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#goffa come non so cosa
stephpanda · 11 months
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Comunque la sofferenza dell'essermi stirata un muscolo sulla schiena, non è tanto nel dolore e nel sembrare una impedita nel fare qualsiasi cosa.
Quanto nella FIGURA DI MERDA fatta con il PT.
Perché?
Perché mi sono fatta male mentre provavo a fare una cosa a random, in quelli che erano i miei minuti di pausa tra una super serie e l'altra.
E perché presa dall'imbarazzo..
HO INIZIATO A STRAPARLARE, DICENDO STRONZATE UNA DOPO L'ALTRA.
Tirando in mezzo, persino i "pensieri intrusivi".
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bravagente · 2 years
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vi dico una cosa. non ho il doppio degli anni di elia ma non sono that far from it. ho una roba che si chiama vaginismo — praticamente uno sbarramento delle mie porte quando qualcuno o qualcosa vuole entrare. non rende il sesso impossibile, ma neanche facile. non è lo stesso identico problema di elia, ma è un problema.
come elia mi rimuovo spesso e volentieri dai contesti romantici e/o sessuali per evitare di arrivare al momento in cui devo comunicare alla persona sopra di me che forse stasera dovrà farsi le pippe. io so cosa ha passato elia. conosco la paura dell’abbandono e del ridicolo che blocca. conosco il dubbio che la persona che mi piace, a cui magari piaccio, sparisca dalla mia vita perché non ha voglia di avere a che fare con le mie falle psicoanatomiche.
come elia non l’ho detto a nessuno per anni. con alcune amiche l’ho meramente accennato con perifrasi. a un amico l’ho detto solo perché una sera ha pensato di fare l’upgrade a trombamico. il resto dei miei giri mi crede semplicemente troppo timida, sfigata, goffa — come gli amici di elia pensavano che lui fosse troppo cazzone e volubile. non mi prendono in giro, sono sempre molto delicati con me. ma so cosa pensano.
e dovrei semplicemente parlarne? può darsi. ma uno parla delle proprie parti intime quando e *se* se la sente.
my point being, anch’io ho guardato il tema di questa stagione un po’ dall’alto in basso. anch’io sono stata perplessa. quel che ho visto della stagione finora non mi ha necessariamente fatta impazzire, ma sono sicura che ci sono persone che si sentono come elia per motivi diversi — vaginismo, cicatrici, complessi vari ed eventuali. siamo onesti, abbiamo spesso lasciato correre difetti di skam it per il semplice fatto che rappresentava qualcuno.
allora, per amor loro (e quest’anno anche mio), smettiamo almeno di riderne.
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inchiostribianchi · 6 months
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Cara Emmi B. Rothner,
Mi manchi vuol dire che mi hai colpito e vorrei che mi colpissi ancora, che continui a mancarmi
Per favore, con i tuoi sguardi, curiosi, con i tuoi occhi sabbie mobili che ci sprofondo dentro.
Vorrei sbirciare di nuovo in quel mondo, celato oltre il nero orizzonte degli eventi delle tue pupille, un drappeggio color notte da cui si intravedono le stelle, se ne potrebbe fare una mostra, che dico, un museo, per ciò che conservi.
Ti prego ancora, si me ne rendo conto, sono in ginocchio ti sembrerò disperato, eppure non riesco più a vivere come il passante sfocato nelle fotografie delle vite degli altri
Vorrei sapere tante cose di te, come ti svegli la mattina, se sei goffa o imbronciata, mentre ti prepari un caffè/the/chissà, vorrei sapere come si sente il sole sulla tua pelle, quando fuori fa freddo ed uno spiraglio di luce si poggia sul tuo viso
Vorrei leggere ciò che scrivi, per toccare con gli occhi cosa pensi, saranno parole levigate come i movimenti delle tue dita? Oppure parole randagie di una tua ombra, che ringhiano di nero e di sangue? Sto forse immaginando troppo? Spero di non averti offesa
Ti sei offesa?
Ma chi risponderebbe mai a un richiamo simile, chi mai si desterebbe davanti a un uomo tanto chino da toccare terra con la fronte, un uomo deve essere forte, deve essere una roccia, deve deglutire e in silenzio rialzarsi e camminare.. eppure.. eppure come posso, come posso
Un ultima scusa per ribadire il concetto ed un grazie anche solo per la lettura, sarò patetico ma spero che l'etimologia in questo caso mi salvi dalla condanna più grande e che il giudizio possa dimettersi fino a data da dichiararsi
Non preoccuparti di mandarmi una risposta solo per pena
P.s.
Non so cosa mi spinga ad abbassarmi a tal punto, forse spero che arrendendomi, dichiarando di non voler combattere, forse spero che anche tu decida di abbassare le armi e le difese, e di.. fidarti?
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riflussi · 1 year
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Pick-me girl
Per la serie "riflessioni non richieste", ho appena visto un video di Khadija Mbowe riguardo il tema. Per chi non sapesse, è un termine che si riferisce a tutte quelle ragazze che "non sono come le altre" e che sostanzialmente preferiscono stare con i ragazzi, sono sempre "al naturale" etc. Spero abbiate capito. E niente, mi ha dato molto da riflettere, anche perché sono uscita abbastanza tardino dalla mia era pick-me, quindi mi sono presa maluccio mentre guardavo il video.
Ma, esattamente come Mbowe studia e analizza questo modo di essere in cui tutte prima o poi incappiamo, voglio analizzare cosa mi ha portato a vivere così tanto a lungo.
Sì, per lo più maschilismo. Non dico misoginia perché ho sempre preferito di gran lunga stare con le ragazze, anche se trovavo molti comportamenti futili e un po' sciocchi (con i ragazzi era pure peggio, volevo strozzarli la maggior parte delle volte). Voglio sottolineare che i comportamenti futili e sciocchi lo erano solo dal mio punto di vista, non perché io fossi particolarmente intelligente, bensì il contrario. Il patriarcato si presenta in forme piuttosto subdole, in primo luogo (esattamente come fa presente Mbowe) sotto le spoglie di femminismo bianco. Quel femminismo che in realtà è conservatore, quello di mia madre per intenderci, che odiava truccarsi perché "tutte le altre lo facevano, ma lei era diversa, non lo faceva perché non voleva compiacere gli uomini" e poi piange perché col divorzio ha rovinato una famiglia. E da un certo punto di vista non è nemmeno così sbagliato come ragionamento (quello del trucco, non del divorzio), perché quante volte mi sono sentita dire da ragazzi quanto sarei stata bene con anche solo un po' di mascara. Da un certo punto di vista le pick-me fondano il loro essere sul cercare di contrastare questo patriarcato in maniera molto goffa e sbagliata, cioè cercando di somigliare agli uomini (quindi rafforzando il patriarcato). Essendo cresciuta in una famiglia dove questo concetto non era ben presente, di più, ho faticato tantissimo ad avvicinarmi al trucco e al vestirmi in maniera carina. Il cambio più radicale (sebbene già prima non avessi nulla contro le ragazze che avevano come abitudine quella di truccarsi o di vestirsi bene) è avvenuto quando grazie a Instagram e Tiktok si è diffusa la percezione per cui truccarsi era un modo per esprimersi. Da quel momento ho cominciato a percepire davvero la libertà. Perché non volevo dare la soddisfazione ai ragazzi che frequentavo di dirmi che stavo meglio col trucco (cosa che è successa tantissime volte e venivo anche rimproverata se non lo mettevo, non solo per il mascara come detto prima). Non volevo che il mio volto non truccato risultasse emaciato, malato, sbagliato. Se vogliamo era una sorta di proteziond. "Io sono così, non puoi dirmi che non te l'avevo detto" (non so se vi ricordate quanto andasse di moda il dire che sotto il trucco le ragazze erano diversissime e ti accalappiavano con questo metodo subdolo, come se il trucco non esistesse proprio per cambiare i propri connotati o per abbellirli).
Mi rendo conto solo adesso che vedevo tutto in una prospettiva maschile. Che tutti questi ragionamenti, per quanto logicamente corretti in una determinata prospettiva, erano estremamente sbagliati. Che la libertà sta proprio nel lasciare libere le persone di vivere come meglio credono.
E questo sia da un lato chi vuole truccarsi un po' meno, dall'altro chi vuole truccarsi con più costanza. E che se i ruoli in un periodo della propria esistenza cambiano non succede nulla. Che la libertà è proprio questo.
