedendo il salotto vi entrò decisa. Osservò il divano  moderno in pelle e con un malcelato disprezzo un tavolino roccocò con le gambe curve disposto davanti ad esso, tra le due poltrone in pelle messe a lato. Guardò la donna con qualche chilo di troppo vestita con una vestaglia di seta color fucsia. Notò, con una certa soddisfazione che sotto la vestaglia era nuda: le avrebbe fatto risparmiare tempo. “Ha il contante?” disse la stangona sistemando la sua lunga coda di cavallo. La cicciotta ciabattò fino ad una credenza roccocò posta sotto un enorme specchio antico e prese una busta portandola alla bionda dai lineamenti asciutti e duri. “Ecco avevo preparato tutto … li conti” La stangona aprì la busta facendo scivolare il dito sulle banconote chiuse li dentro. Finita la conta sorrise. “Bene – poi con un tono deciso e severo le ordinò  - sposta quel tavolo più avanti e mettiti dietro di lui” Mentre la cicciona obbediva lei si levava l’impermeabile mostrando il suo corpo longilineo dall’enorme seno che sembrava straboccare dalla sua tuta nera aderentissima. Portò il trolley a lato del tavolo e prese un righello di quaranta centimetri e largo tre e, sorridendo, battendo il righello sul palmo della mano mentre la cicciotta spostava il tavolino, una volta eseguito il suo ordine, si mise davanti a lei. Le girò intorno con uno sguardo di disprezzo. La cicciona era imbarazzata ed abbasso gli occhi. La stangona tornata di fronte alla cicciotta, con il righello appoggiato al mento di lei le sollevò il volto fino a che i loro occhi non si incontrarono. La stangona sorrise e le spostò una ciocca che le cadeva sugli occhi. Anche la cicciona sorrise ma d’improvviso l’altra le strappò la vestaglia di dosso con un ghigno. La cicciona arrossi e, restando nuda, cercò di coprirsi. La stangona fece un sorriso cattivo e appoggiandole una mano sulla testa, la spinse verso il basso facendola inginocchiare. La cicciotta abbassò gli occhi, tutta rossa in volto e, vergognandosi, si coprì con le mani il seno e il pube. “Fai schifo … - disse la stangona colpendola sull’immenso sedere con il piatto del righello – sei un ammasso di carne senza capo ne coda” E giù un altro colpo Gli occhi dell’obesa si inumidirono e sulla bocca spuntò un piccolo broncio. “Come donna sei inutile … tu sei solo una schiava del cibo … - fece la stangona avvicinandosi al trolley si chinò rialzandosi con un enorme vassoio ripieno di cazzilli, arancini, sfincioni, pitoni fritti e mettendolo sul tavolino di fronte alla cicciona – sei solo la puttana del cibo e allora, fai quello che sai fare meglio, fai la puttana: mangia!” Le gridò la Mistress con fare cattivo colpendola ancora con il piatto del righello La cicciona allungò timidamente la mano e prese un cazzillo di patata portandolo timidamente alla bocca “Non cosi – le gridò la Mistress cattiva – mangia come veramente vorresti mangiare, con ingordigia e lussuria, come l’obesa che sei…” La cicciona incominciò ad allungare le mani a prendere cazzilli, pezzi di focaccia con le melanzane, le patate e la cipolla, pittoni ripieni di mozzarella e scarola, riempiendosi la bocca e guardando timorosa la Mistress. Quest’ultima si avvicino al Trolley prendendo un vassoio di arancini e mettendolo sul tavolino nello spazio lasciato libero dai rustici mangiati. La cicciona, con le mani pieni di cibo prese un arancino dandogli un morso mentre sul grosso seno le colava il ragù con i piselli ed i pezzi mortadella “Fammi vedere quanto sei ingorda, fai mangiare anche il tuo corpo, dagli sazio..” E preso un arancino glielo schiacciò sul seno spalmando il riso dove colava già il ragù. “Dillo che ti piace – le gridò la Mistress dando un colpo con il righello sul sedere della donna – fammi sentire quanto ti fa godere…” “Si, sono la sua