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#il cartaio
bicheco · 7 months
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Il cartaio
Ho fatto un sogno bello e divertente. Ero con tre ragazzi americani e spiegavo loro il gioco della scopa. Un sogno lungo e molto dettagliato che partiva addirittura dalla distribuzione delle carte in senso orario. Loro si mostravano attenti e concentrati (non come Leonardo da Vinci). Arrivati alla spiegazione dei punteggi, settebello e primiera, proprio quando stavamo per fare la prima partita di prova.... mi sono svegliato! Che fregatura. Non saprò mai se avevano capito. Tanta fatica per niente.
Adesso avrei voglia di farmela una bella partita a scopa.
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lamilanomagazine · 5 months
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La Regione Marche parteciperà al Salone Internazionale del Libro 2024 a Torino.
La Regione Marche parteciperà al Salone Internazionale del Libro 2024 a Torino. La Regione Marche, Giunta e Consiglio, con la collaborazione di Fondazione Marche Cultura, partecipa anche quest'anno al Salone Internazionale del Libro di Torino, XXXVI edizione che si terrà dal 9 al 13 maggio. Quattro giorni di programmazione per promuovere la creatività degli autori marchigiani, la qualità editoriale locale e le iniziative culturali e turistiche che si svolgono sul territorio regionale. Quest'anno la principale kermesse nazionale per gli operatori del settore editoriale omaggia la 'Vita immaginaria', quella che muove la vita creativa, come scrive Natalia Ginzburg, in tutte le sue forme e a volte anticipa le vicende della vita reale. Riguarda anche l'attesa di un futuro da costruire attraverso la letteratura, il cinema, l'arte. Un tema che rimanda alla forza viva della poesia, patrimonio speciale della regione che ha dato i natali, tra i tanti, a Giacomo Leopardi, da qui il titolo proposto per lo stand: 'Marche. Il dono dell'Infinito'. Le Marche sono un territorio dove da secoli abita la poesia. La presenza di importanti poeti che sono nati o hanno vissuto e operato nel territorio è documentata e viva. Testimoniano una forza peculiare di questa terra che è pure terra di Sibille e di figure sacre che affidano alle parole la lettura degli enigmi della vita. A essa si lega anche una tradizione di presenza di festival e momenti comunitari dedicati alla poesia disseminati in tutto il territorio. Anche l'allestimento dello stand (Padiglione 3) è incentrato sulla visione poetica del paesaggio di alcuni artisti che lo hanno interpretato attraverso le loro opere da Pellini, Bartolini, Bucci, Ciarrocchi e Cantatore così come la selezione di versi di poeti legati alle Marche quali Leopardi, Scipione, Volponi, Cecco d'Ascoli, Vitali ed altri. Nello spazio dedicato alle Marche saranno presenti la tradizione, con un Mastro Cartaio di Fabriano che proporrà le fasi della lavorazione della carta, e l'innovazione con i più seguiti bookinfluencer che invitano alla lettura. E' particolarmente ricco il calendario degli appuntamenti che animeranno lo spazio regionale. Ospiterà 25 editori marchigiani che potranno esporre le proprie produzioni e presentare le novità editoriali, saranno 81 i partecipanti tra autori, case editrici, rassegne e festival, enti pubblici, associazioni per oltre 200 ospiti, circa 86 gli eventi, tra presentazioni e progetti editoriali proposti al grande pubblico del Salone. Numeri significativi che palesano la vitalità di un settore particolarmente importante del panorama culturale marchigiano. Dallo stand della Regione Marche passeranno tante pubblicazioni degli editori marchigiani che valorizzano le numerose e qualificate attività che vengono attuate sull'intero territorio. Verranno illustrati i progetti che caratterizzeranno l'anno in corso, i grandi eventi culturali e i festival in programma, le celebrazioni di personaggi illustri e i volumi della collana 'Quaderni del Consiglio', edita dall'Assemblea legislativa.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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agrpress-blog · 9 months
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Musicista, compositore, direttore d’orchestra e autore, Claudio Simonetti non ha bisogno di grandi presentazioni.  Basta dire che ha composto colonne sonore di pellicole italiane e americane, Profondo Rosso (1975), Suspiria (1977), Tenebre (1982), Phenomena (1985),Opera (1987), Non ho sonno (2001), Il cartaio (2004), La terza madre (2007), Dracula 3D (2012) di Dario Argento, nonché di La notte dei morti viventi (1968) e Wampyr (1977) di George A. Romero. E che ha scritto colonne sonore per film di Ruggero Deodato, Sergio Martino, Lucio Fulci, Lamberto Bava, Castellano & Pipolo e Salvatore Samperi.  Da poco tornato in Patria da un lungo tour americano di concerti sold out, ecco che Claudio Simonetti inaugura il 2024 nella maniera che gli è più congeniale: suonando alle tastiere con il gruppo di cui è indiscusso leader, i Claudio Simonetti’s Goblin (Daniele Amador alla chitarra, Cecilia Nappo al basso, Federico Maragoni alla batteria). Prossimi appuntamenti giovedì 11 gennaio 2024 a Firenze (presso il Circus Rock Pub - via della Treccia, 20), venerdì 12 a Bologna (presso l'Alchemica Music Club - via dei Lapidari, 8/b) e sabato 13 a Roma (presso il Traffic Live Club - via Prenestina, 738).