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furiesinmyhead · 1 year
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cose a cui penso ogni giorno:
- dovrei prendere la patente. ma forse sono troppo stupida per prenderla? insomma persone molto più brave e sveglie di me non ce l’hanno fatta quindi perché dovrei farcela io
- certo che sono bravissima a essere cattiva con me stessa
- dovrei trovare un lavoro. ma anche qui sono stupida e incapace e goffa e ansiosa e nervosa e timida e terribilmente socially awkward. non ce la farò mai
- ma perché ho paura di tutto porca puttana
- quanto vorrei imparare a suonare la batteria
- ogni giorno è letteralmente uguale all’altro da settimane, mesi, anni. mi comporto come se la mia vita fosse già finita da un pezzo e probabilmente è per questo che non riesco più a trovare un senso nelle cose
- dovrei tornare in terapia. adesso so su cosa voglio lavorare. quando andai per la prima volta da una psicologa lei mi chiese cosa volevo da questo percorso, di cosa avevo bisogno. io rimasi spiazzata e non dissi niente, non riuscivo a trovare una risposta, l’unica cosa che sapevo era che avevo bisogno di aiuto. adesso invece la risposta ce l’ho: io voglio avere controllo sulle mie emozioni. e lavorare su tutto il resto che è un disastro totale, ho una luuuunga lunghissima lista di cose da affrontare in terapia. ma è impossibile tornarci perché comunque non ho soldi. quindi dovrei trovare un lavoro. ritorno al punto c.
- chissà se la mia vecchia psicologa ogni tanto mi pensa. se sì, chissà cosa pensa. chissà perché c’ho sto cazzo di chiodo fisso
- non c’è assolutamente nulla in cui io sia particolarmente brava o anche solo preparata. il che mi rende una persona mediocre e decisamente noiosa. per nessun motivo qualcuno penserebbe “mh, chissà questa cosa come funziona, fammi chiedere ad alice, lei potrebbe saperlo”
- dovrei tagliare i capelli? dovrei cambiare taglio? dovrei tingerli? dovrei fare la frangetta? cosa ne devo fare di questa massa di peli sulla mia stupida testa?
- dovrei farmi sentire più spesso dalle persone, contattarle, proporre qualcosa, ma non ho idee né soldi né forza di interagire con gli altri. sono forse diventata una cattiva amica? mi sono sempre ritenuta un’ottima amica perché amo ascoltare e aiutare e essere presente nella vita delle altre persone ma adesso non ci riesco più e non basta desiderare di essere più vicina
- spero che mio padre non ritorni mai più a vivere nella stessa casa in cui vivo io
- che danno al king?
- sono bassa e sono tozza e non mi piaccio più. non mi piacciono le mie mani e non mi piacciono le mie gambe, non mi piacciono i miei occhi e non mi piacciono le mie labbra. non mi piace il mio odore. non mi piace come mi stanno i vestiti, non mi piaccio senza vestiti, sono fissata che devo sempre punzecchiarmi il viso. non mi piace che i miei capelli siano grassi
- i nuovi jeans adesso mi stanno larghi e la taglia è 42, ma i jeans rossi e i pantaloni neri ancora non mi entrano perché sono 38. fanculo
- paramore. nutro troppo amore per queste persone e a volte mi fa male?
- madonna quanto sono stanca. perché sono così stanca? stanca stanca stanca stanca
- spero che le persone che non sento più come prima non mi percepiscano come una cattiva persona. spero capiscano che le persone si avvicinano si allontanano arrivano se ne vanno e che è tutto naturale. vorrei non sentire o appropriarmi di tutta la responsabilità di ogni rapporto che ho con le persone.
- quanto desidero che i miei genitori avessero divorziato. quanto lo desidero
- l’ho preso l’antidepressivo? ma gli antidepressivi che prendo vanno bene?
- chissà se me ne andrò mai da catania
- perché Alessia non mi scrive? perché io non le scrivo? perché non mi ha detto che aveva un nuovo profilo su twitter? forse quella cazzata di quel ferragosto l’ha ferita? lei mi pensa ogni tanto?  
- minchia voglio dolci
- ma qualcuno ha tipo mai voluto baciarmi? o scoparmi? una volta ester mi ha baciato e anche se flirta sempre con me so che è solo il suo modo per dirmi che le piaccio come persona e che mi vuole bene. quanto sarebbe bello avere qualcuno da baciare
- devo cominciare a mangiare meglio. devo prendermi cura del mio corpo ma perché è così difficile?
- vorrei delle piantine
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plassocean · 2 years
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Io non so parlare.
C'è una cosa che mi hai sempre detto
Una frase senza tempo e a mio parere,
Senza senso.
"Tu sei bravo solo a parlare"
Ci ho pensato, più volte, e ti correggo:
Non so fare manco quello.
Mi rinchiudo in poche sillabe,
Spacciandole per mie.
Ma io non so parlare.
Ci sono parole che non conosco,
Verbi che mi spaventano.
Non ne conosco il significato,
A volte l'importanza.
Ho paura spesso,
E spesso, ultimamente, ho paura.
Paura perché due più due fa quattro,
E da bambino che i calcoli li adoravo
Ci credevo e li facevo e non sapevo,
Che due più due
Non fa niente di vero.
E le parole, senza senso
E il mio concetto che si perde
E poi mi perdo e non mi sto perdendo,
Sto solo cadendo.
E sto per farmi tanto male.
E un dizionario non mi salva
Da ciò che sto per dire.
Due più due fa te e i tuoi sorrisi,
I tuoi respiri. Fa te che parli, parli troppo
E non parli mai abbastanza.
Due più due che mi rilassa e
Quattro i vostri occhi.
Occhi che abbracciano quel verbo
Che tanto mi spaventa.
Io non posso non avere paura,
Ora più che mai.
Ma posso lo stesso,
Stavolta come mai,
Affrontare un verbo,
Seppure mi fa male tutto
A pensare che non cambierò le cose.
E che è giusto non cambiarle
Se ciò che già hai ti rende felice.
Ti ho amato nel parco da piccoli
Col tuo cappello che ti dava
l'aria da goffa cowboy e da belle epoque
Che per me ancora un po' sei.
Ti ho amata in quegli anni, dopo,
Quando ti ho cercata senza trovarti.
E ogni volta il tuo viso nella testa,
La tua voce la ricordavo con amore.
Ti ho amata quando ti ho rivisto
Per un attimo alla metro di Chiaiano
E ho corso fino a casa perche qualcosa
Mi è esploso dentro, e non capivo.
Ti ho amata quando mi hai
rivisto e riconosciuto, anni dopo.
Genuino e felice, perché avevo
Ritrovato quella cosa bianca
Nei miei ricordi. E ancora lo eri.
Ti ho amata quando ti detestavo,
Perché volevo provocarti
E nella mia vita c'era merda
E volevo amarti da sobria
Per paura che scordassi.
Ti ho amata in pochi abbracci.
Ho la tua pelle addosso,
Alla villa, le poste, il sushi.
Non ricordo le tue mani.
Ti ho amata per un attimo e ho smesso
Non di amarti, ma di saperlo.
Ti ho amata quando pensavo mi piacessi
E basta.
Ti ho amata quando ti ho messo di fianco a Camilla
Perché avevo paura di amarti e di fidarmi,
E al tempo stesso ti ho detto tutti i miei pensieri.
Perché tu sei stata l'unica con cui non ho avuto paura di aprirmi anche quando avevo paura di farlo.
Ti ho amata senza saperlo, in modo presuntuoso,
Quando a causa tua mi sono ferito, ma da solo.
A tutti i miei amici racconto,
Che tu mi hai rotto un unghia,
e io ti ho rotto il polso.
Ti ho amata come un bambino, in quel concerto.
A farti i dispetti rimuovendoti dalla mia testa, pensando
Che non potesse andare. Che forse dovevamo essere amici.
Scrivendo cose in rima, per una tipa che manco volevo.
E poi alla fine, se guardavo i tuoi ricci e la tua figura,
Da dietro, tutto silenzio
e si fermava il palco,
e si fermava tutto,
e si fermava l'universo.
Ti ho amata, e poi...
Ho avuto paura di amarti.
Perché tu ti sei ferita
sempre di più a causa mia,
e ogni volta lo vedevo sempre di più,
e mi sentivo sempre più indegno,
quando mi davi un altra possibilità.
Ti respingevo, rigettavo,
non credevo di meritarti.
Ora diresti "si, infatti"
Eppure allora ancora ci credevi,
e io, autodistruttivo,
ho iniziato a odiarmi,
e detestarti per il fatto che mi amassi.
