Tumgik
#il pagliaccio assassino
rossocremisi · 6 years
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Allora è andata così
che prima
non volevo più
avevo deciso che non
volevo più innamorarmi
di te
però era un pelo troppo tardi
perché ero già innamorato
e allora
ho detto va be' dai
ho detto proprio così
ho detto va be' dai
e così ho deciso
di smettere
di amarti
tutto qui
è difficilissimo
dovresti vedere
l'ho perfino raccontato
al mostro che vive
sotto al letto
e ora non esce più
nemmeno per cena
i miei mostri dimagriscono
a vista d'occhio
poi l'ho detto all'uomo nero
morto di colpo di colpa
non so bene cosa è il colpo di colpa
però così è morto
di colpo
senza senso
ma con senso
di colpa
e queste tragedie
capitano
perché guarda che mi sto
impegnando un mondo
a non amarti più
e più ci provo
e più molti muoiono
ma muoiono solo gli incubi
come l'uomo nero
il nostro che vive sotto ai letti
Nightmare
il pagliaccio assassino
il pagliaccio del McDonald's
così ora sono diventato
anche eroe
pensa un po'
ma mica perché
non ti amo più
e no
ti amo ancora
ormai era un pelo troppo tardi
ormai non conviene smettere
sono diventato un eroe
perché
più ti amo
e più gli
imbecilli crepano.
- Gio Evan, Gli uomini neri
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subconsci0 · 7 years
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bruce wayne
alter ego: batman
io
alter ego: una tizia con un tumblr interamente dedicato alla fandom di it il pagliaccio assassino & ai limiti del tumblr famous
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barbarapicci · 7 years
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(via FotoStoria a colori [69° invio]) Cosa troverete: il pagliaccio assassino IT che si rilassa con ombrellino parasole e sigaretta al bacio; il collo taurino di Dwayne ‘The Rock’ Johnson da grande e la sua espressione felice assieme ad Andre The Giant da bambino; la bellezza pulita di Jessica Lange; un fuori di testa che cammina sul Golden Gate Bridge in costruzione; Paul McCartney abbracciato a Michael Jackson e sua sorella “adorata“; lo sguardo di Robert Redford che motiva il suo successo con le donne; un soldato russo che suona un pianoforte abbandonato nelle campagne della Cecenia; Audrey Hepburn sul set di “Sabrina“; le divise trendy delle hostess della Pacific Southwest Airlines; i piccoli Elijah Wood e Leonardo DiCaprio agli Oscar 1994; Romy Schneider in posa plastica; Marilyn Monroe in concerto in Corea; le facce allucinate di bambini che giocano al PC negli anni 90; Arnold Schwarzenegger e Alyssa Milano prima e dopo; Cindy Crawford per Vogue & more… Clicca per vedere la gallery: https://barbarapicci.com/2017/04/19/fotostoria-colori-69/
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italosanna · 7 years
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CLOWN voto 7 È il compleanno del piccolo Jack ma, poche ore prima della sua festa, l'agenzia informa la famiglia che il clown che avevano noleggiato non verrà. Così il suo papà, Kent, agente immobiliare, decide di trovare una soluzione alternativa e (S)fortuna vuole che proprio in una delle villette che sta ristrutturando, in una polverosa cassa, ci sia un costume da clown che fa proprio al caso suo. La festa del piccolo Jack è un successo ma solo più tardi Kent si accorge che quel pensate trucco e il costume da Clown è impossibile levarlo via. Col passare dei giorni Kent scoprirà che quel costume altro non è che la pelle di un demone che esige la vita di 5 bambini nei mesi di inverno e che questo istinto avrà la meglio sulle sue facoltà... Eli Roth ci ha abituati a un cinema horror che va a pescare dal passato (non a caso suo mentore e maestro è Quentin Tarantino) miscelandolo a un gusto sadico e disturbate dove tutto deve necessariamente essere mostrato (basti pensare al torture porn "HOSTEL"). Qui si "limita" a produrre affidando la regia al giovane cineasta emergente Jon Watts. E bisogna dire che il prodotto finale ha molti meriti. La tensione va per accumulo e non perde mai di tono dispensando spaventi senza eccessi. La figura del pagliaccio assassino è stata più volte usata nel genere horror, basti pensare al Pennywise creato da Stephen King per il libro (e poi film) "IT" o al pupazzo di "POLTERGEIST" nel film di Tobe Hooper. Quello di Kent però ha una caratterizzazione e una psicologia che lo avvicinano più a icone del terrore come la creatura di Frankenstein o a quella dei licantropi. E quando il male ha il sopravvento sull'umanità del protagonista andrà a divorare (letteralmente) l'innocenza. Buone anche le caratterizzazioni dei personaggi secondari: il sempre sopra le righe Peter Stromare e una coraggiosa e sofferta Laura Allen che ha il non facile compito di dar credibilità al personaggio di una madre pronta a tutto pur di salvare la sua famiglia ma colta da pesanti dilemmi morali. Sono certo che questo CLOWN offrirà ottimo materiale per i vostri incubi e temo anche materiale per possibili e (in)evitabili sequel.
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pangeanews · 5 years
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Joker è un grido, Joker è un Che Guevara psicotico, Joker ci ricorda che siamo tutti responsabili, Joker non è il film dell’anno, è già storia del cinema
È già un cult.
Il regista Todd Phillips ha descritto la follia e il disagio come pochi altri hanno saputo fare. Eppure, il titolo di un articolo del Secolo XIX del 6 ottobre è: “Non parlate bene di Joker perché Joker è il male”. Non sto neanche a riportarvi l’articolo, andate a leggervelo, e scoprirete un bigottismo disarmante, un’incapacità di empatia da far accapponare la pelle. In poche parole: il timore che trapela da quelle righe è che ora orde di ragazzini comincino ad andare in giro vestiti da pagliaccio ammazzando tutti, giustificati dal povero e incompreso Arthur/Joker.
