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seoul-italybts · 29 days
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[✎ ITA] Hope On The Street Vol.1 : Intervista dall'Album Speciale di j-hope (PRELUDE) | 29.03.24⠸
HOPE ON THE STREET VOL.1
__ Parte 1 : PRELUDE __
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1. Saluti d'Apertura
Ciao, sono j-hope, sono felice ed emozionato per il lancio di "HOPE ON THE STREET", il progetto riguardante il ballo che tanto amo e considero come mia radice artistica. Potrete godervi le mie mosse di danza nel documentario omonimo, e quest'album contiene storie ed aneddoti inediti, non inclusi nel progetto televisivo. Ragazzə, j-hope ha ballato! Spero apprezzerete e mostrerete tanto supporto!
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Ciao, j-hope. Tra i tanti generi di ballo esistenti, questo progetto si concentra principalmente sulla street dance. Perché trovi la street dance così affascinante?
Perché alla domanda 'chi sei?' o 'quali sono le tue radici' non potrei che rispondere 'la street dance'. Quando mi fermo a riflettere sui ricordi che ho del ballo – di quei momenti in cui, totalmente concentrato su me stesso, la musica e null'altro, davo il 100% – non può che tornarmi in mente il mio passato. È grazie alle mie origini se ora sono quello che sono, se ancora adesso provo il desiderio di esplorare e praticare la street dance.
Ti ricordi il momento in cui, per la prima volta in assoluto, hai deciso di darti al ballo? C'è stato forse un qualche momento cruciale di svolta, nella tua vita, in cui il ballo ha smesso di essere solo un hobby o interesse?
Credo sia stato in occasione di una gara scolastica, durante una gita, quando ero ancora studente. Nessuno voleva esibirsi, quindi ho preso e sono salito io sul palco per ballare. È stato un momento estremamente entusiasmante ed indimenticabile. Essere sotto i riflettori e lo sguardo di tutti era davvero una sensazione fantastica. Ricordo il batticuore per tutte le grida e l'entusiasmo ricevuti! È stato quell'episodio a dar forma al me stesso di adesso.
Di questi tempi, ci sono tanti programmi televisivi o comunque contenuti legati alla street dance, che l'hanno resa più approcciabile e nota al pubblico rispetto al passato, ma credo sia ancora difficile stabilire cosa sia il "buon ballo", perché ognuno di noi ha standard e gusti diversi. Tu hai criteri specifici o personali rispetto al ballo?
Questa è una domanda piuttosto difficile, per me.
Quando ci si lascia andare totalmente alla musica e si riesce ad arrivare ai cuori degli spettatori con la danza, allora credo quello possa essere considerato del "buon ballo". Non è forse quello il motivo per cui balliamo? (ride).
Dato che il progetto riguarda il ballo, hai voluto creare della musica ballabile, adatta all'occasione. Su quale aspetto ti sei concentrato, sotto il punto di vista musicale?
Quando ho iniziato a lavorare a questo progetto, mi son detto "scriviamo della bella musica adatta al ballo!", e mi sono poi reso conto che la buona musica, fondamentalmente, non può che essere anche perfetta per il ballo. In altre parole, la buona musica ha il potere di far muovere e ballare la gente. Data questa premessa, ho cercato di concentrarmi sulle canzoni, di per sé, e poi le coreografie sono seguite con estrema naturalezza.
Quest'album è diviso in due parti. Immagino il focus e la direzione imboccata con ognuna di esse sia parecchio diversa.
Nella "VER.1 : PRELUDE" ho dato uno sguardo alle mie origini, come suggerisce il titolo. Son partito da quell'Hoseok, un ragazzino di Gwangju, che ballava e faceva musica con la sua crew di ballo, e vi ho riallacciato i legami, tornando a ballare con loro. Più avanti, anche Seoul è diventata un caposaldo delle mie radici artistiche ed identità attuale, quindi, sì, ho cercato di esprimere tutto ciò e le esperienze vissute in quel periodo in modo più intenso e vibrante possibile.
La "VER.2 : INTERLUDE" vuole, invece, essere più matura. Di conseguenza, ho deciso di concentrarmi sulla musica e sugli stili di ballo come tematiche principali. In particolare, ho voluto sottolineare quello che è stato il mio processo formativo.
j-hope : Intervista 1
- Il Motivo Per Cui Ballo -
"Il ballo è la mia passione, ma è un po' che la trascuro"
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Hai deciso di dedicare questo documentario al ballo.
Tutto ha avuto inizio con il ballo, sul serio. Molto di ciò che sono e faccio è nato dal ballo. Quindi mi son detto 'Perché non dare uno sguardo agli stili di ballo che ero solito praticare?'. Credo sia un modo per riflettere su me stesso e la mia vita, prima di entrare in servizio militare. 'Che cos'è che mi piaceva?', 'Quali pensieri mi passavano per la testa, prima del debutto?', 'Che cos'è che mi ha portato dove sono ora?'...Tutte domande che mi sono sempre posto e, in fin dei conti, tutte riconducono al ballo.
