Tumgik
#ginevra de medici
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And I have found three of Giovanni’s daughters!
A million years later Jesus Christ this man is hard to track down.
One might have been born out of wedlock when he was twenty-two? But that’s still TBC.
If I got it right, he married Maria Castellani circa 1469 (young! He would have been 25ish. Italian men in this period tended to marry a little older).
Daughters are: Lena (possible out of wedlock one), Lucrezia, and Ginevra (presumably named for his aunt).
I’ve seen sources saying he had four daughters, so we might be missing a name. TBC.
What I want to track down is the last will and testament, that would have some interesting information.
Also found his parents: Niccolò and Constanza
I believe this will be of interest to like three people, the main one being @centaurianthropology
(So that letter where Marsilio is like “I heard you had another daughter. But you haven’t officially told me so I’m congratulating you but also not? Idk man. Remember that daughters are also blessings!” That would have been for Ginevra, I think. If not her then the so-far unnamed fourth daughter.)
——
And what was our beloved philosopher up to in 1468/69?
Translating De Amore on Giovanni’s urging/recommendation of course.
From my little chronology:
1468 – Marsilio translated Dante’s De monarchia. It is said that he may have suffered a bit of a crises over his Platonic philosophising and its potential conflicts with his Christian beliefs—however, the extent of what this meant is debated. Some historians (e.g., Carol Kaske and John Clark) believe that the “famous” crises never occurred and was fabricated by his first biographer Giovanni di Bardo Corsi.
Also in 1468 Marsilio wrote/completed De amore, his commentary on Plato’s Symposium.
This was the year Lorenzo de’ Medici’s came of age. Giovanni Cavalcanti participated in the joust held in Lorenzo’s honour.
The joust is the first, formal, public mention of Giovanni Cavalcanti that we have.
1469 – Marsilio completed his translations of Plato and began his work on Platonic Theology, or, the Immortality of Souls in Eighteen Books. He also had the first Latin edition of Pimander, from the Corpus Hermeticum, published in Venice.
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cinquecolonnemagazine · 6 months
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Life for Gaza: donati 42mila euro a Palestinian Medical Relief e Medici senza frontiere
Sono 42.000 gli euro raccolti con l’iniziativa “LIFE for GAZA”, il concerto di pace ideato per sostenere aiuti umanitari da destinare alle terre della Palestina che si è tenuto il 25 febbraio al Palapartenope di Napoli. La cifra, comunicata in un incontro al Caffè arabo di piazza Bellini, viene suddivisa in due parti: 31.000 euro sono stati inviati alla Palestinian Medical Relief Society; 11.000 euro a Medici senza Frontiere. Sul sito www.pergaza.it continua la campagna di donazioni per tutti coloro che vogliono esprimere la propria vicinanza ai morti e ai feriti del massacro che sta avvenendo in Medio Oriente.  Donati 42mila euro Alla conferenza, Omar Suleiman,  referente della comunità palestinese, e Luigi de Magistris in qualità di rappresentante del comitato dei garanti (che include anche l’attrice Laura Morante, il regista Mario Martone, l’attore Lino Musella, padre Alex Zanotelli, Nicola Quatrano e Francesco Romanetti), hanno illustrato anche due delle prossime iniziative di solidarietà destinate al popolo della Palestina. La prima si terrà proprio domani, sabato 23 marzo, con una biciclettata che partirà alle 10 dalla Bicycle House nella Galleria Principe di Napoli, si snoderà nelle vie del centro della città e verso il lungomare, e infine avrà ‘traguardo’ nei viali della ex base N.A.T.O. di Bagnoli. “Chi vorrà, potrà partecipare arrivando in sella alle sue due ruote oppure noleggiare a soli 10 euro una bicicletta. Il ricavato naturalmente andrà donato alle associazioni pacifiste”. Luogo simbolico e non casuale, l’ex NATO, scelto dagli organizzatori “come avamposto di un indispensabile e immediato cessate il fuoco e di una liberazione degli spazi civili e rottura del filo spinato senza l’impiego delle armi di guerra. La seconda, ancora nel piazzale della ex N.A.T.O. a Bagnoli, è in calendario invece il 6 luglio ed è un nuovo concerto dedicato alle vittime del genocidio ad opera del governo militare di Israele”.  Tra i primi musicisti ad aderire al concerto di luglio figura Mohammed Adbul Rahman Assaf, vincitore di “Arab Idol”. Come lui, di ora in ora, stanno già pervenendo i primi sì anche di cantautori e musicisti napoletani che non hanno potuto essere sul palco del Palapartenope a fine febbraio.  “Life for Gaza” – CESSATE IL FUOCO!!! Sensibilizziamo l’opinione pubblica, sosteniamo la causa del popolo palestinese e raccogliamo fondi da destinare a Medici Senza Frontiere e Palestinian Medical Relief Society che operano nei territori occupati dalle azioni di guerra. LIFE FOR GAZA – Napoli è un concerto/evento ideato da Omar Suleiman, Jamal Qaddorah e Luigi de Magistris, promosso dalla Comunità Palestinese Campania e da Assopace Palestina, con la direzione artistica e organizzativa di Claudio de Magistris. A febbraio si sono esibiti, fra gli altri, Fiorella Mannoia, Laura Morante, Daniele Sepe, Dario Sansone, Ascanio Celestini, Osanna, ‘E Zézi, Enzo Gragnaniello, Elisabetta Serio, Giovanni Block, Francesco Forni, Carlo Faiello, Eugenio Bennato, Franco Ricciardi, Lino Cannavacciuolo. C’è stata la live performance dei fumettisti della mostra Falastin Hurra e l’installazione video-fotografica “7 fotogiornalisti italiani per la Palestina” curata da Antonio Biasiucci. La comunicazione e la grafica sono a cura di Renato Mastrogiovanni, il coordinamento di Ginevra Gargiulo, Maria Teresa Lippiello, Jamil Qaddorah e Diego Abbate con il supporto e il sostegno di Kosmopolis, Teatro Palapartenope, Time 4 Stream, Dominique, Pibiesse e Brain User. Read the full article
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jacopocioni · 2 years
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Ginevra De' Benci, La Gioconda?
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Ginevra de’ Benci nacque nell’estate del 1457 nella villa Il Poggio (oggi chiamata Belvedere), sopra il paese di Grassina nel territorio ripolese. I suoi genitori vi si trasferivano a passare la stagione calda. Era figlia di Giovanni di Amerigo di Giovanni Benci. La Bencina come era affettuosamente chiamata, aveva un fratello di nome Giovanni, destinato in futuro a diventare direttore del banco de’ Medici a Ginevra. Durante l’inverno vivevano nel loro palazzo in Firenze, di fronte alle case dei Peruzzi. E lì nel palazzo fiorentino Ginevra intratteneva gli ospiti che andavano a trovarla, con la sua erudizione e la conoscenza della musica. Persino il Magnifico colpito dalla sua bellezza, le dedicò versi trattanti le sue virtù. Amerigo era contabile del banco dei Medici, insieme a lui lavorava come Notaio Ser Piero da Vinci padre di Leonardo. I genitori erano amici oltre che colleghi di lavoro. Ser Piero, frequentando il palazzo Benci, porta con sé Leonardo, che diventa amico dei giovani Benci suoi coetanei. All’età di 17 anni Ginevra, suo padre era morto poco tempo prima, si sposa con il facoltoso Luigi Niccolini di 25 anni più vecchio, come risulta dal contratto matrimoniale redatto dal Notaio Ser Simone Grazzini da Staggia. Non fu un matrimonio d’amore ma combinato dal padre e dal Niccolini. Ginevra amava e era riamata da un giovane rimasto sconosciuto, non facendo niente per nasconderlo.
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Impronta digitale Leonardo da Vinci Nella frequentazione di palazzo Benci, Leonardo la dipinse nella “Dama dei Ginepri” ritratta forse al tempo delle nozze con il Niccolini, o negli anni 1478/1480, al tempo della sua lunga malattia. Nel ritratto Ginevra è raffigurata giovane e bella, anche se ha il volto triste. Il pittore dietro la testa dipinge una corona di ginepro, pianta molto diffusa alla villa il Poggio. Nello sfondo raffigurò Firenze come lo vedeva quando andava alla villa. Il quadro non ordinato da nessun committente e mai ritirato, rimase nel palazzo Benci, fino all’estinzione della famiglia avvenuta nel 1630. Il quadro oggi è conservato alla National Gallery di Washington. Leonardo continuò ad andare a trovare la Bencina nel suo palazzo, benché fosse sposata. Per evitare chiacchiere sulla frequentazione dei due dovette intervenire il Magnifico, che inviò Leonardo a Milano alla corte di Lodovico il Moro.
