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#ernesto calindri
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Claudia Cardinale in 'Il Signore Delle 21':
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Ernesto Calindri interviews Claudia Cardinale in 1962 on the television broadcast 'Il Signore Delle 21'.
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lamilanomagazine · 2 years
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Cine34, la maratona-omaggio a Gina Lollobrigida
 Cine34, la maratona-omaggio a Gina Lollobrigida.   Oggi, lunedì 23 gennaio, dalle ore 18.30 a notte inoltrata, su Cine34, maratona-omaggio dedicata a Gina Lollobrigida, star del cinema italiano e internazionale: film, approfondimenti e documenti di repertorio, vedono protagonista l’attrice nata 4 luglio 1927, a Subiaco, in provincia di Roma. L’apertura della retrospettiva spetta alla riproposizione dello Speciale TG5: Indimenticabile Diva - Addio Lollo, a cura di Anna Praderio, seguita, alle 19.00, dal film drammatico Il Grande Gioco. In prima serata, spazio alla commedia con Io, Io, Io… gli altri, dove Gina spicca nel super-cast composto da Silvana Mangano, Walter Chiari, Vittorio De Sica, Nino Manfredi, Marcello Mastroianni, Vittorio Caprioli, Paolo Panelli, Mario Scaccia, Franca Valeri, Sylva Koscina e Lelio Luttazzi. Alle 23.00 viene riproposta l’intervista a Gina Lollobrigida al Maurizio Costanzo Show, del 29 novembre 2017. La chiusura, alle 23.30, spetta a Venere Imperiale, drama italo-francese, per il quale l’attrice è stata insignita di un David di Donatello e di un Nastro d'argento.   Il tributo a Gina Lollobrigida andrà in onda anche su Mediaset Italia, l’offerta televisiva del Gruppo, disponibile in ogni parte del mondo, pensata per chi vive fuori dal territorio nazionale e per coloro che amano l’Italia, la sua cultura e le sue tradizioni.     - SPECIALE TG5: INDIMENTICABILE DIVA - ADDIO LOLLO Riproposizione dell’approfondimento della testata diretta da Clemente Mimun, a cura di Anna Praderio.   - IL GRANDE GIOCO 1954, di Robert Siodmak B/N, tit. or. Le grand jeu, drammatico, Francia con Gina Lollobrigida, Jean-Claude Pascal, Arletty, Raymond Pellegrin.   - IO, IO, IO... GLI ALTRI 1966, di Alessandro Blasetti B/N, commedia, Italia-Francia sceneggiatura di, tra gli altri, Blasetti, Age & Scarpelli, Suso Cecchi D'Amico, Ennio Flaiano con Gina Lollobrigida, Silvana Mangano, Walter Chiari, Vittorio De Sica, Nino Manfredi, Marcello Mastroianni, Vittorio Caprioli, Marisa Merlini, Paolo Panelli, Mario Scaccia, Franca Valeri, Sylva Koscina, Lelio Luttazzi, Marina Malfatti.   - MAURIZIO COSTANZO SHOW 29 novembre 2017 estratto dell’intervista di Costanzo a Gina Lollobrigida, accolta dal pubblico con una standing ovation.   - VENERE IMPERIALE 1962, regia di Jean Delannoy col., drammatico, Italia-Francia costumi di Giancarlo Bartolini Salimbeni con Gina Lollobrigida, Stephen Boyd, Raymond Pellegrin, Micheline Presle, Lilla Brignone, Gabriele Ferzetti, Giulio Bosetti, Ernesto Calindri, Massimo Girotti.  ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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perfettamentechic · 3 years
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9 giugno … ricordiamo …
9 giugno … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic #felicementechic #lynda
2020: Pau Donés, Pau Donés Cirera, è stato un cantautore e chitarrista spagnolo. (n. 1966) 2017: Adam West, attore e doppiatore statunitense. (n. 1928) 2014: Rik Mayall, attore, comico e scrittore britannico.  (n. 1958) 1999: Ernesto Calindri, è stato un attore italiano di teatro, cinema e televisione. (n. 1909) 1996: Rafaela Aparicio, attrice spagnola (n. 1906) 1993: Alexis Smith, attrice e…
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pinknachowitch · 2 years
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#renatorascel #ernestocalindri #paoloferrari #enzogarinei
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Il 25 marzo l’Italia celebra il suo primo Dantedì
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Il consiglio dei ministri ha recentemente deciso di dedicare un giorno al nostro poeta nazionale: il 25 Marzo sarà quindi il Dantedì. Sull’opportunità o meno di questa decisione rimandiamo nel link all’articolo di Stefano Jossa, noi ci limitiamo a promuovere questa iniziativa, consapevoli che le nostre forze sono assolutamente impari all’impresa. Ricorriamo perciò alle parole di Borges che così sintetizza la grandezza del poema dantesco: “Non c’è cosa sulla terra che non sia anche lì, ciò che fu, ciò che è e ciò che sarà, la storia del passato e quella del futuro”. Insomma un’opera enciclopedica, una summa, con in più, rispetto a Iliade e Odissea, il valore aggiunto del riferimento all’attualità, presenza costante nelle tre cantiche, che fa della Divina Commedia un vero e proprio epos moderno (e della Commedia come “paradigma moderno” si parla anche in questo articolo). 
