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#il visitatore
gatorsgatorsgators · 1 year
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Il visitatore del mattino (The morning visitor) - 1963
Dino Buzzati
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marenostrum-ac-dc · 1 year
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Il trionfo di Tito in Giudea.
L’arco di Tito risale a dopo l’81 d.C.: venne fatto costruire dall’imperatore Domiziano in onore del fratello, deceduto in quella data. Esso si pone agli inizi della via sacra, l’asse più importante e antico del Foro romano, e costituisce per il visitatore del Foro l’ingresso monumentale al meraviglioso parco archeologico.
I rilievi decorativi celebrano il dominio dei romani sulle popolazioni ebraiche: il fregio storico ripercorre la marcia trionfale di Tito (71 d.C.) a seguito della vittoriosa campagna giudaica, durante la quale i romani sedarono la prima rivolta degli ebrei nella provincia di Giudea, con la conseguente distruzione dell’antico Tempio di Gerusalemme. Sul lato nord è rappresentato Tito, incoronato dalla personificazione della Vittoria, mentre viaggia su una quadriga condotta dalla dea Roma. Le tre figure sono seguite dalla personificazione del Senato e del Popolo di Roma.
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ssuzii · 3 months
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Il visitatore del mattino, Dino Buzzati, tempera, 1963
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perpassareiltempo · 2 months
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Spesso la saggezza consiste nel seguire la propria follia, più che la propria ragione.
Eric-Emmanuel Schmitt - Il visitatore
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ossimoro7 · 1 year
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Durante la visita in un ospedale psichiatrico, uno dei visitatori chiese al direttore: "In base a quale criterio decidete chi dev'essere ricoverato qui?"
Il direttore rispose: "Riempiamo una vasca da bagno con acqua e dopo aver dato al paziente un cucchiaio, un bicchiere e un secchio, gli chiediamo di svuotarla. Secondo il modo in cui decide di svuotarla, decidiamo se ricoverarlo o meno."
Allora il visitatore: "Ahhh ho capito. Una persona normale userebbe il secchio, perché più grande del bicchiere e del cucchiaio."
Il direttore: "Assolutamente no! Una persona normale toglierebbe il tappo dallo scarico. E adesso dimmi preferisci stanza singola o condivisa?"
MORALE: A volte la vita ci offre più opzioni di quelle che sembrano, basta vederle.
E ora dimmi la verità: Anche tu avevi scelto il secchio, vero !
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Ossimoro
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solosepensi · 4 months
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Il visitatore che per la prima volta si accampa nella boscaglia con gli Indiani, è preso dall’angoscia e dalla pietà di fronte allo spettacolo dì questa umanità così totalmente indifesa; schiacciata, sembra, contro la superficie di una terra ostile da qualche implacabile cataclisma, nuda e rabbrividente accanto a fuochi vacillanti… Ma questa miseria è animata da bisbigli e risa… S'indovina in tutti una immensa gentilezza, una profonda indifferenza, una ingenua e deliziosa soddisfazione animale, e, mettendo insieme tutti questi sentimenti diversi, qualche cosa che somiglia all'espressione più commovente della tenerezza umana… Claude Lévi-Strauss- Tristi tropici
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pettirosso1959 · 5 days
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ANIMALI E ANIMALI ❤️❤️❤️
Quando Robin Williams riuscì a far ridere di nuovo un gorilla che stava piangendo la morte del suo amico da sei mesi.
Alcuni etologi statunitensi avevano insegnato ad un gorilla di nome Koko a parlare con gli esseri umani, tramite il linguaggio dei segni.
Koko era estremamente intelligente, ma stava passando un periodo molto difficile, tanto che i biologi temevano avesse cominciato a soffrire di una grave forma di malinconia.
I ricercatori volevano aiutare Koko, trovandogli un nuovo amico, e allo stesso tempo volevano studiare come interagisse con gli esseri umani.