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giallofever2 · 2 years
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love-nessuno · 3 years
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l proverbio russo “Русские долго запрягают, но быстро едут” si può tradurre “i russi sellano il cavallo lentamente però corrono veloci”.
Putin ha preparato con lentezza esasperante questa accellerazione degli ultimi due giorni. Il presidente russo ha attrezzato lo stato e l’economia russa per affrontare questa partita fin dal golpe subito a Maidan nel 2014, dove la parte della popolazione ucraina più sentitamente russofobica ha rovesciato un governo eletto con libere elezioni (con i voti della parte russofila del paese).
Il Presidente ha reso la nazione leader mondiale nella produzione di cereali, ha rinnovato le forze armate, ha rafforzato la posizione nel settore energetico, niente è stato lasciato al caso.
Ha provato l’apertura diplomatica con gli USA in maniera teatrale ricevendo in cambio malcelata noncuranza alle legittime richieste di sicurezza di Mosca che intravedeva le basi Nato in Ucraina a cinque minuti di volo di missile da Mosca.
Fu l’estremo tentativo di svegliare una Europa soggiogata da un sistema di potere economico-militare di stampo neoliberista che ha nel “deep state" americano il vero cartaio di una partita di poker che i russi non hanno mai accettato. La posta era il legame economico tra Germania e Russia: congelato quello, Putin ha aperto una partita a scacchi in Ucraina.
L’Europa era già persa e l’Ucraina sarà il premio di consolazione spettante alla Russia.
Mentre Biden aveva appena finito di perdere la voce nello scandire le date dell’invasione russa, questa riconosce le repubbliche popolari del Donbass il 21 di febbraio. Non è una data qualunque: sono passati esatti 8 anni da Maidan e dalla proibizione della lingua russa in Ucraina.
Mosca non poteva dimenticare questo affronto alla sua storia e all'interdipendenza tra est Ucraina, detta anche “Malorussia”, Piccola Russia o Nova Russia, e la madrepatria. Basterebbero gli attuali otto milioni di russofoni con passaporto ucraino e gli 800.000 ucraini che hanno il passaporto russo a dare una risposta a questo schiaffo subito.
Avevo previsto nella mia trasmissione del 17 febbraio questi avvenimenti.
Oggi 22 febbraio Putin in conferenza stampa ha elencato in maniera chiara le tre condizioni per ristabilire rapporti di buon vicinato con Kiev: 1) smilitarizzazione, che vuol dire uscita delle truppe occidentali dal paese e smantellamento dell’apparato militare nazionalista e neonazista (Pravj Sektor, Battaglione Azov e via dicendo); 2)nessuna adesione alla Nato e alla UE; 3)riconoscimento della Crimea e delle Repubbliche del Donbass.
Una richiesta di resa incondizionata che suona agli americani come un secondo sferzante tutti a casa stile Afghanistan.
Gli USA manterranno i loro schiavi europei - ma li avevano mai persi? - che continueranno ad inocularsi vaccini di produzione americana e a comprare da oltreoceano gas liquefatto al doppio del prezzo russo, ma pagheranno un prezzo strategico la perdita della presenza a Kiev.
La reazione ucraina comandata o no da Washinton sarà scomposta, sono già 5 giorni che bombardano incessantemente il fronte in Donbass. Niente di nuovo per gli ucraini che lo fanno da otto anni ma adesso, sia di fronte a loro che dietro di loro vi è il meglio dell’esercito russo, addestrato ed armato nei dettagli e soprattutto determinato. Il grido di battaglia sarà “ricordatevi di Odessa”, il pogrom dove il 2 maggio 2014 furono bruciati vivi o bastonati a morte cinquanta filorussi.
Tutto starà nelle mani di Biden: quanto più in fretta si vorrà arroccare nella sua posizione di dominio di noi europei, meno umiliazioni subirà Kiev e lui stesso... Il cavallo russo si sella lento ma dopo corre veloce.
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sguardimora · 5 years
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Inaugura domenica 16 giugno la nuova mostra nel foyer del teatro. sarà possibile visitarla fino alla fine di agosto.
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D.E.A. #2
[…] sotterrando, de-costruendo e sotilizzando le strutture naturali, i loro ordini algebrici e sinuosi, le loro simmetrie come le loro discrepanze, l’artista ci consegna quasi una “geografia del profondo”, dove l’elemento paesaggistico ed elemento fisico/chimico, in una incomprensibile e perpetuosa specularità, finiscono per disegnare quello che è il profilo più remoto del mondo. 