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Appunto sulla modernità di Dante, citiamo anche questo interessante articolo di Corrado Bologna che definisce la comedìa “il più moderno dei libri, il più novecentesco. Così, nel Discorso su Dante (1933), forse il saggio dantesco più profondo e originale di tutto il Novecento, Mandel’štam volge in straordinarie immagini metaforiche, che Dante avrebbe amato, la struttura cosmica della Commedia. In faccia alla morte, nel gulag di Stalin, questo poeta-glossatore di genio traduceva in russo per i suoi compagni di sventura Dante, Petrarca e Ariosto”. 
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E a proposito di Ariosto, non vi pare che l’incipit dell’Orlando furioso (Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese io canto) ricordi i versi danteschi: Le donne e ' cavalier, li affanni e li agi / che ne 'nvogliava amore e cortesia (Pg XIII 109-110)? Ma, va da sé, tutti i nostri grandi scrittori hanno risentito in qualche misura dell’influsso di Dante, da Petrarca, che ostentava di non averlo mai letto, mentre i Trionfi abbondano di richiami alle terzine dantesche, a Boccaccio, che lo adorava al punto da tenere letture pubbliche della Commedia nella Badìa fiorentina (un po’ come hanno fatto Benigni e Sermonti), a Leopardi, a Montale.
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Ma se Osip Mandel’štam leggeva Dante nel gulag, non possiamo certo dimenticare Primo Levi che ad Auschwitz per annullare la cieca disumanità del campo di concentramento ricorreva a Dante, ricordando che gli uomini non sono stati creati per viver come bruti, / ma per seguir virtute e canoscenza (If XXVI 119-120).
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Molti attori si sono cimentati nella lettura della Divina Commedia, tra i quali Carmelo Bene, Vittorio Gassman, Giorgio Albertazzi, Roberto Herlitzka, Arnoldo Foà, Tino Carraro, Romolo Valli, Tino Buazzelli, Anna Proclemer, Ernesto Calindri.
Per quanto riguarda il cinema, citiamo i due estremi: da Inferno, del 1911 (“Nel cinema muto degli anni Dieci, La Divina Commedia. Inferno della Milano Films detiene i primati di altezza culturale, di lunghezza e non solo. Nel 1911 cade il 50° anniversario dell’Unità d’Italia: Dante, già mito risorgimentale, diventa simbolo delle aspirazioni irredentiste e nazionaliste. Inferno è stato restituito alla sua edizione princeps, alla corretta successione delle inquadrature, alla pienezza della sua luce da un lungo lavoro di restauro. Cent’anni dopo, lo spettatore si trova nuovamente avvolto nella visione orrida e meravigliosa di figurazioni ispirate a Gustave Doré e ad altri illustratori, ma come rivisitate da un Méliès crudele: desolazione delle lande bucate dai sepolcri aperti, bagliori repentini, la petrosità degli orridi, l’acume dei roveti secchi, dannati striscianti o che procedono decapitati mutilati sventrati, le fattezze bizzarre delle creature mitologiche, le mostruose metamorfosi...”), a Woody Allen che in Harry a pezzi (1997) fa interpretare al suo antagonista la parte del diavolo, in un contesto in cui evidenti sono i richiami all’Inferno di Dante (in questo articolo si cerca di sciogliere tutti i riferimenti culturali presenti nel film, vero modello del famoso ‘citazionismo’ di Allen).