Ma il punto è proprio questo: come fai a non impazzire se in famiglia subisci violenza, se la società ti rigetta come un organo trapiantato, se nessuno è gentile con te, se nessuno ti ama, se tutti ti trattano male, se non hai mai ricevuto un abbraccio, un po’ di amore, un po’ di comprensione?
Joker rappresenta tutto quello che si rischia di diventare se i genitori hanno sbagliato e se la società non ti aiuta a curarti ed elaborare i tuoi traumi perché non hai soldi, perché magari oltre a essere stato abusato, sei pure povero, e lo Stato mica ti aiuta a risollevarti, mica ti passa lo psicologo o i farmaci gratis, no, ti rigetta, ti mastica e ti sputa, e poi s’incazza e ti rinchiude se non ti comporti come vogliono loro.
*
Joker è un film d’autore, il film che avrebbe dovuto fare Lars Von Trier al posto de La Casa di Jack. Perché è così che si parla di disagio, di follia, di alienazione. E sì, mi spiace per Heath Ledger, che c’è pure impazzito davvero per entrare nella parte di Joker, ma Phoenix è davvero monumentale, spaventosamente ed esageratamente bravo. L’Oscar sarebbe troppo poco. Questo è un film serio, non un fumetto, e non a caso ha già vinto il Leone d’oro a Venezia. Joker è solo un pretesto per trattare temi di cui si parla sempre meno, in una società sempre più individualista.
*
Joker siamo noi.
*
Joker non vuole cambiare il mondo, e quella che innesca a Gotham è una rivolta di cui è motore inconsapevole. Joker non è un film politico, anche se alcuni l’hanno voluto leggere così. Joker vorrebbe solo liberarsi dal dolore che ha dovuto subire. È un antieroe, non un messia, ma il popolo ha bisogno di simboli, e si aggrappa a lui con la disperazione di chi non ha figure di riferimento. Joker è un Che Guevara psicotico. E allora va bene anche un assassino pur di cambiare le cose, pur di cambiare la propria condizione.
*
La follia ha sempre il suo fascino, come la morte, e questo è un film che conquisterà i giovani di tutto il mondo, è vero, perché parla soprattutto agli adolescenti e al loro malessere, e a chi è adulto ma non è morto dentro, inglobato da un sistema che ci vuole sempre sorridenti e mai depressi e incazzati. È un film che risveglia la coscienza a chi ne ha ancora una, a chi non è già in attesa di morire come fosse alla fermata del bus, a chi è stufo di abbassare sempre la testa e subire.
Questo Joker si trasforma in una specie di giustiziere che ricorda un po’ anche Il Corvo, un cult anche questo, ma pur sempre un film di serie B. Qui invece abbiamo a che fare con un film di serie A, che eleverà Joaquin Phoenix tra i miti del cinema senza neanche aver bisogno di morire, come invece è accaduto a Lee e a Ledger.
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Joker è il moderno Qualcuno volò sul nido del cuculo, ma pure meglio, e il finale ricorda un po’ quello di Mommy di Xavier Dolan: ospedale psichiatrico, un corridoio, una camminata che porta lontano, ma una scelta conclusiva completamente diversa, e che ci ricorda solo qui che Joker nasce da un fumetto.
*
È così che si dovrebbe trattare il disagio psichico. È con compassione che bisognerebbe guardare l’altro, anche il matto, anche l’assassino. È prendere anche le parti di Caino. È essere sempre e comunque contro la pena di morte, perché dietro al condannato c’è una persona, e con essa la sua guerra con la vita, con i mostri, con la solitudine, con il sistema, con i genitori che se non ti stuprano e picchiano, ti trattano di merda.
E allora devi uccidere tua madre per provare a sopravvivere, noi metaforicamente, Joker veramente.
Questo film ha la capacità di farti provare empatia per Arthur, e all’inizio fa paura, perché tutti nascondiamo un lato d’ombra e siamo un po’ matti.
*
I nostri ragazzi possono diventare come lui se non vengono aiutati, amati e protetti. È questo che spaventa gli adulti, è questo che è difficile ammettere: ammettere le proprie colpe di adulti. Gli assassini, i killer, gli psicopatici, se non nascono con una patologia mentale, all’inizio sono bambini normali, che hanno solo bisogno di serenità, e se questa non gli viene data, rischiano di essere danneggiati psicologicamente, è un dato di fatto, è realtà, ma è più comodo fare gli struzzi e dare del pazzo a qualcuno senza conoscere la sua storia.
Quando poi Joker supera quel limite sottile tra follia e normalità, allora il ragazzo che vede il film può provare sgomento oppure rimanerne affascinato, ma l’adulto, se è un adulto risolto che si può davvero chiamare adulto, comincia a provare empatia e pietà per quest’uomo ignorato da tutti. E allora vorresti abbracciarlo, vorresti essere il suo psicologo, vorresti dargli amore e ascolto e provare a salvarlo, invece di insultarlo.
E la folla che lo acclama nel finale, è la società tutta che si rivolta al dolore, alla sottomissione, all’ingiustizia, all’indifferenza del mondo. È l’emblema dell’infelicità del presente, perché se ci guardassimo in profondità in massa, realizzeremmo quella rivolta che molti aspettano da tempo.
