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#esc 1978
eurovisionart · 2 years
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🇮🇪 Colm Wilkinson – Born to Sing
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eurovision-facts · 1 year
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Eurovision Fact #352:
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The Eurovision Song Contest was first broadcast to Dubai in 1978.
[Source]
Paris 1978, Eurovision.tv.
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vintageurovision · 2 years
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Det blir alltid värre framåt natten   /   But it always gets worse towards the night Långt från alla ljusen, alla skratten   /   Far away from all the lights and all the laughter Ligger vaken, tänker på dig  /  I lie awake, thinking about you Minns för mycket och är ensam /  Remembering too much, feeling lonely [x]
Det Blir Alltid Värre Framåt Natten, Björn Skifs | Sweden, Eurovision Song Contest Concours Eurovision de la Chanson 1978
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diceriadelluntore · 18 days
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Storia Di Musica #340 - INXS, Kick, 1987
La band di oggi, a metà anni '80, era tra le più famose del mondo. Ma credo che anche all'epoca pochissima sapessero che il nucleo centrale di questo gruppo australiano fosse formato da tre fratelli. tutto inizia a Perth, nel 1979: i fratelli Farris, Tim, Andrew e Jon che avevano già un gruppo dal nome, inequivocabile, di The Farris Brothers, aggiungono al nucleo fondativo Kirk Pengilly, Garry Beers e un cantante, amico di liceo di Tim, Michael Hutchens. Si spostano a Sydney, dove cambiano nome in INXS ( da leggere come "In Excess") dove ottengono un contratto con una piccola etichetta indipendente, la Deluxe, con cui pubblicano il primo singolo, Simple Simon. Erano gli anni della pulizia dal rumore del punk, dell'arrivo della elettronica "dolce" e della new wave. È in questo solco che la band si muove, ma si apre in maniera piuttosto originale al funk e a piccoli innesti dance. All'inizio concentrano le energie nella nativa Australia, dove ottengono un buon successo con il loro primo disco, del 1980, intitolato INXS, che si ripete nel 1981 con Underneath The Colours, con la prima hit, una cover di un classico della musica australiana coverizzato, The Loved One, successo del 1966 dei The Loved Ones. Nel 1982 tentano il grande salto. Vanno in Inghilterra, dove li scrittura la WEA e la Atlantic li distribuisce negli Stati Uniti. Shabooh Shoobah del 1982 ha il primo singolo di successo mondiale, Don't Change, e il seguente tour internazionale al seguito di The Kinks e Adam And the Ants li fa conoscere in mezzo mondo. Nel 1984 ancora maggiore successo ottiene The Swing, trascinato dal singolo Original Sin, prodotto da Nile Rodgers. Il successo è sempre crescente: nel 1985 partecipano da Sydney al Live Aid, nel 1986 suonano con i Queen alla Royal Albert Hall, Hutchens addirittura esordisce come attore protagonista in Dogs In Space, film che lo vede interpretare Sam, il frontman avvezzo alla sostanze di una band post punk nel 1978 a Melbourne.
Dopo un tour lunghissimo, e con il management che ne programma uno nuovo in Europa, la band torna in studio. Guidati dal produttore Chris Thomas, uno dei grandi produttori inglesi (a lavoro con The Beatles, Pink Floyd, Procol Harum, Roxy Music, Badfinger, Elton John, Paul McCartney, Pete Townshend, Pulp, The Pretenders) le prime prove avvengono addirittura nella spettacolare Sydney Opera House. Il suono è più maturo, gli innesti da altri generi eclettici, i riff invidiabili e la voce di Hutchens è ormai una garanzia. Thomas però vorrebbe più canzoni, anche in previsione dell'atteso e imminente tour europeo, quindi manda Hutchens e Andrew Farris a Honk Kong, dove i due acquistarono un appartamento. Un giorno, mentre è in attesa di un taxi, a Andrew viene in mente una melodia, proprio mentre il taxi è arrivato. Chiede al tassista di aspettarlo cinque minuti, ma lui sale nel suo appartamento, scrive e registra i demo di una canzone, la riporta sulla cassetta e 45 minuti dopo, nonostante la furiosa cazziata del tassista, la porta a Hutchens che lo aspettava in un bar, e in dieci minuti ne scrive il testo, per quello che sarà il singolo di apertura, e hit mondiale, del nuovo disco.
Kick esce il 19 ottobre del 1987, un mese prima, il 21 Settembre, fu preceduto da quella canzone: Need You Tonight, dal ritmo funky, la voce sensuale di Hutchens e un bellissimo video musicale (che vinse nel 1988 5 MTV Video Music Awards) trascinano il brano in cima alle classifiche (primo negli Stati Uniti e secondo in Gran Bretagna) e proietta il disco e la band in una nuova dimensione. Tutte le canzone sono scritte dal duo Hutchens - Andrew Farris, che mediano tra il suono molto funk dei primi dischi a quello mainstream rock dei primi dischi a distribuzione internazionale. Più che altro, hanno il tocco magico di scrivere canzoni che diventano famose per come rimangono in testa: New Sensation, Devil Inside, Mystify, la toccante Never Tear Us Apart, la ripresa di The Loved One ne fanno un disco di grande qualità e di grande successo, con una serie di ganci musicali memorabile. Il disco venderà milioni di copie e li fa diventare rockstar.