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Per le immagini, citiamo il volume La Divina Commedia di Dante Alighieri di Doré che raccoglie tutte le 135 illustrazioni, corredate da “brevi note che intendono inquadrare la singola illustrazione nel disegno del poema dantesco, allo scopo di aiutare a leggere e capire l’immagine, ma anche di invitare il lettore a prendere o a riprendere in mano il testo originale”. Il volume è arricchito dalla preziosa prefazione di Théophile Gautier. Più recente (2018) il libro Dante per immagini, di Lucia Battaglia Ricci, che accompagna il lettore dalle miniature dei manoscritti trecenteschi fino all’arte contemporanea.
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Vogliamo concludere rinfrescando la memoria con qualche citazione, come: Capo ha cosa fatta (If XXVIII 107), ne la chiesa / coi santi, e in taverna co’ ghiottoni (If XXII 14-15) ormai entrate nell’uso comune; pensa che questo dì mai non raggiorna! (Pg XII 84), Vassene ’l tempo e l’uom non se n’avvede (Pg IV 9), perder tempo a chi più sa più spiace (Pg III 78) sulla fugacità del tempo, tema assai caro al poeta; e due meravigliose similitudini:
E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l’acqua perigliosa e guata, così l’animo mio, ch’ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva. (If I 22-27)
Come le pecorelle escon del chiuso a una, a due, a tre, e l’altre stanno timidette atterrando l’occhio e ’l muso; e ciò che fa la prima, e l’altre fanno, addossandosi a lei, s’ella s’arresta, semplici e quete, e lo ’mperché non sanno. (Pg III 79-84)
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chez-mimich · 2 years
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NOVARA JAZZ 2022: WE3
Se Jimmy Giuffre diceva che il rumore delle stoviglie di un ristorante ci poteva star bene in un brano jazz suonato dal vivo, come la mettiamo con il traffico? Beh, non sarà la prima e nemmeno l’ultima volta che Novara Jazz è pronta a raccogliere una sfida e, come Ernesto Calindri che i meno giovani ricorderanno al centro di una rotonda per pubblicizzare un celebre amaro, ecco che Corrado Beldi e Riccardo Cigolotti pensano bene di piazzare i musicisti di "We3" alla Barriera Albertina di Novara, punto nodale del traffico veicolare della città. E allora? Sfida vinta naturalmente, poiché i "We3”, ovvero Francesco Chiapperini al sax baritono, clarinetto basso e synt, Luca Pissavini al contrabbasso, e Stefano Grasso alla batteria, sembrano completamente a loro agio tra clacson e rombo di motori. Pubblico attentissimo e automobilisti distratti dalla musica, e che musica! Brani originali di Francesco Chiapperini e omaggi a Sun Ra e Barre Philipps. La vena creativa di Francesco Chiapperini non sembra esaurirsi ed è una vena che spazia dalle citazioni del grande jazz alla musica popolare (ricordiamo i suoi due magnifici lavori sulle musiche tradizionali della settimana Santa in Puglia e quello più recente sui canti della montagna), fino alle soglie (e oltre) del Free Jazz. Senza nulla togliere ai brani di mostri sacri, i pezzi originali sono sembrati carichi di novità e di fulgore creativo e la possenza del suono ha avuto la meglio sulla mobilità urbana (sempre poco sostenibile). C'è stato solo il tempo per un piccolo spuntino e un calice di buon vino offerto dalla Azienda agricola Barbaglia, e poi via per il prossimo concerto…
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milanonews · 4 years
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Materiali antibatterici, tecnologia e spazi «fluidi»: uffici versione smart
