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#il prete
dueminuti · 6 months
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FLORIDIA: LA “Passio” LANGLOIS “UN TESTO DURO, INTENSO VERO”
disse il compianto Sebastiano Lo Monaco, durante l’indimenticabile “Bella Passione” portata in scena nel 2017 Sulle note di Antonio Granata, riecheggia ancora, una serata memorabile ricreata dallo scritto del misticoLanglois, il prete che non si spaventava di una penna. “Rompi il tuo silenzio, dimmi chi sei”. L’incipit della possente voce di Sebastiano scuote ancora le…
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machiavellli · 3 months
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solo il mio prof di storia al terzo anno di liceo ha finto l’esistenza per UN MESE di un certo “Prete Gianni”, raccontandoci per UN MESE vicende mai accadute, solo per provarci quanto la controriforma ha potuto facilmente modificare la storia e come le fake news sono facili da creare?
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gaysessuale · 11 months
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sono al battesimo di mio nipote e mio fratello ha appena chiesto al prete se può accendere un cero per il milan siamo proprio una famiglia italiana
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omarfor-orchestra · 8 months
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Poi raga io non sono manco d'accordo con la citazione che ha fatto. Come fai a dire che le cose sono o bianche o nere? Però comunque non mi sembra uno omofobo che va in giro a fare gli esorcismi e bucare profilattici, quindi di che stiamo a parlà?
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deathshallbenomore · 1 year
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NON il prete del mio paesello di provenienza che a quanto pare ha distribuito il kit per la benedizione fai da te della casa. 12/10 questo entra di diritto nel cast de la fede e il coraggio
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elipsi · 11 months
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"sono qui dalle 9 di mattina" bro prima di tutto sei stato tu a decidere di fare riunione dopo cena invece che prima di cena, sei stato tu a fare un monologo di 40 minuti invece che lasciarci parlare e soprattutto c'è gente qui che ha avuto lezione dalle 8.30 quindi anche basta con questo vittimismo del cazzo
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ma preferisco i libri, il medioevo e lo strudel di mele
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stilouniverse · 11 months
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Francesco Boselli "Gli avventurieri dell'Apocalisse. Il prete, il pastore e l'antico medaglione", NeP Edizioni
In un futuro imminente minacciato da tempeste solari e violente rivolte socio-politiche, due uomini dalle virtù inconciliabili sono chiamati a risolvere un antico mistero che cambierà le sorti del Pianeta.In tutta Roma non potrebbero esserci due figure più diverse e incompatibili, eppure i membri della segreta Commissione Apocalisse del Vaticano non hanno dubbi: don Diego Mensa e il pastore…
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Antagonismi e opposizioni IL SEGNALE 125
È disponibile all’acquisto IL SEGNALE 125 cui ho partecipato sviluppando la traccia di seguito con un articolo Antagonismi e opposizioni di cui riporto l’incipit Diciamo: le stagioni della vita. Una messa in campo del tempo, del suo trascorrere. E tuttavia, nel ricomporsi dei ricordi è poi lo spazio che agisce fortemente: città abitate, viaggi compiuti. La geografia si stringe al calendario, lo…
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onetouchparadise · 1 year
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ivanscudieri-blog · 2 years
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02.02.2023 All'interno del Podcast "Storie di Graus", Ivan Scudieri incontra Danilo Del Prete, autore del libro IL MISTERO DI ARNIPERGA " le prime indagini dell'ispettore Di Biase", Graus Edizioni. In una Napoli dalle tinte fosche di inizio anni Duemila, un uomo riesce a trafugare un’antica stele sepolcrale conservata nel Museo Nazionale di San Martino. Nella fuga, uccide il vigilante del museo. Pochi giorni dopo, nella frazione di Triflisco, nel casertano, viene ritrovato il cadavere di un giovane. Della ragazza che era con lui, nessuna traccia. Sui due casi, all’apparenza slegati, indagano Antonio Baroni, commissario del “Sant’Elmo” di Napoli e Luigi Di Biase, ispettore del commissariato “Volturno” di Capua. Le ricerche condurranno alla lontana epoca longobarda e a Sicopoli, terra di mezzo tra l’antica e la nuova Capua. Lì, infatti, sono conservati i resti della nobildonna amalfitana Arniperga… Non un semplice poliziesco quello di Danilo Del Prete, che, muovendosi su più piani spaziali e temporali, permette al lettore di rivivere gli scontri tra gli eserciti di Capua e Benevento e di conoscere macabri rituali legati a figure del passato.