E allora non volevo nemmeno baciarti.
Non era giusto,
In quella mia cognizione.
"Non funzionerà" ti dissi.
Ti ho amata, ma mai troppo
Per non eccedere e ferirci.
Ed è così che alla fine ti ho ferito.
Ti ho amata nel frattempo,
Quando ti ho rimosso
e mai per davvero.
Quando idealizzavo altre ragazze
Ma mai per un motivo vero.
Ti ho amata ogni volta che ti ho rivisto.
Ti ho amata ogni volta che sono stato zitto.
Perché Giulio è un amore.
Perché non lo sopporto ma ti rende felice.
Ti ho amata ogni volta che Mario mi ha chiesto di te.
E io mi incazzavo, gli dicevo:
"Marò, basta parlare dei lei,
è fidanzata, è andata, fine, stop"
Ti ho amata mentre prendevi da mangiare fuori dall'Accademia.
E ti guardavo facendo in modo di girare lo sguardo,
prima che ti girassi tu.
Come ho fatto cosi tante volte che tu non puoi immaginare.
Tutte le volte
che ti ho vista e non ti ho salutata,
perché non volevo entrare e
infastidire il tuo mondo che
Senza di me stava andando sicuramente meglio.
Ti ho amata quando eravamo di fianco,
e le tue parole e il tuo respiro
Mi rimbombavano e mi davano forza,
durante la masterclass.
Ti ho amato quando ho scritto questo,
consapevole che non cambierà molto.
Ti ho amata tutte le volte che ho sbagliato.
Ma soprattutto,
Mi sono amato tutte le volte che ti ho fatto stare bene.
E scusami se sono pesante.
Sei sempre stata brutta nelle foto,
Sei sempre stata bella nei miei occhi.
Sei sempre stata piccola e grande
Sei sempre stata un ciclone,
Sei sempre stata un punto fermo
Sei sempre stata la mia ispirazione
Sei sempre stata la mia preferita
Sei sempre stata tu
Ti amo.
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weirdesplinder · 2 years
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Libri a confronto: Scholomance di Naomi Novik e Scholomance di R. Lee Smith
Non so se anche a voi capita, ma alcune volte quando leggo un libro mi capita di non riuscire a goderne a pieno perchè mi ricorda un altro romanzo letto in precedenza e continuo nella mia mente a paragonare i due.
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Mi è appena successo con Scholomance lezioni pericolose di Naomi Novik, il primo volumo di una trilogia fantasy YA. Ora voi sapete che io non amo gli young adult, ma esistono delle eccezioni a questa mia regola, e per me una delle eccezioni è proprio Naomi Novik.
Ho molto amato, e vi consiglio di leggere, i suoi romanzi Cuore oscuro e Spinning silver:
TItolo: Cuore Oscuro
Titolo originale: Uprooted
Link: https://amzn.to/3yXl8y6
Trama: Agnieszka è una contadina diciassettenne goffa e sgraziata che vive insieme alla famiglia in un piccolo villaggio del regno di Polnya. Su tutti loro incombe la presenza maligna del Bosco, che sta progressivamente divorando l'intera regione. Per mantenere al sicuro se stessi e i loro villaggi dalle minacciose creature del Bosco e dai sortilegi mortali che lì si compiono, tutti gli abitanti della valle si affidano a un misterioso e solitario mago noto con il nome di Drago. Quest'ultimo sembra l'unico, infatti, in grado di controllare con la sua magia il potere imperscrutabile e oscuro del Bosco. In cambio della sua protezione, però, l'uomo pretende un tributo: ogni dieci anni avrà la possibilità di scegliere una ragazza tra le diciassettenni della valle e di portarla con sé nella sua torre. Un destino a detta di tutti terribile quasi quanto finire nelle grinfie del Bosco. Con l'avvicinarsi del giorno della scelta, Agnieszka ha sempre più paura. Come tutti dà infatti per scontato che il Drago non potrà che scegliere Kasia, la più bella e coraggiosa delle “candidate” nonché sua migliore amica. Ma quando il Drago comunica la sua decisione, lo sgomento è generale.
La mia opinione: ne sono stata piacevolmente sorpresa, poichè mi è piaciuto molto. L’ho trovato tremendamente innovativo sebbene parta da uno spunto fiabesco che conoscono anche i sassi, ed è una cosa non facile. Inoltre pur essendo uno young adult tecnicamente a causa dell’età della protagonista, in realtà per tematiche e comportamento dei personaggi è praticamente quasi un adult.
Titolo: Spinning silver
Inedito in italiano
Link: https://amzn.to/3Si298j
Trama:   Non voglio svelare troppo della trama. Mi imiterò a dire che in un minuscolo paesino russo che sorge ai margini del grande bosco vive una famiglia ebrea che vive prestando soldi. Il padre di Myriem però è troppo buono per reclamare soldi dai suoi debitori e loro muoiono di fame, perciò un giorno Myriem decide di prendere in mano le redini degli affari e inizia lei a reclamare i soldi dovuti ristabilendo grazie anche all'uso del nome del nonno banchiere, una vita comoda per la sua famiglia, ma i suoi genitori invece di gioire della loro nuova fortuna ed essere orgogliosi di lei per le sue capacità nel ricavare soldi da prestiti e commerci sono invece preoccupati e la mettono in guardia dal gelo che ha fatto entrare nel suo cuore e indurlo davanti alle lacrime dei debitori. E avevano ragione poichè un giorno alla loro porta bussa il gelo in persona, un lord del popolo Staryk, il popolo magico delle nevi che da anni fa razzia fra gli umani in cerca di oro. Il lord ha sentto che Myriem può tramutare ogni cosa in oro e vuole faccia lo stesso per lui…. 
La mia opinione: Il romanzo è inedito in italiano e mi è piaciuto lievemente meno del primo che ho trovato più semplice e coinvolgente, qui la partenza è più lenta e la storia più contorta perciò mi sono immedesimata di meno, ma la trama è veramente bella, innovativa e complessa. Diciamo che è un misto di fiabe russe, mescolate assieme con un pizzico di miti ebraici….La storia per me è diventata interessante quando entrano in scena Irina e lo Tsar, anche se il mio personaggio preferito è stato Myriem. Comunque vi consiglio anche questo libro se potete leggerlo in inglese. Se avete amato il cartone Frozen o Anastasia, non potrete non amarlo.
Così ho deciso di leggere anche la sua ultima serie fantasy intitolata Scholomance, formata dai libri:
1-Scholomance. Lezioni pericolose
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2- La prova finale. Scholomance
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3- The golden enclaves (Inedito in italiano)
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Il primo libro è molto piacevole, e nonostate lo spunto iniziale non ricorda Harry Potter giuro:
TItolo: Scholomance Lezioni pericolose
Link: https://amzn.to/3CNGzD1
Trama: La Scholomance è una scuola di magia diversa da tutte le altre. Qui non esistono insegnanti né vacanze, e non è possibile riuscire a stringere amicizie disinteressate perché gli unici legami che si possono costruire sono strategici. Soprattutto, è una scuola dove il fallimento è sinonimo di morte certa (sul serio!). Le regole, alla Scholomance, sono drammaticamente semplici: non devi mai aggirarti da solo per i corridoi della scuola. E devi prestare continua attenzione ai mangia-anime, pericolose creature mostruose che si annidano ovunque. Sopravvivere è più importante di qualsiasi voto. Una volta entrato nella scuola, infatti, hai solo due modi per uscirne: diplomarti... o morire! Ma l'ingresso alla Scholomance di una nuova studentessa, El, è destinato a cambiare le carte in tavola e a portare alla luce alcuni segreti dell'istituto. Galadriel "El" Higgins, infatti, è straordinariamente dotata. Forse, tra tutti gli studenti, è l'unica preparata a una scuola tanto pericolosa. Pur non avendo dalla sua un gran numero di alleati - la maggior parte degli studenti la tiene a distanza perché di lei ha molta paura... e perché non è quel che si dice una ragazza amabile - e non incarnando esattamente l'idea di eroina senza macchia, potrebbe senza troppi sforzi evocare un potere oscuro così forte da radere al suolo intere montagne e annientare milioni di persone ignare e innocenti. Per lei, infatti, sarebbe un gioco da ragazzi usare la sua magia per sbarazzarsi una volta per tutte dei mostri che infestano la scuola e che attendono la notte per aggredire e uccidere i suoi compagni. Il problema non proprio trascurabile è che farvi ricorso potrebbe portare alla morte di tutti gli altri studenti... Naomi Novik ha creato una scuola che pullula di una magia che non avete mai visto prima e un'eroina così atipica e ricca di sfumature che vivrà a lungo nei vostri cuori e nelle vostre menti.