Arriveranno anche al Festival di Sanremo del 1988, però perdono il tocco magico: nonostante tour seguitissimi, in studio perdono la magia e X (1990) e Welcome To Wherever You Are (1992) sono accolti con freddezza e non regalano grandi canzoni. Parallelamente, Hutchens diventa molto più famoso dell'intera band, complice anche la relazione con Paula Yates, giornalista musicale famosa per le sue interviste particolari fatte in programmi come The Tube o The Big Breakfast, dove intervistava gli artisti in un letto e dal 1986 al 1996 moglie di Bob Geldof. Hutchens pensa ad una carriera solista, ma il 22 novembre del 1997 viene trovato morto impiccato in una camera di Hotel in Australia. In un primo momento si scatenano le voci incontrollate di un tragico gioco erotico, in seguito un'inchiesta medico legale, contestata da Yates, accerta che la morte del cantante è suicidio, cosa che non interrompe minimamente il gossip sulla vicenda.
La band, scossa dall'accaduto, sostituirà per un tour celebrativo Hutchens con Terence Trent D'Arby (che fu amante di Paula Yates quando era ancora sposata con Bob Geldof), inaugurando il nuovo stadio Olimpico di Sydney, e nel 2000 alla chiusura dei Giochi Olimpici nella città australiana del 2000. La band continuerà in maniera discontinua anche a suonare dal vivo fino al 2012, ma senza mai arrivare alla qualità di questo disco. Ci sono da raccontare ancora due aneddoti: Hutchens era probabilmente molto simpatico, perchè era amico di tantissimi musicisti. Simon Le Bon dei Duran Duran, scrisse per lui prima della sua morte, Michael, You've Got A Lot To Answer For dall'album Medazzaland del 1997, canzone che Le Bon non è mai riuscita a cantare dal vivo per l'emozione. E Bono dedicò all'amicizia con Hutchens un brano molto famoso, Stuck In A Moment You Can't Get Out Of, da All That You Can't Leave Behind del 2000, che immagina un impossibile dialogo tra i due con Bono che cerca di convincere Hutchens a non farlo:
I never thought you were a fool
But darling, look at you
You gotta stand up straight, carry your own weight
These tears are going nowhere, baby
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weirdthoughtsandideas · 3 months
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So I watched a video of an american explaining Eurovision and it was ok and all, but they also were 1. First time watchers 2. They only used sources from other americans. Like, they talked about "oh I tried asking some friends and no one knew, or they didn't even know about esc, so I don't know everything about this"
And it's like... fine. It was a fun video and all and I guess it can be easier for an american to explain to other americans rather than a european explaining to them. But I also kind of had this itch in my fingers about how... there's so many GOOD VIDEOS out there from people who have grown up with the contest explaining it. And NOT ONLY the "clean, super fun non-political contest <3" videos, but videos actually going into the real CONTROVERSIES!
People boycotted due to Israel this year, but I can promise you Israel's participation has ALWAYS been controversial. Since the 70s when they first competed. When they won in 1978, Jordanian broadcasting, instead of showing their win, started showing a slideshow of flowers and lied that Belgium had won. This is soon 50 years ago.
There's also been SO many voting scandals, dating back to literally the 1960s. No matter how non-political they claim to be, they never ever have been.
Not to mention how "inclusive and lgbtq+ friendly" they claim to be, but... trust me, they're not. THIS YEAR, they banned the fucking nonbinary flag, and the eventual winner of the contest, a nonbinary artist from Switzerland, snuck it in behind their backs.
There is a GREAT video I recommend you all to watch.
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They've always been so double faced. This is not new info. This video also made me, who has grown up with the contest, learn a lot more that I never knew before.
It is a contest that so many of us hold dear, but it has never, ever, been that sugar sweet and "inclusive", no matter what the media portrays it as.
Also, if someone wanted to know what actually went down during THIS YEAR ALONE (since this year had way more controversies than a usual year due to MANY REASONS), there's a guy that actually was there, working for the press, who tells ALL about both what happened on screen and OFF SCREEN.
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muppet-facts · 1 year
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Muppet Fact #681
Two Eurovision Song Contest entries have been performed in Sesame Street productions. "Sing Sang Song," Germany's entry from 1976, performed by the Les Humphries Singers, and "Disco Tango," Denmark's 1979 entry by Tommy Seebach.
The German entry was the title track of the disco Sesame Street LP Sing, Sang, Song Singalong. Elmo, Signe and the letter "D" all danced to "Disco Tango" in Sesamgade, the Danish co-production of Sesame Street.
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(Fact co-written with @eurovision-facts)
Sources:
Sesamgade. Afsnit 117: En stjerne på dansegulvet. February 14, 2010.
Sing, Sang, Song Singalong. Side one, track one, "Sing, Sang, Song." LP. 1978. (YouTube link).
"Sing, sang, song - Germany 1976 - Eurovision songs with live orchestra." escLIVEmusic1. YouTube. June 9, 2014.
"Eurovision Song Contest 1979 - Denmark - Tommy Seebach - Disco Tango." ESC Fan. YouTube. June 13, 2018.
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Sheila E. La E sta per Escovado. Nasce a Oakland, California, da un matrimonio misto tra una nera e un messicano. Dirla così potrebbe suggerire un quadro da suburbio squallido e vittima dello sprezzo razziale WASP. Non correte subito a rifugiarvi nelle solite immagini sociali. Suo padre non è un fattorino qualsiasi che cerca di mantenere la conigliata. Pete Escovado è un percussionista di fama internazionale. Già da ragazzo entra nel giro che conta, affastellando esperienze lavorative invidiabili, come quella assieme a Marvin Gaye.
Ma il vero fenomeno in famiglia è la piccola Sheila E. Ma ditemi se un talento in boccio non rigogli in un contesto simile. Suo zio Alejandro è un rispettato cantautore. Un altro zio, Javier, è il fondatore di una cult band punk rock californiana nota come The Zeros. I suo padrino è un certo Tito Puente… basta a dare un’idea?