Roberta Bertozzi
COGLIERE E RESTITUIRE  (cartografie dal mondo vegetale)
Cogliere e restituire non è solo il titolo della mia ultima serie di tavole ma è per me una filosofia e un atteggiamento che accompagna quotidianamente il mio esistere e di conseguenza il mio lavoro come artista. Costantemente immersa in ambienti naturali raccolgo, fisicamente e visivamente, gli indizi lasciati dalla terra, dalle piante, dalla roccia, dall’acqua. Colleziono informazioni nascoste tra i ritmi ripetuti da ogni elemento, tra i disegni metodici all’interno di ogni seme, germoglio, fiore… mi perdo tra le texture di ogni roccia che incontro, mi lascio ipnotizzare dai mantra millenari delle comunità di fili d’erba. Colgo tutto questo con la piena coscienza di un disegno enorme e ordinato e con lo smarrimento di un essere umano che ha perso parti di memoria e che tenta di assemblare i pezzi, guidato dall’entusiasmo dello scienziato e un agire prevalentemente intuitivo. Quindi cogliere e raccogliere per poi osservare, interiorizzare e restituire per immagini che non vogliono avere la pretesa di spiegare qualcosa ma solo sottolineare e ricordare una parte precisa tra i tanti appunti, con la speranza un giorno di poterli unire tutti e trovare non tanto una risposta quanto più una domanda precisa. Con il forte desiderio di indagare passo per passo tutti gli elementi naturali che hanno un forte legame, nonché ascendente, sul nostro esistere, parto con questa nuova seria dedicata al mondo dei vegetali, rivolgendo un’attenzione particolare alle specie autoctone primitive ancora esistenti sul territorio italiano e che hanno una memoria molto antica. Questo guardare lo scorrere del tempo attraverso tutti gli elementi appartenenti alla natura per rivelare (spesso in maniera incomprensibile all’uomo) le memorie più antiche di questo pianeta ci mantiene connessi con le nostre origini.  Le piante hanno da sempre avuto un ruolo importantissimo nella storia dei popoli, sono state per noi nutrimento, fonte di ispirazione creativa, cura e spesso hanno decodificato la simbologia sacra. Non potevo che dedicare una serie di lavori a quelle piante “superstiti” che da centinaia di anni abitano il territorio in cui vivo. Esse arrivano direttamente dal mare e si sono abilmente adattate alla vita di superfice trasformando lentamente la loro anatomia e mutando il comportamento e il sistema di circolazione del nutrimento. Hanno in loro la forza e una straordinaria bellezza. Vivono inevitabilmente le zone più umide dei boschi a contatto con la penombra e i terreni soffici e scuri, sono strettamente legate all’acqua che è simbolo di femminilità e fertilità. Costruiscono gli scenari più affascinanti e misteriosi dei boschi Italiani, luoghi da me prediletti e tutti i giorni parlano del mare che è stato e ne restituiscono la memoria attraverso il suo profumo una volta morte. Colgo indizi e informazioni tra le zone umide e verdi dei luoghi che attraverso e restituisco brandelli di mappe da ricomporre cercando di orientarmi, cercando di ricordare e di conservare la memoria. Faccio luce su una storia già scritta da tempo e che è solo da rileggere. Focalizzo lo sguardo sui piccoli processi, sui dettagli, sulle manifestazioni nel micro, perché li nasce tutto ciò che vediamo allontanando lo sguardo.           
Veronica Azzinari
Bio
Veronica Azzinari nasce a Milano nel 1986.Si diploma presso la Scuola del Libro ad Urbino nella sezione di Cinema di Animazione e nel 2010 inizia una personale ricerca nel mondo dell’incisione grazie all’incontro con Opificio della Rosa, studio e stamperia dedicato alla grafica originale. Sin dall’adolescenza sente il forte desiderio di interrogarsi sulle origini, desiderio che diventa ben presto ricerca umana/individuale ed artistica. Comprende ben presto che è necessario partire dalla comprensione della natura circostante per porsi domande giuste rispetto alla nostra esistenza. Camminare come unica pratica utile al “ridimensionamento”, quasi un metodo per riportarci in asse con la linea del tempo e connetterci con lo spazio e con i perpetui messaggi antichissimi portati dal vento, dalle piante, dall’acqua. Dalle camminate, dalle esplorazioni, dallo studio e dai preziosi incontri con professionisti e scienziati nasce Cogliere e restituire-cartografie dell’origine, una serie lunga tutta la vita e che parte a cavallo del 2017/2018 facendo luce sui vegetali considerati preistorici ancora esistenti sul territorio Italiano. Piante preziosissime, impressionantemente forti e affascinanti ma allo stesso tempo, poco considerate che vivono le zone più umide dei nostri boschi e portano in loro la memoria del mare. Tutte le carte che compongono la serie sono stampate in calcografia su carta di cotone fatta a mano presso il laboratorio del mastro cartaio Lorenzo Santoni di Fabriano.