schiava – disse la cicciona piangendo -  lui fa di me quello che vuole, mi violenta di trigliceridi e colesterolo “ e si schiacciò un arancino sul petto e schiacciandolo lo distribuì in ogni parte del suo corpo “Fammi tutto, sono la tua schiava, - continuò la cicciona osservando il riso e la crosta croccante rimaste  sul suo seno mentre il sugo le scivolava sulla pancia - sei il mio signore, io vivo solo per te, sei il mio Dio” disse con devozione e disperazione piangendo ma d’improvviso chiuse gli occhi sul volto le apparve una maschera di intenso piacere. Prese un altro arancino e mordendolo se lo schiacciò sulla faccia mentre un altro lo schiacciò sulla pancia prominente scendendo verso il basso. L’altro lo fece scendere sul fondo schiena facendo colare il sugo lungo la prorompente rotondità del sedere mentre la Mistress la picchiava con il righello. Lei, per ripararsi si avvicinò al tavolino divorando come invasata un pitone e rotolandosi nei pezzi di cibo sparso sul pavimento come fanno i maiali nel fango “e ora fammi vedere quanto ti piace il tuo padrone cibo, fammi vedere quanta dignità sei disposta a perdere per esso…” “No la prego..” fece singhiozzando la cicciona, inginocchiandosi davanti alla sua padrona e guardandola.  La Mistress si era già chinata sul Trolley tirando fuori una scatola che appoggiò sul tavolino e aprendola mise davanti alla dottoressa un vassoio colmo di cannoli “ No … per favore … la prego ..” incominciò a piagnucolare la cicciotta. “Tu non sei nulla per chiedere … è il tuo stomaco che comanda, la tua lussuriosa lasciva voglia di cibo, è la tua sottomessa passione per il tuo signore e padrone che ti comanda …” avvicinandosi le sollevo la testa e guardandola fisso negli occhi e dopo averle sorriso in modo cattivo le abbassò con un dito la mandibola e le ficcò d’improvviso un cannolo in bocca urlando “Mangia!!!” La cicciona quasi si soffocò piegandosi sulle ginocchia tossendo “E’ inutile che fai la scena, si vede che ti piace sentirtelo scendere in gola, ma ora è il momento di farlo godere – si avvicinò e prendendo un altro cannolo e glielo mise tra le cosce sotto al pube – schiaccialo! fagli uscire tutta la ricotta che ha” La cicciona respirava rumorosamente con il naso con in bocca ancora metà del cannolo incominciò a stringere le cosce sempre più forte. La Mistress si avvicinò e le diete un colpo con il righello urlando “più forte…” il cannolo si ruppe e la ricotta schiacciata schizzo in tutte le direzioni allargandosi sulle cosce e sui peli del pube. Nello stesso momento la cicciona lanciò un mugolio di piacere e si accasciò sul pavimento con le cosce che le tremavano ancora per l’onda di godimento che l’aveva travolta, mentre le sue mani le spalmavano addosso in maniera automatica tutta la ricotta. Ad occhi chiusi continuava a mangiare con immenso piacere il cannolo che aveva in bocca. La stangona guardò l’orologio e incominciò a chiudere il trolley e a prendere l’impermeabile. “Dottoressa se avesse bisogno di me la prossima settimana non posso venire chi si spusa me soru. Sono disponibile solo a fine mese…” Da dietro il tavolino, dove era finita la cicciona, si sentì solo un mugolio di assenso e il  suono della buccia di un cannolo che si rompeva. “Si metta d’accordo con l’agenzia che mi mandano un messaggio. Ora la saluto che ho un ragioniere che mi aspetta nella pasticceria Irrera” Si sentì un altro mugolio di saluto La stangona si avviò nel corridoio e velocemente uscì dalla porta. Nel salotto una mano della cicciona spuntò da dietro il tavolino ad esplorare il vassoio di cannoli e, toccatone uno, lo afferrò facendolo scomparire sotto il tavolino. Si sentì sgranocchiare la buccia del cannolo e un mugolio di compiacimento sottolineo l’insano gesto di dolcissimo autoerotismo.