Sul serio, tutto è iniziato quando vivevo ancora a Gwangju. Allora, non sapevo far altro che ballare ed era l'unica cosa che sapevo di far bene. Sul serio, non sapevo far altro. Adoravo ballare. Se non fosse stato per il ballo, credo ora sarei una persona diversa. Senza il ballo, oggi non sarei qui e sicuramente non esisterebbe j-hope. Il ballo è diventato tutta la mia vita ed è da quello che è iniziato tutto.
j-hope : Intervista 2
- Commento al Documentario -
"Imparare a ballare è anche un modo per imparare a vivere"
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Cos'è il progetto "HOPE ON THE STREET"?
L'aspetto più importante di questo progetto è il processo d'apprendimento. Credo sia un progetto che mi dà l'opportunità di ripensare alla mia vita e rievocare la passione ed ispirazione che avevo, quando ho iniziato. Credo tutto questo sarà fonte di nuova ispirazione, per me.
Hai ballato in molte città – Seoul, Gwangju, Osaka, Parigi e New York. Perché hai scelto proprio di ballare?
Beh, innanzitutto perché credo le/i fan amino vedermi ballare (ride). Quella è la ragione principale. Ho deciso di mettere su questo progetto così da poter mostrare loro più cose riguardo al ballo, la mia identità ed esplorare più approfonditamente le mie radici.
Hai partecipato attivamente ad ogni aspetto di questo progetto, dalla pianificazione fino alla direzione generale. Avevi già una qualche visione registica specifica in mente?
Nulla di così grandioso, ma è un mio progetto, quindi ho preso in mano le redini e ho cercato di proporre quante più idee possibile. Credo gli aspetti cui ho partecipato maggiormente siano stati la scelta degli stili di ballo, le location, gli abiti da indossare, la musica nonché la composizione e direzione per quanto riguarda le riprese. Questi sono tutti aspetti fondamentali, quando si tratta del ballo.
Trovo sia piuttosto rilassato rispetto agli altri contenuti video visti finora.
Se pensiamo al K-Pop, la prima cosa che ci viene in mente sono le riprese multisfacettate, i tanti effetti speciali e l'editing superbo. Ovviamente è bello ed entusiasmante, ma stavolta volevo catturare il ballo e tutto il resto esattamente per quello che è. Dunque ho cercato di restare più possibile sul semplice. L'idea di fondo è che più semplice è, maggiore sarebbe stato il risalto posto sugli aspetti migliori di questo documentario.
Hai detto che l'idea per "HOPE ON THE STREET" ti è venuta mentre stavi filmando un dietro le quinte per i MAMA Awards 2022. Tre settimane dopo, hai iniziato le riprese. Davvero poco tempo per i preparativi, non trovi?
Sì, sono d'accordo! Non ho avuto che tre settimane per preparare questo progetto. All'inizio, andavamo fondamentalmente a tentativi. Non avevo idea ci sarebbero state così tante cose cui prestare attenzione e altre da preparare. Ma credo che, tutto sommato, ce la siamo cavata bene, preoccupandoci dei dettagli strada facendo. Credo l'aspetto più grezzo e genuino di quest'arte sia ben rappresentato, quindi non ho rimpianti. Anzi, forse il fascino di questo progetto, in parte è, proprio che... non ci sono fronzoli? È tutto molto casual e rilassato, no? (ride).
j-hope : Intervista 3
- Perché Boogaloo Kin? -
"Non c'è altro modo che continuare"
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C'è un'altra figura cruciale, nel documentario. Perché proprio Boogaloo Kin?
Questo documentario è fondamentalmente un percorso formativo. Ecco perché ho deciso che Haknam (a.k.a. Boogaloo Kin) non potesse mancare. Sul serio, è una figura fondante della street dance coreana, fin dalle origini e ancor oggi, ed è profondamente rispettato, non solo nella scena coreana ma a livello globale. Ecco perché non avevo dubbi sarebbe stato perfetto come guida, sia per me che per il progetto. E poi ho pensato sarebbe stato più divertente compiere questa rivisitazione del passato insieme a qualcun altro.
Inoltre, grazie a Haknam, sapevo non avrei solo imparato cose riguardo il ballo, ma anche sulla vita. Non lo ringrazierò mai abbastanza per aver accettato di partecipare, nonostante il poco preavviso. È sempre stato un modello di vita per me.
INTERVISTA con BOOGALOO KIN
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Puoi presentarti?
Salve, sono Haknam Kim, a.k.a. Boogaloo Kin. Sono un ballerino da 24-25 anni. Giro il mondo per varie attività legate al ballo, come giurato di competizioni, workshop e sessioni come istruttore di ballo.
Ho saputo che questo progetto ti è stato proposto all'improvviso. Come mai hai deciso di partecipare?
Quando ho ricevuto l'offerta, sono andato in confusione totale. Perché, cioè, come potevo non essere agitato, quando ci si aspettava che volassi ad Osaka tre giorni dopo? (ride). Quindi, sì, ero piuttosto teso. Però, in un certo senso, si trattava di lavorare sodo affinché gli stili di ballo che ho studiato, ricercato, in cui mi sono specializzato e ho sempre praticato fossero tramandati come si deve a questa generazione–e a quella dopo e quella dopo ancora – È ciò per cui continuo a ballare, quindi ho subito accettato.