Avendo infatti studiato il linguaggio dei segni ed essendo in grado di comunicare con la nostra specie, rispetto agli altri gorilla, Koko era l'esemplare perfetto per stabilire se esistessero dei veri e propri confini cognitivi tra le nostre specie o meno.
Chiesero quindi a Robin Williams, noto principalmente per essere un grande attore comico, se volesse passare qualche ora in compagnia di Koko, cercando di interagire con lui naturalmente, come se si trattasse di una persona normale bisognosa d'aiuto.
Williams accettò immediatamente, anche se aveva dei dubbi sulle modalità dell'incontro. Non era infatti esperto di primati e temeva di essere troppo impacciato per relazionarsi serenamente con l'animale.
Giunto di fronte al gorilla, Williams ebbe però una vera e propria illuminazione.
Lasciando la possibilità all'animale di conoscerlo autonomamente, Williams si accorse che interagire con Koko era come se stesse interagendo con un bambino molto curioso. A poco a poco, il gorilla infatti si interessò sempre di più al visitatore, tanto che rimase affascinato dal suo paio di occhiali e volle vederlo con "i suoi strani occhi fatti di vetro".
Koko presto cominciò a parlare con Williams, usando il linguaggio dei segni, proponendogli di giocare o facendogli domande sorprendentemente intelligenti, che sconvolsero l'attore. I due, in pochi minuti, iniziarono persino a scherzare, a farsi il solletico, a giocare e a raccontare qualche loro esperienza di vita.
La cosa stupì profondamente i ricercatori, che chiesero a Koko di definire l'attore tramite una parola scelta. Il termine che il gorilla utilizzò fu "amico".
Lo stesso Williams rimase positivamente turbato da quell'incontro, soprattutto quando venne a conoscenza che era riuscito a far ridere un gorilla che rischiava di cadere in depressione per la solitudine.
A seguito di ciò, decise quindi di visitare Koko quando gli era possibile e di girare insieme a lui degli spot, a favore delle conservazione delle specie protette e contro la sperimentazione animale.
Il legame che si andò a creare fra Koko e l'attore statunitense fu così profondo che sopravvisse alla morte di Williams, avvenuta nel 2014. Quando infatti il vecchio gorilla seppe della morte dell'amico, fece segno ai suoi istruttori se poteva piangere e per alcuni giorni rimase pensieroso, con le labbra tremanti per il lutto.
Koko non si dava pace nel sapere che non lo avrebbe rivisto più.
Koko morì 4 anni dopo, nel 2018, all'età di 46 anni. Oggi è ricordato come uno dei primati più importanti della storia della ricerca scientifica.
Da "La scimmia pensa" (su Facebook) ❤️
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curiositasmundi · 5 months
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Un giardiniere, originario di Treviso, residente nel veneziano che in una pausa lavorativa stava visitando la mostra di Palazza Zabarella. Giovane ma non per questo attivista politico o militante di Ultima Generazione. Nella vicenda che ha portato al fermo e alla denuncia di sette persone ritenute in procinto di compiere un'azione per sensibilizzare l'opinione pubblica riguardo la crisi climatica, c'è finito pure lui oltre ad Edoardo Fioretto, il giovane giornalista de Il Mattino portato in Questura insieme agli altri sei.
La notizia ha avuto una certa eco visto che non è, non per fortuna ma perché sancito dalla Costituzione, normale che un giornalista venga caricato su una volante solo per essere lì a fare il suo lavoro. E se il dubbio è che qualcuno lo avesse avvertito, a Fioretto, per esssere lì al posto e al momento giusto, per la stessa logica non si può dire lo stesso di chi ha fermato i 7 giovani? A meno che la Digos non abbia un infiltrato nell'organizzazione Ultima Generazione, fatto che sarebbe altresì curioso se non clamoroso, in qualche modo anche loro lo avranno pure saputo visto che anche loro erano lì, a Palazzo Zabarella. Ognuno fa il suo lavoro.