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La Locanda dei Giurati - Como: un viaggio culinario d'eccellenza, tra menu degustazione d'eccezione e carni da tutto il mondo
Alla Locanda dei Giurati di Como sono disponibili diversi menu degustazione per un viaggio culinario d'eccellenza tra carni prelibate e piatti della tradizione. Sono tutti elencati sul sito del locale, www.locandadeigiurati.com. Tutti i menu sono davvero completi, dall'antipasto al dolce e comprendono acqua, vino (una bottiglia ogni 4 persone) dedicato al menu, dolce, caffè e amaro. 
Il menu Valtellina (60 euro a persona) punta su Brisaola Chiavennasca e Sciatt (antipasto), pizzoccheri e poi brasato con polenta e dolce. Come vino, ovviamente, un ottimo Rosso della Valtellina. Il menu degustazione Dalla Cucina (ancora 60 euro), propone un antipasto di Flan di piselli e patate con fonduta di cacio e pepe con porro croccante, Fusilloni al ragù di cinta senese e peperone crusco, tagliata di manzo con contorno a scelta (Patate al forno, verdure grigliate, purè o polenta), dolce e un vino a scelta tra Cabernet Sauvignon (Friuli) o Aglianico (Campania). 
Ecco poi il menu Dalla Brace (60 euro a persona) propone Tagliere di salumi e formaggi locali Bruschette e frutta secca e dalla brace, Fiorentina (Lombo Iberico) alla brace con contorno. "Le nostre carni sono Grass Fed allevati al pascolo e nutriti esclusivamente ad erba senza uso di antibiotici, ormoni e OGM", spiega lo staff de La Locanda. Ecco infine il menu Locanda (70 euro) che aggiunge alla proposta precedente un primo piatto eccellente: Fusilloni al ragù di cinta senese e peperone crusco.
Non è, ovviamente tutto. La Locanda dei Giurati è un paradiso per chi vuol provare le migliori carni al mondo. "Dal colore rosso ciliegia, la Frisona gallega disponibile in Locanda ha una forte presenza di grasso che la rende eccezionale nel gusto e particolarmente succosa al palato", racconta lo staff de La Locanda dei Giurati - Como sui social. Questo spazio è davvero un paradiso di chi ama la carne, in tutte le sue forme. E non solo. I piatti vegetariani non mancano e tra le specialità, quando è il momento giusto nella stagione, è disponibile il tartufo.
E non c'è senz'altro solo la  frisona gallega, tra i tagli disponibili qui. Le carni tra cui scegliere a La Locanda dei Giurati - Como sono tante, tantissime.  "Dal colore rosa brillante, Avileña Negra Ibérica si presenta con strati di grasso bianco e una consistenza compatta".  
Si può scegliere anche La Arakin spagnola, o ancora la Fassona piemontese, che si distingue da tutte le altre carni per la sua tenerezza e per la straordinaria magrezza. Due caratteristiche che in genere non vanno di pari passo e per cui la Fassona Piemontese rappresenta la classica eccezione che conferma la regola.
///
Senz'altro il successo della Locanda dei Giurati cresce nel tempo per un mix vincente di semplicità ed eccellenza, da gustare tra l'altro anche a pranzo, con business lunch tutti da vivere.  Ecco come lo staff de La Locanda dei Giurati di Como presenta sui social la sua filosofia: "Un fantastico vino e la nostra pregiata carne, sono il connubio perfetto per creare un momento sensoriale ai nostri ospiti. Un'opera d'arte che si può associare solo alla nostra Locanda, perché venire da noi, non è solo stare bene, ma è arrivare a toccare il piacere degustativo attraverso i nostri piatti".
La Locanda dei Giurati - Como 
via Giulini 16, 0314310051
Sempre aperto, dalle 12 alle 14:30 e dalle 18 alle 22:30
www.locandadeigiurati.com
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djs-party-edm-italia · 3 months
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La Locanda dei Giurati - Como: menu degustazione d'eccezione e carni da tutto il mondo
Alla Locanda dei Giurati di Como sono disponibili diversi menu degustazione per un viaggio culinario d'eccellenza tra carni prelibate e piatti della tradizione. Sono tutti elencati sul sito del locale, www.locandadeigiurati.com. Tutti i menu sono davvero completi, dall'antipasto al dolce e comprendono acqua, vino (una bottiglia ogni 4 persone) dedicato al menu, dolce, caffè e amaro. 