Se ho capito bene, la street dance è nata negli Stati Uniti, ma si è successivamente diffusa ed evoluta in stili e modi diversi a seconda del paese e zona del mondo in cui è arrivata. Dare una risposta completa è difficile, ma potresti spiegarci brevemente quali sono le principali differenze da regione a regione? Per dare un'idea più chiara ai nostri lettori..
Esatto, la street dance ha avuto origine negli Stati Uniti, dopodiché si è diffusa anche altrove, come in Europa ed Asia, evolvendo in generi e stili diversi man mano. A mio parere, la versione ballata in Europa è più originale e creativa grazie alla commistione di diverse culture, paesi ed etnie. Gli stili prediletti (in Europa) sembrano essere l'hip-hop e l'house freestyle.
La scena street dance giapponese è la più sviluppata e strutturata, in Asia. Ciò che mi colpisce sempre un sacco è il modo in cui, grazie al ballo, diverse generazioni si incontrano e danno inizio ad un dialogo e scambio vicendevole. È qualcosa che invidio profondamente. Tuttə i/le ballerinə giapponesi sono i/le migliori quando si tratta delle tecniche fondamentali. È evidente la precisione con cui ballano, un aspetto che è parte integrante della loro cultura.
La street dance sudcoreana, diversamente da questi altri paesi, non ha una storia così lunga e radicata. Tuttavia, essendo sbocciata più tardi, ha tratto molte influenze dai paesi esteri in cui la street dance si è sviluppata prima, come gli Stati Uniti, i paesi europei ed il Giappone. A mio parere, la street dance coreana ha anche beneficiato di quell' "heung" [*capacità di divertirsi entusiasmarsi] tipicamente coreana, ereditata dai nostri predecessori. Quindi, sì, credo l'unicità ed esuberanza della street dance coreana risalti con prepotenza proprio grazie alle varie influenze assorbite da altri paesi, influenze che poi si fondono e danno vita a quell' "heung" [*divertimento] collettivo.
Con così tanti stili di ballo diversi, cosa distingue e rende particolarmente affascinante la street dance?
Credo l'unicità della street dance sia data dal suo essere uno stile libero, in cui c'è molta improvvisazione. Nonostante continui ad evolversi in tante diverse varietà, fondamentalmente si è liberə di ballarla quando si vuole ed ovunque ci sia della musica.
Sei anche un giudice di questo genere. A che cosa presti attenzione nel giudicare la street dance, data la sua natura libera e ricca di improvvisazione?
Dipende dal tipo di ballo con cui ho a che fare. Ogni giudice ha i suoi parametri personali. Per quanto mi riguarda, presto attenzione al ballo di per sé. Do un giudizio basandomi su ciò che mi trasmette il/la ballerinə, se riesco a percepire la musica nei suoi movimenti. Poniamo di assistere ad una sfida di ballo. Il/la ballerinə A sfoggia tecniche complesse ed elaborate o presenta altre mosse interessanti che però non hanno nulla a che fare con la musica; il/la ballerinə B usa passi e mosse piuttosto nella norma, ma è evidente che sente la musica e sa farla sua. In una situazione come questa, solitamente do un punteggio maggiore al/lla secondə concorrente.
Secondo te, quali sono le caratteristiche principali del ballo di j-hope?
So che prima del debutto, j-hope era appassionato di popping e boogaloo e che ha anche partecipato a diverse competizioni di ballo. Quando poi è entrato a far parte dei NEURON, ha potuto anche imparare l'hip hop freestyle e, una volta diventato trainee, ha studiato tutti i vari stili di street dance. Quindi credo il motivo per cui j-hope si distingue rispetto agli altri ballerini, a fronte di una stessa coreografia, sia perché è tanto che coltiva il suo interesse per la street dance. Ho notato che, talvolta, improvvisa anche durante i concerti. Quindi, sì, direi che uno dei suoi maggiori punti di forza è il modo in cui sa improvvisare pur mantenendo gran naturalezza.
J-hope ha detto di aver intrapreso questo progetto perché voleva imparare. Ora che l'hai accompagnato in questo viaggio d'apprendimento, cosa pensi abbia imparato?
Credo il ballo sia ciò che ha aiutato Hoseok a diventare j-hope, un membro dei BTS. Credo non abbia più avuto modo di lasciarsi andare all'improvvisazione, negli ultimi anni – a stili come il popping, il boogaloo e l'hip-hop freestyle -, come invece era solito ballare prima del debutto. Quindi credo questo progetto sia stata l'opportunità di poter tornare alle sue origini e a quel periodo in cui era totalmente concentrato sul ballo e null'altro. Sono sicuro quest'esperienza avrà un effetto positivo anche sui suoi progetti futuri in quanto artista.
E personalmente, invece, che cosa ti ha lasciato?