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Il pittore rientrò a Firenze nel 1503 dopo la cacciata dei Medici, iniziò a dipingere il quadro con il ritratto di Lisa Gherardini del Giocondo, chiamato dal Vasari “La Gioconda“. Sembra non commissionato da nessuno, benché il Vasari affermasse fosse stato richiesto dal Giocondo. Dopo attenti studi fatti da storici dell’arte, sembra (anche se non c’è la certezza) sia il ritratto della Bencina nella sua maturità. Nel quadro è rappresentata nella stessa posa della “Dama dei Ginepri”. Il paesaggio dipinto rappresenta un sentiero che scende alla Cascianella dalla villa Tavernuzza, fra i paesi di Antella e Grassina, nuova residenza estiva dei Benci. Leonardo portò il quadro in Francia, lo tenne presso di sé fino alla sua morte avvenuta nel 1519, quando lo regalò al re francese Francesco I. Ginevra morì nel 1520 alla villa Tavernuzza , all’età di 33 anni assistita dal Pievano dell’Antella Amerigo Benci appartenete alla sua famiglia.
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Alberto Chiarugi Read the full article
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thetudorslovers · 4 years
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“Behind every exquisite thing that
    existed, there was something tragic.”
Ginevra de' Medici nee Cavalcanti was the daughter of Giovanni Cavalcanti and Constanza di Niccolò Cavalcanti and wife of Lorenzo de' Medici , brother of Cosimo the Elder .
During a research about the house of Medici I did this summer ,my attention had been spotted by another forgotten renaissance lady, her name was :Ginevra Cavalcanti.
I also found that she had some siblings: Bartolomea Trenta, Niccolò , Giannozzo Cavalcanti and Amerigo Cavalcanti .Alas, there are not so many informations about her so we can't tell exactly about her role in the Medici family.
They say Ginevra and Lorenzo 's marriage was a happy one and they loved each other even if the marriage was an arranged one. She was the mother of Pierfrancesco de' Medici ,il Vecchio, Leonora Di Genova and Francesco de' Medici.
"In 1416, he married Ginevra Cavalcanti.To celebrate their marriage, the Venetian humanist Francesco Barbaro wrote his treatise De Re Uxoria,an analysis of marriage that continued to be published for centuries.Lorenzo and Ginevra had two sons: Francesco, who was childless, and Pierfrancesco, who originated the Popolani line. Ginevra Cavalcanti was an aunt of the wife of the famous Italian merchant Giovanni Arnolfini."
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bomberina1999 · 4 years
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My only queens. 🌟 ✨
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hallowedverse · 4 years
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Contessina de’ Medici ( 1390 - 1473 ): a study of her stars.
Little is truly known about the dates concerning Contessina de Medici’s birth and death, so as a last effort, I resorted to astrology in order to set somewhat of a date to this remarkable Florentine woman who  — not only — was wife of Cosimo de’ Medici, but also mother of a dynasty, Lady Consort of Florence ( title created for her before it was passed on ) and whose image is so often disregarded given how she devoted most of her life to caring for her household instead of business or politics. Mind you, keeping an organized home in a time when the Palazzo Vecchio was the center of European Renaissance definitely was no easy task, and even so she managed to exert her influence through marriage and tax negotiations in Florence.
For those who do not know much of astrology, though still are interested in reading, here’s a brief dictionary to what the placements mean:
— sun: the person’s essence, what’s truly wanted by them.
— moon: the inward processes to go about it, what’s truly needed by them.
— rising: how the person presents to others, the style to go in order to achieve things. — venus: how the person goes about romantic and emotional affairs
— mars: described the person’s relationship with what they are passionate about, not necessarily in the romantic or sexual aspect of it.
MOST LIKELY DATE AND HOUR CONSIDERING ASTRO PLACEMENTS:
5th of July 1390 ( Florence, Tuscany, Italy ; 9 am )
⁕ SUN: CANCER.
One of the most prominent aspects of her personality through the few content available definitely tells Contessina was likely to have Cancer as her reining house. Not only does her essence seems driven by the traits of nurturing and protecting, it’s clear by her family oriented actions ( such as many books report that most of her letters concerned family affairs ). 
It’s important to add that while the role of women at that time was to be handling house affairs, that doesn’t necessarily mean all had the same way to go about it, and for her it went with innate ability belonging to her sun.
Another aspect that’s clear is the emotional balance represented by her figure. Not only did she raise Carlo ( Cosimo’s illegitimate son ) instead of neglecting him, but also appeared to be, many times, a tie that bound the family together and kept them grounded. She reminded Cosimo ever so often to be more caring for their sons and took upon herself to help with her grandchildren while Piero and Lucrezia busied themselves with the bank and politics after Cosimo’s death and Piero’s rocky health conditions.
This topic could not go by without mentioning her undying loyalty, the first reason why I had a hunch that she was a Cancerian. She remained faithful to her husband until the very end, even through his exile and when he had a bastard child ( while that wasn’t as scandalous as it is in the present, it definitely could have posed as an unbending wedge in their private life; instead, she cared for Cosimo and his declining health until the very end, as read through her letters at the time ).
Cancers are water masters and, much like it, Contessina made Medici rivers run into her to flow even waters.
⁕ RISING: VIRGO.
In addition to the sun, her rising being in Virgo can clearly be determined by the sentence ‘more concerned with being useful than being recognized’. Virgos have a natural urge for service, to be able to help and in an organized manner, always careful with lists and planning and seeking purpose for those ( though never needing to be acknowledged for it ). Needless to say, that only reinforces the Cancerian traits mentioned above.
Yet, it reveals a fear that was beheld of disease and sickness, and one can grasp that by how Cosimo would often be caught mentioning how Contessina worried about his presumed gout. Many were the letters that she’s caught concerning herself with health issues of her children, daughters-in-law, even during the plague outbreaks.
⁕ MOON: CAPRICORN.
Contessina was reported to be a woman who was quite careful with money, and this moon comes in handy to explain her relationship with that aspect of her life. Let’s not forget her family was fairly rich before the Bardi bank declared bankruptcy due the single unpaid loan by Edward III of England, and that her marriage to Cosimo was solely for financial reasons on her family’s part. Thus, the innate urge to master material resources that comes with the ever so responsible Capri, was definitely boosted by that particular fear of repeating that one past failure ( another Capricorn trait ).
This moon is a stark contrast to her caring and warm Cancerian sun, it shows that one side of her that certainly related to Cosimo and ensured the unmatched success of their family at that time’s period. Both held deeply onto stability and the foundations.
Moreover, a Capri’s self-sufficiency and strength can be found in how Contessina seemed to lead the household mostly on her own even when Ginevra Cavalcanti ( Lorenzo the Elder’s wife ), Lucrezia Tornabuoni and Ginevra Alessandri ( Giovanni di Cosimo’s wife ) joined the family. It’s somewhat clear that the latter two were furthermore engaged in business and politics than Contessina, which they were certainly able to do given how she needn’t much help with her considered duties.
⁕ VENUS: CANCER.
Another easy placement, in my opinion, was to rest her Venus as as Cancer. Reportedly, her marriage to Cosimo was amicable and she was ever patient and a good-listener. Not to mention that Venus in Cancer is welcoming and warm, which certainly were traits that solidified how they appeared to rely on each other and built their trust. That does not mean a Cancerian’s heart is easy, no, but she definitely went all the lengths to mend conflicts and keep her heart into those she held affection for ( that much not only romantically ).
Contessina appeared to be one that gave more than she took through what’s known of her in the present. Another point that’s worth mentioning is that this Venus tends to express their creativity through nurturing, entertaining and decorating. Thus it’s no wonder she kept the family taken care of, managed to set place to all those many events Cosimo held and ensured the place’s beauty.
Her charm’s silent, unspoken.
⁕ MARS: ARIES.
While one might question this placement, Aries in Mars brings that bit of fire that seems to be missing from the rest of the previous placements. Let’s not forget that while she ( most likely ) did not run with a horse inside the Signoria back at the day, Contessina definitely wasn’t a meek personality.
Somewhat, I see her passion being the one to care for others, especially since we know so little of her actual likes and dislikes. And even when she looked after her family, one can see mentions of her “fussings” and her tone in letters eventually turning into small complaints despite how it’s all very subtle, reflecting this part of her that definitely could be more energetic, headstrong and hit the ground running.
( heads up! i do not own the media in this post, the gifset can be found here and the pictures were sought on google and filtered with polarr ).
That’s my astrological look into the main details of Contessina de’ Medici’s personality as read through her letters and mentions in books. Also, my way to come forward and say, HAPPY BIRTHDAY, TESSA <3
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chvrlottes · 4 years
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closed starter for @ginevrademedici​. 
location & time: rome’s streets, mid-morning.  