Detto questo, rimane la questione del sesto uomo. Se gli attivisti di Ultima Generazione arrivano ad autodenunciarsi, perché trattenere un giovane che tutti assicurano non c'entrare per nulla con quanto stava accadendo. Si trovava in un luogo pubblico, a una mostra per la quale c'è la fila ogni giorno, ha comprato il biglietto ed è entrato. Nulla di misterioso insomma. Una vicenda che poteva essere gestita un po' meglio a meno che l'intenzione sia quella di intimidire, anche la stampa in questo caso. Dopotutto è così dalla notte dei tempi,  quando la politica non si prende in carico certe vertenze, inevitabilmente tutto diventa ordine pubblico. Ma così non dovrebbe essere in una democrazia matura. Di quanto accaduto se ne parlerà ancora visto che, come abbiamo già raccontato, la vicenda di Palazzo Zabarella sarà sottoposta all'attenzione del ministro Piantedosi sottoforma di interrogazione parlamentare.
E' chiaro che la Digos era al corrente delle intenzioni degli attivisti, altrimenti non si sarebbero trovati lì. Non stiamo parlando di una pericolosa organizzazione, anzi nel loro spirito è insito il concetto di resistenza passiva tanto che anche questa volta i cinque si sono autodenunciati. Più vicini a un gruppo di boy scout che a eco terroristi, per intenderci. Eppure è chiaro che le questure di tutta Italia sono impegnate molto seriamente su questo fronte. C'è un certo impegno nel cercare di fermare questa rete di attivisti. Ma al netto dei giudizi e tornando ai fatti di due giorni fa, è passato sotto traccia il fermo di questo che chiameremo, per semplicità, il sesto ragazzo. Assolutamente estraneo all'organizzazione eppure è stato portato lo stesso in Questura dove c'è rimasto oltre 4 ore, visto che quando il giornalista che è stato trattenuto per quel tempo, quando gli è stato finalmente permesso dì andarsene lo ha visto ancora lì. Foto segnaletiche, impronte digitali, un avvocato d'ufficio, solo per essere evidentemente stato nel posto sbagliato al momento sbagliato, al contrario di Fioretto che invece si trovava nel posto giusto, dove succedono le cose.
Questa vicenda, che è un mix pasticciato di buone intenzioni, non può non portare a fare una riflessione sui giovani. Se non partecipano e non si interessano alla politica, vengono classificati come menefreghisti, se lo fanno, è un attimo che vengano assimilati a pericolosi terroristi. Lo stesso discorso vale per la stampa. Se un giovane giornalista sta al suo posto, che è poi esattamente dove non dovrebbe stare, tutto bene. Appena si cominciano a prendere iniziative, che poi è insito sia nell'essere giovane che nel fare questa professione, cominciano i problemi. Qualche contraddizione da risolvere non ci pare tanto azzardato affermare che ci sia, evidentemente.
[...]
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francobollito · 3 months
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Gli uomini preferisco le #over45 (così pare)
Una rivista inglese ha realizzato un sondaggio tra gli uomini sulle probabili partner ideali. La maggior parte di essi, divisi per classi di età - hanno scelto donne tra i 45 e i 60 anni.Prendendo spunto da questa notizia, posto le considerazioni di uno scrittore colombiano, Santiago Gamboa (43 anni).
"Le donne della mia generazione sono le migliori. Punto. Oggi hanno 40, 50, 60 e anche di più anni e sono belle, molto belle, ma anche serene, comprensive, sensate, e, soprattutto, diabolicamente seducenti, nonostante le loro zampre di gallina o l'affettuosa cellulite, che, comunque, le rende così umane, così reali. Splendidamente reali.
Quasi tutte, oggi, sono sposate o divorziate o divorziate e, a volte, risposate, con l'idea di non sbagliarsi al secondo tentativo, che,a volte, è un modo per affrontare il terzo ed anche il quarto tentativo. Che importa.
Altre rimangono tenacemente nubili e proteggono questa solitudine come una città assediata, che a volte, apre le sue porte a qualche visitatore.