DALLA CULLA AL PALCO
In una culla di stimoli come questa il talento eccezionale di Sheila E. non può che venir fuori come un portento sismico, no? E così non si stenta a credere che a 15 anni faccia già quello che fa ora ma pagata milioni. E visto il carnet di appuntamenti con la storia del pop-rock che ha già depennato. Roba da far impallidire i maschietti se proprio non possiamo evitare di metterla sul piano sessuale.
La sua prima esperienza ufficiale in uno studio di registrazione è nel 1976, quando ha appena diciannove anni, assieme al bassista jazz Alphonso Johnson (Santana). Ma in poco tempo il percorso già battuto da papà Pete, Sheila E. lo ripercorre pari pari e così veloce da lasciare una scia di fuoco alle calcagna.
UN PICCOLO PRINCIPE PER SHEILA E.
A vent’anni ha già suonato con George Duke, Marvin Gaye, Diana Ross e Herbie Hancock… Questo prima di esibirsi davanti a un certo ragazzetto bruttino ma affascinante che si fa chiamare Prince.
Lei ha una tale padronanza ritmica da intimidire turnisti che vantano oltre 30 anni d’esperienza. Per quello scugnizzo del funk è amore al primo beat.
La prima volta che si incontrano, nel 1978 Prince assiste a uno spettacolo di Sheila E. assieme al padre. Lui dopo lo show si fa avanti nervoso e imbarazzato. Le rivela che per tutta la sua esibizione ha litigato a oltranza con il suo bassista su chi dei due la porterà all’altare.
Lei ride, arrossisce ma non è tempo di matrimonio. Ha molti progetti, collaborazioni da paura, una carriera solista, tanto per dire, non può mica convolare a nozze. Il Principe Roger Nelson, giura che se non riuscirà a sposarla, di sicuro farà qualsiasi cosa per averla nella sua band. – Seguo la tua carriera da anni. So chi sei e ti vorrei con me.
Sheila E. stenta a crederlo ma prende nota e trascorre quasi più di un lustro di intensa attività concertistica e da turnista. Intreccia sempre più il proprio cammino a quello del principino. Batti oggi, batti domani, inizia un vero e proprio intruglio sentimental-artistico molto fertile e stimolante.
BATTERIA O MICROFONO?
Lui è premuroso, incoraggiante, convincente. Sembra avere una visione precisa e molto ambiziosa riguardo lei (insieme a letto?). Per via del suo talento, no? E si offre di spingerla (ehm…) un po’ nell’incipit della sua carriera come singer.
È quello che vuole, Sheila E.? Diventare come Diana Ross? Il problema di Sheila E. infatti è di non sapersi decidere tra la batteria e il microfono. Dopo tanta dedizione al primo strumento, negli iridescenti anni 80 decide di tentare con il secondo.
Prince approva e le regala una hit, The Glamourous Life, che inizialmente doveva essere incisa da Vanity. Chi è Vanity? Ma l’ex-compagna di lui e futura dalia nera delle scorribande di Nikki Sixx. Il bassista dei Crue le racconta nel libro The Heroin Diaries.
Il brano che da anche il titolo al primo album solista di Sheila E. si piazza in cima alle charts di dance music. Il connubio con Prince si perpetra nel tour di Purple Rain, dove lei apre i concerti. I due consumano una relazione infuocata ma inizialmente clandestina. Lui ufficialmente esce ancora con la corista ed ennesima figlioccia artistica Susanna Melvoin.
SHEILA E. DOPO IL SUCCESSO UN ALTRO SUCCESSO
Dopo il successo di The Glamorous Life, Sheila E. sempre assistita da Prince, incide Romance 1600. Il nuovo singolo vincente vanta sempre lo zampino del reuccio: A Love Bizarre.
Il brano porta l’album a nuovi traguardi di vendite rivelandosi il picco commerciale di Sheila E. da solista. Da qui però inizia ufficialmente il suo periodo discografico come batterista. Nello specifico e in esclusiva assoluta di Prince.
In realtà Sheila E. è già presente in Parade, ottavo disco del singer. Solo nei brani Life Can Be So Nice e Venus de Milo, però.
A partire da Sign O The Time (1985) sarà lei a occuparsi del cuore ritmico della musica del suo mentore e amante. A chi le addebita un’influenza creativa “princiana” lei ribatte che è stato lui a lasciarsi contaminare da lei.
Andatela un po’ a contraddire! In realtà si può affermare che quei due siano un buon esempio della correlazione tra equazione di Dirac e Amore. Due sistemi che si influenzano vicendevolmente danno una svolta alle rispettive carriere, l’uno grazie all’altro.
DOPO SIGN O THE TIME
Dopo Sign O The Time, Sheila resta al suo posto anche in Lovesexy. Il disco consacra Prince come una delle star di successo più controverse della storia del pop. Nel mentre lei non dimentica il suo terzo disco da solista. E sebbene il singolo Koo Koo dell’omonimo album Sheila E. ottiene discreti risultati, si sente che le cose non vanno proprio al massimo.
Presto Sheila E. deve fare una scelta: riconoscere di non essere lei la nuova Whitney Houston e lasciar perdere la voce. O provarci sul serio.
Mossa letale: una volta lontana dall’aletta protettrice del suo “Petit Prince” i successivi lavori solisti di Sheila E. ottengono attenzioni più moderate dalla stampa e dal pubblico. Fino a ridursi, come singer, a un lumicino in balia del borioso vento dell’indifferenza.
Nonostante la collaborazione con Prince sia ufficialmente finita, Sheila E. seguita a scrivere musica con lui e a non raccogliere i meriti che le spetterebbero.
ANNI 90
Negli anni 90, messa un po’ da parte la carriera di cantante, Sheila E. riprende a darsi da fare come batterista. Dal 1995 collabora con un sacco di bella gente: Phil Collins, Ringo Starr, Beyoncé e l’artista nipponica Namie Amuro.