Ma non sono riuscita a godermi questo libro, perchè condivide il titolo e molti ingredienti narrativi con un romanzo adult forte, disturbante e problematico, che non mi era piaciuto, ma che mi aveva segnato:
Titolo: Scholomance
Autore: R. Lee Smith
Inedito in italiano
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Trama: Da secoli esiste la leggenda di una scuola nascosta dove la magia viene insegnata dai demoni che abitano lì. Tutti possono entrare se riescono a trovarla, ma il prezzo da pagare è terribile. A Connie però non importa farebbe qualsiasi cosa per avere la magia con cui è nata la sua migliore amica Mara e decide di entrare nella Scholomancea. rovarla. E Mara decide di andare a riprenderla, anche se è totalmente priva di empatia e non prova le stesse emozioni di un normale essere umano. E’ praticamente una sociopatica con poteri mentali, ma ci tiene comunque a Connie che era l’unica persona disposta a starle vicino. Inoltre è convinta che con i suoi poteri sopravvivere alla scuola sarà un gioco da ragazzi ma si sbaglia di grosso.  Guidata da una lettera di Connie, Mara arriva alla Scholomance e lì scopre che gli studenti devono sopportare prove terribili e sono completamente alla mercé dei loro insegnanti demoniaci, che operano su un livello completamente diverso di moralità e non si fanno davvero scrupoli a trasformare i loro studenti umani in animali domestici disumani o burattini.
Vi consiglio questo libro? A meno che abbiate degli stomaci forti direi proprio di no, è parecchio disturbante, come quasi tutti i libri di R. Lee Smith, ma questo è davvero tra i suoi più...ostici, Per non restare almeno un po’ sconvolti da akcune scene bisognerebbe essere privi di empatia come la protagonista Mara.
Ma se volete provare a leggere qualcosa di questa autrice posso consigliarvi il suo libro di più facile lettura, e il meno forte:
- Land of the Beautiful Dead, di R. Lee Smith
Romanzo singolo inedito in italiano
Link: https://amzn.to/3Di0E61
Trama: Secoli fa fece la sua comparsa nel mondo un essere chiamato Azrael, con il potere di resuscitare i morti. Questa creatura con sembianze simili a quelle di un uomo non cercava la guerra, ma nemmeno voleva più nascondersi. Voleva un angolo di mondo tutto per lui dove poter esercitare i suoi poteri e vivere con i suoi morti rinati. Gli uomini però invidiavano e temevano il suo potere e cercarono di eliminarlo. Ne scoppiò una terribile conflitto. Azrael non poteva morire e aveva schiere di morti al suo servizio, gli umani giocarono la carta della bomba atomica, più e più volte, fino a cambiare il colore del cielo, fino a rendere inabitabile gran parte del pianeta e fino a riuscire ad uccidere i morti resuscitati più cari ad Azrael suscitandone l'ira. La sua rabbia creò gli Eaters, o zombie come li chiameremmo noi, morti senza più anima o consapevolezza tranne una enorme fame di carne umana. Azrael inoltre negò la morte all'umanità condannando ogni uomo una volta morto in qualunque modo a diventare un Eater e vinta così la guerra si rifugiò nel paese una volta chiamato Inghilterra, nella città una volta chiamata Londra nel castello una volta dimora dei monarchi britannici, e ribattezzò la città, Haven, la città bei bellissimi morti. E’ in questo sporco e brutto mondo che è sempre vissuta Lan, eppure nonostante tutte le difficoltà quotidiane, in lei è sempre stata viva la speranza che un giorno il mondo potesse tornare almeno in parte quello di una volta. Così una volta morta sua madre, l'unica persona cara che aveva al mondo senza più nulla da perdere decide di recarsi ad Haven e chiedere ad Azrael in persona di porre fine agli Eaters una volta per tutte.
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abatelunare · 3 years
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Due cosine fondamentali
La mia impressione è che oggi molta scrittura manchi di due elementi fondamentali: consapevolezza e coerenza. Consapevolezza significa sapere cosa si sta scrivendo e dove - anche a spanne - si vuole arrivare. Riguarda sostanzialmente il mezzo espressivo, che andrebbe conosciuto per poterlo sfruttare al meglio. Anche la coerenza riguarda il mezzo espressivo. E mi spiego con un esempio. Non ha senso che gli avventori di una bettola parlino in punta di forchetta, così come fra nobili ci si esprima come fra camionisti. Significa insomma adottare una linea e portarla fino in fondo. Senza cedimenti. Se non si hanno queste due cosine qua, si scrive in maniera goffa e trasandata, cambiando impostazione di continuo. Che è la maniera perfetta per non farsi leggere. Perché al lettore interessano poco le cose confuse dove non si capisce niente di niente. Per lo meno, a me non interessano. Agli altri non so.
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dorothymacgillivray · 3 years
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«Che hai, LaLaurie? Allergico alle femmine?»
Chiede con naturalezza, visti i suoi modi di non accennare a sedersi, o almeno non lì. Strano? Sicuramente no, ma ogni scusa è buona. «Su, siediti.» Fa anche cenno col capo in direzione davanti a sé. «Mi servi come cavia per una cosa. Niente di traumatico.»
L: « Non direi » per ora, non gli hanno diagnosticato nessuna allergia al gentil sesso « Ma ai tuoi esperimenti probabilmente sì. » Solleva un sopracciglio, studiandola dall’alto della propria seduta, l’espressione perfettamente distesa e unimpressed. « Dunque, posso sapere di che si tratta? »
Dallo zainetto la Corvonero estrae un contenitore in stoffa scura in velluto, grande circa quanto la sua mano, e successivamente da questo prende un mazzo di carte, che poggia sulla superficie dinanzi a sè «Tarocchi.» Giusto per fare capire che no, no stava cercando qualcuno per giocare a poker. «Non ce li ho da molto ma non ho neppure capito se mi piacciono. Per farlo ho bisogno di qualcuno, però.» E questo dovrebbe essere scontato. «Quindi? Te la devi ancora tirare o ci stai?»
L: L’interesse rimbalza per un paio di volte dalla compagna al mazzo di tarocchi « Cosa devo fare? » Un pizzico di perplessità, prima di tornare ad osservarla da dietro il bordo della tazza, impegnato a lasciar scivolare il liquido lungo la gola.
Le dita affusolate e tempestate di anelli di vario tipo intanto iniziano a mescolare in maniera non propriamente rapida, ma neppure goffa, quelle carte dal retro che presenta un pentagono a simboleggiare i quattro elementi. Inizia a spiegargli mentre le osserva. «Beh, nulla di particolare. Tu mi fai una domanda e io interpreto le carte che ti chiederò di scegliere. Può essere di qualsiasi tipo, ma... è meglio se si tratti di un consiglio. Per esempio, come devi agire in un particolare contesto, come raggiungere un certo obiettivo...» Butta tutte le ipotesi che le vengono in mente, finchè poi con un gesto rapido non stende tutte le carte coperte in un piccolo semicerchio, in fila. «È meglio che tu sia chiaro nella tua domanda per un’interpretazione migliore, ma non è necessaria la precisione se vuoi rimanere riservato.» Fa spallucce, poi un segno di avvicinarsi al tavolo Corvonero. «Scegli le carte. Quante vuoi, a istinto.»
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L: Soltanto lo sguardo scuro rimane fedele al focus iniziale: la MacGillivray, ascoltandola nel pieno del suo spiegone sui tarocchi e di quello che dovrà andare a fare lui, di lì a pochi istanti. C’è un attimo di silenzio tombale nel mezzo, dove sono le carte distese ad occupare la scena, più un rapido frullare di pensieri — o così potrebbe sembrare, dal momento che le sopracciglia del LaLaurie si abbassano nella tipica espressione di chi sta rovistando mentalmente, alla ricerca di chissà che cosa. « … » Consigli, dice lei. Consigli. Suono di un veloce risucchio d’aria all’interno dei polmoni, e « Voglio sapere se lo str*nzo figlio di Morgana avrà quello che si merita. » Chiarezza sia, senza mezzi termini e, d’altro canto, neanche dettagli superflui, con la voce che si tinge di una nota più brusca, emotionless, che potrebbe facilmente significare una qualche irritazione. Niente commentini indesiderati a fare da siparietto, piuttosto vede di mettere da parte la tazza, posizionandola sul vassoio, e selezionare le carte da cui si sente più attratto, di getto, trascinandole giusto di qualche centimetro verso di sé, senza girarle. Le muove solamente, per un totale di quattro tarocchi.