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stilouniverse · 3 years
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Museo della carta di Pescia: i sabati con il direttore
Museo della carta di Pescia: i sabati con il direttore
Visite guidate in compagnia del direttore Massimiliano Bini Sabato 06 e sabato 20 novembre alle ore 11.00, i visitatori avranno la possibilità di effettuare una visita guidata del Museo in compagnia del Direttore, Massimiliano Bini. Una visita della durata di un’ora e mezzo, per scoprire i mille segreti della carta fatta a mano filigranata di Pescia. e col Mastro Cartaio Sabato 13 e sabato 27…
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giancarlonicoli · 4 years
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16 ago 2020 18:36
CONTINUAVANO A CHIAMARLI TAROCCHI - SIMONE E MATTEO, GLI INQUIETANTI SOSIA DIMENTICATI DI BUD SPENCER E TERENCE HILL (VIDEO) - ALL'APICE DEL SUCCESSO DEL DUO, FU PRODOTTA UNA VERSIONE FASULLA PER CAVALCARE L'ONDA, CON GLI STESSI DOPPIATORI E ADDIRITTURA LE MUSICHE DEGLI OLIVER ONIONS (SOTTO DIVERSO NOME). NEI CINEMA TEDESCHI QUANDO USCÌ UNO DEI LORO FILM CI FU UNA RIVOLTA, IL PUBBLICO LANCIÒ LE SEDIE DELLA SALA CONTRO LO SCHERMO APPENA SCOPRÌ L'INGANNO. ECCO CHE FINE HANNO FATTO I DUE ATTORI
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Massimo Bulgarelli per https://www.noidegli8090.com/
Bud Spencer e Terence Hill sono una delle coppie più amate del nostro cinema, forse la migliore.
Tra il 1967 e il 1985 la coppia girò insieme 16 film, il diciassettesimo cioè l’ultimo, fu Botte di Natale del 1994 con la regia dello stesso Terence Hill. Una coppia che adoro. Il mio codice morale si è formato grazie a loro e a Kenshiro. Mamma e papà insomma.
Ecco, immaginate cosa vuol dire di notte, su una una tv locale, beccare un film western con un biondo e un omone grosso con la barba che fanno a botte contro tutti e notare dopo qualche istante che non sono Bud e Terence. Praticamente un treno che passa velocemente dalla stazione “Confusione” a “Spavento” per fare capolinea a “Curiosità”.
Mi vado subito ad informare. Io sciocco che pensavo di aver trovato una somiglianza, che fosse solo una coincidenza: Cinque (5, five, V) film all’attivo per questa inquietante coppia. Inquietante magari più per me, per come ne sono venuto a conoscenza.
Facciamo ordine: escono i primi film di Bud Spender e Terence Hill, tra cui “I quattro dell’Ave Maria” e “Trinità“. Il botteghino sorride ed incassa dappertutto e proprio per questo, nel 1974, dato l’enorme successo dei due e dei “cazzotti western”, la Aetos Film pensò di fornire la loro replica esatta con un film. Esce cosi “Carambola“, in cui i protagonisti sono Michael Coby, nome d’arte di Antonio Cantafora, e Paul L. Smith, nome d’arte di Adam Eden. I nostri due sosia.
E cosi in parallelo mentre quelli veri continuavano sfornare film come “Altrimenti ci Arrabbiamo”, i sosia, che verranno poi venduti col nome di Simone e Matteo, realizzavano il seguito di Carambola e altri film come Simone e Matteo – Un gioco da ragazzi e Noi non siamo angeli. Nei cinema Tedeschi (popolo che adora Bud e Terence quasi più di noi, e di questo ci dovremmo vergognare) quando uscì “Un gioco da ragazzi” ci fu una rivolta, dove il pubblico lanciò le sedie della sala contro lo schermo una volta scoperto l’inganno. Bravi, avete fatto bene. In Francia invece ogni loro film veniva venduto come “Trinità” che fa cose.
I film comunque avevano una colonna sonora di tutto rispetto, curata da Guido e Maurizio De Angelis noti in questi film con lo pseudonimo di Juniper, mentre in quelli di Bud e Terence come Oliver Onions (ehehe sentivano anche loro puzza di bruciato).
Ecco quelli originali, che magari ve li siete dimenticati leggendo.
Ma c’è una cosa che non vi ho detto, che renderà ancora più magica questa favola. In Italia Simone e Matteo hanno le stesse voci di Bud Spencer e Terence Hill (si, anche se Italiani gli originali erano doppiati per avere una voce più godibile). Questo dettaglio fu la concreta spinta che fece partire il treno di cui vi parlavo prima.
Come è andata a finire questa storia? Scemando grazie a dio. Il pubblico capì l’inganno abbastanza presto, la corda tirata si spezzò e i due decisero di dismettere gli abiti dei cloni per proseguire la carriera con i loro nomi reali. Antonio Cantafora è stato impiegato come caratterista in numerose produzioni, l’ultima accreditata è del 2004 ne “Il cartaio” di Dario Argento.  Paul L. Smith invece, dopo aver lavorato in film di tutto rispetto come “Fuga di Mezzanotte” e ”Dune” è morto nel 2012 in Israele in circostanze mai chiarite.
Bene, ora che conoscete anche voi questa storia, occhio a quando vedete un belloccio biondo con gli occhi azzurri e un barbuto enorme che tirano cazzotti a destra e a manca: non fidatevi ne dei vostri occhi e ne delle vostre orecchie. Fidatevi solo del vostro cuore perchè non è tutto oro quello che luccica. Ma soprattutto perchè se sono Simone e Matteo vedrete un brutto film.
Vi lascio con un pezzetto di un film preso da YouTube in modo da passare subito dal teorico al pratico.