Mi ha permesso di realizzare, una volta di più, quanto effettivamente amo il ballo – dato che è qualcosa che ho dovuto mettere da parte per un po'. Quando ho accettato di partecipare al progetto, arrivavo da circa un anno di inattività per un infortunio al ginocchio destro. Quindi, quando ho ricevuto l'offerta, ci ho pensato bene prima di accettare. Ma poi ho pensato questo progetto fosse l'opportunità di far conoscere la street dance ad un pubblico più vasto e globale. Continuerò a lavorare sodo a mia volta per mostrare a tutti quanto è figa la street dance e diffondere il verbo con quante più persone possibile.
j-hope : Intervista 4
- Hoseok Incontra i NEURON -
"Vuoi ballare con noi?"
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Penso si possa dire che è proprio quando vivevi a Gwangju che è iniziato tutto. Com'eri in quel periodo?
Ero semplicemente un ragazzino che non sapeva far altro che ballare. Lo adoravo, il ballo era tutto ciò che contava allora, ed era ciò che sapevo fare meglio. Ora so molte più cose, con l'esperienza acquisita da dopo il debutto ecc., ma non dimenticherò mai i miei inizi e come mi sono avvicinato al ballo per la prima volta in assoluto, quando vivevo a Gwangju.
Come hai trovato i NEURON?
Non è che io sia andato effettivamente a cercarli – ma semplicemente sono diventati il mio primo contatto reale col ballo ed un modo per studiare quest'arte. Ero solito ballare con i membri della crew, i quali poi mi hanno dato anche lezioni. Poi però la situazione si è fatta un po' complicata e non ho più potuto permettermi i loro corsi, quindi ho continuato senza un piano preciso e semplicemente ballavo su ciò che ascoltavano durante le pause, tenendomi aggiornato sul programma grazie agli altri studenti. Credo i membri dei NEURON abbiano notato questi miei sforzi e riconosciuto la mia dedizione. Un giorno mi hanno chiamato e mi hanno chiesto "Vuoi ballare con noi?" Ero al settimo cielo. Ero loro immensamente grato. Cioè, era letteralmente dei miei eroi che stavamo parlando. È in quel momento che ho iniziato a fare sul serio e a sognare di diventare un artista. È così che è iniziato tutto. Poi, più avanti, quando ho detto loro che desideravo perseguire i miei sogni, i NEURON sono state le persone che mi hanno dato più supporto.
Sul serio, non lo e li dimenticherò mai – i NEURON
Era da tanto che non vedevi i NEURON. Dev'essere stata un'esperienza molto emozionante per te.
Di tanto in tanto, mi capita di trovarmi con un membro o l'altro, ma era da tanto che non ci riunivamo tutti insieme. Non appena li ho visti, mi è parso evidente non fossero cambiati affatto. Sono ancora sempre quei ragazzi dagli ottimi consigli, amici che sanno scherzare e che mi hanno sempre fatto ridere molto. È probabile col tempo alcune cose siano cambiate, ma per quanto mi riguarda, sono sempre gli stessi di allora.
Che valore hanno i NEURON per te?
Ho dedicato loro cuore, anima e corpo. Mi sono sempre sentito il benvenuto, con loro. Quindi anche se una parte di me era concentrata sul diventare un buon ballerino, fondamentalmente mi piaceva poter lavorare e stare con loro. Era qualcosa cui non volevo rinunciare.
INTERVISTA con i NEURON
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Quella dei NEURON è una crew di ballo nata a Gwangju e j-hope vi si è unito durante il suo secondo anno di scuole medie, diventandone il membro più giovane. Grazie ai NEURON, j-hope ha imparato diversi stili di danza, ha partecipato a competizioni e saggi di ballo, innamorandosi perdutamente di quest'arte. Come canta in "Chicken Noodle Soup", i NEURON sono stati un grandissimo supporto per lui, fin dall'età più tenera, e l'affetto che j-hope nutre per questo gruppo non è mai scemato.
Quale genere di ballo piaceva a j-hope?
Credo il più delle volte lo si potesse vedere fare popping, perché era il genere preferito di Hoseok da ragazzino, ma ora conosce molti altri stili. Ormai ha un bagaglio esperienziale molto più ampio ed approfondito, ma le sue ambizioni e la passione che nutre per il ballo non sono mai cambiate. Quando lo guardo, non posso che pensare "Wow, questo ragazzo fa sul serio, è un vero ballerino, non c'è dubbio". Non ha mai dimenticato le sue origini, ha un'idea più che chiara della sua identità quindi sono sicuro non potrà che migliorare.
Era da un po' che non vedevate j-hope. Com'è andata?
Ad esser sincero, ero un po' agitato perché me lo ricordavo ancora ragazzino, ma ora è molto più figo (ride). Ormai è (solleva una mano) quassù! Wow. Ma non c'è voluto niente perché tornassimo a nostro agio. Non è cambiato di una virgola. È stato come quando eravamo tutti più giovani insieme. L'impressione non è stata quella di lavorare ad un progetto – semplicemente, è stato come tornare ai vecchi tempi. È stato tutto molto tranquillo. Sul serio, Hoseok è come una roccia, sa come mettere il prossimo a proprio agio, è estremamente garbato e rispettoso e sono sicuro quello sia il motivo per cui ha ottenuto tutto il successo di adesso.