Gli occhi color tempesta, che sotto quella poca luce sembrano proprio un grigio sporco, si posano pazienti sul terzino, attenti ad ogni suo cambio d’espressione. Et voilà, evidentemente qualcuno si deve vendicare. Ma il fatto che non abbia seguito i suoi suggerimenti le fa inclinare le sopracciglia in basso, corrucciate. «Mh.» E il Serpeverde poi si avvicina scegliendo quattro carte, che almeno non sono troppe. «Ammetto che un po’ sono curiosa.» Un po’, eh. «Ma se ti ho chiesto di formulare in un certo modo è perchè non si tratta esattamente di prevedere il futuro, piuttosto di mostrarti un possibile scenario. Non so se mi spiego.» Poi toglie di mezzo tutte le altre carte, lasciando solo le quattro scelte, che avvicina a sé. «Ma apprezzo il fatto che tu sia andato al punto.» Meglio di niente, insomma. Ed ecco qua: Dorothy gira la prima carta lentamente per visualizzarne il contenuto, e così poi fa con le successive. Rimane in silenzio per qualche istante, giusto in tempo per ricordarsi bene quei significati. «Duuunque» inizia lo show «La prima carta è un Cavaliere di Coppe al contrario, e potrebbe mostrarmi questa persona di cui mi stai parlando. Un’energia maschile, a contatto con la propria emotività così tanto da farsi coinvolgere negativamente, se non riesce a mantenere il controllo. In un certo senso partiamo bene.» E poi «La seconda carta invece è la Ruota della Fortuna, che sostanzialmente indica un ciclo che va avanti con i suoi cambiamenti e suggerisce che tutto ciò che arriva ritorna indietro, sia esso positivo o negativo. Quindi, se questa persona ti ha fatto del male c’è una buona possibilità che il karma lavori a tuo favore.» Continua a picchiettare contro la superficie, pensierosa, finchè non indica proprio la terza carta. «Questa è la Luna. Rappresenta le illusioni, ma anche l’intuizione. I tarocchi ti suggeriscono quindi di agire celato nel buio e non alla luce del sole, se vuoi fargliela pagare. Devi confondere i tuoi nemici camuffando le tue intenzioni, quindi fa il doppio giochista, cerca di mettere su un piano di vendetta coi fiocchi.» E siamo arrivati all’ultima carta. «Questo invece è il Tre di Denari. Il seme dei denari rappresenta la materialità, ma anche il duro lavoro. Dovrebbe essere la carta della.. collaborazione e del lavoro di squadra: se riuscirai a trovare qualcuno di fidato che ti aiuti nella tua vendetta, il processo sarà più rapido.» Adesso sguardo tutto per il Serpeverde. «Alla fine ti ho comunque dato un consiglio su cosa fare, ma ripeto: c`è una buona possibilità che questa persona abbia "ciò che si merita"» giusto per citarlo, mentre prende anche le quattro carte per infilarle insieme alle altre nel mazzo. «In qualsiasi modo si sviluppi la vicenda dammi un feedback in futuro. Così almeno capisco come sto andando, che ne dici?»
L: « Se non è per fare delle previsioni, a che bolide dovrebbe servire la Divinazione? » Wait, è di quella che parliamo, sì? Bene ma non benissimo, finché la osserva voltare le carte una dopo l’altra e concentrarsi — lui, tuttora appollaiato sul tavolo e fornito di sopracciglia aggrottate, quasi al punto da adombrare le iridi nero pece. By the way, non sembra propenso a volersi perdere una singola parola della lettura, e così il punto finisce per rimbalzare dai tarocchi al volto della Bronzo–blu, ancora una volta. Non apre bocca, tradito soltanto da qualche battito di palpebre vario ed eventuale, fino al termine dell’intero monologo, momento in cui con estrema nonchalance ripesca la sua tazza dal vassoio, consumando una sorsata di tea caldo. « Quindi » ricomincia poi, dopo aver inghiottito « La risposta è sì? » Che tutti questi consigli mica glieli ha chiesti, forse già un’interpretazione concisa gli sarebbe andata a genio « Non c’è bisogno che mi scomodi perché » piccolo gesto non pervenuto della mancina, vago « Ci pensa il destino? » Tanto per capire se ha compreso il messaggio, nonostante qualcosa nell’espressione trasmetta una scintilla di perplessità. « Ok. » Alzata di spalle finale, con leggerezza, culminante nel tintinnare delle porcellane di piattini. « Comunque c’è dell’altro tea, se ne vuoi » nevica « E’ ancora caldo. » Mica glielo versa però, per quello esistono gli Elfi.
#terzoanno #lionel #tarocchi #cucine
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ilcorpodiunaragazza · 3 years
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Ciao, mi chiamo Ester e ho 15 anni. È il mio primo post e ho deciso di parlare un po' di me e di sfogarmi. Credo che questo sia l unico "posto" dove poterlo fare. Cercherò di scrivere tanti capitoli, così forse riuscirò anche ad aiutarmi un po'..... spero di farcela e che la mia storia, anche se triste vi possa piacere o interessare💕
1. VIVERE CON LA PAURA DI VIVERE
Da quando sono piccola, dalle elementari, sono sempre stata bullizzata per il mio corpo e il mio aspetto. Mi dicevano che ero brutta e grassa, non ne ho mai parlato con i miei genitori, non sono mai stata capace di avere una conversazione seria con loro senza scoppiare in lacrime o litigarci, ho paura di parlare di me e di raccontarli quello che mi succede, ho paura di dedulederli, paura di non essere come loro pensano io sia, ho paura di non essere abbastanza per loro, paura di non essere la figlia che si meritano. Infatti è esattamente così.
Avere paura è un sentimento normale. Umano. Ma la mia paura è un sentimento che mi logora dentro da troppo tempo. Un adolescente ha bisogno di parlare e sfogarsi con qualcuno, ma avere paura di farlo ti fa sentire inutile e ti schiaccia fino a farti venire la nausea.
A scuola ho paura di essere presa in giro per quella che sono realmente, ho paura di essere ingobrante, esuberante, fastidiosa, cafona e per niente femminile, cose che mi sento dire costantemente dai miei familiari oltre alle solite frecciatine che continuano a penetrare in una ferita aperta da così tanto tempo da non sentire quasi più il dolore "sei antipatica" "sorridi un po' sembri un cadavere" "mangia di meno o diventerai enorme" "si è vero sei proprio brutta" "sei davvero grassa" "fai schifo" ecc...
Sono, infatti, cresciuta con questa concezione di me stessa, una stupida ragazza goffa cafona e antipatica incapace di relazionarsi. È esattamente così che mi definisco, mi fa schifo ogni singola parte del mio corpo: i capelli indomabili che sembrano paglia, gli occhi troppo grandi, le occhiaie, il naso troppo grande e pieno di brufoli, le labbra squadrate, la ciccia del collo, la schiena storta, il seno piccolo, la pancia, la cellulite sul sedere e sulle coscie, le mani grandi e goffe, le gambe piene di cicatrici ( perché levo le croste dei morsi delle zanzare) i piedi grandi, e adesso possiamo aggiungere i tagli e le cicatrici che mi incido da sola sulle braccia, polsi e coscie. Esattamente, sono, da pochi mesi, anche autolesionista e convivo con l ennesima paura di cercare di coprirli e soprattutto di coprire i miei sentimenti e i miei dolori, non solo con quei tagli di una semplice lametta di rasoio, che anche se per poco, mi fanno sentire meglio e trasformano il mio dolore psichico in dolore fisico il quale riesco a gestire, ma lo nascondo con un orrendo sorriso falso sul mio volto che mostra i miei denti sorti e mi fa sentire ancora più brutta e inutile e alza la mia voglia di voler essere invisibile, di non voler ESISTERE.