Il menu Valtellina (60 euro a persona) punta su Brisaola Chiavennasca e Sciatt (antipasto), pizzoccheri e poi brasato con polenta e dolce. Come vino, ovviamente, un ottimo Rosso della Valtellina. Il menu degustazione Dalla Cucina (ancora 60 euro), propone un antipasto di Flan di piselli e patate con fonduta di cacio e pepe con porro croccante, Fusilloni al ragù di cinta senese e peperone crusco, tagliata di manzo con contorno a scelta (Patate al forno, verdure grigliate, purè o polenta), dolce e un vino a scelta tra Cabernet Sauvignon (Friuli) o Aglianico (Campania). 
Ecco poi il menu Dalla Brace (60 euro a persona) propone Tagliere di salumi e formaggi locali Bruschette e frutta secca e dalla brace, Fiorentina (Lombo Iberico) alla brace con contorno. "Le nostre carni sono Grass Fed allevati al pascolo e nutriti esclusivamente ad erba senza uso di antibiotici, ormoni e OGM", spiega lo staff de La Locanda. Ecco infine il menu Locanda (70 euro) che aggiunge alla proposta precedente un primo piatto eccellente: Fusilloni al ragù di cinta senese e peperone crusco.
Non è, ovviamente tutto. La Locanda dei Giurati è un paradiso per chi vuol provare le migliori carni al mondo. "Dal colore rosso ciliegia, la Frisona gallega disponibile in Locanda ha una forte presenza di grasso che la rende eccezionale nel gusto e particolarmente succosa al palato", racconta lo staff de La Locanda dei Giurati - Como sui social. Questo spazio è davvero un paradiso di chi ama la carne, in tutte le sue forme. E non solo. I piatti vegetariani non mancano e tra le specialità, quando è il momento giusto nella stagione, è disponibile il tartufo.
E non c'è senz'altro solo la  frisona gallega, tra i tagli disponibili qui. Le carni tra cui scegliere a La Locanda dei Giurati - Como sono tante, tantissime.  "Dal colore rosa brillante, Avileña Negra Ibérica si presenta con strati di grasso bianco e una consistenza compatta".  
Si può scegliere anche La Arakin spagnola, o ancora la Fassona piemontese, che si distingue da tutte le altre carni per la sua tenerezza e per la straordinaria magrezza. Due caratteristiche che in genere non vanno di pari passo e per cui la Fassona Piemontese rappresenta la classica eccezione che conferma la regola.
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Senz'altro il successo della Locanda dei Giurati cresce nel tempo per un mix vincente di semplicità ed eccellenza, da gustare tra l'altro anche a pranzo, con business lunch tutti da vivere.  Ecco come lo staff de La Locanda dei Giurati di Como presenta sui social la sua filosofia: "Un fantastico vino e la nostra pregiata carne, sono il connubio perfetto per creare un momento sensoriale ai nostri ospiti. Un'opera d'arte che si può associare solo alla nostra Locanda, perché venire da noi, non è solo stare bene, ma è arrivare a toccare il piacere degustativo attraverso i nostri piatti".
La Locanda dei Giurati - Como 
via Giulini 16, 0314310051
Sempre aperto, dalle 12 alle 14:30 e dalle 18 alle 22:30
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tarditardi · 3 months
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La Locanda dei Giurati - Como: menu degustazione d'eccezione e carni da tutto il mondo
Alla Locanda dei Giurati di Como sono disponibili diversi menu degustazione per un viaggio culinario d'eccellenza tra carni prelibate e piatti della tradizione. Sono tutti elencati sul sito del locale, www.locandadeigiurati.com. Tutti i menu sono davvero completi, dall'antipasto al dolce e comprendono acqua, vino (una bottiglia ogni 4 persone) dedicato al menu, dolce, caffè e amaro. 