Poi Jazz a tutto spiano; rock pop con Billy Cobham e Ringo Starr, ballabili con Gloria Estefan, Lionel Richie. E ancora Jennifer Lopez, Hans Zimmer e quel pezzo di sgombro di Kanye West.
Meglio nota come la batterista di Prince che per tutto il bagaglione curriculare o gli album solitari, Sheila E. ha mostrato di valere soprattutto con i piatti più che le stoviglie. La sua è una tecnica di classe finissima supportata da un potere straordinario nel dar feeling alle costruzioni ritmiche di tutti i generi.
Purtroppo ha pagato il suo esser donna, e non lo si dice per retorica femminista. Lei si è vista mettere in secondo piano accanto a Prince. E anche dopo ha sofferto il confronto con un ambiente professionale esclusivamente maschio, guadagnando attenzione per la sua presenza scenica e soprattutto la sua sensualità.
Una batterista donna è un concetto che spiazza il pubblico. Questo Prince l’ha sempre saputo. Può aver solo pensato: se è lei la tipa giusta, al diavolo cosa pensa il mondo, la prendo anche se è donna.
Ma il bricconcello sulfureo, autore di decine di brani altamente sexy. Pezzi scabrosi che hanno spinto la figlia di Al Gore alla masturbatio compulsiva nella sua stanzetta. Lui ha sempre pensato doppio sulle mosse da fare in carriera.
Francesco Ceccamea
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vocenarrante · 2 years
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"Ecce bombo" è il ritratto spietato di una generazione, quella dei ragazzi degli anni Settanta, impegnati, politicizzati, ribelli, ma profondamente insicuri e un po' complessati. Il film, il secondo di Nanni Moretti, in cui le tematiche ricorrenti nelle sue opere successive sono già tratteggiate con precisione, esce nel 1978, nel ventre rovente degli anni di piombo e i suoi personaggi sono perfettamente calati nel contesto politico e sociale di quel periodo, gravido di promesse disattese e di contraddizioni. Alcune battute sono rimaste dei cult ancora in voga oggi, tipo "Faccio cose, vedo gente" o "Mi si nota di più se non vengo o se vengo e sto in disparte?" — view on Instagram https://ift.tt/3reETfU
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residentraccoon · 2 years
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Winners ranking oof
Below the cut. I don't hate any of them, as a side note
Personal favorites
1. Fairytale (Norway 2009) - When I found out about this, around the time I became an eurofan in 2018, I was in awe. It's so catchy and fun and omg I love the violin. Perfect
2. Nocturne (Norway 1995) - Want my anxiety to drop down to 0? play this song at any given moment
3. Waterloo (Sweden 1974) - Schalger pop songs from the 70s are my weakness. And how can you not love ABBA?
4. Dansevise (Denmark 1963) - There's something so charming about this whole performance. The singers' stage presence, the flow of the song, the guitar, like idk man it's so beautiful...
5. Heroes (Sweden 2015) - 12 y/o me had her eyes glued to the screen when this was on stage and whenever I re-listen to this I feel the same feeling as I did back then. The first ever eurovision song that I was obsessed with!
6. Arcade (Netherlands 2019) - Nothing more to say. Loving you is a losing game is a huge icon at this point
7. Poupée de cire, poupée de son (Luxembourg 1965) - I love the beat and how bouncy and cheerful it sounds. Her entire career story is so heartbreaking though I couldn't not feel bad for her...
8. Zitti e Buoni (Italy 2021) - Never forget the edgy italian rockers 😔😔
9. Tu te reconnaîtras (Luxembourg 1973) - I get such a nostalgic feeling from this, it's as if I've heard this several times in my childhood before but I can't exactly remember. The piano bits are so lovely
10. Fångad av en stormvind (Sweden 1991) - Why is everyone so harsh on this song, I'll never understand...I love how energetic it is!! It's probably my favorite Carola song tbh (okay I also really like Främling but shhhh)
11. Een beetje (Netherlands 1959) - Cute sassy song that could fit so well in an old disney movie? Yes please
12. Insieme: 1992 (Italy 1990) - Ah yes, the superior "peace and unity" song that actually feels genuine. I swear I've heard this before in the past actually, like before I listened to the esc winners
13. Hallelujah (Israel 1979) - Yes guys bring me the harmonies
14. La det swinge (Norway 1985) - Groovy nordic pop from the 80s my beloved, I love their outfits a lot! 💜
15. A-ba-ni-bi (Israel 1978) - It's so catchy like whenever I listen to this I have it on loop for 5 days straight
16. Vivo Cantando (Spain 1969) - I love this one too! Out of the 4 winners this or Netherlands were the best imo
17. Save your kisses for me (United Kingdom 1976) - Being this wholesome should be illegal /j
18. Un banc, un arbre, une rue (Monaco 1971) - Same story as Tu te reconnaitras, I kind of have the same feelings for both, I get this strange, nostalgic yet comforting deja-vu when I listen to them
19. The Voice (Ireland 1996) - It's so magical and mysterious, teleports me to another world everytime I listen
20. Puppet on a string (United Kingdom 1967) - This feels so wholesome and sweet, I always like these kind of carnival themed songs for some reason
21. De Troubadour (Netherlands 1969) - Love how melancholic yet upbeat it sounds, and the guitar is just amazing
22. Apres toi (Luxembourg 1972) - Makes me feel emotions that I didn't even experience, how great this is...
23. Molitva (Serbia 2007) - It's so anthemic, I feel connected to this song on a personal level
24. Euphoria (Sweden 2012) - It's universally known as the best esc winner, and I do like it but feel that it's a bit too overhyped and all? haven't willingly listened to this for a while, even though I still admire the choreography and whole stage show, which was indeed amazing!