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charlotte couldn't say that she had many childhood friends. she was so quiet back then, always hiding behind her older sister, alix. however, ginevra de medici was the only child around her age that crossed her walls and actually became a close friend. it had been a while since the both of them talked to each other --- the proximity between france and italy didn't mean that charlotte could visit her friend as much as she wanted.
but now, at the sacred land of rome, she wanted to see ginevra again. it would be good to be around someone who she could be herself again, be the princess of france she were before she got married. charlotte couldn't blame her husband or the country that welcomed her with open arms for her change of behavior, only blame the expectations charlotte herself and others around her put on her shoulders. it would be great to be around someone that liked her for who she was, and not for who she could represent.
however, charlotte didn't know where she could find her medici friend. she doubted god would help her, and while the chilly italian air felt almost like summer to her skin, charlotte felt a weakness not welcomed trying to crawl through her body. maybe god is finally looking upon me, charlotte thought when she spotted the unique features of her friend, a few steps ahead of herself.
" ginevra ! mon amie !! " charlotte called, an excited & large smile gracing her lips.
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ginevrademedici · 4 years
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By following the source link you will find my intro for Ginevra de’ Medici, resident smart-ass detective in chief. Please note that Ginevra is non-binary and uses they/them pronouns. Feel free to hit me up for plots and connections! 
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corinthbayrpg · 3 years
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NAME. Giovanni Amboise AGE & BIRTH DATE. 599 & June 3rd, 1421 GENDER & PRONOUNS. Male & He/Him SPECIES. Vampire OCCUPATION. Unemployed FACE CLAIM. Giuseppe Maggio
BIOGRAPHY
( tw: violence, death, blood ) Cosimo de’ Medici was responsible for establishing Giovanni’s family as the rulers of Florence during the High Renaissance. Bankers and patrons of the arts, the Medicis were rivalled by few in Italy in both affluence and power. Unlike his sickly brother, Giovanni was healthy and bright, from a young age it was clear to his father that Gio would be his successor and would some day take his place as the head of the family. Gio was educated as a humanist and excelled in rhetoric, history, poetry, and geometry, though even as a young man he showed a proclivity and fascination with the arts: sculptor, painting, architecture. While not naturally skilled himself, he was a patron to many budding artists of the period.
A natural leader and bright mind, from the age of seventeen his father made him director of their family’s bank in the Ferrara branch of Northern Italy. From there a number of artists worked for him and made sculptors and paintings for his estate; Donatello, Mino da Fiesole, and Pesellino among them, to name a few. In order to secure and strengthen their families hold in the socio-political climate, arranged marriages were necessary for the time. Following the Alessandri families’ loyalty to Cosimo during his exile, Giovanni was wed to their daughter Ginevra as a means of firmly cementing the relationship between their two families.
The two had a single child together, whom Giovanni named Cosimo after his father. In the year that followed Giovanni was naturally elected as Prior of Florence, a lordship of nine that ruled over the city and were elected from the guilds most prominent families. While Giovanni paid his wife little attention, their son was one of the many joys of his life, and having to bury him while he was still only a child nearly broke the man. Gio could see from his uncle and his brother that sickness was something that plagued not only his family but many people of the era, he had no wish to die young, he wanted to retain his wealth and retain his status. 
His fascination with the humanities became an obsession with immortality, he found a witch who was willing to part with knowledge of the occult in exchange for protection from the rising ire and critical eye of the church. In exchange for his protection she told him of the vrykolakas, and as a gifted seeress she told him also where to find one and how to effectively fake his own death. She emphasized the importance of the process, to die on unconsecrated ground with the vampire blood in his system. Giovanni used his expansive wealth and resources to locate the creature, and after tracking it down drew out his blood 
Giovanni de’ Medici awoke in his tomb in the Basilica di San Lorenzo and silently crept from the crypt. The monuments that were later made were done over a grave that was not his, and those who visited his site paid tribute to a body that was not that of Giovanni de’ Medici. As much freedom as his last name had always afforded him, his second life as a vampire came with so much more. He had wealth and strength, powers that were beyond his wildest dreams previously. The witch he’d made an allegiance with enchanted his family’s signet ring so that when he awoke with it in his grave, he could walk freely under the light of the sun. 
The two remained friends, despite the issues that he was initially presented with by the attraction he felt to her blood. She directed him to a place where he could hide out in safety, so that he might outlive those who knew his face in life and later return to Florence. In his travels he met a polymath who would later become world-renowned, Leonardo da Vinci. The talented man would later become synonymous with the Renaissance period and soon after they met Giovanni became completely enamoured by him. They fell in love and while the relationship was tumultuous between the human and the vampire, they shared a deep connection that Giovanni wished to transfer into eternity. He wished to turn the man so that they could remain together, however Leonardo aptly refused, eventually this led the pair of them to fight, and when the King of France offered the polymath a position in his court, Leonardo took it. 
Spitefully, Giovanni refused to follow after him, and years later when news of the man’s death reached his ears, he was filled with regret. Giovanni ventured to Amboise where his first love was buried at Saint-Hubert’s chapel, and from there he took the name of his lover’s final resting place. Throughout his immortality Giovanni remained an apt patron of the arts and an affluent banker, his investments made it so that he never needed to work again, and while he watched his family name fall from grace and fade into obscurity, he lived on. 
The earthquake of 1852 drew the vampire’s attention towards Corinth Bay, Greece. It was then that Giovanni decided to take up permanent residence within the city, the area had a peculiar way of attracting all manner of creatures towards it and this interested him a great deal. Giovanni’s obsession with the occult did not fade over time, quite on the contrary, his collection of memorabilia extended beyond mortal constructs but towards the arcane as well, pieces of history and magic alike.  
PERSONALITY
+ considerate, thoughtful, extroverted - greedy, condescending, irritable
PLAYED BY Shane. EST. He/Him.
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historianeglecta · 5 years
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STARTER CALLS LIST
ENGLISH HISTORY
JANE SEYMOUR // QUEEN OF ENGLAND, MOTHER OF EDWARD VI
MARY SEYMOUR // DAUGHTER OF CATHERINE PARR ( CANON DIVERGENT )
AUDREY MALTE // BASTARD OF HENRY VIII
JANE GREY // QUEEN OF ENGLAND
ANNE CROMWELL // DAUGHTER OF THOMAS CROMWELL ( CANON DIVERGENT )
JOANNA TUDOR // LAST CHILD OF KATHERINE OF ARAGON & HENRY VIII ( CANON DIVERGENT )
MARY ROSE TUDOR // PRINCESS OF ENGLAND, QUEEN OF FRANCE, SISTER TO HENRY VIII
ITALIAN HISTORY
VERONICA FRANCO // VENETIAN POET AND COURTESAN
MARIA DI PIERO DE MEDICI // BASTARD OF PIERO THE GOUTY
GINEVRA CAVALCANTI DE MEDICI // WIFE OF LORENZO THE ELDER
BEATRISIA DE MEDICI // DAUGHTER TO GIOVANNI DE MEDICI ( OC )
ISABELLA BORGIA // ELDEST DAUGHTER OF RODRIGO BORGIA
JOVANNA BOMBELLO // SECRETARY TO CESARE BORGIA
SILVIA RUFFINI // MISTRESS OF ALESSANDRO FARNESE
FELICE DELLA ROVERE // DAUGHTER OF POPE JULIUS II, ORSINI MATRIARCH
FIAMMETTA DE MICHAELIS // COURTESAN, MISTRESS OF CESARE BORGIA
ROSA AFFINI // MISTRESS TO LORENZO IL VECCHIO DE MEDICI (SHOW BASED)
FRENCH HISTORY
CHARLOTTE D’ALBRET // WIFE OF CESARE BORGIA
LOUISE BORGIA // LEGITIMATE DAUGHTER OF CESARE BORGIA
ELISABETH DE VALOIS // PRINCESS OF FRANCE, DAUGHTER OF CATHERINE DE MEDICI & HENRY II OF FRANCE
MARIE ANNE DE BOURBON // LEGITIMIZED DAUGHTER OF LOUIS XIV AND ONE OF HIS FAVOURITES
FLEMISH HISTORY
ALEXANDRINE BENING // FLEMISH ART DEALER
LEVINA BENING TEERLINC // FLEMISH PAINTER/MINIATURIST & COURT PAINTER AT THE ENGLISH COURT
ASSASSIN’S CREED
SOFIA SARTOR // BOOKSHOP OWNER, WIFE OF EZIO AUDITORE
FAIRYTALES
YSABEAU DE MARIVAULT // SEVENTH WIFE OF BLACKBEARD, SOLE SURVIVOR
SHAKESPEARE
ROSALINE CAPULET // COUSIN OF JULIET CAPULET
RENAISSANCE OCS
CATHELINE SMEETS CAETANI // FLEMISH WITCH, WITCH TRIAL SURVIVOR ( OC )
LUCIANA MONTIGLIONE //PERSONIFICATION OF THE RENAISSANCE ( OC )
ADELIZIA MARGARETHA OF BURGUNDY // LADY OF LEUVEN, BASTARD OF CHARLES THE BOLD ( OC )
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Pavana a 4 di Anonimo contenuta in  "Francesco Corteccia - Firenze 1539 Musiche fatte nelle nozze dello illustrissimo duca di Firenze il signor Cosimo de Medici et della illustrissima consorte sua mad. Leonora da Tolletto " (1995) eseguita dal Centre de Musique Ancienne di Ginevra
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Nuovo post su http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/03/06/97547/
Tarantismo e musiche per le tarantate in un testo del 1797
LE OSSERVAZIONI DI ANTOINE LAURENT CASTELLAN SUL TARANTISMO E LES AIRS DE LA TARENTULE (DA UN SUO VIAGGIO IN PUGLIA NEL 1797)
  di Gianfranco Mele
In un precedente articolo ho parlato di Antoine-Laurent Castellan, in riferimento ad una “versione del Mito di Aracne” presente su alcuni siti web, che in realtà non è altro che un racconto di Castellan, ambientato in Brindisi e trasmesso a questo viaggiatore dalla gente che là ha incontrato, nel lontano 1797.[1]
Trattavasi (secondo le testimonianze del popolo), di una storia accaduta in quei tempi, pochi anni prima, in quanto protagonista era una ragazza che lo stesso Castellan aveva visto danzare da tarantata. Questo racconto si snoda all’interno di un’opera del Castellan, Lettres sur l’ Italie, faisant suite aux lettres sur la Morée, l’ Hellespont et Costantinople, edita a Parigi nel 1819.