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saveriopaletta1971 · 5 years
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Da cartaio a disegnatore: la mostra “Volti segnati dal tempo” racconta la parabola artistica di Marcello Perruzza, che esporrà a Roma dodici ritratti di volti contadini Volti segnati dal tempo è il titolo della mostra romana allestita presso la galleria Medina. La rassegna accoglie 12 ritratti disegnati a matita da Marcello Perruzza, abruzzese, classe ’68, […]
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giallofever2 · 5 years
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Il Cartaio 2004
Direct by DARIO ARGENTO
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italianaradio · 5 years
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Claudio Santamaria: 10 cose che non sai l’attore
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/claudio-santamaria-10-cose-che-non-sai-lattore/
Claudio Santamaria: 10 cose che non sai l’attore
Claudio Santamaria: 10 cose che non sai l’attore
Claudio Santamaria: 10 cose che non sai l’attore
Tra i più versatili e apprezzati attori dell’attuale cinema italiano, Claudio Santamaria ha dato negli anni prova di saper spaziare tra i generi, incarnando personaggi tanto caratteristici quanto ricchi di una fragile umanità. Apprezzato e premiato, Santamaria si è negli anni costruito una solida carriera, composta di collaborazioni con importanti registi e partecipazione a coraggiosi film nazionali.
Ecco 10 cose che non sai di Claudio Santamaria.
Claudio Santamaria: i suoi film
1. Ha recitato in originali lungometraggi italiani. L’attore esordisce al cinema con il film Fuochi d’artificio (1997), per poi recitare in L’ultimo capodanno (1998), L’assedio (1998), ed Ecco fatto (1998). I ruoli che lo rendono famoso sono quelli nei film Almost Blue (2000) e L’ultimo bacio (2001). Da quel momento reciterà in celebri film come La stanza del figlio (2001), Paz! (2002), Passato prossimo (2003), Il cartaio (2004), Ma quando arrivano le ragazze? (2005), Romanzo criminale (2005), Melissa P. (2005), Casino Royale (2006), Baciami ancora (2010), Gli sfiorati (2011), Terraferma (2011), Diaz – Don’t Clean Up This Blood (2012), Torneranno i prati (2014) e Lo chiamavano Jeeg Robot (2015), che ne consacra la carriera, e dove recita accanto all’attrice Ilenia Pastorelli. Negli ultimi anni ha poi recitato in Brutti e cattivi (2017), Rimetti a noi i nostri debiti (2018), Tutto il mio folle amore (2019), Gli anni più belli (2020), accanto a Kim Rossi Stuart, e Freaks Out (2020).
2. Ha partecipato a produzioni televisive. Nel corso della sua carriera l’attore non si è fatto mancare la partecipazione ad alcune celebri miniserie TV, tra cui La vita che verrà (1998), Il sequestro Soffiantini (2001), Rino Gaetano – Ma il cielo è sempre più blu (2007), Le cose che restano (2010), Non è mai troppo tardi (2014) ed È arrivata la felicità (2015-2018).
3. Ha doppiato celebri attori. Santamaria si è negli anni distinto per aver lavorato anche come doppiatore, affermandosi in particolare come la voce italiana di Christian Bale per i film Batman Begins, Il cavaliere oscuro e Il cavaliere oscuro – Il ritorno. Ha poi prestato la voce anche all’attore Eric Bana per il film Munich, ed è stato nuovamente la voce italiana di Batman per i film d’animazione The LEGO Movie, LEGO Batman – Il film e The LEGO Movie 2 – Una nuova avventura.
Claudio Santamaria è su Instagram
4. Ha un account personale. L’attore è presente sul social network Instagram con un profilo seguito da 227 mila persone. All’interno di questo l’attore è solito condividere fotografie scattate in momenti di svago, in compagnia della famiglia o di amici. Non mancano tuttavia anche curiosità che l’attore condivide con i fan, il più delle volte direttamente dai set frequentati. Presenti, infine, sono anche immagini promozionali dei suoi progetti da interprete.
Claudio Santamaria: ha moglie e figli
5. Conosceva sua moglie da molto tempo. Nel 2017 l’attore rivela di avere una relazione con la giornalista Francesca Barra, che sposerà poi nel luglio del 2018. La coppia ha rivelato di conoscersi sin da quando erano adolescenti, entrambi originari della Basilicata. Negli anni i due si sono più volte rincontrati, fino al momento in cui hanno deciso di dar vita ad una storia d’amore.
6. Ha una figlia da una precedente relazione. Precedentemente l’attore ha avuto una relazione con Delfina Delettrez-Fendi, figlia di Silvia Venturini Fendi. Nel 2007 i due danno alla luce la figlia Emma, a cui Santamaria è particolarmente legato. Pur interrompendo la relazione sentimentale, i due hanno affermato di essere rimasti in ottimi rapporti.
Claudio Santamaria ha scritto un libro
7. Ha pubblicato un romanzo insieme alla moglie. Nel 2019 l’attore pubblica, insieme alla moglie, il romanzo La giostra delle anime, un thriller dai tratti sovrannaturali ambientato in Lucania, incentrato su una storia intensa di sortilegi e solitudini, che la coppia ha formulato partendo da veri racconti e tradizioni.