Sono nate sotto l'Era dell'Acquario, con l'nfluenza della musica dei Beatles, di Bob Dylan... Le eredi della "rivoluzione sessuale", degli anni'60 e dei movimenti femministi, esse hanno saputo conciliare libertà e civetteria, emancipazione con passione, rivendicazione con seduzione.
Mai hanno considerato l'uomo un nemico, anche se gli hanno cantato alcune verità, perché hanno compreso che emanciparsi era qualcosa di più, che mettere l'uomo a lavare il bagno o cambiare il rotolo della carta igienica...
Sono meravigliose e hanno stile. Usavano gonne gitane all'età di 18 anni, si coprivano con larghi maglioni di lana, perdendo ogni giorno di più, la somiglianza con Maria Vergine, in una notte selvaggi di un venerdì o di un sabato, dopo essere state a ballare.
Parlarono con passione di politica e volevano cambiare il mondo.
Queste donne non ti svegliano nel cuore della notte per chiedrti "cosa stai pensando". Non sono interessate a cosa stai pensando.
Le donne di queste età sono generose. Sono sicure e non temono di presentarti le amiche. Solo una donna più giovane e immatura può arrivare a ignorare la sua migliore amica.
Esse diventano psicologiche con il passare del tempo. Non hanno bisogno che tu confessi i tuoi peccati, esse lo sanno sempre. E sono oneste e dirette. Ti dicono direttamente che sei un coglione, se provano qualcosa per te. Ci sarebbero tantissime cose positive da dire sulle donne di 45 e più anni e per diverse ragioni.
Purtroppo, tutto ciò non è reciproco. Per ogni splendida donna di più di 45 e passa anni,intelligente, divertente, c'è un uomo con quasi o più di 50 anni, pelato, grasso, panciuto, grinzoso, che fa il carino con una ragazza di 20 anni coprendosi completamente di ridicolo."
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bastardbehaviour · 3 months
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Il visitatore del mattino (The Morning Visitor), Dino Buzzati, 1967
I recently rediscovered this piece, and it honestly captures how I feel some mornings still since I was sexually assaulted back in December. There are days where I feel like I have been alienated by my own body, or as how Lou Reed wrote in Candy Says, "I've come to hate my body and all that it requires in this world". I hate how I am made to feel like my body isn't my own, but that it has become something to be consumed by men, yet I still need to maintain it in order to be considered for potential romantic partners.
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jizmprizn · 9 months
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Il Visitatore Del Mattino (The Morning Visitor) 1967
Dino Buzzati
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unapinetaamare718 · 1 year
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Castello Grinzane Cavour
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Costruito intorno alla metà dell’XI secolo in cima a una collina, il Castello di Grinzane Cavour domina, con la sua bellezza e l’architettura inconfondibile, lo stupendo panorama delle colline di Langa, oggi patrimonio dell’umanità tutelato dall’UNESCO con i Paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato.
Nei secoli, il Castello è appartenuto a varie famiglie nobili piemontesi, tra le quali i Conti Benso di Cavour, il cui più noto esponente è stato Camillo Benso, celebre eroe del Risorgimento, che soggiornò al Castello e fu sindaco del piccolo borgo di Grinzane.
Come un vero scrigno, il Castello si aprirà per offrire al visitatore i tesori che custodisce, alla scoperta del Museo delle Langhe, delle affascinanti Sale storiche, dei preziosi Cimeli Cavouriani e dell’Enoteca Regionale Piemontese Cavour.
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Un viaggio nel passato alla scoperta di percorsi etnografici e cimeli storici, per conoscere le tradizioni e la cultura di queste colline uniche al Mondo.
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Le 4 stagioni della vite e il lavoro del vignaiolo, in un affascinante museo all’aperto.
“IN VIGNA” è il museo a cielo aperto dedicato alla vite e al continuo lavoro che un vigneto richiede, in funzione dell’alternarsi delle stagioni: un’eccezionale testimonianza della tradizione storica della coltivazione della vite, dei processi di vinificazione e del contesto rurale in cui affonda le sue radici il territorio di Langhe, Roero e Monferrato.