L’opera è interessantissima, e narra di un viaggio in Italia da parte dell’autore francese, che fu scrittore e valente pittore. Le prime tappe del Castellan sono Otranto e Brindisi; a Brindisi, oltre che nell’apprezzare il paesaggio e i monumenti, si sofferma nella descrizione del tarantismo e di un episodio di tarantismo da lui direttamente osservato. Mosso dalla curiosità intorno al fenomeno, raccoglie ulteriori informazioni al riguardo. Dedica, perciò, un intero capitolo della sua opera a questo argomento (Lettre IX. Tarentule , effets de sa piqûre ; guérison du tarentisme par la danse ; formalités observées à cet égard ; histoire de la malade).
Nel mio articolo precedente ho inserito unicamente la traduzione dei passi relativi alla storia della tarantata Ginevra, in questo, riporto integralmente la Lettera IX del Castellan, che si apre con una lunga dissertazione sugli effetti del morso della tarantola, sulla danza, sugli effetti terapeutici della musica, sul contesto del rituale. Inserisco, inoltre, gli spartiti delle Airs de la Tarentule che si trovano nel terzo tomo dell’opera, e che sarebbero, secondo quanto riportato dall’autore, le arie che ascoltò durante il suo soggiorno a Brindisi e che si fece trascrivere.
Tavole del Castellan inserite nella sua opera – Otranto
  L’opera del Castellan è ricca di spunti ed osservazioni interessantissime: si ritrovano elementi comparabili con altri resoconti, come il ruolo dell’acqua nel rituale,[2] una descrizione minuziosa dell’ambiente, del ballo e dello stato psicofisico della tarantata; riemerge quella convinzione comune a molti altri autori (sia precedenti che della sua epoca) secondo cui “tarantola” prende il nome dalla città di Taranto, e, sebbene la suggestiva storia della tarantata Ginevra sia l’argomento principale, poiché è questa ad ispirare l’esposizione del Castellan (e ad occupare più della metà dello scritto), tra le annotazioni troviamo la fugace descrizione di un’altra interessante storia di tarantismo (che Castellan mutua da altro autore), quella di Giovanni di Tommaso da San Vito dei Normanni, un caso maschile di tarantismo, la cui singolarità è nel fatto che la “malattia” si manifesta attraverso violenti attacchi di priapismo,[3] tanto che “per impedirgli che facesse movimenti troppo sconci” a quest’uomo venivano legate le mani durante la crisi e durante il ballo.
Tavole del Castellan inserite nella sua opera
  Come ci fa notare Salvatore Epifani,[4] qui il Castellan riprende una descrizione di Andrea Pigonati (già citato altrove nell’opera del Castellan) nella sua Lettera sul tarantismo che risale al 1779.[5]
L’opera dalla quale è tratto il brano presentato a seguire è una trilogia: nel primo volume si ritrova questa sua descrizione del tarantismo inserita nei resoconti della sua tappa in Puglia.[6] Lo scritto è inframezzato da suggestivi bozzetti pittorici dell’autore, che ritraggono paesaggi, scorci e monumenti dei luoghi visitati. Nel terzo volume, come preannunciato dall’autore nella sua dissertazione sul tarantismo, si trovano gli spartiti delle arie eseguite durante i balli dei tarantolati.[7]
N.B.: mentre le note da 1 a 7 del presente scritto sono le mie, da 9 a 12 trattasi delle note originali inserite da Castellan nel suo testo.
Tavole del Castellan inserite nell’opera
   LETTERA IX
Tarantola, effetti della sua puntura; guarigione del tarantismo tramite la danza; formalità osservate a tale riguardo; storia di una malata.
Lo strano uso della danza per diversi giorni alla volta, e con il pretesto di curarle, di persone che sono state, o che credono di essere, morse dalla tarantola, è stato spesso messo in discussione. Abbiamo appena assistito a questa pratica. Posso quindi affermarne l’esistenza, senza tuttavia garantire i risultati.
Sappiamo che la tarantola è una specie di ragno, che prende il nome dalla città di Taranto, dove si dice che sia molto comune. Si trova in alcuni altri cantoni del regno di Napoli; ma quello della Puglia è il più pericoloso, soprattutto durante l’estate. Si dice che dopo essere stato morso, il malato non impieghi molto a cadere in una profonda malinconia, e muoia se non viene salvato. Tra tutti i rimedi che vengono utilizzati, il più efficace, e persino l’unico che guarisce completamente, è la musica.
La puntura della tarantola è mortale? Non vi sono per guarirla altre medicine se non i suoni armoniosi e l’esercizio della danza, o il pericolo è solo nell’immaginazione esaltata degli ammalati?
Se consultiamo gli abitanti del paese, risponderanno affermativamente alle prime due domande, e diverse opere accademiche[8] possono fornire nozioni molto ampie su questo argomento. Per quanto riguarda quest’ultima proposizione, la storia che mi è stata raccontata sembra confermare l’opinione di coloro che ritengono che il morso del grosso ragno di Taranto è una favola, e che la maggior parte di coloro che affermano di esserne stati raggiunti in realtà soffrono di una sorta di mania malinconica, verso la quale un intenso esercizio fisico e i suoni della musica possono dissipare momentaneamente sintomi, se non far guarire del tutto.
Anche gli antichi considerano la musica come il rimedio più appropriato per calmare i bollori del sangue e l’asprezza degli umori,[9] e quando anche questa risorsa è stata impotente, hanno usato ricorrere ad incantesimi, verso i quali la moltitudine ripone più fiducia. È noto che gli Asclepiadi hanno liberato l’arte della guarigione da queste puerilità superstiziose. Tuttavia, anche nei tempi moderni si tende a una fede nell’efficacia della musica come rimedio calmante: si citano esempi di suoi effetti, tra cui[10] quello di un famoso musicista che una ripetuta febbre continua aveva gettato nel delirio. Nel calore dell’accesso ha chiesto un concerto. Alcuni amici che erano presenti gli hanno eseguito una cantata di Bernier: dai primi accordi, il volto del paziente ha ripreso serenità, i suoi occhi erano tranquilli, le convulsioni cessarono, ha versato lacrime di piacere: non appena la musica terminava, ricadeva nel precedente stato. L’uso di tale rimedio, il cui successo fu così fortunato, non fu perso. La febbre e il delirio erano sempre sospesi durante l’ascolto della musica; e il paziente fu così sollevato dalla musica, che fece cantare e ballare anche i suoi genitori, notte e giorno, e persino la sua guardia.
Torniamo al tarantismo e ai suoi sintomi. La malattia attribuita alla puntura della tarantola, può derivare dalla cattiva natura del clima, l’aridità del suolo, la scarsità dei boschi, e il calore eccessivo. In effetti, queste cause tendono a sviluppare e rendere pericolose diverse altre indisposizioni; è persino riconosciuto che l’idrofobia regna in Puglia più che altrove; e l’umidità dell’aria calda, e la sua gravità durante l’estate, fanno sì che le minime malattie diventino più cupe in questo paese.