*
Sì, forse Joker è anche un film politico. E cazzo, vien da dire: possibile che si debbano usare sempre le maniere forti per farsi notare? E poi ci stupiamo se i ragazzi si drogano per attirare l’attenzione. Dovremmo ringraziarli se si accaniscono solo contro se stessi e non cominciano a dare fuoco a tutto. Perché è più conveniente che i nostri figli si suicidino piuttosto che diventino degli assassini, vero? E infatti Joker ha la stessa durezza psicologica di Requiem for a dream, un onesto e durissimo film sulla droga, che ti prende lo stomaco e te lo mangia crudo, altro che Trainspotting.
Perché se tra le mura domestiche non c’è armonia, e se fuori la società ti tratta come un topo di fogna, di cui peraltro Gotham è invasa fin dai primi fotogrammi, solo perché non ridi quando bisognerebbe ridere, il risultato è il ghigno e la perfidia di Joker, un puro trattato di psichiatria in pellicola, il manifesto del dolore di un uomo che voleva solo amore, e che alla fine fa pure commuovere.
Joker fa male dentro perché ci ricorda che siamo in parte responsabili di ciò che sceglieranno i nostri figli e quindi degli adulti che diventeranno.
Joker è un monito, un grido d’aiuto inascoltato.
Joker non è il film dell’anno, è già storia del cinema.
Dejanira Bada
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italianaradio · 5 years
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IT: Capitolo Due, Easter Eggs, cameo e segreti del film
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IT: Capitolo Due, Easter Eggs, cameo e segreti del film
IT: Capitolo Due, Easter Eggs, cameo e segreti del film
IT: Capitolo Due, Easter Eggs, cameo e segreti del film
IT: Capitolo Due è al cinema e, come ogni film tanto atteso, sta dividendo i fan, nonostante i numeri del botteghino siano incredibili, sia negli USA che in tutto il resto del mondo. Come ogni film tratto da materiale originale molto ricco, è normale che anche IT: Capitolo Due sia pieno di Easter Egg, cameo e segreti, riferimenti al testo di partenza e a tutto il mondo pop che è stato influenzato e che ha influenzato dalla storia.
Dai rimandi al Capitolo Uno, ai riferimenti nascosti al libro, fino alle citazioni da altri film, ecco una serie di Easter Eggs di IT: Capitolo Due:
Il ritorno di Adrian Mellon
Un cambiamento importante del film rispetto al libro è che nel film si insinua, senza però scendere troppo nei dettagli, che Richie nutrisse, da ragazzino, dei sentimenti romantici per Eddie, sentimenti che lui ha il terrore che vengano riportati alla luce.
Quando l’adulto Richie ritrova Pennywise a Derry, il villain allude al fatto che lui ha un segreto che non vuole svelare, quello che potrebbe essere sfuggito all’attenzione è il fatto che Adrian Mellon (il giovane omosessuale attaccato da un gruppo di omofobi all’inizio del film prima di essere ucciso dal clown), in versione zombie mangiucchiato da Pennywise, consegna un volantino al terrorizzato Richie.
Il puzzle di Stan
Stan ha solo un ruolo secondario in IT: Capitolo Due, visto che si toglie la vita a inizio film, subito dopo aver ricevuto la telefonata di Mike. Mentre nel romanzo sappiamo che le sue motivazioni sono legate alla paura e allo “schifo” di dover rientrare nelle fogne per affrontare il clown assassino, nel film sembra che si sia provato a nobilitare il suo gesto, quando viene reso noto che Stan si è ucciso per riportare insieme il Club dei Perdenti.
Gli osservatori attenti hanno notato che, quando Stan riceve la sua telefonata, è alle prese con un puzzle che raffigura degli uccelli. Chi ha letto il romanzo, sa che il personaggio ha la passione per il Birdwatching, cosa che nei film resta in secondo piano ma che nello show anni ’90 era ben raccontata. Gli uccelli sul puzzle possono essere senza dubbio un’indicazione per quello.
Gazebo
Quando diventa chiaro che il piano dei Perdenti di fermare Pennywise non funzionerà, il pagliaccio demoniaco prende in giro il gruppo di adulti e parla dell’effetto “placebo” del rituale utilizzato. Tuttavia, invece di dire Placebo, dice Gazebo.
Si tratta di un riferimento al primo film, a quando un Eddie arrabbiato con la madre, la rimprovera dopo aver appreso che le pillole che gli ha fatto prendere sono in realtà solo un placebo o, come erroneamente li chiama, un “gazebo”. La cosa terrificante di questo dettaglio è che evidentemente Pennywise stava guardando e ascoltando, e più che probabilmente influenzando le azioni della madre di Eddie.
Il rituale di Chüd
Quelli che non hanno letto il romanzo, potrebbero chiedersi da dove sia venuta l’idea del Rituale di Chüd, ma si tratta di qualcosa che è stata inventata da Stephen King stesso.
Tuttavia, la versione per il grande schermo è totalmente diversa, poiché tutto è stato reinventato e riscritto per il film. Nel libro, il rituale prevedeva che Bill viaggiasse verso una dimensione diversa e un Dio noto come Maturin la Tartaruga, quindi è facile capire perché sia ​​cambiato.
I poster nel club
Una scena molto bella del film vede i nostri eroi adulti ritrovare la club house sotterranea, costruita dal cicciottello Ben. Nella casetta si nota un poster di Lost Boys, il film del 1987 che racconta di un gruppo di ragazzi che fanno i conti con dei vampiri che invadono la loro città. Una specie di parallelismo abbastanza immediato con la condizione dei Perdenti che devono combattere contro il mostro che appesta Derry.