Claudio Santamaria ha interpretato un noto cantante
8. È un dotato cantante. Grande appassionato di musica, Santamaria ha in più occasioni dato prova delle sue abilità canore, dandone ulteriore prova durante il Festival di Sanremo del 2019. L’attore ha inoltre interpretato il cantante Rino Gaetano nella fiction Rino Gaetano – Ma il cielo è sempre più blu, dove per prepararsi alla parte ha preso anche lezioni di pianoforte, eseguendo personalmente le varie parti cantate e suonate.
Claudio Santamaria in Lo chiamavano Jeeg Robot
9. Ha vinto un importante premio. Per il suo ruolo di Enzo Ceccotti in Lo chiamavano Jeeg Robot, l’attore si è aggiudicato il David di Donatello come miglior attore. Per Santamaria era la terza nomination all’ambito premio, divenuta in quell’occasione in vittoria grazie alla sua interpretazione del burbero ma gentile personaggio.
Claudio Santamaria: età e altezza
10. Claudio Santamaria è nato a Roma, Italia, il 22 luglio 1974. L’attore è alto complessivamente 180 centimetri.
Fonte: IMDb
Cinefilos.it – Da chi il cinema lo ama.
Claudio Santamaria: 10 cose che non sai l’attore
Tra i più versatili e apprezzati attori dell’attuale cinema italiano, Claudio Santamaria ha dato negli anni prova di saper spaziare tra i generi, incarnando personaggi tanto caratteristici quanto ricchi di una fragile umanità. Apprezzato e premiato, Santamaria si è negli anni costruito una solida carriera, composta di collaborazioni con importanti registi e partecipazione a coraggiosi […]
Cinefilos.it – Da chi il cinema lo ama.
Gianmaria Cataldo
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tmnotizie · 6 years
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ASCOLI PICENO – I Musei Civici e i Musei della Cartiera Papale  hanno in programma numerosi appuntamenti per il week end dell’Epifania: visite guidate a tema, tour cittadini, laboratori didattici e curiose iniziative per apprezzare ancora di più il ricco patrimonio della nostra città.
In occasione del secondo appuntamento del “Gran Tour Cultura Marche” la Galleria D’Arte Contemporanea O. Licini presenta “L’emozione in uno scatto”, visita guidata alla mostra “Nell’Infinito, dentro la materia” un’occasione per conosce e valorizzare l’artista Mario Giacomelli. Seguirà degustazione a cura di Chez toi
Costo €7. Minimo 10 partecipanti, prenotazione obbligatoria.
Sabato 5 Gennaio, alle ore 10.30 è in programma un tour guidato su “Il ‘500 inedito“, un percorso che si articolerà tra le sale dell Pinacoteca Civica, la facciata della Cattedrale, il Palazzo Bonaparte, le Piazze e i lavori di Cola Dell’Amatrice. Il tour sarà preceduto da  una gustosa degustazione del Caffè Pasticceria Damiani.
Costo € 15. Minimo 10 partecipanti, prenotazione obbligatoria.
Domenica 6 Gennaio, presso i Musei della Cartiera Papale, si potrà partecipare a “Le giornate da Mastro Cartaio“: durante l’orario di apertura della Cartiera Papale (dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00) i visitatori saranno coinvolti nella realizzazione di un foglio di carta con la tecnica artigianale usata per secoli, precedentemente spiegata da un operatore nel corso della visita guidata alla struttura.
Costo: € 5 biglietto intero; € 3 biglietto ridotto
La prenotazione agli eventi è obbligatoria ai numeri: 0736298213 3333276129
www.ascolimusei.it
@ascolimusei
www.cartierapapale.it
@cartierapapale
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pangeanews · 6 years
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Il futuro dei Tarocchi? Fare a meno del futuro: Francesco Consiglio indossa i panni del suo doppio, il tarologo Francesco Le Mat, e dialoga con Marianne Costa, la moderna imperatrice del Tarot de Marseille
Ogni anno nel mondo vengono stampati centinaia di nuovi mazzi di tarocchi, e milioni di persone li utilizzano per gioco, per divinare la sorte o per conoscersi meglio. La mitologia esoterica che fa erroneamente risalire la loro origine agli antichi Egizi o a popoli vissuti in una fantomatica età dell’oro non ha retto alla verifica storica ed è stata soppiantata da una visione evolutiva e non più cartomantica. Oggi, se volete utilizzare il Tarot per liberarvi dai problemi che vi impediscono di vivere serenamente, scordatevi croci, candele, cianfrusaglie esoteriche e tutte quelle pratiche oracolari impegnate di mistero che lungo il corso di tre secoli sono state utilizzate per leggere il futuro. Scordatevi il futuro, soprattutto, poiché, come scrive Jodorowsky, il regista cileno inventore della tarologia, “il Tarot si può usare per tutto, ma non per prevedere il futuro, perché il cervello tende a ubbidire alle previsioni, e se dici a una persona che ha un po’ di fiducia in te che si romperà una gamba, se la rompe”.