Il menu Valtellina (60 euro a persona) punta su Brisaola Chiavennasca e Sciatt (antipasto), pizzoccheri e poi brasato con polenta e dolce. Come vino, ovviamente, un ottimo Rosso della Valtellina. Il menu degustazione Dalla Cucina (ancora 60 euro), propone un antipasto di Flan di piselli e patate con fonduta di cacio e pepe con porro croccante, Fusilloni al ragù di cinta senese e peperone crusco, tagliata di manzo con contorno a scelta (Patate al forno, verdure grigliate, purè o polenta), dolce e un vino a scelta tra Cabernet Sauvignon (Friuli) o Aglianico (Campania). 
Ecco poi il menu Dalla Brace (60 euro a persona) propone Tagliere di salumi e formaggi locali Bruschette e frutta secca e dalla brace, Fiorentina (Lombo Iberico) alla brace con contorno. "Le nostre carni sono Grass Fed allevati al pascolo e nutriti esclusivamente ad erba senza uso di antibiotici, ormoni e OGM", spiega lo staff de La Locanda. Ecco infine il menu Locanda (70 euro) che aggiunge alla proposta precedente un primo piatto eccellente: Fusilloni al ragù di cinta senese e peperone crusco.
Non è, ovviamente tutto. La Locanda dei Giurati è un paradiso per chi vuol provare le migliori carni al mondo. "Dal colore rosso ciliegia, la Frisona gallega disponibile in Locanda ha una forte presenza di grasso che la rende eccezionale nel gusto e particolarmente succosa al palato", racconta lo staff de La Locanda dei Giurati - Como sui social. Questo spazio è davvero un paradiso di chi ama la carne, in tutte le sue forme. E non solo. I piatti vegetariani non mancano e tra le specialità, quando è il momento giusto nella stagione, è disponibile il tartufo.
E non c'è senz'altro solo la  frisona gallega, tra i tagli disponibili qui. Le carni tra cui scegliere a La Locanda dei Giurati - Como sono tante, tantissime.  "Dal colore rosa brillante, Avileña Negra Ibérica si presenta con strati di grasso bianco e una consistenza compatta".  
Si può scegliere anche La Arakin spagnola, o ancora la Fassona piemontese, che si distingue da tutte le altre carni per la sua tenerezza e per la straordinaria magrezza. Due caratteristiche che in genere non vanno di pari passo e per cui la Fassona Piemontese rappresenta la classica eccezione che conferma la regola.
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Senz'altro il successo della Locanda dei Giurati cresce nel tempo per un mix vincente di semplicità ed eccellenza, da gustare tra l'altro anche a pranzo, con business lunch tutti da vivere.  Ecco come lo staff de La Locanda dei Giurati di Como presenta sui social la sua filosofia: "Un fantastico vino e la nostra pregiata carne, sono il connubio perfetto per creare un momento sensoriale ai nostri ospiti. Un'opera d'arte che si può associare solo alla nostra Locanda, perché venire da noi, non è solo stare bene, ma è arrivare a toccare il piacere degustativo attraverso i nostri piatti".
La Locanda dei Giurati - Como 
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Nell’aria bruciata d’agosto, si è alzata una nuvola di polvere sottile, ha invaso il piazzale, sul quale mi sono affacciato tante volte. Bastava la voce dell’altoparlante, con quegli inconfondibili accenti, per farmi sentire che ero arrivato a casa.
Adesso la telecamera scopre l’orologio, con le lancette ferme sui numeri romani: le dieci e venticinque. Un attimo, e molti destini si sono compiuti. Ascolto le frasi che sembrano monotone, ma sono sgomente, di Filippini, il cronista della TV, costretto a raccontare qualcosa che si vede, a spiegare ragioni, motivi che non si sanno: lo conosco da tanti anni, e immagino la sua pena. Dice: «Tra le vittime, c’è il corpo di una bambina».
Mi vengono in mente le pagine di una lettura giovanile, un romanzo di Thornton Wilder, «Il ponte di San Louis Rey», c’era una diligenza che passava su un viadotto, e qualcosa cedeva, precipitavano tutti nel fiume, e Wilder immaginava le loro storie, chi erano, che cosa furono.