Parlando di film, il cinema che Richie visita ha appeso alle pareti un poster a brandelli di C’è posta per te, con Tom Hanks e Meg Ryan, che indica che forse il cinema è stato chiuso nel 1998.
Il cameo di Stephen King
Per motivi che non sono del tutto chiari, Stephen King si presta a un cameo lungo e leggermente imbarazzante in It: Capitolo Due, nei panni del proprietario di un negozio di antiquariato che rivende a Bill la sua vecchia bici. Visto che Bill nel film è anche uno scrittore alle prese con l’adattamento cinematografico del suo romanzo di maggiore successo, è possibile che la scena rappresenti un inside joke.
Quelle battute sui libri di Bill che hanno sempre un finale deludente sono chiaramente un riferimento a quello che la gente dice del lavoro di King. Un’autoironia davvero sopraffina!
La cosa
Nella scena della casa di Neibolt, la testa di Stan si trasforma in un ragno, con delle zampette che gli crescono dai lati. La disgustosa creatura comincia ad inseguire i Perdenti in una scena che ricorda da vicino La Cosa di Carpenter. La stessa cosa è successa alla testa di Vance Norris nel classico horror di John Carpenter. Si tratta di un riferimento così preciso ad un altro film che forse solo i fan di Carpenter possono averlo colto.
Qualche altro meta-cammeo
Il cameo di Stephen King è ovviamente evidente, ma non è l’unica apparizione degna di nota che il film offre. Quando l’adulto Eddie rivisita la farmacia in cui ha trascorso gran parte della sua giovinezza, uno dei clienti sullo sfondo è proprio Andy Muschietti, regista dei due film. Inoltre, prima che Bill arrivi a Derry, passiamo un po’ di tempo con lui sul set di un film e il regista che lo rimprovera è interpretato Peter Bogdanovich, regista nella vita reale, che sembra interpretare nessun altri che se stesso!
Inoltre, quando Ben tiene quell’incontro via Skype all’inizio, uno degli uomini in collegamento con lui è interpretato da Brandon Crane, l’attore che ha interpretato il ruolo del giovane Ben nella serie TV degli anni ’90, con Tim Curry nei panni di Pennywise il clown.
“Abbastanza veloce per battere il diavolo”
Nel romanzo, la bici di Bill, Silver, svolge un ruolo cruciale nella guarigione di Adua, la moglie catatonica (lei e il marito di Beverly sono stati completamente esclusi dal film a parte i loro brevi cameo all’inizio).
In It: Capitolo Due, tuttavia, c’è ancora un cenno al materiale originale quando Bill sottolinea che la sua bici d’infanzia è “abbastanza veloce da battere il diavolo”. Questa è una battuta presa direttamente dal libro.
La carriera da adulti dei Perdenti
Per la maggior parte, i lavori che i Perdenti svolgono da adulti rimangono invariati rispetto al libro. Vengono apportate lievi modifiche, ma Bill rimane uno scrittore, Bev è una stilista, Ben è un architetto e Mike è rimasto indietro a Derry per vegliare sulla città.
Tuttavia, Eddie si è trasformato da proprietario di una compagnia di limousine a un analista di assicurazione del rischio (che sicuramente sembra appropriato) e Richie ora è un cabarettista piuttosto che un DJ radiofonico. È interessante notare che anche la versione della serie TV degli anni ’90 è stata modificata in questo modo.
“Ecco Johnny!”
Durante la lunga battaglia finale tra i Perdenti e Pennywise, Bev si ritrova intrappolata in un gabinetto ed è terrorizzata da una serie di volti familiari del suo passato. Tra loro c’è Henry Bowers (un altro personaggio il cui ruolo è notevolmente ridotto nel film) che presenta in un modo che dovrebbe essere familiare ai fan di Stephen King.
Mentre Henry si fa strada attraverso la porta, grida “Ecco Johnny!”. Sembra un chiaro riferimento a Shining e alla battuta di Jack Nicholson.
La mamma / moglie di Eddie
Questa è davvero strana. L’attrice che interpreta la moglie di Eddie in It: Capitolo Due è interpretata dalla stessa attrice che ha interpretato sua madre nel primo film, Molly Atkinson. Si potrebbe pensare che sia una scelta insolita, ma il romanzo in realtà descrive la moglie di Eddie come un riflesso di sua madre e probabilmente dice molto sull’impatto che l’infanzia di Eddie ha avuto su di lui quando ha raggiunto l’età adulta.
The Overlook Hotel
Un tema ricorrente in questo sequel sono i tentativi di Bill di salvare un bambino da Pennywise. Alla fine, la sua missione fallisce, ma quando i due si incontrano, vicino allo scarico dove Georgie è stato ucciso, si noterà che lo skateboard del ragazzino presenta uno schema familiare.
Sebbene sia estremamente sbiadito, è lo stesso design iconico che adorna il tappeto dell’Overlook Hotel nell’adattamento per il grande schermo di Stanley Kubrick di The Shining.
Il ragno gigante
Proprio come nel romanzo, la battaglia finale vede Pennywise trasformarsi in un gigantesco ragno. La differenza qui, tuttavia, è che il mostro rimane parzialmente clown, e questo ovviamente lo rende meno minaccioso.
La differenza più grande è che la versione del libro di Pennywise diventa completamente un ragno e la sua tana è piena di uova che alla fine vengono distrutte. È anche chiaro che lui sia in realtà una donna, ed è effettivamente di nuovo incinta, pronta a una nuova covata malefica – qualcosa che rende la battaglia tra le forze del bene e del male ancora più vitale poiché c’è il rischio che nuove mostruosità vengano al mondo.