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fabriziosbardella · 2 years
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L’ex bullo diventa Don Davide da Castelvero, da lupo cattivo diventa prete e progetta un futuro da pastore di anime. #prete #altare #castelvero #chiesa #DavideCostalunga #fede #ilcostina #medjugprje
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ilpianistasultetto · 2 months
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Le vecchie generazioni avevano un pregio, sapevano stare un passo indietro. Erano generazioni sagge e consapevoli dei propri limiti, generazioni semianalfabete che sapevano riconoscere chi poteva dargli una mano per comprendere meglio le cose: il medico, il prete, il maestro. Oggi no, oggi è tutto diverso. Oggi siamo in una societa' dove l'analfabetismo di ritorno esplode alla massima potenza ma tutti si sentono medici, chirurghi, insegnanti, ingegneri, allenatori di calcio, specialisti di genetica, fisica, idraulica e virologia. Ormai il must e' "l'ho visto su google". Rimane complicato capire dove va l' acca, dove la e con l'accento; di punteggiatura neanche a parlarne e non va meglio con il soggetto o con il congiuntivo. Unica cosa certa è che tutti sanno tutto di covid-19, scie chimiche e che ogni cosa detta dagli scienziati e'una boiata pazzesca.
@ilpianistasultetto
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omarfor-orchestra · 1 year
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Benissimo un altro cancellato
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quando lo zio prete di andrea per giustificare il suo essere progressista sulle tematiche lgbtq+ ha tirato fuori una dichiarazione del papa ho riso
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kon-igi · 8 months
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CHIAMA I RICORDI COL LORO NOME
Nel 2019, la mia compagna, le mie figlie e io decidemmo di intraprendere un percorso che alla fine ci avrebbe portato a diventare la famiglia affidataria di un minore e questo implicava un sacco di incontri, singoli e di gruppo, con cui assistenti sociali e operatori valutavano la nostra capacità di accudimento e contemporaneamente ci informavano e ci formavano su cosa significasse prendersi cura di un minore in modo continuativo ma parallelamente alla famiglia biologica, con la quale dovevamo rimanere sempre in contatto.
(anticipo che poi la cosa finì in un nulla di fatto perché poco dopo scoppiò il caso Bibbiano - 30 km in linea d'aria da Parma - e per precauzione/paura tutti gli affidi subirono un arresto. E poi arrivò il Covid)
La mia riflessione nasce alla lontana da un video che youtube mi ha suggerito questa mattina presto - è poco importante ai fini della storia ma è questo - che mi ha ricordato una caratteristica della mia infanzia...
Difficilmente riuscivo a essere felice per le cose che rendevano felici gli altri e quella vecchia canzone - che è considerato l'Inno del Carnevale di Viareggio, mio luogo di nascita e dei primi 20 anni di vita - ne è l'esempio emblematico, direi quasi sinestesico.
Tutti i viareggini la conoscono e la cantano nel periodo più divertente e frenetico della città ma io la associo a un'allegria dalla quale ero sovente escluso, odore di zucchero filato che non mangiavo e domeniche che significavano solo che l'indomani sarei tornato a scuola, preso in giro dai compagni e snobbato dalla maestra.
Vabbe'... first world problem in confronto ad altri vissuti (in fondo ero amato e accudito) però l'effetto a distanza di anni è ancora questo.
Tornando al quasi presente, una sera le assistenti sociali chiesero al nostro gruppo di futuri genitori affidatari di rievocare a turno prima un ricordo triste e poi uno felice.
E in quel momento ebbi la rivelazione che la quasi totalità dei presenti voleva dare amore a un bambino o a una bambina non propri perché sapeva in prima persona cosa significasse vivere senza quell'amore: gli episodi raccontati a turno non era tristi, erano terribili... violenza, abbandono, soprusi, povertà e ingiustizie impensabili nei confronti di bambino piccolo e, ovviamente, quando arrivò il nostro turno (la mia compagna non ne voleva sapere di aprire bocca) mi sentivo così fortunato e quasi un impostore che, in modo che voleva essere catartico e autoironico, raccontai di quando la maestra in terza o in quarta elementare chiamò un prete che davanti a tutta la classe mi schizzò di acqua santa perché - a detta della vecchia carampana - sicuramente ero indiavolato.