2. SOUL/SEOUL con Lock Woong
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j-hope : Intervista 5
- Lock / Unlock -
"Ma soprattutto.. è divertente"
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Il tema dell'episodio intitolato "Seoul" è 'Lock / Unlock'. Che cosa significa, esattamente?
C'è un tipo di street dance che si chiama 'locking'. Ho cercato un modo per incorporarlo nei video e nella musica. Il locking è un po' come la vita: quand'è che mi blocco, nel corso della mia esistenza? Quand'è che ho bisogno di uno sblocco? Credo la vita ed il locking siano molto simili, sì. Perché ci sono momenti in cui devi bloccarti, trattenerti, ed altri in cui ti lasci andare.
Chi è stato ad insegnarti il locking?
L'ho imparato per bene da Lock Woong dello studio LEVEL6, quando ero un trainee. L'etichetta mi ha sostenuto in tutto ciò che volevo imparare, incoraggiandomi a provare il più possibile. Io amavo così tanto il ballo che desideravo davvero provare un po' di questo, un po' di quello e vari stili.
Il mio approccio era davvero mirato ad imparare il più possibile ed un po' di tutto e Woong è stato il primo ad insegnarmi il locking. Ho davvero imparato un sacco da lui.
Qual è stato l'aspetto più memorabile, durante le riprese dell'EP. "Seoul"?
Ero estremamente agitato. Ma era un'agitazione diversa da qualsiasi forma d'ansia avessi mai provato prima. Non credo di essere poi così bravo nel locking, quindi immagino il peso dell'insicurezza si sia fatto sentire, anche psicologicamente. Mi sono comunque impegnato al massimo perché non volevo adagiarmi ed accettare di non riuscirci, volevo davvero migliorare. Quindi, sì, forse è per quello che le riprese con Woong ed il locking che abbiamo ballato insieme mi sono rimasti particolarmente impressi.
INTERVISTA con LOCK WOONG
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Il vero capostipite del locking coreano è Lock Woong, che ha giocato un ruolo fondamentale nel rendere popolare questo stile in Corea, diffondendolo e sviluppandolo sempre più. Inoltre, Lock Woong è stato anche allievo di un altro locker leggendario, Greg "Campbellock Jr."
J-Hope ha imparato molto sulla street dance, frequentando lo studio di Lock Woong, quando era un trainee.
Salve, Lock Woong. Era da tanto che non incontravi j-hope, com'è stato rivederlo?
L'ultima volta che avevo visto j-hope era prima del suo debutto solista, al listening party per Jack in the Box, dove ero invitato come DJ. Abbiamo parlato e riallacciato i contatti. Non è cambiato affatto. Mi son chiesto "Oh... Come mai è sempre lo stesso? Non è una star globale, ormai?", ma quando abbiamo parlato e lui mi ha espresso brevemente le sue vedute riguardo il ballo, mi è parso subito evidente quanto non fosse cambiato.
Quali sono le caratteristiche principali dello stile locking, rispetto agli altri generi di ballo?
Uno degli aspetti migliori del locking, se paragonato agli altri stili di ballo, è che lo si può praticare insieme. Inoltre è uno stile che trasuda positività e buone energie, ecco perché mi è sempre piaciuto.
RINGRAZIAMENTI
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Hai provato i generi popping, locking, house e hip-hop, puoi spiegarci secondo te qual è il fascino di ognuno di questi stili?
Non ho mai abbastanza del locking. Che i miei movimenti siano giusti o sbagliati, il solo ballarlo mi rende felice e mi entusiasma. Il popping mi piace perché è un genere trasparente e permette a chi lo balla di sentire ed esprimere appieno la musica. Quindi, sì, penso sia quello il suo fascino principale. Per quanto riguarda l'hip-hop e l'house... ne parlerò meglio nella 2a versione, "INTERLUDE", perché sono stili che ho provato a New York e Parigi (ride).
Quindi se tu dovessi associare questa prima parte di viaggio – nonché la ver.1 dell'album "PRELUDE" - ad uno stile di street dance, quale sceglieresti?
Penso il popping, è davvero il meglio! Ho iniziato a ballarlo a Gwangju, insieme al boogaloo, quando ero un ragazzino e credo questo stile ben rappresenti le città di Gwangju e Seoul.
E a proposito di Gwangju e Seoul, qual è stato il momento più memorabile?
Ricordo particolarmente il momento in cui ho rincontrato i NEURON, dopo tanto, ed abbiamo ballato insieme. Trovo davvero speciale ed affascinante che la crew sia ancora unita ed abbia superato il passare del tempo. Ma è stato anche divertente ballare con Haknam e Woong a Euljiro. Poter ballare con degli hyung che rispetto ed ammiro così tanto è sempre un grandissimo onore.
Hai detto di aver intrapreso quest'avventura perché desideravi imparare. Che cosa hai imparato a Gwangju e Seoul?