Christine
Ci sono alcuni cenni al lavoro di Stephen King in IT: Capitolo Due, ma due dei più degni di nota rendono omaggio a Christine – la macchina infernale. Per cominciare, la targa dell’auto demoniaca (CQB 241) si vede appesa sopra al bancone del negozio di antiquariato di proprietà del personaggio di Stephen King.
Poi, in un flashback che vede i Perdenti ragazzini, Eddie viene mostrato con una maglietta con sopra l’auto malvagia.
Cinefilos.it – Da chi il cinema lo ama.
IT: Capitolo Due, Easter Eggs, cameo e segreti del film
IT: Capitolo Due è al cinema e, come ogni film tanto atteso, sta dividendo i fan, nonostante i numeri del botteghino siano incredibili, sia negli USA che in tutto il resto del mondo. Come ogni film tratto da materiale originale molto ricco, è normale che anche IT: Capitolo Due sia pieno di Easter Egg, cameo […]
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Chiara Guida
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songdae-hyun · 7 years
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[Seul; 21 novembre] Da sempre gli uomini si sono trovati a cercare la quiete nel cielo. Dapprima venerando fenomeni celesti, poi chiedendo perdono alle stelle, infine immaginando un ente sommo che quivi risiedeva; il cielo era l'ancora dei pensatori e dei disperati. Ogni notte, chiunque puntava lo sguardo a quel lenzuolo blu- chi per caso e distrattamente, chi in cerca della luna, chi semplicemente per abitudine, chi per studio, chi per interesse, chi per un momento di passatempo ispirato. Dae-Hyun non si sentiva appartenente a nessuna di queste categorie. Egli si sentiva parte di quello stesso cielo, che fosse coperto dalle nubi o tappezzato di lumi- lui cercava rifugio in quel mondo celeste ogni notte, per non pensare o per pensare meglio, per portare la mente in quello stato di libertà e serenità necessario alla riflessione. Ormai erano giorni che rimurginava su tutti quei dati, che cercava ogni genere di collegamento. Ogni giorno si faceva più complesso trovare una via di fuga, per lui stesso e per quel giovane cliente che aveva tanta fiducia in lui; quello stesso ragazzo il cui cervello non era riuscito a far altro che rimuovere il delitto che aveva commesso- perché ormai non poteva esserne più certo: il giovane di pochi anni minore di lui era un assassino. Il processo con cui Dae-Hyun aveva realizzato questa consapevolezza era stato incredibilmente lento e, in qualche modo, incoerente: tutto era relativo ad un caso si dieci anni prima, quando Park MinKi- l'imputato- non era che un bambino di undici anni. Eppure era proprio in quel caso che aveva trovato la chiave, ciò su cui avrebbe fatto leva al processo, ciò che più gli era servito nella sua indagine. Un mese era passato da quando aveva accettato il caso e da altrettanto tempo non era riuscito a formulare una arringa degna del nome che lui portava con tanto onore. Quell'avvocato che nessun caso aveva mai perso, ora si trovava a fare i conti con la sorte in uno scontro a colpi di prove e dati. La prima prova di quel lungo percorso, la prima traccia, era stata trovata nel certificato rilasciato dalla procura dieci anni prima: l'autopsia fatta sul corpo di Park ChoHee, la madre del suo cliente, risultava molto nebulosa, poco chiara e dettagliata- un documento ben diverso da quelli a cui l'avvocato Song era abituato. Non aveva impiegato troppo tempo ad intuirne la manomissione. Il secondo indizio fu la testimonianza di Kim BonHwa, l'uomo che era stato accusato di aver ucciso la donna. Più volte Dae-Hyun aveva letto le parole nel suo fascicolo, le stesse che aveva pronunciato durante la testimonianza: “Io e ChoHee avremmo dovuto incontrarci in un ristorante in cui eravamo soliti mangiare ogni venerdì- è un luogo isolato, ma a noi piaceva sopratutto per quello. Stavo guidando verso quel luogo quando un'auto mi tagliò la strada, non ebbi nemmeno il tempo di capire che fosse la sua auto. L'impatto fu brusco e letale, io stesso ne sono rimasto ferito. E' stata ChoHee a perdere il controllo dell'auto.” Ma nessuna telecamera attestava la sincerità delle sue parole. Dopo dieci anni di prigionia, finalmente, Kim BonHwa aveva trovato qualcuno che credesse a quanto aveva pronunciato: il Caso aveva voluto che quel qualcuno stesse indagando sulla sua morte. I pensieri, fila trasparenti, si annodavano sempre più nella mente dell'uomo che stava seduto sul suo balcone, con un bicchiere di whiskey nelle mani gelide. Lo sguardo fisso al cielo, le orecchie tese ad ascoltare quell'opera che stava risuonando nella stanza da ore, in un continuo girare del disco, in un costante ripetersi delle stesse parole, delle stesse melodie. La speranza era quella di ricreare la stessa atmosfera che era stata protagonista nell'incontro a cui aveva preso parte giorni prima, insieme al procuratore che si era occupato, ai tempi, del caso. Un liquore forte sulla lingua, le orecchie colme dell'opera di Ruggero Leoncavallo- “I Pagliacci”. D'un tratto, Dae-Hyun chiuse gli occhi per rivivere quelle due ore che lì aveva trascorso. Vide i soffitti alti di una casa maestosa, un'abitazione meno modesta di quella in cui l'avvocato Song stesso dimorava; scorse le pareti decorate da tappezzeria pregiata e l'arredamento antico; osservò analiticamente la figura dell'uomo che gli si stava presentando davanti. “Tu devi