25. L'oiseau et l'enfant (France 1977) - Favorite french winner, hands down
Really like this ones
26. My number one (Greece 2005) - Grown a bit off me lately because I've been way too fixated on the retro winners but still a classic nonetheless. The stage show is just so perfect
27. Rise like a phoneix (Austria 2014) - Outstanding. I'm so impressed by the melody and especially the lyrics
28. Rock me baby (Yugoslavia 1989) - Underrated as heck, it's so funky and the message is interesting!
29. Diggi-loo Diggi-ley (Sweden 1984) - Diggiloo diggiley himlen öppnade sig yeah don't ask me I know the lyrics to this by heart
30. Net als toen (Netherlands 1957) - She looks like she's telling a whole life story, I love this
31. Nous les amoureux (Luxembourg 1961) - Yet another one that I didn't care about before, but when I gave it a try I really liked it. Didn't know he was actually singing about a same gender relationship?? In the early 60s??
32. Love Shine a Light (United Kingdom 1997) - Gives me a warm, comforting feeling, absolutely amazing
33. Boom bang-a-bang (United Kingdom 1969) - Yesss this is so cute as well, I love her expressions lol
34. Hold me now (Ireland 1987) - The superior Johnny Logan song
35. Ne partez pas sans moi (Switzerland 1988) - A literal queen, this was a no brainer win for that year
36. Refrain (Switzerland 1956) - Teleports me into the 50s. Oh to be a singer in the 50s...how would that be?
37. Ding-a-dong (Netherlands 1975) - The lyrics are incredibly silly, though the melody is super catchy
38. Only teardrops (Denmark 2013) - So beautiful, especially the flute.
These are good
39. 1944 (Ukraine 2016) - The glowy tree part always gives me the chills. I recently started to appreciate this more and the story behind the song is very tragic
40. Hard Rock Hallelujah (Finland 2006) - The costumes are 3 edgy 5 me but the song, oh yeah, the song's really great
41. J'aime la vie (Belgium 1986) - What a bop. kind of 80s generic music but I don't care
42. Non ho l'eta (Italy 1964) - The instrumental is pretty, however, since I discovered the lyrics I just...don't like it as much anymore. It's probably my least favorite italian winner if I'm being honest.
43. All kinds of everything (Ireland 1970) - Might have gotten diabetes over how sweet this song is
44. Merci, cherie (Austria 1966) - That bridge is beautiful as heck. underrated
45. What's Another Year (Ireland 1980) - Yeaaah, I like this a bit, feels kind of long at times tbh
46. Take me to your heaven (Sweden 1999) - Tend to overlook this one, I feel like it's not as fun as the other swedish schalgers from the past (Bra vibrationer, Fångad, Waterloo) but gave it a try recently and I sort of...liked it? Sure, not as much as the ones I mentioned earlier but it's solid tbh!
47. Wild Dances (Ukraine 2004) - The live version is very messy tbh, I listen to the studio more
48. Un jour, en enfant (France 1969) - I love how soft her voice is, but ultimately the song transforms into powerful vocals with an epic climax. The thing is that I don't really actively try to listen to this...
49. Stefania (Ukraine 2022) - Epic flute guy is back! Kind of grew off me, maybe if I'll relisten it might go some places up I guess
50. Ein bißchen frieden (Germany 1982) - Please it's so cozy campfire cottagecore aesthetic
Neutral, don't listen that much to them
51. Making your mind up (United Kingdom 1981) - So energetic and silly, 80s trash lolol
52. In your eyes (Ireland 1993) - My favorite out of the 3 back-to-back irish winners
53. Rock n roll kids (Ireland 1994) - One of the legendary irish wins, it's good I guess but not up my alley
54. Amar pelos dois (Portugal 2017) - Reminiscent of those classy 60s chansons which I appreciate, still kind of don't get out of my way to actively listen to this, though
55. I wanna (Latvia 2002) - The first winner that had something more on stage than just dancing. Love the outfit reveal lol
56. Everyway that I can (Turkey 2003) - Trash early 2000s ethnic pop at its finest
57. Satellite (Germany 2010) - ...I kind of used to listen to this at first since I found it quirky and fun, but now, along with some others I kind of forgot about it?
58. Fly on the wings of love (Denmark 2000) - Not exactly my favorite, but it's nice
59. Si la vie est cadeau (Luxembourg 1983) - Feels a bit bland I guess? But it's a good effort
60. Believe (Russia 2008) - Maybe I was influenced about the war, but this really fell down a loooot in my ranking. Epic ice skater guy is great, but I tend to dismiss this one as being a winner for some reason
61. La la la (Spain 1968) - It's repetitive as hell, but at least I like the verses more, right?
62. Tom Pillibi (France 1960) - Her singing can get a bit too high for my ears lmao but it's nice nonetheless
Don't care about them that much, sorry
63. Running scared (Azerbaijan 2011) - It's not bad per se, but I still ask myself how did this win. It lacks substance, any sort of charisma or dynamic between the two
64. Toy (Israel 2018) - I used to haaate this one back in 2018, then it kind of became a meme in my friend group. So I don't really know what to say about this one
65. Everybody (Estonia 2001) - Very funky, but sometimes I forget that this is one of the winners 😂
66. Diva (Israel 1998) - Listen Dana is amazing, but I feel that her song lacks something? She wasn't singing that great either. Don't really find myself listening to it that much so...