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Così si trasformano (e si innovano) le sedi aziendali. «The Sign», il complesso per uffici in costruzione tra via Schievano, via Italo Svevo e Ernesto Calindri in zona Moncucco-Romolo; interni a prova di Covid in un progetto di Lombardini22 Fonte: Corriere della Sera
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pangeanews · 5 years
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Il “caso Bontempelli”: una vigliaccata all’italiana
Basta un frammento per tratteggiare una pagina di Storia. Questo, in effetti, è il ruolo di chi s’inabissa negli archivi, facendo sub tra i documenti. Altrimenti, di per sé, il documento non testimonia altro che la sua inutilità. Terminata la solfa, veniamo al punto, che ha un nome e un cognome. Massimo Bontempelli. Non vi ricordate chi è Massimo Bontempelli? Nessun problema, è normale, in questo Paese dei nani, dove modesti scrivani vengono spacciati per grandi scrittori, dimenticare i giganti. Per farla breve:
*Bontempelli è nato a Como nel 1878, ha studiato al ‘Parini’ di Milano dove è svezzato alla letteratura da Alfredo Panzini, il suo professore;
*Bontempelli, medaglia di bronzo al valor militare durante la Prima guerra, amico intimo di Giorgio De Chirico e di Alberto Savinio, è tra i fondatori, nel 1918, del Partito Politico Futurista di Filippo Tommaso Marinetti, ma gliene fregava poco;
*Bontempelli, amico intimo di Pirandello, fu sfidato a duello nella casa di costui da Giuseppe Ungaretti, a causa di una polemica giornalistica: Ungà ebbe la peggio, fu lievemente ferito, infine, divennero amici più di prima;
*All’urlo di “unico strumento del nostro lavoro sarà l’immaginazione”, Bontempelli è il fondatore del realismo magico, dando vita a romanzi importanti come La scacchiera davanti allo specchio (1922): dai surrealisti ai sudamericani – Gabriel Garcìa Marquez lo conoscete di certo – tutti a imitare Bontempelli;
*Insieme a Curzio Malaparte, Bontempelli, polemista coi controcosi, s’inventò 900, la prima rivista italiana davvero ‘internazionale’, in barba all’autarchia fascista: tra i redattori figurava gente come James Joyce, André Malraux, Rainer Maria Rilke e Virginia Woolf (l’Ulisse arrivò in Italia per la prima volta grazie a 900);
*Bontempelli si iscrive al Partito Nazionale Fascista nel 1924, insieme all’amico Pirandello, nel 1930 è eletto Accademico d’Italia, nel 1938 è espulso dal partito perché ne critica l’imbarbarimento militarista e perché “rifiutò la cattedra di letteratura italiana all’università di Firenze, tolta a Momigliano, per l’applicazione delle leggi razziali”;
*Bontempelli scrive, nel primo editoriale di 900: “Oggi abbiamo in Europa due tombe della democrazia ottocentesca. Una è a Roma, l’altra è a Mosca. A Mosca la tomba é vigilata da misteriose fiere che tentano il suolo. A Roma da pattuglie di falchi che a forza di guardare nel sole finiranno forse per cambiarne il corso. (…) Noi nel momento stesso che ci sforziamo essere degli europei, ci sentiamo perdutamente romani”;
*Presso la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara possiamo assistere a un brandello di Bontempelli, attraverso un ricordo di Giovanni Comisso. “Andai a trovare Filippo De Pisis di ritorno a Milano. Abitava sempre all’albergo Vittoria e mi fece vedere un grande quadro fatto a Rimini, il ritratto di Allegro, un ragazzo con gli occhi verdi che aveva conosciuto sulla spiaggia. Era con me Massimo Bontempelli e al vederlo disse che quel quadro apparteneva a un nuovo classicismo”;
*Bontempelli ha scritto alcuni dei libri più affascinanti e influenti della letteratura italiana del Novecento, eppure, chi si ricorda di Bontempelli? I suoi testi sono pressoché scomparsi dal mercato editoriale, distillati da piccoli editori, il ‘Meridiano’ Mondadori delle Opere scelte, vecchio di secoli – è del 1991 – non facilita la divulgazione.