essere Song Dae-Hyun.” il vecchio lo aveva accolto con un caloroso benvenuto, un sorriso fiero era tutto ciò che sfigurava il volto dalle rughe pronunciate e gli occhi languidi dietro gli occhiali tondi. “Procuratore.” il ragazzo si era piegato in un inchino rispettoso. “Sono qui per porle qualche domande sul caso di Kim BonHwa; sono certo che lei possa ricordare.” Questa affermazione aveva scaturito il riso sul volto dell'anziano, lasciando inacidita la bocca dell'avvocato che, confuso e irritato, non aveva mai tollerato chi volesse prendersi gioco di lui. “Sei sempre così schietto e rigido, avvocato Song? Le telecamere ti ritraggono in modo differente. Che ne dici di sederti e bere qualcosa, prima di passare agli affari?” l'ultima domanda aveva poco di una proposta, molto più di un ordine- tanto che le mani ruvide del vecchio stavano già versando in un paio di bicchieri il contenuto di quella che era evidentemente una bottiglia di brandy. “Chiedo scusa, ammetto di essere fin troppo diretto sul lavoro. E' mia caratteristica non voler perdere tempo quando si tratta dei casi: immagino lei sappia cosa s provi ad avere vite che contino sull'abilità della sua parola.” aveva affermato, tendendo le mani ad afferrare il bicchiere di vetro colmo di liquido ambrato e pronunciando ringraziamenti. L'uomo davanti a lui si era seduto sul divano con aria composta, il viso ora accennava un sorriso gentile- ma non ci era stata replica alle parole del giovane. Aveva, invece, iniziato una nuova conversazione, ponendo una domanda. “Avvocato, ti piace l'opera?” “La apprezzo molto.” “Quindi immagino tu sia in grado di dire qualcosa riguardo la trama di quest'opera.” la mano occupata dal bicchiere si era alzata in alto, come ad indicare qualcosa. Solo in quel momento Dae-Hyun aveva riconosciuto le parole. «Pagliaccio mio marito a tarda notte sol ritornerà... E quello scimunito di Taddeo perché mai non è ancor qua?» “Pagliacci.” sussurrò l'avvocato. “Nedda è la moglie di Canio, ma tradisce il marito con Silvio. La tresca viene rivelata da Tonio il quale è innamorato di Nedda- ma respinto. L'opera si conclude con l'omicidio della donna da parte del marito.” “Precisamente.” “Signore, io vorrei...” “Ascolta ancora, avvocato.” «No! Pagliaccio non son! Se il viso è pallido, è di vergogna, e smania di vendetta! L'uom riprende i suoi dritti, e 'l cor che sanguina vuol sangue a lavar l'onta, o maledetta! No, Pagliaccio non son! Son quei che stolido ti raccolse orfanella in su la via quasi morta di fame, e un nome offriati, ed un amor ch'era febbre e follia!» “Sai dirmi chi pronunci queste battute?” “Canio, procuratore.” a quella risposta, l'anziano divenne assolutamente serio in volto e annuì mestamente. “Ricorda sempre queste battute, avvocato Song. Ricorda che là fuori è pieno di pagliacci.” L'incontro era andato avanti, con meno enigmi e più tacite conferme di ogni deduzione a cui l'avvocato era giunto. Una conversazione intima tra due uomini di legge, entrambi consapevoli dei rischi che la loro professione comportava- il ricatto e la manomissione delle prove erano di questi. Aprì gli occhi inondato improvvisamente dalla saggezza delle parole pronunciate dal procuratore. «Ricorda che il mondo è pieno di pagliacci.» Il collegamento era così banale che non poté che maledire la sua stupida testa per non esservi giunto che solo in quel momento. Come Canio, in preda alla gelosia, aveva assassinato Nedda, così Park ChoHee era morta per la gelosia di Park HyunKi nei confronti di Kim BonHwa. Come l'avesse uccisa non era importante, come avesse incastrato l'amante di lei non era importante- sempre che fosse realmente l'amante. Tutti i tasselli ora erano al proprio posto. Park MinKi aveva ucciso per vendetta un uomo innocente e ora era accusato di un delitto ingiusto. Stava a Dae-Hyun proteggerlo, stava a lui cercare la soluzione di quel problema. Sospiró, resosi improvvisamente conto del rischio che stava correndo. Una sconfitta nell'aula di tribunale avrebbe significato la perdita finanziaria dell'imprenditore Park HyunKi, un verdetto di colpevolezza sarebbe stato una macchia indelebile sulla sua collezione di vittorie. Non poteva permetterlo, non poteva rischiare tanto. La sua lingua corse velocemente lungo il labbro inferiore dove poi affondó i denti, in un gesto nervoso- morse tanto aggressivamente da sentire il sapore acre del sangue mischiarsi a quello dell'alcol. Aveva poco tempo, troppo poco tempo per elaborare qualcosa di convincente, per rivoltare con abilità ogni prova contro l'accusa. Il tempo scorreva in modo troppo rapido. Sette giorni prima del processo. Sette giorni durante i quali avrebbe dimenticato di mangiare e dormire, durante i quali avrebbe dedicato ogni energia a quel caso. Sette giorni per salvare una giovane e colpevole vita dalle braccia della legge e dall'ira del suo padre assassino. Avrebbe iniziato quella stessa notte.
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viaggiatricepigra · 8 years
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Sabato Horror: Stephen King
Photo of Dick Dickinson
  Per questo Sabato Horror, rimescoliamo le carte!
Visto il BlogTour dedicato al libro "Cose Preziose", scritto dal Re (a cui vi consiglio di partecipare!), ho deciso di dedicare questo sabato a lui e alle trasposizioni cinematografiche delle sue opere.