Ma il tarantismo, che è stato creduto essere l’effetto di uno spirito colpito, non è meno reale, secondo l’opinione dei medici eruditi; e qui ci sono le ragioni per cui non può essere considerato una finzione e trasformato in un gioco: colui che è stato punto dalla tarantola cade presto in un profondo, malinconico e assoluto sconforto; il suo volto assume un aspetto cadaverico, il suo respiro è molto difficile, ha languore e spasmi di stomaco, le sue membra si raffreddano, il suo corpo emana un sudore freddo e gelatinoso, gli occhi fissi e immobili, si ricoprono di un velo, il suo respiro e il suo polso diventano sempre più deboli, la coscienza diminuisce; infine, perde completamente i sensi e muore se l’aiuto non gli è stato dato in tempo.[11]
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  Certo, non si può fingere un simile stato, e non si deve sospettare il paziente dell’impostura, a meno che non trovi un certo vantaggio: ora, questa malattia fa molto male, specialmente alle ragazze, per la loro stabilità; inoltre, il rimedio della musica è piuttosto costoso, poiché i musicisti ricevono almeno un ducato al giorno, senza contare il medico, e le danze del paziente per quattro e fino a sette giorni di seguito.
Del resto, questo esercizio, invece di rendere le ragazze e le donne più piacevoli, le deturpa; alcune di loro, molto belle prima, diventano in questa occasione molto sgradevoli; infine, si ha l’opinione che la malattia sia periodica e che ritorni ogni anno fino alla vecchiaia: quindi ci si prende cura, nelle famiglie di notabili, di nascondere alla conoscenza pubblica un simile incidente; e se una ragazza viene punto dalla tarantola, viene fatta ballare in un posto remoto e lontano da tutti gli occhi.
Non c’è dunque interesse o piacere nel ricorrere a un rimedio costoso, che scredita così tanto coloro che ne fanno uso, come a Taranto e nelle altre città pugliesi, se si sa che una donna è stata colpita dal tarantismo e che ha ballato per curare se stessa, si pensa che la si insulti venendo a cantare sotto le sue finestre le arie dedicate alla cura della sua malattia.
Qui si crea l’opinione che i malati fuggano dalla società, cerchino l’acqua con avidità e ne approfittino anche se non sono osservati; si crede anche che a loro piaccia essere circondati da oggetti i cui colori sono molto vivaci. Ma non ho notato la loro pretesa avversione al blu e al nero. I nostri vestiti blu e i nostri cappelli neri non sembrano dare la minima impressione alla malata di cui   sto per parlare, né agli spettatori, che ci hanno anche invitato a ballare con lei.
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  Si ritiene comunemente che quando l’individuo affetto dal morso abbia perso i sensi, un musicista debba essere chiamato a provare diversi toni molto allegri su uno strumento; e quando il malato incontra la musica di suo gradimento, si vede immediatamente muoversi nel ritmo, alzarsi e cominciare a ballare. Non ho visto qualcosa del genere qui, e siamo stati informati che le arie che sono state utilizzate per lungo tempo per la cura del tarantismo erano sempre le stesse, e che il loro movimento era inizialmente molto lento, e divenne gradualmente molto vivace e rapido. Per il resto, si può giudicare; poiché ho incaricato uno dei musicisti di scriverli e di darmene una copia.[12] Lascio questi dettagli, che ho ritenuto necessario tuttavia illustrare, e riprendo la mia narrazione, che offrirà gli argomenti in un modo più rapido e più pittoresco, e soprattutto nello stesso ordine in cui hanno colpito i miei occhi.
Mentre passavamo sulla banchina del molo, siamo stati fermati dalla folla, che si accalcava sulla porta di una casa dove si sentiva della musica. Ci siamo fatti spazio, e anche noi siamo invitati ad entrare in una stanza bassa che era servita per diversi anni, e ancora lo era oggi, da scenario e ambiente per la cura del morso della tarantola. Le pareti di questa ampia stanza erano adornate con ghirlande di foglie, mazzi di fiori e rami di vite carichi dei loro frutti, piccoli specchi e nastri di ogni colore erano là sospesi; molta gente era seduta intorno all’appartamento, e l’orchestra occupava uno degli angoli, ed era composta da un violino, un basso, una chitarra e un tamburello. C’era una donna che ballava: aveva solo venticinque anni ma ne dimostrava quaranta; i suoi lineamenti regolari, ma alterati da eccessiva smodatezza, i suoi occhi scuri, il suo aspetto triste e abbattuto, contrastavano con la sua ricercata e variegata decorazione di nastri e pizzi d’oro e d’argento; le trecce dei suoi capelli erano sparpagliate e un velo di garza bianca le cadeva sulle spalle; danzava senza lasciare la terra, con nonchalance, girando costantemente su se stessa e molto lentamente; le sue mani reggevano le estremità di un fazzoletto di seta che faceva oscillare sopra la sua testa, e alcune volte lo gettava indietro: in questo stato, ci offriva assolutamente la posa di quelle baccanti che vediamo su bassorilievi antichi.
  L’aria che si suonava in quel momento era languida, trascinata sulle cadenze, e si ripeteva da capo a sazietà. Poi il motivo è cambiato senza interruzioni; questo era meno lento, e ad un certo punto divenne più vivace, precipitoso e saltellante. Questi brani musicali formavano una successione di rondò, o ciò che chiamiamo pot-pouri. Si passava alternativamente dall’uno all’altro; finalmente si tornava al primo, per dare un po ‘di riposo alla ballerina, e permetterle di rallentare i suoi passi, ma senza farla mai smettere di ballare; lei seguiva sempre il movimento della musica; e come quel movimento si animava, si muoveva e diventava più vivace; ma il sorriso non rinasceva sulle sue labbra scolorite, la tristezza era sempre stampata sul suo sguardo, talvolta rivolto verso il soffitto, di solito verso il suolo, oppure a volte muoveva gli occhi a caso fissando il vuoto, anche se abbiamo cercato di distrarla con ogni mezzo. Le offrirono fiori e frutti; li tenne per un momento tra le mani e li gettò in seguito; furono anche presentati fazzoletti di seta di diversi colori; lei li scambiava con il suo, li agitava in aria per qualche istante, li rendeva, prendeva gli altri. Diverse donne là presenti hanno successivamente ballato con lei in modo da attirare la sua attenzione, e cercavano di ispirarle allegria ma senza successo. Sembrava sottoporsi a quell’esercizio contro voglia ma spinta da una sorta di forza irresistibile, e ciò dovette stancarla molto; il sudore scorreva dalla sua fronte; Il suo petto era ansante, e ci hanno detto che questo stato sarebbe terminato con una sospensione totale delle facoltà; che poi era necessario portarla a letto; che il giorno dopo si sarebbe svegliata ricominciando a a ballare, e che lo stesso rimedio sarebbe stato impiegato nei giorni successivi, fino a quando non le avrebbe dato sollievo.
Questo spettacolo aveva qualcosa di doloroso; e mi ha colpito ancor più fortemente quando ho appreso la storia di questa interessante paziente. Non era stata punta dalla tarantola, sebbene ne fosse convinta; e veniva lasciata nella sua errata convinzione solo per nascondere e per non far dimenticare la vera causa del suo stato, e per non privarla di ogni speranza di cura. Ecco l’origine dell’alienazione di Ginevra; questo è, credo, il nome della malata. All’età di vent’anni, pur non essendo la ragazza più carina tra quelle della sua età, si faceva notare per avere una fisionomia provocante e molto espressiva; la sua bocca era rosea e attraente; i suoi occhi neri erano pieni di fuoco; la sua altezza aveva più duttilità e abbandono della grazia; il suo carattere, per quanto buono e sensibile, era particolare; spesso gioiva fino al delirio, si abbandonava quindi a una tristezza vaga e senza motivo; esagerata in tutti i suoi sentimenti, favoriva l’amicizia per le sue compagne fino all’eroismo, e la sua indifferenza verso gli uomini era simile al disprezzo: quindi doveva esser prevedibile che che se avesse amato un uomo una volta, ciò sarebbe accaduto con veemenza e per tutta la vita. All’età di vent’anni, la sua ora non era ancora arrivata, ma squillò troppo presto per la sua disgrazia. Un giorno stava camminando assorta nei suoi pensieri malinconici sulla spiaggia deserta di Patrica; l’aria era stata rinfrescata da una tempesta e il mare, che era ancora agitato, ondeggiava sulla spiaggia. Un brigantino (piccolo veliero n.d.r.) a metà frantumato era appena approdato: aveva a bordo un uomo. Partito dal porto di Durazzo per stendere le reti, verso il centro del canale una raffica di vento aveva strappato la vela; il suo timone si era rotto tra le sue mani e, in balìa delle onde, la sua barca era stata lanciata sulle rive dell’Italia. Sopraffatto dalla stanchezza, morente di bisogno, deplorava la sua disgrazia, così la ragazza gli andò incontro in aiuto, gli offrì una mano e si offrì di portarlo a casa di sua madre, che esercitò verso di lui con slancio i doveri dell’ospitalità.