*
Comincia la caccia al fascista. Per lo scrittore fu usato “un rigore inaudito”
A Bontempelli fu comminata una delle più clamorose porcate politiche che la storia repubblicana ricordi. Lo scrittore, prima convinto fascista poi espulso e minacciato dal partito per il suo connaturato anticonformismo, fu eletto il 18 aprile 1948 Senatore della neonata Repubblica Italia tra le fila del Fronte Democratico Popolare – cioè, la fusione tra i Comunisti di Togliatti e i Socialisti di Nenni – nel seggio di Siena. Neanche un anno e mezzo dopo, nel febbraio del 1950, Bontempelli, tra i massimi scrittori italiani del primo Novecento, fu letteralmente defenestrato dal Senato. Come mai? Perché Bontempelli fu accusato di “propaganda fascista”. Ma come, se Bontempelli è stato fascista ed espulso dal fascismo? Perché secondo la legge elettorale del 5 febbraio 1948, articolo 93, “non sono eleggibili a senatori per 5 anni dall’entrata in vigore della Costituzione, gli autori di libri o testi scolastici di propaganda fascista ed i docenti di mistica fascista”. E allora? E allora Bontempelli, nel 1935, compilò una antologia scolastica dal titolo Oggi. Che a dire del Senato fu ‘fascistissima’.
*
La discussione parlamentare sul ‘caso Bontempelli’ è emblematica del clima della ‘caccia al fascista’ postbellico. Gli sforzi del Senatore Giuseppe Proli, avvocato – sia lode a lui – di portare alla ragione i ‘compagni’ senatori (“non potete dire che questa antologia sia un libro omogeneo in cui sia espresso il pensiero, l’animo di Bontempelli”) servì a pochissimo. Il Senatore Giacinto Genco, addirittura, espresse “un certo disagio nel sedere accanto ad un uomo che non soltanto ha avuto la tessera fascista, che non solo è stato foraggiato dal fascismo, che non solo ha fatto propaganda fascista, ma che ha anche aspettato il 25 luglio per convertirsi!”. Ci mancava solo la ghigliottina. Esito: Bontempelli fu cacciato dal Senato per 112 voti contro 101. Perfino Alberto Asor Rosa, critico letterario col colbacco, sottolineò che Bontempelli fu bacchettato “con un rigore non usato nel confronto di altri”. Tanti mutarono casacca, da nera a rosso fuoco, nessuno ebbe a ricordare le straordinarie ‘leccate’, sul Bargello, al deretano letterario di Mussolini da parte di Elio Vittorini, futuro guru della cultura ‘a sinistra’. Ci voleva il capro espiatorio l’intellettuale da mandare alla gogna: Bontempelli si prestò. Bontempelli, per inciso, fu sostituito al Senato da Felice Platone, comunista, partigiano e tra gli organizzatori della resistenza ad Asti. Insomma, un pedigree che non dava problemi.
*
1949: Bontempelli è giurato del Premio Riccione mentre in Senato mirano a cacciarlo. Un delle lettere custodite negli Archivi del Premio, un patrimonio da tutelare
A Riccione, le (rare) lettere dal Senato
Veniamo al tassello ritrovato che ci ha fatto ricostruire la cornice di questa vergognosa storia patria. Tra i pochi difensori di Bontempelli si segnala l’onorevole Umberto Terracini, già Presidente dell’Assemblea Costituente e (ecco il punto archivistico) nobile promotore del Premio Riccione per la drammaturgia, nel 1947. “L’antologia redatta dal Bontempelli”, dirà Terracini durante l’aspra discussione al Senato, “era per l’appunto destinata allo studio della lingua italiana. Non era un ‘testo scolastico di propaganda fascista’”. Eccoci al punto. Massimo Bontempelli è giurato del Premio Riccione nel 1949 e nel 1950, il biennio ‘caldo’ in cui prima è eletto Senatore poi è cacciato dal Senato. Di lui restano, negli archivi del Premio Riccione, che stanno nei sotterranei della Biblioteca civica, delle testimonianze sugose. Ad esempio, rari biglietti con l’intestazione “Senato della Repubblica” in cui lo scrittore, pur afflitto “da un periodo di impegni con parecchie assenze”, “vista l’urgenza”, allega i suoi giudizi in merito ai testi partecipanti al concorso. In sostanza, si tratta di oltre una ventina di biglietti, tutti manoscritti, memoria della sapienza drammaturgica di Bontempelli – suoi testi sono stati messi in scena da Anton Giulio Bragaglia, dalla compagnia di Pirandello, da Anna Proclemer ed Ernesto Calindri – che andrebbero studiati dalle accademie, facessero ancora il loro mestiere. Il Premio Riccione del 1949, partecipato da Bontempelli come Senatore, andò a Ezio D’Errico, giallista di fama, sceneggiatore per il cinema – tra le molte cose, scrisse con Ennio Flaiano Terrore sulla città, Atto d’accusa, con Marcello Mastroianni e Cortocircuito, con Mario Monicelli. Bontempelli morì dieci anni dopo, “gli ultimi anni furono tristi, per gli acciacchi della vecchiaia e l’isolamento in cui lo scrittore e la sua opera erano caduti” (Asor Rosa). Nonostante tutto, nel 1953, lo scrittore ottenne il Premio Strega per L’amante fedele. A che la storiella tragica? Per ribadire – ancora – la necessità di un lavoro profondo negli archivi, spesso lasciati alla mercè dell’oblio, del caso, dei buoni di cuore, senza alcun progetto concreto di rilancio e di studio.