67. Dors mon amour (France 1958) - it's very calming, but feels like it drags on for too long I guess?
68. Un premier amour (France 1962) - why is it so repetitive help
69. Why me (Ireland 1992) - it's...too whiny and dramatic for me, sorry, it's the winner that I listened the least so far 😔
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cinquecolonnemagazine · 7 months
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Beatles: un arrivo un nuovo film... anzi quattro
In arrivo un nuovo film sui Beatles... anzi quattro. Il produttore, regista premio Oscar, infatti, racconterà le storie originali di tutti i Fab Four, Paul McCartney, John Lennon, George Harrison e Ringo Star con le musiche originali. Chi sarà l'autore di questa impresa epocale? Sam Mendes: il regista di "American beauty", "Skyfall", "1917" (per citarne solo alcuni). I film sui Beatles: il progetto Non sappiamo ancora quando la quadrilogia sui Beatles uscirà; sappiamo però che i preparativi procedono speditamente tanto che si starebbero cercando già gli sceneggiatori. Sappiamo, inoltre, che il progetto è arrivato sulla scrivania della Sony lo scorso Natale. Sembra che l'entusiasmo di Sam Mendes abbia letteralmente conquistato il Ceo di Sony Picture Entertainment Tom Rothman e la presidente Elizabeth Gabler. Fiduciosi nel progetto hanno fatto alla Apple Corps Ltd. un'offerta davvero interessante. Non è tutto: Mendes è riuscito a ottenere per la prima volta nella storia non solo i diritti musicali ma anche i pieni diritti sulla storia da portare sul grande schermo. E' evidente che il progetto sia piaciuto non solo a Paul McCartney e Ringo Star, i due componenti del gruppo ancora vivi, ma anche gli eredi di John Lennon (il figlio Sean) e George Harrison (la figlia Olivia). Mendes avrà dunque pieni poteri sulle storie: da quanto sappiamo saranno quattro film sui rispettivi componenti della band di Liverpool raccontate in una sorta di connessione tra loro. I Beatles sul grande... Il primo film sui Beatles risale al 1968: "Yellow Submarine". Un cartoon onirico in stile pop art ispirato al celebre brano della band ripropone la storia dei malefici Biechi Blu. Creature ostili alla bellezza, ai fiori e alla musica, sono pronti ad attaccare il paese felice di Pepelandia. Sarà la musica dei Beatles, giunti a bordo di un sottomarino giallo, a ristabilire l'ordine e la pace. Nel 1978 uscì il film d'esordio di Robert Zemeckis, "1964: allarme a New York arrivano i Beatles!". Una pellicola che non ebbe grande successo di botteghino e raccontava, con ironia, non tanto la storia dei Fab Four quanto la cosiddetta beatlemania attraverso la storia di quattro amici del New Jersey che decidono di andare a vedere i Beatles in concerto dal vivo a New York. Ci riusciranno dopo mille avventure. I Beatles sono stati, infatti, un fenomeno sociale oltre che musicale e il film rappresenta una foto della generazione dell'epoca. L'anno seguente esce "La nascita dei Beatles", il primo vero biopic sulla band condotto in modo tradizionale. Il regista, Richard Maquand, racconta gli esordi dei Fab Four e, uscito dopo un decennio senza la musica dei quattro di Liverpool, appare un po' come un desiderio nostalgico di tornare a vederli suonare insieme. I quattro di Liverpool non apprezzarono il prodotto. Uno dei pregi del film, però, è l'aver ricordato la figura di Stuart Sutcliffe, che fu bassista del gruppo dal 1960 al 1961, morì a 21 anni per emorragia cerebrale e che un po' tutti abbiamo dimenticato. Stuart Sutcliffe è il perno intorno al quale ruota anche il film "Backseat - tutti hanno bisogno di amore" uscito nel 1994. La pellicola racconta, per lo più, la relazione di Stuart con Astrid Kirchherr. La fotografa tedesca ritrasse i Beatles in foto in bianco e nero durante i loro concerti in Germania diventate storiche. Sembra che la Kirchlherr sia stata anche l'ideatrice dell'iconico taglio di capelli della band anche se lei stessa rifiuta tale attribuzione. ... e piccolo schermo Il documentario più riuscito sui Beatles è senza dubbio "The Beatles: Eight Days a Week" diretto da Ron Howard. Raccontando la band di Liverpool dal 1962 al 1966 attraverso i loro tour mondiali, Howard ha raccontato il cambiamento prodotto nella società dell'epoca dai quattro. Il regista raccoglie il racconto degli stessi protagonisti fatto di ansie, gioie, gloria e dolore. Raccoglie, poi, la testimonianza di personaggi noti tra i quali Whoopi Goldberg, Sigourney Weaver, Eddie Izzard ed Elvis Costello che quella beatlemania l'hanno vissuta sulla loro pelle. Un'autentica girandola di emozioni che ha anche altri pregi, come quello dell'utilizzo delle tecnologie digitali grazie alle quali filmati dell'epoca sono stati inseriti con una qualità video impeccabile mentre le foto anch'esse dell'epoca prendono letteralmente vita. Pur dopo tanti anni dalla fine della loro carriera musicale, i Beatles sono immortali. L'ultima operazione discografica che ha reso possibile la pubblicazione di un brano inedito di John Lennon grazie all'utilizzo dell'intelligenza artificiale ne è un segno. Sam Mendes è anch'egli una garanzia e siamo sicuri che all'uscita delle pellicole avremo nuove fortissime emozioni. In copertina foto di Christiane Wilden da Pixabay Read the full article
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clacclo · 8 months
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1977 with alternate lyrics:
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Live at Winterland 1978:
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FACTORY
Early in the morning factory whistle blows,
Man rises from bed and puts on his clothes,
Man takes his lunch, walks out in the morning light,
It's the working, the working, just the working life.
Through the mansions of fear, through the mansions of pain,
I see my daddy walking through them factory gates in the rain,
Factory takes his hearing, factory gives him life,
The working, the working, just the working life.