Questo albanese era giovane; era infelice; sembrava ragionevole e grato; Ginevra credette di essersi abbandonata al piacere puro e disinteressato che la carità fornisce, mentre in realtà l’amore si era già insinuato nel suo cuore nelle vesti di pietà. Tuttavia, il giovane albanese, combattuto dal desiderio di rivedere il suo paese, e dal tenero interesse che lo lega alla sua benefattrice, finalmente parla della sua partenza. A questa parola, come una folgore colpisce Ginevra facendo chiarezza sui suoi sentimenti; riconosce in essa l’amore, per l’angoscia che l’idea di una separazione, lontana dal suo pensiero, inizia a sentire; onesta, ma appassionata, non ha più il controllo di nascondere la sua confusione e lascia persino sfuggire tutta la violenza dei suoi sentimenti; ma esige da questo straniero che adora, il sacrificio dei legami indissolubili con il suo paese d’origine. Senza esitazione, lui acconsente. Quindi lei stessa favorisce la sua partenza dall’Italia, dove lui non può stabilirsi senza consultare la sua famiglia. Il giorno del suo ritorno è fissato, e Ginevra deve aspettarlo sulla costa, proprio nel punto in cui lui le ha salvato la vita.
Fedele alla sua parola, lei va là ben prima dell’ora stabilita; conta gli istanti; fluiscono con una lentezza disperata. Intanto, il sole è già al tramonto: preoccupata, cammina sulla riva, gli occhi rivolti verso il mare: interroga le onde; il minimo soffio di vento, la minima nube le fa temere una nuova tempesta. Il giorno sta cadendo, il suo cuore è schiacciato e il crepuscolo, di cui la natura si ricopre, oscura, disturba le sue idee; infine, scopre un punto nero all’orizzonte: avanza; è una barca: si precipita alla sommità di una roccia e scuote un velo cremisi, il segnale concordato. Immediatamente lo stesso segnale è attaccato all’estremità dell’albero; lei non può più dubitarne, questa barca le porta il suo amante.
Infatti, l’ albanese si era imbarcato, felice, in una scialuppa a remi decorata con tutti gli attributi della gioia. Gli alberi erano decorati e le vele erano di un bianco brillante. Alcuni musicisti, seduti sulla panca di poppa, suonavano con accenti felici; e la sua famiglia, che l’albanese stava lasciando per stabilirsi nel paese di sua moglie, volle affidare a Ginevra la cura della felicità del figlio, il deposito della sua modesta fortuna e il mobilio necessario per la giovane famiglia.
La barca avanza come in trionfo verso le coste dell’Italia, già il suono degli strumenti raggiunge l’orecchio di Ginevra, tocca la superficie delle onde, calma le sue ansie e porta nel suo cuore speranza e sicurezza. L’imbarcazione si sta avvicinando: l’amore rende i suoi occhi più penetranti; lei distingue, riconosce suo marito che tende le braccia; lei pensa di sentirlo, e questa illusione rapisce una risposta.
Ma improvvisamente un suono sinistro fa cessare le belle melodie; una galera barbarica esce da dietro una roccia sporgente, che la aveva nascosta alla vista degli occhi di tutti. I suoi numerosi remi salgono a ritmo, cadono tutti in una volta e le danno un movimento rapido. Come l’avvoltoio, si libra sopra l’aria e si dirige verso la sua preda. A questa vista, non meno inaspettata che fatale, Ginevra cade in un cupo torpore; il terrore incatena le sue facoltà, i suoi occhi solo conservano un residuo di vita, seguono i movimenti contrari delle due barche.
La fragile barca sta fuggendo, e grida di paura e dolore sono sostituite agli accenti gioiosi. Il giovane e coraggioso albanese esorta i suoi compagni ad una resistenza che risulterà vana: le ombre della notte avvolgono questa scena di desolazione e la nascondono agli occhi della sfortunata Ginevra, che cade impotente sulla riva.
Molto tempo dopo, Ginevra esce come da un sonno profondo: apre gli occhi; ma la luce del giorno li fa chiudere subito. Non può muovere le sue membra, irrigidita dal freddo del mattino. Eppure le sue idee, dapprima confuse, le raccontano la scena del giorno prima; poi, disorientata, fa risuonare la costa con la sua disperazione; lei esamina l’estensione del canale; nessun imbarcazione solca la superficie; non c’è più felicità o speranza per lei; i suoi sensi si alterano, la sua mente si smarrisce e lei precipita nel mare dalla cima della roccia.
I pescatori la videro, si affrettarono a venire in suo aiuto e la portarono a casa di sua madre. Questo atto di disperazione fu seguito da una lunga apatia e da uno sconvolgimento che degenerò in alienazione della mente. Ginevra aveva dimenticato la causa delle sue pene; lei attribuiva le sue condizioni al morso della tarantola. Questa idea le è stata mantenuta, facendole sperare che l’esercizio della danza e gli accordi della musica, che ha veramente placato l’agitazione dei suoi sensi, la abbia finalmente guarita da questa mania malinconica.
Airs de la tarentule foglio 4
  [1] Gianfranco Mele, La storia di Ginevra, una tarantata brindisina di fine Settecento, Fondazione Terra d’Otranto, sito web, febbraio 2019.
[2]            Dei balli delle tarantate in acqua (nel mare o presso fonti, ma anche in casa con l’utilizzo di grossi catini o bacinelle colme d’acqua) parlano vari studiosi: una sintesi è nell’opera di De Martino, nel capitolo dedicato a Lo scenario e gli oggetti del rito (Ernesto De Martino, La Terra del Rimorso, Il saggiatore, Milano, 1961, ried. NET marzo 2002, pp. 127-149).
[3]             Varie fonti fanno riferimento al priapismo come effetto del morso della tarantola e come una delle caratteristiche del tarantismo: un fugace riferimento lo fa lo stesso De Martino nel capitolo Il simbolismo dell’”Oistros”; ne fa riferimento il Serao quando cita l’ arcivescovo Niccolò Perotto da Sassoferrato, che a metà del XV secolo, dissertando sugli effetti del morso della tarantola, scrive: “Altri al veder donne, accesi tosto di ardentissima voglia, e come forsennati, corrono loro appresso” (Francesco Serao, Della tarantola o sia falangio di Puglia, lezioni accademiche, Napoli, 1742, pag. 10). Ne parlano, tra Settecento e Ottocento, medici spagnoli (Francisco Xavier Cid, Tarantismo observado en España en que se prueba el de la Pulla, Madrid, 1787, pp. 92-93; Josè Abelardo Nunez, Estudio médico del veneno de la tarántula segun el metodo de Hahnemann, precedido de un resumen historico del tarantulismo, y tarantismo, y seguido de algunas indicaciones terapéuticas y notas clinicas, Madrid, 1861, pag. 27, 109, 113). Plinio, riferisce che il morso dei ragni “desta il membro genitale”. ( Naturalis historia, Libro 37).
[4]            Salvatore Epifani, Sulla pizzica pizzica ed altre tradizioni salentine, note e documenti, Youcanprint Self-Publishing, 2013, pp. 61-62. V. anche, dello stesso autore, A proposito di pizzica pizzica: la lettera sul tarantismo di Andrea Pigonati. (da sito web dell’autore): https://salvatore-epifani.webnode.it/news/a-proposito-di-pizzica-pizzica-la-lettera-sul-tarantismo-di-andrea-pigonati-/
[5]            “Tra i fatti, che conservo con autentici attestati de’ primi medici della provincia di Lecce, ve n’è uno accaduto ad un uomo della Terra di S. Vito per nome Gio: di Tommaso, al quale assisté il Dot. Fisico D. Giacinto Niccola Greco. Il fatto è de’ più strani, mentre il male produsse all’infermo il priapismo, accompagnato con tutti gli altri sintomi; onde per impedirgli che non facesse movimenti troppo sconci lo fecero ballare colle mani legate: e dopo più giorni di ballo guarì” (Andrea Pigonati, Lettera del Signor Cav.e Andrea Pigonati colonnello di S. M. il RE delle Due Sicilie nel corpo del genio al Sig. Abate Angelo Vecchi sul Tarantismo, in: Opuscoli scelti sulle Scienze e sulle Arti tratti dagli Atti delle Accademie e dalle altre Collezioni Filosofiche, e Letterarie, dalle Opere più recenti Inglesi, Tedesche, Francesi, Latine, e Italiane, e da Manoscritti originali, e inediti, tomo II, parte V, Milano, 1779, pag. 309)
[6]             Antoine Laurent Castellan, Lettres sur l’ Italie, faisant suite aux lettres sur la Morée, l’ Hellespont et Costantinople, Tome I, Parigi, 1819, pp. 77-91
[7]             Antoine Laurent Castellan, op. cit., Tome III, tavole in appendice
[8]            Baglivi, Dissert. 1696. Geoffroy Theor., etc. Nicolo Cirillo ha scritto nel 1742 su La Tarantola e falangio di Puglia. L’ingegner Pigonati, nella sua Lettera al abb. Angelo Vecchi, 1779, spiega la forma esatta dei quattro famigerati ragni della Puglia, e certifica la verità delle osservazioni fatte su questo argomento da Baglivi, Epif. Ferdinando, Caputi e altri studiosi sulla Puglia.