Davide Brullo
*Quando l’entusiasta, irrefrenabile Fulvia Toscano mi dice, “Vuoti di memoria”, esulto. Eccola, la formula esatta! Nell’ambito dell’ambìto festival “Naxoslegge”, organizzato con molteplice passione dalla Toscano, martedì 10 settembre, dalle 17,30, al Parco archeologico di Taormina, a Giardini Naxos, parlerò di “scrittori e poeti oltraggiati dalla Storia”. Parlerò anche di Massimo Bontempelli, bombardato da un doppio ‘vuoto’: quello critico, attuale – chi lo legge?, l’inventore del “realismo magico” resta una nota a margine del fermento antologico scolastico; e quello storico. Il Senato gli fece il vuoto, dopo essere stato democraticamente eletto, cacciandolo, dopo una paradossale discussione parlamentare, con un atto di vendetta postuma francamente bieco. Gli rinfacciarono il passato da fascista. Soltanto a lui. Parlerò di altri, di Pasternak e di Simone Cattaneo, di Hermann Broch e di Visar Zhiti: di chi è morto o ha vissuto il carcere per essere poeta non omologato alla lingua ufficiale, decretata dal potere dominante. Nel vuoto, in ogni caso, lo scrittore s’insinua per radicare il proprio mondo, inattaccabile: egli si fa vuoto, ‘fa il vuoto’ per costruire una parola più penetrante e duratura, sinuosa, rispetto a quella del proprio tempo. Lo scrittore, in contrasto alla moda e al sorriso della gloria, in controtempo e in contropiede, è il pioniere delle storie che verranno. Questa gli pare troppo angusta.  
L'articolo Il “caso Bontempelli”: una vigliaccata all’italiana proviene da Pangea.
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Il mio elemento naturale, qui ritrovo equilibrio e carica per affrontare lo stress della vita moderna, sembra uno spot della Cynar di Ernesto Calindri, un saluto a tutti #Pasqualozzi https://www.instagram.com/p/B005jOzozY6/?igshid=1jao9javrvifz
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perfettamentechic · 2 years
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9 giugno … ricordiamo …
9 giugno … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic
2020: Pau Donés, Pau Donés Cirera, è stato un cantautore e chitarrista spagnolo. (n. 1966) 2017: Adam West, attore e doppiatore statunitense. (n. 1928) 2014: Rik Mayall, attore, comico e scrittore britannico.  (n. 1958) 1999: Ernesto Calindri, è stato un attore italiano di teatro, cinema e televisione. (n. 1909) 1996: Rafaela Aparicio, attrice spagnola (n. 1906) 1993: Alexis Smith, attrice e…
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La modernità di Pirandello
Certo non poteva bastare un solo blog per celebrare i 150 anni dalla nascita (28 giugno 1867) di Luigi Pirandello (premio Nobel nel 1934), e subito rimediamo.