Ho provato ed imparato molto e, ancora una volta, ho avuto la riconferma che il mio cuore brucia ancora della stessa passione di un tempo, per il ballo. Non lo credevo possibile, ma ho veramente riscoperto quella scintilla e parte di me che credevo sepolte, e grazie a quest'esperienza ho guadagnato maggiore fiducia in me stesso.
Ora che questo viaggio è concluso, cosa pensi sia cambiato tra l'Hoseok – giovane ballerino originario di Gwangju – e j-hope?
È stato come riaccendere un vecchio amore, folle come riallacciare una relazione che credevo finita. Credo ciò che è cambiato, però, sia il modo in cui vivo ed esprimo quell'amore, ora.
Se c'è qualche altro aneddoto che vorresti raccontare... Vanno bene anche dei ringraziamenti, se lo desideri.
Vorrei ringraziare me stesso per non aver mai dimenticato la mia vita come Jung Hoseok e le persone che mi sono state accanto in quel periodo.
Vorrei ringraziare i ballerini che si sono uniti a questo progetto, i NEURON e tutte le persone che mi sono state accanto. Gwangju e Seoul sono luoghi ricchi di nostalgia, per me. Capisaldi della mia vita che mi riportano al passato e mi permettono di ritrovare me stesso.
Sono molto grato a tutto lo staff di "HOPE ON THE STREET" per aver reso questo sogno realtà... Grazie a Pdogg, Gaeko, Mirae, Benny Blanco e Nile Rodgers e a tutti coloro che hanno partecipato alla produzione degli episodi di Seoul e Gwangju. Credo lavorare con tutti voi a questo progetto mi abbia permesso di maturare in previsione del futuro.
Questo progetto è dedicato all'ARMY. Grazie per il vostro continuo interesse e supporto. Siete la mia motivazione!!! Carə le/i mie/i ARMY, siete lo stimolo che mette in moto i miei neuroni, vi voglio bene di tutto cuore. Presto terminerò il mio servizio militare, e tornerò da voi. Per ora, continuerò ad aver cura di me e della mia salute, spero farete altrettanto. Grazie infinite.
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crazy-so-na-sega · 16 days
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L'umanità ha vissuto senza capitalismo per migliaia di anni, perché non dovrebbe essere in grado di farlo di nuovo domani? Il capitalismo non è l'intera economia, e nemmeno tutte le forme di scambio. È il regno del capitale. Emerge quando il denaro diventa capace di trasformarsi in capitale che si accresce continuamente. È la trasformazione delle relazioni sociali in base alle esigenze del mercato, il primato del valore di scambio sul valore d'uso, la trasformazione del lavoro vivo in morto, la scomparsa della professione a favore del lavoro dipendente.
-Alain de Benoist (intervista per Revue-Éléments)
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quanta polvere solleva leggere uno di destra contro il capitale....🤔
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gonagaiworld · 10 months
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"La fine del mondo è vicina, come in Devilman", dice Gō Nagai "Ryo Asuka è il simbolo degli Stati Uniti e il suo ruolo è quello di istigare i giapponesi". Info:--> https://www.gonagaiworld.com/la-fine-del-mondo-e-vicina-proprio-come-in-devilman-dice-go-nagai/?feed_id=380097&_unique_id=64a13b553fee7 #Devilman #GoNagai #Interviste
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radio-poeticare · 2 months
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La musica fa parte della nostra vita. La musica è la nostra anima. Sabato mattina ore 9:30 su Radio Poeticare Special Guest Umberto Napolitano, uno dei più grandi cantanti della musica italiana.
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schizografia · 1 year
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Se davanti al Palazzo del Cinema al posto delle finte stelline in abito da sera ci trovo il terzo reparto celere, per me va benissimo. Perché, è una novità? Non ce li ho già addosso in ogni attimo della vita, i poliziotti? Debbo vederli a Venezia per sapere che l’Italia è uno Stato di polizia? Io sono anarchico. Non rispetto nessuna specie di conformismo, e tanto meno quella più diffusa nell’ambiente culturale italiano: il conformismo del rispetto umano di sinistra. Se gli attori decidono di scioperare, io non sciopero. La mia lotta non è contro la Rai che non dà le percentuali o contro i produttori che pagano poco i doppiatori: i miei nemici sono invece proprio gli attori che non sanno recitare e recitano, che seccano il pubblico, che infamano la professione. Se l’ANAC decide di boicottare Venezia, io porto a Venezia il mio film: i miei nemici non sono Chiarini o il regolamento del 1938, ma i registi senza talento che si servono del cinema per far prediche sul Vietnam, che adoperano il cinema per fare del moralismo socialpolitico.
Carmelo bene
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bikewalden · 5 months
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ADOZIONI PROBLEMATICHE
Intervista a Mariagrazia La Rosa Realizzata da Luciano Coluccia
IL LATO OSCURO DELL'ADOZIONE
Le difficoltà che nel 20-30 per cento dei casi si manifestano nelle famiglie con figli adottivi, dovute, spesso, a un’infanzia, nelle famiglie d’origine, segnata da solitudine, abusi, anaffettività; lo stress a cui sono sottoposti i genitori adottivi e l’utilità dell’allontanamento temporaneo, comunque deciso da un giudice; la funzione delle comunità terapeutiche dove accogliere i ragazzi caduti in una qualche dipendenza. Intervista a Mariagrazia La Rosa.