End of the day, factory whistle cries,
Men walk through these gates with death in their eyes.
And you just better believe, boy,
somebody's gonna get hurt tonight,
It's the working, the working, just the working life.
Live at Capital Center, Landover 1980:
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FABBRICA
Al mattino presto fischia la sirena della fabbrica.
L'uomo si alza dal letto e indossa i suoi vestiti
Prende la sua colazione, ed esce alla luce del mattino,
E' il lavoro, il lavoro, nient'altro che vita di lavoro.
Attraverso i luoghi di paura, attraverso luoghi di dolore,
Vedo mio padre superare i cancelli della fabbrica mentre piove,
La fabbrica si prende il suo udito, la fabbrica gli da la vita,
Il lavoro, il lavoro, nient'altro che vita di lavoro
Alla fine della giornata grida la sirena della fabbrica
Gli uomini attraversano quei cancelli con la morte nei loro occhi.
E tu, ragazzo, farai meglio a credere
che qualcuno starà male questa notte,
E' il lavoro, il lavoro, nient'altro che vita di lavoro
With Patty Scialfa, Filaforum, Milan, Italy on April 20, 1999:
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Asbury Park’s Paramount Theatre, 2009:
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Live 15\02\2014:
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eurovisionart · 2 years
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🇮🇱 Izhar Cohen & Alpha Beta - A-ba-ni-bi
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eurovision-facts · 1 year
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Eurovision Fact #351:
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Denise Fabre and Léon Zitrone were the first people to jointly host the Eurovision Song Contest. They hosted the 1978 competition in Paris.
[Source]
Paris 1978, Eurovision.tv.
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vintageurovision · 2 years
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Boom Boom, Mabel | Denmark, Eurovision Song Contest 1978 Concours Eurovision de la Chanson 1978
16th place with 13 points
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diceriadelluntore · 3 months
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Storia Di Musica #331 - Antonello Venditti, Sotto Il Segno Dei Pesci, 1978
L’ultimo disco di questo scatolone incredibile che ho ritrovato in soffitta è uno dei dischi più famosi di sempre fatti in Italia. È un disco che segna un momento storico per il nostro Paese a cui indirettamente anche lui contribuisce, e uno più personale, che proietta l’autore a diventare una delle voci più famose, e incisive, della canzone italiana. È anche l’opportunità per raccontare di un cantautore che troppo spesso è stato bistrattato per il suo essere “commerciale” (definizione che per me ha valore di assoluta stupidità). Il disco di oggi esce l’8 Marzo 1978. 29 anni prima, era nato nello stesso giorno l’autore, Antonello Venditti. Proprio per questo, il titolo, profondamente autobiografico, è Sotto Il Segno Dei Pesci. Dico subito che nello scatolone ho la fortuna di avere una prima edizione originale: la stupenda copertina di Mario Convertino, designer celeberrimo di fortunatissime copertine di album e uno dei primi ad usare la grafica in TV (Mister Fantasy del 1981, di cui cura sigla e grafica, alle videosigle de La Domenica Sportiva nel 1986, e persino la grafica delle partite dei Mondiali di Italia '90) insieme ai due pesci colorati vi sono in rilievo i dodici segni dello Zodiaco. Venditti arriva a questo disco dopo un percorso artistico particolare. L’inizio, famosissimo, è al Folkstudio, il locale romano dove stringe amicizia con Giorgio Lo Cascio, Ernesto Bassignano e soprattutto Francesco De Gregori: a quel momento dedica una delle strofe più famose della canzone italiana, quattro ragazzi con la chitarra e il pianoforte sulla spalla, di Notte Prima Degli Esami. La It di Vincenzo Micocci gli dà l’opportunità di fare un disco insieme a De Gregori, e nasce così nel 1972 Theoruis Campus. Il disco segna però un distacco tra i due, su cui la stampa musicale ha ricamato cose assurde e per la maggior parte inventate (su tutte che Pianobar di De Gregori fosse indirizzata a lui). Segue quindi il percorso di un cantautorato febbrile e intenso, estroverso e popolare, incentrato sulla passione per la sua città, Roma (a cui dedicherà veri e propri inni, come Roma Capoccia, E Li Ponti So’ Soli da L’Orso Bruno del 1973, Campo De’ Fiori da Quando Verrà Natale del 1974, e sul raccontare storie forti e niente affatto scontate. Tra queste ultime, Mio Padre Ha Un Buco In Gola (Le Cose Della Vita, 1973) sugli attriti generazionali, Canzone Per Seveso (da Ullalà, 1977) per l’ecologia, e soprattutto una carrellata di canzoni dedicate a figure femminili che faranno epoca, come Lilly (dall’omonimo album del 1975), struggente, una delle prime canzoni italiane scritte sulla droga, Maria Maddalena (1977), sulla prostituzione.