Quell’atrio, quelle pensiline, il sottopassaggio, il caffè, le sale d’aspetto che odorano di segatura, e nei mesi invernali di bucce d’arancio, mi sono consuete da sempre: con la cassiera gentile, il ferroviere che ha la striscia azzurra sulla manica, che assegna i posti, e mentre attendiamo mi racconta le sue faccende, quelle del suocero tedesco che vuol bere e di sua moglie che dice di no, e la giornalaia, che scherza: «Ma come fa a leggere tutta questa roba?», e vorrei sapere qualcosa, che ne è stato di loro, e li penso, ma non so pregare.
Si mescolano i ricordi: le partenze dell’infanzia per le colonie marine dell’Adriatico, i primi distacchi, e c’erano ancora le locomotive che sbuffavano, i viaggi verso Porretta per andare dai nonni, e le gallerie si riempivano di faville, e bisognava chiudere i finestrini, e una mattina, incolonnato, mi avviai da qui al battaglione universitario, perché c’era la guerra.
Ritornano, con le mie, le vicende della stazione: quando, praticante al «Carlino», passavo di notte al Commissariato per sapere che cos’era capitato, perché è come stare al Grand Hotel, ma molto, molto più vasto, gente che va, gente che viene, e qualcuno su quei marciapiedi ha vissuto la sua più forte avventura: incontri con l’amore, incontri con la morte.
Passavano i treni oscurati che portavano i prigionieri dall’Africa, che gambe magre avevano gli inglesi, scendevano le tradotte di Hitler che andavano a prendere posizione nelle coste del Sud, e conobbi una Fraulein bionda in divisa da infermiera alla fontanella, riempiva borracce, ci mettemmo a parlare, chissà più come si chiamava, com’è andata a finire. Venne l’8 settembre, e davanti all’ingresso, dove in queste ore parcheggiano le autoambulanze, si piazzò un carro armato di Wehrmacht; catturavano i nostri soldati, e li portavano verso lo stadio, che allora si chiamava Littoriale. Un bersagliere cercò di scappare, ma una raffica lo fulminò; c’era una bimbetta che aveva in mano la bottiglia del latte, le scivolò via, e sull’asfalto rimase, con quell’uomo dalle braccia spalancate, una chiazza biancastra. Cominciarono le incursioni dei «liberators», e volevano sganciare su quei binari lucidi che univano ancora in qualche modo l’Italia, ma colpirono gli alberghi di fronte, qualche scambio, i palazzi attorno, le bombe caddero dappertutto, e vidi una signora con gli occhialetti d’oro, immobile, composta, seduta su un taxi, teneva accanto una bambola, pareva che dormisse, e l’autista aveva la testa abbandonata sul volante.
«Stazione di Bologna», dice una voce che sa di Lambrusco e di nebbia, di calure e di stoppie, di passione per la libertà e per la vita, quando un convoglio frena, quando un locomotore si avvia. Per i viaggiatori è un riferimento, per me un’emozione. Ecco perché mi pesa scrivere queste righe, non è vero che il mestiere ti libera dalla tristezza e dalla collera, in quella facciata devastata dallo scoppio io ritrovo tanti capitoli dell’esistenza dei mici.
«Stazione di Bologna»: quante trame sono cominciate e si sono chiuse sotto queste arcate di ferro. Quanti sono stati uccisi dallo scoppio, o travolti dalle macerie: cinquanta, sessanta, chissà? Credere al destino, una caldaia che esplode, un controllo che non funziona, una macchina che impazzisce, qualcuno che ha sbagliato, Dio che si vendica della nostra miseria, e anche l’innocente paga? Anche quei ragazzi nati in Germania che erano passati di qui per una vacanza felice, ed attesa, il premio ai buoni studi o al lavoro, una promessa mantenuta, un sogno poetico realizzato: «Kennst Du das Land, wo die Zitronen bluhen?», lo conosci questo bellissimo e tremendo Paese dove fioriscono i limoni e gli aranci, i rapimenti e gli attentati, la cortesia e il delitto, dovevano pagare anche loro? Forse era meglio vagheggiarlo nella fantasia. Ci sono genitori che cercano i figli; dov’erano diretti? Perché si sono fermati qui? Da quanto tempo favoleggiavano questa trasferta? E le signorine del telefono, già, che cosa è successo alle ragazze dal grembiule nero che stavano dietro il banco dell’interurbana: chi era in servizio? Qualcuna aveva saltato il turno? Che cosa gioca il caso?