Mariagrazia La Rosa vive a Milano. Ha lavorato, come responsabile commerciale e manager, in alcune aziende multinazionali di informatica. Attualmente è impegnata nella consulenza per l’innovazione digitale. È mamma naturale e adottiva e nel confronto quotidiano con altre mamme adottive ha incontrato tante storie diverse. Ha così raccolto le storie più complicate in due libri, raccontando il “lato oscuro” dell’adozione attraverso le conversazioni di chi ogni giorno lo affronta. Da queste esperienze sono nati i libri M.a.d. Mamme Adottive Disperate-Storie complicate di adozioni difficili, da cui è stato tratto l’omonimo spettacolo teatrale, e M.a.c. Mamme Adottive Coraggiose-Cercando l’uscita del tunnel.
Una Città n° 273 / 2021 marzo
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scenariopubblico · 6 months
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Un viaggio spirituale, metodico, chiaro…
È questo ciò che è stato vissuto domenica 11 novembre al Teatro Sangiorgi di Catania, con Africa - orizzonti di rinascita, un progetto coreografico di Claudia Scalia danzato da Rebecca Bendinelli, Ismaele Buonvenga, Rachele Pascale e Nunzio Saporito.
Scalia è direttore artistico insieme a Marco Laudani, di Ocram Dance Movement, compagnia associata a Scenario Pubblico/ Compagnia Zappalà Danza Centro di Rilevante Interesse Nazionale per la danza.
Africa è stato il primo spettacolo “fuori abbonamento” della stagione in corso, portato in scena nella costola del Teatro Massimo Bellini grazie al progetto Be resident-nella città la danza, l'articolato protocollo d'intesa stretto tra Scenario Pubblico e il Teatro Massimo Bellini per promuovere la danza contemporanea nel territorio.
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Da dove ha origine Africa? Ce lo spiega il coreografo:
«Questo lavoro nasce da un viaggio che ho fatto con il desiderio di trovare un luogo ‘incontaminato’ dall’uomo: naturale, puro e vergine. Così, prima di iniziare il processo creativo, mi sono recato in Africa con la speranza di trovare quel tipo di luogo "vuoto", ma allo stesso tempo pieno di tutto ciò che ci può offrire la natura. Purtroppo questo mito si è tramutato in qualcosa di negativo in quanto nel 2019, anno di nascita del lavoro, la ricerca di quest’Eden è stata vana, perché ho visto che anche acque di mari e fiumi e luoghi così naturali e paradisiaci sono contaminati da spazzatura e plastica. Quest’anno, riprendendo il lavoro, dopo quattro anni, la situazione del nostro pianeta è degenerata. Riflettendo mi sono detto, perché non riportarlo in scena con un messaggio di speranza? Da qui l’aggiunta del sottotitolo orizzonti di rinascita. Il nome Africa l’ho scelto perché mi piaceva l’idea di personificare la mia idea e non semplicemente assegnare un titolo».
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La scena si è aperta con una lunga striscia di plastica sita a bordo palco perché, riprendendo le parole di Claudio, la ricerca di un territorio incontaminato si rivela un fallimento nel momento in cui anche i territori paradisiaci celano angoli bui e sporchi...
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Africa è nato ispirandosi al connubio di quattro elementi che danno vita alla materia pragmatica: acqua, aria, fuoco e terra. Come gli uomini, essi sono governati da amore e discordia che si incontrano e si scontrano, dominano a tempi alterni. È così che, attraverso il linguaggio del coreografo, i danzatori hanno instaurato un profondo ascolto con il pubblico e una potente connessione tra i loro corpi, con un’energia scattante. È proprio quell’energia che ha permesso di coinvolgere, inebriare, spettinare ed entrare a pieno in quella visione del pianeta, in cui viene continuamente soffocato e sopraffatto dall’azione degli uomini.
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Claudio Scalia è coreografo di Africa ma, nell'anno di nascita della creazione, è stato anche danzatore. Cosa e come è cambiato oggi il lavoro?
«Se ripenso al 2019 ritrovo un Claudio con una visione della coreografia non matura come quella di adesso…ero coinvolto dall’idea, dalla coreografia e riuscivo a esprimere ciò come danzatore. Successivamente ho fatto un passo indietro, volevo vedere da fuori per capire cosa arrivasse. Ho capito così che, in questo momento della mia vita il mio desiderio era quello di vederlo dalla parte del pubblico. Sicuramente a livello drammaturgico un contributo importante mi è stato dato da Marco Laudani e Sergio Campisi che ringrazio per avermi aperto nuovi orizzonti».
Mani e braccia evocative e comunicative risaltate dal continuo gioco di luci che ha aperto scenari diversi, la pioggia sui corpi, il riflesso di un fascio di luci gialle sui corpi dei danzatori... È in questo momento che sembra essersi creato un equilibrio tra l’uomo e la natura.