Sotto Il Segno Dei Pesci uscirà una settimana prima del sequestro Moro. Ne diventerà suo malgrado una sorta di colonna sonora, in un disco cruciale che assomma, in una maniera decisiva la contestazione e il riflusso, le storie dell’amore intimo e l’impegno per le lotte sociali, le speranze pubbliche e le frustrazioni quotidiani. Ne è esempio il ritornello, che conosciamo tutti, della title track, dedicata alla storia di Marina e di Giovanni (due veri suoi amici) delle loro paure sul futuro, del cambiare città perchè “Tutto quel che voglio, pensavo\È solamente amore\Ed unità per noi\Che meritiamo un'altra vita\Più giusta e libera se vuoi\Corri, amore, corri, non aver paura”. È il disco con cui “ricompone” con De Gregori: gli dedica la scarna e delicata Francesco, (Possiamo ancora suoniamo ancora l'ultima volta\Senza rimpianti, senza paura\Come due amici antichi\E nient'altro di più di più di più) e soprattutto Bomba O Non Bomba, che parla di due ragazzi, Antonello e Francesco (De Gregori, naturalmente), e ripercorre il cammino dei due protagonisti, e gli incontri fatti, a Sasso Marconi, Roncobilaccio, Firenze e Orvieto (in ordine cronologico le uscite dell’Autostrada Del Sole, direzione Roma), per raggiungere il successo, rappresentato da Roma come meta finale. È anche un disco per le donne: Sara (“svegliati è primavera”) è una toccante storia di una ragazza incinta, amica della prima moglie Simona Izzo al Liceo Mamiami di Roma, di un ragazzo “mammome e anaffettivo” (Ma Sara, mi devo laureare, e forse un giorno ti sposerò\Magari in chiesa (…) tu non sei più sola, il tuo amore gli basterà\Il tuo bambino, se ci credi nascerà); Giulia è invece la prima canzone che parla apertamente di un amore lesbico all’interno di una coppia eterosessuale, il punto di vista del testo è dell’uomo che si trova a ragionare sull’allontanamento della sua amata, la canzone è un gioiello del disco, potente e struggente, È Giulia che ti tocca\È Giulia che ti porta\Via da me (…) Lei è solo troppo anche per te\Lei è solo un po' confusa\E ti prego non portarla\Via da me. C’è pure la canzone sociale di Chen Il Cinese, la deliziosa Il Telegiornale, che sembra scritta adesso “TG1, TG2, che confusione\Ma almeno rimane il pregio dell'informazione\E tra una smentita e l'altra e un sorriso ministeriale\Ci fa capire che le cose non vanno poi\Troppo male.
Il disco fu registrato a Roma nei Trafalgar Recording Studios e a Londra ai Marquee Studios; il tecnico del suono è Gaetano Ria, che si occupa anche del missaggio insieme a Tim Painter. Tra i musicisti sono da ricordare i componenti del gruppo degli Stradaperta, già collaboratori di Venditti in Lilly; anche Carlo Siliotto e Pablo Romero avevano già suonato con il cantautore (entrambi nell'album Quando verrà Natale), ed inoltre suona nell'album il tastierista dei Goblin, Claudio Simonetti. Durante le session dell'album venne registrata anche un'altra canzone, Italia, che però non venne inserita nel disco (solo nel 1982 sarà pubblicata in Sotto La Pioggia). Il disco venderà tantissimo: 700.000 copie quell’anno, Sotto Il Segno Dei Pesci\Sara singolo Numero Uno, riuscendo, come pochissimi, a intuire l’umore della piazza. Perché è un fatto che forse per la sua produzione quantitativamente molto elevata rispetto ad altri grandi cantautori, e spesso per alcune sue scelte facili, abbia sempre avuto critica feroce. Il problema della “musica commerciale” è la scusa di chi deve per forza contestare le scelte artistiche non per quelle che sono (un lavoro artistico ha tutto il diritto di essere considerato brutto). Venditti fu accusato di disimpegno negli anni ’80, su cui per anni la critica ha ironizzato sul suo intimismo da supermercato, seppure nonostante dischi non così belli come questo scriverà inni generazionali, ne elenco un paio: Ci Vorrebbe Un Amico e Notte Prima Degli Esami nel 1984 da Cuore, In Questo Mondi Di Ladri del 1988 che venderà più di un Milione di Copie, Alta Marea, cover di Don’t Dream It’s Over dei Crowded House del 1991. Ditemi se è poco.
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syrinxhmd · 11 months
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Judas Priest (monografia) Pt. 1
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I Judas Priest sono una band heavy metal inglese, nata a Birmingham nel 1969, tuttavia non pubblicheranno un album fino al 1974, data del loro esordio con Rocka Rolla. Il loro rock ritmato contiene il seme di un metal che deve ancora germogliare e che si mostra per la prima volta nel 1976, quando esce Sad Wings of Destiny. La musica heavy, nella loro epoca, è una sorta di temperamento vissuto dai musicisti rock con l’attitudine più selvaggia, ma non è ancora un mondo consolidato come possiamo pensare oggi. I Judas Priest, che sono principalmente Rob Halford, Glenn Tipton, K. K. Downing, e Ian Hill (mentre il batterista cambierà spesso, il primo è John Hinch, seguito da Alan Moore), non hanno praticamente precedenti nella musica metal, fatta eccezione per i maestri Black Sabbath, per cui fanno parte di quella zona grigia dove ancora risiedono gruppi come Deep Purple, Led Zeppelin e Blue Öyster Cult, insomma al confine con l’hard rock. Hard rock che li battezzerà ancora in album come Sin After Sin, Stained Class, e Killing Machine, che vanno dal 1977 al 1978. La vera voglia di tornare a vestire dei panni un po’ più estremi arriva per la seconda volta dopo Sad Wings, nel 1980, quando il loro British Steel si presenta come un classico dell’heavy metal, anche se la musica non è eccessiva, tuttavia ogni pezzo è curato in modo da essere perfettamente pensato ed eseguito. Point of Entry segna il 1981, mentre un nuovo dittico speed metal (Screaming for Vengeance, e Defenders of the Faith), li scorta fino al 1984, dove si rende chiaro che la prima parte della loro discografia ha dato quello che poteva dare, facendoli annaspare leggermente nel 1986 con Turbo, e cominciare una lenta ripresa con Ram It Down nel 1988. A sorpresa nel 1990, dieci anni dopo British Steel, Painkiller si presenta come un disco innovativo capace di competere con band più giovani della loro, e la title track rimane per sempre nella storia (il successo è dovuto pure al nuovo batterista Scott Travis).
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