Poi, l’altra ipotesi, quella dello sconosciuto che deposita la scatola di latta, che lascia tra le valigie o abbandonata in un angolo, magari per celebrare un anniversario che ha un nome tetro, «Italicus», perché vuol dire strage e un tempo «Italicus» significava il duomo di Bolsena, le sirene dei mari siciliani, i pini di Roma, il sorriso delle donne, l’ospitalità, il gusto di vivere di un popolo. Non mi pare possibile, perché sarebbe scattato l’inizio di un incubo, la fine di un’illusione, perché fin lì, pensavamo, non sarebbero mai arrivati.
«Stazione di Bologna», come un appuntamento con la distruzione, non come una tappa per una vacanza felice, per un incontro atteso, per una ragione quotidiana: gli affari, i commerci, le visite, lo svago. Come si fa ad ammazzare quelle turiste straniere, grosse e lentigginose, che vedono in ognuno di noi un discendente di Romeo, un cugino di Caruso, un eroe del melodramma e della leggenda, che si inebriano di cattivi moscati e di sole, di brutte canzoni? Come si fa ad ammazzare quei compaesani piccoli e neri, che emigrano per il pane e si fermano per comperare un piatto di lasagne, che consumano seduti sulle borse di plastica? Come si fa ad ammazzare quei bambini in sandali e in canottiera che aspettano impazienti, nella calura devastante, la coca cola e il panino e non sanno che nel sotterraneo, non lo sa nessuno, c’è un orologio che scandisce in quei minuti la loro sorte?
Vorrei vedere che cosa contengono quei portafogli abbandonati su un tavolo all’istituto di medicina legale: non tanto i soldi, di sicuro, patenti, anche dei santini, una lettera ripiegata e consumata, delle fotografie di facce qualunque, di quelle che si vedono esposte nelle vetrine degli «studi» di provincia: facce anonime, facce umane, facce da tutti i giorni. Dicono i versi di un vero poeta, che è nato da queste parti e si chiama Tonino Guerra: «A me la morte / mi fa morire di paura / perché morendo si lasciano troppe cose che poi non si vedranno mai più: / gli amici, quelli della famiglia, i fiori / dei viali che hanno quell’odore / e tutta la gente che ho incontrato / anche una volta sola». Sono facce che testimoniano questa angoscia, ma nessuno ha potuto salvarle.
«Stazione di Bologna». D’ora in poi non ascolteremo più l’annuncio con i sentimenti di una volta; evocava qualcosa di allegro e di epicureo, tetti rossi e mura antiche, civiltà dei libri, senso di giustizia, ironia, rispetto degli altri, massi, anche la tavola e il letto, il culto del Cielo e il culto per le buone cose della Terra.
Ora, ha sapore di agguato e di tritolo. Perché il mondo è cambiato e in peggio: i figli degli anarchici emiliani li battezzavano Fiero e Ordigno, quelli dei repubblicani Ellero e Mentana, quelli dei socialisti Oriente e Vindice, quelli dei fascisti Ardito e Dalmazia, una gli insegnavano a discutere a mensa imbandita. Si picchiavano anche, si sparavano, talvolta, ma il loro ideale era pulito e non contemplava l’agguato: Caino ed Erode non figuravano tra i loro maestri.
«Stazione di Bologna»: si può anche partire, per un viaggio senza ritorno.
“Enzo Biagi scrisse il 2 agosto 1980 sulla strage alla stazione di Bologna sul Corriere della Sera.”
#stragedibologna #2agosto1980 #pernondimenticare #diariodiunferroviere
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giardinoweb · 8 months
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