[9]            Secondo Vitruvio, la musica dovrebbe essere studiata da medici, architetti, ecc. I suoi effetti mirabili sono noti fin dai tempi di Saul. Platone, Aristotele, Dionisio di Alicarnasso, Diodoro Siculo, Pitagora e Aulo Gellio ne fanno menzione, e quest’ultimo parla dei dottori musicisti.
[10]          J. Berryat, Recueil de Memoires (N.D.R. Si riferisce ad un medico francese, Jean Berryat, e ad una opera da lui curata: “Recueil de mémoires ou collection des pièces académiques concernant la Médecine, l’Anatomie & la Chirurgie, la Chymie, la Physique expérimentale, la Botanique et l’histoire Naturelle”, Parigi, 1754 )
[11]          Tra i fatti autentici raccolti dai medici della provincia di Lecce, citiamo quello di un uomo di San Vito, di nome Giov. di Tommaso, sul quale, oltre ad altri sintomi ordinari, il tarantismo produceva il priapismo più violento: “Onde per impedirgli che non facesse movimenti troppo sconci lo fecero ballare colle mani legate”
[12]          Si può trovare alla fine di quest’opera. Questi brani non hanno nulla a che vedere con quelli che Padre Kircher ha annotato nella sua Arte Magnetica.
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jacopocioni · 2 years
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Santa Reparata e il suo cimitero
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Curiosità La Cattedrale di Santa Reparata situata dove oggi si trova il duomo di Firenze o Santa Maria del Fiore, faceva parte dell’antico “asse sacro”, comprendente oltre alla chiesa paleocristiana il Palazzo Vescovile, il Battistero, un ospedale, una canonica, un cimitero, e altre due chiese; San Salvatore al Vescovo e San Michele Visdomini. Esisteva come detto un cimitero, rimasto un uso fino al 1748 quando venne chiuso dal Granduca Pietro Leopoldo. Era famoso per le sepolture dei cittadini e dei Magnati. Le sepolture iniziavano dalla gradinata centrale e andava verso il lato meridionale per giungere alla Tribuna.
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Oggi a ricordo di quelle sepolture sugli scalini d’ingresso a Santa Maria del Fiore, si vedono e si leggono i nomi di coloro che vennero inumati in quella antica chiesa. Sono gli stessi tolti nel diciottesimo secolo per lavori di manutenzione del Duomo. Accanto a queste iscrizioni si notano le armi gentilizie corrispondenti alle sepolture familiari. Vi sono scritti nomi illustri che hanno contribuito alla gloria di Firenze; gli Adimari (la famiglia proprietaria della torre chiamata del “guarda morto” costruita proprio di fronte al cimitero), i Rustichelli, i Figiovanni, i Cavalcanti, gli Abati, i Tornaquinci, i Medici. Mentre a ponente si trovano i nomi dei; Benizi, Bonajuti, Baldesi, Guidi, Ridolfi, Bischeri, i da Diacceto, Gherardi, e di tanti altri si vedono le tombe dei loro avi nel lato meridionale del Tempio.
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Tra questi antichi nomi ci sono anche quelli delle famiglie degli Agolanti, e dei Ricci. Si trovano andando verso il lato meridionale del Tempio di fronte al campanile c’è una porta. Nei due pilastri della porta si trovano due sepolture; quella situata alla sinistra di chi guarda, c’è una lapide consumata dal tempo, ci sono incise le lettere G.A. È la sepoltura della famiglia Agolanti. Nel suo sepolcro venne calata creduta morta, la bellissima Ginevra, la cui storia d’amore è arrivata fino ad oggi. Dalla parte opposta, sempre accanto al pilastro, si trova una lapide con una scritta; “sepolcro destinato ad accogliere le spoglie dei Seminaristi defunti”. Nel sedicesimo secolo apparteneva alla famiglia dei Ricci, confermato da una scritta in latino “Domus De Riccis”. Qui dopo alcuni giorni dalla caduta della Repubblica Fiorentina fu inumata e riposa la sfortunata Marietta de’ Ricci, moglie di Niccolò Benintendi cagione del duello fra quattro gentiluomini fiorentini avvenuto al tempo dell’assedio di Firenze del 1530.
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Alberto Chiarugi Read the full article
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thetudorslovers · 5 years
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🄶🄸🄽🄴🅅🅁🄰 🄲🄰🅅🄰🄻🄲🄰🄽🅃🄸
During a research about the house of Medici I did this summer ,my attention had been spotted by another forgotten renaissance lady, her name was :Ginevra Cavalcanti.
Ginevra de' Medici nee Cavalcanti was the daughter of Giovanni Cavalcanti and Constanza di Niccolò Cavalcanti and wife of Lorenzo de' Medici , brother of Cosimo the Elder .
I also found that she had some siblings: Bartolomea Trenta, Niccolò , Giannozzo Cavalcanti and Amerigo Cavalcanti .Alas, there are not so many informations about her so we can't tell exactly about her role in the Medici family .
They say Ginevra and Lorenzo 's marriage was a happy one and they loved each other even if the marriage was an arranged one. She was the mother of Pierfrancesco de' Medici ,il Vecchio, Leonora Di Genova and Francesco de' Medici.
"In 1416, he married Ginevra Cavalcanti.To celebrate their marriage, the Venetian humanist Francesco Barbaro wrote his treatise De Re Uxoria,an analysis of marriage that continued to be published for centuries.Lorenzo and Ginevra had two sons: Francesco, who was childless, and Pierfrancesco, who originated the Popolani line. Ginevra Cavalcanti was an aunt of the wife of the famous Italian merchant Giovanni Arnolfini."