Voi artefici del vostro destino, incuranti del domani, Voi ignari della grandezza della natura. Voi uomini, già sconfitti, contro Madre Terra T.S Eliot
Ogni danzatore nascosto da una maschera, appariva sicuro della propria individualità e della forza del gruppo, ma allo stesso tempo sembrava che volesse nascondersi dai sensi di colpa….
Ma una volta caduta la maschera?
E’ proprio il senso di comunità a far dell’uomo l’artefice del destino del pianeta. Tutti abbiamo la stessa colpa di aver reso il mondo come lo vede T.S Eliot, una terra desolata e devastata.
L’offuscarsi delle luci insieme all'inizio di un monologo di Greta Thunbergha in sottofondo ha preceduto l’ingresso di un sacco di plastica riciclata (come i costumi utilizzati) insieme i quattro danzatori. Una volta in scena, hanno tolto le maschere, spostato la plastica e iniziando a rotolarvi sopra e intorno, dando la sensazione di restare intrappolati, metaforicamente e fisicamente, nelle conseguenze delle loro azioni.
Il faro sul fondo palco ha illuminato Ismaele che, avvolto dalla plastica, è diventato come la silhouette di un disegno caotico, tempestoso e incessante. Nell'intento di volersi liberare, è riuscito a sfuggire e a raggiungere, insieme agli altri danzatori lo Shanti, quella pace ineffabile, riferimento anch’essa al testo di Eliot. Alla fine di tutto l’uomo sovrastato dai sensi di colpa, capisce che è la natura a governare il mondo e pertanto capisce di doverne rispettare il ruolo indiscusso.
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È così che al termine della performance è stato riproposto lo stesso quadro iniziale: le ombre dei danzatori, in fila, messe in risalto dalla luce in fondo, simboleggiano l'aperta ricerca dell'orizzonte di rinascita in una situazione di quiete comune.
Abbiamo chiesto a Ismaele, uno dei danzatori, se rispetto al codice di movimento di Claudio, ha inserito proprie sfumature personali. Andiamo a vedere cosa dice al riguardo…
«Nonostante il lavoro a livello coreografico sia molto settato e preciso ci sono anche vari momenti di improvvisazione, soprattutto in relazione allo studio dei quattro elementi. In quanto elemento-terra, ho avuto massima libertà di esprimere sia la forza della terra che ci sostiene, ma anche la friabilità, perché il suolo non è poi così tanto solido come sembra e può sgretolarsi».
Il numeroso pubblico presente in platea e in tribuna ha avuto la possibilità di immergersi in un viaggio senza tempo e di cogliere la chiarezza esponenziale della performance. Gli applausi di gradimento sono stati notevoli a dimostrazione di quanto effettivamente il pubblico sia stato coinvolto dal flusso incessante dell’acqua e da quello travolgente dell'aria, dal fuoco impetuoso e dalla forza e friabilità della terra.
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E tu che leggi, hai recepito il messaggio e contribuirai a creare nel tuo piccolo un orizzonte di rinascita?
A cura di Martina Giglione
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marcogiovenale · 6 months
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le interviste di cb: presentazione il 27 ottobre in triennale
27 ottobre 2023
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isabelladifronzo · 7 months
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🎧🎀🎧
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kiriquisti · 1 year
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Jesse Bernstein: Che idea si è fatto del rapporto che intercorre tra la sua immagine pubblica - il William S. Burroughs archetipico -, il corpus dei suoi lavori e lei stesso, l'uomo in carne e ossa?
William Burroughs: Non c'è nessun uomo in carne e ossa.
William Burroughs interviste Lawrence - Seattle, 1988
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infosannio · 11 months
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Montanari: “Draghi sconcertante. Sulla guerra usa parole irresponsabili”
Il rettore dell’Università per stranieri di Siena, Tomaso Montanari, parla dell’Ucraina: trattare. “Tra potenze nucleari non c’è vittoria”. (di Davide Manlio Ruffolo – lanotiziagiornale.it) – L’ex premier Draghi ha detto che “la vittoria della Russia sarebbe fatale per l’Unione europea”. Tomaso Montanari, rettore dell’Università per stranieri di Siena, come giudica queste parole?“Si tratta di…
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dedoholistic · 11 months
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Maria Teresa De Donato – Canale
VIMEO:
https://vimeo.com/user142839564
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crazy-so-na-sega · 3 months
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se contano i numeri, la Murgia spacca.
sic et simpliciter...
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gonagaiworld · 1 month
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Il game director di Stellar Blade ha già in mente un sequel La demo del gioco sarà disponibile dal 29 marzo su PlayStation 5. Info:--> https://www.gonagaiworld.com/il-game-director-di-stellar-blade-ha-gia-in-mente-un-sequel/?feed_id=442146&_unique_id=66051ca524df2 #Interviste #PlayStation5 #StellarBlade
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webtvstudios · 1 year
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schizografia · 1 year
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L’arte è il superfluo. L’artista che voglia fare un film deve essere ricco oppure deve ereditare oppure deve rubare. Io ruberei, se avessi voglia di fare un’opera d’arte: meglio rubare che pretendere denaro dallo Stato.
Carmelo Bene
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