E speravo di poterne parlare con voi:
Quante ne avete viste?
Cosa preferite?
Secondo voi sono fedeli o meno ai libri?
Meglio i primi film o i remake?
  Fatevi coraggio e non siate timidi!
Ne ho messi solo alcuni, cercando di rispettare le date di uscita....Aspetto di sentire la vostra
       Carrie White (S. Spacek) è una ragazza all'ultimo anno di liceo molto diversa dalle sue coetanee: è timida, riservata ed asociale. Se la ragazza è cresciuta in questo modo è a causa della madre Margaret (P. Laurie) che l'ha tenuta praticamente segregata in casa e sotto le sue rigide norme. Margaret è una fondamentalista cristiana ed ha fatto della religione l'unica ragione di vita. Carrie, una mattina nei bagni della scuola, ha le prime mestruazioni, e non sapendo di cosa si tratti, viene presa dal panico: le compagne, invece di aiutarla, la prendono in giro lanciandole tamponi ed asciugamani. Solo l'insegnante di educazione fisica Miss Collins (B. Buckley) giunge in soccorso della disperata Carrie. Tornata a casa, la giovane viene sgridata e maltrattata dalla madre che è convinta che abbia fatto pensieri impuri o che sia stata vinta dalla lussuria: per questo Carrie viene sbattuta e rinchiusa dentro uno sgabuzzino. La povera ragazza, che riesce a spostare piccoli oggetti con lo sguardo, chiede perdono al Signore. Uscita dallo stanzino, Carrie riceve l'ordine di andare in camera e dormire. Il giorno dopo, Miss Collins, con il permesso del Preside, riferisce alla compagne di Carrie che dovranno trascorrere un'ora in più a lezione per non aver aiutato la povera ragazza in quel momento di difficoltà. Sue Snell (A. Irving) è l'unica che sembra dispiaciuta per il fattaccio, al contrario Chris Hargenson (N. Allen) ha intenzione di architettare un'altra terribile bravata..
      In una cittadina del Maine è arrivato il nuovo medico, Louis Creed. Con lui si trasferiscono anche la moglie, Rachel, e i due figli, Ellie e Gage. Vicino alla loro casa c'è un antico cimitero indiano che ha la caratteristica di trasformare in zombi i cadaveri che vi vengono sepolti. Succede così a Curch, il gattino di Ellie, e al piccolo Gage, travolto da un camion proprio sulla strada davanti a casa. La prima sequenza dell'incidente col camion è girata piuttosto bene. Il romanzo da cui è desunto il film porta la firma di Stephen King, autore anche della sceneggiatura. Il nome è una garanzia, ma questa volta il risultato è piuttosto deludente.
                Jack Torrance (J. Nicholson) è uno scrittore che sta per accettare un lavoro che non ha niente a che fare con la penna. Jack sta viaggiando in direzione dell'Overlook Hotel, un albergo sperduto ed isolato nei pressi di una montagna. Il Direttore del motel Stuart Ullman ha messo a disposizione un posto da custode per la durata di cinque mesi: Jack lo accetta vedendolo come un modo per rimanere solo e poter completare in santa pace il suo ultimo lavoro. Difatti l'Overlook sta per chiudere (terminata la stagione estiva) e rimarrà completamente vuoto per cinque mesi. Stuart però avverte che l'uomo potrebbe soffrire di estrema solitudine ed ha il dovere di raccontare un fatto di sangue avvenuto dieci anni prima, nel 1970. Un uomo, custode e manutentore dell'hotel, perse il senno inspiegabilmente e fece a pezzi l'intera famiglia con un'ascia. Jack, poco turbato dal racconto, decide di voler andare avanti. L'uomo si trasferisce quindi nell'Overlook con la moglie Wendy (S. Duvall) e con il figlioletto Danny (D. Lloyd). All'inizio tutti scorre per il meglio, con Jack dedito alla scrittura e con Wendy impegnata nelle faccende di casa. Tuttavia, più i giorni passano, più la permanenza in quel posto si fa complicata: Jack si sente oppresso e senza ispirazione, Danny inizia a vedere macabre ed inquietanti visioni di morte, mentre Wendy sembra l'unica ad essere ancora lucida. La situazione è però destinata a prendere decisamente una bruttissima piega..
            Cujo, il tenero e massiccio San Bernardo dei Trenton, viene morso da un pipistrello e contrae la rabbia. In poche ore si trasforma così in una macchina assassina di oltre un quintale di ferocia: dapprima sbrana un meccanico, quindi assedia i suoi padroni (Diana e suo figlio Tad), chiusi al gelo dentro un'auto per 48 ore senza generi di conforto...
                    Paul Sheldon (James Caan), autore di una serie di libri di successo, sta rientrando a New York dallo chalet in cui si è ritirato per scrivere l'ultimo libro, in cui ha deciso di fare morire la sua onnipresente eroina, Misery. A causa della neve esce di strada con la macchina e viene soccorso da Annie Wilkes (Kathy Bates) che lo "ricovera" nella propria casa isolata. Sheldon quindi casca, ma casca in piedi visto che la donna è un'infermiera professionista. Anche se poi non avrà modo di usarli molto, i suoi piedi, visto che Annie è anche una assidua lettrice dei suoi libri, appassionata in maniera fanatica del personaggio di Misery. A quel punto per Sheldon non ci sono alternative o lascia in vita la sua eroina o Annie gli spezza le gambe (cosa che peraltro avviene). Sheldon accetta, ma non abbandona le speranze di fuga. Il punto di partenza, come già in Stand by Me diretto sempre da Rob Reiner, è un racconto di Stephen King. Ma qui, a differenza che nel precedente, il tono è tutto buttato sul versante thriller con, in aggiunta, qualche sconfinamento nell'horror. La paccioccona Kathy Bates è così amorevole e premurosa nell'accudire al suo scrittore preferito che uno quasi quasi non ci crede quando poi s'arrabbia e lo prende a sprangate nelle caviglie. La materna Kathy Bates è così sottile e perversa che nessuno poi si è sorpreso la notte che le hanno assegnato l'Oscar come miglior attrice protagonista per questo film.