!Essere invisibile! Il mio nuovo motto, da più di un mese, sto cercando di dimagrire per cercare di piacermi e forse piacere agli altri. Calcolo le calorie mai più di 500 al giorno anche di meno, non supero quasi mai le 350, faccio un estremo numero di esercizio fisico, docce fredde, e tutti i trucchi e metodi per essere più magra e cercare di mangiare sempre di meno. NO colazione, NO merenda, NO cena, solamente 40g di pasta che cucina mia madre ogni santo giorno e una mela, alle volte anche un po' di frutta o il latte, tutti cibi che vanno poi fatti uscire dal mio corpo. Infatti sentendomi in colpa per aver mangiato, anche se pochissimo, mi chiudo in bagno apro l acqua del bidè e cerco di vomitare il più possibile o tutto il cibo che ho ingerito e ingoio anche delle pillole dimagranti e lassativi. E quando non riesco a mangiare poco o mi abbuffo, o non riesco a fare tutto l esercizio fisico che mi ero predisposta di fare vado in crisi e l' unico modo per calmarmi e vedere il sangue uscire dalle mie braccia e vederlo gocciolare per terra che mi dice " Ester sei ancora viva, nonostante tutto sei viva puoi continuare" - " sei ancora in grado di farlcela"- " sei ancora in piedi, puoi ancora essere bella".
In un mese ho perso quasi 10 kg e ho intenzione di perderne altri 15 spero di riuscirci altrimenti continuerò solamente a sprofondare sempre più in basso nel mio vortice di paura e incertezza cercando di non arrivare al fondo, perché non so cosa potrei trovarci e sinceramente ho paura di saperlo o anche solo di provare a immaginare.
HO PAURA.
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4-ball · 3 years
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CAPITOLO 3-L’INVITO AL BALLO
Sofia un giorno avvisò Leila che aveva visto Juri andare al Parco Casanova prima della scuola, mentre stava mettendo in ordine i suoi appunti per il suo articolo su Via delle Torri.
"Cosa ci va a fare da solo?"
"Credo per pensare, come faccio io." -rispose Sofia.
"Mh..allora credo proprio che un giorno verrò con te.".
Il giorno dopo Leila si mise la sua giacca rossa preferita e andò con Sofia al parco.
"Non lo vedo, Sofia, sicura che era lui?"- le chiese.
"Certo, era a pochi metri seduto ad una panchina".
"E cosa faceva?"-indagò Leila.
"Stava parlando al cellulare."- rammentò Sofia. Sofia cercò di non far spazientire Leila, facendola distrarre e chiedendole alcune cose per l'articolo. Poi Leila smise di rispondere alle domande di Sofia, perché aveva appena notato qualcuno avvicinarsi alla panchina in fondo a un albero. La nebbia era meno fitta quel giorno, e Leila capii che si trattò di Juri.
"E' lui Sofia, è lui!"- esultò Leila. Sofia si girò lentamente. Era proprio lui e quel giorno portava dei jeans chiari, che risultavano agli occhi di Sofia più luminosi del solito visto che vestiva sempre e solo di nero.
"Bene, credo che dovresti andare da lui, e chiedergli se può accompagnarti al galà d'autunno." -incoraggiò Sofia all'amica.
"Ma Sofia, devi venire con me. Facciamo finta di parlare con lui e poi glielo dirò."
"Okay, ma ricorda che mi sei debitrice."- le disse Sofia.
"Certo farò tutto quello che vuoi.". Poi Leila la presa per la mano e la alzò dalla panchina insieme a lei, e andarono verso Juri. Juri stava ascoltando della musica con le cuffie, e Leila pensò che dovettero stargli proprio di fronte per avere la sua attenzione, così si avvicinò cautamente con Sofia e iniziò a salutarlo. Juri vide le ragazze di fronte a lui e si tolse le cuffie.
"Hey ciao, come va?"
"Ciao Juri, bene! Possiamo sederci qui con te?"-chiese Leila. Sofia si sentiva sempre un po' in soggezione quando era vicino a Juri, le volte in cui Leila cercò di scambiarsi qualche parola con lui. Ma le poche cose che si dicevano poi portavano a guardarsi, e Juri non si dimenticava che a fianco di Leila, c'era Sofia, e Sofia pensò sempre di apparire goffa ai suoi occhi.
Juri rispose di sì.
"Juri, non so se sai che questo sabato ci sarà il galà d'autunno…"-cominciò Leila con un tono lento, che di solito utilizzava quando voleva cercare di affascinarlo.
"Sì, ne parla quasi tutto il liceo."- disse accennando un sorriso. Sofia credeva che quando sorrideva in quel modo era per smuovere quell'atmosfera di trance che ogni volta Leila creava appena iniziava a parlare con lui.
Leila gli sorrise poi continuò: "Sai, bisogna essere accompagnati da qualcuno per la presentazione, e mi chiedevo se tu volessi venire con me.". Leila per far chiedergli d'invitarlo non usò però il suo solito tono tendente all'ipnosi, che prendeva più lei, ma cercò di dare importanza ad ogni parola e Sofia notò che non aveva mai preso un tono così determinato fino ad allora.
"Hem…perché no? Si okay Leila, verrò con te." -le rispose Juri. Leila era ancora ferma come quando gli aveva posto la domanda. Poi intervenne quasi subito dopo la sua breve esitazione:
"Bene, che bello, allora a Sabato. Ti farò sapere tutto all'intervallo, per il vestiario e tutto il resto." Leila cercò di non lasciarsi andare dalla gioia che le stava implodendo dentro. Poi Sofia cercò di equilibrare il suo animo.
"Okay, allora, a dopo!"- intervenne Sofia.
"A dopo ragazze. Leila, ti ringrazio per aver pensato a me."- le disse Juri. Leila gli fece un sorriso e poi salutandolo lo baciò alla guancia. Ecco, questo a parere di Sofia, era proprio quello che doveva evitare, il contatto fisico. Juri restò un po' sorpreso e vagamente intimidito, poi ricambiò. Leila subito dopo si sentii anche lei un po' impacciata. Sofia lo salutò nuovamente, anche per Leila e poi se ne andarono. Leila mentre uscivano dal parco era euforica.
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lunes-world · 3 years
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12 agosto
Il giorno da cui è iniziato tutto.. Il giorno in cui la mia vita è diventato uno splendido caos. Il giorno che per la prima volta ci siamo visti fuori dal contesto lavorativo e ci siamo svelati per quello che siamo. Ricordo che siamo stati un bel po' a parlare e io ero così imbarazzata che o non ti guardavo o iniziavo a fare la buffona. Un mio difetto è questo quando una persona mi piace inizio a diventare goffa come Pippo della Disney. Ricordo che all'improvviso mi baciasti e io fredda ma quell'essere così è svanito pian piano. È stato un bacio atteso per molti anni ma arrivato in un momento sbagliato della mia vita... Ricordo che dopo quel bacio iniziammo a parlare della nostra adolescenza e dei nostri generi musicali e mi dicesti mentre mi baciavi che c'era una canzone che amavi e che dovevo ascoltare. La canzone è di Luchè il tuo cantante preferito che conosco e ascoltavo e la canzone era " Che Dio mi Benedica". Ascoltandola mi sono resa conto che era un confessarti con me il farmi capire in qualche modo un po'di te. Il testo della canzone recita così:
" Con gli occhi pieni d'odio, vorrei silenzio intorno
Per ascoltarmi a fondo, giurare il mio ritorno
La verità è nascosta e quando ci parliamo
Mi dice una bugia per tenermi lontano
Hai mai avuto un sogno? Hai mai nuotato contro?
Fino a sentirti vivo anche per solo un giorno
Non dirmi, "Sii normale", è quello che non voglio
Fammi soffrire ancora per capire chi sono
Ma come puoi amare un altro se non sai amare te stesso?
Dammi un bacio adesso mentre sparando dall'universo
Ho visto cadere il mondo, mi sono sentito perso
Loro vedono le luci, ma non conoscono il resto
Che Dio mi benedica, riderò alla vita
Senza odiare il mio sorriso [...[
E so cosa si prova, so cosa si sente
Ad essere il tuo nemico [...]
Le regalai dei fiori, le disegnai dei cuori
L'aspettai fuori scuola per camminare soli
Non disse una parola ed io col nodo in gola
Guardami negli occhi, sappi una cosa sola
Lo so che non sono il tipo per te
Che non ti diverti con me
Ma non scordare le notti insonni di quando
Ti serviva un amico che ascoltasse lì zitto
Pronto a fare di tutto pur di strapparti un sorriso
E adesso odio me stesso, il mio solo riflesso
La paura dell'altro, il sentirsi diverso
E non chiamarmi spesso, so che non ti interesso
Nessuno te l'ha chiesto, fammi morire adesso [...] "
Ho sempre pensato che nel farmi ascoltare questa canzone ci fosse un pezzo che rappresentasse la nostra situazione e ascoltandola ne sono quasi convita... Pian piano è entrata a fare parte di me...è nella mia playlist e ci resterà perché infondo è un pezzo di noi di questo stupendo caos..