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chez-mimich · 8 months
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PARAVENTI:FOLDING SCREENS FROM THE 17TH TO 21ST CENTURIES
C'è un'illustrazione degli anni Settanta di Bruno Munari che riproduce una sedia realizzata nei diversi stili riconducibili ad un artista, così abbiamo una sedia cubista alla Pablo Picasso, una dadaista alla Marcel Duchamp, una surrealista alla René Magritte e così via. Ecco la mostra "Paraventi. Folding Screens from the 17th to 21st Centuries", in corso alla Fondazione Prada di Milano e curata da Nicholas Cullinan (aperta fino al prossimo 22 febbraio), concettualemnte mi ha fatto tornare in mente quell'immagine così sinteticamente efficace. Il "Podium", nei suoi due piani espositivi, raccoglie una serie di paraventi che sembrano piccole cifre stilistiche di tanti artisti, quasi degli autografi anche un po' prevedibili, pur trattandosi di oggetti pregevolissimi, delle "quasi-opere d'arte" che riassumono per il visitatore le tappe dell'arte antica, moderna e contemporanea. Come volete che sia un paravento decorato da Yves Klein? Blu, naturalmente. e quello a firma di Jim Dine? Sgocciolante come i suoi cuori, va da sé. Quello di Alvar Aalto? Di legno di pino ondulato, impossibile sbagliare. Vediamo se indovinate quello di Cy Twombly... un foglio scarabocchiato e macchiato. Insomma, qualche buon grado di prevedibilità, in questi oggetti liminari che stanno sulla soglia tra intimità e mondo esterno era prevedibile, ma non in dosi così massicce. Questo però riguarda fortunatamente solo i nomi degli artisti più celebrati ed esposti al secondo piano del Podium. La musica cambia decisamente però quando ci troviamo di fronte ad un Coromandel cinese del XVII secolo (tanto amati da Coco Chanel) o quando ci pariamo dinnanzi a qualche originalissima creazione contemporanea come quella di Francesco Vezzoli, "The assasination of Trotsky" un paravento specchiato sul quale campeggiano le riproduzioni fotografiche a grandezza naturale di Romy Schneider, Alain Delon e Leone Trotsky appunto, allusione all'omonimo film progettato dallo stesso Delon (forse per non lasciar decadere la sua già notevole autostima). La mostra, benché dall'impianto non originalissimo e con le massicce dosi di prevedibilità di cui si è già detto, può essere affrontata come una caccia al tesoro che ci rivela non poche preziose ed originalissime scoperte, sia nell'arte antica, sia in quella moderna e contemporanea. E' il caso del paravento di Pedro de Villegas del 1718, con la raffigurazione di una mirabile conquista del Messico da parte delle truppe di Cortes e con scene descrittive di grande valore documentario, oltre che decorativo. Che demone abbia nella mente il committente di un simile soggetto su un paravento, non è dato sapere, ma certamente si tratta di un bellissimo oggetto. Molto particolare il paravento-arazzo, ideato da William Morris (e realizzato da Elizabeth Burden) che ritrae Lucrezia, Ippolita ed Elena protagoniste del poema trecentesco di Geoffrey Chaucer (quello dei "Racconti di Canterbury) di sapore Preraffaellita, molto molto "Art and Craft". Tra quelli di realizzazione piu recente, non posso passare sotto silenzio quello di Lisa Brice, una tempera sintetica e pastello che raffigura un mondo tutto al femminile e godereccio, dove tra queste pittrici-amazzoni c’è chi ridipinge il celeberrimo quadro di Courbet “L'origine du monde”, come fosse un autoritratto della stessa pittrice; un soggetto quantomai criptico anche se si dà per scontato che l’artista produca un’opera dall’evidente significato anti-patriarcale. Tra gli strabilianti, sicuramente il paravento di Kelichi Tanaami, una "Guernica" del 2023, per così dire rivisitata e intrista di Pop Art e Manga, da dove occhieggiano, paludate tra una fauna immaginifico-fumettistica, anche le figure picassiane della grande tela. L'elenco potrebbe continuare molto a lungo, ma come tutte le liste, per citare Umberto Eco, anche questa rischia di diventare una vertigine e allora la cosa migliore da fare è sbrigarsi ed andare a dare un'occhiata in loco, magari sbirciando da dietro un paravento...