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Che sia sempre attuale (in realtà non solo era in anticipo con i tempi in narrativa, ma vero creatore di un nuovo tipo di teatro) è quasi scontato dirlo. Ma possiamo anche dimostrarlo: Andrea Camilleri, amante di Pirandello certo non solo per motivi di pura corregionalità, lo ricorda quasi in ogni suo romanzo e ha pubblicato su di lui la Biografia del figlio cambiato. Nell’ultimo giallo con protagonista il commissario Montalbano, La rete di protezione, l’autore cita un racconto di Pirandello, Lontano, come spunto per la trama della fiction in corso di produzione proprio a Vigàta.
Le novelle le consigliamo proprio di cuore. Il titolo è Novelle per un anno, ma purtroppo l’autore si è fermato a 256. Sono sempre originali, la scrittura è scorrevole, accattivante, in ognuna c’è almeno un neologismo, un aforisma, una lezione di vita, da molte sono stati tratti film (Il viaggio, di Vittorio De Sica, con Sophia Loren e Richard Burton; dei fratelli Paolo e Vittorio Taviani Kaos, con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia in veste inedita, e Tu ridi, con Sabrina Ferilli, Antonio Albanese e Luca Zingaretti; il bellissimo La balia di Marco Bellocchio) o episodi (come La patente con Totò, e Marsina stretta con Aldo Fabrizi dal film di Luigi Zampa Questa è la vita).
Una curiosità: proprio da una novella di Pirandello, In silenzio, è stato tratto il primo film sonoro italiano, La canzone dell’amore, del 1930, famoso anche per la colonna sonora di Cesare Andrea Bixio, Solo per te Lucia.
È molto più facile fare il male che il bene, non solo perché il male si può fare a tutti e il bene solo a quelli che ne hanno bisogno; ma anche, anzi sopra tutto, perché questo bisogno d’aver fatto il bene rende spesso così acerbi e irti gli animi di coloro che si vorrebbero beneficare, che il beneficio diventa difficilissimo. (dalla novella “Bene e male”)
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Per il teatro, infinite sono le produzioni e i film, citiamo solo una delle poche pièce del Nostro a lieto fine, Ma non è una cosa seria nella magnifica interpretazione di Tullio Solenghi ed Ernesto Calindri per la regia di Edmo Fenoglio, ma ricordiamo anche quella con Lauretta Masiero, quella con Alberto Lionello e il delizioso film di Mario Camerini con Vittorio de Sica. 
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Freud in una famosa lettera scrisse a Schnitzler di avere per lungo tempo cercato di evitare di incontrarlo, nel timore di vedere in lui il proprio sosia. Con questo egli intendeva sottolineare la grande abilità dello scrittore nello scrutare a fondo l'animo umano. Che dire allora di Pirandello, se non che è stato, in ogni sua opera, uno dei precursori della psicanalisi? Paradossalmente però (ma il paradosso non è una delle più appuntite armi pirandelliane?), la grande carica innovativa che ne fa uno scrittore sempre attuale, si scontra con la sua personale avversione per la modernità e soprattutto per la meccanizzazione (ne Il fu Mattia Pascal critica persino l’introduzione del tram a Milano). Questo tema è evidente ne I quaderni di Serafino Gubbio operatore, in cui il protagonista, ridotto a una mano che gira una manovella, arriverà a tal punto di disumanizzazione da assistere impassibile alla morte dell’attrice continuando a girare la manovella e a riprendere la scena. Il luddismo ha trovato la sua interpretazione filosofica? E che ne è della sensibilità umana nel mondo di oggi? Uno scrittore (romanziere e saggista), un drammaturgo, un filosofo, un poeta, un pittore, uno psicologo che ha sempre qualcosa da dirci e sa spiegarci chi siamo: Luigi Pirandello.
L’uomo che prima, poeta, deificava i suoi sentimenti e li adorava, buttati via i sentimenti, ingombro non solo inutile ma anche dannoso, e divenuto saggio e industre, s’è messo a fabbricar di ferro, d’acciajo le sue nuove divinità ed è diventato servo e schiavo di esse. Viva la macchina che meccanizza la vita!
Non dubito però, che col tempo – sissignore – si arriverà a sopprimermi. La macchinetta – anche questa macchinetta, come altre macchinette, girerà da sé. Ma che cosa farà poi l’uomo quando tutte le macchinette gireranno da sé, questo, caro signore, resta ancora da vedere.
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