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kon-igi · 4 years
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Non ho una famiglia modello. Mio padre mi abbandonò all’età di 4 anni. Sono cresciuta prima del tempo. Mi sentivo diversa da tutti e portavo un profondo odio per me stessa e per la vita. Mi auto distruggevo con tutto ciò che mi capitava davanti. Mia madre si comporta come se fosse una mia coetanea.. ho un fratello più grande che mi ha sempre disprezzata, distrutta e lasciata sola. Non ho nemmeno un secondo di silenzio per poter pensare. Voglio scappare via, sento che sto impazzendo. A scuola alla domanda; che cosa vuoi fare da grande.. restavo sempre in silenzio, perché non ho mai visto un futuro, mi sono sempre vista come una nullità, per colpa degli altri. Anche se ero molto intelligente.. Sono molto emotiva, non ho mai fatto del male perché so cosa vuol dire. E spesso tendo a nascondere i miei sentimenti. La mia rabbia repressa, l’odio... anche se non dovrei perché ho una malattia che non mi permette di poter reprimere o star nervosa. Eppure mi sento di impazzire. Mi sento una morta in mezzo ai vivi. E non so nemmeno quanto durerò. Molte volte sento che c’è qualcosa nel mio cervello che non va. Un blocco (non so spiegarlo bene, eppure è anche la mia coscienza stessa a dirmelo) sento di avere un qualcosa di strano, so che posso fare di più. Sento che dentro di me c’è un potenziale non sfruttato. Ho 21 anni e la mia vita.. beh.. più che vita, i miei giorni fanno tutti schifo, sono tutti così tristi, così bui, chiassosi non ho un minimo di tranquillità.
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Hai l’età precisa che sta in mezzo a quella di Figlia N.1 e Figlia N.2 e io mi sento male.
Mi sento male perché una ragazza abbandonata in solitudine e sofferenza potrà solo diventare un’adulta capace o di fare del male o di farsi del male.
Mi sento male perché dietro a ogni persona spregevole (anche se non credo che tu lo diventerai mai) ci sono state una perdita e una mancanza insanabili, che hanno segnato il modo di vedere e vivere questa strana realtà, fino a farla chiudere nel cinismo della sopravvivenza personale a scapito degli altri.
Mi sento male perché fa male sapere che ogni mia parola e ogni mio pensiero scritto in questo post non potrà mai allentare quel ‘polpo alla gola’ di cui parla Zero Calcare, quell’essere avvinghiato che soffoca e ti rispinge dentro ogni parola gentile e ogni richiesta di aiuto che vorresti urlare a gran voce.
Il mio malessere è tanto più grande se considero che quel polpo ce l’hanno stretto alla gola anche le mie figlie, la mia compagna e, se mi tocco il collo, anch’io.
Si chiama vita e può essere tanto una bella merda insopportabile quanto la luce di una mattina di primavera che taglia il vestro della finestra e ti scalda la faccia.
Non hai dei gran motivi di girarti verso quella finestra - nessuno ti ha mai insegnato a farlo - però ti offro il mio misero aiuto e la mia goffa buona volontà nel cercare di farti distogliere lo sguardo dal muro grigio e crepato della prigione che ti sei costruita e magari guardare assieme a me la fuori, dove le cose sono tante e strane ma con colori così forti da farti sanguinare il cuore di gioia.
P.S.
Ti ho lasciata anonima ma ora ti scrivo in privato e chiacchieriamo un po’.
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harryduffany · 4 years
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Ciondolo
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I jeans (sì, i jeans) azzurro scuro accompagnano quel look casual che raramente gli si vede addosso. Ha un pacchetto blu in mano. A passo spedito avanza verso la villetta a schiera davanti la quale una sera ha salutato la Wilson. Spera che Ilary sia a casa... in effetti non l`ha avvisata del suo arrivo. 
Non dubitiamo che quell`insolito outfit le abbia reso più difficile il riconoscimento di «Sir Duffany!» Il sorriso che spedisce di sotto sa di una sorpresa talmente genuina che nemmeno la battuta che ha pronta sulla punta della lingua riesce a mitigare o trattenere; e lo stesso si può dire per la capriola imprevista del cuore. «Devo segnarmi che quando dici "a più tardi" intendi sul serio "a più tardi"» 
«Miss Wilson» - sì, di nuovo signorina - «Che piacere rivederla». 
Siccome dire "anche per me" sarebbe troppo semplice, ciò che accoglie quella comunicazione di servizio ha come risultato la rapida sparizione della sua testolina. L`apertura del portone anticipa di poco lo spuntare della della Wilson, che se aveva in mente uno slancio dei suoi è costretta a inchiodare sulla soglia. Non è chiaro se per l`insolito outfit che si deve prender tempo per ammirare. «Merlino... è normale che vederti in tenuta da "ho messo le prime cose che mi sono capitate a tiro nell`armadio e sono comunque grinzafichissimo" mi sembri parte d`un privilegio al pari di quello d`avere metà del mio cognome in un milkshake presente nel tuo menù» inizia a contare sulle dita «essere stata dietro il bancone in orario di chiusura e averti invitato a cena prima che tu invitassi me?» punti di vista, insomma. Abbiamo finito? 
«E`... bello guardarti» conclude. 
Il portone si apre e vede Ilary che inchioda sulla soglia; Harry si ficca entrambe le mani dei jeans con fare beato, perché non ha la minima idea che quell`outfit possa aver creato quella brusca frenata. Al commento di lei abbassa gli occhi sulla sua camicia e i jeans, in effetti insoliti. Ora sa il motivo dell`inchiodata. «Oh be`... Posso dire di star bene con tutto» Modesto, incassando il complimento. 
«È bello essere qui» sussurra, seguito poi, se consentito, da un furto di bacio premuto sulle labbra; la cingerebbe anche col braccio, avvicinandola a sé, sfilando dalla tasca proprio quell`arto contenente il regalino per il compleanno.
Una bimba in attesa del regalo di compleanno; peccato che non pensa che quello ci sia davvero, stretto nel suo pugno infilato in tasca, è più convinta che coincida con quel bacio in arrivo. Lesta anche a gettargli le braccia al collo per rubargli un abbraccio e appenderglisi addosso senza troppe cerimonie. Gli occhi ormai chiusi e un profondo respiro preso per cercare il suo profumo o forse solo per dar spazio al sollievo di riaverlo lì, che le fa realizzare su due piedi che forse sia stata preoccupata per il ritardo di quella risposta o per quel viaggio improvviso di cui forseforse ha dubitato senza accorgersi. Brutte abitudini dure a morire, che in effetti le fanno stringere quell`abbraccio in modo significativo e strizzare gli occhi e premere il battito accelerato del cuore contro il suo.
Quel bacio gli fa rendere conto di quanto le sia effettivamente mancata quella ruota panoramica, impacciata e goffa che lo fa impazzire ogni volta che lo fissa negli occhi in cui, adolescente, si perde sempre. Quel respiro profondo gli ricorda di esser tornato a casa. 
Londra è bellissima. 
La stringe con premura come a dire "sono qui". «Mi sei mancata...» "le fa notare". «Ho qualcosa per te»
Proprio non è capace di dirgli che le è mancato, c`è da scusare la sua incapacità o la paura che le tocca vincere prima di tutto nel rendersi conto che lui le sia mancato, figuriamoci se può arrivare ad esternarlo in modo chiaro. Quel pacchetto ad invadere prepotentemente il campo visivo facendola scostare appena da lui. Gli occhioni si allargano prima di sorpresa, poi di comprensione e infine di rimprovero quando tornano a cercare i suoi. «Non avresti dovuto, io-io stavo scherzando. Era un modo troll per obbligarti a ritornare, che discorsi!» Nemmeno si accorge di quello che ha detto o di aver in effetti scippato comunque la scatoletta dalla sua mano per stringersela gelosamente al petto. «Che hai da dire a tua discolpa?»