Ribadisco che la cosa voleva essere intesa come un modo per riderci su e detendere l'atmosfera pesante che il racconto dei vissuti terribili aveva fatto calare sul gruppo ma mentre sto mimando con una risatina il gesto del prete con l'aspersorio, mi accorgo che tutti i presenti hanno sgranato gli occhi e hanno dilatato le narici, nella più classica delle espressioni che indicano un sentimento infraintendibile...
La furia dell'indignazione.
Cioè... tu a 10 anni hai visto tua madre pestata a sangue da tuo padre e fatta tacere con un coltello alla gola ed empatizzi con me che ti sto raccontando una stronzata buona per uno sketch su Italia Uno?
Mi sono sentito uno stronzo, soprattutto quando la furia ha lasciato il posto a gesti e parole DI CONFORTO per quello che, evidentemente, sembrava loro una prevaricazione esistenziale orribile (cioè, lo era ma, per cortesia... senso delle proporzioni, signori della giuria).
Mi sono quindi rimesso a sedere, incassando il supporto con un certo qual senso di vergogna, finché poi non è arrivato il momento della condivisione dei momenti felici.
Silenzio di tomba.
Nessuno parlava.
Nessuno riusciva a ricordare qualcosa che lo avesse reso felice.
Con un nodo in gola - perché avevo capito che razza di vita avevano avuto le persone attorno a me - mi rendo conto che io ne avevo MIGLIAIA di momenti felici da condividere ma che ognuno di essi sarebbe stato una spina che avrei conficcato nel loro cuore con le mie stesse mani.
E allora mi alzo e rievoco ad alta voce il ricordo felice per me più antico, quello che ancora ora, a distanza di decenni, rimane saldo e vivido nella parte più profonda del mio cuore...
-Le palle di Natale con la lucina rossa dentro. Quando ero piccolo, durante le vacanze di Natale aspettavo che mio papà e mia mamma andassero a letto e poi mi alzavo per andare a guardare l'albero... non i regali sotto, proprio l'albero. Era finto, di plastica bianca spennachiosa, ma mia mamma avvolgeva sempre intorno alla base una striscia decorativa verde a formare una ghirlanda e mio padre stendeva tutto attorno ai rami un filo con delle palle che, una volta attaccate alla presa elettrica, si illuminavano di rosso. Io mi alzavo di nascosto e nel caldo silenzio della notte guardavo le luci intermittenti dipingere gli angoli del divano e del tavolo, con un sottile ronzio che andava e veniva. Ero al caldo, ero protetto, voluto e amato. Se allungo le mani posso ancora tastare quel ronzio rosso che riempe la silenziosa distanza tra me e l'albero e niente potrà mai rendere quella sensazione di calda pienezza meno potente od offuscarne la completezza. Quello era l'amore che mi veniva dato e che a nessuno sarebbe mai dovuto mancare.
A un certo punto sento una mano che mi si poggia sul braccio (avevo chiuso gli occhi per rievocare il ricordo) e accanto a me c'è la mia compagna che sorride, triste e piena di amore allo stesso tempo.
E attorno a me tutti stanno piangendo in silenzio, esattamente quello che col mio ricordo semplice volevo evitare e che invece doveva aver toccato lo stesso luogo profondo del loro cuore.
E in mezzo alle lacrime (che figuriamoci se a quel punto il sottoscritto frignone è riuscito a trattenere) cominciano a scavare tra i ricordi e a tirarli fuori... il cucciolo che si lasciava accarezzare attraverso il cancello della vicina, il primo sorso dalla bottiglietta di vetro di cedrata, la polvere di un campetto da calcio che si appiccicava sulla pelle sudata, l'odore della cantina, il giradischi a pile...
E nulla. Non so più cosa dire e nemmeno cosa volessi dire.
Forse che sembriamo così piccoli, malmessi e fragili ma che se qualcuno ci picchietta sulla testa e sul cuore siamo capaci di riempire il mondo di cose terribili e meravigliose.
Decidere quali ricordare e quali stendere davanti a noi è una scelta che spetta non a chi picchietta ma a chi permette che essi fluiscano da quella parte profonda di sé a riempire lo spazio tra noi e il domani.
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