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YURRR💃 BENVENUTO VISITATORE, se vuoi chiedere di entrare nel clan devi prima rispettare le regole:
1) devi essere un therian o otherkin vero (se sei un therian vero NON PUOI SCEGLIERE)
2) devi essere gentili con gli altri, se a un therian gli piace il cazzo non lo puoi chiamare procione con la p al posto della f >:(((((((((((
3) NIENTE PERSONE STRANE (strane nel senso p3d0f1l1, z00f1l1 ed persone simili)
4) se vuoi entrare nel clan, o mettere le tue parole nei post, messaggia theriansakisakionei messaggi privati!
- sakio (creatrice del clan)
[continuerò a dopoooo]
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susieporta · 1 year
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Non cerco un percorso per essere lasciata in pace e, se anche lo conoscessi, non lo insegnerei mai.
È meraviglioso lasciarci disturbare dalla vita, dagli altri e nello stesso tempo non restarne schiacciati.
Non si tratta di essere imperturbabili, ma imperturbati dal turbamento, accogliere ogni visitatore, e si sa, i piú scomodi e molesti hanno grandi doni in tasche nascoste.
E accogliere non è accettare, si può accogliere l’inaccettabile, e poi ci si può piú efficacemente ribellare, spingere via, scappare, denunciare, quando è necessario.
Si è vivi e saper dire o urlare: «No!» è una delle facoltà umane piú onorevoli.
C’è una bellissima parola negli scritti del Buddha:
nibbidā.
Significa “sereno disincanto”.
Di solito, noi siamo sereni quando siamo incantati, illusi, e quando ci ridestiamo, ci disincantiamo, diventiamo amari, cinici, sfiduciati.
Ma in questa parola c’è un invito che, come in tutte le parole del Buddha, è anche un percorso e una visione.
Il disincanto può essere sereno perché ci aspetta l’incantevole realtà, la serenità profonda dell’abbandonarsi a e non dell’essere abbandonati da.
Tutto scorre e posso abbandonarmi allo scorrere, anziché costantemente lottare con la corrente, posso entrare nella corrente, farne parte.
Chandra Livia Candiani
Il silenzio è cosa viva
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fashionbooksmilano · 1 year
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Venezia porta a porta
Fotografie di Massimo Nordio
Introduzione di Piero Fròsini
Edizione curata da Laura Casalis
Franco Maria Ricci Editore, Milano 1981, 110 pagine, 23,5x25 cm, ISBN88-216-0327.X
euro 35,00
email if you want to buy : [email protected]
Il vasto labirinto d’acque chiamato Venezia racchiude un immenso lascito artistico e culturale, tanto ricco da abbagliare e sopraffare. Per chi la sappia esplorare con amore, la città si rivela un’altra, meno evidente, più segreta, ma davvero unica. Per chi avesse il coraggio di lasciare l’imponente patrimonio delle arti “maggiori” alle comitive organizzate, e volesse cercare il senso e il ricordo di un mondo nelle sue più modeste e quotidiane manifestazioni, potrebbe scoprire per esempio la misteriosa poesia delle maniglie e dei battenti metallici di cui sono ornate le antiche porte. Raccolti in questo volume, questi gioielli nascosti, presentano al lettore una Venezia “minore” ma carica di tradizione, che si dischiude solo agli occhi del visitatore che fa del suo girovagare per la città un’avventura sempre nuova.
22/07/23
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Blaze
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