«Allora, innanzitutto questo non è il primo abbinamento che ho acchiappato dall`armadio, ma sono andato a cercarlo, dato che ho tipo due paia di jeans in tutto il guardaroba» tanto per cominciare. «E poi sì... Ritieniti la prima - e ultima - persona ad essere testimone e partecipe di tutte e quattro le cose»  Una manina fa sparire il pacchetto alla velocità del suono lasciando Duffany con un sogghigno soddisfatto e compiaciuto sotto i baffi. «Guarda che è semplicemente il tuo braccialetto, eh. Te lo restituisco in un contenitore leggermente più elegante di quell`ammasso obeso di piume.» Aprendolo, la Wilson troverà il suo braccialetto ciondolante, apparentemente intatto: ma con un`osservazione più attenta, noterà che tra i vecchi ciondolini argentati e brillanti, ne troverà uno nuovo, forse più lucido degli altri, raffigurante una ruota panoramica in miniatura, con quattro diamantini trasparenti al posto delle cabine e un quinto, sempre su uno dei raggi, fatto però da un rubino.
 «Quella rossa è la nostra cabina» 
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«Che esteta» borbotta poi a quella chiara offesa a Neve, sarcastica, mentre armeggia già per aprire. «Gliela darò impasto e ti farò sapere che cosa il mio ammasso obeso di piume ne pensa del tuo contenitore elegante.   «Oh»  La manina destra a sollevarsi per sfiorare quella ruota sbrilluccicosa con la punta delle dita. Il capino a sollevarsi nuovamente verso di lui e un sorrisone ad accogliere quella comunicazione superflua. «Lo so» mormora infatti, sfacciata, combattuta.
«Grazie. Vuoi salire?» 
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disperatocasoumano · 4 years
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Storia di questo blog che nessuno ha chiesto.
Questo post non era nei miei pensieri quando ho aperto Tumblr.
Non è una cosa che non faccio mai, spesso ritrovo link di persone che hanno un blog e ci faccio un giro. L'unico aspetto di Tumblr che abbia davvero dimenticato è proprio "Disperatocasoumano".
Questo blog esiste da una quantità imbarazzante di anni. È stato il risultato disperato di un primo profilo che ho subito chiuso e di un secondo che conoscevano tutti.
Ero bloccata, in trappola sotto gli occhi di chi mi conosceva e non potevo fare altro che leggere le parole di chi era libero.
È l'unica cosa che abbia mai mantenuto segreta. Era finalmente il mio spazio libero, in cui io non ero io, ero le mie emozioni, nude e vere agli occhi degli sconosciuti che tanto avevo bramato.
Ed ero terribilmente inesperta. In cerca di consensi, per la prima volta nella mia vita le mie parole roteavano ovunque.
Ed ero imbarazzante. Nulla da dire, lo ero davvero. Ero qui quando Tumblr era nei suoi tempi d'oro, in cui le menti alternative si mettevano d'accordo per trovarsi tutte qui, tra una solitudine un po' fasulla e una sofferenza apparentemente immane.
Sono pronta a scommettere che la metà di noi si sia ripresa brillantemente da quegli insuperabili dolori.
Non lo dico con disprezzo, né con pietà: solo con infinita tenerezza.
Per quanto fossi goffa, però, devo molto a quel primo tentativo di farmi sentire.
Le mie parole erano indirizzate a un ragazzo estremamente menefreghista e stupido, ma ricordo distintamente quanto abbia sofferto per lui. Adesso so vagamente che fine abbia fatto e mi fa semplicemente sorridere.
Ci sono state, però, delle parole dedicate a quello che adesso è uno dei miei migliori amici. Mai nella mia vita ho provato qualcosa di così forte per qualcuno e, ancora adesso, credo che avrò sempre un po' la testa da lui, nonostante gli anni e gli errori. Succede a qualcuno, di lasciare sempre una porta socchiusa, ovviamente non mi poteva scappare.
Qui ho imparato a rimare.
Quando ho iniziato a scrivere mia madre mi incoraggiava. Ero davvero una bambina, a stento riuscivo a scrivere dritta la "R", ma lei mi diceva che ero brava. Credo, fermamente, che questa presenza della scrittura nella mia vita sia casuale. Credo che mia madre abbia parlato senza pensare e che sia nato tutto da lì. Migliorarsi è volontario.
Casuale o meno, ciò che non è stato lasciato al caso è stata la quantità di aiuto che mi ha dato quest'arte.
Posso affermare con assoluta certezza che mi sarei ammalata almeno tre volte se non avessi scritto.
Non ho idea di cosa sia il talento, non parlo di capacità, parlo di avere un'arma e di decidere di combattere.
Quando sbandieravo la mia sofferenza su questo profilo promettevo, sul fondo delle mie parole, una genuina positività. Quando ho smesso di scriverci, però, ho iniziato a soffrire davvero.
Le mie parole si sono spezzate e sul fondo non c'era null'altro che un'allusione ad un dolore più profondo. Ho cambiato visione della vita e adesso è in fase di revisione. Ho scoperto qualcosa e ho cercato in un libro quello stesso pensiero. Per fortuna senza successo, perché l'autore era chiaramente problematico e alla fine si è suicidato.
Ho capito e accettato l'idea di avere una piccola e insulsa variabile, un minuscolo incidente di percorso che mi costringeva a non essere assolutamente in grado di reagire e agire come il resto delle persone attorno a me.
Per quanto io provi a imitarle non riesco a non percepire un certo disagio di fondo, che mi intima continuamente che non è così che andrò avanti.
Per questo crollo e mi dispero, di tanto in tanto e affronto le difficoltà arrancando e incespicando nella novità: perché nessuno seguirebbe le mie strade.
Adesso mi capita di andarne fiera a volte e piangerci sopra delle altre. E so che c'è qualcuno, là fuori, che ha letto fin qui e mi capisce.
Grazie a quello che ho imparato qui mi sono spostata su EFP e sono tre anni che leggo, scrivo e revisiono senza sosta lì. Quel luogo, però, non ha accesso a neanche un'unghia dell'intimità che concedevo a Tumblr.
L'anonimato resta la mia forza e la garanzia del mio coraggio.
Non so cosa sarà questo profilo da ora in poi. Pensavo di recensire libri in modo un po' anticonvenzionale, ma non mi è chiaro.
È stata proprio una fortuna averlo aperto.
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Perché si.
Sia esteticamente ma anche internamente.
Perché sono fragile.
Perché sono sensibile.
Perché sono sbagliata.
Perché qualsiasi cosa che faccia è sbagliata.
Perché sono un problema.
Perché faccio del male anche se non vorrei.
Perché la vita fa schifo che senso ha continuare a vivere se quando cadi non hai nemmeno la forza per rialzarti,se non sai nemmeno più cosa significa ridere,se non sai nemmeno chi sei,se non provi sentimenti, se non provi altro che dolore?
Non sono bella, né sveglia ma intelligente e tendo a razionalizzare tutto, sono realista.
Almeno sul fisico posso rimediare:voglio essere magra.
Voglio qualcuno che mi stia vicino, qualcuno che si prenda cura di me. E poi bho per gli altri sono utile perché faccio ridere o altro, ma non indispensabile;e vorrei esserlo per qualcuno ok?
Poi ci sono io che creo solo problemi, e mi sento sbagliata in ogni posto.
La gente pensa che io sia pessimista, ma sono solo realista. Un* come (crush esempio) lui non potrebbe mai innamorarsi di una come me.
Ho davvero bisogno di piangere. Sempre tutto a puttane deve finire
Poi quando finalmente trovo un rifugio, gli anime e i videogiochi e neanche questo ai miei fa piacere, quindi sbaglio? Sbaglio ad ascoltare questa musica? A fare quello che mi piace? Perché vorrei essere diversa vorrei essere un'altra persona, sono piena di invidia per le persone che sanno vivere. Per esempio di lei. È perfetta, è semplicemente perfetta, tanto perfetta da piacermi, perché lei è più bella, più simpatica, più solare, più magra, lei è semplicemente meglio di me.Lei è praticamente sempre solare, spontanea, è bellissima appena alzata, struccata e truccata. Con lei non corri il rischio di avere a che fare con sbalzi d'umore improvvisi. Lei parla di tutto. Io non so mai cosa dire o cosa fare. È bella anche quando fuma. Ha una luce negli occhi Cristo dio. Io sono lunatica, bipolare, sono goffa, introversa. Sono difficile cocciuta orgogliosa. Ma se amo diocristo do il 100% di me. E tutto questo spaventa. Nessuno vuole una come me. Sono solo un disastro e i disastri non li vuole nessuno. Stare con un disastro è difficile. Alla gente piace "vincere facile". Io voglio sempre avere l'ultima parola anche se sono in torto. Cazzo a lei si girano a guardarla. Io sono invisibile. Lei è tutto quello che vorrei essere io.
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