Marianne Costa, scrittrice, poetessa e conferenziera, è la principale divulgatrice di una rivoluzione concettuale che ha trasformato il Tarot da strumento divinatorio a macchina immaginativa in grado di portare alla luce le trame insospettabili del nostro inconscio. La lettura divinatoria delle carte, la vecchia cartomanzia, ha perso il suo richiamo all’opera del μάντις, l’indovino greco, e si è elevata al rango di tarologia, acquisendo il λόγος, pensiero che ha per substrato culturale la saggezza giudeo-cristiana da cui discendono le immagini degli Arcani. Le basi teoriche della tarologia è stata formulate in un saggio di grande successo, scritto da Marianne con Alejandro Jodorowsky: La voie du Tarot.
Recentemente, Marianne è stata protagonista del primo format televisivo italiano sulla tarologia, Cambio pelle ma non te, storie di coppie che cercano di dare nuova linfa alla propria relazione attraverso la lettura del Tarot e la realizzazione simbolica di azioni suggerite da una tecnica di guarigione alternativa e anticonvenzionale: la psicopoesia. Persona di rara gentilezza e disponibile umiltà, Marianne ha accettato di rispondere ad alcune mie domande.
Quando hai capito che il Tarot avrebbe avuto un ruolo importante nella tua vita?
A 20 anni avevo cominciato a collezionare dei mazzi e li leggevo quasi per scherzo, inventando le risposte. Ma quando, dopo pochi mesi, è morto il mio caro nonno, mi ricordai di avere visto questo evento nelle carte. Allora mi sono spaventata, ho cominciato ad avere degli incubi e ho buttato le carte nel cestino dell’immondizia, giurando di non toccare mai più una finché non avessi avuto la prova che erano parte di un libro sacro. Dieci anni dopo, un’amica mi ha portata a vedere le letture di Jodorowsky in un caffè parigino, e sentendolo parlare ho capito che avevo trovato la persona che sapeva leggere e trasmettere il ‘libro sacro’.
Molti artisti contemporanei fanno a gara nell’inventare nuove immagini che ispirano significati lontani dalla tradizione. Esistono tarocchi dei gatti e dei vampiri, delle streghe e dei fantasmi, degli Ufo e dei social network. Perché un tarologo dovrebbe utilizzare l’antico Tarot de Marseille?
Nessuno dovrebbe sentirsi obbligato a fare qualcosa che non gli piace. Io preferisco il Tarot artigianale francese, detto “di Marsiglia”, perché è uno standard di rappresentazione che ha una forza intrinseca ed è sopravvissuto cinque secoli. Il Tarot de Marseille non appartiene alla fantasia individuale di nessuno, come ogni stile di rappresentazione artigianale (per esempio la forma di un violino), ed è un’opera transpersonale che torna ad essere interpretata e messa in gioco da ogni maestro cartaio. L’esemplare più antico del Tarot di Marsiglia è del 1475 (conservato alla Bibliothèque Nationale de France) e ancora oggi ci sono dei cartai che reinventano lo standard (per esempio Pablo Robledo in Argentina). Un incredibile filo rosso che unisce il tempo antico e moderno! A me piace leggere il Tarot con queste immagini tanto antiche da risultare senza tempo e anti-egocentriche, perché mi connette con la parte immemoriale, ciò che va oltre la mia memoria individuale, oltre il mio piccolo “io” formato dalle ferite e dalle difese individuali, e fa emergere la parte altruista e universale che è latente in ognuno di noi. Però ci sono molte persone che, per esempio, adorano il Rider Waite Tarot, ideato da Arthur Waite e disegnato da Pamela Colman, come si può adorare un gruppo di rock o un autore di romanzi. Ciò è perfettamente legittimo. È una questione di affinità.
Nella moderna tarologia, può esistere una lettura universale e oggettiva, basata esclusivamente sulla conoscenza dei simboli, oppure la veggenza continua ad avere un ruolo predominante?
Questo è il mistero del Tarot: puoi utilizzarlo in qualunque maniera, come un maestro spirituale che si fa comprendere e ispira qualsiasi persona. Io non pretendo di leggere il futuro perché non penso che il futuro sia scritto, almeno non in un linguaggio che sia disponibile per la nostra coscienza. Ma ovviamente la lettura non può ubbidire soltanto alla fantasia di ognuno. Secondo quello che ho sperimentato, esistono, nel Tarot di Marsiglia, alcune regole simboliche essenziali connesse con la sua storia, la struttura, l’iconografia, la numerologia, etc. Queste regole le immagino come lo scheletro di un essere vivo: con lo stesso scheletro, si può ballare il tango, un balletto classico, una danza contemporanea, ma si può anche rimanere fermi o strisciare per terra. Dunque, per prima cosa, bisogna conoscere lo scheletro. Poi, scegliere il proprio orientamento, darsi uno stile, la forma d’arte alla quale ci si vuole dedicare leggendo il Tarot, e ovviamente impegnarsi a migliorare ogni giorno nella direzione scelta. La mia è la ‘via del cuore’, che significa diventare sempre più trasparente, esserci per l’altra persona e aiutarla a scoprire la saggezza discreta che vuole farsi sentire nella sua interiorità.
Se affermiamo un uso terapeutico del Tarot, ma anche della Metagenealogia e della Psicomagia, non rischiamo di sostituirci a psicologi e psicoanalisti, generando un conflitto di competenze che genera derive litigiose, perfino con ricadute legali?