        Il film si divide tra il 1957 ed il 1990. Nel 1957 la cittadina di Derry (Maine) rimane turbata dalla macabra uccisione di un bambino di nome Georgie. Il fratello della vittima, Bill Denbrough, si è fatto un'idea di chi possa essere stato: incredibile da credere, ma l'assassino sarebbe un demone che ha assunto la forma di clown, trucco usato per attirare facilmente bambini innocenti. Bill, anche se dodicenne, convince i suoi sei migliori amici a vendicare la morte del fratellino. Per far questo, tutti e sette si recano nel sistema fognario dove IT (il nome dato al mostro) si nasconderebbe. Il gruppetto di bambini, con astuzia e fortuna, riescono a mettere in fuga il pagliaccio demoniaco. I piccoli eroi stringono un patto: se mai IT dovesse ritornare, si impegneranno al massimo per risconfiggerlo. Ora però, trent'anni dopo (1990), sembra che IT sia ritornato a Derry: sono già sei i bambini scomparsi. Mike Hanlon (T. Reid) è il primo a scoprire la spaventosa verità: subito chiama tutti gli altri per tenere fede alla promessa fatta nel 1957. Tutti, spaventati più che mai, rispondono alla chiamata: e' il momento di eliminare una volta per tutte il vorace e spietato pagliaccio assassino..
           Un anziano signore di nome Paul Edgecombe, ospite di un ospizio, inizia a piangere pensando agli avvenimenti di 60 anni prima: Paul si confida quindi con l'amica Elaine dando il via ad un lungo flashback. Nel 1935, nel penitenziario di stato della Louisiana, Paul (T. Hanks) era il responsabile del braccio della morte, e presiedeva praticamente a tutte le esecuzioni. Paul, insieme alle altre guardie carcerarie, accompagnava il condannato fino alla sedia elettrica, ribattezzata 'la vecchia scintillante'. Il braccio della morte, conosciuto anche con il nome di 'ultimo miglio', veniva chiamato da Paul e colleghi 'il miglio verde', per via del pavimento di colore cedro appassito. Paul poteva contare ciecamente su Brutus Howell (D. Morse), su Dean Stanton (B. Pepper) ed su Harry Terwilliger (J. DeMunn). Discorso a parte invece valeva per il cinico ed insensibile Percy Wetmore (D. Hutchison), divenuto agente di custodia non per merito. Un giorno arriva nel miglio verde un gigante di colore dall'aria mansueta ed inoffensiva, John Coffey (M. C. Duncan), accusato dell'omicidio di due bambine: Percy, come d'abitudine, non perde l'occasione per ricordare al detenuto che presto morirà. Nel miglio verde i giorni passano e i condannati a morte vengono sostituti da altri detenuti, tutti accomunati dal medesimo tragico destino..
        Pete Moore (T. Olyphant), Gary Jones (D. Lewis), Joe Clarendan (J. Lee) e il dr. Henry Devlin (T. Jane) sono quattro amici di vecchia data. Ognuno conduce la propria vita, chi in modo tranquillo, chi in modo molto più stressante, chi al lavoro e chi in altra maniera. Tutti e quattro però sono accomunati da un singolare elemento: la telepatia. Questa facoltà viene usata dai quattro, oltre che per parlare tra di loro, anche nella quotidianità per ottenere tanti piccoli vantaggi. Adesso Pete, Gary, Joe e Henry, si stanno concedendo una rimpatriata in una casa in mezzo al bosco: è l'inizio della stagione di caccia. Parlando del più e del meno i nostri protagonisti ricordano come hanno ottenuto l'incredibile abilità della telepatia. Da bambini, avendo salvato da tre bulli Duddits, un ragazzino diversamente abile, vennero da lui ricompensati proprio con questo fantastico dono. Il giorno seguente, Gary, in postazione su di una torretta, avvista un uomo tra la neve che barcolla e che sembra disorientato. Gary soccorre subito l'individuo e lo porta nella casa di montagna. Lo straniero mostra chiari segni che qualcosa che non va: ha strane macchie sul viso, eruttazioni incontrollate e flatulenza. Anche gli animali dell'intera foresta mostrano strane macchie su tutto il corpo.. che si tratti di un nuovo virus? Il celebre giallista Mort è in profonda crisi: è nel pieno di un divorzio doloroso e non riesce più a scrivere. Come se non bastasse un giorno John bussa alla sua porta accusandolo di avergli copiato un racconto e reclamando soddisfazione. Per quanto Mort si sforzi di placarlo, l'uomo diventa sempre più insistente e ostile affermando che potrebbe anche arrivare a ucciderlo a sangue freddo...
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italianaradio · 5 years
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Vi ricordiamo che l’uscita nelle sale di IT: Capitolo Due è fissata al 6 settembre 2019. Nel cast figurano, oltre a McAvoy, Jessica Chastain nei panni di Bev, mentre Jay Ryan sarà Ben, Isaiah Mustafa Mike, Bill Hader Richie, James Ransone Eddie, Andy Bean Stan, e Bill Skarsgård tornerà a interpretare Pennywise il Clown Ballerino.
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Chiara Guida
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