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annalisalanci · 3 years
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Enciclopedia. Storia dell'Enciclopedia
Enciclopedia
Storia dell'Enciclopedia
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Illuminismo
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Luigi XV
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Madame de Pompadour
Enciclopedia 1755, la <<concatenazione delle scienze>>. <<Scopo di un'enciclopedia è accogliere le conoscenze sparse sulla faccia della terra, esporne ai contemporanei il sistema generale, trasmetterle ai posteri, affinché l'opera dei secoli passati non sia stata inutile per i secoli avvenire, affinché i nostri nipoti, diventando più istruiti, diventino nello stesso tempo più virtuosi e più felici...>>. Diderot si riferisce ad alcune sintesi che rispecchiavano gli antichi sogni di onniscienza: le enciclopedie medievali, i progetti di Bacone e di Leibniz, i <<teatri della memoria>>, la rinascenza alle summae pansofiche del primo Seicento, dai dizionari di Furetiére e Moréri. Tra la fine del XVII e l'inizio del XVIII la rivoluzione scientifica, aveva imposto un nuovo assetto all'albero enciclopedico. I <<teatri di macchine>> del secolo XVII avevano aperto la strada ai vari reperti di tavole e descrizioni dedicate ai mestieri e all'artigianato, apparsi anche un Francia e descrizioni dedicate ai mestieri e all'artigianato, apparse anche in Francia e spesso citate come i modelli più prossimi della <<descrizione delle arti>> intrapresa dagli enciclopedisti. Inghilterra: il Lexicon technicum (cinque edizioni tra il 1704 e il 1736), di Ephraim Chambers, apparsa in italiano a Venezia fin dal 1748. Le Breton, Briasson, Dsvid e Duran si associarono per mettere sul mercato una traduzione francese della Cyclopedia di Chambers. Il progetto fu affidato a Diderot e d'Alembert, il primo di curare la filosofia e le belle lettere, il secondo le matematiche. I dieci volumi previsti, crebbero in corso d'opera fino a ventotto, undici di planches dedicate alla descrizioni delle arti e dei mestieri. L'impresa soddisfava un ampio strato sociale ed economico in pieno sviluppo. I collaboratori erano uomini di punta nella pubblica amministrazione, nell'industria, nell'insegnamento, nelle professioni liberali, nell'esercito e nelle alleanze letterarie e scientifiche. Alcuni erano ecclesiastici, altri aristocratici, addetti ad uffici statali come funzionari, intendenti ingegneri, medici, chirurghi, matematici o cultori di arti. Interpreti di un progetto culturale, già proteso verso l'avvento della rivoluzione industriale. L'interesse per la tecnologia e l'organizzazione industriale, le ricerche di economia politica, l'indagine critica sulle forme di governo, la polemca contro la mentalità teologica e religiosa, si componevano in un'ideologia laica e secolare che non rispettava l'autorità ed entrò in conflitto con la simbiosi tra il trono e l'altare che, nell'età di Luigi XV, recava ancora l'impronta dell'assolutismo del Re Sole. <<Cambiare il modo di pensare comune>>; questo spiega la natura degli ostacoli che l'Enciclopedia incontrò sul proprio cammino, i conflitti in cui fu coinvolta e le crisi alle quali sopravvisse. Diderot, arrestato nel 1749, nella torre di Vincennes, fu liberato grazie alle pressioni dei librai associati. Prospectus, 1730, sono annunciati i criteri redazionali e le grandi linee dell'opera ormai imminente. Il successo commerciale ottenuto consentì ai promotori dell'impresa di difendere dagli attacchi convergenti degli avversari gesuiti, giansenisti e del <<partito devoto>> di corte. I primi due volumi, nel 1751 e nel 1752, furono attaccati dal <<Journal de Tr��vaux>> che insisté sulle accuse di plagio, sui difetti e sulle lacune dell'opera. Il discorso preliminare di d'Alembert, divenne oggetto di scandalo quando, l'abbé De Prodes, si laureò in teologia alla Sorbona con una tesi che ne ricalcava l'impostazione sensista. Gli avversari fecero epurare la facoltà, e nonostante la censura preventiva, che tutti gli articoli dell'Enciclopedia avevano subito, ottennero dal governo in primo arret, di soppressione. Le pressioni esercitate a corte sull'mbiente di Mme de Popmpadour, rimossero l'ostacolo e consentirono la pubblicazione del terzo volume, preceduto da un'Avvertenza in cui d'Alembert respingeva tutti gli attacchi. Sui giornali, gli oppositori proseguirono la loro campagna di diffamazione contro i volumi successivi, fino al
1757. Lo scoppio della guerra dei Sette anni e le relazioni amichevoli che i philosphes intrattenevano con Federico il Grande di Prussia li resero sospetti si intelligenza con il nemico. Un attentato contro Luigi XV provocò una serie di misure censorie di insinuazioni ostili, orchestrate dai libelli e satire da gazzettieri pagati dagli ambienti più retrivi della corte e del governo. L'articolo Ginevra, scritto da d'Alembert e ispirato da Voltaire, era una descrizione della situazione politico-religiosa della città che suscitò le rimostranze del clero calvinista ginevrino e provocò anche a Parigi una nuova campagna anti-enciclopedista. 1758 la Lettera a d'Alembert sugli spettacoli di Jean Jacques Rousseau, replica alla voce Ginevra, e del trattato Helvétius, De l'esprit, in cui si avvertiva l'eco delle idee materialistiche più radicali coltivate nella cerchia del barone d'Holbach. Il 23 gennaio 1759 il procuratore generale Omer Joly de Fleury sostenne la pubblica accusa dinanzi alla suprema corte di Francia contro otto opere empie che furono <<soppresse>>. Poco dopo il decreto di condanna della Santa Sede, pronunciato a Roma dal papa Clemente XIII, fece si che l'intera opera fosse inclusa nell'Index librorum prohibitorum. Fu concesso dall'autorità il permesso di pubblicazione dei volumi di planches. D'Alembert si ritirò dall'impresa mentre Diderot, con l'aiuto di Louis de Jaucourtm proseguì sotto la falsa indicazione di <<Neuf-chatel>> la pubblicazione degli ultimi nove volumi di testo <<censurati>> dallo stesso editore, completata nel 1766. La pubblicazione dei volumi di planches si protrasse fino al 1772.
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sciencespies · 5 years
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The Man Who Mentored da Vinci Receives First U.S. Retrospective
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The Man Who Mentored da Vinci Receives First U.S. Retrospective
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Leonardo da Vinci, Michelangelo and Raphael are widely considered the greatest artists of the Italian Renaissance. But this triumvirate of creative genius didn’t develop in isolation: As a new exhibition at the National Gallery of Art points out, all three men owe a significant debt to a lesser-known Old Master—namely, Andrea del Verrocchio, a painter, sculptor, and teacher whose students included the likes of Leonardo, as well as Pietro Perugino and Domenico Ghirlandaio, future mentors of Michelangelo and Raphael, respectively.
Verrocchio: Sculptor and Painter of Renaissance Florence marks the first comprehensive U.S. retrospective dedicated to the artist. Featuring some 50 paintings, sculptures and sketches, the show offers insights on both Verrocchio’s individual oeuvre and his contributions to the Italian city’s unparalleled artistic output.
Crucially, as Philip Kennicott writes for the Washington Post, curator Andrew Butterfield avoids framing the Old Master “as merely an influence on, or progenitor of, greater things to come”; instead, the show emphasizes its subject’s singular skill, acknowledging his impact on later artists but placing the focus on such innovations as his impossibly dynamic sculptural drapery, detailed renderings of texture and masterful sfumato shading.
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Andrea del Verrocchio, “Putti Poised on a Globe,” c. 1480
(National Gallery of Art/Andrew W. Mellon Collection)
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Andrea del Verrocchio, “David With the Head of Goliath,” c. 1465
(Museo Nazionale del Bargello, Florence)
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Andrea del Verrocchio, “Lady with Flowers,” c. 1475/1480
(Museo Nazionale del Bargello, Florence)
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Andrea del Verrocchio, “Putti With a Dolphin,” c. 1465/1480
(Museo di Palazzo Vecchio)
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Born in Florence around 1435, Verrocchio trained as a goldsmith but soon shifted his attention to a diverse range of art forms. (While biographer Giorgio Vasari identified the versatile Florentine primarily as “a goldsmith, a master of perspective, a woodcarver, a painter and a musician,” his talents also included architecture, geometry and draftsmanship.)
First and foremost a sculptor, Verrocchio crafted works ranging from a bronze statue of David carrying the head of Goliath to tombs for members of the illustrious Medici family and a marble rendering of a “Lady With Flowers.” Per the Wall Street Journal’s Brenda Cronin, this last piece, sculpted in 1475 and now on view at the D.C. gallery, was one of the first to depict its sitter’s arms and hands—a style quickly copied by the artist’s contemporaries.
Another statue on display, titled “Putti With a Dolphin,” remains eye-catching regardless of where visitors are standing in relation to it. According to the Observer’s David D’Arcy, the work boasts a so-called “spiral construction” designed to be appreciated from multiple standpoints.
Verrocchio’s sculptures are all the more impressive considering the fact that he cast them himself, often from just a single mold. As the Post’s Kennicott notes, Florentine sculptors of the period rarely cast their own works, preferring to leave this final step to separate artisans.
Although Verrocchio’s main artistic interest was sculpture, his workshop—staffed by apprentices such as Leonardo, Perugino and Sandro Botticelli—also produced paintings. The senior artist was responsible for sketching out general designs, but he left the majority of scenes’ execution to his younger students; once the bulk of the work was completed, Verrocchio stepped in to add finishing touches. This collaborative process enabled burgeoning artists to fine-tune their skills under the guidance of a master.
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Leonardo da Vinci, “Ginevra de’ Benci,” c. 1474/1478
(National Gallery of Art/Ailsa Mellon Bruce Fund)
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Speaking with the Observer, Butterfield describes Verrocchio’s workshop as a “laboratory for the art of the High Renaissance.” He notes, “You would have in one corner Leonardo, working on something. In another corner, you’d have Perugino. At some point around then, [Sandro] Botticelli was also there. So, in a relatively small space you had all these budding geniuses.”
According to a press release, the exhibition juxtaposes three works related to female beauty: “Lady With Flowers,” a black-chalk drawing titled “Head of a Woman With Braided Hair” and da Vinci’s “Ginevra de’ Benci.” (The last of these, a portrait painted by the artistic luminary during the mid-1470s, is the only da Vinci painting on public view in the U.S.) Despite the fact that each was crafted in a different medium, there are definite similarities between them, perhaps most prominently in shading, texture and the figures’ intangible pathos.
“Verrocchio was a visionary,” Butterfield says in the statement. “He had a restless imagination and a relentless drive to experiment and improve on what he or anyone else had done before. But he was also like the maestro of an orchestra who could bring together many talents and draw forth the best from them.”
Verrocchio: Sculptor and Painter of Renaissance Florence is on view at the National Gallery of Art from September 15 through January 12, 2020.
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