Non affermo un uso terapeutico del Tarot. Affermo che chi ha una competenza come terapeuta può utilizzare il tarocco e farne uno strumento di lavoro. Al tempo stesso, chi ha una competenza nel teatro (come attore o regista o anche scenografo) utilizzerà gli Arcani come ispirazione o soggetto. Ma il fatto di utilizzare il Tarot non ti conferisce una capacità teatrale! E lo stesso avviene con il lavoro terapeutico. La conoscenza del proprio inconscio, la purificazione delle emozioni infantili, il rispetto e l’ascolto dell’altro, la fedeltà a una cornice deontologica, le conoscenze teoriche sulla psicologia e lo sviluppo dell’essere umano, oltre al fatto di poter offrire alcuni strumenti efficaci, sono indispensabili per un utilizzo terapeutico del Tarot. E lo stesso avviene con lo studio dell’albero genealogico: può essere un’avventura individuale o semplicemente la capacità di aiutare un’altra persona a chiarire quali sono i personaggi del suo albero genealogico (e questo non costituisce un lavoro terapeutico, ma un accompagnamento alla presa di coscienza). È però vero che per aiutare una persona a cambiare, occorre uno studio preparatorio molto importante, nonché la possibilità di intrecciare rapporti e proficui scambi di opinioni con specialisti di altre discipline. Sulla psicomagia non posso dire niente perché non la pratico più come tale, è diventato un marchio registrato della famiglia Jodorowsky e mi sembra sia giusto così. Io ho collaborato tantissimo con psicologi e psicanalisti; ho anche formato dei terapeuti in tanti paesi, e non sono mai entrata in conflitto con loro perché ho messo in chiaro la mia formazione, le mie capacità e i miei limiti. Sono laureata in letteratura comparata e ho fatto 14 anni di psicanalisi, 5 dei quali dedicati alla supervisione delle mie attività come tarologa e analista dell’albero genealogico, più varie ore di formazione in terapie corporee. Il mio focus di oggi è sulla dimensione narrativa della memoria e della psiche, e in questo senso mi sento assolutamente legittimata a farlo. D’altra parte, ognuno è responsabile della propria legittimità.
C’è una carta del Tarot alla quale sei particolarmente riconoscente, come fosse un’amica che ti viene in soccorso nei momenti di dubbio e di avversità?
L’Asso di Coppe: la capacità di amore sempre presente, sempre disponibile, il ‘castello del cuore’ come lo chiama Maestro Eckhart, o la ‘bontà fondamentale’ dei buddisti tibetani. A volte, se ho bisogno di vederlo incarnato, guardo la Regina di Coppe del Tarot di Madenié (1709, standard Marsiglia) con la sua bella faccia nobile, e mi dà il coraggio di andare avanti sulla via del cuore, che, tante volte, è quella del cuore rotto.
Hai scritto due libri di grande successo con Alejandro Jodorowsky, uomo d’ingegno e talento universale del nostro tempo, capace di spaziare nei più disparati campi dell’arte e della conoscenza: cinema, letteratura, poesia, teatro, fumetti, spiritualità. Intuisco che non è stato facile vivergli accanto senza essere risucchiata dal suo cono d’ombra. Quando sei riuscita a uccidere il Buddha?
Il Buddha mi ha fatto il grande regalo di uccidere me. Come disse Swami Ramdas al suo discepolo Yogi Ramsuratkumar mentre lo prendeva a calci per cacciarlo del suo ashram: “Un piccolo albero non può crescere all’ombra di un albero grande”. E il suo era un gesto di amore assoluto, poiché lo mandava sulle strade a diventare sé stesso. Un vero maestro ti deve mandare via dal suo tempio quando è il momento, e tu devi partire sulle strade come un pellegrino finché non trovi posto in un nuovo tempio. Allora ti rimane una gratitudine eterna.
Francesco “Le Mat” Consiglio
L'articolo Il futuro dei Tarocchi? Fare a meno del futuro: Francesco Consiglio indossa i panni del suo doppio, il tarologo Francesco Le Mat, e dialoga con Marianne Costa, la moderna imperatrice del Tarot de Marseille proviene da Pangea.
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meekhayla · 6 years
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🎨 Fabriano InAcquarello 2018 🎨 Qui il Mastro Cartaio del Museo della Carta e… https://t.co/913IhrLW58
— 🐺 Meekhayla 🐺 (@kyrawolf) May 7, 2018
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qdmnotizie-blog · 7 years
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FABRIANO / OGGI LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI SANDRO TIBERI
FABRIANO / OGGI LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI SANDRO TIBERI
Il libro del mastro cartaio   FABRIANO, 3 marzo 2018 – “Io non fabbrico carta, plasmo desideri. A materie pregiate aggiungo passione ed amore. E accade un’alchimia: materiale e immateriale si fondono. Non è carta, è la sostanza del sogno”. Queste le parole del mastro cartaio Sandro Tiberi, per presentare il suo libro “Incontro con la carta”. Appuntamento oggi alle 17.30 al Museo della Carta e…
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